L'ISOLA DELLA LETTURA

presentazioni, recensioni, opinioni di libri nuovi e vecchi

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  1. gheagabry
     
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    PARLIAMO DE ...


    IL LIBRO



    “Roma, Alessandria e Bisanzio. Tre città con biblioteche piene di libri, che custodivano i segreti di secoli e secoli di letteratura e ricerche. Edifici affollati da rotoli e codici ricoperti di sogni di altrettanti e più uomini a venire. Ma quei sogni sono andati in fumo sotto i colpi fiammeggianti dei barbari, degli arabi, dei turchi. Cancellavano con un gesto infuocato piani e piani di carte contenenti i segreti della vita. Bruciavano lo spirito e le sue ali. Gli impedivano di volare come aveva fatto per secoli, liberandosi dalle prigioni della storia. La cara dei libri bruciava …”

    “ Perché? “

    “… Cerco di trasformarmi in uno di quei saccheggiatori e mi chiedo cosa vogliono ottenere dando fuoco ai libri che contengono. Mi aggiro per le strade polverose di Roma, di Alessandria e di Bisanzio, che poi ho scoperto essere diventata Costantinopoli e poi Istanbul,e in mezzo agli strepiti e alle urla della gente do fuoco a migliaia di libri. Mi sbarazzo di tutti quei sogni di carta e li trasformo in cenere. Li trasformo in fumo bianco. Ecco la risposta. Incenerire i sogni. Bruciare i sogni è il segreto per abbattere definitivamente i propri nemici, perché non trovino più la forza di rialzarsi e ricominciare. Non sognino le cose belle delle loro città, delle vie altrui, non sognino i racconti di altri,così pieni di libertà e di amore. Non sognino più nulla. Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave. E io, saccheggiatore di città, adesso ho bisogno solo di schiavi, per regnare tranquillo e indisturbato. E così, non rimanga parola su parola. Ma solo bianca cenere dei sogni antichi. Questa è la distruzione più crudele: rubare i sogni alla gente. Quando non hai sogni li rubi agli altri, perché non li abbiano neanche loro. L’invidia ti brucia il cuore e quel fuoco divora tutto…”
    - Alessandro D’Avenia -



    Il criterio di far corrispondere segni e parole fu introdotto nel Mediterraneo dagli Egiziani, fu sviluppato in forma alfabetica dai Fenici, dal quale derivarono, in forme diverse, gli alfabeti greco, italico, ebraico, siriaco, arabo e quello latino. Furono i Greci a diffondere la scrittura come patrimonio universale dell’umanità.
    Gli antichi romani possedevano schiavi colti che utilizzavano per “copiare” i libri sotto dettatura. Soltanto gli ebrei si erano assunti l’obbligo di eliminare l’analfabetismo, senza distinzioni di censo, per poter studiare le Sacre Scritture, mentre in Grecia e a Roma studiava solo chi ne aveva le possibilità. I primi editori sembra fossero gli stessi autori che utilizzavano il sistema della copiatura per commercializzare o regalare le loro opere agli amici. Sono costoro i prototipi dell’editoria. Questa tradizione di “copisti”continuò anche nell’era cristiana: la categoria più famosa furono gli amanuensi.
    A Johann Gensfeish (1399 - 1468), figlio di un orafo della zecca di Magonza, è attribuita l’invenzione del libro. Egli è passato alla storia come Gutemberg per il nome del paese di provenienza della sua famiglia. Intorno al 1450 egli realizza duecento copie della Bibbia, considerata il primo libro a stampa con caratteri mobili, uscito da un torchio.
    La tradizione d’arte italiana smussa la spigolosità dei caratteri gotici e, in pochi decenni, l’Italia acquista un’indiscussa superiorità nella stampa.
    Nella veste esteriore i libri riportano il nome dell’autore, l’insegna dello stampatore, il luogo e l’anno di stampa, mentre la rilegatura diventa sempre più di pregio e vi si riflettono gli stili delle varie epoche: rococò, barocco, romantico, art-noveau, futurismo. Le stampe, in bianco e nero, poste a illustrazione di un testo, vengono usate per la prima volta nel 1461 da A. Pfister per illustrare un’edizione delle favole di Boner.
    Nella seconda metà del XVI secolo la Chiesa opera una censura molto rigida e, nel 1559, esce il primo "Indice dei libri proibiti". Alle stamperie private si affiancano quelle istituzionali, di proprietà dei governi o degli organi ecclesiatici: la Stamperia Vaticana, l’Imprimerie Nationale.
    Tuttavia le crisi economiche e le guerre del XVII secolo colpiscono il libro come merce e veicolo d’informazione. Molte stamperie sono costrette a chiudere o a ridurre i torchi.
    Con il Settecento la quantità della produzione riprende quota insieme alla qualità grafica e si orienta in due grandi filoni distinti: l’opera di pregio, realizzata per una élite di studiosi o di mecenati, e l’opera popolare.
    L’ultimo dei grandi innovatori dell’arte tipografica fu, tra Settecento e Ottocento, il tipografo e fonditore Giovanni Battista Bodoni, nato a Saluzzo nel 1740. Egli disegna caratteri di particolare bellezza, influenzato dal gusto neoclassico del suo tempo, creando il carattere bodoniano, caratterizzato da un eccezionale equilibrio tra spazi bianchi e caratteri.
    In Francia, tra il Settecento e l’Ottocento fu il momento dei Didot, celebre e numerosa famiglia di editori, originaria della Lorena. Firmin Didot inventa la stereotipia, ovvero la conservazione, attraverso un calco, di pagine già composte al fine di future ristampe, limitando notevolmente i costi di produzione.




