INSETTI E COLEOTTERI

.questi sconosciuti..

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  1. almamarina
     
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    La coccinella
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    La coccinella dai sette punti è un coleottero appartenente alla famiglia dei Coccinellidi. Si tratta di una delle coccinelle più comuni nelle nostre regioni; è anche una delle più grosse, raggiungendo la lunghezza di 8 mm. La sua livrea è caratteristica e facilmente riconoscibile: il torace, che nasconde quasi completamente la testa, è nero con due macchie bianche; le elitre, rosse, portano 7 punti neri, le brevi zampe sono nere, e le antenne sono corte, terminanti in una piccola clava.
    Durante l'inverno si ritirano sotto le foglie accartocciate, o nelle spaccature delle cortecce. Lasciano il nascondiglio invernale agli inizi della primavera quando comincia il periodo degli accoppiamenti; la coccinella femmina depone poi sulle foglie grandi quantità di uova giallo-arancioni, simili a granellini allungati, in gruppi compatti. Verso la fine di maggio, le larve hanno quasi raggiunto la maturità.
    In giugno e in luglio le coccinelle divengono sempre più numerose. Le piccole larve, dapprima nerissime, vivono in società, aggirandosi nei luoghi dove abbondano le colonie dei pidocchi delle piante (Fam. degli Afidi, di cui ricordiamo il noto afide delle rose, Macrosiphum rosae). Più voraci degli adulti, si sviluppano molto rapidamente, cambiando parecchie volte la pelle. Per trasformarsi in ninfa, la larva si aggrappa a un supporto con la estremità dell'addome, incurvando il dorso finché non riesce a lacerare la pelle. Liberatasi dell'involucro, la ninfa rimane posata sulla pelle abbandonata; è rossa e nera; se viene disturbata durante il riposo, solleva la parte superiore del corpo e la lascia ricadere ritmicamente, come un pendolo. In capo a 8 giorni fa la sua apparizione l'insetto adulto; eccezionalmente può accadere che manchi uno dei punti neri.
    Questi coleotteri sono sempre stati tenuti in gran conto dall'Uomo, per l'aiuto che apportano nella lotta contro alcuni insetti che infestano sia le specie ornamentali (ad es. la rosa) sia quelle di interesse alimentare (leguminose, graminacee, solanacee), come dimostrano i loro nomi popolari: "gallinelle del Signore" o "della Madonna".

     
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  3. almamarina
     
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    L'ape Anna

    Ciao ragazzi, io sono Anna, un’ape operaia.
    Sono qui per raccontarvi la mia storia: siete pronti ad avventurarvi nel mio mondo?Cominciamo allora! ...image



    LA VITA DELLE API: la famiglia delle api

    L'ape regina:
    La regina è l'unica femmina fertile, si distingue dalle operaie per l'addome più lungo e voluminoso. Il suo compito è quello di deporre le uova. Può vivere fino a 4 o 5 anni


    Il fuco:
    Il fuco è il maschio e non possiede il pungiglione. Il suo compito è quello di fecondare la regina, vive all'incirca una stagione

    L'ape operaia:
    L'operaia è una femmina sterile. Nell'alveare ne possiamo contare qualche decina di migliaia. Il suo corpo è estremamente versatile infatti essa compie nell'arco della sua vita tutti i lavori necessari nell'alveare.
    Vive circa 40 giorni d'estate, sopravvive all'inverno durante la brutta stagione.



    LA VITA DELLE API: lo sviluppo dell'ape operaia


    La regina controlla la celletta:
    La regina controlla che la celletta sia pulita e adatta per ospitarvi un uovo.
    Ne controlla anche le dimensioni, infatti deporrà un uovo fecondato nelle celle di dimensioni normali e un uovo non fecondato nelle celle più grandi; il primo darà origine ad una femmina il secondo ad un maschio.

    La regina depone un uovo:
    Introducendo l'addome nella cella la regina vi depone un uovo. Nel pieno della buona stagione essa ne può deporre fino a duemila in un giorno.

    L'uovo e la larva appena nata:
    L'uovo si schiude dopo tre giorni e ne nasce una piccola larva.La larva durante la sua crescita cambia cinque volte (muta) la cuticola esterna.
    Le larve dell'ape operaia vengono nutrite per i primi tre giorni con la gelatina reale e poi con polline e miele.
    La pappa reale viene secreta dalle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api nutrici.All'ottavo giorno dalla deposizione dell'uovo, la pupa è ormai matura, essa per tutto questo tempo ha trattenuto gli escrementi per non sporcare la sua celletta.Le cellette delle larve mature vengono ora sigillate con un tappo di cera detto opercolo .La larva in questo stadio (10° giorno) ha espulso gli escrementi ed è pronta a subire la quinta e ultima muta. Inizia ora la metamorfosi del corpo della larva in quello dell'ape adulta..Tra l'11° e il 12° giorno la pelle della larva si rompe scoprendo la pupa, all'interno di essa i tessuti della larva si trasformano in ape.Al 20° giorno l'operaia è ormai pronta e si libera dalla pelle pupale sfregandosi contro le pareti della cella.Dopo 21 giorni dalla deposizione dell'uovo la giovane ape rompe con le mandibole l'opercolo........ per uscire finalmente dalla celletta. (sfarfalla).



    L'operaia si concede qualche tempo di riposo per lasciar asciugare i suoi tegumenti.
    Nell'arco della sua vita assumerà tutti i ruoli necessari al buon andamento della colonia.

