IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 2° ... NUMERO 359 ...

Sabato 14 Aprile 2012

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline


    BUONGIORNO GIORNO... 14 APRILE 2012


    Edizione Giornale Anno 2° Numero 359



    RIFLESSIONI


    ... CIAO MIRKO …
    ... Ieri abbiamo parlato di un miracolo avvenuto in Argentina dove una mamma ha visto vivere sua figlia inspiegabilmente data per morta dai dottori dopo il parto. Una bambina che ha ricevuto l’abbraccio della mamma all’obitorio dove i genitori addolorati si erano recati per piangere quella giovane vita finita, secondo i dottori, ancor prima di cominciare. Dopo dodici ore la piccola ha emesso un vagito e ha sorpreso tutti facendo esplodere la gioia dei genitori oramai rassegnati al destino avverso. Oggi invece dobbiamo parlare di un altro episodio, il protagonista è un giovane ragazzo, una promessa dello sport, del calcio. Aveva diciasette anni, nel pieno della goventù della gioia di vivere. Ancora una volta le moto, hanno causato una dolorosa tragedia. Venerdì scorso l’accaduto, poi una settimana di speranze e di coma che da subito era stato definito irreversibile. Se si gira per Roma, ma credo si possa dire la stessa cosa anche per altri luoghi del mondo purtroppo, ovunque si vedono piccoli altarini, sciarpe di squadre sportive, o immagini dove sono accaduti incidenti stradali che hanno visto vittime giovani e adolescenti. La morte è una compagna che affianca la nostra vita, a volte la interseca sfiorandoci e portandoci via persone care o conoscenti. Ogni volta che sappiamo di giovani vite stroncate il dolore che ci colpisce è forte e non lascia respiro. Saluto Mirko e tutti quei ragazzi strappati alla vita troppo presto per averne assaporato la bellezza e abbraccio forte tutti coloro che la vita ha privato delle persone care, degl affetti più belli … Vi abbraccio fortissimo … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Mirko Fersini non ce l'ha fatta

    Il giovane degli Allievi laziali è morto dopo una settimana di coma: gli è stato fatale un incidente stradale di venerdì scorso. Una settimana di speranze rivelatesi vane. Mirko Fersini, giovane degli Allievi Nazionali della Lazio, squadra allenata da Simone Inzaghi, si è spento questa mattina all'ospedale San Camillo di Roma. Dopo una settimana passata in coma per le conseguenze di un incidente stradale dello scorso 6 aprile. Il ragazzo, giovane promessa biancoceleste, perde la vita a soli diciassette anni per colpa di una brutta caduta in scooter. La famiglia avrebbe già autorizzato l'espianto degli organi, permettendo ad altre persone di sopravvivere grazie all'ultimo gesto di generosità di Mirko.
    Per la Lazio si tratta di un nuovo lutto, dopo il doloroso addio a Giorgio Chinaglia della settimana scorsa. I tifosi biancocelesti avevano ricordato entrambi proprio nella partita di sabato scorso contro il Napoli. Oltre agli striscioni per "Long John", infatti, era comparsa sul maxischermo della Curva Nord una scritta di sostegno al ragazzo: "Forza Mirko, non mollare". Purtroppo non è bastato. E, così, il club biancoceleste è nuovamente in lutto.


    Fiabe e Favole dal Mondo

    La rana zarina - «The Tsarevna Frog»
    In un antico e remoto regno dell'impero dello Zar di Russia, dove di preciso non è noto, viveva un principe regnante con la principessa sua moglie. Essi avevano tre figli giovani, tutti e tre bravi e coraggiosi oltre misura. Il minore si chiamava Ivan. Un giorno il padre disse loro: "Miei cari figlioli, prendete un arco per ognuno e tirate una freccia, ciascuna in tre diverse direzioni; là dove cadranno, troverete la vostra sposa."

    La freccia del figlio maggiore cadde nel cortile di una nobile famiglia; la freccia del secondogenito andò a finire invece nel cortile rosso di un ricco mercante, dove proprio lì era seduta un ragazza, che era la sua figliola. Al più giovane, il coraggioso Ivan, toccò la sfortunata sorte di lanciare la freccia in un fangoso acquitrino, e in bocca a una rana gracidante. Allora il giovane principe andò a lamentarsi dal padre: "Come posso sposare una rana? Può forse essere pari a me? Non credo proprio.." "Non ti preoccupare" rispose il padre, "evidentemente il destino vuole che tu sposi proprio quella rana". E così tutti e tre i fratelli si sposarono: il primo con la nobildonna, il secondo con la figlia del commerciante, e il terzo con la rana. Dopo qualche tempo, il principe padre chiamò a sé i suoi tre figli e disse loro: "Che le vostre moglie preparino una bella pagnotta per domani mattina". Ivan ritornò a casa, visibilmente preoccupato e corrucciato. "C-R-O-A-K! C-R-O-A-K! Mio caro marito principe Ivan, che ti è successo? Perché sei così triste?" chiese gentilmente la rana. "E' successo qualcosa di brutto al palazzo?" "Qualcosa di brutto..?" rispose Ivan, "lo Zar mio padre dice che tu devi cuocere una pagnotta entro domani mattina". "Non preoccuparti, mio principe. Vai pure a letto; la notte porta consiglio ed è ben più proficua del giorno." Il principe seguì il consiglio di sua moglie e andò a dormire. Allora essa si liberò della sua pelle di rana, per trasformarsi in una bellissima e dolce ragazza, di nome Vassilissa. Si affrettò fuori nel cortile e richiamò ad alta voce: "Venite tutti, servi e cameriere, venite da me subito a preparare una pagnotta di pane bianco per domani mattina, esattamente dello stesso tipo di pane che mangiavo al palazzo di mio padre."

    Il mattino dopo il principe Ivan si svegliò al canto del gallo, e come sapete il gallo canta molto presto al mattino. Il pane era già pronto, e così bello e indescrivibilmente invitante come quello delle fiabe, bello bianco come la neve e leggero come una piuma. Lo Zar fu molto compiaciuto del risultato, e il principe fu molto ringraziato. "Ora vi dò un altro compito" disse sorridente "Che le vostre mogli tessino un tappeto per domani". Il principe Ivan tornò a casa, di nuovo corrucciato e preoccupato. "C-R-O-A-K! C-R-O-A-K! Caro principe Ivan, mio signore e padrone, come mai ancora così in pensiero? Cos'è successo, questa volta? Lo Zar vostro padre non era soddisfatto e contento?" "Non si tratta di questo, ma come potrei essere tranquillo, dal momento che ha ordinato che tu gli faccia un tappeto per domani?" "Non preoccuparti, principe. Vai pure a dormire. Il mattino ha l'oro in bocca." Di nuovo la rana si trasformò in Vassilissa, la saggia matrona, e di nuovo richiamò a voce alta: "Cari servi e fedeli cameriere, venite da me, perché c'è ancora del lavoro per voi. Dovrete tessere un bel tappeto di seta, come quello del trono di mio padre." E ancora una volta, detto e fatto.

    Al canto del gallo, Ivan si alzò, e proprio lì ai suoi piedi vi era un bellissimo tappeto di seta, talmente ben fatto e accogliente da non potersi descrivere. Grandi quantità di oro e argento erano intessute tra i filari di tessuto colorato, e questo rendeva il tappeto ancora più bello da ammirare. Lo Zar fu ne fu deliziato, ringraziò calorosamente il figlio, ed emanò un nuovo ordine. Voleva ora vedere insieme le tre mogli dei suoi bei figli, perciò essi avrebbero dovuto portare le loro spose il giorno seguente. Il principe Ivan tornò a casa, questa volta ancora più cruce delle volte precedenti. "C-R-O-A-K! C-R-O-A-K! Principe, mio caro marito e signore, perché sei così triste? E' successo qualcosa di spiacevole al palazzo?" "Abbastanza spiacevole! Lo Zar mio padre ci ha ordinato di presentargli tutti e tre insieme le nostre mogli. Ora dimmi, come posso andarci domani e presentare te?" "Non è così difficile, dopotutto, e avrebbe potuto andare peggio," rispose con un gentile gracidare, la rana. "Andrai avanti tu, e io ti seguirò. Quando sentirai un rumore, un forte rumore, non ti spaventare, e dì semplicemente: 'Ecco qui la mia umile ranocchia nella sua umile gabbia'".

    I due fratelli maggiori arrivarono per primi con le loro mogli, entrambe belle, affascinanti e allegre, e riccamente agghindate, e i fratelli si presero gioco del povero Ivan. "Come mai da solo, fratello?" chiesero ridendo. "Perché non hai portato la tua sposa con te? Non dirci che non avevi un indumento per coprirla? Perché non ci mostri questa tua bellezza? Sicuramente in tutto il regno di nostro padre non può esserci un'altra al pari di lei e della sua beltà". E ridevano alle sue spalle. All'improvviso si udì un fragore spaventoso, a tal punto che il palazzo tremò e i suoi ospiti si spaventarono a morte. Solo il principe Ivan rimase quieto e calmo e disse: "Non vi preoccupate; è la mia umile ranocchia nella sua umile gabbia." Nel cortile arrivò una carrozza d'oro guidata da sei splendidi cavalli bianchi, e Vassilissa, bella oltre ogni misura, giunse tendendo la mano al suo sposo. Egli la condusse alla tavola imbandita di ricchi e meravigliose pietanze, pari alle tavole delle fiabe, e tutti insieme sedettero a mangiare e a chiacchierare allegramente. Vassilissa bevve vino, e versò la rimanenza nella sua manica sinistra. Mangiò un pò di carne di cigno fritto, e ne conservò le ossa nella manica destra. Le mogli dei cognati videro quel che faceva, e fecero anch'esse così. Quando il lungo e il lieto pasto ebbe fine, gli ospiti cominciarono a ballare e a danzare. La bella Vassilissa si fece avanti, luminosa come una stella, s'inchinò davanti al sovrano e agli altri ospiti, e danzò con il felice marito, il principe Ivan. Mentre danzava, la manica sinistra di Vassilissa fluttuava e un grazioso laghetto apparve nel mezzo della sala e rinfrescò l'aria. Fece ondeggiare la manica destra e dei bei cigni bianchi nuotavano nell'acqua. Lo Zar e tutti i membri della famiglia, compresi i servi e persino il gatto grigio che sedeva in un angolo, si sorpresero moltissimo e rimasero a bocca aperta per lo stupore. Le cognate invidiarono Vassilissa, perché anche loro, durante il ballo, fecero ondeggiare le loro maniche sinistre, con la differenza che al contrario, sparsero vino dappertutto. Fecero ondeggiare le maniche destre, e invece di cigni nel lago, gettarono ossa e ossicini in faccia allo Zar, il quale, in collera, le fece allontanare dal palazzo.