    Noi siamo abituati a dare a parole come “silenzio” e “solitudine” un significato di malinconia, negativo. Nel caso della lettura non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell’essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora “ogni affanno”.
    (Corrado Augias)



    Ci sono libri famosi e libri intelligenti (e qualche volta le due cose riescono addirittura a coincidere); libri inutili e libri importanti; libri che divertono, libri che nutrono e libri che fanno male. Libri che si dimenticano e altri che si ricordano. Libri di cui parlare e libri da meditare. Libri da leggere come quando si ha sete e altri da sorseggiare, come vini d’annata.
    E poi ci sono i “libri-guru”.
    Quelli che arrivano nella tua vita e dopo le cose non sono più come prima.
    A volte è un tocco gentile, delicato, quasi insensibile. Altre volte una spallata.
    Possono passare anni, decenni, prima che ci si accorga di quanto sono stati determinanti.
    Un po’ come gli incontri che si fanno nella vita: molti (forse tutti) hanno un’influenza, ma solo pochi - pochissimi - ne cambiano davvero il corso.
    Nella tradizione tibetana esiste la figura del “Maestro-radice”, che è quello a cui si deve l’iniziazione più importante. Non necessariamente il più celebre o il più acclamato, ma quello che, di fatto, ha prodotto un cambiamento sostanziale nella vita,
    consentendo di dividerla in un “prima” e un “dopo”.
    Magari lo si è frequentato solo per un mese o per una settimana o per un’ora. Quei minuti o quei giorni, però, hanno fatto la differenza. E l’orbita del pianeta che siamo non è più la stessa.
    I libri sono gente, e ogni libro che leggiamo è una persona che entra nella nostra vita. E se abbiamo imparato qualcosa, allora quel libro è stato un maestro. Più o meno importante, più o meno utile, più o meno determinante nel nostro percorso.
    Fra tutti, però, pochi - uno soltanto? - possono fregiarsi del titolo di “libro-guru”.
    Non si tratta di ragionarci, né di misurarne il valore secondo un qualche parametro intellettuale: filosofico, culturale, spirituale o esoterico che sia. Non è così che si può misurare un libro-guru (e nemmeno un guru in carne e ossa, se è per questo).
    Però si può guardarsi indietro, ripercorrere le vicende della vita e magari scoprire che…
    «Oh, bè… chi l’avrebbe mai detto!»
    Certo potremmo anche tirarcela, e chiamare in causa Dostoevskij o il Mahabharata, lo Shobogenzo o Shakespeare, la Bhagavadgita o La Quarta Via.
    Salvo poi scoprire che il confine fra un “prima” e un “dopo” nella nostra vita è marcato dalle suggestioni di un romanzo, o dalle ingenuità di un manuale di “magia pratica” scovato su una bancarella o acquistato per corrispondenza.
    - Vittorio Mascherpa -




    Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
    (Daniel Pennac)



