IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 024 ...

LUNEDI' 13 GIUGNO - DOMENICA 19 GIUGNO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 024 (13 Giugno – 19 Giugno 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 13 Giugno 2016
    S. ANTONIO DA P.

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    Settimana n. 24
    Giorni dall'inizio dell'anno: 165/201
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    A Roma il sole sorge alle 04:35 e tramonta alle 19:46 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:33 e tramonta alle 20:13 (ora solare)
    Luna: 0.47 (tram.) 13.08 (lev.)
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    Proverbio del giorno:
    Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia.
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    Aforisma del giorno:
    Il carattere è tutto l'uomo: nulla di buono può aspettarsi dagli individui,
    dalle famiglie, dalle nazioni, dalle società, che non siano fornite di carattere
    (R. Ardigò).










    RIFLESSIONI



    ... Il portiere silenzioso…
    ... Ho sentito parlare di Enrico, un bimbo grassottello che non parlava, ma capiva tutto quello che gli altri gli dicevano. L’unica cosa che sapeva dire era “mamma”. Aveva un fratello più grande Leo che, però, non amava giocare con lui.
    Ma la mamma gli diceva che quando andava a giocare a calcio con gli amici doveva portarsi dietro anche Enrico, altrimenti non sarebbe uscito. Così, pur di non rinunciare a giocare con gli amici, Leo si portava dietro Enrico. I compagni di squadra gli chiedevano perché si portasse dietro quell’imbranato di Enrico ma lui alzava le spalle. Quando arrivavano al campetto, Leo faceva sedere Enrico su di una panchina e gli diceva di non muoversi. Enrico si sedeva e rimaneva a guardare estasiato. Gli piaceva il calcio.

    Un giorno, l’allenatore della squadra, disse a Leo che se non si fosse allenato bene a tirare il pallone lo avrebbe messo fuori squadra. Così Leo tornò a casa disperato perché non sapeva con chi allenarsi. Incominciò a tirare il pallone vicino al muro facendolo rimbalzare e tornare indietro. Ad un tratto vide Enrico acchiappare le mosche con le mani. Ed era bravo, le prendeva tutte. Così pensò di provare a mettere Enrico in porta per allenarsi. Enrico si dimostrò discretamente bravo. Da allora Leo incominciò ad allenarsi sempre con Enrico il quale era contentissimo. Con il tempo Leo diventò un discreto tiratore, mentre Enrico diventò un portiere formidabile, ma Leo preferì non dire niente a nessuno: cosa avrebbero detto gli altri se avessero saputo che Enrico parava tutti i suoi tiri? Un giorno Enrico era da solo in cortile, seduto con la palla in mano ed era triste. Leo aveva la febbre e non potevano giocare. Un compagno di squadra, Ricciolo, così chiamato perché aveva una chioma riccia riccia, venne a fargli visita. Quando se ne andò, vide Enrico triste e solo. Gli si avvicinò e gli fece un sorriso. Enrico gli lanciò la palla e l’amico per cortesia gliela ritirò. Enrico la parò e poi si recò nella porta e ritirò il pallone al compagno di squadra del fratello. Questi tirò piano ed Enrico parò. Poi tirò un po’ più forte ed Enrico parò ancora. Sempre più forte, ma Enrico parava sempre. Fece tantissimi tiri, ma non riuscì a segnare nemmeno una volta. “Che brutta figura!” si disse, e scappò a gambe levate.

    Qualche tempo dopo stavano affrontando una squadra molto forte, ma per fortuna stavano vincendo 3 azero. Purtroppo ad un certo punto il portiere si fece male ed il secondo portiere era influenzato. Così decisero di mettere in porta uno dei giocatori, ma in breve subirono tre goal. La partita si metteva male. Ad un tratto il Ricciolo si fece anima e coraggio e durante la pausa tra il primo e secondo tempo fece una proposta. Raccontò che secondo lui, se non volevano perdere la partita, dovevano mettere in porta Enrico. Tutti risero. Il fratello si arrabbiò dicendo che non era giusto da parte sua prendere in giro il fratello. Nessuno diede più retta a Ricciolo e ripresero le loro cosse. Fu allora che Ricciolo prese un pallone e lo lanciò forte ad Enrico che lo parò. Poi di nuovo con un tiro difficile ed Enrico parò. Passò il pallone ad un altro compagno e questi tirò. Ma niente, ogni volta Enrico parava. Tutti restarono ammutoliti, proprio tutti, perfino l’allenatore. Scesero in campo con Enrico in porta. Enrico non sbagliò una parata, e ad un certo punto Ricciolo fece un goal e vinsero la partita. Tutti presero Enrico in braccio e lo portarono in trionfo per tutto il campo. Da allora Enrico giocò sempre come primo portiere e si divertì sempre tanto. In breve tempo divenne famoso con il nome di: il portiere silenzioso. E siccome Enrico aveva il desiderio di giocare in una grande squadra, Leo si impegnò per aiutarlo a coronare quel sogno: e così accadde. (educabimbi.it).
    … Inizano i Campionati Europei di Calcio. Come sempre accade nella nostra civiltà, il calcio diventa il comune denominatore che fa da catallizzatore delle attenzioni, speranze e sogni di tutti. D’un tratto le angosce del vivere sembrano attenuarsi e tutto hai idea di essere più accettabilie più bello. Dalle finestre, i balconi iniziano a sventolare le bandiere della nostra nazione, e quando gioca l’Italia tutto viene assorbito nel silenzio e nella attenzione di tutti. Strade svuotate come i giorni di ferragosto della mia infanzia, un silenzio assoluto; dalle fienstre aperto suona il commento dei giornalisti e siamo tutti in attesa, a volte inconsapevole dell’urlo liberatorio qundo la nostra nazionale segna un gol. Ecco..tra poco inzia la partita … scende il silenzio e il fischio dell’arbitro da il via alla silenziosa serata davanti la tv …Buon Giugno amici miei …
    (Claudio)






    Goal

    Il portiere caduto alla difesa
    ultima vana, contro terra cela
    la faccia, a non vedere l’amara luce.
    Il compagno in ginocchio che l’induce,
    con parole e con la mano, a sollevarsi,
    scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

    La folla - unita ebbrezza- par trabocchi
    nel campo: intorno al vincitore stanno,
    al suo collo si gettano i fratelli.
    Pochi momenti come questi belli,
    a quanti l’odio consuma e l’amore,
    è dato, sotto il cielo, di vedere.

    Presso la rete inviolata il portiere
    - l’altro- è rimasto. Ma non la sua anima,
    con la persona vi è rimasta sola.

    La sua gioia si fa una capriola,
    si fa baci che manda di lontano.
    Della festa - egli dice - anch’io son parte.
    (Umberto Saba)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    L'albero e il nido

    Nel cuore, nel cuore del bosco
    là dove è più verde e più fosco,
    frondeggia un castagno solenne
    enorme, centenne.
    Nel cuore dei grandi fqgliami
    dal tronco si parton due rami;
    sui rami è posato, minuscolo,
    un nido di musco,
    Nel cuore del nido pispiglia
    raccolta una nuova famiglia:
    la mamma con ogni premura
    la scalda e la cura.
    O vola, levando il suo grido,
    e il cibo riporta nel nido,
    accolta dai trilli e bisbigli
    degli avidi figli.
    E l'albero sembra raccolto
    su quel pigolare in ascolto,
    con un amoroso tremore:
    quel nido è il suo cuore.
    (Puck)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il bambino e la stellina

    C’era una volta un piccolo bambino, che nelle notti d’estate in braccio alla sua mamma, col nasino all’insù, guardava il cielo e le stelle che brillavano. Ad un tratto ne vide due che cominciarono a rincorrersi, giocare nel cielo e poi sparire.
    Il bambino stupito e meravigliato sgranò gli occhioni ed esclamò: “ Mamma, ma anche le stelle giocano tra di loro?” E tutte le sere, quando scendeva la notte, non vedeva l’ora di andare a guardarle.
    Un giorno però disse: “ Mamma, ma perché si rincorrono nel cielo e non scendono a giocare con me? Come possiamo prenderne una?”
    E allungava la manina cercando di fermarle… ma loro birichine, quando stavano per essere prese, scappavano via.
    Una stellina, piccola, udì le sue parole e volle scendere a giocare con lui…Ma ahimè, il viaggio era lungo e quando arrivò ormai era giorno.
    “ Devo fare più in fretta” disse la stellina, “ altrimenti, quando arrivo non mi vede!”
    Ma prova e riprova arrivava troppo tardi La stellina si disperava, ormai lei voleva bene al bambino, voleva giocare con lui, … ma era piccola e non poteva correre di più.
    Un Angelo che passava di lì, la vide piangere e le disse: “ Aggrappati alle mie ali e io ti porterò”.
    Ma arrivati sulla terra la stellina si accorse che non riusciva più a correre e giocare.
    L‘Angelo allora prese dalle sue ali due piccole piume e le regalò alla stellina. “ Tieni, le disse, con queste potrai volare”.
    Così lei volò dal bambino e giocarono insieme.
    Allora, aiutate dagli Angeli, tante altre stelline vollero scendere sulla terra per far felici altri bambini, e nelle notti d’estate, quando si vedono tante piccole luci volare, accendersi e spegnersi nella notte sono le stelle che sono scese dal cielo per giocare.

