IL GATTO

...un nostro grande amico...

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    IL GATTO CON GLI STIVALI

    Sono davvero molte le fiabe di gatti come protagonisti, ma forse la più famosa di tutte è quella del Gatto con gli Stivali, scritta da Charles Perrault e ispirata a un racconto popolare, le cui diverse versioni possono aver tratto spunto dallo spirito del grano, visto che il micio apparteneva a un mugnaio.
    Comunque, la versione scritta più antica di questa fiaba proviene dal Veneto e riferisce le avventure di uno scaltro gatto che portava sulle sue spalle tutte le responsabilità e le ricchezze del suo padrone.
    Tale fonte risale al XVI secolo ma, al posto del micio, troviamo una bellissima gattina frutto di un incantesimo: prima infatti era una fanciulla mutata in felino da una brutta e tremenda strega. Un’analoga storia si legge in una fiaba del 1697 scritta dalla baronessa d’Aulnoy, dove la micia, preda di un terribile maleficio, verrà poi uccisa per riprendere le sue sembianze di principessa.

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    Il gatto più vecchio del mondo
    Si chiamava Puss, era americano ed è morto il 29 novembre 1939. Il giorno prima aveva compiuto la bella età di 36 anni, e a tutt'oggi resta il gatto più longevo di cui si abbia notizia.






    La nascita del gatto
    Durante il Diluvio Universale sull'Arca si verificò un problema: i topi, imbarcati assieme agli altri animali, si riproducevano velocissimi e voraci, rischiando di consumare tutte le provviste destinate anche agli altri viaggiatori. Non sapendo più che fare, Noé chiese aiuto al Signore. Subito il leone sternutì, e dal suo sternuto nacquero due gatti che riportarono il numero dei topi a un giusto livello
     
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    Noi siamo il gatto che è in noi.
    Siamo i gatti che non possono
    camminare da soli, e per noi c'è
    un posto soltanto

    William S. Burroughs



    Impenetrabili, enigmatici, misteriosi. Altrettanto eleganti, flessuosi e schivi. I gatti. Chi può sottrarsi al fascino ipnotico di quelle feline pupille verticali, lame sottili, così diverse dalla morbida rotondità della pupilla umana? Non vi si sono sottratti certo molti scrittori che hanno dedicato all'orgoglioso felino anche interi libri. Anche se non scrissero nulla sui gatti, sia Dante che Petrarca li amarono molto; Dante teneva sempre sulle gambe un micio nero, Petrarca voleva sempre con sé la sua gatta Dulcina. Il saggista francese dei XVI secolo Michel de Montaigne, anch'egli grande appassionato di gatti, scrisse: "Quando gioco con la mia gatta, chi può dire se si diverte più lei a scherzare con me o io a giocare con lei?". Questo rapporto è proseguito per intere generazioni. Impazzivano per i gatti il russo Checov, Miguel de Cervantes e Alexandre Dumas. L'autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo ebbe a dire che "il gatto è veramente aristocratico nelle fattezze e nelle origini".



    Nessuno che abbia assistito alle strabilianti evoluzioni di un gatto comune potrà sorprendersi sapendo che un uomo "duro" come Ernest Hemingway li amasse molto e non potesse scrivere senza la presenza della sua musa felina. Nella finca di Cuba aveva fatto costruire una torre per i suoi animali; al piano superiore c'era il suo studio e in quello inferiore le cucce per i suoi numerosi gatti, ben trenta ché, come egli stesso disse, "un gatto semplicemente conduce al successivo".
    Scrisse in una lettera: "I gatti dimostrano di avere un'assoluta onestà emotiva. Gli esseri umani, per una ragione o per l'altra, quasi sempre riescono a nascondere i propri sentimenti. I gatti no".




    Lo scrittore francese dell'Ottocento Théophile Gautier è autore di un libro dedicato ai suoi gatti dal titolo Serraglio privato (Dinastie gatti); con questo libro riscopriamo un Gautier insolito e sconosciuto, animalista e protezionista, sempre brillante e paradossale ma profondamente umano. Quello che può sembrare solo un discorso brillante e divertente sulla sua vita con i suoi gatti si traduce in realtà in una presa di posizione contro un modo di pensare antropocentrico, ricca d'intuizioni modernissime.




    Scrisse: "Chi potrebbe pensare che non ci sia un'anima dietro a quegli occhi lucenti?" E inoltre: "Non è semplice conquistare l'amicizia di un gatto. Egli è un filosofo, calmo, tranquillo, una creatura abitudinaria, amante della decenza e dell'ordine. Non concede facilmente il suo sguardo e, sebbene possa acconsentire ad essere il vostro compagno, non sarà mai il vostro schiavo".




    Anche Mark Twain era un gattofilo e scrisse molte storie per i bambini con mici dai nomi strani come protagonisti; tra queste Tom Quartz e altri gatti e Una gatto-storia, entrambi pubblicati dalla casa editrice Mursia nella collana Felinamente che, come si evince dal nome, è dedicata esclusivamente a libri sui gatti.




    "Se l'uomo potesse venire incrociato con il gatto, questo migliorerebbe l'uomo, ma peggiorerebbe il gatto".
    "Tra tutte le creature di Dio, solo una non può essere resa schiava: il gatto".

    Rudyard Kipling, autore del Libro della giungla, ha scritto spesso di gatti; ricordiamo Il gatto che se ne andava da solo di cui riportiamo un brano.




    "Ucciderà i topi e sarà gentile con i bambini che vivono in casa, a patto che non gli tirino troppo violentemente la coda. Ma oltre a tutto questo, e di tanto in tanto, egli è il gatto che cammina da solo e ogni luogo per lui è uguale all'altro, e se guarderete fuori di notte lo potrete vedere ondeggiare la coda selvaggia e camminare nella sua selvaggia solitudine come da sempre ha fatto".

    Nemmeno il maestro dell’orrore soprannaturale, H.P. Lovecraft seppe sottrarsi al fascino misterioso di questo animale tanto che ne I Gatti di Ulthar lanciò un preciso monito contro chiunque volesse attentare alla vita delle straordinarie creature. Affini alle cose più strane, invisibili all’occhio umano, in essi aleggia lo spirito dell’antico Egitto e ruggisce la ferocia dei signori della giungla.




    "Si racconta che a Ulthar, la città oltre il fiume Skai, la legge proibisca di uccidere i gatti. A me basta osservarli quando fanno le fusa accanto al fuoco per capire il perché: il gatto è misterioso e affine alle cose invisibili che l'uomo non potrà mai conoscere; è l'animo dell'antico Egitto, è il depositario di racconti che risalgono alle città dimenticate di Meroe ed Ophir, è parente dei signori della giungla ed erede dei segreti dell'Africa oscura e misteriosa. La Sfinge è cugina del gatto, che parla la stessa lingua ma è più antico e ricorda cose che essa ha dimenticato".




    Il Gatto Nero è il protagonista di uno dei racconti gotici di Edgar Allan Poe. Sepolto vivo inavvertitamente assieme al cadavere della moglie di un vecchio assassino, rivela ai poliziotti la precisa ubicazione della prova del reato commesso, che altrimenti sarebbe rimasto impunito. In questo racconto lo scrittore americano riscrive in chiave di perversione psicologica, dovuta all'alcolismo del protagonista, la storia della gratuita crudeltà umana verso i gatti. E della conseguente vendetta di questo felino di cui la moglie del narratore ("il cui cuore era estraneo a qualunque superstizione"), parlando della sua intelligenza, "faceva frequenti riferimenti all'antica nozione popolare che considerava tutti i gatti neri come streghe travestite".





    William S. Burroughs ha scritto alcune delle pagine più spiacevoli, strane, dolorose ed atroci della letteratura moderna. La sua biografia è egualmente atroce e strana, e raggiunge il suo culmine nell'omicidio accidentale della moglie (entrambi pieni di droghe stavano giocando con una pistola semiautomatica...). Leggere Burroughs è come venire presi a schiaffi. Eppure, sarà forse una sorpresa per molti, ha anche scritto uno dei più delicati e percettivi libretti che conosciamo sui gatti, anzi più precisamente sul gatto come "compagno psichico", come creatura "misteriosamente umana" intitolato Il gatto in noi. Consigliato a tutti gli amanti dei gatti, questo delizioso libriccino si legge tutto d'un fiato e emoziona incredibilmente.




    Burroughs, ormai avanti con l'età, si abbandona ai ricordi di quelle deliziose bestiole che gli hanno tenuto compagnia in tanti momenti della sua esistenza, gatti con una loro personalità, tanto da sembrare umani, anzi tanto da essere identificati con persone realmente esistite nella vita dell'autore. I gatti sono come dèi del focolare, ma "gli spiritelli domestici di un vecchio scrittore sono le sue memorie", ed è questa la chiave di lettura di questo libro, i cui brevi racconti sono dapprima semplici descrizioni di episodi di vita felina, poi si intrecciano sempre più con ricordi di vita umana, di sofferenza, di sentimenti espressi, soffocati, ricevuti. A differenza degli uomini o di altri animali, però, "un gatto non offre servigi, un gatto offre solo se stesso". Burroughs sembra dirci che da questo e da altri comportamenti felini dovremmo imparare qualcosa, insistendo su come la presenza dei gatti accanto a lui sia stata spesso rivelatoria. Soprattutto il gatto bianco, che appare silenziosamente come una luce di speranza, che ti invita a seguirlo, perché il gatto bianco siamo noi stessi: "non puoi nasconderti dal tuo gatto bianco, perché il gatto bianco si nasconde con te". Il suo gatto bianco era quello incontrato a Tangeri. Poteva essere solo il ricordo affettuoso di un gatto. Ma fu proprio a Tangeri che Burroughs si rese conto lucidamente come non mai che stava morendo a causa della sua tossicodipendenza e fu lì che prese la decisione di volare a Londra per curarsi definitivamente con l'apomorfina.



    Dice l'autore: "Questo libro sul gatto è un'allegoria, in cui lo scrittore vede passare in rassegna la sua vita passata in forma di sciarada gattesca. Non che i gatti siano marionette. Tutt'altro. Sono esseri che vivono e respirano, ed è una cosa triste quando si stabilisce un contatto con qualsiasi altro essere: perchè vedi le limitazioni, il dolore e la paura, la morte finale. Il contatto significa questo. E di questo mi accorgo quando tocco un gatto e mi ritrovo con le lacrime che mi scorrono sul viso".
    "Il gatto non offre servigi. Il gatto offre se stesso. Naturalmente vuole cura ed un tetto. Non si compra l'amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici".
    "I gatti mi rispecchiano in modo profondo. Sono riusciti ad aprire in me una vasta area di compassione. Ricordo di aver passato ore ed ore a piangere nel mio letto al pensiero che una catastrofe avrebbe potuto distruggerli".




    "La rabbia di un gatto è meravigliosa: brucia di pura fiamma felina, il pelo ritto e scintille sfavillanti di blu, gli occhi fiammeggianti che lanciano saette".
    "Circonda questa creaturina fiduciosa anche un'aura fatale e triste. Nei secoli è stata abbandonata molte volte, lasciata morire in freddi vicoli urbani, in torridi terrains vagues assolati, tra cocci di terraglie, ortiche, muri crollati. Tante volte ha gridato aiuto invano".
    "Chi odia i gatti rispecchia uno spirito brutto, stupido, grossolano e bigotto".