    Un libro è il risultato della fatica e dello sforzo di un uomo. Più o meno riuscito, è il tentativo di condensare – nero su bianco – il pensiero, le emozioni, l’esperienza della vita o della ricerca di un individuo; e, solo per questo, merita il massimo rispetto.Un libro può essere chiuso, e riaperto tempo dopo nello stesso punto (che dire della dolcezza del gesto di porre un segnalibro a suggello di una pagina appena gustata?); può essere interrotto nella lettura per qualche istante di riflessione, o ripercorso nelle frasi precedenti, a sottolineatura di un passaggio, di un’emozione, di un’idea improvvisamente sorta da un subconscio che “legge tra le righe”; può essere tenuto – aperto – sulle ginocchia per una pausa di silenzio, d’introspezione, senza che la magia del testo ne abbia a soffrire, talvolta anzi crescendo in espressione proprio nelle pause, quasi che il bianco intorno alle forme dei caratteri prenda il sopravvento come verità più ampia che sottende alle forme possibili.
    Un libro è un mondo che si dispiega e s’adatta alla sostanza del lettore: i suoi significati sono infiniti, e lievitano nell’animo e nell’esperienza di chi legge, andando a colmare spazi vuoti in attesa, domande inespresse, squarci di memoria, intimi scrigni di sentimento, interstizi di nostalgia.
    Un libro può essere un amico sincero e discreto, che aiuta a indagare in sé, senza mai sovrapporsi, senza pretendere nulla in cambio; può essere, nel silenzio di una notte quieta, l’aratro che scava un solco nel cuore indurito dal giorno; o solo il traghettatore che conduce la mente affaticata alle porte del sogno.Un libro, infine, è un oggetto concreto, con un peso, una forma, un aspetto, un odore. Può essere portato con sé, regalato ad un amico, strapazzato o trattato con cura, e alla fine riposto su uno scaffale, per essere ricordato o dimenticato.
    Accade, spesso, di riprenderlo dopo molti anni e, aprendolo, di assistere a uno strano miracolo: quel testo ci ha atteso, ci ha lasciato correre nel mondo a cercare risposte, emozioni, esperienze; e ora ci offre, come per caso, con la discrezione semplice della sua pagina ingiallita, quella stessa risposta che anni prima non potevamo ancora capire. Era lì, già scritta da prima, per quell’uomo o quella donna che siamo diventati ora.
    E tutti sappiamo – ma nessuno osa dirlo – quante volte abbiamo richiuso un libro con un gesto affettuoso, posandolo come una carezza.
    (dal web)


    In fondo (...) il mondo é fatto per finire in un bel libro
    Stéphane Mallarmé








    PICCOLA BIBLIOTECA DELL'ISOLA





    IL TEMPO CHE VORREI





    di Fabio Volo

    Casa editrice Mondadori

    La trama e le recensioni di Il tempo che vorrei, romanzo di Fabio Volo edito da Mondadori. "I'll trade all my tomorrows for a single yesterday: cambierei tutti i miei domani per un solo ieri, come canta Janis Joplin." È forse proprio questo il tempo che vorrei. Lorenzo non sa amare, o semplicemente non sa dimostrarlo. Per questo motivo si trova di fronte a due amori difficili da riconquistare, da ricostruire: con un padre che forse non c'è mai stato e con una lei che se n'è andata. Forse diventare grandi significa imparare ad amare e a perdonare, fare un lungo viaggio alla ricerca del tempo che abbiamo perso e che non abbiamo più. È il percorso che compie Lorenzo, un viaggio alla ricerca di se stesso e dei suoi sentimenti, quelli più autentici, quelli più profondi. Il nuovo libro di Fabio Volo è anche il più sentito, il più vero, e la forza di questa sincerità viene fuori in ogni pagina. Ci si ritrova spesso a ridere in momenti di travolgente ironia. Ma soprattutto ci si ritrova emozionati, magari commossi, e stupiti di quanto la vita di Lorenzo assomigli a quella di ciascuno di noi.

    Fabio Volo è nato nel 1972. Voce del programma di Radio Deejay "Il Volo del mattino", è stato uno dei presentatori del programma televisivo "Le Iene", e ha condotto 'Ca' Volo' su MTV. Ha scritto Esco a fare due passi (Mondadori 2001), È una vita che ti aspetto (Mondadori 2003), Un posto nel mondo (Mondadori 2006) e Il giorno in più (Mondadori 2007). Nel 2002 ha condotto programma 'Il Volo di notte' su La7, e ha interpretato il suo primo film, Casomai.