    La pulizia delle cellette:
    Questo è uno dei primi lavori che svolgono le giovani operaie:
    le cellette devono essere perfettamente pulite per accogliere la covata, il polline e il miele.

    Le ancelle della regina:
    La regina viene nutrita e pulita dalle operaie: nel continuo contatto con le sue nutrici essa trasmette i suoi messaggi chimici in tutto l'alveare. (feromoni)
    Dal terzo al settimo giorno di vita l'operaia si dedica alla nutrizione delle larve.
    Le operaie ricevono il nettare dalle bottinatrici, lo trasformano in miele e lo immagazzinano nei favi; quando raggiunge la giusta maturazione sigillano le cellette.

    La pulizia dell'alveare:
    L'interno dell'arnia viene tenuto pulito dalle api spazzine che provvedono a trasportare al di fuori le scorie.

    Costruzione di un nuovo favo::
    Intorno al 16 giorno di vita le operaie di dedicano alla costruzione dei favi.La cera viene secreta dalle ghiandole ceripare poste sotto l'addome.
    Le api architetto:
    Le operaie formano con i loro corpi una specie di impalcatura che servirà da guida per la costruzione del nuovo favo.

    L'ape ventilatrice::
    Nelle giornate calde le operaie creano, con il battito delle loro ali, un flusso d'aria fresca proveniente dall'esterno per regolare la temperatura interna dell'alveare,ventilando sopra i favi, le operaie favoriscono la maturazione del miele permettendo l'evaporazione dell'umidità in eccesso.
    L'ape guardiana::
    Sul predellino la guardiana controlla che nessun intruso entri nell'alveare.
    Essa è disposta a sacrificare la propria vita per il bene della colonia.A volte, nei periodi di scarso raccolto, anche le api di un'altra colonia possono diventare nemiche, esse sono dette saccheggiattrici

    Iprimi voli di orientamento::
    Intorno al 18°, 20° giiorno di vita l'operaia iniza ad esplorare i dintorni dell'alveare.da questo momento diventerà...........
    L'ape bottinatrice::
    L'operaia svolgerà dal 20° giorno circa sino al termine della sua breve vita, il compito più bello e più duro: la bottinatrice.

    E' questa l'ape che ha il compito di raccogliere all'esterno il necessario per la vita dell'alveare: acqua, nettare, polline e propoli
    Il nettare viene "succhiato" con la ligula dal calice dei fiori. Per essere immagazzinato nella "sacca melaria" e trasportato all'alveare.
    Il polline viene raccolto dall'ape sugli stami, la parte maschile dei fiori, utilizzando le mandibole.Le bottinatrici raccolgono sulle foglie delle piante, le secrezioni zuccherine prodotte da alcune specie di insetti. Si tratta della melata. Per poi impacchettato e trasportato sulle setole delle zampe posteriori dette "cestelle".infine lil prezioso raccolto viene portata al nido La bottinatrice cede il nettare all'ape magazziniera per essere subito pronta per un nuovo viaggio.
    Per comunicare alle compagne la direzione e la distanza della fonte di nettare la bottinatrice utilizza una particolare danza

    La bottinatrice conclude la sua vita sui fiori, migliaia di viaggi per donarci una goccia di miele.image

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  4. almamarina
     
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    LE ZANZARE
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    Le zanzare (Culicidae Meigen, 1818) sono una famiglia di insetti dell'ordine dei Ditteri (Nematocera: Culicomorpha). Questa famiglia, che conta circa 3540 specie, costituisce il gruppo più numeroso della superfamiglia dei Culicoidea, comprendente insetti morfologicamente simili tra loro ma, ad eccezione dei Corethrellidae, incapaci di pungere. Caratteristica generale propria dei Culicidi è la capacità del particolare apparato boccale, presente esclusivamente nelle femmine, di pungere altri animali e prelevarne i fluidi vitali, ricchi di proteine necessarie per il completamento della maturazione delle uova. La presenza di diverse specie ematofaghe, associate all'Uomo e agli animali domestici e in grado di trasmettere alla vittima microrganismi patogeni, attribuisce ai Culicidi una posizione di primaria importanza sotto l'aspetto medico-sanitario.
    La storia di questa famiglia è poco documentata. La maggior parte dei resti fossili rinvenuti fanno capo a specie congeneri, affini a quelle attuali, vissute nell'Oligocene e nell'Eocene, altri reperti risalgono invece al Miocene. L'origine della famiglia è comunque databile, come per la maggior parte dei Nematoceri, al Mesozoico, per quanto pochi siano i reperti fossili: i più antichi culicidi rinvenuti risalgono al Giurassico inferiore o, più recentemente, fra il Giurassico superiore e il Cretaceo.


    Le zanzare hanno un corpo allungato, esile e delicato, di piccole o medie dimensioni, in genere lungo 3-9 mm, al massimo 15 mm. La livrea è poco appariscente. Vi è uno spiccato dimorfismo sessuale che riguarda in particolare l'aspetto delle antenne, piumose in entrambi i sessi ma con setole più lunghe e più dense nel maschio, e la morfologia e la struttura dell'apparato boccale, in grado di perforare e succhiare nelle femmine.

