IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 2° ... NUMERO 358 ...

Venerdì 13 Aprile 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... 13 APRILE 2012


    Edizione Giornale Anno 2° Numero 358



    RIFLESSIONI


    ... LUCE DEL MIRACOLO …
    ... Ho ancora i brividi al pensiero; ieri il telegiornale ha proposto più volte questa notizia. Bellissima, di quelle che fanno inumidire gli occhi, fanno correre sulla schiena un brivido lungo e senza sosta. Mi sono ritrovato a bocca aperta per lo stupore davanti alla tv, e poi sono corso sul web per cercare la notizia, per leggerla meglio e per farmi carezzare ancora una volta e più forte dall’emozione di cui era carica la notizia. Ci sono poche cose che non si possono mettere in dubbio, la cui certezza è certificata ed incontrovertibili; l’amore di una madre per il figlio, quella è una di queste. Una mamma partorisce, in Argentina, una bambina; è un parto prematuro. I medici danno inspiegabilmente per morta la bambina; passano dodici ore nelle quali i medici stilano il certificato di morte e i genitori si struggono e lacerano in un dolore inaspettato, per un destino cattivo che aveva colpito la loro famiglia, le loro vite. Passano quindi dodici ore di disperazione e i genitori della neonata trovano il coraggio di andare all’obitorio per un ultimo saluto a quella vita che avrebbe dovuto arricchire le loro. E’ un cammino mesto e doloroso il loro, ogni passo verso quel luogo freddo e terribile è una stilettata nel cuore dei due giovani genitori. Varcano quella porta, è freddo, intorno la morte regna incontrastata; lacrime e dolore nel vedere quel piccolo involto nel quale giace il frutto del loro amore; la mamma si avvicina al figlioletta, la carezza come fosse ancora viva, le parla, la implora di risponderle. Nel silenzio, il miracolo. Un vagito timido, quel piccolo corpo si muove e a fatica respira; la giovane madre cade sulle ginocchia, non crede ai suoi occhi, li strofina più volte pensando ad una allucinazione frutto della disperazione e del tragico desiderio di cancellare quella atroce realtà. Ancora un vagito, un accenno di pianto … la bambina, sua figlia è viva! Corse urla a richiamare i medici, a fare in modo che essi accudiscano quella giovane vita creduta finita ancor prima di iniziare. I genitori si abbriacciano piangono mentre la loro bambina è finalmente accudita, è viva e resterà al loro fianco per sempre. Non c’è tmepo per le domande pur giuste, per capire come è stato possibile che dei medici, abbiano commesso un errore tanto macroscpico; di questo se ne occuperanno le autorità competenti. Fabián Verón e Analía Bouguet ora si godon Luz Milagros (luce del miracolo) questo è il nome che hanno giustamente dato alla loro bambina … Vi abbraccio fortissimo … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Neonata dichiarata morta, la madre la ritrova viva all’obitorio

    La piccola è nata al sesto mese di gravidanza e tutta l'equipe medica aveva constatato il suo decesso. Una donna argentina che ha insistito per vedere il corpo senza vita della sua bambina nata prematura e dichiarata morta dopo la sua nascita, è stata trovata dopo 12 ore viva in una cassetta della sala mortuaria. Le autorità dicono che la madre, una ragazza di 26 anni al suo quinto figlio, aveva trascorso 12 ore nella camera refrigerata all’ospedale Perrando de Resistencia nel nord dell’Argentina per dire addio alla sua piccola. Analia Bouter, la giovane madre protagonista della storia, ha raccontato a TodoNoticias TV di aver pensato di aver avuto un’allucinazione quando ha guardato la sua bambina nel cassetto all’obitorio e ha sentito un gemito, vedendo segni di vita. I medici dicono che la piccola è ora in buone condizioni. La bimba è nata il 3 aprile, dopo soli sei mesi di gravidanza, e il certificato di morte rilasciato dall’ospedale riporta che la piccola era deceduta per cause sconosciute. Il direttore dell’ospedale Jose Luis Meiriño ha detto: “Al momento non abbiamo una spiegazione. La bambina è stata assistita da ostetrici, ginecologi e da un neonatologo. Tutti sono pervenuti alla medesima conclusione, e cioè che la neonata fosse morte“. L’uomo ha anche aggiunto che “l’ipotermia potrebbe aver causato nel bambino una sorta di ibernazione, portando i segni vitali del bambino a scomparire completamente”. Analia ha anche detto che i medici le hanno riferito che “nessuno sa come la piccola abbia potuto sopravvivere 12 ore in una camera refrigerata”. Rafael Sabatinelli, segretario per la salute della provincia di Chaco in cui si trova l’ospedale, ha definito il caso vergognoso e ha promesso un’indagine completa in merito al caso. L’uomo ha anche aggiunto che tutti coloro che hanno una responsabilità per quest’incidente saranno chiamati a risponderne.