    I delitti di uno scrittore imperfetto





    Autore Mikkel Birkegaard

    Casa editrice Longanesi

    La trama e le recensioni di I delitti di uno scrittore imperfetto, romanzo di Mikkel Birkegaard edito da Longanesi. In attesa dell’uscita del suo nuovo romanzo, Frank Føns vive rinchiuso in una villa sul mare del Nord. È solo. A tenergli compagnia, l’immancabile bottiglia di whisky e i ricordi. Ricordi dei tempi in cui i suoi thriller non lo avevano ancora reso uno degli autori più famosi in Danimarca, e lui era solo un giovane squattrinato, un marito innamorato e un padre felice. Ora tutto è cambiato. Il successo, si sa, ha un prezzo. Quello che Føns ancora non sa è quanto sia alto. Lo capisce quando la polizia ritrova il cadavere di una ragazza annegata nelle acque del porto di una tranquilla cittadina costiera, morta in circostanze che sembrano copiate minuziosamente dal romanzo che è in procinto di presentare alla fiera del libro di Copenaghen. Ma perché qualcuno dovrebbe ispirarsi a un omicidio del suo libro? E in quanti possono conoscere il contenuto di un’opera ancora inedita? La sconcertante analogia lo induce a iniziare un’indagine tutta sua. Quando si trova a Copenaghen per la fiera, vede compiersi un altro omicidio del tutto simile a uno di quelli descritti in un suo romanzo. La stessa efferata violenza, la stessa insopportabile crudeltà. Solo allora la possibile coincidenza assumerà i connotati di una vera e propria persecuzione, di un folle gioco fra lo scrittore e un lettore, a quanto pare, molto attento. E sempre un passo avanti...

    Mikkel Birkeggard, nato nel 1968, è un esperto di informatica e nuove tecnologie nonché appassionato bibliofilo. I libri di Luca, il suo primo romanzo, è stato un caso letterario e un best seller internazionale.


    Edited by gheagabry - 17/1/2011, 15:49
     
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    Mary, orfana scontrosa, torna dall'India per vivere con lo zio sconosciuto nel tetro castello di Misselthwaite, nella brughiera. Qui scoprirà un giardino dimenticato, un amico che le fa conoscere la natura e un cugino che non sapeva di avere, un piccolo recluso orgoglioso come un rajah... Età di lettura: da 10 anni.


    Edited by gheagabry1 - 14/9/2018, 19:11
     
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  3. gheagabry
     
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    Io sono Diabolik: il Re del Terrore firma la sua autobiografia





    Ha compiuto centinaia di prodigiosi furti, è passato indenne attraverso innumerevoli avventure senza mai perdere lo charme che da sempre lo contraddistinguono, si è imposto nell’immaginario italico come un’icona imprescindibile, dando vita a decine di imitazioni. Ora, dopo 48 anni di onorata carriera, Diabolik si concede una pausa per raccontare la sua vita a chi da sempre segue le sue imprese.
    Io sono Diabolik (184 pagine, Mondadori) è forse la prima autobiografia (immaginaria, si capisce) di un personaggio a fumetti. Un’impresa letteraria che potrebbe suonare azzardata al fan più intransigente, non fosse che a firmarla è, nientemeno, Mario Gamboli, storico sceneggiatore delle avventure del Re del Terrore, nonché direttore della storica casa editrice che lo pubblica, Astorina.

    “Chi sono? Anni fa me lo ha chiesto anche ‘il mio miglior nemico’, l’ispettore Ginko. Eravamo in una situazione molto particolare, prigionieri di una banda di assassini e certi della nostra prossima morte. In quella che sembrava l’ultima occasione, l’ispettore voleva sapere del mio passato, delle mie origini, voleva conoscere il mio vero nome, per dare finalmente un’identità all’ombra che aveva inseguito per tutto quel tempo. E io avrei voluto dargli una risposta esauriente, sentivo che tutto sommato se la meritava…”. Così lo stesso Diabolik spiega la scelta di raccontarsi al pubblico. Una scelta che va a colmare una lacuna nel passato del ladro più famoso d’Italia, che in precedenza era stata riempita solo in parte (in un albo del 1968, Diabolik, chi sei?).

    Gomboli parte dalle origini del personaggio fino ad arrivare a quel 1962 in cui le sorelle Angela e Luciana Giussani ebbero l’idea di creare un albo a fumetti tascabile che potesse alleggerire il viaggio ai pendolari che vedevano ogni giorno affollare la fermata del metrò. Per chi invece volesse approfondire la storia delle due madri di Diabolik, esiste Le regine del terrore. Le ragazze della Milano bene che inventarono Diabolik, scritto da Davide Barzi e pubblicato da Edizioni BD (il cui editor capo è un altro “padre adottivo” del Re del Terrore, Tito Faraci).


    * fabio deotto
     
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  4. zara67
     
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    Esce a marzo 2009 il nuovo libro di Wilbur Smith: “Il Destino del Cacciatore”. Questo nuovo libro è parte della saga dei Courtney con cui Wilbur Smith diede inizio al suo successo con “Il destino del Leone” del 1964.