    Nello stesso momento, il principe Ivan riuscì a sgattaiolare via e andò a casa; trovò la pelle di rana e la buttò ad ardere nel fuoco. Vassilissa, rientrando, cercò la sua pelle di rana e quando non riuscì a trovarla, il suo bel volto felice s'intristì molto e i suoi occhi luminosi si riempirono di lacrime. Disse a Ivan: "Oh, principe mio, cos'hai fatto? Dovevo portare quella brutta pelle ancora per poco. Il momento era vicino e noi avremmo potuto essere felici per sempre. Ora sono costretta a dirti addio. Devo andare in una terra lontana e sconosciuta, dove non ci sono strade, al palazzo di Kostshei l'Immortale." E Vassilissa si trasformò allora in un cigno bianco e volò via dalla finestra.

    Il principe Ivan pianse amare lacrime, e pregò il buon Dio, e facendosi il segno della croce, partì verso terre lontane. Nessuno ha mai saputo quanto lungo fu il suo viaggio, ma un giorno egli incontrò un uomo vecchissimo. S'inchinò e questi disse: "Buon dì, baldo giovane. Che cosa vieni cercando, e dove stai andando?" Ivan si confidò a cuore aperto su quello che gli era accaduto, senza nascondere nessun dettaglio. "E perché hai bruciato la pelle di rana? Hai fatto male a farlo. Adesso ascoltami. Vassilissa è nata ancor più saggia di suo padre, e siccome egli invidiava la sua saggezza, l'ha condannata ad essere una rana per tre lunghi anni. Io ho pietà di te, e voglio aiutarti. Questa è una palla magica. In qualunque direzione la palla andrà, seguila senza paura". Ivan ringraziò il buon vecchio, e seguì la palla, la sua nuova guida. La strada era lunga, molto lunga.

    Un giorno in un vasto campo fiorito egli incontrò un orso, un grande orso russo. Ivan afferrò il suo arco, pronto a scagliare una freccia contro l'animale, per difendersi. "Non uccidermi, gentile principe", disse l'orso. "Tu forse non sai che io potrei esserti utile." E Ivan non gli fece alcun male. Poi nel cielo arrivò in volo un'anatra, una bella anatra bianca. Di nuovo Ivan fu pronto con l'arco, ma l'anatra gli disse: "Non uccidermi, buon principe. Sicuramente potrò esserti d'aiuto un giorno o l'altro". Anche questa volta Ivan obbedì al comando dell'anatra e la lasciò in vita. Continuando per la stessa strada, il principe incontrò un bel leprotto grigio che sbattendo le ciglia lo pregò di non ucciderlo: "Lasciami vivere, coraggioso principe. Ti proverò la mia gratitudine a breve." Così Ivan non lo uccise, ma proseguì il cammino. Andò avanti molto a lungo, continuamente, sempre dietro alla palla magica, e giunse fino al mare profondo e blu. Sulla sabbia c'era un pesce. Non ricordo il nome del pesce, ma era un pesce grande, e stava per morire sulla sabbia ardente. "Oh, principe Ivan!" pregò questi, "abbi pietà di me, buttami presto nell'acqua." Ivan lo fece subito, e poi camminò lungo il litorale. La palla, rotolando, condusse Ivan verso una piccolissima e strana capannuccia che stava in piedi sopra una zampa di gallina. "Izboushka! Izboushka!" - questo il nome in russo delle piccole capanne - "Izboushka! Izboushka, girati davanti a me!" gridò Ivan, e la capanna si voltò subito verso di lui. Ivan entrò e vide una strega, una delle più brutte streghe mai viste al mondo. "Oh, il principe Ivan! Cosa ti porta qui?" disse la strega. "Tu, vecchia strega insolente!" gridò Ivan dalla rabbia. "E' questo il modo di fare nella sacra Russia davanti ai propri ospiti? Fare domande prima di rifocillare e dare da bere all'ospite, e dell'acqua pulita per levarsi di dosso la polvere?"

    Baba Yaga, la strega, diede un buon pasto al principe, e acqua calda in abbondanza per potersi lavare e rinfrescare. Presto tornò socievole e cordiale, e raccontò la meravigliosa storia del suo matrimonio. Raccontò per filo e per segno come avesse perso la sua cara sposa, e quanto desiderasse ritrovarla. "So tutto a riguardo", rispose la strega. "Ora si trova al palazzo di Kostshei l'Immortale, e tu devi sapere che Kostshei è terribile. Lui la vigila giorno e notte e nessuno può avvicinarsi. La sua vita dipende da un ago magico. Questo ago si trova vicino a una lepre; la lepre si trova in un grande baule; il baule è nascosto nei rami di un'antichissima quercia; e la quercia è vigilata dallo stesso Kostshei che la tiene tanto vicina quanto la stessa Vassilissa, il che vuol dire più vicino a sé di qualsiasi altro suo tesoro." Quindi la strega spiegò a Ivan come e dove trovare la quercia. Ivan corse al palazzo. Quando giunse presso l'albero, però, si scoraggiò un pò, perché non sapeva cosa fare e da dove cominciare. E lì, la sua vecchia conoscenza, che lui aveva risparmiato, l'orso russo, venne correndo, giunse all'albero, lo sradicò e fece cadere il baule che si ruppe. Ne uscì fuori un leprotto, e corse via veloce. Ma un altro leprotto, quello che Ivan aveva incontrato, arrivò subito dopo correndo, prese il leprotto del baule e lo fece a pezzi. Dalla lepre fuoriuscì un'anatra, un'anatra grigia che volò molto in alto nel cielo e fu quasi invisibile, ma la bella anatra bianca corse all'inseguimento di quella, colpendo la sua nemica, che perse un uovo. L'uovo cadde nel mare profondo. Nel frattempo Ivan stava osservando ansiosamente i suoi fedeli amici che lo aiutavano, ma quando vide che l'uovo era sparito nelle acque blu del mare scoppio a piangere. D'improvviso un pesce enorme venne in nuoto, lo stesso che egli aveva salvato e gli portò l'uovo. Come fu felice, allora, Ivan! Ruppe l'uovo e dentro vi trovò l'ago, l'ago fatato dal quale dipendeva il suo destino. Nello stesso momento Kostshei perse il suo potere e la sua forza per sempre. Ivan entrò nel suo vasto dominio, lo uccise con l'ago magico, e in uno dei palazzi trovò la sua cara sposa, la sua bella Vassilissa. La riportò a casa con sé e vissero a lungo felici e contenti.

    ("Folk Tales from the Russian")

    ATTUALITA’


    Dal 23 aprile 'guida accompagnata' per 17enni.
    Con patente A1 per motocicli e tutor designato. Dal 23 aprile anche in Italia i minori che abbiano compiuto 17 anni potranno iniziare a cimentarsi con la guida di un'automobile. In modo da arrivare con maggiore esperienza al conseguimento della patente B. I minorenni dovranno però essere in possesso della patente A1 per i motocicli ed essere affiancati in auto da un tutor designato. E' quanto stabilisce la norma sulla 'Guida Accompagnata' che entrerà in vigore tra dieci giorni. La novità normativa, prevista e regolamentata dall' articolo 115 del codice della strada, dall'articolo 16 della legge 120 del 29 luglio 2010, e dal decreto ministeriale numero 213 del 11/2011, riguarda l'obbligo di formazione in auto: i minorenni interessati, per poter praticare la Guida Accompagnata, devono prima frequentare un corso di almeno 10 ore di lezioni di guida in autoscuola, di cui 2 in visione notturna e 4 tra autostrada e strade extraurbane. Dopo questo corso, il minore potrà praticare la guida dell'auto, sempre accompagnato da una persona (il genitore può designare al massimo tre accompagnatori). Per poter effettuare questo tipo di pratica è necessario rivolgersi alla Motorizzazione. Una volta esplicate le varie pratiche, la Motorizzazione rilascia la ricevuta che consente di iscriversi al corso di formazione presso una autoscuola. La normativa riguarda attualmente gli autoveicoli massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 t,rapporto potenza/tara non superiore a 55 kW/tonnellata,potenza massima 70 kW.