    Il capo degli insetti è ipognato, privo di ocelli e con occhi grandi e separati in entrambi i sessi. Le antenne sono relativamente lunghe e composte da 15 articoli. Il secondo articolo, detto pedicello, è vistosamente più grosso degli altri per la presenza dell'organo di Johnston: si tratta di un'espansione a coppa contenente all'interno un numero elevato di scolopidi, ovvero sensilli tricoidei dalla funzione complessa che, nei Culicidi, svolgono un ruolo fondamentale nella riproduzione.
    L'apparato boccale è di tipo pungente-succhiante nelle femmine e semplicemente succhiante nei maschi. L'apparato boccale del maschio presenta l'epifaringe fusa con la prefaringe ed ha mandibole e mascelle rudimentali o del tutto assenti. Conseguenza di questa struttura è l'incapacità di perforare.
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    Nelle femmine, la conformazione degli stiletti boccali, è tale da rendere il suo apparato uno dei più perfezionati nello svolgimento della sua funzione. Il lato ventrale del labbro superiore (epifaringe) è fortemente concavo e conformato a doccia in tutta la sua lunghezza. Le mandibole sono sottili e allungate e nell'estremità distale sono conformate a lama acuminata e tagliente. Le mascelle sono in gran parte ridotte e presentano invece un marcato sviluppo del lobo esterno (galea), che si presenta sottile e allungata, come la mandibola, e terminante con un'espansione a lama denticolata; alla base della mascella si inserisce il palpo mascellare, in genere composto da 5 articoli ma con gli ultimi due segmenti ridotti o assenti. Il labbro inferiore (detto proboscide) è conformato a doccia e termina con due lobi, formanti il labellum, aventi funzione sensoriale. Dalla cavità orale sporge la prefaringe o ipofaringe, conformata a lamina allungata e percorsa, nel suo interno, da un dotto escretore attraverso il quale viene iniettata la saliva (canale salivare). Tutte le appendici boccali sono marcatamente sottili e allungate (dette perciò stiletti). La perforazione è eseguita dalle estremità taglienti delle mandibole e delle galee mascellari e nella ferita vengono infilati tutti gli stiletti ad eccezione del labbro inferiore. La suzione è praticata dal canale alimentare, formato dalla concavità dell'epifaringe chiusa ventralmente dall'ipofaringe. Il labbro inferiore svolge la funzione di conservare gli stiletti in posizione di riposo; durante l'alimentazione viene ripiegato a gomito, con l'estremità che funge da guida nell'atto di penetrazione da parte degli stiletti
     
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  6. gheagabry
     
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    L’insetto che si mimetizza sul ramo per farsi dimenticare nell’immobilità vegetale è l’immagine dell’uomo che si rintana nel conformismo per non dover rendere conto di sé, oppure si abbandona alle idee comuni per non affrontare gli uomini e i fatti.

    (scriveva il filosofo Emmanuel Mounier)

     
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  7. almamarina
     
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    Zanzara tigre
    Importata nel mondo occidentale dall’Asia probabilmente attraverso il commercio di copertoni usati, dove evidentemente ha trovato una nicchia adatta alla propria diffusione, la zanzara tigre (Aedes albopictus) si è diffusa negli ultimi vent’anni abbondantemente sia negli Stati Uniti che in Europa, arrivando a costituire un serio motivo di preoccupazione sanitaria e ambientale. L’aspetto caratteristico la rende ben riconoscibile: grazie al corpo nero a bande trasversali bianche sulle zampe e sull’addome e con una striscia bianca che le solca il dorso e il capo, si distingue dalle altre zanzare per le abitudini e il ciclo di vita.

    Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli: infatti, depone le uova in ambienti asciutti e poco luminosi dove sono in grado di superare inverni anche rigidi. Il ciclo riprende poi quando si allungano le ore di luce, la temperatura si aggira sui 10 gradi e questi ambienti si riempiono di acqua, spesso anche semplicemente grazie a fenomeni di condensa. A questo punto le uova si schiudono, danno origine a larve e quindi a zanzare adulte che colonizzano poi le zone circostanti secondo un andamento “a focolaio”, cioè in modo non continuo e omogeneo. In Italia, è presente come insetto adulto da marzo a novembre-dicembre, ma la deposizione della uova invernali, quelle destinate a svernare, si conclude entro la fine di ottobre e metà novembre.

    Aedes albopictus è vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra cui la Chikungunya, la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti nelle zone tropicali e in numerose zone dell’Asia. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo rischio è solo teorico.

    Anche la sola puntura della zanzara tigre rappresenta un problema. Si tratta infatti di un insetto molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto, e riposa di notte sulla vegetazione. Le sue punture procurano gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono un’attenzione medica. La presenza della zanzara tigre in numerosi focolai quindi può arrivare ad alterare le abitudini delle persone, inibendo i bambini e gli anziani dal giocare e sostare all’esterno nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli e adatte a questo genere di occupazioni.


    Prevenzione
    Nei mesi più caldi, quando le temperature medie sono intorno ai 25°C, la zanzara può completare un ciclo di sviluppo in meno di 10 giorni, con un picco di massima densità al culmine dell’estate, tra agosto e settembre. L’azione tesa a contrastarla è di natura essenzialmente preventiva e deve puntare a limitare tutte le situazioni e i comportamenti che ne facilitano la riproduzione e la diffusione.

    La strategia di lotta, messa a punto dalle istituzioni sanitarie e dai comuni, si concentra soprattutto sull’individuazione e distruzione dei focolai larvali e sulle campagne di informazione al cittadino al fine di prevenire la possibilità di deposizione delle uova. Un altro aspetto fondamentale è monitorare la diffusione dell’insetto. Per questo, fin dall’inizio degli anni ’90, il Laboratorio di parassitologia dell’Istituto superiore di sanità è diventato centro di riferimento per la sorveglianza e il controllo della specie, producendo numerosi studi al riguardo e coordinando un Programma nazionale di sorveglianza della zanzara, sistema che attualmente funziona recependo le segnalazioni effettuate dalle Asl e dai Comuni.