    Protagonista è Leon Courtney che abbandonata la carriera militare per dedicarsi copletamente alla caccia grossa nei territori Masai e all’organizzazione di safari. Proprio grazie a quest’ultima attività Leon viene a contatto con il conte Otto Von Meerbach e con la sua bellissima amante Eva Von Wellberg. Von Meerbach, potente industriale, progetta e costruisce aerei e armamenti per il Kaiser.

    Per questo Leon viene incaricato dal comandante delle forze britanniche in Africa Orientale, nonché suo zio, di intraprendere un’azione di spionaggio nei suoi confronti, onde carpire informazioni utili. L’azione di spionaggio trova tuttavia degli ostacoli a causa della passione del protagonista per l’amante del conte; ed è così che viene a conoscenza di un piano segreto per danneggiare l’Inghilterra, che dovrà sventare senza l’aiuto di nessun’altro che se stesso. Ennesimo romanzo di Wilbur Smith, la cui produzione è immensa, con tutti i gradevoli stereotipi che lo hanno reso famoso. Mi sorge una domanda: ma è possibile che le donne nei suoi romanzi siano sempre bellissime e l’eroe riesca a risolvere tutto da solo?
    Wilbur Smith

    Edited by gheagabry1 - 14/9/2018, 19:12
     
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  5. gheagabry
     
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    La saga della Casa della Notte continua: Untamed di P.C. e Kristin Cast






    Dal 17 giugno in tutte le librerie il quarto episodio della serie che ha venduto 10 milioni di copie in tutto il mondo.

    Dopo Marked (Nord, 2009), Betrayed (Nord, 2009) e Chosen (Nord, 2010) Untamed è il quarto romanzo della serie con protagonista Zoey (l’indomita eroina della saga) e i vampiri della Casa della Notte, la scuola per giovani vampiri. Il libro, sempre scritto a quattro mani da P.C. & Kristin Cast (madre e figlia), è edito dalla Nord. Parliamo della serie tradotta in Italia, poiché in realtà la saga conta altri 3 libri, non ancora tradotti: Hunted, Tempted e Burned. Si vocifera che i traduttori stiano lavorando alacremente per completare tutte le traduzioni.

    La storia.
    Mi chiamo Zoey Redbird, ho diciassette anni e la mia vita fa schifo. Prima avevo un ragazzo meraviglioso e un gruppo di amici fantastici che mi accettava per quello che sono: una novizia della Casa della Notte - conosciuta anche come Scuola Superiore per Vampiri - con dei poteri fuori del comune. Ma io ho tradito la loro fiducia e per questo motivo nessuno vuole più avere niente a che fare con me. Proprio nel momento in cui avrei più bisogno di aiuto.
    Qualche giorno fa, alcuni vampiri adulti sono stati ritrovati morti, forse uccisi dagli umani. Per garantire la sicurezza di docenti e novizi, la nostra Somma Sacerdotessa Neferet ha richiamato i Figli di Erebo, i guerrieri vampiri, che ora si stanno preparando ad attaccare gli umani. Tutti pensano che Neferet stia agendo per il nostro bene, ma io so che non è così. So che è stata lei a far uccidere quei vampiri e ha usato la loro morte come pretesto per scatenare una guerra, così potrà finalmente sottomettere la razza umana. Sono convinta che le mie straordinarie capacità siano un dono che mi è stato fatto per impedire questa follia, tuttavia Neferet è troppo potente perché possa affrontarla da sola. Infatti Afrodite, l’unica persona che mi sia rimasta vicina, ha avuto una visione: se i miei amici non mi aiuteranno, la Somma Sacerdotessa mi ucciderà e, quel che è peggio, niente e nessuno potrà più fermarla…

    Una breve anticipazione, dal primo capitolo.

    Il cra! cra! cra! di una stupida cornacchia mi aveva tenuto
    sveglia tutta la notte (be’, a voler essere precisi, dovrei di-
    re « tutto il giorno », perchè, sapete, sono una novizia
    vampira e noi abbiamo tutto quel casino del giorno e not-
    te invertiti, dato che nella nostra scuola le lezioni iniziano
    alle otto di sera e finiscono alle tre del mattino). Comun-
    que sia, di dormire neanche a parlarne. Ma al momento
    la mia cavolo di mancanza di sonno era decisamente il
    problema minore che dovevo affrontare, dato che la vita
    fa davvero schifo quando i tuoi amici sono incavolati con
    te. Se non lo sapevo io, Zoey Redbird, indiscussa regina
    del Regno del Far Incavolare gli Amici.