    Fiabe e Favole dal Mondo

    La principessa triste (Antiche fiabe russe)
    Non si può immaginare dove arriva alta la luce del Signore! In essa vivono ricchi e poveri, e tutti comodamente, e tutti loro premia e provvede il Signore. Vivono i ricchi sfarzosi e festeggiano, vivono i poveracci e faticano, a ciascuno la sua sorte!

    Nei palazzi reali, nelle lussuose stanze principesche, in un'alta torre viveva la principessa-triste. Come le si offriva bella la vita, con quanta libertà e lusso! Aveva tutto, proprio tutto ciò che si può desiderare, ma non sorrideva mai, non si divertiva mai e letteralmente niente riusciva a rallegrarle il cuore. Lo Zar suo padre con grande amarezza vedeva la figlia sempre triste. Così aprì il suo palazzo a tutti coloro che volevano essere suoi ospiti : "Che tutti tentino di rallegrare mia figlia! Chi ci riuscirà l'avrà in moglie!" Non appena disse queste parole, come si affollò la popolazione alle porte reali! Venivano da tutte le parti, principi e marchesi, nobili e boiari, ufficiali e plebei; cominciarono banchetti, scorreva il miele, tuttavia la principessa non rideva.

    In un'altra parte viveva nel suo cantuccio un onesto bracciante; al mattino puliva il cortile, la sera pascolava il bestiame, in un lavoro continuo e senza fine. Il suo padrone era un uomo ricco e giusto, e non lo frodava sulla paga. Non appena iniziò l'anno, gli mise un sacchetto di denaro sulla tavola: "Prendine quanto vuoi!" gli disse. Poi andò alla porta e uscì. Il contadino si avvicinò al tavolo e pensò: ' È peccato davanti a Dio, prendere più di quello che si è meritato col lavoro. ' Così prese soltanto una piccola moneta, la strinse in mano e gli venne desiderio di bere un pò d'acqua, si chinò sul pozzo, ma il soldino gli scivolò e s'inabissò sul fondo. Rimase così senza sua colpa un contadino povero. Un altro al suo posto si sarebbe messo a piangere, affliggendosi e per la stizza avrebbe incrociato le braccia e non avrebbe più voluto saperne di lavorare, ma lui no. "Ogni cosa è mandata da Dio" disse, "il Signore sa a chi dare e a chi no: a chi ricoprire d'oro e a chi togliere anche l'ultimo soldino. Evidentemente, io mi sono mal adoperato, ho lavorato poco, adesso sarò più volenteroso!" E di nuovo si mise al lavoro e in ogni cosa aveva il fuoco nelle mani!

    Passò un altro anno ed il padrone gli mise un sacchetto di denaro sul tavolo: "Prendine quanto ne vuoi!" disse, si avvicinò all'uscio e se ne andò. Il contadino di nuovo pensò, per non dispiacere il Signore, di non prendere più di quello che si era meritato col suo lavoro; prese una piccola moneta, andò a bere e casualmente gli sfuggì dalla mano: il soldino cadde nuovamente nel pozzo. Egli si mise al lavoro con ancor più accanimento: la notte dormiva pochissimo, il giorno quasi non mangiava. Ma guarda: mentre il suo pane si faceva duro e rinsecchito, per il suo padrone tutto era fatto al meglio; mentre il maiale altrui piegava le zampe, il suo scalciava per la strada; i buoi dei vicini si trascinavano sotto il giogo, mentre i suoi a stento si trattenevano con le redini! Il padrone si chiese a chi esprimere gratitudine, a chi dire grazie. Terminò la stagione e passò il terzo anno, egli mise un gran mucchio di soldi sul tavolo e disse: "Prendi, mio fedele servitore, quanto desideri: tuo è stato il lavoro e tuoi sono i soldi!" E uscì. Il contadino prese nuovamente una piccola moneta, andò al pozzo per prendere l'acqua e - guarda! - l'ultima moneta del suo lavoro e le prime due vennero a galla: le raccolse e immaginò che Dio l'aveva voluto premiare per il suo lavoro. Si rallegrò e pensò ' È tempo per me di cambiare vita, di conoscere altre persone '. Ci pensò su e cominciò a camminare là dove lo portavano le gambe.