    Il gatto è presente spesso anche nelle favole. Quello più astuto e più abile è senza dubbio Il gatto con gli stivali creato dalla fantasia di Perrault. E' in questa fiaba che vengono descritte le doti peculiari ed innegabili del gatto: l'astuzia, la lucidità mentale, la velocità di azione, lo sfruttamento adeguato di ogni situazione per portare a buon fine il suo obiettivo, che oltretutto è nobile. Il gatto con gli stivali è l'unica eredità del figlio più piccolo di un mugnaio. Grazie alle sue doti naturali, questo gatto farà del suo padroncino un uomo ricco e nobile (il marchese di Carabas) e lo aiuterà a diventare addirittura genero del re. Nonostante l'umanizzazione del protagonista, in cui persino l'abbigliamento è quello di un uomo alla moda, il gatto non perde la propria identità "felina" e vi sono momenti in cui va a caccia di topi nei granai, altri in cui diventa minaccioso, per esempio quando si sente il più forte, e altri ancora in cui fugge, come quando incontra l'orco leone, come farebbe un vero gatto!



    Anche come personaggio secondario il gatto riesce ad essere importante come in Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Cheshire Puss, il gatto di Cheshire (lo Stregatto, nella versione italiana), tigrato, paffuto e sghignazzante, diviene infatti uno dei personaggi più amati e popolari di questa incredibile favola. Sarà perché viene descritto come un brillante cabarettista, che tra un atto di illusionismo e l'altro esordisce con battute e scherzi degni del più puro nonsense inglese. Simpatico e burlone, ad Alice che educatamente chiede: "Quale strada devo prendere, per favore?", giustamente risponde: "Dipende in genere da dove si vuole andare!". O forse la sua popolarità è dovuta alla sua logica ed al suo humour sottile come quando spiega ad Alice perché i gatti sono pazzi.



    "Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta."
    "Come lo sai che sono matta?", disse Alice.
    "Per forza", disse il gatto, "altrimenti non saresti venuta qui".
    "Dunque", proseguì il gatto, " tu sai che i cani quando sono arrabbiati ringhiano, e quando sono contenti agitano la coda. Invece io ringhio quando sono contento, e agito la coda quando sono arrabbiato. Perciò sono matto."
    "Be'! Mi è capitato spesso di vedere un gatto senza sorriso", pensò Alice, "ma un sorriso senza gatto! E' la cosa più curiosa che abbia mai visto in vita mia."
    Egli (il gatto di Cheshire) svaniva con una certa lentezza, iniziando dalla punta della coda, finché non restava che il suo ghigno, che rimaneva per un certo tempo, anche quando il resto di lui era sparito.




    Il gatto è protagonista di molti altri libri e racconti, dalla Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare del cileno Luis Sepulveda da cui è stato tratto un film di animazione di gran successo in Italia ad alcuni racconti di Guy de Maupassant, da Pene d'amore di una gatta inglese di Honoré de Balzac alla favola di Perrault La gatta bianca, e così via. Perché un fatto è certo: questo piccolo animale ispira il genio dell'artista.

     
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  4. gheagabry
     
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    # Amare un gatto significa apprezzare la natura: essi scelgono chi amare e non dipendono da nessuno. (Dr. Michael Fox)

    # Amo i gatti perché amo la mia casa e, a poco a poco, essi ne diventano l'anima invisibile. (Jean Cocteau)

    # Anche il più piccolo dei felini, il gatto, è un capolavoro. (Leonardo da Vinci)







    Come fanno i gatti a cadere sulle quattro zampe?

    Nonostante i gatti siano arrampicatori abilissimi, qualche volta cadono anche loro e in questo caso entra immediatamente in gioco un riflesso istintivo, una specie di «riflesso di raddrizzamento» senza il quale potrebbero facilmente rompersi la spina dorsale.

    All'inizio della caduta, il gatto si trova a pancia in su, ma dalla parte anteriore del corpo ha subito inizio una reazione automatica di avvitamento che serve a riportarlo nella giusta posizione. Per prima cosa, l'animale ruota la testa completamente, in modo che lo sguardo sia rivolto verso il basso, poi avvicina le zampe al muso, pronto a proteggerlo da un eventuale impatto. (Infatti, per il gatto può essere molto pericoloso ricevere un colpo nella parte inferiore del mento.) A questo punto, il piccolo felino ruota la parte alta della spina dorsale, portando così la metà anteriore del corpo in asse con il capo, e infine piega anche le zampe posteriori in modo che i quattro arti siano pronti a toccare terra.

    Eseguiti questi movimenti, il gatto raddrizza l'altra metà del corpo. Infine, proprio mentre sta per toccare terra, l'animale distende completamente le zampe e inarca la schiena per ridurre la forza dell'impatto.

    Durante questo avvitamento del corpo, il gatto irrigidisce la coda e la fa girare come un'elica, in modo che agisca da bilanciere.

    Tutto questo avviene in una frazione di secondo e bisogna osservare un filmato al rallentatore per poter analizzare le varie fasi di questo rapido movimento di raddrizzamento.







    È vero che i gatti possono prevedere i terremoti?


    La risposta è sì, però non siamo ancora sicuri di come riescano a farlo.

    Probabilmente questi animali avvertono anche le più piccole vibrazioni della terra, quelle che i nostri strumenti non riescono a registrare. Infatti, è risaputo che i terremoti incominciano in modo graduale: non c'è un'unica forte scossa improvvisa. Forse i gatti sono dotati di una specie di sistema di allarme che li avverte in anticipo.

    La seconda spiegazione potrebbe essere che i gatti avvertono l'enorme aumento di elettricità statica che, a quanto pare, si sprigiona prima dei terremoti. Anche gli uomini sentono queste variazioni, però reagiscono in modo alquanto vago e indeterminato. In tali occasioni percepiamo tensione o pulsazioni alla testa, però non riusciamo a distinguere sensazioni come queste dagli effetti di una giornata stressante sul lavoro o dai prodromi di un raffreddore. Insomma, non riusciamo a interpretare correttamente questi segnali premonitori. Con ogni probabilità, invece, i gatti ci riescono.

    C'è anche una terza spiegazione: i gatti sono molto sensibili alle variazioni improvvise nel campo magnetico della terra e tali variazioni avvengono in occasione dei terremoti. Forse i piccoli felini reagiscono contemporaneamente a tutti e tre gli eventi: alle scosse impercettibili, all'attività elettrostatica e agli sconvolgimenti magnetici. Una cosa è certa: si è potuto constatare che i gatti hanno mostrato segni di profonda inquietudine poco prima di qualche grave terremoto.

    Le paure di un gatto possono quindi salvare la vita al suo padrone, sempre che le prenda sul serio. Prima di un terremoto, è capitato molte volte che i gatti si siano messi improvvisamente a correre per la casa, come se tentassero disperatamente di fuggire. Un volta aperte le porte, gli animali sono fuggiti in preda al panico dagli edifici e alcune femmine hanno persino fatto la spola per portare in salvo i loro piccoli. Poi, qualche ora dopo, ecco arrivare il terremoto che rade al suolo la città.

    È vero che i gatti possono prevedere i terremoti? Episodi come questo vengono segnalati continuamente nelle zone sismiche più vulnerabili e attualmente sono state avviate ricerche approfondite in questo campo per cercare di scoprire quali siano esattamente i segnali captati dai gatti.






    Come fanno i gatti a ritrovare la via di casa?


    Sulle brevi distanze, tutti i gatti dimostrano di possedere un'ottima memoria visiva, incentivata in prossimità della casa dalla presenza di odori familiari. Ma come fa un gatto a imboccare la direzione giusta nel caso venga portato volutamente a diversi chilometri di distanza dal territorio a lui noto?

    Tanto per cominciare, è vero che lo può fare? Alcuni anni fa uno zoologo tedesco prelevò alcuni gatti dai relativi proprietari (abitavano tutti nella città di Kiel), li mise in altrettante scatole provviste di coperchio e li scarrozzò in giro per la città, eseguendo un percorso tortuoso e complicato per confonderli il più possibile. A quel punto, lo zoologo raggiunse un campo a diversi chilometri dalla città nel quale aveva sistemato un grande labirinto. La parte centrale del labirinto era coperta e da essa si dipartivano a raggiera ventiquattro uscite, a distanza di quindici gradi le une dalle altre. L'intero labirinto era cintato, in modo che non vi penetrasse né la luce del sole né quella delle stelle, perché avrebbero potuto fornire qualche indicazione utile agli animali sul percorso da seguire. I gatti furono immessi a uno a uno nel labirinto e lasciati liberi di circolare finché non trovavano la via d'uscita. Da questo esperimento risultò che nella quasi totalità dei casi i gatti sceglievano l'uscita che puntava esattamente verso la loro abitazione.
    Come fanno i gatti a ritrovare la via di casa?
    Quando furono riportati i risultati dell'esperimento in occasione di un convegno internazionale, la maggior parte dei presenti si dimostrò molto scettica. Le prove erano state condotte in modo assolutamente rigoroso, su questo non c'erano dubbi, però i gatti dimostravano di possedere una capacità incredibile di ritornare nei luoghi conosciuti e noi stentavamo a crederci. Secondo noi, c'era un errore sul metodo sperimentale e molto probabilmente era da ricercarsi nel fatto che gli animali imparavano a memoria il percorso eseguito.

    Forse i gatti riuscivano a rendersi conto di tutte le svolte e le deviazioni che faceva il camioncino mentre attraversava la città e quindi durante il percorso «correggevano continuamente la rotta», ricalcolando a ogni curva la direzione da cui erano venuti.




    # Non è facile conquistare l' amicizia di un gatto. Vi concederà la sua amicizia se mostrerete di meritarne l' onore, ma non sarà mai il vostro schiavo. (Theophile Gautier)

    # Non è possibile possedere un gatto. Nella migliore delle ipotesi si può essere con loro soci alla pari. (Sir Harry Swanson)

     
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  5. gheagabry
     
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    Nei vari secoli molti pittori si sono cimentati nella difficile arte della riproduzione pittorica dei gatti. Ancor oggi pittori contemporanei ne ritraggono l'eleganza e la signorilità con il proprio stile. Nemmeno i più grandi artisti hanno potuto fare a meno di rappresentarli nelle proprie opere.
    Lo stesso Picasso non ha potuto evitare di presentarne uno, tutto occupato ad assaporare un volatile, con le unghie ed i denti bene esposti, ed un altro, stavolta raffigurato con una aragosta.




    Molti sono i dipinti di uno dei massimi esponenti dell'Impressionismo, Pierre-Auguste Renoir, in cui sono presenti questi animali; in uno è rappresentata una giovane donna assopita con un gatto in grembo, in un altro vi è un bambino che ne accarezza uno, un altro ancora ritrae una ragazza con uno di questi piccoli felini in braccio; inoltre, in uno è raffigurato un gatto che dorme acciambellato e, infine, un vaso di gerani con, accanto, dei gattini che dormono.