    Sardegna, allerta meteo si abbatte il mini-ciclone Lucy.
    Nubifragi sull'isola. A Nuoro le scuole sono chiuse. NUORO - E' allerta meteo per tutta la giornata in Sardegna, dove da stanotte piove in molte zone dell'isola e dove per le prossime 24 ore - secondo l'avviso della Protezione civile - potrebbero verificarsi temporali con forti raffiche di vento.
    Per questo, il sindaco di Nuoro, Sandro Bianchi, stamattina alle 6,30 ha emesso l'ordinanza di chiusura di tutte le scuole e istituti di ogni ordine e grado della città. Le abbondanti precipitazioni ed il forte vento previsti per oggi hanno portato il dirigente del servizio Protezione civile dell'amministrazione locale ad annunciare già da ieri l'allerta meteo e la possibilità che le scuole rimanessero chiuse. Stamani la comunicazione via sms a tutte le famiglie che abbiano provveduto ad iscriversi all'inizio dell'anno scolastico al servizio fornendo un recapito cellulare. E' la prima volta che a Nuoro vengono chiuse le scuole a causa delle piogge. In precedenza simili ordinanze i sindaci le avevano emesse solo dopo abbondanti nevicate, compresa l'ultima del febbraio scorso. Intanto già da qualche ora su tutta la provincia sta piovendo abbondantemente e si prevede per tutta la giornata maltempo. MINICICLONE SU MEDITERRANEO, SI CHIAMA 'LUCY' - Si chiama 'Lucy'' il mini-ciclone mediterraneo che si è formato sul Canale di Sardegna ed è diretto verso il mar Tirreno in queste ore e che, dopo aver provocato nubifragi sulla Sardegna, condizionerà il tempo dell'Italia per tutto il Weekend. Il nome è stato assegnato dai centri meteo internazionali, come fa sapere Antonio Sanò, esperto de "ILmeteo.it", il quale spiega che i mini-cicloni mediterranei sono profonde circolazioni cicloniche che traggono energia e umidità proprio dai nostri mari e sono responsabili di ondate di maltempo persistenti. Si verificano alcune volte all'anno, continua Sanò, soprattutto in autunno e in primavera. Piogge, temporali e nevicate a 1200-1300m ci accompagneranno non solo per tutto il fine settimana, ma anche per gran parte della prossima settimana. In particolare, fa sapere ancora Sanò, già sono in corso alcuni nubifragi sulla Sardegna e venti a 100km/h stanno soffiando sul Canale di Sardegna. I temporali scaricheranno fino a 100mm di pioggia sulle coste del Lazio e della Campania e sulla Sicilia nelle prossime 24 ore. Una prima ondata di caldo dal sapore estivo è attesa solo dopo domenica 22 Aprile e proprio per il ponte del 25 aprile.

    Papa compie 85 anni, sette di pontificato.
    Ha raccolto sfida dialogo con giovani, continuita' con Wojtyla ma proprio stile. CITTA' DEL VATICANO - "Penso in particolare ai giovani: continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese, per aiutarvi ad incontrare sempre più in profondità Cristo", ha detto papa Ratzinger nel suo primo discorso pubblico, quasi sette anni fa. "Sono anziano, ma posso ancora fare il mio dovere", ha affermato lo scorso marzo a Cuba, incontrando il quasi coetaneo Fidel Castro. Il leader maximo infatti compirà 86 anni in agosto, mentre lunedì prossimo, il 16 aprile, sarà l'85/mo compleanno di Joseph Ratzinger. Ma come vive il rapporto con i giovani, una delle eredità forse più difficili del predecessore, il pontefice anziano e determinato a fare il suo dovere in un tempo che, mai come il nostro "ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito"?. "Eppure, - ha constatato Benedetto XVI alla vigilia della domenica delle Palme - quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata". Il dialogo con il mondo giovanile così ricco di opportunità e di rischi è entrato subito nell'agenda di Benedetto XVI, che già il giorno dopo essere diventato Papa ha annunciato la propria partecipazione alla Gmg di Colonia, che era stata convocata da Giovanni Paolo II. Ha poi a sua volta indetto le Giornate mondiali della gioventù di Sydney (2008), Madrid (2011) e Rio (in calendario per l'estate del 2013). Alla sfida educativa che le nuove generazioni pongono alla società e alla Chiesa, inoltre, Benedetto XVI ha dedicato i messaggio della Giornata della pace di quest'anno. Al mondo globalizzato, ha scritto papa Ratzinger, serve "pace e convivenza", atteggiamenti a cui i giovani sono aperti, ma che possono essere distorti da una "realtà sociale" che spinga a "agire in modo intollerante e violento". Perciò ha chiesto una "solida educazione della coscienza" che metta "al riparo" da atteggiamenti negativi". Le Gmg restano momenti privilegiati del dialogo con le nuove generazioni e per Benedetto XVI hanno un preciso insegnamento per i ragazzi: "fate di Cristo il vostro migliore amico, fatevi carico delle croci del mondo". Lo ha spiegato in questi termini il 2 aprile ricordando nell'anniversario della morte papa Wojtyla, grande promotore di questi raduni mondiali di giovani. Alle Gmg comunque Benedetto XVI ha impresso il proprio stile, puntando più sulla riflessione e la preghiera, e aumentando i momenti di adorazione silenziosa. Ma, come è accaduto durante il tornado che si è abbattuto sui ragazzi durante la veglia a Madrid, essendo anche capace di relazionarsi con i giovani fuori cerimoniale o dal protocollo. Nel rapporto con le nuove generazioni lo hanno certo aiutato le esperienze con i gruppi giovanili nella prima parrocchia in cui ha prestato servizio da giovane sacerdote, a Monaco nell'agosto del '51 e dall'autunno del '52 nel seminario di Frisinga. Da docente a Tubinga, dal '66, era solito invitare a mangiare con lui gli allievi, alcuni dei quali gli avevano regalato una bici usata e comprata all'asta per andare all'università dalla casetta vicino al lago Aasee. Non aveva la patente e a volte gli studenti lo riaccompagnavano a casa dopo le lezioni. ([email protected])


    GOSSIPPANDO


    GOSSIPPANDO



    Melissa Satta continua a ripeterlo: “Mammucari è solo un amico!”

    melissa-satta-e-teo-mammucari-600x375

    MELISSA SATTA/TEO MAMMUCARI – Melissa Satta ha un diavolo per capello e non soltanto perché deve lottare per lavorare contro Irina Shayk, la fidanzata di Cristiano Ronaldo, ma anche perché continuano ad appiopparle flirt che lei non sa neanche di avere. A dirlo è lei stesso su Twitter:
    “Purtroppo ci deve esser sempre qualcosa che rovina la mia giornata! ”Un poveraccio che scrive un articolo che dice…”, “‘Tra melissa e teo brucia la passione’ ma ancora con ste cavolate??? Ma basta… Lo sanno tutti che siamo amici da 10 anni!!!!”.
    E a rispondere c’è anche lo stesso Mammucari:
    “Ma ti rendi conto che ancora sui giornali scrivono che c’e qualcosa tra di noi!!! Ma sono tutti ridicoli…”.
    Per fortuna ci sono i fan a consolarla:
    “Sto leggendo I vostri commenti. “Avete ragione devo lasciar perdere queste cavolate, ma un po’ mi dispiace”.
    Melissa, ma fregatene: meglio un Boateng oggi e uno pure domani.


    align="center">(Lussy)

    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    Gli uomini tornino ad annodare corde al posto della scrittura"
    (Lao Tze, V sec.a.C.)