    Il vampiro piace.
    Ma perché? Abbiamo posto la domanda a Cristina Prasso (direttrice editoriale della Nord) che ci ha gentilmente risposto:
    “Perché sono un sogno ambiguo e mutevole, che ognuno interpreta come vuole. I vampiri sono giovani e antichi, violenti e dolcissimi, umani e immortali… imprevedibili, insomma. E tutto ciò esercita un grande fascino su tutti, ma in particolar modo sui ragazzi, costretti invece a cambiare secondo le regole dettate dalla società. Per esempio Zoey Redbird, la protagonista della serie La Casa della Notte, all’inizio è una normalissima sedicenne che litiga con la madre e sbuffa perché deve andare a scuola. Nel momento in cui comincia la sua trasformazione in vampiro, Zoey si scopre libera: capisce meglio se stessa e gli altri, si afferma come persona e non si lascia più dominare dal mondo. In più, le appare sulla fronte un meraviglioso tatuaggio azzurro…“
     
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  6. gheagabry
     
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    Più che un uomo, un signor nessuno: le domeniche di Jean Dezert raccontate da Jean De La Ville




    Immaginate un uomo qualunque, col viso lungo, le guance accuratamente rasate e i folti baffi. Uno di quelli che non distinguereste mai nella folla, di cui “si fa fatica a comprendere il loro ruolo”.

    Poniamo ora che quest’uomo si chiami Jean Dezert e che diventi protagonista, suo malgrado, di un breve racconto di inizio Novecento. Adesso, lasciamo al suo inventore, Jean de la Ville, la possibilità di presentarlo: “il mio personaggio è impiegato al ministero. Abita nella mia vecchia camera di rue du Bac…ossessionato da un soffitto troppo basso. Si annoia mortalmente per mancanza d’immaginazione, ma è rassegnato alla sua mediocrità”.

    È lui il protagonista di uno smilzo racconto intitolato Le domeniche di Jean Dezert, da poco pubblicato da Excelsior 1881, che ha ripescato anche un’affettuosa introduzione di un’altra prima lama della letteratura francese del Novecento, François Mauriac.

    Ma torniamo al protagonista. Tracciato il breve identikit, non lasciatevi ingannare, immaginando magari una qualche somiglianza con l’Oblomov di Ivan Gonĉarov. Jean non ha infatti nulla di fatalistico e di bonario: la sua mediocrità è istintiva e immediata, ed è questo il suo bello.

    Seguirlo nelle sue giornate equivale così a entrare in una dimensione grigia, sbiadita, anonima. Perché, allora, imbattersi in un racconto di poco più di cento pagine, scritto quasi un secolo fa?

    Facile: riga dopo riga, l’insignificante Jean si trasforma in un personaggio sempre più caratterizzato. Il suo grigiore diventa un elemento unico, distintivo, quasi singolare. E la vita quotidiana di quest’uomo qualunque raccontata da de La Ville si trasforma in un arguto paradosso, godibile e assai divertente. Provare per credere.

    * filippomaria_battaglia
     
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  7. gheagabry
     
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    di Stefano Di Michele

    Con una poesia si suicidò il poeta Osip Mandel’stam, per molti il più grande del Novecento russo. Inviso al regime comunista, compose un beffardo epigramma su Stalin, «il montanaro del Cremlino ». S’intitola così, L’epigramma a Stalin, il romanzo di Robert Littell: la straordinaria vicenda raccontata da alcuni dei protagonisti, ognuno con il suo punto di vista (il poeta, la moglie, l’amante, Anna Achmatova, il compagno di cella, lo sbirro del tiranno, Boris Pasternak) e sopra a tutti, e dentro ogni loro pensiero, lo sguardo perenne e minaccioso di Stalin.

    «Ho la fortuna di vivere in un paese in cui la poesia viene tenuta in gran considerazione: le persone vengono uccise perché la leggono o perché la scrivono». Così pensò il poeta: se Amleto si finge pazzo per non agire, «io mi fingo sano di mente per giustificare la mia incapacità di agire».

    E allora agì: con la poesia. Fu perseguitato e arrestato, rilasciato e confinato, poi di nuovo arrestato. Stalin lo odiava e l’ammirava, e più ne intuiva la grandezza, più cresceva il suo odio. Finché, un giorno di dicembre del 1938, le «dita grasse come una larva» del tiranno si strinsero per sempre intorno alla gola del poeta.