    (Monferrina)



    ATTUALITA’


    Scoperte le prime impronte dell'Homo erectus.

    In Eritrea, risalgono a 800.000 anni fa. Scoperte le prime impronte dell'Homo erectus. Sono sono state lasciate 800.000 anni fa sulla sabbia di un lago circondato da praterie, dove oggi c'è il deserto dell'Eritrea. A individuarle è stata l'ultima campagna di scavo coordinata dall'università Sapienza di Roma e dal Museo Nazionale dell'Eritrea, nel sito di ad Aalad-Amo, nella parte orientale del Paese. Le impronte potranno dire molto di una specie chiave nella storia dell'evoluzione umana, ha osservato il coordinatore degli scavi, Alfredo Coppa.

    “Se confermata dallo studio fotogrammetrico in corso - ha detto il ricercatore - e da ulteriori ritrovamenti nella prossima campagna di scavo, la sequenza di impronte emerse in Dancalia sarà in grado di raccontarci molte cose dell’Homo Erectus”.
    Le impronte scoperte in Eritrea sono molto simili a quelle dell'uomo moderno e potrebbero dare importanti indicazioni su anatomia del piede e locomozione di questi nostri antenati: mostrano dettagli delle dita dei piedi e della pianta caratteristici dei piedi umani e che li rendono efficienti nella camminata e nella corsa.

    Le orme dell'Homo erectus sono orientate in direzione Nord-Sud, allineate con altre lasciate da antilopi estinte e sono conservate in un sedimento di sabbia indurita,

    probabilmente esposta a inondazioni di acqua. Questo fa pensare che in quest'area oggi desertica vi fosse un lago circondato da praterie. E' la prima volta che si scoprono impronte che risalgono al Pleistocene medio, un periodo di transizione molto importante nell'evoluzione umana, nel quale si sono sviluppate, proprio a partire dall'Homo erectus, specie umane con cervelli più grandi e corpi più moderni.
    (Ansa)





    Osteria Francescana di Massimo Bottura migliore ristorante del mondo.

    Secondo la classifica The World's 50 Best Restaurants. E' l'Osteria Francescana di Massimo Bottura a Modena il ristorante migliore del mondo, secondo The World's 50 Best Restaurants, considerato l'Oscar dei cuochi. L'annuncio ieri sera al Cipriani Wall Street di New York. Osteria Francescana ha spodestato El Cellar de Can Roca di Girona. Bottura e' salito sul palco commosso. "Mi vien quasi da piangere", ha detto, e ha chiamato la moglie Lara a raggiungerlo. "Riuscire in questi giorni significa usare l'ingrediente della cultura perché la cultura è conoscenza e la conoscenza apre le coscienze e crea responsabilità". Lo chef di Osteria Francescana, che a Expo aveva collaborato con la Caritas per un Refettorio dei poveri, ha dato appuntamento a Rio de Janeiro per la prossima "soup kitchen" nelle favelas della metropoli dei prossimi Giochi Olimpici. Eleven Madison Square Park a New York e' il terzo classificato nella hit parade 2016 che ha spinto uno dei numeri uno storici, Noma di Copenhagen, al quinto posto. "Mi raccomando, tu e Taka che siete lì, qualsiasi cosa succeda, tenete alto il morale perché per noi la cosa importante è la squadra, bisogna sempre lavorare allo stesso modo, che sei primo‎o che sei decimo". Sono le parole dette da Massimo Bottura ieri pomeriggio a Davide Di Fabio, uno dei suoi due sous chef assieme a Takahito Kondo, prima di andare alla premiazione a New York dove il suo ristorante, la Osteria Francescana, è stato incoronato il migliore del mondo. "È una grandissima soddisfazione. Non e' che 'ripaga'... essere primi, o secondi o terzi siamo li'. Logicamente fa piacere. Però è stata una soddisfazione per tutti i sacrifici e l'impegno, per i sorrisi delle persone con cui lavoriamo insieme da anni", ha aggiunto Di Fabio. In cucina, in via Stella, sui volti c'è una stanchezza allegra, di chi ha passato la notte in piedi per l'adrenalina e la gioia. Ma si continua a lavorare a pieno ritmo, per servire i 12 tavoli - come al solito al completo - della sala.
    Osteria Francescana, telefoni e e-mail impazziti
    Da questa mattina il telefono e la posta elettronica della Osteria Francescana, incoronato come migliore ristorante del mondo, sono letteralmente impazziti. A raccontarlo, con un sorriso, è Enrico Vignoli, assistente di Massimo Bottura. "Chiamano soprattutto dall'estero per le prenotazioni, e dall'Italia per lo più giornalisti ma anche persone normali che vogliono fare i complimenti". Al lavoro, come al solito, lo staff che sostiene chi lavora in cucina e in sala, una equipe di ragazzi e ragazze che non solo cura le prenotazioni, ma anche segue anche progetti come 'Food for soul', la onlus che lavora per ridurre gli sprechi di cibo per usarli anche per migliorare le condizioni delle persone svantaggiate. Una filosofia che ha portato nel tempo Bottura a collaborare con il refettorio Ambrosiano di Milano, o la mensa dell'Antoniano di Bologna.

    Martina, l'auspicio è che sia un caso che tanti imitino
    Nel fare le congratulazioni a Massimo Bottura, che con la sua Osteria Francescana è stato incoronato da "The World's 50 Best Restaurants" il migliore ristorante del mondo, il ministro per le politiche agricole Maurizio Martina ha auspicato che questo "sia un caso che tanti vogliano imitare, a qualsiasi latitudine, per sprigionare tutta la forza che l'agroalimentare e l'enogastronomia italiana ha". Parlando a Milano margine della presentazione di "LastMinuteSottoCasa", nuova start-up impegnata nella lotta allo spreco alimentare, Martina ha detto d'essere "molto contento" del riconoscimento ricevuto "perché abbiamo lavorato molto con Massimo Bottura". E ha aggiunto d'essere "contento che ci abbia ricordato proprio nei minuti successivi alla premiazione". Questa "è la storia straordinaria di una esperienza che tiene insieme un grandissimo saper fare italiano, territorio, capacità di visione e di essere nel mondo. Un po' la bandiera dell'esperienza enogastronomica italiana che si può affermare sempre di più, grandi congratulazioni a lui". ‬
    (Ansa)





    Alberto Sordi, in 200 film il ritratto dell'Italia.

    Era nato a Roma il 15 giugno 1920, dovè è morto il 24 febbraio 2003. Quasi duecento film in mezzo secolo di attivita': Alberto Sordi e' stato forse l'attore in cui l'italiano medio si e' rispecchiato piu' spesso e cui ha concesso maggiore confidenza soprattutto quando entravano in gioco i sentimenti, le debolezze, le vigliaccherie. Era nato a Roma il 15 giugno 1920, dove è morto il 24 febbraio 2003. Gia' prima della guerra la voce da basso di Sordi risuonava nelle orecchie degli italiani che andavano a vedere il film con Oliver Hardy doppiati da lui. Il suo talento comico comincio' a farsi strada prima con la rivista poi via radio con la trasmissione 'Vi parla Alberto Sordi', in cui nacquero personaggio come Mario Pio.