    IL NODO


    Perchè il NODO ha rivestito sempre una grande rilevanza nell'Uomo di ogni epoca, tanto da immortalarlo nelle incisioni rupestri, da inserirlo in contesti cultuali, da adottarlo come caratteristica specifica di taluni ordini monastici, da mostarlo in evidenza in molte opere d'arte, dove non è messo in modo 'casuale' o decorativo? E perchè lo si ritrova in contesti geografici assai distanti tra loro?
    Per gli Egizi, il nodo era segno di vita. Il Nodo di Iside era simbolo di immortalità e dell'amore divino; veniva raffigurato spesso in mano, sulla testa o alla cintura del personaggio. Nelle Upanishad, viene utilizzata l'espressione "nodo" (granthi) del cuore e disfare questo nodo significa raggiungere l'immortalità. Buddha insegna che 'disfare i nodi del cuore' è il processo che porta alla liberazione, alla elevazione dell'essere, il passaggio ad uno stato superiore, e i nodi fatti in un certo ordine posso essere sciolti solo nell'ordine inverso, con un metodo rigoroso che è una regola del Tantrismo. Il nodo di bambù cinese è una successione verticale che segna una gerarchia di stati lungo l'asse Cielo-Terra, e ha similitudini con il concetto dei chakra tantrici. I nove nodi dei taoisti hanno il potere di captare la realtà, di far condensare stati ed elementi. Non a caso l'uso delle 'corde annodate' fu uno dei primi sistemi di espressione, conosciuto nell'America precolombiana e presso i Maori. La corda annodata 'lega' i nodi successivi al Principio proprio come il filo del ragno che lo tesse e da esso trae la possibilità di innalzarsi e conquistarsi la libertà; il filo del ragno sarebbe quindi il mezzo, il supporto della realizzazione spirituale (il ragno ha un ruolo demiurgico presso molti popoli).
    Famoso è il Nodo di Gordio, re di Frigia, il cui timone del proprio carro era legato con un nodo talmente complicato che nessuno era in grado di scioglierlo e, secondo l'ORACOLO, l'impero d'Assia sarebbe andato nelle mani di colui che avrebbe saputo riuscirvi. Dopo che molti ebbero tentato e fallito, Alessandro Magno lo tagliò con la spada ed ebbe il regno ma in modo effimero poichè lo perse subito. Il nodo, infatti, fu tagliato(e non sciolto) solo illusoriamente e si richiuse poi chè esso non ha inizio nè fine, simboleggia le realtà invisivili che si aggrovigliano, le nature diverse che la violenza del genio di Alessandro non hanno potuto sciogliere. Il Nodo di Salomone è uno dei simboli più antichi e riprodotti in ogni tempo dall'uomo. Una leggenda racconta che Salomone era un giovane molto romantico ma allo stesso tempo molto crudele con le persone. Un giorno, facendo una passeggiata nel bosco, sentì degli strani rumori; iniziò a camminare più velocemente verso il luogo da dove provenivano e li sentiva sempre più vicini. Lui aveva lunghissimi capelli raccolti dentro un cappello, ma un fortissimo vento trascinò il cappello che volò via e ai suoi lunghissimi capelli si formò un nodo. Dallo spavento svenne e nel sonno sentì una voce che lo invitava ad essere più buono. Quando si svegliò salutò tutte le persone, le abbracciò, e così per incanto il nodo dei suoi capelli si sciolse.
    Il nodo assume anche valore di morte presso certe culture, ad esempio nella mitologia indiana in cui i nodi, i lacci, le corde si associano alla divinità della morte (Yama), dei demoni e delle malattie. Presso gli Arunta Australiani, i demoni uccidono gli uomini serrando fortemente la loro anima con una corda. Nell'antica Roma il 'flamine' di Giove non doveva portare alcun nodo su di sè nè nell'abito nè nell'acconciatura e il Corano fa riferimento alla pratica dei nodi usata dalle streghe che li eseguivano per poi soffiarvi sopra per procurare un sortilegio.
    All'inverso, il nodo può assumere una valenza protettiva, ad esempio gli Arabi si facevano dei nodi alla barba per scongiurare il malocchio. C'è un'usanza araba che pare esista tutt'oggi, secondo cui il marito lega due rami all'albero prima di partire per un viaggio (tale pratica si chiamerebbe Matrimonio di rami); se al ritorno trova tutto come ha lasciato, deduce che la moglie gli è stata fedele altrimenti si ritiene tradito!
    Anche alcune pratiche della magia agraria russa avevano un significato ambivalente: in alcune regioni come la Bielorussia o la Carelia lo stregone per fare vendetta annodava le spighe di grano mettendo un pugno di steli annodati sul margine della strada, in altre regioni, invece, dopo la mietitura veniva messo sulla nuda terra un fascio di grano attorcigliato per propiziare il rinnovamento e la pratica si defiiniva "annodare la barba a Ilja".
    Presso l'impero Inca, i nodi (nella loro lingua quipu o Khipu), erano parte integrante della vita quotidiana e rappresentavano un vero e proprio sistema di scrittura e contabilità. Con questo sistema, essi detenevano archivi, creavano calendari, effettuavano censimenti, statistiche, ed erano mezzi di trasmissione di messaggi, quindi strumenti importantissimi di comunicazione (dal momento che non è noto un altro sistema di scrittura degli Inca).Un sistema 'tridimensionale', oltre le due dimensioni della nostra scrittura. Il marchingegno era costituito da una cordicella orizzontale, di cotone, raramente di lana, alla quale venivano attaccate altre cordicelle annodate di diverso colore, che a loro volta potevano avere ulteriori funicelle annodate aggiunte. La contabilità dell'impero era affidata ai quipu-kamaya, o quipucamayoc (contador), "i maestri delle cordicelle a nodi". E si pensa che solo loro conoscessero il significato di ogni singolo quipu, che è unico. La 'scrittura' basata sui nodi prende il nome di sistema mnemotecnico, perciò di diritto rientra nelle varie forme di scrittura conosciute. Secondo alcuni studiosi, il quipu era basato sul sistema decimale, in cui la fattezza del nodo assumeva una valenza ben precisa: un nodo semplice corrispondeva all'unità; uno doppio alle decine e uno triplo alle centinaia, come scoprì nel 1910 lo studioso Leland Loche, ricercando un comune denominatore dei nodi inca, che si presentano come dei veri rompicapi. Le stringhe o cordicelle annodate avevano diversa lunghezza, raggruppate in vari modi, e i nodi possono presentare una varietà di posizione strabiliante, da qui la difficoltà nella decifrazione dei quipu. E' probabile che,come in ogni cultura o Tradizione,anche i Khipu avessero una doppia valenza: quella per le attività quotidiane, di uso comune, e quella riservata alle caste sacerdotali, poichè pare che il gesuita Joan Anello Oliva abbia scritto nel 'Monumenta Piruana' codeste parole:" Il quipu che serba i segreti della religione e delle caste ha una chiave di compilazione e composizione differente...
    Grazie alla dimestichezza che essi hanno con i fili, questi, li riavvolgono in nodi di differenti colori sino a formare il concetto desiderato". Pare che nel racconto, Oliva descrivesse anche l'aspetto sillabico di un quipu che gli era stato mostrato e che raffigurava il Creatore Pachacamac, specificando che ad ogni sillaba corrispondeva uno specifico nodo, in una data posizione, etc. Un messaggio cifrato, praticamente! Questa 'ingegneria dei nodi' venne ritenuta (pur non comprendedola) idolatria e quanti quipu vennero dati al rogo, dai conquistatori ed evangelizzatori cristiani. Ma -sempre a detta di Oliva- gli Inca ne avrebbero nascosti in luoghi inacessibili.

    Il concetto di 'nodo' come strumento mnemonico ricorre anche nella nostra cultura, specie dell'età evolutiva, quando ci viene insegnato di 'fare un nodo al fazzoletto' per ricordare qualcosa che dobbiamo fare! In Tibet sembra che sia una pratica tuttora in vigore, quella delle corde annodate, considerata da alcuni come la chiave per la comprensione di tutti gli altri sistemi basati sull'utilizzo mnemotecnico del nodo. Anche in ambito religioso, si fa spesso ricorso al nodo, come nella corda da preghiera (russo: Chotkij, greco: Komboskini) degli ortodossi e della chiesa esicasta: è uno strumento utilizzato dai cristiani ortodossi per la preghiera e la devozione personale.
    In psicoterapia i nodi definiscono ciò che blocca, che limita, che impedisce il dinamismo mentale e comportamentale. Il famoso pittore Albrecht Durer eseguì alcuni disegni riferendosi al simbolismo del nodo. Ogmios, il dio celtico dell'eloquenza, è raffigurato con i lembi della sua tunica tutti annodati, con catene che dipartono dalla sua lingua e si legano per le orecchie a quelli che lo seguono. Qui ha valore mistico,in cui il 'dio' ha presa sugli altri esseri.Anche Leonardo da Vinci aveva una dedizione particolare per i nodi.
    Il cordone che fregia il Tempio massonico è costituito da una serie di nodi, che simboleggiano la fraterna unione dei Massoni sparsi nel mondo, senza distinzione di ceto, razza e di religione. Il nodo d'Amore, in massoneria è, di norma di colore rosso, sistemato nel Tempio, tra le sue quattro pareti ed il soffitto della Volta Celeste. In totale essi sono sette, e sono comunemente noti come "nodi Savoia", poiché raffigurati nello stemma araldico di tale casata nobiliare, unitamente alla sigla F.E.R.T. (Fortitudo eius Rodum tenuit). Tali nodi ornano l'intera lunghezza del Collare dell'Annunziata, la massima onorificenza concessa dalla casa Savoia. Il Nodo simbolicamente rappresenta lo stretto legame che unisce le creature con il Creatore, ovvero la natura con la divinità, quindi l'essere umano con il Grande Architetto dell'Universo. Il nodo Savoia è molto usato anche dai marinai, essendo un nodo di arresto che si scioglie facilmente e non indebloisce il cavo, a differenza di un nodo semplice.
    In marina, il nodo assume particolare rilevanza. Un gentile esperto nel campo (il sig. C.G.Guidi), ha 'replicato' una delle coppie di colonne annodate del duomo di Trento, con una corda , e asserendo che in effetti, con questo sistema, il nodo si ottiene facilmente, trattandosi di un nodo piano. La complicanza sorge quando il nodo è fatto di...pietra,come quello alle colonne! Abbiamo visto nella sezione apposita come esso non abbia nè inizio nè fine, non è stampato o colato nè applicato in seguito, è un 'tutt'uno con la colonna'. Un rompicapo architettonico. A Bamberga,in Germania, pare si trovino gli unici esempi di colonne in cui i "fasci non sembrano annodati direttamente, così da dare l'impressione che i nodi siano stati aggiunti posteriormente".
    (dal web)