    La diffusione della zanzara tigre è tipicamente urbana, e non si ritrova nelle aree rurali, proprio per la sua propensione a deporre le uova in piccole raccolta d’acqua. Per questo, è necessario monitorare tutte le zone in cui l’acqua ristagna, come i sottovasi di piante e fiori, le aiuole e le vasche e fontane ornamentali, qualsiasi contenitore lasciato all’aperto, le grondaie, ecc. Oltre a un monitoraggio sistematico, effettuato per esempio con l’impiego di ovitrappole, le istituzioni locali dovrebbero provvedere a:
    pulire i tombini prima dell’inizio dei trattamenti
    effettuare trattamenti larvicidi perlomeno con cadenza quindicinale nei tombini e in tutte le zone di scolo e ristagno poste in aree pubbliche
    effettuare interventi mirati a disinfestare le popolazioni di zanzare adulte nelle aree scolastiche e in altre zone dove l’infestazione sia particolarmente intensa. Questi interventi possono essere realizzati con insetticidi di sintesi, i piretroidi, che però hanno caratteristiche molto diverse dal tradizionale Ddt e che non vengono in ogni caso spruzzati in modo indistinto nell’ambiente, ma mirati a zone precise. Sono prodotti in solventi acquosi, e quindi hanno un minore impatto sull’ambiente e sulla salute e sono abbattenti e non persistenti. Non rischiano quindi di generare resistenze, ma hanno un’azione acuta e non cronica, uccidendo le zanzare all’istante. Evidentemente, però, un intervento di questo tipo richiede una preparazione accurata, sia per l’individuazione del sito dove le zanzare si riposano e quindi possono essere colpite, sia per allertare la popolazione che si trova in quella zona
    mettere a punto campagne informative che coinvolgano i cittadini nella lotta alla zanzara tigre, utilizzando tutte le strategie di coinvolgimento di tutte le fasce della popolazione, come per esempio gli anziani che si recano con frequenza ai cimiteri, che rappresentano una delle aree a rischio di infestazione della zanzara.
    I cittadini infatti possono efficacemente contribuire alla lotta cercando di:
    evitare l’abbandono di materiali in cumuli all’aperto che possano raccogliere l’acqua piovana
    eliminare l’acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni
    innaffiare direttamente con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a cielo aperto
    eventualmente, se necessario l’uso di recipienti per la raccolta dell’acqua, cercare di tenerli coperti e provvisti di zanzariera, ben fissata e tesa
    pulire e trattare bene i vasi prima di ritirarli all’interno durante i periodi freddi. L’abitudine di portare le piante al riparo dai freddi invernali, infatti, è probabilmente una delle cause che generano, all’arrivo della primavera quando le temperature salgono e le piante vengono nuovamente esposte e innaffiate, la schiusa delle uova invernali facilitando notevolmente la diffusione della zanzara stessa nell’ambiente
    introdurre pesci rossi, grandi predatori delle larve di zanzara, nelle vasche e nelle fontane dei giardini
    trattare i tombini, e tutti i recipienti posti all’esterno dove si raccoglie acqua piovana, ogni 7-10 giorni con prodotti larvicidi specifici che si acquistano in farmacia. In particolare, il prodotto più diffuso e consigliato è il Bacillus thuringiensis israelensis. Questo prodotto, derivato da un batterio capace di produrre una tossina ad azione molto specifica contro la zanzara tigre, ha numerosi vantaggi: è naturale e non di sintesi chimica ed è già presente nell’ambiente, uccide solo le larve di Aedes albopictus e di pochissime altre specie non causando quindi grande impatto, si degrada molto velocemente e quindi non persiste. Questo è indubbiamente un grosso vantaggio sotto il profilo della salvaguardia ambientale anche se obbliga a ripetere il trattamento con una certa frequenza.
    I repellenti di sintesi (tipo deet) in forma di crema o spray sono efficaci contro la zanzara tigre, ma devono essere utilizzati con cautela
     
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  8. ZIALAILA
     
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    Lo sapevate che...


    Le coccinelle se vengono toccate con un dito, ripiegano le zampe e le antenne, emettendo dai

    fianchi un umore giallo dall'odore sgradevole che rappresenta un'arma di difesa; anche il sapore

    è sgradito agli uccelli e la livrea colorata è un chiaro invito a non provare un secondo assaggio


    Le coccinelle hanno il corpo rivestito di peluria, anche se non si sente al tatto. Pur essendo degli

    animali all’apparenza inoffensivi, sono degli abili e voraci predatori e spesso hanno anche

    comportamenti di cannibalismo proprio nei confronti dei suoi congeneri.



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    Questi insetti per i superstiziosi portano fortuna per chi non crede ispirano simpatia, ma

    comunque è uno degli insetti più amati!

     
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  10. ZIALAILA
     
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    dal Web :

    Le coccinelle
    son così belle!
    Rossi e puntini neri
    il colore naturale.
    Al loro aprir d'ali
    le vedi volare,
    ovunque
    portan fortuna
    speranza e gioia.
    Così piccole fanno credere
    ad una vita migliore
    un cambiamento vitale
    che faccia vivere e amare.
    Crederci è riuscire
    a far avverare
    ogni piccolo desiderio.