    In decine di gag, ripetute da lui stesso nelle piu' varie occasioni ma anche imitate da tutti, dai colleghi alla gente comune, nelle quali si era come cristallizzata quella maschera del romano e dell'italiano medio che e' stata la caratteristica piu' tipica di Alberto Sordi. Ecco alcune delle principali sequenze che sono rimaste nell'immaginario collettivo degli italiani:

    LO SPAGHETTO: La scena in cui Nando Moriconi, filo-americano ma romanissimo, in ''Un americano a Roma'' prova a mangiare cibo americano o presunto tale (mostarda, yoghurt, marmellata), e poi si getta famelico sugli spaghetti, e' forse la piu' celebre di tutte. ''Spaghetto, m'hai provocato e io me te magno..'. Ma tutto il film e' una collezione di gag citatissime: da quella dell'americano del Kansas City alla frase 'a me m'ha bloccato la malattia..'', al celebre idioma anglo-maccheronico coniato da Sordi e dagli sceneggiatori (di cui si ricorda soprattutto l'espressione 'santibailor') fino all' epiteto riservato a Carlo Delle Piane, 'cicalo'' (''e statte zitto, statte zitto a' cicalo'').

    LAVORATORI....: Nei ''Vitelloni'' di Federico Fellini (1953), sceneggiato dal regista con Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, Sordi, al termine di una notte brava, si prende gioco con irriverente cinismo di un gruppo di operai mattinieri passando in macchina e urlando: ''Lavoratori....'' seguito dal gesto dell'ombrello e da una pernacchia.

    CHE GENTE, ADA MIA: in ''Le coppie'' (1970), film a episodi, Sordi e' l'operaio metalmeccanico Giacinto che va a festeggiare l'anniversario di nozze in Costa Smeralda con la moglie Erminia. Del tutto fuori luogo, per abitudini, abbigliamento, stato sociale, guardato dall'alto in basso dagli snob che all'inizio degli anni '70 ancora frequentavano la costa nord della Sardegna, Sordi-Giacinto ad un certo punto sbotta: ''Che gente, Ada mia''. IO SO' IO...: Del 'Marchese del Grillo' (1981), quando il turpiloquio comincio' ad entrare anche nel cinema di Sordi, e' la battuta: 'Io so' io e voi nun sete un c....'.

    E CHE VOI CHE SIA...: In ''Io so che tu ai che io so'' (1982), il bancario Sordi scopre la tossicodipendenza della figlia e i tradimenti della moglie. Alla figlia, per apprire moderno, dice: ''E che voi che sia 'n po' de droga, 'n po' e cocaina''.

    IO SFASCIO TUTTO: in 'Un eroe dei nostri tempi' (1955), Sordi e' accusato di un attentato. In un interrogatorio si difende perche' segna tutto quello che fa su un taccuino, ma gli dicono che puo' essere incriminato lo stesso: ''Ma allora io butto la bomba e sfascio tutto, sfascio...''.

    NON CI FACCIAMO RICONOSCERE: Espressione entrata nel lessico comune e usata da Sordi in 'Crimen' (1960), mentre e' a Montecarlo con altri italiani sospettati di un omicidio che non hanno commesso.

    LO SCHIAFFO: Non fa ridere ma non puo' non essere citata: e' la scena finale dell'interpretazione forse piu' intensa di Sordi, nella quale Sordi-Silvio Magnozzi, per una volta un personaggio con la schiena dritta, da' un sonoro schiaffo al suo principale, Claudio Gora, e lo fa cadere in una piscina. La scena dello schiaffo e' contenuta in ''Una vita difficile''.

    ER PAPPONE: In ''Arrivano i dollari'' (1956), Sordi, uno dei cinque fratelli che dovrebbe ricevere un'eredita', schiavizza il suo fedele servitore (Turi Pandolfini) incatenandolo e trattandolo come uno cane: ''Va' a magna' er pappone', 'Magna 'e cocce dee' noci'. BONI: E' una delle piu' celebri espressioni romanesche di Sordi passata nel linguaggio comune di tutti i romani: 'Boni...state boni'. E' nella 'Grande guerra' (1959) di Monicelli.

    E SE ERAVAMO IN TRE...: In 'Riusciranno i nostri eroi...?' (1968) di Ettore Scola, Sordi e Bernard Blier picchiano un trafficante d'armi in Africa. Lui si lamenta: 'Non vale, siete in due'. Sordi replica: 'E se eravamo in tre te menavamo in tre'.

    CE L'HAI 'NA MADRE?: Dello stesso film e' la battuta piu' pesante: 'Ce l'hai 'na madre? ah si'? A gran fijo de na m....''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Warcraft - L'inizio




    locandina


    Un film di Duncan Jones. Con Travis Fimmel, Paula Patton, Ben Foster, Dominic Cooper, Toby Kebbell.



    Primo capitolo di una saga fantasy potentemente allegorica. Non c'è spazio per le sfumature ma il cast è indovinato e il ritmo sostenuto.
    Marianna Cappi


    Il regno di Azeroth vive in pace da anni, sotto il governo benevolo dell'umano Re Llane e di sua moglie - sorella del più fido guerriero del re, Lothar - e sotto la protezione del concilio del Kirin Tor e di Medivh, Guardiano del regno e suo mago più potente. Ora, però, Azeroth è pericolosamente minacciato dall'invasione, attraverso un oscuro portale, degli orchi di Draenor, brutali creature nate per combattere e comandate dal crudele sciamano Gul'dan. Tra loro, solo Durotan, amato e rispettato leader del Clan dei Lupi Bianchi, è disposto a mettersi contro il tiranno per porre fine al suo delirio di distruzione. Ad ogni costo. Anche se per farlo dovrà cercare l'alleanza degli uomini.
    I numeri degli umani che, dal momento del lancio, hanno comprato il software e aperto un account per entrare nel "World of Warcraft", nelle sue prime e successive uscite, è strabiliante: una moltitudine difficile da visualizzare, esattamente come l'orda di orchi del film, e un fenomeno con radici multiple, legato a sua volta ad un universo di pensiero di diviso in due e zeppo di pregiudizi. Chi sono gli utenti di Warcraft, un'orda di sociopatici frustrati o un'alleanza di creativi, interpreti sani delle opportunità della globalizzazione digitale? Il film giunge come risposta universale: nel buio della sala si potranno sedere gli uni e gli altri, spettatori di ogni età, giocatori virtuali e fini biblisti (il figlio di Durotan viene messo dalla madre in una cesta e affidato alla corrente proprio come Mosè, in attesa di rivestire un ruolo fondamentale nel prossimo capitolo della saga), riuniti e pacificati nel nome del fantasy e della sua natura potentemente allegorica.
    Gli orchi che si affollano all'entrata del portale magico per l'altro mondo, dopo che il loro è stato raso al suolo dalla politica di un dittatore assetato di sangue e potere, sono infatti personaggi dell'oggi e di sempre, che le magie grafiche della ILM e gli occhialini 3D permettono di vedere in più dimensioni: da lontano come branco indistinto, preda di tradizioni tribali e rumorose, e da vicino, come esseri più che mai antropomorfi, la cui etica è spesso più solida di quella degli uomini stessi.
    Duncan Jones, specialista di storie a cavallo tra due mondi, si cimenta col kolossal con discreto successo, guardando decisamente più verso L'Ultimo dominatore dell'aria che alle creature di Peter Jackson e indovinando perfettamente il cast, a partire da Travis Fimmel nei panni di Lothar.
    Una guerra senza buoni o cattivi, dove la violenza stessa è presupposto e condanna, ultima ratio e unica alternativa. Jones asseconda l'urgenza narrativa con grande senso del ritmo e fa del suo meglio per spianare un sentiero emotivo riconoscibile nel campo troppo vasto, monocromatico e caotico che è di sfondo agli Orchi. Non è che l'inizio della saga, dunque le priorità narrative sono molte e lo spazio per le sfumature risicato. Il limite maggiore del film sta infatti nella natura classica e prevedibile degli snodi di trama e si ha la sensazione di star assistendo a ciò che deve accadere prima che cominci il bello. Per fortuna, non tutto è rimandato: attorno ai personaggi del dolente Lothar, della mezzosangue Garona e di Khadgar, l'apprendista guardiano, prende rilievo un film nel film in grado di appassionarci quanto basta fino allo scadere del tempo.