    "La vita incomincia con un nodo, fatto dall'ostetrica all'ombelico, e continua con nodi quotidiani di ogni genere: alla cravatta, ai lacci delle scarpe, al fazzoletto, ai capelli, ai pacchi, agli arrosti, al pareo balneare. Alcune categorie di persone annodano per professione: i marinai le vele, i pescatori le reti, i tessitori i tappeti, gli alpinisti le corde da montagna, i chirurghi i fili di sutura, le infermiere i lacci emostatici, i prestigiatori i fazzoletti, i contorsionisti il proprio corpo. La vita puo' anche terminare con un nodo, se si finisce strangolati da un cappio come gli impiccati, dal proprio velo come Antigone, o dalla propria sciarpa come Isadora Duncan. A partire dall'immagine delle Parche, che annodano e snodano il filo del destino, il simbolismo del nodo compare in molte espressioni piu' o meno metaforiche: bastoni o alberi nodosi, snodi stradali o ferroviari, noduli al seno, membra snodate, nodi alla gola, nodi che vengono al pettine. Alcuni nodi sono cosi' famosi da avere addirittura un nome proprio: il nodo di Gordio, che Alessandro Magno sciolse barando; il nodo di Ercole, intrecciato dai serpenti nel Caduceo di Ermes; i nodi di Salomone, che non hanno "ne' capo ne' coda"; il nodo Savoia, che serve a rendere piu' robusta una cima; il nodo Borromeo, che il cardinale scelse a suo emblema; il nodo Laterza, che compare sulle copertine dei libri dell'omonima casa editrice. Altri nodi si accontentano invece di un nome comune: il nodo del frate, che si ritrova sia nella corda del saio che nel gatto a nove code; il nodo d'amore, rappresentato dagli orafi nei gioielli; il nodo dell'eternita', che costituisce uno degli otto simboli buddisti venerati dai tibetani; il nodo zen, che troneggia in un tempio di Kyoto. Gli artistici intrichi che si possono generare intrecciando, annodando e inanellando delle corde generano figure che sono state tradizionalmente usate come motivi ornamentali. Le raffigurazioni di alcune pietre tombali nordiche di 6000 anni fa costituiscono i primi esempi di quella che sarebbe divenuta una tipica arte celtica e irlandese. I romani hanno fatto un uso regolare di nodi in lastre, capitelli e mosaici. Le miniature medioevali, a partire dal famoso Libro di Kells dell'ottavo secolo, abbondano di meravigliosi esempi di monogrammi annodati. Il testimone e' poi passato alla calligrafia araba, che si e' specializzata in stilizzazioni in forma di nodi dei nomi di Allah e Maometto, e di sure del Corano: gli esempi piu' alti si trovano nell'Alhambra di Granada, e nelle moschee di Isfahan. Anche gli yantra indiani, sorta di mandala astratti del tipo della stella di David, sono raffigurazioni di nodi. In Occidente i pittori si sbizzarrirono ad annodare il perizoma di Cristo in croce, ma i nodi artistici piu' famosi sono forse i sei disegnati da Leonardo, una sorta di prova generale per le decorazioni di fogliame intrecciato di un soffitto del Castello Sforzesco, e in seguito ripresi da Durer. A testimoniare il perdurare dell'interesse artistico nei nodi ai nostri giorni basteranno tre esempi: il nodo al collo dell'Olympia di Manet, i Sentieri al nodo di Paul Klee, e l'intera opera di Emilio Scanavino. Anche in letteratura affiorano inaspettatamente dei nodi: nel Paradiso dantesco, dove sono citati almeno tre volte (nei canti VII, XXVIII e XXXIII); nell'Encyclope'die, che dedica loro un articolo dettagliato; nella Storia ingarbugliata di Lewis Carroll e nella Ruota rossa di Alexandr Solgenitsyn, di cui costituiscono rispettivamente i dieci capitoli e i quattro sterminati volumi.
    A volte affiorano gia' nel titolo, come in Nodi di Ronald Laing, classico poetico dell'antipsichiatria, e ne Il nodo e il chiodo di Adriano Sofri, ora lui stesso annodato in carcere. Con un tale pedigree, non stupisce che ai nodi siano stati dedicati interi libri. Il primo fu scritto molto tempo fa da John Smith, piu' noto per le sue avventure sentimentali con la principessa indiana Pocahontas. Il classico sull'argomento, Il grande libro dei nodi di Clifford Ashley (Rizzoli, 1989), risale al 1944 ed e' illustrato da ben settemila disegni. Il piu' recente e' Nodi di Alexei Sossinsky (Bollati Boringhieri, pagg. 124, lire 35.000), da poco uscito in libreria, e tratta della teoria matematica dei nodi per un pubblico colto ma non specialista. E poiche' indica chiaramente l'inizio e la fine delle parti piu' tecniche, permette una lettura piacevole e agevole anche a chi non sia interessato agli aspetti piu' esoterici della teoria. I nodi matematici hanno una lunga storia. In molte culture antiche, dalla Grecia alla Persia, dalla Cina alle Americhe, i nodi sono stati impiegati in sistemi mnemonici e di calcolo che si configuravano come vere e proprie protoscritture. A parte i rosari tibetani a 108 nodi, usati ancor oggi, i sistemi piu' noti e raffinati sono i quipu incaici, insiemi di cordicelle colorate e variamente annodate che facevano le funzioni di veri e propri registri contabili, e venivano gestiti da funzionari chiamati "guardiani dei nodi". Lo stimolo per sviluppare una vera e propria teoria matematica dei nodi venne nel 1867 dalla proposta di Lord Kelvin di considerare gli atomi come nodi dell'etere, analoghi alle volute del fumo nell'aria. Mentre infatti queste ultime tendono a dissolversi rapidamente, in un fluido perfetto come l'etere i vortici si sarebbero mantenuti indefinitamente, comportandosi come nodi di gomma. I legami fra atomi sarebbero dunque stati spiegati da reciproci annodamenti, senza bisogno di far intervenire speciali forze atomiche. La proposta stimolo' uno studio dei tipi piu' semplici di nodi, ma cadde in disuso quando Bohr propose invece di considerare gli atomi come sistemi solari in miniatura, tenuti insieme da forze analoghe a quella gravitazionale. Oggi i nodi sono ritornati di moda nella cosiddetta teoria delle corde, secondo la quale le particelle atomiche sarebbero appunto corde annodate in varie maniere. I matematici studiano i nodi di Salomone e di ciascuno sognano di poter arrivare a dire, come Dante nell'ultimo canto del Paradiso: "la forma universal di questo nodo credo ch'io vidi". Si tratta, cioe', di riuscire a descrivere i nodi mediante invarianti che ne catturino quella forma universale che rimane immutata quando il nodo viene sottoposto a operazioni che non ne cambiano la natura, allentandolo o stringendolo, e sciogliendone i legami senza romperlo. Progressi sostanziali sono stati fatti negli ultimi vent'anni, in particolare da Vaugham Jones, Maxim Kontsevich e Richard Borcherds, tutti vincitori di quella Medaglia Fields che costituisce l'analogo del premio Nobel per la matematica, ma il problema di una classificazione completa dei nodi in base a invarianti non e' ancora stato risolto completamente. Alcuni degli invarianti (incompleti) gia' ottenuti sono stati ispirati dallo studio di fenomeni fisici e biologici, quali il congelamento dell'acqua e le azioni delle cosiddette topoisomerasi, che sono speciali enzimi implicati nel fondamentale processo di duplicazione del Dna. La cosa non sorprende, perche' lo stesso Dna e' un lungo filamento di geni ripiegato su se stesso, una catena di circa un metro di lunghezza che risiede nel nucleo di una cellula del diametro di 5 milionesimi di metro: piu' o meno come se un filo di 200 chilometri fosse ripiegato in un pallone da calcio. Poiche' la teoria matematica dei nodi e' oggi uno degli strumenti essenziali sia per il fisico delle particelle che per il biologo molecolare, conoscerne almeno i rudimenti e' diventato un imperativo categorico per coloro che si interessano di scienza, nel tentativo di sapere come vanno il mondo e la vita. Il libro di Sossinsky arriva a proposito, e fornisce agli uomini di buona volonta' gli strumenti per colmare una lacuna nella propria educazione".
    (P.Odifreddi, da "La Repubblica"-20 MAGGIO 2000 "Nodi, Antichissimi enigmatici")

    ...in Araldica....


    Interessante, da un punto di vista conoscitivo, appare ampliare questa ricerca sul significato dei 'nodi' al mondo degli Ordini Cavallereschi (e Monastico-Cavallereschi). L'unione tra Cavalieri, infatti, appare molto più che un semplice legame d'arme. Oltre che al signore cui erano al 'servizio' e che aveva necessità di tenerli uniti, essi erano spinti da un senso di solidarietà, lealtà reciproca, affratellamento e fedeltà. In genere, gli Ordini legati alle diverse dinastie europee erano costituiti da pochi personaggi, che si distinguevano per prestigio, valore e potere e che fossero capaci di tenere veramente uniti gli altri in una sorta di 'credo' comune, una finalità spesso celata sotto stemmi, emblemi, blasoni. In tale contesto, il nodo appare quale mezzo più idoneo per indicare-senza troppo dare nell'occhio-proprio una com-unione di intenti e di ideologie.
    L'ORDINE DEL COLLARE dei Savoia. Nel 1350, il conte Amedeo VI di Savoia fondò un Ordine, definito del Cigno Nero, in cui si ritrovavano pochi Cavalieri che si erano impegnati a non farsi guerra e darsi mutuo aiuto in caso di necessità ed erano arbitri di loro stessi. Qualche anno dopo, nel 1362, il Conte Verde volle fondare un altro Ordine, detto del Collare, che era formato da quindici cavalieri, compreso se stesso, con cui aveva instaurato un rapporto di devozione speciale. Egli si poneva sul medesimo piano paritario degli altri, e si chiamavano (tra loro) "fratelli" e "compagni".Di questi primi cavalieri (1362-1383) si conoscono i nomativi.
    Lo spirito di fratellanza che regnava in tale gruppo si palesa anche dal fatto che solevano chiamarsi "cugini del sovrano" e appare suggestivo il loro emblema: un collare, appunto, segno di dominio o di fedeltà, sottomissione e appartenenza totale. Ma sul collare appaiono vari NODI, il cui significato sfugge tuttora una plausibile spiegazione ufficiale. In seguito, essi verranno chiamati nell'Araldica "Nodi Savoia", ma originariamente erano detti "Nodi del Signore (che poteva essere inteso con significato duale, come Dio o il Principe); "lacci di Salomone" (il che conferirebbe all'emblema una parentela Massonica) e,ancora, "lacci d'amore". Quest'ultima considerazione parrebbe verosimilmente legata al fatto che ad Amedeo VI Savoia, il fondatore dell'Ordine, sarebbe stato donato un braccialetto adornato di capelli annodati da parte di una misteriosa dama. I nodi del collare, tra parentesi, sono intercalati da minute roselline. Si narra che Amedeo VI avesse un culto veramente particolare per i "nodi", che usava ovunque: sull'elmo, sugli abiti, sulla gualdrappa del cavallo, sugli emblemi e forse fu il primo ad adottarli.
    C'è curiosità anche per la scritta misteriosa che compare sul "collare",tra un nodo e l'altro: FERT, sigla aggiunta nel 1409 da Amedeo VIII detto il Pacifico, che fu il primo duca di Savoia. Nel 1518, l'emblema fu arricchito da Carlo III (detto il Buono) di un pendaglio che rappresentava la Vergine in atto di ricevere l'Annuncio dell'Arcangelo Gabriele per cui, da quel momento, l'Ordine prese il nome di Ordine Supremo della S.S.Annunziata e il numero dei Cavalieri salì a venti ("cinque in più per onorare le 5 piaghe di Cristo").
    Nel 1946,con la caduta della Monarchia in Italia, l'Ordine non ha cessato di vivere ed è ancora gestito da Casa Savoia, che promuove nuove e regolari ammissioni, poichè si tratta di un Ordine di origine dinastico/familiare, antecedente alla costituzione del regno, perciò gode di autonomia ed è molto rinomato nell'araldica europea (che lo considera, pare, alla stregua del celeberrimo Ordine della Giarrettiera).
    (dal web)

    (Gabry)



    RUBRICHE





    (Redazione)



    L’ISOLA NELLO SPORT


    MEDICINA E SPORT

    IL POLSO

    Sia un trauma diretto, ovvero una caduta che coinvolga l'articolazione del polso, sia un trauma indiretto, ovvero una leva provocata dall'impugnatura del bastoncino con l'ausilio del laccio, sono in grado di provocare lesioni a carico sia dello scheletro che delle strutture capsulo legamentose. Per quanto riguarda lo scheletro, sono più a rischio di frattura la parte distale del radio e dell'ulna, lo scafoide e le falangi.