    Filastrocca della COCCINELLA
    Che sembra finta da quanto è bella
    Che a primavera, dovunque va,
    indossa solo vestiti a pois,
    che se sul braccio ne trovi una
    puoi star sicuro che avrai fortuna!

    La coccinella
    Col vestito di broccato,
    di perline ricamato,
    intraprende l'ascensione
    verso l'alto grattacielo
    d'una bocca di leone.
    Giunta al sommo del terrazzo,
    vi s'affaccia sullo spiazzo,
    guarda in basso, in mezzo all'erba.
    la libellula superba,
    il grillin, con lo sparato
    dal colletto inamidato,
    le formiche sparse in giro
    alla cuspide dentata,
    e si dondola, beata,
    senz'avere il capogiro







    Coccinella image


     
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  11. neny64
     
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    grazie!!!
     
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  12. gheagabry
     
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    Se gli esseri umani vedono ciò che sta dinnanzi a loro, le api hanno al contrario una visione circolare: un campo visivo di oltre 300 gradi, cosa che le rende capaci di vedere più dei tre quarti del mondo che le circonda.

    Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno simulato il processo visivo di questi insetti mettendo una videocamera dietro uno specchio convesso in modo che la luce dai lati rimbalzasse dallo specchio dentro la lente. Hanno così ottenuto due immagini: una centrale e un’altra esterna.

    E assemblandole ne hanno ottenuto una intera. “Non è una copia perfetta di come vedono le api. La nostra telecamera ha un campo visivo solo di 280 gradi” scrivono i ricercatori su Bioinspiration&Biomimetics. “Questi insetti non vedono il colore rosso, per cui il mondo appare loro con una gradazione che dà sul turchese o sul violaceo” aggiungono.

    L’occhio dell’ape, molto sviluppato e ai lati del capo, non ha pupilla, iride, e lente cristallina. È così anche per gli altri insetti. La retina è paragonabile a quella dell’uomo ma l’immagine si forma su di essa in modo diverso.
    La superficie del suo occhio è suddivisa in migliaia di tubicini rotondi che terminano all’interno in altrettanti bastoncini retiniformi o coni visivi: il loro insieme forma la retina. Ogni cono percepisce una porzione del campo visivo, ossia quella che si trova nella sua traiettoria.
    L’immagine che si forma sulla retina non è rovesciata, come per l’occhio umano, e il campo visivo viene scomposto alla superficie dell’occhio in un mosaico di piccole parti che, attraverso i coni visivi, giungono al cervello. Al contrario di noi, la lente cristallina fornisce un’immagine unica che viene divisa, attraverso i bastoncelli della retina, in un mosaico, a sua volta ricomposto dal cervello in un’immagine.

    Il primo periodo vitale le api lo trascorrono nel buio dell’arnia dove gli occhi non servono ma occorre invece il senso del tatto. E, ovviamente, anche dell’olfatto. Quando escono però dall’alveare la vista diventa il senso principale, non potrebbero altrimenti orientarsi. E, a quanto concludono altri recenti studi, possiedono una vista oltre che panoramica anche superveloce.
    Secondo una ricerca, pubblicata sul Journal of Neuroscience, questi insetti vedono il mondo a una velocità cinque volte maggiore rispetto agli esseri umani.
    Capacità essenziale per sfuggire ai predatori e per accoppiarsi in volo. Secondo gli autori dello studio, Peter Skorupski e Lars Chittka dell’Università di Londra Queen Mary, questa velocità dipende dalla rapidità con cui la luce è catturata dalle cellule degli occhi che scattano un’istantanea del mondo e la inviano al cervello.

    Mentre gli scienziati dibattono sulle capacità cognitive perfino delle api (una ricerca pubblicata nel 2009 su PloSone ha messo alla prova le loro capacità di distinguere visivamente tra quantità differenti, i ricercatori già prefigurano le possibili applicazioni tecnologiche di questi studi: robot dotati di un migliore campo visivo e velivoli leggeri con maggiori capacità di navigazione.
     
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  13. tappi
     
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    GRAZIE
     
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  14. gheagabry
     
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    Quarto filo d'erba sulla destra...Eccomi.
    Le mie zampette nere, delicate. Come le mie ali, sottili.
    Regalo fortuna a chi crede nei sogni e nel destino.
    Libera, fortunata, leggera, senza vestiti di nessun genere.
    Questa sono. Spensierata coccinella.
    KARMA


    LA COCCINELLA




    Le coccinelle sono una famiglia di insetti dell'ordine dei Coleotteri, presente in tutto il mondo, con circa 6.000 specie ...Le coccinelle hanno il corpo rivestito di peluria, anche se non si sente al tatto. La coccinella è un coleottero che suscita simpatia forse per il colore allegro, per le dimensioni ridotte che non provocano allarme o repulsione, o per la sua utilità dal momento che viene impiegata nella lotta biologica in agricoltura. E’ infatti un formidabile predatore e questa peculiarità viene sfruttata dall’uomo per eliminare altri insetti dannosi nei raccolti.
    Un’ altra cosa singolare è che gli accoppiamenti avvengono prima dei periodi di migrazione. Ciò facilita la sopravivenza delle specie e la loro diffusione in territori omogenei e sempre diversi.
    Le coccinelle hanno una capacità di adattamento davvero sviluppata: riescono, addirittura, a mutare il regime alimentare nel caso in cui si presentasse un periodo particolarmente scarso di cibo.
    Perché la natura ha dotato la coccinella di questo manto così brillante e vivace? ..... la vistosissima colorazione di cui godono è un sistema difensivo davvero molto efficace... gli animali associano quei colori a sostanze velenose e dunque non si avvicinano, le coccinelle, infatti, emettono una sostanza velenosa per questi predatori che però non nuoce in alcun modo l’uomo.