    Passò per un campo e vide un topo che correva: "Salute, caro compare!" disse il topo "Dammi una moneta, io stesso ti sarò utile!" Il contadino gli diede la moneta. Passò poi per un bosco e gli venne accanto uno scarabeo. "Salute, caro compare!" disse lo scarabeo "Dammi una moneta, vedrai che ti sarò utile" Diede anche a lui una moneta. Attraversò poi a nuoto un fiume e si imbatté in un pesce-siluro. "Dammi una moneta" disse il pesce "vedrai che ti sarò utile!" Anche a lui non disse di no e gli diede la sua ultima moneta.

    Arrivò così in città; quanta gente e che palazzi! Si guardò intorno, si girò da tutte le parti, ma non sapeva dove andare. Davanti a lui ci sono i palazzi dello Zar, adornati d'oro e d'argento, e la principessa-triste siede alla finestra e guarda verso di lui. Che fare? Gli si annebbiarono gli occhi e gli venne un sonno improvviso e cadde lungo lungo nel fango. All'improvviso, non si sa da dove, arrivarono il pesce-siluro con una pertica, lo scarabeo ed il topolino. E subito si prendono cura del contadino: il topolino prende il vestito, lo scarabeo pulisce gli stivali ed il pesce-siluro allontana le mosche. e vedendo tutte queste manovre anche la principessa-triste si mise a ridere. "Chi è che è riuscito a rallegrare mia figlia?" chiese lo Zar. E subito si sente un coro: "Io, io" dicono tutti. "Eh no!" disse la principessa-triste: "È stato lui!" ed indicò il contadino. Immediatamente lo portarono dentro il palazzo ed il contadino, di fronte allo Zar, divenne subito un bellissimo giovine. Lo Zar mantenne la sua parola: quello che si promette si deve mantenere!

    Io mi chiedo: non è che il contadino nel sonno si è sognato tutto? Dicono di no, che questa è la pura verità, e bisogna crederci.

    (Afanasiev)

    ATTUALITA’