    L’epigramma a Stalin di Robert Littell Fanucci, 333 pagine
     
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  8. gheagabry
     
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    Murakami Haruki


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    dal web

    L'ho conosciuto per caso, da un articolo di giornale, Murakami Haruki ed è stato amore a prima vista (o meglio pagina...).

    Tutto è iniziato con "Norwegian Wood", poi con "Dance, dance, dance" e adesso è il turno de "L'uccello che girava le viti del mondo". Sulla libreria aspetta impaziente "Kafka sulla spiaggia ".

    Sono innamorata del modo in cui scrive e le sue pagine mi affascinano spesso al di là dei contenuti. Credo che potrei adorarlo anche se scrivesse i resoconti della Borsa, con quella capacità di affascinare che solo i grandi possiedono (come Vittorio Gassman sapeva essere grande anche quando leggeva il menù del ristorante).

    I personaggi dei suoi libri hanno spesso a che fare con i gatti:



    "Il mio presentimento non era errato. Quanto tornai a casa, mi venne incontro il mio gatto. Si mise a miagolare forte quando sentì aprire la porta d'ingresso, come se avesse aspettato tutto il tempo, e venne verso di me tenendo ben dritta la coda dalla punta un po' storta. Era lui, Wataya Noboru, scomparso da quasi un anno. Posai la borsa della spesa e lo presi tra le braccia.
    (...)
    Si addormentò con le zampe ripiegate sotto il corpo e la testa nascosta sotto la coda.
    All'inizio faceva rumorosamente le fusa, poi il suo sonno si fece sempre più silenzioso e profondo, gli artigli si rilassarono. Mi sedetti al sole nella veranda e presi a carezzarlo dolcemente, facendo attenzione a non svegliarlo.
    A causa di tutto quello che mi era capitato, a dir la verità non avevo più pensato alla sua scomparsa. Ma a tenerlo così abbracciato sulle mie ginocchia, a guardare quell'essere vivente piccolo e morbido dormire con una totale fiducia in me, mi sentii scaldare il cuore. Posai la mano sul suo petto, cercando il suo battito cardiaco. Era lieve e lontano. Però scandiva il tempo con impegno e assiduità, proprio come il mio.
    Non riuscivo a immaginare dove fosse stato e cosa avesse fatto, né perché tutt'a un tratto avesse deciso di tornare. Mi sarebbe piaciuto chiederlo a lui. Dov'eri sparito, per quasi un anno, cos'hai fatto? E dove hai lasciato le tracce del tempo che hai perduto?"


    Edited by gheagabry1 - 22/3/2020, 12:27
     
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  9. gheagabry
     
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    il primo romanzo di Matteo Mazzuca, La clessidra del potere, primo del ciclo di due romanzi intitolato L'ultimo pirata.

    Milanese, diciannove anni, Mazzuca ha iniziato a scrivere a tredici anni. Scrive per tre anni, poi mette il romanzo in un cassetto. Dopo un anno lo riprende, lo rivede e lo spedisce a Mondadori, dove capita tra le mani di Sandrone Dazieri, notissimo scrittore di gialli ma anche notissimo editor che ha lanciato il successo editoriale di Licia Troisi che decide di pubblicare il suo romanzo.

    L’Ultimo Pirata è una pura saga d’avventura, dove il coraggio dei pirati salgariani si amalgama alle cupe e nebbiose atmosfere alla Stevenson. Gli arrembaggi, i duelli, i tesori nascosti ne fanno un romanzo d’impronta apparentemente classica, ma in realtà innovativo e fuori dagli schemi, grazie alla presenza di elementi orrorifici e sovrannaturali che rivitalizzano il filone delle avventure piratesche, fondendolo con la narrativa di carattere fantastico.

    Il volume è decisamente accattivante, rilegato, con copertina in rilievo e costine delle pagine dipinte di nero.

    La quarta di copertina. Spinn è un ladruncolo di tredici, o forse quattordici anni. Non ricorda quanto tempo è trascorso dal giorno in cui è nato, ma non potrà mai dimenticare quello in cui suo fratello è stato rapito da una banda di pirati sanguinari. Da allora Spinn porta una promessa nel cuore: diventare un pirata e ritrovarlo.

    Imbarcatosi nella nave del capitano Yellowbeard, combatterà battaglie all’ultimo sangue imparando che anche in un mozzo può nascondersi un pirata coraggioso, pronto a dare la vita in un arrembaggio.