    Anche in uno dei dipinti più celebri del francese Edouard Manet è presente un gatto; in Olympia, infatti, opera che destò molto scandalo all'epoca perché vi è rappresentata una prostituta nuda distesa su un letto, è ritratto anche un gatto nero comodamente sdraiato ai suoi piedi colto a stiracchiarsi. Manet si ispirò alla Venere di Urbino di Tiziano per questo quadro, ma qui tutto viene invertito; nella Venere di Urbino, ad esempio, ai piedi della figura femminile c'è un cagnolino che indica l’attributo più richiesto ad una moglie: la fedeltà. Il cagnolino diviene qui un gattino che, nella stessa logica simbolica, è attributo demoniaco (il gatto, come ben sappiamo, nelle mitologie antiche veniva considerato il messaggero che le streghe utilizzavano per comunicare con il diavolo).




    Altra opera di Manet dove è presente un gatto è La femme au Chat dove è dipinta sua moglie con il gatto di famiglia, Zizi, in braccio. Zizi fu ritratto molte volte dall'artista, e appare anche in alcuni suoi acquerelli. Inoltre, alcune illustrazioni di gatti sono presenti in libri dell'epoca come Les Chats di Champfleury.




    A cavallo tra il XVIII e XIX secolo il celebre Francisco Goya ritrae Don Manuel Osorio De Zuniga, figlio del Conte di Altamira, ragazzino intento a giocare con una gazza. Da dietro le sue spalle tre gatti con gli occhi spalancati seguono la scena pronti ad avventarsi sul volatile. Colpisce la fedeltà delle immagini: per raffigurare i gatti così abilmente bisogna esserne stati acuti osservatori, segno che il gatto ha sempre attirato l'attenzione, in tutte le epoche.





    Nell'opera La fattora dell'artista catalano Joan Mirò, è rappresentata una donna, la fattora del titolo, appunto, ma sul lato sinistro del dipinto la figura enigmatica del gatto ha un ruolo fondamentale nel generale equilibrio della composizione, dove risalta nella sua posa statica sul nero della forma a imbuto dello sfondo.
    Il carnevale di Arlecchino è considerato uno dei capolavori del movimento surrealista. L'opera si presenta come un grande spettacolo realizzato con oggetti strani, piccoli giocattoli fantastici, infantili diavoletti, strani esseri informi, mostriciattoli che escono da cubi che si attorcigliano su asticelle sottili, molti sono sospesi a mezz'aria come giocolieri nel paese delle meraviglie.
    Nel 1938, rievocando questa opera, Mirò chiarisce quelli che sono i suoi elementi caratterizzanti, i quali possono essere ritrovati anche in altre tele: la scala indica la fuga dal mondo e l’evasione, gli animali sono quelli che amava e di cui sempre si circondava, il gatto colorato, infatti, è un omaggio a quello che aveva sempre con sé quando dipingeva.






    Il gatto compare spesso nei dipinti di Balthus, pittore francese contemporaneo, come proprio alter ego; egli s’identifica spesso nel gatto che osserva le scene che accadono all’interno dei dipinti e si appropria della sua inquietudine, della sua spregiudicatezza, ma soprattutto del suo tipico istinto di libertà.



    Era ancora adolescente quando il poeta Rilke, pieno di ammirazione, ne presentò l’album dei disegni in cui narra la storia del suo gatto Mitsou, trovato nella gioia e perduto fra le lacrime, e il cui fantasma frequenta ossessivamente la sua opera. Molti altri gatti, da lui amatissimi, appaiono nelle sue opere, famose fra tutte la serie de Le chat au Miroir e Autoritratto: il re dei gatti.




    In quest'ultimo è raffigurato il pittore in piedi al centro di una stanza. Sulla destra della tela vediamo una sorta di lapide con un’iscrizione: "A portrait of/ H.M./ the king of cats/ painted by/ himself/ MCMXXXV". Uno degli abitatori felini del "regno" di Balthus compare a sinistra ai piedi della figura, rispetto alla quale sembra avere dimensioni sproporzionate.



    i

    Théophile-Alexandre Steinlen, artista contemporaneo anticonformista, pittore, grafico, illustratore, era un gattofilo sfegatato tanto da essere conosciuto come "il re dei gatti". Fu assiduo frequentatore e protagonista de Le chat noir, cabaret ma anche caffè letterario ed artistico che in breve tempo, alla fine dell'Ottocento, attirò tutti i parigini amanti della poesia, dell'arte, della satira e... dei gatti. Tutta l'avanguardia dell'intelligenza e della cultura, poeti, scrittori, pittori, attori e artisti di ogni genere passarono dalla sua sala fumosa: Victor Hugo, Verlaine, Zola, Degas, Guy de Maupassant, Renoir e tanti altri.
    Le opere di Steinlen sono quasi tutte un omaggio al gatto del quale è stato osservatore attento, commosso ma anche divertito caricaturista quando troverà nei gatti quelle crudeltà che si ritengono appannaggio degli uomini.





    Henri Rousseau detto il Doganiere fece un ritratto dello scrittore Pierre Loti dove compare anche Moumoutte, l'amatissima gatta cinese dello scrittore. Un ritratto in cui, confidava il pittore, egli esprimeva "un pensiero filosofico", dove cioè, mediante allusioni, chiariva il carattere del modello. Loti dunque ha il fez turco, l'immancabile sigaretta, il paesaggio algerino che amava moltissimo e Moumoutte Cinese, gatto storicamente vero, eppure sogno felino, presente, eppure misteriosamente altrove.
    Rousseau il Doganiere ha collegato, grazie al gatto, la semplicità al mistero: è quello che senza dubbio ha convinto Pierre Loti a posare per lui con una delle sue gatte.




    Paul Klee, l'artista che aprì la strada all'arte moderna, amava molto i gatti e ne possedeva molti. In in suo dipinto raffigurò un grande muso di gatto con un uccellino sulla fronte.
    Franz Marc, pittore contemporaneo rappresentante dell'Espressionismo tedesco, dipinse gatti in molte sue opere.
    In una di queste, Cane, gatto e volpe da colori accesissimi si sprigionano le tre figure deformate da pennellate circolari. Ma il gatto si distingue perché eretto, fermo ed impassibile nella sua posizione più tipica: l'autore ne ha colto l'essenza.

    Anche nella produzione di Fernando Botero, scultore e pittore colombiano, sono presenti opere raffiguranti i nostri amici felini. In una vediamo una delle tipiche figure femminili dell'artista, una donna dalle forme tonde con in braccio un gatto altrettanto tondo.


    Fra i tanti autoritratti della pittrice messicana Frida Kahlo ve ne è uno dove un gatto nero con gli occhi spalancati è posato sulla spalla dell'artista.




    Infine, godiamo di alcuni degli straordinari gatti colorati disegnati da Andy Warhol.









    C'era una volta una gatta che
    aveva una macchia nera sul muso...

    Gino Paoli





    Risale al 1690 la prima canzone dedicata ai gatti di cui sia rimasta memoria, Cantata di mezzanotte del gatto. Ma è Domenico Scarlatti, in pieno '700 a scrivere una famosa Fuga del gatto, per pianoforte o clavicembalo: l'animale passeggia indebitamente sulla tastiera (un comportamento assai realistico, come sa ogni convivente di gatti) da cui escono note del tutto casuali che il musicista elabora in forma compiuta.
    Dal canto suo, Gioacchino Rossini scrive il celebre Duetto buffo di due gatti: un'arietta (della serie "Soirées musicales") composta da un solo verso, "Miao". Un divertissement ancora oggi molto eseguito e che suscita risate irrefrenabili nel pubblico, anche per le smorfie che sono costretti a esibire i due esecutori.
    Ne La bella addormentata nel bosco di Petr Ilic Chaikowski, il dialogo tra un gatto bianco e un gatto nero è eseguito dall'orchestra in pseudomiagolii melodici.
    Un altro compositore russo, Igor Stravinski, compone nel '900 una produzione felina, Il gufo e la gattina.

    Il gatto nero è il titolo di una canzone in siciliano di Domenico Modugno, Lu musciu niri che racconta l'incontro notturno con un micio nero a cui il musicista chiede consigli.
    "C'era una volta una gatta che aveva una macchia nera sul muso..." è l'attacco di una delle canzoni più famose degli anni '60. Scritto e composto da Gino Paoli, questo motivo racconta la storia della gioventù dell'autore, di come questa sia trascorsa in compagnia di una gatta.

    C'era una volta una gatta
    che aveva una macchia nera sul muso
    e una vecchia soffitta vicino al mare
    con una finestra a un passo dal cielo blu
    Se la chitarra suonavo
    la gatta faceva le fusa
    ed una stellina scendeva vicina
    poi mi sorrideva e se ne tornava su.
    Ora non abito più là
    tutto è cambiato, non abito più là
    ho una casa bellissima
    bellissima come vuoi tu.
    Ma ho ripensato a una gatta
    che aveva una macchia nera sul muso
    a una vecchia soffitta vicino al mare
    con una stellina che ora non vedo più.

    Dotato di personalità versatile e dalle molteplici sfaccettature, il gatto può interpretare una vasta gamma di personaggi; può diventare così un losco individuo, un impresario sfruttatore che, insieme ad un degno compare, la volpe, truffa l'artista ingenuo con tanta voglia di sfondare. E' Il tema della parodia Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato.
    Nella vasta produzione dei Pink Floyd c'è anche una canzone dove si parla di un gatto, Lucifer Sam. Scritto da Syd Barett, questo stralunato brano pop narra di un magico gatto (Lucifer) che ha qualcosa di incomprensibile; "Lucifer sam, gatto siamese, sempre seduto al tuo fianco, sempre al tuo fianco, quel gatto ha qualcosa che non riesco a spiegarmi... "

    Lucifer Sam, siam cat.
    Always sitting by your side
    Always by your side.
    That cat's something I can't explain.

    Ginger, ginger you're a witch.
    You're the left side
    He's the right side.
    Oh, no!
    That cat's something I can't explain.

    Lucifer go to sea.
    Be a hip cat
    Be a ship's cat.
    Somewhere, anywhere.
    That cat's something I can't explain.

    At night prowling sifting sand.
    Hiding around on the ground.
    He'll be found when you're around.
    That cat's something I can't explain.

    Basata sulla celebre raccolta di poesie Old Possum's book of practical cats (Il libro dei gatti tuttofare) scritta nel '39 da T. S. Eliot, deliziosi studi di caratteri di gatti famosi delineati con forte personalità, è il musical inglese Cats, messo in scena per la prima volta a Londra nel 1981. Il musical di Webber e Rice narra la storia dei gatti randagi, che in una magica notte impareranno come al termine della loro vita ne potranno cominciare un'altra, di nuovo giovani e felici, in cerca di una casa e di una famiglia che possa prendersi cura di loro...

    Anche nelle canzoni per bambini troviamo spesso il gatto protagonista. famosissima è Quarantaquattro gatti, allegra canzonetta che nel ritornello insegna le tabelline.

    Nella cantina di un palazzone
    tutti i gattini senza padrone
    organizzarono una riunione
    per precisare la situazione.

    [rit] Quarantaquattro gatti,
    in fila per sei col resto di due,
    si unirono compatti,
    in fila per sei col resto di due,
    coi baffi allineati,
    in fila per sei col resto di due,
    le code attorcigliate,
    in fila per sei col resto di due.
    Sei per sette quarantadue,
    più due quarantaquattro!

    Loro chiedevano a tutti i bambini,
    che sono amici di tutti i gattini,
    un pasto al giorno e all'occasione,
    poter dormire sulle poltrone!

    [rit]

    Naturalmente tutti i bambini
    tutte le code potevan tirare
    ogni momento e a loro piacere,
    con tutti quanti giocherellare.