    Per la parte capsulo legamentosa, ogni articolazione della complessa anatomia della mano può essere coinvolta anche se le più frequenti sono le distorsioni a carico della radio-carpica e la distorsione della metacarpo falangea del primo dito con interessamento dei legamenti collaterali. Le fratture del radio-ulna, solitamente molto dolorose, accompagnate da edema della regione interessata e talora da una marcata deformità, necessitano di una corretta diagnosi medica seguita nella maggior parte dei casi da ingessatura; quando la frattura non sia riducibile, ovvero ricomponibile mediante manipolazione da parte del medico che poi confezionerà il gesso, si procederà a riduzione e stabilizzazione del focolaio di frattura per via chirurgica onde ristabilire i corretti rapporti anatomici.

    Assai più frequenti delle fratture sono i traumi distorsivi, che colpiscono la regione articolare composta dal radio e dalle ossa scafoide e semilunare , e quelli che colpiscono la regione metacarpo falangea del primo dito. Quest'ultima lesione, detta anche "pollice dello sciatore", viene prodotta urtando con la punta del pollice la neve durante una caduta

    Ciò può causare la rottura, parziale o totale, del legamento collaterale ulnare, componente indispensabile alla stabilità articolare nel movimento di "pinza" tra pollice ed indice. Tale movimento, peculiare della razza umana, consente movimenti fini e precisi tramite i quali è possibile ogni attività di precisione.

    Il trattamento nel caso delle lesioni parziali del legamento consiste nella confezione di un gesso da mantenere per 4 settimane, seguito da adeguata fisiochinesiterapia qualora l'articolazione fosse stabile ed indolente; in caso contrario si provvederà a confezionare un tutore da mantenere ancora per qualche tempo. In caso di lacerazione completa o grave instabilità dell'articolazione si praticherà sutura chirurgica della lesione legamentosa, seguita da immobilizzazione in gesso per un periodo di 4 settimane. Con un meccanismo analogo possono verificarsi le rotture dell'espansione terminale del tendine estensore all' interfalangea distale delle ultime dita (dal secondo al quinto).

    L'effetto della lesione consiste in una tumefazione dolente a livello della base dell'ultima falange con dolore all'estensione del dito; se la lesione è totale l'ultima falange rimane in atteggiamento di flessione e risulta impossibile l'estensione. La terapia, in base al danno subito, spazia dalla semplice immobilizzazione alla sutura chirurgica seguita da immobilizzazione.

    GUARIGIONE DELLE FRATTURE OSSEE
    Il mutamento delle condizioni di vita del secolo appena trascorso, rispetto ai secoli che lo hanno preceduto, ha portato indubbi vantaggi al benessere ed alla salute dell’umanità, ma ha anche aumentato le probabilità che ognuno di noi, nel corso della propria esistenza, possa subire una frattura ossea.

    L’allungamento della vita, la dinamicità impressa alla vita negli ultimi decenni accompagnata da spostamenti di uomini e merci sempre più veloce, la pratica sportiva sempre più diffusa portano quotidianamente negli ospedali ed ambulatori medici soggetti, di entrambi i sessi e di ogni età, che hanno subito delle fratture ossee.

    Nella pratica clinica si è constatato che è diffuso tra gli infortunati il luogo comune che "l’osso è un’impalcatura la cui guarigione è pressoché scontata una volta ben immobilizzato". Ciò ci ha indotto ad illustrare, se pur schematicamente, il processo di guarigione di una frattura.

    Cenni anatomico-fisiologici
    L’osso è un tessuto biologico, formato da cellule specializzate, immerso in una struttura minerale costituita da idrossiapatite di calcio [ Ca10 (PO4 )6 (OH)2] per il 95% . La componente minerale è costantemente modellata e rimaneggiata dalle cellule ossee : osteoblasti, osteociti ed osteoclasti. Esse, in un ininterrotto lavoro di apposizione e demolizione della matrice minerale, provvedono a "rinnovare" completamente lo scheletro più volte nel corso della nostra vita.
    L’osso, quindi, ben lungi dall’essere " un’impalcatura" passiva è un "organo", al pari del fegato/rene/etc, metabolicamente attivo complesso, strettamente connesso allo stato di salute dell’organismo e dall’attività fisica svolta.

    Infatti, per mantenersi in buona salute, l’osso, progettato per farci muovere nello spazio, necessita di sollecitazioni meccaniche, di attrito e di gravità. Al ritorno delle prime missioni prolungate nello spazio agli astronauti, che notoriamente sono persone fisicamente integre, venne riscontrata una demineralizzazione ossea marcata con rischio di deformità se non fratture spontanee, ovvero senza trauma diretto, delle ossa. L’assenza di gravità aveva interferito nel metabolismo osseo, che si è sviluppato con l’adattamento all’ambiente nel corso di milioni di anni, bloccando i processi di apposizione ossea ed incrementando quelli di riassorbimento.
    Grazie anche a queste osservazioni oggi siamo consapevoli che un individuo costretto all’immobilità per lungo tempo è esposto ad un impoverimento della massa ossea simile a quello patito da chi vive al di fuori della gravità, in spazi ristretti con scarso movimento fisico.

    La frattura
    L’osso, per fratturarsi, deve assorbire energia derivante da un trauma e l’energia necessaria per produrre la frattura varia in funzione del meccanismo del trauma, flessione/torsione/assiale e dall’entità del carico. Qualunque sia la modalità di produzione della frattura l’effetto sarà un’interruzione dell’architettura ossea, lacerazione della membrana, riccamente vascolarizzata ed innervata, che riveste esternamente la superficie ossea (periostio) e rottura del letto vascolare all’interno dell’osso (circolo endostale). Dall’inevitabile ematoma che immediatamente si forma prende avvio il processo riparativo che porterà a guarigione l’osso attraverso diverse fasi che succintamente elenchiamo.

    Fasi di guarigione di una frattura Dopo la frattura, a livello dei frammenti, si forma un ematoma, alimentato dalla rottura dei vasi periostali ed endostali, che è il primo momento del processo di guarigione; i margini della frattura vanno incontro a morte cellulare ed il coagulo seguito all’ematoma viene infiltrato da cellule quali macrofagi, globuli bianchi, fibroblasti e mastoblasti. L’osso necrotico viene rimosso .

    Il coagulo viene attraversato ed abitato da vasi (arteriole) che apportano ossigeno e da elementi cellulari quali osteoblasti, prosteociti e condroblasti. In questa fase si forma il callo fibroso.

    Il callo fibroso, tra la terza e la quarta settimana dalla frattura, inizia a trasformarsi in callo osseo ovvero inizia la calcificazione del tessuto che porterà alla trasformazione del callo in osso strutturato.

    La fase di rimodellamento inizia sei settimane dopo la frattura e può durare settimane o mesi; in questo tempo l’osso viene a rimodellarsi nella propria struttura fino a riacquisire la primitiva resistenza meccanica. La fase di rimodellamento si considera esaurita quando cessa ogni processo rigenerativo a livello della frattura.

    Vi sono però condizioni che rallentano od impediscono la guarigione di una frattura, dette rispettivamente ritardo di consolidazione e pseudoartrosi , dovute a precise patologie, localizzazioni della frattura o dalla posizione della frattura. Tra le prime occorre ricordare il diabete, le insufficienze renali, l’osteoporosi e la malattia di Paget, infezioni ossee, tumori e gli esiti di radiazioni ecc …
    Tra le seconde bisogna ricordare le fratture articolari, l’eccessiva distanza tra i capi ossei fratturati detta diastasi, l’eccessiva mobilità di un capo osseo rispetto all’altro, l’interposizione tra un capo fratturato e l’altro di tessuto molle (p.e.: periostio, fasce muscolari e muscoli), un deficit di vascolarizzazione del distretto fratturato.


    (Gina)



    NOVITA’ MUSICALI


    NOVITA' MUSICALI



    Mark Ronson - Anywhere in the world (feat. Katy B)

    mark%20ronson%20anywhere%20in%20the%20world

    A dare il benvenuto alle Olimpiadi di Londra 2012 ci pensa un artista che è cresciuto proprio dove avrà luogo l'evento. E' Mark Ronson, dj, produttore e perché no, anche cantante con all'attivo produzioni per artisti quali Robbie Williams, Christina Aguilera, Justin Timberlake, Duran Duran e collaborazioni con Amy Winehouse, Lily Allen, Sean Paul...niente male, no? Il 2007 è forse l'anno della sua consacrazione, al termine del quale vince anche un Brit Award come miglior artista uomo, l'anno successivo.

    La colonna sonora promossa dalla Coca-Cola Company (Che ha appunto licenziato il pezzo) delle Olimpiadi 2012 è proprio un suo brano, Anywhere in the world, realizzato in collaborazione con l'emergente cantante Katy B, che non fa la minima piega se gli si chiede di passare dal Funk, all'Electro, all'R'n'B o addirittura alla Dubstep.

    Anywhere in the world è un pezzo molto radiofonico, che Ronson ha realizzato in una maniera molto originale: campionando i suoni che i vari atleti provocavano durante gli allenamenti nelle rispettive discipline. Il beat che ne è uscito fuori è incalzante e carico, ma si adatta benissimo alle note soft del brano.

    Qui sopra potete vedere lo spot della Coca-Cola intitolato Move to the beat, nel quale vediamo il dj all'opera mentre campiona i rumori e i suoni degli atleti, mentre sul palco la bella Katy interpreta la canzone.
    Matteo Moruzzi


    Video


    (Lussy)



    ... PARLIAMO DI ...