    .....nella mitologia ......



    La leggenda delle coccinelle sembra di iniziare nel Medio Evo, quando una fiaba inglese parla per la prima volta di una peste che ha distrutto i campi. I poveri contadini hanno chiesto l'aiuto della Madonna e lei gli ha inviati piccoli insetti rossi, simpatici che hanno salvato il raccolto.
    In realta, anche gli antici greci avevano una debolezza per questo insetto simpatico e allegro. Purtroppo non lo ritroveremmo nelle leggende e nei miti della Grecia antica.
    Ormai, nella mentalita' umana, la coccinella e sempre stata collegata alla fortuna, ad una deita femminile che porta fortuna e buone notizie.
    Figlie della Primavera, del rinascimento della natura, della fortuna o della Madonna, le coccinelle sono sempre state collegate anche all'amore, all'innocenza.



    Nella mitologia estone, la coccinella è l'animale scelto da Linda per ricercare un potente mago che possa salvare la vita all'eroe Kalev.


    "Nella camera rigida e fredda, il padre Kalev, carico d'anni, era infine disteso, prossimo ad esalare l'ultimo respiro. Linda chiamò a sé la coccinella: - Coccinella, bestiola del buon Dio, vola, vola, vai a cercare un gran mago, colui le cui parole abbiano il potere di dare la guarigione.
    E la coccinella prese il volo, leggera, attraverso i paesi ed al di sopra dei mari. Ella s'incontrò con la Luna che saliva nel cielo. - Buongiorno, Luna, fonte di guarigione, fontana di freschezza e di salute. Dimmi, potrà il vecchio sperare di guarire?
    Ma la Luna, triste nel volto, non rispose.
    S'imbatté quindi la coccinella nella Stella del Mattino, che a quella domanda dolcemente a sua volta si spense.
    Poi la bestiola incontrò sul suo cammino il Sole, ed anche quello restò muto.
    Alla fine la coccinella incontrò tre maghi di grande rinomanza. - Buongiorno o sapienti, - disse loro, - potrà il vecchio sperare nella guarigione?
    Ed i maghi risposero: - Una pianta che l'estate ha fatto avvizzire, che la Luna ha reso pallida, non potrà mai più riprendersi e rifiorire.
    Quando la coccinella, tutta rattristata, ritornò, il vecchio Kalev aveva già respirato per l'ultima volta."




    ..........come portafortuna.......


    Le sue elitre rosse (colore che già di per se porta fortuna) sono segnate da diversi puntini.
    Se una coccinella si posa su una mano assicura fortuna per un numero di mesi pari al numero dei puntini e predice che a breve incasseremo dei soldi.
    La fortuna è maggiore se l' insetto si posa il tempo necessario per contare fino a 22.



    Alcune credenze dei popoli europei ...
    ...se incontri una coccinella ti sei incontrata la fortuna; se ammazzi una di queste creature ti seguira la sfortuna..... se la metti nella tua palma e nomini un desiderio, dove volera la coccinella da la ti arrivera la fortuna (Romania)... se una coccinella si appoggia su di te, ogni sofferenza o malattia ti sara portata via (Francia)....se sulle spalle di una coccinella ce ne sono piu di 7 puntini seguira un anno di fame; se sono meno di 7 puntini, sara un anno ricco (certe regioni d'Italia)....
    in Svizzera la gente diceva ai bambini che sono stati portati nelle loro famiglie delle coccinelle... nell'Europa Centrale la gente crede che se una coccinella sta attraversando la palma di una ragazza, lei si sposerà fra un anno (Belgio, Portogallo, Romania)...in Asia si crede che le coccinelle conoscono tutte le lingue del mondo e che sono state benedette pure da Dio...a Bruxelles si crede che se una donna, giovane sposata prende una coccinella e sta contando i puntini delle spalle dell'insetto, quanti puntini contera, tanti bambini avrà...i contadini europei da quasi tutti paesi del continente pensavano che le coccinelle portano il bel tempo...in Norvegia si credeva che se un uomo e una donna vedono allo stesso tempo una coccinella, allora tra di loro iniziera una storia d'amore benedetta





    ...nei sogni...



    La coccinella nei sogni è ben più che un umile insetto, è come una piccola, splendida apparizione, un tocco di bellezza e di grazia che sfiora la banalità del quotidiano e lo illumina di una promessa di felicità...Al suo volo onirico si associa la speranza, la felicità, la vita nella sua pienezza.
    Anche il colore rosso e arancio acceso che la contraddistingue ha nei sogni un significato ben preciso legato allo scorrere dell’energia vitale, all’amore e alla pienezza delle situazioni vissute. Mentre il nero dei puntini che interrompono l’uniformità dell’addome e creano un netto contrasto, sembra portare l’attenzione sul necessario equilibrio fra le polarità dell’esistenza, e sul loro flusso nella natura e nell’esperienza umana: dallo yin e yan agli aspetti psichici opposti.





    ... una favola....