    [rit]

    Quando alla fine della riunione
    fu definita la situazione
    andò in giardino tutto il plotone
    di quei gattini senza padrone.

    [rit]

    Un'altra divertente canzone per bambini è Volevo un gatto nero in cui un gatto di un colore diverso da quello richiesto finisce per minacciare una consolidata amicizia.

    Un coccodrillo vero, un vero alligatore
    ti ho detto che l'avevo e l'avrei dato e te.
    Ma i patti erano chiari: il coccodrillo a te
    e tu dovevi dare un gatto nero a me.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    mi hai dato un gatto bianco
    ed io non ci sto più.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    siccome sei un bugiardo
    con te non gioco più.
    Non era una giraffa di plastica o di stoffa:
    ma una in carne ed ossa
    e l'avrei data e te.
    Ma i patti erano chiari: una giraffa a te
    e tu dovevi dare un gatto nero a me.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    mi hai dato un gatto bianco
    ed io non ci sto più.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    siccome sei un bugiardo
    con te non gioco più.
    Un elefante indiano con tutto il baldacchino:
    l'avevo nel giardino e l'avrei dato e te.
    Ma i patti erano chiari: un elefante a te
    e tu dovevi dare un gatto nero a me.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    mi hai dato un gatto bianco
    ed io non ci sto più.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    siccome sei un bugiardo con te non gioco più.
    I patti erano chiari: l'intero zoo per te
    e tu dovevi dare un gatto nero a me.
    Volevo un gatto nero, nero, nero,
    invece è un gatto bianco
    quello che hai dato a me.
    Volevo un gatto nero,
    ma insomma nero o bianco
    il gatto me lo tengo
    e non do niente a te.








    Per quanto spesso presente nei titoli dei film (il più famoso è certo La gatta sul tetto che scotta, con Elizabeth Taylor e Paul Newman, del 1958), il gatto è di solito relegato a ruoli di comparsa: fa le fusa in braccio al cattivissimo capo della Spectre nelle pellicole di James Bond; appare di rigore nelle notti dei film dell'orrore, quando miagola alla luna, mentre cigola una porta del castello diroccato così come è spesso presente nei thriller.
    Ricordiamo Il terrore negli occhi del gatto, film del '69 scritto da Joseph Stefano, lo sceneggiatore di Psycho. Un giovane che ha una forte repulsione per i gatti si trova coinvolto in una losca storia di eredità e omicidi. Saranno proprio i gatti a salvarlo. Thriller intrigante che cala lo spettatore in una suspense allarmante anche se la logica della storia va a farsi benedire. Terrificante la scena in cui E. Parker, sulla sedia a rotelle barcollante, sta per precipitare dalla collina di San Francisco.



    Film italiano in cui il gatto ha un ruolo di rilievo è Il gatto (1978) di Luigi Comencini con Ugo Tognazzi, Mariangela Melato e Philippe Leroy. In una casa decrepita e incantevole vivono fratello (Tognazzi) e sorella (Melato) con un gatto. Il film comincia quando il loro gatto viene ucciso e i due indagano tra i vicini. La morte del gatto è un pretesto per spiare su tutti...

    Originalissima ma verosimile è la situazione in cui si viene a trovare un gatto nel film Le Chat, l'implacabile uomo di Saint-Germain, tratto dal romanzo di Georges Simenon e diretto da Pierre Granier-Deferre nel 1971. In questa circostanza è addirittura l'oggetto di odio e di gelosia nell'astiosa vita di coppia dei due anziani protagonisti che vivono in un quartiere di Saint-Germain. Un tempo si erano molto amati, oggi si detestano e non si parlano mai. Lui raccoglie un gatto abbandonato, lei lo elimina. Ma le loro due vite sono indissolubilmente unite. In un faccia a faccia patetico ad armi uguali, Jean Gabin e Simone Signoret danno il meglio di se stessi. E un film da vedere: una riflessione sul mondo di Georges Simenon e sul realismo poetico degli anni '30.



    Compagno di vita dell'uomo, ormai collaudato, diventa addirittura erede, alla morte del padrone, di un ingente patrimonio. E' la vicenda raccontata da Arthur Lubin nel 1951 ne Il Gatto Milionario, dove l'abile gattone riesce ad evitare ogni insidia architettata dalla figlia del padrone che, privata dell'eredità, tenta con ogni mezzo di liberarsi dello scaltro animale.

    Compagno di solitudine ma anche di un picaresco viaggio del suo anziano padrone attraverso l'America è il gatto Tonto del film di Paul Mazursky Harry e Tonto (1974), delicata e in fondo ottimistica commedia sulla possibilità di godere la vita anche in età avanzata.




    In Gatto nero, gatto bianco (1998) di Emir Kusturica, il regista di Underground, i protagonisti del titolo fanno solo da testimoni di sfondo alla vicenda. Sul titolo, il regista dichiara che voleva trasmettere un'idea di forti contrasti e, insieme, dello spirito superstizioso degli zingari.

    Altra pellicola recente dove il gatto, anche se non protagonista, compare è Ognuno cerca il suo gatto (Chacun cherche son chat), film del 1996. Piccolo gioiello del nuovo cinema francese presentato al Festival di Berlino, Ognuno cerca il suo gatto è una deliziosa commedia che diverte e non annoia.
    E' la storia, a quanto sembra, improvvisata, di Chloe, una giovane truccatrice di moda, alle prese con le ricerche del suo gatto misteriosamente scomparso. Partita per le vacanze Chloe aveva affidato Grisgris (che nella vita reale è proprio il gatto dell'attrice) a una simpatica e un po' deforme (quasi cubista) vecchietta del quartiere, che vivendo sola ne aveva già altri cinque o sei. Chloe è una ragazza molto chiusa, non esce mai di casa. Ha paura della vita e, sostanzialmente, degli uomini.
    La ricerca del gatto è naturalmente solo un pretesto per trarre la timida fanciulla fuori dal suo appartamento e portarla nelle strade del quartiere della Bastiglia dove incontreremo una varia umanità con il suo carico di problemi e dolori. Alla fine Chloe ritroverà il suo gatto ma anche l'amore.




    Sono molti i film d'animazione in cui i gatti sono interpreti di rilievo. Tra i più noti ricordiamo Gli Aristogatti e il recente La gabbianella e il gatto. Gli Aristogatti è uno dei cartoni animati più complessi nella sua realizzazione. Prodotto nel '70 dalla Disney, è la commovente storia di un'intera famiglia di gatti, forse troppo umanizzati: narra di Duchessa, la dolce gatta bianca, madre di Matisse, Bizet e Minou, di cui s'innamora un povero e semplice gattone di strada. Ingredienti tradizionali: l'amore tra i due gatti contrastato per il divario esistente tra i due, lei nobile e di modi gentili, lui povero e rozzo.


    Allegro e commovente, La gabbianella e il gatto è un'ottima versione animata della favola poetica ed ecologista scritta da Luis Sepùlveda, diventata in breve tempo un vero e proprio libro di culto. Costato circa dieci miliardi, il primo cartoon kolossal italiano realizzato dallo stesso team di autori che un paio di anni fa diede alla luce il sorprendente La freccia azzurra, mantiene tutte le promesse fatte da una campagna pubblicitaria senza precedenti per il cinema a cartoni animati del nostro paese.
    Con le ottime voci di Carlo Verdone, Antonio Albanese e il cameo dell'autore Sepulveda, il film si distacca leggermente dai contenuti etici del romanzo originale. Volgarizzato, ma non snaturato né sminuito, per un pubblico composto prevalentemente da bambini e reso adatto al linguaggio dei cartoni animati, La gabbianella e il gatto mantiene comunque intatto il suo messaggio civile di tolleranza e convivenza.
    Narra di Zorba, bel gattone nero che si prenderà la responsabilità, insieme alla banda dei suoi amici gatti, di insegnare a una gabbianella a volare. Un film che oltre a divertire con simpaticissimi gatti che devono confrontarsi con topi totalitari e pasticcioni, riecheggia poeticamente il sogno di volare di una giovane gabbiana come il paradigma di un mondo che vuole cambiare. Con il dolore stemperato da personaggi buffi e divertenti, il film costituisce anche per un altro motivo una pietra miliare del nostro cinema: una storia dello spessore della grande letteratura che diventa un film per tutti.
    Ritmato da una buona colonna sonora composta da David Rhodes della RealWorld di Peter Gabriel, i personaggi del film cantano con le voci di Spagna, Samuele Bersani, Leda Battisti e Gaetano Curreri degli Stadio, accompagnando dei bei disegni fantasiosi e allegri che non hanno nulla da invidiare a quelli di Walt Disney. A questo si aggiunga inoltre che le immagini consuete vengono intervallate e trasmutate poeticamente in scene quasi tratte da un sogno - stupende e quasi mistiche - che commentano le sequenze piú importanti. Come quelle dove Zorba deve "miagolare la lingua degli umani" per convincere la figlia del poeta ad aiutare lui e Bobulina a far volare la gabbianella Fortunata.












    I COMANDAMENTI DEL GATTO

    1. Non sdraiarti sulla tastiera quando il tuo umano è al pc.
    2. Non srotolare tutta la carta igienica dal suo rotolo.
    3. Non sedere davanti alla televisione come se fossi trasparente.
    4. Non “impastare” con le zampette nella regione genitale del tuo umano maschio o sulle zizze della tua umana femmina.
    5. Anche se sei molto veloce non puoi correre attraverso le porte chiuse, le porte chiuse difficilmente si apriranno anche se le fissi intensamente.
    6. Non azzerare la sveglia del tuo umano camminandoci sopra.
    7. Non saltare sulla vescica del tuo umano alle 4 del mattino mentre dorme.
    8. Comprendi che la casa non è una prigione da cui fuggire ad ogni opportunità e che fuori non è detto che sia sta figata.
    9. Non fare inciampare il tuo umano anche se sta camminando troppo lentamente secondo te e non tagliargli la strada anche se la tua via è più corta di quella scelta dal tuo umano.
    10. Ricorda che sei un carnivoro ma che le piante di casa non sono carne.
    Se il nostro amico a quattro zampe riuscisse a rispettare queste semplici regole....la convivenza con lui diventerebbe molto semplice....ma voi credete che lui le rispetti?
    NON PENSATECI PROPRIO!!!!





    il gatto di Alice









     
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  6. gheagabry
     
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    Dalla leggenda alla storia





    L'origine del gatto? A dar credito alla tradizione che si tramanda in Oriente, dovremmo risalire al Diluvio.

    Mulla, che fu ambasciatore della Sublime Porta, scriveva: «L'arca navigava già da molte settimane, quando, una mattina, il maiale - da quel servo che è - si grattò e vomitò una coppia di topi; tipi talmente prolifici che Noè, dopo aver implorato Dio, chiamò in aiuto il leone. Il leone si stiracchiò, ruggì alla vista del maiale, e si soffiò il naso così vigorosamente che un gatto gli balzò fuori dalle narici: un gatto tanto battagliero che si gettò immediatamente sui topi e li uccise. Una sola coppia ebbe salva la vita; ma da quel giorno il gatto si mostrò così arrogante, che Noè, per punirlo, dovette legarlo sul ponte nel bel mezzo della tempesta. Donde, in seguito, l'atteggiamento sdegnoso di tanti gatti, e l'orrore dell'acqua che li perseguita ancor oggi».