    Video

    ]

    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    IL CASTELLO DI VINCENNES



    Il castello di Vincennes o château de Vincennes è il più importante castello fortificato francese tuttora esistente; per l’altezza del suo mastio, oltre 50 metri, è la più alta fortezza di pianura d’Europa. Il castello fu la residenza reale dal XII al XVIII secolo; ha conservato la cinta muraria, le torri medievali, la Sainte-Chapelle e il torrione trecentesco. Fu eretto dal XIV al XVII secolo nel comune di Vincennes, poco ad est di Parigi, oggi sobborgo della metropoli. Dopo un'importante campagna di restauro, la Sainte-Chapelle di Vincennes ha riaperto le porte al pubblico.

    ...storia...



    Da semplice padiglione di caccia, costruito da Luigi VII verso il 1150 nella foresta di Vincennes, divenne nel XIII secolo un vero e proprio maniero ad opera di Filippo Augusto e di Luigi IX. Fu da qui che Luigi partì per la crociata da cui non tornò più. A metà del Medioevo, Filippo III (nel 1274) e poi Filippo IV (nel 1284) si sposarono qui; e tre sovrani del XIV secolo vi trovarono la morte: Luigi X (1316), Filippo V (1322) e Carlo IV (1328).
    Le reliquie crociate della corona di spine di Cristo furono conservate nel castello prima di essere trasferite alla Sainte-Chapelle di Parigi.
    Verso il 1337, Filippo VI decise di fortificare il sito costruendo un mastio nella parte occidentale alto 52. La cinta muraria di oltre un chilometro, fiancheggiata da tre porte e sei torri alte 42 metri, fu edificata dai Valois due generazioni più tardi, attorno al 1410. Il fossato era alimentato dal rû de Montreuil, un ruscello che scendeva da Montreuil-sous-Bois per poi dirigersi verso Parigi e gettarsi nel lago di Saint-Mandé.
    Carlo V, re di Francia, lo trasformò, nel 1365 per farne una dimora confortevole e funzionale alle esigenze della famiglia reale, quindi commissionò la costruzione dell'attuale torrione per custodirvi le proprie collezioni di oggetti d'arte e manoscritti. La costruzione della Saint Chapelle, opera di Pierre de Montereau, fu iniziata nel 1379 secondo il modello di quella del Palais de la Citè a Parigi, e fu la concretizzazione del sogno di Carlo V di affiancare alla fortezza un edificio religioso d'eccezione. All’interno un frammento della corona di spine, rimasto a Vincennes.

    Dall'inizio del XV secolo e fino al XIX secolo, il maschio divenne una prigione, simbolo di una giustizia fatta sotto il vincolo del segreto e dove furono detenuti Fouquet, il Marchese di Sade, Mirabeau. Enrico IV fu uno degli ospiti involontari del castello, nel quale fu imprigionato durante le guerre di religione.
    Nel XVII secolo l’architetto Louis Le Vau costruì per Luigi XIV le ali “del Re” e “della Regina”, e il castello diventò la terza residenza reale. I lavori di ricostruzione non proseguirono oltre, dato che la Reggia di Versailles assorbiva tutti gli sforzi.
    Nel 1796 il castello fu convertito in arsenale di Parigi. Nel 1804 il duca d’Enghien fu fucilato nel fossato del castello. Nominato governatore del castello nel 1812 da Napoleone, il generale Pierre Daumesnil lo difese con accanimento in occasione dell’occupazione di Parigi da parte delle truppe russe e prussiane nel 1814: i prussiani, che volevano impadronirsi dell’arsenale, si scontrarono con l’intransigenza del generale, che con meno di duecento uomini resistette all’assedio, malgrado le pressioni e i tentativi di corruzione, per oltre cinque mesi. Finì per capitolare su ordine di Luigi XVIII e uscì dalla fortezza inalberando il tricolore francese.
    Nel XVIII secolo il castello servì come sede per la nascente Ecole militaire, per alcune armerie e per la Manifattura di porcellane di Vincennes, precorritrice della Manufacture nationale de Sèvres.
    Il parco fu rimaneg-
    giato nel XIX secolo secondo i canoni del giardino all’inglese. Napoleone III affidò a Viollet-le-Duc il compito di restaurare la cappella e il mastio, e donò il castello e la foresta di Vincennes alla città di Parigi.
    Il 15 ottobre 1917 Mata Hari fu fucilata per spionaggio nel fossato della fortezza.
    Il 6 maggio 1931 vi si tenne la Exsposition Coloniale et Internationale de Paris: una vasta esposizione che mostrava l’importanza delle colonie per le nazioni occupate, a scopo di sensibilizzazione.
    Il castello servì come quartier generale per lo Stato Maggiore del generale Maurice Gamelin, incaricato della difesa della Francia contro l’invasione tedesca del 1940. Il 20 agosto 1944 trenta ostaggi furono passati per le armi dalle truppe naziste.
    Nel 1948 trovò sede nel castello, il servizio storico dell’esercito, della marina e dell’aeronautica.
    Nel 1964 Charles de Gaulle, allora presidente della repubblica, voleva lasciare il palazzo dell’Eliseo, che giudicava troppo centrale a Parigi, senza prospettiva sulla capitale e non abbastanza prestigioso per ospitare il capo dello Stato. Scelse il castello di Vincennes come nuovo palazzo presidenziale, ma l’operazione passò in secondo piano di fronte ad altre priorità.
    Il castello di Vincennes, sotto la giurisdizione del ministero della Cultura e del ministero della Difesa, è “monument historique”, dopo il 1988 subì un ampio programma di restauro.

    (Gabry)





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    La musica del cuore


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    I grandi Cantautori Italiani


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    foto:oggi.it



    Alex Baroni


    Alessandro Guido Maria Baroni, detto Alex (Milano, 22 dicembre 1966 – Roma, 13 aprile 2002), è stato un cantautore italiano di musica leggera.

    Inizia la carriera nei primi anni novanta, cantando nei locali milanesi, mentre svolge un'attività parallela come insegnante, dopo essersi laureato in chimica. Diventa presto un apprezzato corista di artisti famosi, tra cui Eros Ramazzotti, Ivana Spagna e Rossana Casale. Dopo un'esperienza iniziale nel duo dei Metrica, nel 1994, pubblica il suo primo album in studio, assieme ad Andrea Zuppini, intitolato Fuorimetrica, per l'etichetta DDD, prodotto da Eros Ramazzotti, con cui duetta nel brano Non dimenticare Disneyland. Quest'album, a lungo introvabile, è stato ristampato nel 2007, con l'aggiunta di un brano inedito, intitolato La lettera, che è anche uno dei quattro nuovi brani poi inseriti nella doppia raccolta Alex Baroni Collection, anch'essa pubblicata nel 2007.

    Nel 1991 è tra i cori dell'album Un'altra strada del cantautore genovese Massimiliano Cattapani.

    Entra nell'Orchestra della Rai e nel 1996, è al Festival della Canzone Italiana di Sanremo in qualità di corista. Nel 1997 comincia la lunga e proficua collaborazione con i produttori di tutti i suoi dischi, Marco Rinalduzzi e Massimo Calabrese che insieme a lui scriveranno quasi tutte le canzoni del suo repertorio. Debutta al Festival di Sanremo 1997 come cantante, nella "Categoria Giovani", e ottiene un grande successo di critica e di pubblico, con il brano Cambiare: Baroni vince il premio come miglior voce del Festival, premiato dalla giuria di qualità, presieduta da Luciano Pavarotti, e il brano vince il "Premio Volare", intitolato a Domenico Modugno (la canzone viene premiata come migliore canzone del Festival).