    Centurioni sgomberati Rissa al Colosseo.
    Botte e spintoni tra vigili urbani e figuranti dopo l'occupazione dell'anfiteatro Flavio. Ad oltre duemila anni di distanza il Colosseo torna alle origini e si trasforma in arena. Ad affrontarsi, questa volta, sono stati centurioni e vigili urbani in un parapiglia scatenato in seguito all'ennesima occupazione dell'Anfiteatro Flavio da parte dei figuranti in guerra contro chi, Sovrintendenza e Comune, vuole cacciarli dal celebre monumento. Dura la posizione del sindaco Alemanno: ''Non ci faremo ricattare, o i centurioni accettano le regole oppure se ne devono andare''. Intanto oggi all'ingresso del Colosseo si e' ''scatenato l'inferno'', come avevano promesso i ''legionari'' nei giorni passati, dopo essere stati allontanati dal monumento su indicazione della Sovrintendenza di Stato. Lo sgombero da parte degli agenti della polizia municipale ha mandato su tutte le furie i centurioni che hanno tentato di ''liberare'' uno dei manifestanti fermato dai vigili. Dopo botte e spintoni, parole grosse e urla, uno dei figuranti e' finito in terra ed e' stato soccorso dal personale del 118. Numerosi turisti, in particolare studenti in gita scolastica, si sono schierati al fianco dei centurioni applaudendo ed intonando cori da stadio. La tensione e' andata via via scemando grazie all'intervento della polizia che ha calmato gli animi incontrando alcuni rappresentanti della categoria e spiegando loro che un'altra iniziativa del genere sarebbe stata punita con l'arresto. L'episodio della rissa ha comunque spaccato i manifestanti. In molti, guidati dal portavoce David Sonnino, sono per la linea morbida, ma molti altri vogliono continuare con le iniziative spontanee. ''Mi dissocio dalla violenza che si e' verificata oggi - sostiene Sonnino - Io e tutti quelli che rappresento come portavoce vogliono rimanere nella legalita'. Non vogliamo certo creare problemi di ordine pubblico. Quello che e' successo e' una vergogna. Mi sono sentito offeso''. E cosi' i centurioni orfani del Colosseo (e di ogni area archeologica, come recita il regolamento per gli artisti di strada varato oggi dal Campidoglio), hanno affidato ad alcuni avvocati un'istanza da presentare alla polizia municipale con allegato un elenco di piazze per esercitare ''temporaneamente'' il loro mestiere in attesa di una regolamentazione che li riporti nell'arena a loro cara. E mentre il sole comincia a fare capolino tra le ''finestre'' dell'Anfiteatro Flavio, i centurioni sotterrano l'ascia di guerra e se ne tornano a casa. ''Ora basta, io mi tiro indietro - dice Franco, uno dei centurioni che oggi e' salito sul Colosseo, costretto poi a scendere dai vigili - non voglio rischiare il carcere per lavorare. Senza questo monumento e' finita. Sono arrivato al capolinea, io mollo''. E tra le legioni in disarmo serpeggia un sospetto. ''Sotto a tutta questa storia - dice qualcuno a denti stretti - c'e' lo zampino di Della Valle. Ora che restaura il Colosseo vuole fare piazza pulita, magari per mettere i suoi di figuranti con il logo della Tod's e vendere gadget col suo marchio''. Un altro, accanto a lui, pensa a cosa fare da domani. ''Dopo dieci giorni senza lavoro sono davvero a corto - dice tentando di nascondere l'emozione - non so proprio cosa fare. A questo punto finiro' a qualche semaforo, almeno li' non mi cacciano''.

    Babbuini sanno leggere, riconoscono decine di parole.
    Nuovo studio conferma: alcune abilità comuni a tutti i primati.
    Anche i babbuini sanno 'leggere' e riconoscono le parole di senso compiuto da sequenze di lettere senza senso. A 40 anni dai primi esperimenti sulla capacita' delle scimmie di riconoscere i segni del linguaggio umano, un nuovo studio pubblicato su Science conferma che alcune abilita' alla base della lettura sono comuni a tutti i primati. Nello studio condotto dai ricercatori del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (Cnrs) della Francia in collaborazione con l'Universita' di Marsiglia, nell'arco di un mese e mezzo i babbuini hanno imparato a riconoscere decine di parole umane, distinguendole da segni privi di significato. Il risultato dimostra che i babbuini (Papio papio) sono in grado di padroneggiare uno degli elementi fondamentali della lettura, anche se non hanno vere e proprie competenze linguistiche. Le scimmie hanno infatti imparato a segnalare la differenza tra le sequenze di lettere stampate che componevano parole inglesi corrette da altre sequenze senza senso. Secondo gli autori questa capacita' di identificare le specifiche combinazioni di lettere, nota come ''elaborazione ortografica,'' e' una componente chiave della lettura; una delle piu' complesse capacita' umane sarebbe quindi comune, in alcuni aspetti, anche agli altri primati.