    I FANTASMI di ROMA


    La città di Roma da sempre ha esercitato sull'Uomo un certo fascino, essa è il luogo ove arte, cultura e antiche tradizioni sono mescolate tra loro in un indivisibile connubio, ma la capitale è una città "particolare" e misteriosa sotto molteplici aspetti.
    Esiste una curiosa mappa alle entità e alle manifestazioni spiritiche della Capitale ed in particolare di quel tratto chiamato "mezzaluna" ove, in passato, sorgeva un tempio dedicato a Proserpina, interrato, che veniva riaperto ad ogni celebrazione e che ha sicuramente contribuito a far nascere quella leggenda popolare che vuole presente, in quel "gomito" del Tevere, una delle porte verso gli Inferi. Saranno suggestioni ma..è proprio in questa area che si trovano i più noti fantasmi della città. Una delle più antiche”anime senza pace” è senza dubbio quella di Messalina, moglie dell’imperatore Claudio (regno 41-54 d.C.), che vagherebbe all’alba sul Colle Oppio in cerca ancora di avventura, vista la sua propensione di cercarne quando era ancora in vita. Poi c’è Berenice, amante di Tito (regno 79-81 d.C), accusata in vita di stregoneria, che apparirebbe presso il Portico d’Ottavia proprio per cercare l’anima del suo amato imperatore. A piazza Navona, Olimpia Pamphili che apparirebbe nelle notti di plenilunio su carrozza trainata da cavalli neri ( I Romani hanno sempre odiato la donna, tanto da soprannominarla “la papessa”, o anche “la Pimpaccia di piazza Navona”, e a lei hanno dedicato una celebre pasquinata: “Chi dice donna, dice danno, chi dice femmina, dice malann chi dice Olimpia Maidalchina, dice donna, danno e rovina.”), o Costanza de Cupis, detta "Costanza bella mano", nobildonna, ricamatrice che perse la mano per una fattura. Passeggiando tra i viali di Tratevere, tra sant'Apollonia fino a Piazza di Spagna, ecco che si può incontrare il fantasma Beatrice Cenci, decapitata l'11 Settembre 1599 per assassinio sul ponte Sant'Angelo.
    Il marchese Luca de Marchettis, morto suicida nel ’700 dopo essersi gettato dalla finestra della sua villa, apparirebbe ancora nella zona del Monteverde. Alcuni sostengono che dalla villa, oggi deserta e completamente coperta da piante rampicanti e erbacce, provengano rumori o si vedano dei bagliori di luce di notte. Molte volte si sentirebbe il tonfo della caduta che gli fu fatale. Mastro Titta, il celeberrimo boia di Roma che eseguì oltre 500 condanne a morte tra il XVII e il XIX secolo (tra cui quella di Targhini e Montanari) in quasi 70 anni di carriera, pare che ami aggirarsi la mattina presto (l’ora delle esecuzioni), con il suo tabarro rosso, davanti alla chiesa di s. Maria in Cosmedin, a Piazza del Popolo, a Piazza di Ponte s. Angelo (luoghi dove avvenivano le esecuzioni) offrendo del tabacco ai visitatori, come faceva con i condannati che stava per giustiziare.In Via Governo Vecchio, 57, appartamento al terzo piano. La tradizione vuole sia il più infestato della Capitale. A Campo dei Fiori appare il fantasma di Giordano Bruno. Al Museo delle Anime del Purgatorio, presso Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, con le testimonianze di apparizioni di defunti su lenzuoli, tavole, libri. Un museo Unico in tutto il mondo, e in realtà poco conosciuto che incute realmente un reverenziale timore al pensiero di cosa può aver generato tali manifestazioni indubitabili. Più recente è infine il fantasma del re Umberto I, ucciso a Monza nel 1900 e sepolto all’interno del Pantheon insieme a Vittorio Emanuele II e Raffaello Sanzio. Pare che la sua anima si mostri, di tanto in tanto, proprio all’interno del Pantheon. Famosa è la sua apparizione del 1930, quando affidò un messaggio segreto a un carabiniere di guardia alla sua tomba. Il contenuto del messaggio non è mai stato rivelato.
    Se invece torniamo all'Antico, primo luogo della visita non può essere che il Colosseo il cui nome reale era in realtà l'Anfiteatro Flavio, costruito dall'imperatore Vespasiano. C'e' chi dice che il nome Colosseo derivi dal fatto che esso fosse un grande tempio diabolico, del resto essendo un luogo di forti emozioni e violenze, basti pensare alla morte di uomini e belve feroci, con l'avvento del Cristianesimo fu legato alla negatività e demonizzato. Nella tradizione popolare del '500 si credeva che l'arena fosse sede di demoni e stregoni e lo stesso Cellini, racconta, per esempio , in una sua biografia di aver partecipato a riti magici all'interno del Colosseo per ritrovare la bella Angelica, ragazza siciliana di cui era innamorato. Al Cellini fu poi rivelato, da detti demoni, sempre su sua ammissione, anche un tesoro nelle vicinanze della città, e si narra che l'artista andasse in giro con negromanti all'interno dei fori imperiali alla ricerca, appunto, di questi antichi tesori.


    Piazza San Pietro in Vincoli. In una fredda notte d'inverno di alcuni anni fa ad un nottambulo capitò di vivere un'esperienza a dir poco inquietante: stava per imboccare la salita di S. Francesco di Paola, accanto a piazza San Pietro in Vincoli, quando gli sembrò di sentire un lamento provenire dalla piazza davanti a sé, poi silenzio. Era appena entrata nella via, quando, questa volta alle spalle, sentì senza ombra di dubbio il rumore di un carro che si avvicinava a tutta velocità. Istintivamente si scansò, ma, benché il fragore lo superasse per svanire in fondo alla via, non vide assolutamente nulla...di nuovo udì, proveniente sempre dal centro della strada, il lamento di prima e poi, finalmente, tornò, profondo, il silenzio....si avvicinò al luogo da dove era venuto il lamento e non vide nulla, solo una grande pozza d'acqua, in cui inavvertitamente mise i piedi. Tornato a casa, nel levarsi le scarpe, le vide tutte sporche di sangue. Una possibile spiegazione: Via San Francesco di Paola corrisponde al Vicus scelestus (Vicolo scellerato), di epoca romana. La tradizione racconta che in quel luogo la moglie di Tarquinio il Superbo, Tullia, vide riverso in terra il corpo del padre, Servio Tullio, appena ucciso dal marito e in segno di odio e disprezzo, non placa di essere stata l'istigatrice della sua morte, lo travolse anche con il suo carro, sporcando le ruote e le vesti del sangue paterno.
    Muro Torto. Siamo nel 536 d.C. e quel tratto di mura, che ancora oggi si chiama torto e all'epoca con un ancora più chiaro "ruptus", minacciava da anni di franare, ma nessuno - pur essendo la città assediata dai Goti di Totila - lo riparava in quanto era comune convinzione che fosse sotto la protezione personale e diretta dell'apostolo Pietro. Qualunque fosse la verità, una cosa certa: né allora né mai, nel corso della plurimillenaria esistenza di Roma, un nemico è entrato in città dalla parte del muro "ruptus" o "torto". E i fantasmi? Ci sono e sono anche strettamente legati alla storia che vi ho appena narrato, anzi ne rappresentano l'altra faccia. Infatti per molti secoli, fino ad un passato relativamente recente, ai piedi del muro torto venivano seppelliti i corpi di coloro che non erano giudicati degni di riposare in terra consacrata (ossia prostitute, delinquenti, sospette streghe), quindi la zona era ed ancora sarebbe infestati dalle anime di defunti insoddisfatti e in attesa di una sepoltura cristiana e i loro lamenti, secondo alcuni, più che la protezione dell'Apostolo, furono il vero motivo per cui nessuno (fosse anche il barbaro e superstizioso nemico) si sia mai avvicinato troppo a quel tratto di mura. Ai piedi del Muro Torto furono sepolti i corpi di Targhini e Montanari, i due carbonari giustiziati (boia Mastro Titta) sotto Leone XII, il 23 novembre 1825. Una notte, una donna fu trovata svenuta per la paura: stava pregando le anime dei due giustiziati di darle un terno sicuro, quando aveva sentito un rumore alle spalle; voltatasi, aveva visto le ombre di Targhini e Montanari venirle incontro con la testa in mano.
    La Torre delle Milizie risale all'undicesimo secolo e prende nome da una nobile famiglia del medioevo. Colpita da un fulmine nel 1300, ha perso il terzo ed ultimo livello, ma domina tuttora i Mercati Traianei. La leggenda, però, la vuole molto più antica, addirittura di epoca romana*; infatti è dalla sua cima che Nerone si sarebbe affacciato a suonare la lira mentre Roma bruciava. Se si sta bene attenti, nelle notti di luna piena ancora oggi è possibile vederne il fantasma nei pressi con una lira in mano e lo sguardo che riflette le fiamme.
    Ponte Sant'Angelo. La meno nota e, forse, più romantica storia di fantasmi a ponte Sant'Angelo, risale al 410 d.C. Si tratta della leggenda del "barbaro innamorato", cui probabilmente si ispirò Borges in "Il barbaro e la prigioniera", spostando l'azione a Ravenna. In sostanza avvenne che un visigoto, al seguito di Alarico, giunto avanti alla mura di Roma, rimase colpito nel più profondo dell'animo dall'imponenza della Città eterna e, come colto da un'improvvisa e accecante passione, si "innamorò" di lei e decise di combattere per difenderla e non per distruggerla. Disprezzato dai suoi e non accettato dai romani, morì sul ponte, trafitto da una freccia (romana o barbara, chissà?).
    Il suo fantasma appare a notte fonda, solo se si è soli, si avvicina come a cercare un conforto, una parola di fiducia e scompare lentamente sullo sfondo del castello.
    Piazza di Spagna.Talvolta, specie nelle sere d'autunno, per i vicoli di Trastevere passa silenziosa una figura di donna, con il viso celato da un velo nero: si tratta di Lorenza Feliciani, la bella romana, moglie del famoso mago Giuseppe Balsamo, più noto come Conte di Cagliostro.
    Rasentando i muri, senza far rumore, l'apparizione, di cui nessuno ha mai visto il volto, arriva al ponte Garibaldi, lo attraversa e raggiunge Piazza di Spagna. Qui, nel luogo dove Cagliostro, accusato da lei stessa di stregoneria, fu arrestato, scompare in una chiazza d'ombra, mentre dal nulla escono una risata di scherno ed un grido: "Lorenza!".
    (dal web)

    (Gabry)