    Nel frattempo, esce il primo album inciso per l'etichetta discografica Dischi Ricordi, a cui il cantante dà il suo nome d'arte, Alex Baroni, contenente, oltre a Cambiare, altri brani di successo, tra i quali Male che fa male (con un coro costituito da una cinquantina di persone, tra cui la giovane cantante emergente Lara Martelli), Scrivi qualcosa per me (accompagnato dal relativo videoclip che ritrae Baroni in un ambiente simile agli MTV Unplugged più ricercati), Ce la farò (con cui aveva già partecipato alle eliminatorie di "Sanremo Giovani"), la ballata La voce della Luna, e la cover di un brano dei Beatles, intitolato In My Life, posto in chiusura al disco. L'album raggiunge la posizione numero 38 in classifica, e si piazza al numero 138 nella Top 200 di fine 1997.

    Sempre nel 1997, collabora alla versione italiana della colonna sonora realizzata per il film d'animazione della Walt Disney, Hercules, in cui dà la voce all'Ercole adolescente, cantando Posso farcela, una suite suddivisa in tre parti, la seconda delle quali è uno strumentale, eseguito dalla sola orchestra e intitolata O possente Zeus, mentre la terza è una reprise della prima). Nello stesso anno inoltre, è presente al "Premio Città di Recanati" ("Musicultura"), dove canta con un'altra giovane cantante emergente, Zenima, in un duetto che non fa altro che inserirsi nell'infinita serie di duetti che l'artista (subito ribattezzato lo "Stevie Wonder della musica italiana", per via della notevole estensione e per la voce simil-nera) eseguirà durante tutto l'anno.

    Nel 1998, partecipa nuovamente al Festival di Sanremo, questa volta nella "Categoria Big" (grazie alle vendite dell'album omonimo), con il brano Sei tu o lei (Quello che voglio). Il sottotitolo del pezzo, Quello che voglio, viene utilizzato poco dopo per il nuovo album. Oltre alla nuova canzone sanremese, il lavoro contiene altre due tracce molto note, accompagnate dai relativi videoclip, Onde e Dimmi che ci sei. L'album raggiunge la posizione 42 in classifica, e si piazza alla posizione 200 della classifica generale di fine anno, nel 1998, vendendo meno del precedente.

    Il successo porta il giovane artista anche a Sanremo Top, nel maggio 1998, da dove Baroni parte per il nuovo tour dal vivo che, per tutta l'estate, lo ha visto cantare nei maggiori centri della penisola, con un gruppo di musicisti di prestigio. Ad agosto, nel corso della tournée, l'artista ha partecipato, vincendo, al Sopot Festival, la rassegna musicale comunitaria ospitata dalla Polonia. Nel settembre dello stesso anno, sulla scia dei recenti successi esteri, esce, in vari paesi europei (tra cui Paesi Bassi, Germania, Svizzera e Polonia), il disco internazionale di Alex Baroni, intitolato Onde, dal titolo del brano che, nel frattempo, è diventato il suo più grande successo fuori dai confini italiani. La raccolta, oltre alla title-track, contiene i pezzi migliori estratti dai suoi due lavori discografici più recenti, Alex Baroni del 1997, e Quello che voglio del 1998.

    Il 1999 comincia sotto i migliori auspici: nel mese di febbraio, Baroni viene premiato in Campidoglio con l'"Oscar dei Giovani 1998". Il tour di supporto all'album Quello che voglio viene prolungato di alcune date, e si conclude con una serata speciale al Memphis Belle di Roma. Inoltre, Alex partecipa all'album postumo di Ivan Graziani, Per sempre Ivan, nel quale canta, in duetto con Umberto Tozzi, la canzone È stato un viaggio (Vita), il cui testo è di Renato Zero e la musica dello stesso Ivan Graziani. Nei primi giorni del mese di settembre, esce il nuovo singolo Pavimento liquido, il quale, insieme al relativo videoclip (girato nel deserto africano, durante l'estate di quell'anno), anticipa la pubblicazione del terzo album dell'artista, intitolato Ultimamente. Il disco è stato pubblicato il 24 settembre e ha visto la collaborazione letteraria di Renato Zero al brano E il cielo mi prese con sé, che si rivelerà, qualche anno più tardi, tristemente profetico.

    La promozione del nuovo atteso lavoro viene affidata, per lo più, ai video delle canzoni Pavimento liquido e Fuori di qua, vista la decisione di non estrarre alcun singolo e la mancata partecipazione al Festival di Sanremo, dove il brano da lui proposto, la title-track dell'album appena pubblicato, Ultimamente, non passa le selezioni (il brano non viene, però, incluso nel lavoro del 1999, a cui dà il titolo; riemergerà, invece, nel disco postumo C'è di più, del 2004, di cui sarà il singolo trainante).

    Il disco riceve una massiccia copertura radiofonica, ma non riesce a eguagliare le vendite dei due album precedenti. Baroni non si perde comunque d'animo e s'imbarca in un lunghissimo tour che, a differenza dei precedenti, durerà due anni, invece di uno solo. Il cantante non rinuncia comunque a nessuno degli spettacoli del tour, compresi i concerti gratuiti per i fan o di beneficenza per vari enti già programmati in partenza, rispettando anche gli impegni presi con i colleghi. Durante la tournée di Massimo Di Cataldo, incentrata sul repertorio dei Beatles, i due artisti duettano in molti classici dello storico gruppo britannico, mentre Baroni sceglie di cantare Solo per te, tratta dal suo ultimo album, che gli permette di esibire la sua notevole estensione vocale.

    Inoltre mette alla prova la sua abilità di paroliere, collaborando alla stesura di È la verità, poi inserita nell'album Girasole di Giorgia, sempre nel 1999. Per la cantante romana, Baroni scriverà anche il testo di Prima di domani, una delle tracce dell'album successivo di Giorgia, Senza ali (2001), mentre Giorgia restituirà il favore al compagno, collaborando con lui alla composizione del testo di Fuori dalla mia finestra, uno dei brani di Ultimamente. Queste ultime due canzoni dimostrano, tra l'altro, la bravura di entrambi nell'assumere un punto di vista letterario neutrale, visto che Baroni scrive per la compagna dal punto di vista femminile, e la Todrani, a sua volta, compone la sua traccia dal punto di vista maschile.

    Quanto all'ultimo disco di Baroni, mentre Pavimento liquido riceve anche un'inaspettata accoglienza positiva nelle discoteche estive, i brani di Ultimamente più richiesti in radio diventano in breve tempo anche Fuori di qua (nella quale partecipa Giorgia nei cori) e Viaggio. Al video di quest'ultimo, si affianca ben presto anche il videoclip promozionale di Fuori di qua, in cui Baroni compare legato, mani e piedi, a una sedia. L'album comprende anche un'altra cover dei Beatles, Mother Nature's Son, che chiude elegantemente la terza fatica discografica dell'artista milanese, ormai star a tutto campo, sia in Italia che in Europa.

    In questo periodo Alex dà inizio a proficue, nonché spesso costosissime, collaborazioni con artisti della scena internazionale, come l'ex Kajagoogoo Limahl, il cantante e paroliere dei Duran Duran nonché marito della modella iraniana Yasmine Parvenah, Simon Le Bon, l'ex Wham! George Michael, l'ex leader dei Culture Club, Boy George. Come ultimo progetto, si propone di riunire gli Spandau Ballet, progetto che a causa della morte repentina, non riesce a ultimare.

    Il 19 marzo 2002, Alex Baroni è vittima di un incidente stradale a Roma. Mentre sta percorrendo in moto la circonvallazione Clodia, si scontra presso piazzale Clodio con un'auto. Le sue condizioni appaiono subito gravissime. Viene ricoverato all'ospedale Santo Spirito di Roma dove muore il 13 aprile, dopo tre settimane di coma, all'età di trentacinque anni.

    Il conducente dell'auto è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio colposo. Il processo si è concluso con l'assoluzione in quanto si è accertato che era lecitamente impegnato in una manovra verso sinistra quando fu urtato dalla moto di Alex Baroni che sopraggiungeva a forte velocità. Già prima della sentenza, i familiari di Baroni erano stati risarciti dall'assicurazione Unipol con la somma di 320 mila euro e avevano ritirato la costituzione di parte civile.