    Il buon Noè ha le spalle larghe, ma la calunnia è esagerata. Secondo altre fonti, il gatto sarebbe «nato dalle condiscendenti indulgenze della signora leonessa verso il buffone del suo regale sposo, una scimmia intraprendente che l'aveva tanto divertita».

    Per quel minimo di verosimiglianza che non si può non richiedere anche con tutta la buona volontà, è una fortuna che la leggenda non sia la Storia. Che cosa dice, la storia di quella dei documenti scolpiti, dipinti, incisi o scritti che sono pervenuti fino a noi? Quali uomini hanno per primi scoperto il gatto? «Sono i mochica», dice il professor Hoyle; «indiani primitivi delle Ande, che più tardi daranno vita alla civiltà Inca». Attraverso lo studio delle ceramiche più antiche, il coltissimo studioso peruviano, direttore del museo archeologico di Trujillo, cerca di dimostrare che il gatto fu la divinità suprema del grande popolo mochica. Rappresentato ora come un pastore, ora come un musico, un medico o un soldato, il gatto conserva sempre, su questi documenti, apparenza umana. Con il muso allungato, baffi al vento e dita unghiute, è accompagnato o preceduto da un cane; e calpestano entrambi una lucertola antropomorfa la quale - appiattita, servile e ossequiente - simboleggia il popolo ignaro.




    Più tardi, naturalmente, c'è l'Egitto. La vera storia del gatto comincia con l'Egitto, sebbene ci si trovi d'accordo su un punto solo: non è nel corso della dodicesima dinastia faraonica, come sostiene Champfleury, né della diciassettesima, bensì nella quinta (e lo prova la scoperta, nella tomba di Ti, della riproduzione d'un gatto, con il collo imprigionato in un grande collare), che gli egiziani avrebbero introdotto nei templi il piccolo felino sconosciuto, per sostituire le pericolose leonesse, che fino ad allora ne vietavano l'ingresso. Donde veniva, questo animale, che invano si cercherebbe sugli ipogei e fra le sculture anteriori? Fu utilizzato dapprima dai nubiani? Il particolare non ha grande importanza : cronologicamente, la Nubia e l'Antico Egitto sono molto vicini. E prima dell'Egitto?

    Prima, si dice con estrema prudenza, il gatto viveva probabilmente allo stato selvaggio in Africa. Gli africani, comunque, hanno sempre rispettato il gatto; o meglio ne hanno sempre tollerato la presenza. È raro che gli facciano una carezza, non si preoccupano di curarlo e tanto meno di dargli da mangiare; ma certe popolazioni negre che mangiano con soddisfazione la carne di scimmia o di cane e che assaggiano, se capita, un polpaccio umano, preferirebbero rimanere a digiuno piuttosto che mangiare carne di gatto. Perché? Probabilmente perché i negri africani sono stati, più o meno, soldati o servi dei Faraoni. Hanno visto il gatto all'opera, nell'Alto Egitto, contro quel grande flagello che è il topo. Hanno visto di quanto rispetto veniva circondato: ed è bastato perché, per tradizione, per ammirazione o per timore, l'uomo africano di oggi voglia bene al gatto.





    E prima dei gatti dei Faraoni? Certo, sono stati trovati un pò dovunque ossami di gatti mescolati a quelli del cane, del cavallo e del bue dell'età della pietra: non v'è dubbio che si tratti di gatti selvatici: anzi, diciamo pure, non v'è dubbio che si tratti di selvaggina. D'altronde tutti gli autori sono d'accordo su questo punto: il gatto domestico non è un discendente del gatto selvatico. Ogni volta che si è tentato di realizzare un'ibridazione, cercando di accoppiare gatti selvatici e gatti domestici, i risultati sono stati quanto mai deludenti. Il gatto domestico si può incrociare con il gatto selvatico della giungla, col gatto d'Asia e persino con la lince, ma il prodotto di tali difficili matrimoni muore generalmente giovanissimo, e l'esperimento non è mai riuscito ad andare oltre la prima generazione.

    Tutto sommato, ne sappiamo assai di più sul mammut, sul bisonte antico o sulla tigre delle caverne che sul gatto domestico del periodo anteriore ai Faraoni. Potrebbe forse significare, questo, che prima dell'Egitto il gatto domestico non esisteva?

    Una pantera mal sviluppata?
    In proposito non abbiamo alcuna documentazione precisa. Tracce di felini se ne trovano ovunque: fatta eccezione per l'Australia, le Antille, il Madagascar e le terre polari, i felini sono dappertutto, dal momento in cui i mammiferi compaiono sulla terra.

    Tuttavia, a parte la linee, il Vecchio e il Nuovo Mondo non posseggono una sola specie felina - non una - che sia comune ad uno fra tutti i numerosi gatti e felini conosciuti nell'uno e nell'altro emisfero. L'America ha il puma (che «scimmiotta» il leone), il giaguaro (che ricorda un pò la pantera) e l'ocelot (che può sembrare un piccolo leopardo); ma non esistono veri leoni né vere tigri nel Nuovo Mondo; quanto ai felini di proporzioni ridotte, né il margay (gatto tigrato del Sud), né l'eyra (gatto delle pampas), né il colocolo (il cui aspetto fa pensare alla linee) possono venir presi in considerazione per tentar di stabilire la genealogia dei nostri signorotti delle grondaie. Il gatto domestico americano è un immigrato: non è un felino indigeno.




    Dove cercare dunque l'antenato? In Asia? Fra i «gatti screziati»
    delle isole della Sonda o fra i gatti del Bengala? Fra quelli di Giava o di Sumatra? Fra i «gatti color ruggine» o fra i «gatti ornati» delle Indie? In Africa, fra i gatti cafri dell'equatore, o fra i «gatti dai piedi neri» del Sud? Fra i «gatti con gli stivali» dell'Africa settentrionale o i «gatti guantati» del Sudan? Fra i caracal che vivono, si può dire, dappertutto in Africa, gli uni di pelame uniforme, un poco più scuro verso le orecchie, gli altri più o meno zebrati? È vero che entrambi hanno trenta denti, come il gatto, e che entrambi avrebbero potuto dare origine ai gatti domestici d'Egitto; senonché non si conoscono caracal zebrati, né gattopardi di colore uniforme; né alcun piccolo felino che possa aver dato una discendenza eclettica come quella dei gatti siamesi, dei gatti tricolori spagnoli, dei certosini, degli abissini, dei gatti bianchi e dei gatti uniformemente neri, che costituiscono il patrimonio felino domestico attuale.

    Resta però un felino selvatico, di grandi proporzioni, che con la famiglia dei gatti presenta tanta somiglianza e tanti punti in comune che non si può non essere tentati d'avanzare - con prudenza - un'opinione, evidentemente gratuita, sulle origini del gatto; un'opinione che, pur tenendo conto di alcune differenze anatomiche fra i due felini considerati (differenze che, in particolare, interessano il cervello), può forse chiarire la delicata questione dell'origine del gatto domestico.

    Il felis pardus, la pantera africana, è, secondo la felice espressione del professor Bertin, un «supergatto».

    Esso presenta, più accentuate, le stesse forme, la bellezza, la grazia, la forza, l'agilità, e - cosa ancor più sorprendente - cambia di grandezza e di colore - come il gatto - secondo i cieli e l'ambiente, senza che tuttavia lo si possa suddividere in specie diverse.




    Nella pantera, come nel gatto, non si trovano mai due pelli dal disegno identico. Infine la pantera, come il gatto, vive sotto qualunque cielo, o quasi. In Africa la si trova tanto vicino al Mediterraneo quanto nel cuore dell'Africa centrale o al Capo di Buona Speranza. In Asia la si incontra dall'Asia Minore al Giappone, e dal sud della Siberia alle più piccole isole della Sonda. E se una delle sue varietà, la «pantera nebulosa» dal meraviglioso pelame grigio a macchie irregolari, non fa necessariamente pensare al gatto, come non evocare irresistibilmente la «supergatta» quando ammiriamo, raccolta, pronta a scattare, con la coda nervosa che sferza l'aria, la mirabile pantera nera di Giava, che non è mai di colore uniforme, come si crede, ma il cui pelame è sempre, come quello del gatto, più o meno chiazzato, a macchie incerte?

    Osservando i gatti mummificati dell'Egitto, Curier aveva creduto di poter stabilire l'immutabilità delle specie. Ma trasportando un gatto in Paraguay, Darwin provò che spesso basta molto poco per trasformare un animale al punto da dargli una forma nuova.

    Dunque? Una mutazione brusca, forse? L'apparizione subita di una forma ridotta di nanismo in una pantera africana sotto l'influenza di qualche fenomeno mal noto? Mutazione che potrebbe esser divenuta ereditaria e aver dato origine al gatto, il quale sarebbe stato prima addomesticato e poi adottato dai nubiani ed egiziani.

    Si sarebbe proprio tentati di credervi, se un particolare - la differenza dell'apertura della pupilla, rotonda in tutti gli altri felini e ovale nel gatto - non suggerisse scrupoli segreti anche nei più arditi; sebbene - diciamolo pure - la famosa «fessura pupillare» non sia affatto specifica di un genere, dato che la troviamo anche nella genetta, una simpatica civetta (o «zibetto») che si addomestica... come un gatto!
     
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    le..malattie del gatto..


    Con un normale programma di vaccinazione si possono scongiurare le malattie più pericolose e comuni, i gatti domestici sono soggetti a diverse malattie, sia virali che batteriche.
    Vediamo le più diffuse:



    Affezioni e parassiti
    Questi ospiti indesiderati, pulci, zecche e co., sono pericolosi oltre che fastidiosi, essendo veicolo di sostanze nocive.
    Alcuni di essi (specie i vermi tondi) depongono le proprie uova all'interno dell'intestino; una volta espulse con le feci resistono molto bene all'ambiente esterno che quindi diventa terreno perfetto per la trasmissione.
    La scabbia (nota come rogna) si deve a un parassita che si insinua nello spessore della cute e provoca un intenso prurito.
    Il pelo sbiadisce e si va diradando, lasciando croste in diverse zone. L'animale colpito va deterso (specie sulle croste) con una soluzione apposita e, vista la trasmissibilità all'uomo, vanno seguite scrupolose norme igieniche.


    Altra malattia virale è la icosi, affezione dovuta a funghi patogeni. Si presenta con perdita di pelo a chiazze e cute infiammate. Anche questa è una malattia trasmissibile all'uomo: quindi raccomandiamo ancora la massima igiene e pulizia oltre naturalmente ad una profilassi adeguata.
    Il gatto è soggetto a vari tipi di tenie, il più delle volte veicolate dalle pulci: il gatto affetto da tenia presenta una sintomatologia piuttosto varia: diarrea, perdita di pelo, dolori viscerali ...

    E' soprattutto osservando le feci che il padrone si accorge della presenza del parassita e potrà così avvertire il veterinario. Una malattia che invece il micio non può trasmettervi è l'otite parassitaria.
    Dovuta ad un acaro che si stabilisce nell'orecchio, si manifesta con cerume o croste nel padiglione auricolare e prurito a causa del quale il gatto si gratterà frequentemente arrivando a provocarsi delle ferite. Per eliminarla l'orecchio andrà pulito e medicato con sostanze apposite.