    Un giorno, durante il suo soIito giretto quotidiano, Coccinella entrò in un bosco formato da tanti alberi alti e folti.
    Non provò una bella sensazione, si fermò e fece dei respiri profondi e riprese di nuovo il suo cammino.
    Coccinella sentì un profumo molto intenso, si guardo intorno e … con stupore, vide che proveniva dai fiori di un albero piu basso rispetto agli altri.
    L’albero la saluto e le racconto la sua storia: ” … vivevo circondato da alberi più alti e folti di me, per un po’ questa situazione non mi creo problemi ma un giorno me ne resi conto e chiesi alla Madre Terra: “Perché non mi dai il nutrimento giusto per crescere alto e forte come tutti gli altri alberi che vivono accanto a me?”
    Mi rivolsi poi al Sole, mio padre, domandandogli: “Perche con i tuoi raggi non mi riscaldi per darmi più forza?”
    Guardai gli uccellini volare e dissi loro: “Perche non venite mai a cinguettare sui miei esili rami?”
    In quel momento si alzo un vento forte, arrivarono lampi e tuoni e un temporale che non potrò mai scordare.
    Mi sentivo solo, provavo tanta rabbia … chiusi gli occhi e immaginai di veder scorrere le miei emozioni come in un film.
    Il giorno dopo mi risvegliai scaldato dai caldi raggi del sole, sentii il cinguettio degli uccellini sui miei rami, il nutrimento della terra e finalmente capii: io era il più basso ma era l’unico ad essere ornato di fiori dal colore rosa e dal profumo intenso.
    Io mi ero ritrovato!
    Ecco Coccinella, ho imparato che è importante saper apprezzare quello che siamo … è un tesoro molto prezioso che ci stupirà ogni giorno”.
    La Coccinella ringraziò il nuovo amico per l’insegnamento ricevuto e riprese il suo cammino.



    .....una canzone....



    Coccinella sei volata fino a qui
    Ti ha portata forse il vento o la fortuna
    Sei venuta a vedere l’amore come si fa.Sei venuta ed io per caso ero qua…..
    Coccinella piove e il bosco prende fiato..Sembra che l’autunno mai…qui sia passato
    Mentre l’acqua disseta …le primule e le more…
    Tu sul palmo della mia mano cerchi vita...io su di lei...il vento su noi..tra paura e passione
    Pelle su pelle …noi siamo gli amanti...nel poco tempo….
    Prigionieri di un mondo
    Che manca d’esempio io……. coccinella quanta forza sento adesso
    Può’ durare in ogni vita che vivrò’…..”anche se”
    Fare a meno di lei farebbe bello il resto
    Ma poi penso il resto …a me…. ha mai pensato [...]
    B. Antonacci





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  15. gheagabry
     
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    Vedere danzare una libellula leggera è come aprire uno squarcio sull'armonia dell'inifinito
    e magari riuscire ad andare oltre e tornare qui
    a contemplare quella singola libellula leggera.
    C.F.



    LA LIBELLULA





    L'ordine degli Odonati comprende insetti comunemente denominati libellule. Sono terrestri allo stato adulto, con larve acquatiche. Hanno testa mobile, occhi enormi e antenne ridotte, quattro ali membranose e un addome molto allungato. La testa sorretta da un collo sottile può girare in tutte le direzioni, cosa che conferisce a questi insetti un campo visivo particolarmente esteso. L'apparato masticatore dell'adulto è molto robusto: le mandibole armate di numerosi denti appuntiti e di ineguale lunghezza, costituiscono una potente tenaglia.
    La forma del torace e il modo in cui sono inserite le zampe (di cui quelle posteriori sono le più lunghe) permettono alle libellule di avvicinare la preda alla bocca o quanto meno di trattenerla. L'addome, molto allungato, si compone di 11 segmenti; il penultimo è munito di due appendici uncinate o lamelliformi, che nel maschio formano una vera e propria pinza.
    Le abitudini nuziali di questi insetti sono molto interessanti: sembra quasi di assistere ad una gara, nel corso della quale il maschio precede sempre la femmina e l'afferra per il capo (Anisotteri) o per il torace (Zigotteri) con la pinza addominale. Nella maggior parte delle specie, il maschio abbandona la femmina dopo l'accoppiamento.
    Quest'ultima si mette a danzare verticalmente sull'acqua lasciandovi cadere le uova, oppure le depone nelle piante acquatiche dopo averle bucate leggermente con il suo breve ovopositore. La damigella sposa (Lestes sposa) depone le uova in modo alquanto originale. Terminato l'accoppiamento, il maschio non si allontana dalla femmina, come avviene nelle altre specie, ma la coppia continua a volare "in tandem" per un certo tempo. Così uniti, i due insetti si posano qua e là sulle piante acquatiche. Non appena il maschio si ferma, la femmina incurva l'addome introducendo l'estremità di questo tra le zampe del compagno, quindi fa sporgere il suo ovopositore a forma di sciabola, introducendolo nel tessuto della pianta. La femmina ripete più volte questa operazione, scendendo sullo stelo della pianta e trascinando con sé il maschio. Dopodiché la coppia riprende il volo per ripetere la medesima operazione su un'altra pianta.

    Si conoscono più di 3500 specie di libellule diffuse in tutto il mondo, soprattutto nei paesi caldi dove si trovano le forme più grandi e colorate. In Italia ne esistono 88 specie.





    ...la storia fra miti e leggende....



    Gli insetti sono stati i primi esseri viventi a volare. 350 milioni di anni fa, padrone del cielo era proprio una libellula gigante di 70 cm di apertura alare, la Meganeura. Diversamente da altri insetti più evoluti la libellula da allora non ha cambiato tecnica di volo. Tuttavia è rimasto uno degli insetti che vola più rapidamente raggiungendo anche i 50 Km./h.