    In autunno esce postuma la sua prima raccolta, intitolata Semplicemente (nota anche come Semplicemente Alex Baroni, dalla lettura continua del titolo del disco e del nome dell'autore, sulla copertina della raccolta, che lo ritrae, come le altre foto nel libretto, durante la session fotografica realizzata nel deserto africano), che contiene, oltre ai suoi più grandi successi (scelti dagli stessi fans, tramite un sondaggio condotto sul sito web ufficiale), tra cui Onde, Cambiare e Sei tu o lei (Quello che voglio), anche tre brani inediti, che avrebbero dovuto far parte dell'album al quale stava lavorando nella "primavera della sua vita" (così scrive il fratello Guido nelle note di copertina, annunciando la nascita del «Comitato Alex Baroni», con lo scopo di raccogliere fondi e organizzare eventi artistici di beneficenza, nel ricordo di Baroni).

    Dei tre nuovi pezzi, La distanza di un amore, Speriamo e Binario 4 (che danno un'idea del nuovo sound che Baroni stava sviluppando, lontano dai suoi abituali produttori, I Piloti), il primo viene utilizzato per promuovere l'intero album, che diventerà, in breve tempo, l'album più venduto del cantante, raggiungendo la posizione numero 2 in classifica e piazzandosi alla 17 nella classifica italiana generale di fine annata 2002 (il migliore risultato ottenuto da Baroni in assoluto).

    La cantante Giorgia, con cui è stato legato sentimentalmente, gli ha dedicato le canzoni Per sempre, Gocce di memoria, Marzo; quest'ultima è stata inserita nella sua raccolta del 2002, a lui interamente dedicata, Greatest Hits - Le cose non vanno mai come credi, il cui titolo allude chiaramente al tragico evento che le ha portato via l'ex-compagno e, al momento dell'incidente, ancora grandissimo amico. La canzone Marzo è accompagnata da un videoclip, dominato da colori scuri e tinte tenui, in cui la magrezza spettrale dell'artista e la sua triste bellezza non fanno che aggiungere ulteriori elementi, perfettamente in linea con il tema del brano. Il brano Per sempre è invece incluso nel CD Ladra di vento. L'assenza di Alex Baroni nella vita della cantante Giorgia è una tematica che si ripresenta anche in altri brani della cantautrice romana quali L'eternità e Parlo con te.

    Il 15 ottobre del 2004, esce C'è di più, un intero album di inediti (il quinto, considerando anche il primissimo Fuorimetrica) scritti e interpretati tra il 1998 e il 2002. L'album si chiude con un medley di due classici, Yesterday dei Beatles e Imagine di John Lennon, legate insieme, in un concerto dal vivo, tenuto da Baroni, anni prima, sulla gradinata della Cattedrale di San Bernardino de L'Aquila, in occasione dei festeggiamenti della "Perdonanza Celestiniana", con la partecipazione dell'Orchestra Sinfonica Abruzzese. Trascinato dal singolo Ultimamente e da alcuni altri brani di punta, tra cui il citato medley, il pezzo di apertura, Libero, e la title-track, l'album C'è di più raggiunge la posizione numero 17, piazzandosi alla 186, nella classifica italiana annuale del 2004.

    Il 16 novembre 2006 esce un CD tributo, coerentemente intitolato Alex-Tributo ad Alex Baroni, un omaggio di molti dei suoi amici musicisti e coristi, con fini totalmente no profit e di beneficenza. I proventi della vendita di questo disco vengono devoluti al «Comitato Alex Baroni». Tra i partecipanti vi sono stati Mario Biondi, Manuela 'Manu' Cortesi, Silvio Pozzoli, Giorgio Secco, Paolo Costa, Amedeo Bianchi, Pier Foschi, Nicola Peruc e altri.

    Sempre nel corso del 2006, viene ripubblicata la raccolta Semplicemente del 2002, in una nuova versione Dual Disc: il Lato CD Audio ripropone, rimasterizzati, i tre inediti postumi del 2002 e gli 11 brani che, da un sondaggio, erano risultati i preferiti dai fans, tratti dai tre album di studio del 1997, 1998 e 1999, mentre il Lato DVD comprende i cinque videoclip girati per promuovere i brani Scrivi qualcosa per me (dall'album omonimo Alex Baroni del 1997), Onde e Dimmi che ci sei (da Quello che voglio del 1998), Pavimento liquido e Fuori di qua (da Ultimamente del 1999), oltre a una gradevole galleria fotografica. L'audio di Onde è leggermente diverso dalla versione dell'album (nell'introduzione sono aggiunti dei vocalizzi di Baroni, che erano presenti solo nel videomix e in alcune esecuzioni dal vivo, finora inedite).

    A fine maggio del 2007, esce invece una nuova, doppia raccolta di successi intitolata Alex Baroni Collection, contenente anche tre inediti (La vita è un dado, Vorrei e la cover, rielaborata, in italiano, con il titolo di Sei la sola che vorrei, di Another Star, un pezzo del suo artista preferito, Stevie Wonder), nonché un quarto "nuovo" brano, La lettera, in realtà già edito, ma poco conosciuto, tratto dalla ristampa dell'album Fuorimetrica dei Metrica, il duo in cui Alex aveva esordito come cantante, agli inizi della sua carriera. L'album, il primissimo realizzato da Baroni in coppia con Zuppini venne ristampato, con l'aggiunta del nuovo brano, La lettera, nel 2007.


    Dal 1997 al 2002 è stato legato sentimentalmente alla cantante Giorgia.


    fonte: wikipedia.org


    Video

    Pavimento liquido


    A quattordici anni dalla scomparsa di Alex Baroni, la cantante Giorgia twitta un verso della canzone “Pavimento liquido”, scritta proprio dal cantautore romano: “Fra le stelle che non muoiono sarò”. Un gesto che la cantante ripete ogni anno, per ricordare la memoria dell’ex fidanzato, tragicamente scomparso quattordici anni fa a causa dei traumi riportati per un brutto incidente in moto.

    E dire che non ci penso quasi più
    il mio pianeta ormai, é piccolo laggiù.
    Quanta libertà oltre queste nuvole
    nuovi mondi ma, io sto cercando te
    Sto cercando te da tanto tempo ormai
    nel vuoto dentro me, una cometa sei.
    E io vivo fra le nuvole,
    vivo senza regole
    infinito viaggio verso te.
    Pavimento liquido un amore solido
    nello spazio aperto io vorrei, vorrei
    La velocità è al limite rallentare solo un po'
    Ti riprenderò, -non è facile-,
    fra le stelle che non muoiono sarò
    non ritornerò, non posso farlo più.
    Sto cercando te, da tanto tempo ormai
    nel vuoto dentro me una cometa sei
    E io vivo fra le nuvole,
    vivo senza regole
    infinito viaggio verso te.
    Pavimento liquido un amore solido
    nello spazio aperto io vorrei, vorrei oh vorrei
    Tempo ci sarà finchè mi manchi tu
    lo spazio finirà, se non ti cerco più
    Vivo fra le nuvole,
    vivo senza regole
    infinito viaggio verso te - senza limite-
    Pavimento liquido un amore solido
    nello spazio aperto io vorrei -non è facile-.
    Vivo fra le nuvole,
    vivo senza regole
    infinito viaggio verso te. senza limite-
    Pavimento liquido un amore solido
    nello spazio aperto io vorrei, non è facile


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Basket: 74-70 a Reggio Emilia, Milano campione d'Italia.

    In gara 6 della finale scudetto, chiudendo la serie sul 4-2. Milano è campione d'Italia di basket 2015/2016. L'Ea7 ha battuto 74-70 a Reggio Emilia la Grissin Bon in gara 6 della finale scudetto, chiudendo la serie sul 4-2.