    Affezioni virali
    Rinotracheite infettiva
    E' una malattia che colpisce i gatti giovani e ha un'incubazione di pochi giorni.
    I sintomi: aumento della temperatura fino a 39°-40°C, starnuti frequenti, secrezioni nasali e oculari, stato di prostrazione e inappetenza,a che per diversi giorni.
    Può rilevarsi una malattia molto pericolosa che talvolta conduce a gravi complicanze broncopolmonari e addirittura alla morte. Anche per questa malattia c'è il vaccino.

    Rabbia
    E' una malattia contagiosa anche per l'uomo che può contrarla attraverso la saliva infetta e il morso. Non è facile che il gatto ne venga contagiato, ma in ogni caso esiste il vaccino.



    Affezioni virali
    Rinotracheite infettiva
    E' una malattia che colpisce i gatti giovani e ha un'incubazione di pochi giorni.
    I sintomi: aumento della temperatura fino a 39°-40°C, starnuti frequenti, secrezioni nasali e oculari, stato di prostrazione e inappetenza,a che per diversi giorni.
    Può rilevarsi una malattia molto pericolosa che talvolta conduce a gravi complicanze broncopolmonari e addirittura alla morte. Anche per questa malattia c'è il vaccino.

    Rabbia
    E' una malattia contagiosa anche per l'uomo che può contrarla attraverso la saliva infetta e il morso. Non è facile che il gatto ne venga contagiato, ma in ogni caso esiste il vaccino.


    Gastroenterite infettiva
    L'infezione può essere trasmessa in vari modi e l'incubazione della malattia oscilla tra i 2 e i 10 giorni. Sintomi: il gatto presenta febbre alta seguita da abbassamento della temperatura (fino ai 35° circa) e generalmente resta immobile e inerte.
    Il veterinario vi suggerirà le terapie adatte. Esiste un vaccino efficace.

    Toxoplasmosi
    Dovuta all'ingestione di parassiti microscopici che vengono assimilati attraverso il cibo (ad esempio verdure non lavate o carne poco cotta) ed eliminati dal gatto attraverso le feci.
    L'eventuale contagio può rilevarsi molto pericoloso in particolare per le donne in gravidanza: il passaggio del parassita al feto può infatti essere causa di malformazioni.

    Esiste poi una malattia tipicamente felina, quella del graffio. Responsabile ne è un batterio che proviene dalle pulci che si sistemano sotto le unghie: la malattia è quindi trasmissibile all'uomo con il graffio. Gli eventuali graffi vanno dunque disinfettati, specialmente se il gatto non è ancora stato vaccinato.



    image


    nome per il gatto..





    lettera A
    Abdul, Abel, Abu, Adam,Adidas, Aemy, Aiace, AichaAki, Akira, Aladin, Alan, Alfio, Alì, Alice, Alien, Ally, Ambrogio, Amelia, America, Amik, Amir, Amorada, Amore, Anacleto, Anakin skywalker, Andy, Apollo, April, Aragorn, Arancino, Archie, Ardizzone, Arkady, Arminia, Arno, Artemide, Artù, Arwen, AshleyA, shimoto, Asia, Asso, Astarot, Astra, Attila, Auricchio, Azorek, Azzurra ...

    lettera B
    Baby, Babur, Bach, Baffy, Baffo, Balthazar, Bamby, Bandito, Banjo, Barabba, Barbie, Barby, Barone, Bartock, Batuffolo, Bea, Beba, Bello, Bergamotto, Betto, Biagio, Bibi, Big Jim, Bilbo, Billi, Bipbip, Birba, Birillo, Birry, Biru, Biscotto, Bìubu, Bizet, Blondie, Bomba, Bonny, Boo, Boromir, Botolo, Briciola, Brigida, Brigitta, Briky, Brilla, Brioche, Bruschetta, Buffa ...

    lettera C
    Caccia, Caddie, Caelin, Caesar, Cadfael, Cagliostro, Cagney, Caicos, Cajun, Calaf, Calamity, Caligola, Campanellino, Capo, Carotino, Cesare, Cesarino, Champion, Charlot, Charly, Checco, CheGuevara, Chiattone, , Chicco, Cholo, Chopin, Chris, Ciccio, Ciclamino, Clifford, loey, Clorox , Clotho, Cloudy, Clover, Clovis, Clowie, Crystal, Cuddles, Cueball, Cuffy, Curfew, Cutie, Cyann ...

    lettera D
    Daedalus, Daffy, Dagon, Dai, Daiquiri, Daisy, Daisy Mae, Dale, Dalì, Dallas, Dalton, Damian, Dandy, Dario, Darth vader, Deep, DemiDeo, Derby, Desertmoon, Diddle, Dodo, Dragon, Duca, Dude, Dudi, Duecalzini, DunDun, Dusty, Dweezil, Dylan ...

    lettera E
    Eamon, Earl, Earl, Eartha, Eban, Eberhard, Ebony, Echo, Eclipse, Emrys, Energy, Erik, Ernesto, Ermanno, Etien, Ettore, Evonymus, Efram, Ekylias, Enfasy, Enzo, Emo, Eris, Ernestine, Errata, Errol, Esmeralda, Estee, Esther, Euclid, Eunice, Eureka, Eurypides, Evenrude, Ever ...

    lettera F
    Fable, Face, Fag, Fafnir, Fagan, Fagin, Fagiolino, Fairfax, Falcon, Fancy, Fandango, Fantasmino, Faron, Fashion, Fatal, Fate, Fats, Faust, Faux, Fedora, Fedro, Feet, Felix, Fender, Ferdinand, Ferreo, Fiby, Fidia, Fido, Fiesta, Fifì, Flapjacks, Flare, Flash, Flea, Fledermaus, Flicka, Fozzy, Fracas, Fraidy, Franchise, Francis, Frank, Frankie, Fringer, Frisbee, Frisco, Fritz, Fritzi, Froster, Fusser, Fuzzbutt ...

    lettera G
    Gabriel, Gamon, Gasper, Gastone, Geebee, Geener, Geesha, Gedeone, Geims Bond, Gehenna, Geisha, Gelsomino, Gembles, Geppo, Geremia, Ghia, Ghost, Gianni, Gigio, Gino, Gippo, Gizmo, Gray, Goro, Gully, Guru ...

    lettera H
    Hades, Hadron, Hagar, Haiku, Haile, Hale Bop, Hero, Heros, Holy, Honey, Hume, Hunter, Hume, Humprey, Hunka, Hunter, Huntress, Hurdles, Hussy, Hyde, Hydrox, Hype, Hyperion, Hyzenthay, Hegel ...

    lettera I
    Iago, Ian, Icarus, Ice, Iceberg, Icey, Ics, Ifrid, Imram, Inch, Iperico, Isidoro, Iasia, Isterix, Ita, Itchy, Itsy, Ivan, Ivory, Izaak, Izzy ...

    lettera J
    Jack, Jade, Jag, Jazz, Jeeg, Jerry, Jess, Jolly, Joy, Joice, Josey, Joshua, Josie, Jovi, Joyce, Juilet, Jules, Junior ...

    lettera K
    Kabuki, Kafka, Kahlua, Kai, Kaiten, Kala, Kally, Kami, Kanji, Karin, Karma, Kashka, Kevin, Khalif, Kiko, Kimba, King, Kirk, Koa, Korokoro, Kronos, Kuma ...

    lettera L
    La Chatte, Labelle, Lacy, Lad, Lady Gridd, Lebone, Lady Jane, Lady Muck, Lady Pepper, Lafeyette, Lamar, Lambert, Lana, Lapleach, Laplover, Larisa, Larry, Laser, Lasher, Latke, Latte, Launcelot, Laurel, Lauren, Laverne, Layla, LeoLeon, Levi, Lex, Lillo, Lince, Lion, Long Cat, Lord, Lucifero, Luis, Luke skywalker, Lupin, Luppolo ...

    lettera M
    Mabel, Mac, Mack, Macaroni, Macaulay, Macbeth, Macgyver, Mach Bagral, Machiavelli, Macintosh, Mackenzie, Madam, Madame, Phloi, Maddie, Madeira, Madison, Madmax, Madonna, Mae, Maestro, Mole, Mon Ami, Monday, Monet, Monk, Monkey, Montego, Monty, Moody, Moondance, Moonraker, Moonshine, Moose, Mopsy, Mordicchio, Morfeo, Mork, Morris, Mortimer, Mosè, Moses, Mostarda, Mouse, Moustache, Mouton, Movado, Mozart, Mozzichetto, Mudd, Muddles, Mudpie, Mughetto, Mugsy, Mumbles, Muncher, Murdock, Murphy, Musino, Mustang, Mutant, Muto, Mutt, Mystic, Myth ...

    lettera N
    Nabie, Nabucco, Nabuccodonosor, Napoleone, Narciso, Nathan, Nefer, Neko, Nelson, Nemo, Neon, Nereo, Nerino, Nerone, Nestore, Nettuno, Neve, Nevischio, Newton, NiceNico, Niger, Nightmare, Nikanor, Niko, Nilo, Azzurro, Nimrod, Ninja, Nippy, Nivek,Nocturne, Nod, Noel, Noha, Noire, Noisy, Nokky, Nolan, Noodles, Noogie, Nora, Norka, Norton, Nosebud, Nosey, Nova, Nubbin, Nubbins, Nubi, Nudger ...

    lettera O
    O.J., Oasis, Oatcake, Obelix, Oberon, Obi wan kenoby, Octavia, Odan, Odd, Odie, Odin, Ofiuco, Okie, Oliver, Omar, Orfeo, Oscar, Otto, Oz, Ozzy ...

    lettera P
    Pablo, Pacific, Pacino, Paco, Paddington, Paddy, Pagan, Paige, Pallino, Palmiro, Panty, Paquito, Paride, Parsifal, Peach, Pelo, Peo, Pepe, Peperoncino, Pericle, Perseo, Picasso, Pilù, Pimpi, Pippo, Pistacchio, Pit, Pitagora, Piumino, Piwi, Pixel, Pizzico, Poipoi, Poldo, Pollicino, Polly, Polo, Pooch, Poodeedoots, Poogie, Pooh, Pooh-Bah, Pooker, Pooki, Poosey, Poosha, Pootie, Popcorn, Popeye, Popoki ...

    lettera Q
    Quark, Queen ...

    lettera R
    Rabirio, Raffaele, Raffy, Rahja, Ramses, Raoul, Raphael, Ray, Red, Remì, Renoir, Ribes, Ricky, Ricky, Rigel, Rik, Ringo, Rio, Rizla, Robin, Rochester, Rocket, Roky, Romeo, Ronfo ...

    lettera S
    Saba, Sabella, Sabina, Sable, Sabra, Sacco, Sachin, Sadie, Saffiare, Saffron, Safir, Sage, Sahara, Sahib, Sailor, Saint, Sansone, Sasha, Saul, Sbulli, Scarpia, Schumi, Sciroppo, Sciù Sciù, Scooby, Seba, Sebastiano, Sekhmet, Senegal, Seth, Shahtoosh, Shawn, Sibelius, Sid, Silver, Silvestro, Simba, Sinfony, Sirius, Smigol, Sonny, Sorbetto, Sorbino, Sorriso, Sortilegio, Striper, Stroker, Stubby, Studley, Stumpy, Stymie, Subway, Sugar, Sugarpuss, Suki, Sulayman, Sullivan, Sultan ...