    IL MONDO INTORNO A NOI



    LA DONNA DEL GIORNO: Charlize Theron

    charlize-theron-2953f46-328x245

    CHARLIZE THERON: modella e attrice sudafricana
    – Care lettrici oggi vi parliamo di un’attrice che ha avuto un’infanzia davvero difficile, che forse pochi conoscono.Charlize Theron nasce a Benoni, in Sudafrica, il 7 agosto del 1975 da Charles e Gerda Theron, dai quali veniva spesso lasciata sola nel podere di loro proprietà a Johannesburg, città dove Charlize frequenta le elementari e a 13 anni viene mandata in collegio.Sempre a Johannesburg inizia la Scuola Nazionale delle Arti e all’età di 15 anni assiste alla morte del padre alcolizzato ucciso dalla madre, per legittima difesa in quanto aveva cercato di aggredirla, salvandosi così dall’accusa di omicidio.Accompagnata dalla madre l’anno dopo vince il concorso internazionale New Model Today a Positano, decidendo così di trasferirsi in Italia e lavorare a Milano come modella, diventando subito famosa nel 1993 per lo spot pubblicitario della Martini, grazie al suo fondoschiena.In seguito Charlize si trasferisce a New York per abbandonare la moda e tornare al suo amore, la danza, ma a causa di un incidente al ginocchio, la sua carriera finisce e tornerà a sfilare.La carriera di attrice di Charlize Theron inizia nel 1995 al cinema con Children of the Corn III: Urban Harvest e successivamente nel 1996 con Due giorni senza respiro, interpretando la sensuale Helga.Dopo Music Graffiti, la notorietà arriva nel 1997 con L’avvocato del diavolo, assieme a Al Pacino e Keanu Reeves, potendo dimostrare le sue capacità artistiche anche in The Austronaut’s wife e La leggenda di Bagger Vance nel 2000.Ricordiamo la sua interpretazione di una ragazza malata di cancro in Sweet November, poi in 24 un thriller del 2002 e nel famoso The italian job del 2003.Nel 2004 Charlize sarà la testimonial del profumo J’adore di Dior e verrà consacrata a livello internazionale nel 2004 con Monster, per il quale vince l’oscar come migliore attrice, il golden globe e il SAG award, oltre a far parte della pellicola Gioco di donna e nel 2005 North Country.Durante la lavorazione del film Aeon Flux – il futuro ha inizio Charlize riporta un’ernia del disco, scivolando durante una scena acrobatica.Nel 2010 Charlize si lascia con Stuart Townsend, attore irlandese, dopo otto anni di relazione, e ora vive sei mesi all’anno con la madre in pensione e nel 2012 è diventata mamma adottando un bambino di nome Jackson.


    (Lussy)



    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...


    Il PERO CORVINO


    Il pero corvino altri non è che un Amelanchier, genere di piante ornamentali, incluso nella famiglia delle Rosacee, che annovera circa venti specie, tutte americane ad eccezione di due. Una di queste, Amelanchier ovalis, volgarmente detta pero corvino, originaria dell’Europa centrale e meridionale, è presente ovunque nel nostro paese allo stato spontaneo, con maggior frequenza nella zona centro settentrionale degli Appennini, fino ad un’altezza massima di 1.600 metri.
    Di aspetto dimesso, di natura discreta, più complemento che protagonista, il pero corvino solo a primavera è capace di attirare l’attenzione dei passanti perché la sua fioritura precede in montagna quella dei biancospini ed è fra i primi segni concreti del cambio di stagione. Gli esili rami sono capaci di resistere al vento e piegarsi senza troppo subire sotto pesanti coltri di neve. Si tratta di un piccolo albero, alto fino a tre metri, spesso in forma di arbusto o cespuglio, presente dove il terreno è povero e le condizioni ambientali consentono solo una breve stagione vegetativa, come i fianchi delle montagne, freddi e coperti di neve fino a tarda primavera, troppo secchi alla fine dell’estate, magari radicando in una fenditura fra le rocce.
    Le foglie in fase giovanile sono cotonose, caratteristica che col tempo si attenua fino a perdersi. Di forma ovale hanno il margine dentato. In autunno prima di cadere virano al rosso dorato.
    I fiori, bianchi, solo raramente rosati, hanno cinque petali e si aprono, secondo l’esposizione e dell’andamento stagionale, nel periodo aprile-maggio.
    I frutti compaiono già alla fine di luglio, sono maturi a settembre, e, se non beccati dagli uccelli, restano sulla pianta fino a primavera. Lunghi circa 1 cm sembrano pere miniaturizzate che dal rosso iniziale, quando diventano mature, si colorano di un blu così intenso da sembrare nero. Ogni frutto contiene dieci semi ed ha una polpa dolce e di buon sapore. . Un tempo il pero corvino, oltre a crescere spontaneo nei boschi soleggiati si coltivava anche negli orti per la facilità di coltivazione. Con i frutti si producono marmellate, gelatine e si conservano sotto grappa o spirito. Con i frutti fermentati si ottine un'ottima bevanda abassa gradazione simile al sidro che per distillazione dà acquavite.

    (Gabry)



    POESIE DI STAGIONE


    APRILE pittore

    Così aprile in un giorno
    m'ha dipinto il giardino:
    di bianco calce tutto il muro intorno,
    e tutto il cielo del più bel turchino.
    Di verde non ha fatto economia.
    Or tutto è verde in questa terricciuola
    che sembra l'orto della Poesia.
    Che chiasso di colori in ogni aiuola,
    e quanti fiori, quanta fantasiadi blu,
    di rossi, di celesti e viola!
    C'è un fior per tutti in questo mio giardino!


    (Renzo Pezzani)





    LA SERA SULLL’ISOLA


    Quattro chiacchiere in allegria


    Parliamo spesso della nostra Isola Felice dscrivendola come una grande famiglia, come il luogo di ritrovo sereno di tanti amici. Allora volevamo rendere noto a tutti che tutte le sere, dopo le 20,30 ci riuniamo in questo luogo per trascorrere in serenità e divertimento le nostre serate. Approfittiamo allora del nostro giornale per informanre tutti dell’argomento con cui ci divertiremo la sera.. vi aspettiamo tutti tutti tutti e, se avete argomenti da proporre per la sera, mandate un mp a Lussy ...
    SERATE DI PRIMAVERA …
    L’inverno oramai sta andando via. Le ombre della sera tardano ad arrivare sempre più e le notti da fredde e silenziose pian piano portano con se temperature e luci delle giornate che volgono al bel tempo. La nostra isoletta ,e più specificatamente questo angolo si trasforma in un colorato giardino, immaginate fiori colorati, un grande telo disteso su di un prato, un’altalena che dondola e dalla mansarda osserviamo ed ascoltiamo la natura che lentamente si risveglia . Ci incontriamo ogni sera per scoprire insieme il piacere di conoscere ed emozionarci insieme, di divertirci a veder crescere conoscenze che giorno dopo giorno sono sempre più amicizie consolidate e reali …

    STASERA PARLEREMO DI ...



    ... I COLORI DELLA PRIMAVERA ...





    (La redazione)



    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto di Arrigo Mamone


     
    Top
    .
  2. arca1959
     
    .

    User deleted


    gif


    jpg


    418482_273555116047046_202997129769512_686613_1541722690_n
    buon-sabato_595



    Edited by arca1959 - 14/4/2012, 10:13
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Quelli di sempre
    Posts
    9,662

    Status
    Offline

    angeli12c CIAO MIRKO.♥





    yzzvU E BUON FINE SETTIMANA A TUTTI.

    Ciao Claudio ♥

    Ciao Arca grazie ♥

    Ciao a chi seguirà ♥

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    :36_1_9.gif: :36_1_9.gif: buon sabato a tutti...
    campione... :emoticons-al-lavoro-06.gif: molto bella e saggia la tua frase... :114.gif: mi piace... :c023.gif: grazie x la colazione..

    buona giornata giuly... :a514.gif:

    buongiorno8

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Quelli di sempre
    Posts
    8,509
    Location
    Roma

    Status
    Offline
    Buona giornata, un abbraccio a tutti.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline

    Buongiorno amici ... ennesima giornata di pioggia qui a Roma ... ahahhaahahahaah ... Lussy è arrivata ... ma non la nostra Lussy; lei sarebbe una bella ventata di allegria e di amicizia ... la Lussy che è arrivata porta fresco e pioggia ... al di là di questo Buon Fine Settimana a tutti ... Vi abbraccio forte forte ...



     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    :c023.gif: cla'...sicuro che non sono io?..a volte so' anche essere dispettosa che credi?.. :Scuola%20(12).gif: :4qxek2b.gif:

    buonpomeriggio

     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Lussy60 @ 14/4/2012, 13:06) 

    :c023.gif: cla'...sicuro che non sono io?..a volte so' anche essere dispettosa che credi?.. :Scuola%20(12).gif: :4qxek2b.gif:

    buonpomeriggio


    Ahahaahahahaahah ... Lussy ... :yarrabiato.gif: ... allora sei tu che da ieri si sta divertendo???????? ... ahahahahaahahahah ... :emoticons-al-lavoro-06.gif: .... ti abbraccio forte forte ... ahahahahaahahahaah ...
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    :36_1_22.gif: cla'..ma non eri tu..il romanticone che...si divertiva sotto la pioggia?...

    img

    dai che poi torna il sole...ahahahaha

    un abbraccio grande a te..t.v.b



    Si ... ma dopo due giorni di pioggia ... pioggia ... piogggggggggggggggggia ... ehm ... mi piacerebbe un pò di ... sole?! Nubi e temperatura un pò più tiepida ... ahhaahahahaahah ... ma va benissimo lo stesso ... ahahaahahahahaaah ....



    Edited by loveoverall - 14/4/2012, 13:41
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar


    Group
    moderatori
    Posts
    19,944
    Location
    Zagreb(Cro) Altamura(It)

    Status
    Offline
    269f bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaaa
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    :36_1_47.gif: :36_1_9.gif: :36_1_9.gif: :36_1_9.gif:

    buona serata a tutti..