    Milano campione per la 27/a volta, Reggio si inchina

    EA7 Milano campione d'Italia. Questo l'esito di gara 6 giocata al PalaBigi di Reggio. Al termine di una partita tesissima e intensissima l'Olimpia conquista il suo ventisettesimo scudetto, con pieno merito. Ma un plauso anche agli avversari, che ci hanno provato fino alla fine ma ai quali, nei momenti decisivi, è mancata un po' di lucidità. Artefice del successo lombardo il trio Gentile-Sanders-Simon. In casa reggiana ci ha provato un encomiabile Kaukenas, sorretto, a tratti, da Della Valle e Polonara, ma non è bastato. Avvio in linea con i precedenti match giocati al PalaBigi, ovvero in grande equilibrio. Al 3' il tabellone recita infatti: 9-9. Il trend non muta fino alla conclusione del parziale, chiuso dagli ospiti in lieve vantaggio, con Aradori da un lato e Simon dall'altro in evidenza. Il secondo quarto segue il leit-motiv dei precedenti dieci minuti, Gentile si prende in spalla l'Armani, Reggio risponde col collettivo. A metà frazione padroni di casa sopra di 1 (28-27). Due minuti più tardi arriva il primo break del match (10-0), con la truppa di Menetti a spingersi sino al +11 (38-27) sull'asse Della Valle (8 punti quasi consecutivi) Kaukenas. Chiusa la prima metà della contesa in vantaggio di 9 lunghezze la truppa di Menetti subisce in tre minuti, al ritorno in campo dall'intervallo lungo, un 7-0 da parte dell'EA7 propiziato da due incredibili errori di Veremeenko da sotto canestro. Ad interrompere il digiuno reggiano è Kaukenas, con il match che resta in equilibrio fino quasi alla terza sirena. Con gli uomini di Repesa a far valere la fisicità e Polonara e compagni a rispondere con intensità e talento. A spezzarlo, negli ultimi secondi, una "bomba" di Needham. I dieci minuti finali non sono certo uno spot per il basket, col gioco molto spezzettato, il nervosismo a mille e i canestri molto rari. Nella "bagarre" è l'intramontabile Kaukenas a salire in cattedra con 9 punti di fila, sulla sponda opposta rispondono Simon e Kalnietis e a 3' dalla conclusione il tabellone dice 61-62 pro Armani. Quando poi Sanders, poco dopo, sigla il tiro da 3 del +5 il titolo tricolore sembra prendere la via della Madunina. Reggio però non vuole arrendersi e a 50 secondi torna a -2 grazie a Della Valle. A 19 secondi dalla fine la Grissin Bon ha in mano il possesso del possibile overtime, ma la conclusione di Aradori è affrettata, e Gentile infila, successivamente, i liberi che mettono in sicurezza la contesa e lo scudetto per i suoi.
    (Ansa)




    Giro Svizzera: tappa e maglia per Sagan.
    Campione del mondo vince volata a tre nella terza frazione. Peter Sagan concede il bis. Il campione del mondo ha vinto sotto la pioggia anche la terza tappa del Giro di Svizzera, da Grosswangen a Rheinfelden, di 192,6 km, bissando il successo del giorno precedente e indossando la maglia di leader della classifica generale. Lo slovacco è scattato dal gruppo a 13 km dall'arrivo per andare a riprendere Silvan Dillier e Michael Albasini che erano scattati un paio di km prima. Nello sprint il campione del mondo è stato implacabile, precedendo i due compagni di fuga.
    (Ansa)




    Formula 1 prima volta in Azerbaigian, Vettel 'pista è super'.
    Cittadino più veloce. Tedesco Ferrari,non vedo ora correre a Baku. In un'autentica lotta contro il tempo la Formula 1 si sposta dal Canada all'Azerbaigian, per il ritorno in calendario del Gran Premio d'Europa, assente da Valencia 2012. Prima novità dopo il debutto della Russia nel 2014, il circuito realizzato nella zona della città vecchia della capitale Baku è secondo per lunghezza (6,007 km) solo a quello di Spa-Francorchamps (7,004 km). L'analisi finora solo virtuale del tracciato lo annuncia come il circuito cittadino più veloce mai visto e tra le sue caratteristiche annovera un rettilineo lungo 2,2 km e una sequenza di curve (8, 9 e 10) in cui la sede stradale è larga poco più di 7 metri. "Non conosco l'Azerbaigian e non vedo l'ora di andarci, ne ho sentito parlare molto bene - afferma Sebastian Vettel alla vigilia della prova - Sembra che il tracciato sia entusiasmante, in buona parte attraversa la città e in alcuni punti è molto stretto. In generale amo i circuiti cittadini, di solito sono molto difficili, con fondo irregolare e stretti; spero che anche Baku risponda a queste caratteristiche". "Finora lo abbiamo visto solo al simulatore - aggiunge l'ingegnere di pista del pilota tedesco della Ferrari, Riccardo Adami come riporta il sito media della casa di Maranello - Abbiamo fatto una sessione dedicata per impararne le caratteristiche. Si tratta di una pista molto difficile, con tante curve e un lungo rettilineo. La curva 8 è molto impegnativa, la pista si restringe, molto più di come accade sul tracciato di Montecarlo". A proposito delle condizioni meteo, Adami rileva che "dovrebbe fare caldo e ci si aspetta parecchio vento, fattore da tenere in considerazione per gli assetti: Dovremo fare scelte di compromesso per il degrado delle gomme e per avere aderenza nella parte mista, fatta di rettilinei, frenate importanti e curve lente".
    (Ansa)

    (Gina)





    GOSSIPPANDO!!!




    PAOLA CARUSO SI È FIDANZATA, LA BONAS CONFERMA I GOSSIP




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    Arriva la conferma da Paola Caruso, l'ex naufraga dell'Isola dei Famosi si è fidanzata, ecco le ultime novità sulla Bonas di Avanti un Altro!.

    Uno dei personaggi che più hanno fatto discutere di se' in virtù della sua partecipazione all'ultima edizione del reality Isola dei Famosi è Paola Caruso. La Bonas di 'Avanti un altro!' infatti è stata spesso al centro delle polemiche e delle critiche degli altri concorrenti. Tra l'altro le critiche e le frecciatine continuano ancora oggi, nonostante siano passate parecchie settimane dalla conclusione del programma condotto in prima serata su Canale 5 da Alessia Marcuzzi. Nonostante tutte le polemiche il noto volto televisivo è sempre più concentrata sui prossimi impegni lavorativi e artistici. Nel frattempo la showgirl ha rivelato di essere nuovamente innamorata. Al momento però la ex naufraga dell'Isola dei Famosi non ha voluto rivelare l'identità del fortunato.

    La showgirl potrebbe diventare conduttrice di Colorado
    Nel corso di un'intervista radiofonica Paola Caruso ha rivelato di essersi innamorata. Del suo sentimento, la Bonas di Avanti un Altro!, si è resa conto proprio mentre si trovava sull'Isola dei Famosi. Dunque l'esperienza in Honduras è servita non solo per ottenere maggiori opportunità lavorative, ma anche per chiarire meglio i suoi sentimenti. Inoltre secondo le ultime indiscrezioni che provengono direttamente da Mediaset, si vocifera che la showgirl potrebbe presto diventare conduttrice della prossima edizione di Colorado, il noto programma che va in onda ormai da molti anni su Italia 1.

    Addio ad Avanti un Altro?
    Questa opportunità lavorativa deriverebbe dalla bella figura fatta in Honduras all'Isola dei Famosi, dove Paola Caruso è stata una delle maggiori protagoniste. Inoltre durante la sua esperienza nel reality show di Canale 5, il noto volto televisivo ha pure messo in evidenza una certa ironia, che ha molto colpito i dirigenti di Mediaset, che dunque la vedrebbero bene alla conduzione di un programma comico come 'Colorado'. Questo potrebbe portare dunque alla fine della sua esperienza ad 'Avanti un Altro!'. Vedremo dunque nelle prossime settimane come si evolveranno le cose.


    fonte:http://it.blastingnews.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    FEMMINILE E FEMMININO.
    DONNE A CASA ANDERSEN

    dal 27 Maggio al 02 Ottobre 2016



    Il 27 maggio 2016, il Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli ha presentato al Museo Hendrik C. Andersen la mostra Femminile e femminino. Donne a casa Andersen.
    Attraverso le opere dei fratelli Hendrik e Andreas Andersen la mostra propone un viaggio nell’universo femminile a cavallo fra Ottocento e Novecento.