    lettera T
    Tabby, Taiko, Tappo, Tartufo, Tarzan, Tenerone, Thun, Thunder, Thundertoes, Tigre, Tigro, Tino, TinTin, Tipsy, Tittiolo, Tiani, Tibby, Tiberius, Tibert, Tic Tac, Ticker, Tickets, Ticktock, Tiddles, Tiffany, Tiger, Tiggerbutt, Tiggy, Tija, Tilda, Tobia, Toby, Tom, Tombolino, Tommy, Topino, Tortie, Totto, Tremor, Trevor, T-Rex, Tricia, Tricky, Trina, Trinity, Trixy, Tris, Thalia, Thatcher, Thia, Thor, Thorin, Tunin, Tupak, Tuya, Tybalt ...

    lettera U
    Uffa, Ulisse, Ulai, Ultimo, Uncino, Uriel, Uzzone ...

    lettera V
    Valdemar, Valin, Valmont, Van Gogh, Vanilla, Varuna, Veera, Vegas, Vegeta, Velan, Velma, Velvet, Venceslao, Venezia, Veni, Venus, Veronica, Verushka, Verry, Vesuvius, Vidalia, Vincent, Viola, Violet, Virgil, Virgola, Vitani, Vivaldi, Vlad, Vulcan ...

    lettera W
    Wiley, Wilfred, Wilhelmina, Wilkie, Will, Willa, Willy, William, Willow, Wilma, Wimpy, Windy, Wings, Winifred, Winky Dink, Winnie, Winston, Wipeout, Wiskers, Wizard, Wolfer, Wollensky, Wonton, Woodbine, Woody, Wooshie, Wrangler, Wriggle, Wumps ...

    lettera X
    Xil, Xel, Xana ...

    lettera Y
    Yaro, Yoda, Yomo, Yoyo, Yra, Yumy ...

    lettera Z
    Zaccaria, Zago, Zak, Zampa, Zara, Zazà, Zeola, Zeus, Zico, Zorro, Zeus, Zucchero ...

     
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    la..storia..del mio..micione.."LEON"


    quando..l'ho preso..aveva..2 mesi...
    era..dolcissimo..
    ricordo che.ero a casa di mio cugino..e lui...aveva un sacco di gattini piccoli..
    tutti da dare in adozione...
    io.non ero sicura di..riuscire a prendermi cura di un gattino..anche se.
    da piccola..sono stata sempre circondata da gatti..e...
    li ho amati tutti..teneramente...
    beh...li guardavo..giocherellare quando..uno..colpi'..la mia..attenzione..
    lui.se ne stava..tranquillamente..sdraiato..sul..divano..
    indifferente ai salti e..alle coccole..dei suoi fratellini...
    dormiva..beatamente.......
    io..allora chiesi..."ma..sta bene?..come mai..non si sveglia?"
    poi..l'ho preso in braccio..e..lui..mi ha poggiato..la sua..zampina..sul volto..
    dolcemente..facendomi..."miaaao"
    era..tutto..rossiccio..e..morbido...e...........sembrava..che...mi conoscesse...
    mio..cugino..mi guardo'..e mi disse..
    "lo vuoi?..e tuo.."
    guardai..mio marito..e....lui capi'..........
    "ma.dove..lo faccio dormire?..cosa gli do'..da mangiare.ed i suoi bisognini?...
    non sono preparata...."
    allora..mio cugino..mi diete..tutto..l'occorrente.e mi spiego'..che..era..gia'..abituato a tutto..di non preoccuparmi..
    lo portai..a casa.......un viaggio..di..60km..
    lo tenevo stretto..fra..le..mie..braccia..coccolandolo.e lui..continuava..a dormire..
    a casa..pero'......................
    .........................ahahahaha..lle prime notti..fu..come avere un bimbo piccolo..
    lui..non voleva dormire da solo..nella sua..cuccia..in soggiorno..
    ma..si alzava.e miagolava..alla porta..
    mio..marito..non lo voleva..nel lettone..cosi'....
    io mi alzavo.e...dormivo..con lui..in soggiorno....
    fu cosi'..per circa..un mese...
    poi..piano piano..si..ambiento'.
    e..imparo'..che..aveva..delle regole..
    anche se....ahahaha.ancora adesso..al mattino..ci sveglia..e
    salta sul lettone..dandoci..delle..testate..per farci..svegliare..
    poi..noi..lo accareziamo dolcemente..
    e lui.............ci fa le fusa...felice.....

     
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  9. gheagabry
     
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    LEON










    Perché si dice che i gatti hanno nove vite?

    La capacità di recupero e la robustezza del gatto hanno portato a credere che l'animale fosse dotato di più vite, addirittura di nove, e ciò che ha spesso incuriosito la gente è l'attribuzione di questo numero in particolare.

    Perché si dice che i gatti hanno nove vite? La risposta è molto semplice:
    Nell'antichità, il nove era considerato un numero decisamente fortunato perché era «la trinità delle trinità» e quindi ideale per il gatto «portafortuna».

     
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    nel giardino di clinica abbiamo 3 gatti..non si fanno vedere fino al ora di pranzo..sono precisi come l'orologi swizzeri..si mettono in fila avanti di porta della cucina e aspettano loro porzioni..e vanno d'accordo con i nostri 2 cani..
     
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  11. gheagabry
     
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    Religione cristiana
    Nessun testo sacro ne parla. L'usurpatore è condannato, e condannata la sua memoria; condannato, forse, proprio perché nessuno può dire da dove venga, né chi sia; e l'enigma, come il suo passato divino, non deve venire a turbare le nuove concezioni.

    Grandezza e decadenza
    Con la religione ebraico-cristiana il gatto, d'improvviso, sembra non appartenga più al mondo dei viventi. Si trova una sola allusione al gatto: nel libro di Baruch (cap. VI, 20-21), e più esattamente nella lettera di Geremia per preservare dall'idolatria gli ebrei portati prigionieri a Babilonia. Il profeta parla degli idoli babilonesi anneriti dal fumo, e sui quali posano gufi e gatti.

    Religione cristiana

    Ed ecco, per una coincidenza per lo meno strana, che il cane, fino a quel momento disprezzato e cacciato, il cane vituperato, animale impuro per antonomasia, conoscerà una inattesa riabilitazione con l'avvento del Redentore, del Maestro e Giudice Supremo. Con la sua aureola di fedeltà, di bontà e d'obbedienza, il cane riprende il proprio posto, che nella notte dei tempi aveva fino ad allora occupato vicino all'uomo: il posto di guardiano, di compagno di caccia, di commensale, di difensore e d'amico. Sarebbe errato, infatti, credere che, in quanto animale sacro, il gatto godesse d'un culto gratuito nella vita egiziana. Il gatto, per quanto semidio, distruggeva i serpenti, dava la caccia ai topi, proteggeva il focolare, seguiva il padrone nella palude e faceva levare la selvaggina. Faceva un mestiere che è quello del cane. Eppure il cane c'era: cercando bene, si scopre qualche sciacallo, qualche bassotto, scolpito o dipinto su documenti abbastanza rari: il manico d'un pugnale, un frammento di vaso. Dunque l'Egitto utilizzava il cane, ma tenendolo in scarsissima considerazione; escludendolo anche dall'estrema intimità, giacché Anubi, dio dei Morti, non è un cane, bensì uno sciacallo.

    Dall'epilessia al Cristianesimo
    Possiamo chiederci quali fossero le ragioni di tale discredito. Perché il cane, che fin dalla prima comparsa dell'uomo fu legato ai suoi balbettii, ai primi sforzi, ha ceduto il posto al gatto nell'Alto Egitto? Perché, da un giorno all'altro, Sua Maestà il Gatto ha assunto tanta importanza? Perché, per quattromila anni, ha occupato il primo posto nell'esistenza quotidiana d'un popolo fra i più illuminati, invece del cane che pure da tanti millenni aveva dato buona prova di sè? Nessuno s'è mai posto il problema. Vorremmo quì, molto modestamente, affrontarlo dal punto di vista medico.

    In quel tempo, principi e Faraoni, consanguinei al massimo grado, erano spesso colpiti da uno strano male, che oggi sappiamo essere l'epilessia. Si muore raramente del «grande male» (così chiamato probabilmente per il fatto che esso colpiva i Grandi); le crisi, sintomaticamente, sono abbastanza simili agli accessi della rabbia. Ma la rabbia, quella vera (quella che si contrae attraverso una morsicatura o per contatto con bava infetta), la rabbia non perdona! Che ci sarebbe di strano se preti, cortigiani, trapanatori, imbalsamatori, mercanti - tutti coloro che gravitavano intorno al trono - avessero confuso le due malattie e si fossero prudentemente preoccupati di non correre rischi e, a scanso di guai, avessero cercato di circoscrivere il pericolo? «Per privilegio di nascita», si saranno detti, «i principi e i re sono forse immuni dal pericolo di morte; ma noi no!». Può essere bastato questo, perché il cane venisse dichiarato impuro e perché gli si vietasse l'accesso ovunque: nei palazzi, nelle ville, nei templi, ove tutti gli animali, dal falco al coccodrillo, potevano entrare liberamente.

    Comunque rimane il fatto che, al crollo dell'impero egizio, la Chiesa vota il gatto all'obbrobrio, e da al cane la rivincita. Il cristianesimo trionfa: esso è Amore, Tolleranza, Bontà, Perdono delle offese: e rapidamente il cane rinasce; nelle menti, se non ancora nei cuori. Il cane, figlio della Caccia, animale privilegiato, avrà il diritto d'entrare nelle chiese fino al giorno in cui il severo Carlo Magno (ai termini del III Capitolare) proibirà ai giovani signorotti turbolenti d'entrare con le mute dei levrieri nei luoghi santi: donde la tradizione, che dura, di benedire i cani sul sagrato.

    Il cane rinasce; e il gatto, ricordo aborrito d'un paganesimo spento, rientrerà tosto nell'ombra. La Scrittura lo ignora... Cani schiavi di re cristianissimi... Gatti orgogliosi di Faraoni deisti...

    Se un giorno si vorranno spiegare le ragioni dell'ostilità ancestrale che oppone cani e gatti da secoli e secoli, non si dimentichi di cercarne l'origine in questa opposizione confessionale!
     
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    Fisicamente il gatto ha la stessa struttura dei grandi felini, è dotato della stessa agilità e ne possiede le stesse armi micidiali (artigli e zanne). In pratica è un vero e proprio leone in miniatura. Eccovi le caratteristiche salienti.

    LE CADUTE

    Un gatto può cadere anche da grande altezza senza ferirsi o subire danni grazie alla capacità di cadere sempre in piedi, alla sua elasticità ed alla robustezza delle sue ossa. Nella fase di caduta gli occhi e un organo situato nell'orecchio informano il cervello della posizione del corpo e questo reagisce facendo ruotare prima la testa, poi il resto del corpo con un movimento degli organi interni, in modo da cadere sulle quattro zampe. Sempre che cada da un'altezza sufficiente alla rotazione.

    Il mio gatto, caduto dal primo piano ha urtato con la schiena il tirante di ferro dei fili da stendere della signora del piano-terra, per poi cadere in piedi sul prato sottostante, rimediando un bel mal di schiena.