    Allerta maltempo per il weekend: in arrivo nubifragi e mini-ciclone sul Tirreno.
    Dopo la breve tregua di oggi, ''l'Italia verrà nuovamente investita da un'ondata di maltempo che a più riprese ci accompagnerà per 10 giorni''. Antonio Sanò, meteorologo de www.ilmeteo.it lancia un'allerta: a partire dalla prossima notte primi nubifragi colpiranno la Sardegna meridionale ed orientale e saranno i segnali della formazione di un mini-ciclone sul mar Tirreno che condizionerà il tempo di tutte le regioni dal pomeriggio di domani. I mini-cicloni mediterranei ''sono profonde circolazioni cicloniche che traggono energia e umidità proprio dai nostri mari e sono responsabili di ondate di maltempo persistenti. Si verificano alcune volte all'anno, soprattutto in autunno e in primavera. Piogge, temporali e nevicate a 1200-1300m ci accompagneranno non solo per tutto il weekend, ma anche per gran parte della prossima settimana. Una prima ondata di caldo dal sapore estivo è attesa solo dopo domenica 22 aprile e proprio per il ponte del 25 aprile!. Il mese di aprile si riscatterà a fine mese e tra la fine del mese e fino a giugno e luglio ci sarà occasione per frequenti fiammate bollenti dall'Africa''. Nel dettaglio le previsioni redatte da Antonio Sanò de www.ilmeteo.it: oggi ''il tempo diviene migliore e mite, fino a 20°C sulle regioni tirreniche, piogge su alta Toscana, foschie sul Veneto, peggiora in Val d'Aosta. Sole altrove. Nel pomeriggio peggiora dalla Valle d'Aosta verso il Piemonte. Rovesci dai rilevi liguri verso il Piemonte, il Pavese, Lombardia e l'Emilia ovest. Piogge su alta Toscana. Peggiora la sera sulle Alpi, nordovest e temporali dal Piemonte verso varesotto, Novarese, alta Lombardia, Laghi Lombardi verso le Venezie nella notte. Nella notte piogge sulla Sardegna per l'avvicinarsi di un mini-ciclone mediterraneo, con nubifragi tra la Sardegna e la Sicilia. Nel corso della notte e verso mattina allerta su cagliaritano, Ogliastra e Nuorese''. Per domani previsto un ''potente vortice ciclonico (mini-ciclone mediterraneo) in formazione sull'Italia con il fulcro sulla Sardegna e mar Tirreno. Venti fortissimi attorno alla Sardegna fino a 100km/h sul Canale di Sardegna, scirocco sull'Adriatico e Ionio, libeccio sul Tirreno, entra la Bora dalla sera sul nordest. Maltempo forte sulla Sardegna con nubifragi sul nuorese, poi Sicilia, resto del sud piogge su tutte le regioni, fino a coprire il 100% del territorio nazionale. Nel pomeriggio-sera piogge ovunque, neve al nord a 1300m, al centro a 1700m. Temporali sul Tirreno e temporali fino al Lazio e Roma e Campania, temporali dalla Sicilia verso il resto del sud. La sera venti fortissimi di maestrale e da ovest sul Tirreno verso la Campania e la Calabria con mareggiate. Scirocco sullo Ionio e sull'Adriatico, tramontana in Liguria, Bora a Trieste''. Sabato 14, sono le previsioni di www.ilmeteo.it, ''piccolo ciclone mediterraneo in azione sul basso Tirreno, circolazione depressionaria che coinvolge tutta l'Italia. Bora sul nordest, tramontana in Liguria, violentissimo maestrale su Sardegna e Tirreno, Sicilia e Calabria, scirocco sull'Adriatico. Maltempo con nubifragi dal Tirreno verso la Calabria, migliora sulla Sardegna e poi sulla Sicilia dal pomeriggio, precipitazioni meno probabili o assenti sulle coste del Veneto, FriuliVG e ferrarese. Nel pomeriggio diffusi temporali al centrosud''. Per domenica, ''mentre piogge e rovesci interessano tutto il nord, l'alta Toscana, l'Umbria e le Marche, ampie schiarite si aprono sulle coste della Toscana, del Lazio, sulle coste Ioniche, su Molise, Puglia, Basilicata; una nuova perturbazione - continua Sanò - giunge sulla Sardegna con nuove piogge verso la Sicilia e temporali sul Tirreno puntano entro la sera verso il Lazio, Campania, Calabria e tutta la Sicilia. Peggiora al centrosud nella notte''. Lunedì ''nuova circolazione depressionaria in formazione. Instabile con frequenti rovesci e temporali al nordest e al centrosud tutto e sulla Sicilia, neve a 1200-1500m. Nel pomeriggio temporali dal nordest verso il resto del nord e su tutto il centrosud, anche forti, locali su Sicilia-messinese ed est Sardegna''. Martedì 17 ''tempo ancora instabile. In particolare rovesci al nordest, temporali al centro sul Lazio-Toscana, e temporali su tutto il sud, locali sulla Siclia-trapanese e sulla Sardegna orientale. Va meglio sul nordest e coste adriatiche tutte fino al Gargano con venti freschi e secchi da nordest''. Per mercoledì prossimo prevista una ''nuova perturbazione atlantica, rovesci sia al centronord che al sud e nord Sicilia, locali piogge sul nord della Sardegna. Migliora la sera. Temporali veloci nel pomeriggio sul nordest''.