    Il percorso espositivo intende mettere in luce aspetti duraturi o mutevoli della multiforme e complessa costellazione del femminile. Fu Johann Wolfgang von Goethe a coniare la definizione di eterno femminino affermando “tutto ciò che passa non è che un simbolo, l'imperfetto qui si completa, l'ineffabile è qui realtà, l'eterno femminino ci attira in alto accanto a sé” (Faust). In tal modo lo scrittore tedesco enfatizza la “potenza” della donna che attira al cielo e conduce l'uomo fuori della dimensione del tempo. L'eterno femminino non va confuso con la “femminilità” che è piuttosto la somma dei tratti tipici che distinguono le donne nell'atteggiamento e nel gusto.
    La mostra ha il pregio di presentare la cospicua collezione di ritratti, generalmente non visibili, che insieme agli arredi, alle fotografie d’epoca, ai libri e alle sculture testimoniano lo sforzo di Hendrik di trasformare la sua abitazione in un luogo vivo e pulsante di relazioni e di scambio.

    La casa, da sempre simbolo del femminile, s’identifica qui con il corpo della donna che non è altro che “una proiezione e un'espansione della sua anima” (Praz, 1939) che assurge così a simbolo, raccontando le storie dei personaggi che l’hanno vissuta e frequentata. Attraverso un intreccio fatto di oggetti e memorie l'esposizione ricostruisce un’epoca e un modo di “abitare”. La casa di Hendrik Andersen è stata infatti concepita dall'artista come un crocevia di esistenze ed esperienze di cui la mostra intende mettere in risalto la sapiente ed equilibrata sintesi.
    (www.arte.it)

    (di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 2 GIU - I grandi nudi statuari, in marmo bianco, della Fontana di conoscenza infinita. Ma anche l'attimo intimo dell'amica Ethel Cochrane che si ravviva i capelli allo specchio. O la leggera serenità della celebre collezionista Isabella Stewart Gardner, distesa in giardino tra i glicini a Green Hill. La donna e la sua essenza sono tornate protagoniste in Casa Andersen, ultima dimora romana dello scultore, pittore e urbanista americano di origini norvegesi, oggi diventata Museo Hendrik Christian Andersen e che fino al 2 ottobre ospita la mostra a cura di Maria Giuseppina Di Monte, 'Femminile e femminino. Donne a casa Andersen'. Un viaggio attraverso le opere di Hendrik (1872-1940) e alcune del fratello Andreas, che oltre a raccontare la filosofia dell'artista ripopolano idealmente la sua casa e i suoi salotti delle tante figure femminili che animarono la sua vita.
    Nella capitale Hendrik Andersen visse infatti per oltre quarant' anni, lavorando all'utopia della Città perfetta con il progetto per un Centro Mondiale di Comuni-
    cazione. Lui stesso progettò arredi e decori di quella che in onore della madre ribattezzò Villa Helene, in Via Pasquale Stanislao Mancini, a due passi dal Tevere. Trasformato per molti anni in albergo dalla sorellastra Lucia, per volontà dello stesso Hendrik, alla morte della donna il villino passò poi allo Stato, fino a diventare Museo nel '96, oggi nel Polo Museale Romano.
    "La mostra - racconta la direttrice Maria Giuseppina Di Monte - è un'occasione per riscoprire la sua casa e lo spirito che la animava. Andersen non solo poneva uomini e donne sullo stesso piano. Ma considerava la donna il tramite per l'elevazione dell'uomo. Riprendendo il pensiero di Goethe, però, era convinto anche che il femminino appartenesse ad entrambi, senza distinzione". In un ideale itinerario tra il grande l'atelier e lo studio del piano terra, dove il maestro lavorava ed esponeva le opere finite, e poi il piano superiore, nelle stanze private e nel salotto a grandi vetrate, dove stucchi e decori si specchiano nei soffitti affrescati di allegorie, tutte al femmine, sono oggi esposte 70 opere, tra disegni, tele, bozzetti, nudi, ma anche oggetti personali, fotografie d'epoca, scritti, libri, ritrovati nei depositi del museo e generalmente non visibili. In cinque sezioni raccontano Hendrik (e suo fratello Andreas) tra donne 'prototipo' come la Sirenetta, Eva, la Maddalena e Psiche, e donne 'reali', come l'amatissima madre Helene, la cognata Olivia Cushing (colta, sensibile e soprattutto ricchissima mecenate per i suoi lavori) e la sorella adottiva Lucia Lice, giunta dalla Ciociaria come cameriera e poi diventata modella e sua ultima erede. "La casa stessa - aggiunge la Di Monte - era per lui simbolo del femminile e metafora dell'accoglienza". Ecco allora anche il popolo delle donne che Hendrik, "molto vicino ai rosacrociani, all'animismo e agli steineriani", stimava: dalla pittrice Mabel Norman alla scrittrice e giornalista femminista Julia Ward Howe, oltre alle più belle attrici e cantanti della città. E non manca il carteggio con lo scrittore Henry James, al quale era legato da una stretta e, pare, affettuosa, amicizia. Fino alla donna nella città perfetta e in quella complessa monumentale Fontana della Vita, scandita da sculture in marmo alte 2-3 metri, alla quale lavorò incessantemente sin dal 1904 come fulcro del Centro Mondiale che si sarebbe nutrito degli sforzi dell'intera umanità nel campo dell'arte, della scienza e della religione, del commercio, dell'industria e della legge. E nella quale Andersen immaginava la completa partecipazione delle donne.

    (Gabry)





    BALLERINI FAMOSI!!!




    Alonso Alicia


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    Alicia Alonso, pseudonimo di Alicia Ernestina de la Caridad del Cobre Martínez Hoyo (L'Avana, 21 dicembre 1921), è una ballerina e coreografa cubana.


    Biografia
    Alicia Alonso si affaccia al mondo della danza nel 1931 a L'Avana, presso la scuola di balletto della Sociedad Pro-Arte Musical, con Nikolai Yavorsky, e danza a Cuba con il nome di Alicia Martinez.

    A 15 anni si sposa con il partner, il ballerino Fernando Alonso, e adotta il nome di Alicia Alonso.

    220px-Alicia_Alonso_1955Continua gli studi a New York con Anatole Vilzak e Ludmilla Shollar alla Scuola dell'American Ballet e più tardi a Londra con Vera Volkova. La sua carriera professionale inizia però negli Stati Uniti nel 1938. Danza in molte commedie musicali come Great Lady nel 1938 e Stars In Your Eyes nel 1939 (coreografia di George Balanchine).

    A 19 anni diventa parzialmente cieca. I suoi compagni devono trovarsi esattamente là dove lei pensa che si trovino; si aiuta inoltre con le luci per orientarsi sulla scena.

    Nel 1939 entra nella compagnia fondata da George Balanchine, l'American Ballet Caravan, precursore dell'attuale New York City Ballet. Nella prestigiosa e nuovissima compagnia passerà i migliori anni della sua carriera di ballerina interpretando i grandi ruoli del balletto classico. Nominata étoile, avrà l'occasione di lavorare con i più grandi coreografi del tempo: Michel Fokine, George Balanchine, Léonide Massine, Bronislava Nijinska, Antony Tudor, Jerome Robbins e Agnes de Mille.

    Le sue versioni dei grandi balletti classici sono note a livello internazionale: all'Opéra national de Paris (Giselle, Grand pas de quatre, La Belle au bois dormant), all'Opera di Vienna e al Teatro di San Carlo di Napoli (Giselle), all'Opera di Praga (La fille mal gardée) e alla Scala di Milano (La Belle au bois dormant).


    Alicia Alonso e il balletto nazionale di Cuba (Grand Palais, Paris) 2007
    Desiderosa di dare un contributo allo sviluppo del balletto a Cuba, il suo paese d'origine, fonda nel 1948 a L'Avana il Ballet Alicia Alonso. Questa compagnia prenderà in seguito il suo nome attuale di Ballet Nacional de Cuba, compagnia che ancora oggi ella continua a dirigere.

    Nel 2002 è nominata ambasciatore di buona volontà dall'UNESCO per il contributo allo sviluppo e alla salvaguardia della danza classica.



    Riconoscimenti
    1958: Dance Magazine Annual Award
    1964: Cavaliere del Lavoro della Repubblica Democratica del Vietnam
    1966: Grand Prix de la Ville de Paris
    1966: Premio Anna Pavlova dell'Università della Danza,
    1985: Medaglia d'oro del Gran Teatro de L'Avana
    1999: Medaglia Pablo Picasso dell'UNESCO