    Ma un’ombra demoniaca segue la scia del suo veliero: l’esercito dei non-morti è tornato, e la sua brama di carne umana sarà placata solo quando l’Oscuro Signore

    stringerà tra le mani la Clessidra del Potere e catturerà Spinn.

    Quale mistero lega un giovane mozzo allo strumento capace di donare il dominio assoluto sul mondo? La chiave per risolverlo è il più prezioso dei tesori, e la rotta per raggiungerla non è tracciata in nessuna mappa…




    Matteo Mazzuca, La clessidra del potere (2008), Mondadori, 264 pagine
     
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    Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato
    Rizzoli, 1997







    Scritto nel 1975 in seguito alla perdita di un figlio, Lettera ad un bambino mai nato è un libro di non più di cento pagine, in cui Oriana Fallaci riesce a condensare il travaglio di una donna di fronte ad una maternità inaspettata. È un libro complesso, del quale il titolo suggerisce solo l'epilogo drammatico. Il lettore può esserne ingannato, e aspettarsi fin dalle prime pagine di assistere allo sfogo femminista di chi vuole far valere e imporre una posizione. In realtà non è così. Il libro ha il pregio di trattare un tema spinoso come quello dell'aborto lasciandolo però sullo sfondo, facendo emergere, invece, il tema centrale della maternità, che si snoda attraverso il dialogo di una donna con il bimbo che porta in grembo.


    Edited by gheagabry1 - 14/9/2018, 22:19
     
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    Il Codice da Vinci
    Per proteggere un segreto, a volte basta chiedere a chi lo custodisce di non rivelarlo. Ma se il segreto può far crollare 2.000 anni di dogmi consolidati, bisogna mettere a tacere i suoi depositari. Costasse anche la loro vita. Nel Museo del Louvre ha avuto luogo uno spettacolare omicidio. Tutti gli indizi fanno pensare ad una setta religiosa che non si ferma davanti a niente, pur di difendere una verità. Solo che la verità non può essere nascosta ancora a lungo e il mistero rischia di essere decodificato.
    Chi è questo misterioso gruppo religioso che gioca con le vite delle persone?


     
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  12. gheagabry
     
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    Il cacciatore di aquiloni





    Classificazione Letteratura mediorientale
    Autore Khaled Hosseini
    Editore
    Casa editrice Piemme


    Il cacciatore di aquiloni, di seguito riportiamo la trama del romanzo e la presentazione dell'editore.

    Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.



    "Forse l'unico libro molto reclamizzato che non mi ha deluso, anzi mi è piaciuto veramente tanto. Un romanzo toccante ed emozionante come pochi, l'autore ci porta in un mondo e in una cultura molto lontani ma ce li fa sentire vicini,i personaggi sono "vivi" e i luoghi che descrive ti sembra di vederli veramente .E' la storia di un amicizia tra due ragazzi che finirà per essere spezzata da un evento più grande di loro, ma è anche la storia di un paese difficile e di un popolo che cerca di sopravvivere alla violenza da cui è circondato. Un libro assolutamente da leggere e devo dire che anche il film gli ha reso giustiza."



    dal web






    Edited by gheagabry - 18/6/2010, 01:57
     
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  13. gheagabry
     
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    D’accordo, diciamolo subito: in questo libro ci sono cani e gatti che si comportano e parlano come gli esseri umani… o quasi. Amate i cani? Avrete il vostro eroe. Amate i gatti? Idem. In ogni caso, provate a leggere qualche pagina e vi troverete proiettati in un romanzo divertente, intelligente, pieno di sorprese, raffinato: un piccolo capolavoro di fantasia e arte narrativa.

     
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  14. almamarina
     
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    Matteo Speroni
    I diavoli di via Padova
    Via Padova, Milano. Un quadrilatero di vie dove prendono vita decine di storie di italiani e di immigrati. Storie spesso dure, tra disperazione e riscatto, alcol e violenza, passioni, droga, azzardo e miseria. Via Padova è un mosaico di umanità viva e bruciante.
    Un romanzo che nasce da un’inchiesta di

     
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    Volevo i pantaloni (Lara Cardella)


    ..e così è stato! Volevo i pantaloni: Lara Cardella dunque usa la sua penna per dar voce ad una donna siciliana che narra, come in un diario, la sua vita e soprattutto la sua "difficile" adolescenza di ragazza siciliana. Per rendere il suo racconto veritiero e molto semplice, per essere .


    Edited by gheagabry1 - 14/9/2018, 22:20
     
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374 replies since 16/6/2010, 13:13   15779 views
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