    GLI OCCHI DEL GATTO:

    Come altri carnivori i gatti hanno dietro alla retina delle cellule particolari che gli consentono di vedere anche al buio, queste cellule chiamate "Tapetum lucidum" sono in grado di raccogliare anche una piccolissima quantità di luce e di rifletterla come un catarifrangente, permettendo al gatto di vedere laddove altri animali (compresi noi umani) brancolerebbero nel buio.
    Il gatto è uno dei pochi animali in grado di percepire i colori, infatti nella loro retina insieme ai bastoncelli che servono per la visione incolore vi sono i coni che danno la visione cromatica, questo non significa che vedono il mondo come lo vediamo noi, infatti sono ciechi al rosso e gli altri colori li vedono pallidi e sbiaditi, ma è una fortuna che condividono solo con scimmie e scoiattoli.

    LE VIBRISSE
    Sono i prodigiosi baffi del gatto, fonte della sua sensibilità tattile funzionano come una sorta di radar guidando l'animale nell'oscurità e facendogli evitare gli ostacoli. Un gatto a cui fossero tagliati i baffi brancolerebbe nel buio come un cieco.
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    Dall'espressione del musetto di un gatto si può capire il suo stato emotivo. Infatti, anche se non come il cane, il gatto sa essere molto espressivo.
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    Orecchie leggermente in fuori, il gatto è pronto a recepire, tra i tanti suoni, quelli che lo interessano
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    Orecchie ritte, sguardo sisso davanti a se: il gatto ha individuato un dettaglio stimolante
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    Nelle situazioni che lo mettono in ansia, il gatto muove nervosamente le orecchie
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    Orecchie piatte, il gatto è sulla difensiva e le tiene aderenti alla testa, per proteggerla durante la lotta
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    Orecchie ruotate indietro e grande sfoggio di urla, brontolii e gorgoglii. L'attacco è imminente
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    Testa alta, orecchie abbassate, occhi fissi sull'avversario: il gatto è pronto ad attaccare






    LA CODA
    Anche dalla posizione e dal movimento della coda si può capire molto dello stato d'animo del Gatto, è forse la parte più espressiva del suo corpo

    LE FUSA

    Una delle caratteristiche più amate dei gatti sono le fusa, che rimangono un mistero per le motivazioni, anche se si è capito il meccanismo che le genera. Sono vibrazioni ad alta intensità che vengono prodotte dalla laringe e dal diaframma, sia nella fase di inspirazione che in quella di espirazione, il cervello del Gatto possiede un apposito centro nervoso per il controllo delle fusa, che agiscono in modo positivo sull'organismo aumentando il volume d'aria introdotto e la circolazione del sangue. Generalmente vengono prodotte quando accarezzate o fate le coccole al vostro Micio e lui si trova in uno stato di benessere e soddisfazione, ma vengono emesse anche in caso di malattia o di forte dolore. Non sappiamo ancora cosa ci vuole comunicare; anche altri comportamenti del Gatto, animale così comune, sono ancora misteriosi.

    LE NOVE VITE DEI GATTI

    Non esistono dati scientifici che possano dar credito a questa leggenda, nata per la grande capacità di auto-guarigione e reazione alle malattie e alle ferite anche gravi dei gatti, che a volte ha del miracoloso.


    Le fusa del gatto attenuano il nostro stress

    Problemi di stress? In Francia, un veterinario propone un singolare rimedio. Vende via Internet un cd con le fusa del suo gatto. E' convinto che i suoni bassi, profondi e misteriosi emessi dai felini abbiano un effetto molto rilassante sull'uomo.
    Jean-Yves Gauchet cura gli animali a Tolosa e vende un curioso CD, sul quale ha inciso il "ronron" del suo il suo micio Rouky. L'ha portato in una sala di incisione e a forza di coccole e carezze lo ha registrato una ventina di volte mentre si abbandonava a quegli enigmatici rumori fruscianti. Sul cd ha alternato sequenze 'nature' ad altre mixate con la musica.
    Il dottore ha incominciato a credere nelle virtù terapeutiche delle fusa del gatto, (un meccanismo tuttora poco noto: non e' nemmeno certo quali organi siano in gioco), qualche anno fa, quando gli e' arrivato in ambulatorio un gatto in punto di morte.
    In genere si pensa che i gatti e gli altri felini (leone e pantere non sono da meno) emettano vibrazioni sonore solo quando sprizzano felicita' da tutti i pori ma non e' vero: 'Quel gatto malato - spiega il dott. Gauchet - faceva le fusa per partecipare alla sua guarigione. Produceva quel suono per attenuare, per sopportare il dolore. Le fusa possono essere una reazione disperata dell'organismo per resistere alla malattia''.
    Editore di 'Effervesciences', una rivista di divulgazione scientifica con tiratura di 17.000 copie, il vulcanico veterinario di Tolosa ha approfondito la sua intuizione con l'aiuto di alcuni specialisti del suono e si e' convinto di aver visto giusto.
    ''Se si analizza lo spettro sonoro di un gatto che fa le fusa - spiega - si scoprono tonalita' molto gravi, da 25 a 50 hertz di frequenza. Tonalita' basse, molto ben conosciute dai compositori di musica, perche' permettono di provocare delle emozioni''.
    Nell'uomo l'ascolto delle fusa feline avrebbe un impatto calmante perche' tra l'altro attiverebbe i neuroni che producono serotina. L'effetto sarebbe particolarmente forte su chi ha gia' avuto o ha fruttuose interazioni con gatti in carne e ossa.
    gli hanno scritto cantando spesso e volentieri le lodi della ''ronronterapia'' (in francese far le fusa si dice ''ronronner''): avrebbe ''un impatto molto positivo sul sonno'', porterebbe ad un ''relax profondo con percezione di una luce viola'', stimolerebbe la ''immediata e notevole diminuzione dello stress''.
    Piu' di un acquirente gli ha pero' evidenziato un limite:''il cd non vale un gatto vero che fa le fusa''.


    E se le fusa avessero delle virtù terapeutiche?

    I misteri delle fusa

    La maggior parte dei felini, dal gatto domestico fino al leone e il leopardo, possono emettere una vibrazione profonda e caratteristica: sono le fusa! Queste fusa cominciano nella più tenera età del felino per proseguire in pratica tutta la vita. E, singolarmente, non se ne conosce il meccanismo.

    Per molto tempo si credette ad una vibrazione delle pieghe della laringe, ma si osservò (Hardie-1981) che dei felini sottoposti ad una laringectomia continuavano a fare le fusa. Il diagramma è stato ricostruito (Stogdale-1985), ma oggi si conviene nel considerare le fusa come il risultato dei movimenti sanguigni nella vena cava: questa vena si restringe per passare tra fegato e diaframma, e in certi stati neurovegetativi, il sangue formerebbe dei mulinelli in questo collo di bottiglia, e ciò provocherebbe delle vibrazioni in tutto il corpo, fino alle cavità craniche attraverso l'arteria tracheale. In effetti, "tutto vibra", e il gatto presenta l'attitudine caratteristica di "lasciarsi andare". Atteggiamento che per lungo tempo è stato confuso con un "gran benessere". Ma dei felini in stato di grande sofferenza, o molto inquieti sono ugualmente capaci di fare le fusa.
     
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  13. gheagabry
     
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    Proverbi

    * Agile come un gatto.

    * Agli occhi dei gatti tutto appartiene ai gatti. (proverbio inglese)

    * Al buio tutti i gatti sono grigi. (proverbio inglese)

    * Cadere in piedi come un gatto. (uscire da una difficile impresa senza danno)

    * Cavar la castagna dal fuoco con la zampa del gatto. (far sostenere ad altri il rischio)

    * C'erano quattro gatti. (c'erano poche persone)

    * Chiunque neghi al gatto il latte scremato, dovrà dare la panna al topo. (proverbio russo)

    * È onesto quanto un gatto quando la carne non è a portata di zampa. (proverbio inglese)

    * È troppo aspettarsi da un gatto che si sieda davanti a una ciotola di latte senza leccarlo. (proverbio tedesco)

    * Essere come cane e gatto. (litigare continuamente)

    * Falso come un gatto.

    * Far la gatta morta. (ostentare indifferenza, far finta di non vedere o sentire, per agire poi a proprio vantaggio)

    * Furbo come un gatto.

    * Gatta ci cova. (c'è qualcosa sotto)

    * Gatta morta. (persona che, sotto aspetto mansueto, nasconde tutt'altro carattere)

    * Gatto vecchio, topi giovani. (proverbio catalano)

    * I cani ricordano i volti, i gatti i luoghi. (proverbio inglese)

    * I figli dei gatti pigliano i topi oppure Chi di gatta nasce topi piglia. (quando si ereditano particolari tendenze)

    * I gatti nascondono gli artigli. (proverbio inglese)

    * I gatti sono in grado di sostenere lo sguardo di un re. (proverbio inglese)

    * I gatti vedono anche attraverso le palpebre abbassate. (proverbio inglese)

    * Il cane si addice all'uomo, il gatto alla donna.

    * Il gatto è un ottimo amico. Peccato che graffi. (proverbio portoghese)

    * Il gatto ama il pesce, ma detesta bagnarsi i piedi.

    * Il gatto timido fa il topo coraggioso. (proverbio scozzese)

    * La curiosità uccide il gatto, ma la soddisfazione lo riporta in vita. (proverbio inglese)

    * La gatta che chiudeva gli occhi per non vedere i topi. (chi non si impiccia dei fatti altrui, ma neanche delle cose importanti)

    * La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. (le cose fatte in fretta riescono male)

    * Ladro come un gatto.

    * Lasciate che la gatta scappi; il maschio la rincorrerà. (proverbio tedesco)

    * Libero come un gatto.

    * L'ira ardente del gatto spaventa anche l'acqua fredda. (proverbio francese)

    * Musica da gatti. (musica senza accordo, indiavolata)

    * Non comprate mai un gatto in un sacco. (proverbio olandese)

    * Padrone felice, gatto felice. Padrone indifferente, gatto scontento. (proverbio cinese)

    * Prima lusingare e poi graffiare, è arte dei gatti.

    * Quando il gatto è via, i topi ballano oppure Quando manca la gatta i topi ballano. (se il capo e assente, i dipendenti non lavorano più)

    * Se cambiate casa, fate entrare il gatto dalla finestra anziché dalla porta, così non andrà via. (proverbio americano)

    * Se il gatto e il topo trovano un accordo, il droghiere è rovinato. (proverbio iraniano)

    * Se stirarsi producesse denaro, i gatti sarebbero ricchissimi. (proverbio africano)

    * Sensuale come una gatta.

    * Silenzioso come un gatto.

    * Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. (chi si arrischia troppo in cose illecite, prima o poi viene scoperto)

    * Tenere rinchiuso un gatto lo farà diventare un leone. (proverbio ungherese)

    * Un gatto è un leone in una giungla di cespugli. (proverbio indiano)

    * Un gatto per un topo è come un leone. (proverbio albanese)

    * Un gatto vecchio mangia tanto latte quanto uno giovane. (proverbio inglese)

    * Una gatta da pelare. (una impresa difficile)

    * Una gatta può andare in convento, ma resta sempre una gatta. (proverbio rumeno)

    * Uscir di gatta morta. (smettere la finzione)

    * Vederci al buio come un gatto.
     
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  15. ZIALAILA
     
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    Bellissimi tutti i post ... interessantissime tutte le notizie scientifiche e non che ci avete dato.....

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94 replies since 16/5/2010, 17:01   42657 views
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