    Da quando l’uomo è comparso sulla terra ha condiviso parte della sua vita e delle risorse con gli insetti. Alcuni di essi hanno ispirato la nostra evoluzione culturale, tanto da essere presenti nei miti, nell’arte e nell’industria....Le libellule, in particolare nello stato larvale, sono state ritenute in tutta Europa animali diabolici. Dial vèerd nel Pavese, diable in francese dialettale, teufelsbrant “sposa del diavolo” in tedesco dialettale, per fare alcuni esempi. Secondo Beccaria non ha tanto rilevanza la forma di questi insetti. “Là dove diavolo dà il nome ad un animale siamo regolarmente di fronte al riaffiorare di credenze antichissime, a rideterminazioni di credenze che precedono il Cristianesimo, che affondano le radici in tempi assai remoti, quando l’uomo viveva in rapporto di identità perfetta col mondo animale”. (Beccaria).....Il rapporto dei nostri antenati con gli insetti non consiste solo in credenze magiche e leggende diaboliche, ma anche in ispirazione artistica e di gioco.
    Per le libellule la tradizione milanese distingue il Gugiun, libellula anisottera, ovvero l’ago e la spuseta (libellula zigottera di minore dimensione ed ad ali ripiegate), che trovano denominazioni analoghe in tutta Europa. La libellula appartiene all’antica e folta schiera degli animali-demoni la cui valenza simbolica e sacrale è stata sapientemente rielaborata dal cristianesimo. In Italia, infatti, la libellula è chiamata ago del diavolo, diavolo verde (dial veerd nel pavese), ma anche con termini positivi, prete, monaca, sposa, sposetta (Beccaria, 1995). La spuseta nel milanese, veniva infilata in un libro di scuola. Nella tradizione popolare francese questa usanza si riteneva portasse fortuna.





    ....simbologia...



    Grazie al suo clima ed ai suoi corsi d'acqua, il Giappone è un territorio ideale per le libellule, tanto che in passato veniva anche chiamato "l'isola delle libellule". Oltre ad essere un simbolo della stagione estiva e del primo autunno, la libellula è associata (come altri insetti) al successo nelle arti marziali: i samurai, infatti, utilizzavano spesso la sua figura come decorazione per elmi ed armature. Inoltre, simboleggia il successo in genere, la forza, il coraggio e la felicità. La libellula, la creatura del vento, simboleggia l'illusione e il cambiamento. Le sue ali cangianti ci ricordano tempi e mondi magici, rendendoci coscienti del fatto che la realtà di questo mondo è solo un'apparenza. Il suo insegnamento ci dice che niente è in realtà come ci appare e che dobbiamo sforzarci di liberarci dalle illusioni dei nostri sensi...Legata all’ambiente acquatico, agli stagni e alle paludi, la libellula è collegata dunque a due regni della natura e a due elementi, Acqua e Terra. Viene associata anche alla creatività, è il simbolo di chi affronta la vita con naturalezza, spontaneità e con la convinzione di riuscire a costruire un giusto equilibrio tra affetti, lavoro e salute. Come la farfalla, la libellula è considerata una messaggera di forze positive e rappresenta la maturità; nel suo spirito c’è la bellezza, la consapevolezza e la libertà.





    ...una favola....



    A che serve continuare a parlare, se nessuno mi sta ad ascoltare?
    Chiese una Libellula al Corvo, che girò la domanda al Cervo, e che a sua volta lo chiese al Merlo, ma nessuno una risposta infin le seppe dare e la Libellula continuò a domandare:
    A che serve continuare a parlare, se nessuno mi sta ad ascoltare?
    Questa domanda proprio non sapeva più a chi fare, e allora smise di parlare e quel giorno stranamente smise anche di ascoltare.
    E fu così che la Libellula di nuovo ricorse alla natura:
    Non posso più ascoltare che qualcuno mi venga ad aiutare!
    E giunse il Corvo, sulle spalle del Cervo mentre nel cielo volava il Merlo, e il caso presero seriamente a studiare:
    Che si può fare! Che non si può fare! La dobbiamo aiutare! Una Libellula che non può ascoltare, lontana non può andare?
    Dicevano i tre riuniti in assemblea, e poi ebbero un idea:
    Libellula ricomincia a parlare!
    E la Libellula subito riprese a parlare e come per incanto riprese anche ad ascoltare. E fu in quel momento che il Corvo ,il Cervo e il Merlo alla sua prima domanda risposta seppero dare.
    Da sempre chiedevi a che serviva il tuo parlare, se nessuno poi ti stava ad ascoltare. Il tuo parlare era da te che voleva essere ascoltato. Non ascolterai le voci del mondo ma la voce che viene dal tuo profondo, non smettere mai di parlare se vuoi continuare ad ascoltare.
    La Libellula era stranita:
    Ma per parlare da qualche parte avrò pure dovuto imparare?
    Libellula le voci del mondo sono perle da seminare, ma sarà nel tuo profondo che dovranno germogliare. Tu hai molto seminato e grande raccolto hai infin trovato, non smettere di parlare se vuoi continuare ad ascoltare.
    Cleonice Parisi



    Non uccidete il mare, la libellula, il vento.
    Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino.
    Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’ uomo.
    E chi per introito vile fulmina un pesce, un fiume,
    non fatelo cavaliere del lavoro.
    L’ amore finisce dove finisce l’ erba e l’ acqua muore.
    Dove sparendo la foresta e l’aria verde,
    chi resta piange nel sempre più vasto squallore vedendo la terra
    ridursi da un capo all’altro a un misero paese guasto.
    (Giorgio Caproni)





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