    GOSSIPPANDO


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    Isola dei Famosi 9, Antonella Elia: ho compassione di chi mi odia

    storie

    ISOLA DEI FAMOSI 9 - Manuel Casella ha dichiarato che Antonella Elia gli fa tenerezza, e la vincitrice dell’Isola dei Famosi 9 gli ha risposto per le rime attraverso le pagine di Visto: “A chi mi odia dico solo: ‘Ho compassione di te’“.
    “So di essere detestata da molti miei compagni d’avventura in quanto simbolo vivente della loro sconfitta” ha rivelato l’ex naufraga (e in effetti Enzo Paolo Turchi pensa che sia colpa di Antonella se ha perso il cachet). ”Ma io per loro provo pena, e non rancore: alla fine si tratta di persone insicure. Mi danno della pazza perché mi comporto secondo l’istinto, non chiedo scusa e non sarò mai zimbello di nessuno“.

    align="center">(Lussy)

    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    AVIGNONE


    Avignone è una città appartenente alla regione amministrativa della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, e capoluogo del dipartimento di Vaucluse. Affacciata sulla sponda sinistra del fiume Rodano, Avignone è una delle città del sud della Francia più ricca di testimonianze storiche di epoca medievale, dal momento che ospitò per un certo tempo la sede papale.

    ...la storia...


    Il territorio dell'attuale città di Avignone venne in origine insediato nel periodo paleolitico, da una tribù d'origine celtica. Tra i vari ritrovamenti avvenuti assume particolare importanza quello di un monolito antropomorfico (nella forma di un uomo), scoperto nel 1961 e oggi esposto nel Museo di Calvet. I secoli successivi sono caratterizzati dai contatti con i popoli del mediterraneo, avvenuti attraverso le vie di comunicazione del fiume Rodano. Grazie al collegamento fluviale con la Svizzera si ebbe modo di raggiungere le regioni dell'Italia e i mercanti etruschi, quindi anche i greci e i fenici. Lungo il fiume vennero costruite delle piccole fortificazione chiamate 'Oppidum', le quali servivano anche da magazzino per le merci in transito. Verso il 500 a. C. si ebbe l'espansione di uno stanziamento intorno di questi Oppidum. Il dirupo nel quale fu posizionato non servì tuttavia a proteggere la popolazione dagli attacchi della tribù gallica dei Cavari. Furono costoro a dare vita alla prima società urbana di Avignone, che allora era conosciuta con il nome di Avenio. Nello stesso periodo storico i fenici fondarono Marsiglia (allora Massilia).
    Nel IV secolo a. C. i coloni provenienti dalla Grecia e stanziatisi nell'aerea marsigliese incominciarono i primi contatti con la città, portando un ulteriore sviluppo commerciale nel sud della Francia. Sotto i Romani Avignone divenne parte del protettorato di Augusto, raggiungendo il titolo di 'civitas' sotto l'imperatore Adriano. Se la città oggi non gode dello stesso prestigio di Arles, Nimes e Orange, è perché rimangono pochi monumenti del periodo romano: il foro, il centro della città, era situato nell'odierna Place de l'Horologe e al momento della sua massima espansione, l'agglomerato si estendeva su 46 ettari, contando una popolazione di circa 25.000 persone. La città era fortificata e, come tutte le città romane, dotata di templi, palazzo del Senato ed archi trionfali. Le invasioni barbariche trovarono terreno fertile in questa città posta a passaggio tra il nord e il sud Europa. Vi furono i goti prima e i burgundi poi fino alla metà del VIII secolo, mentre i saraceni entrarono ad Avignone e ad Arles nel 734, per poi essere cacciati da Carlo Martello nel 879. Da quella data Avignone divenne proprietà dei franchi. L'importanza commerciale e militare della città aumentò durante il medioevo, servendo da base logistica tra la Spagna e l'Italia. Ciò le permise di raggiungere un certo potere autonomo dal resto della regione, divenendo comune indipendente (sotto protezione vescovile) nel XII secolo. Il vescovo era il presidente, ma l'autorità era detenuta nelle mani di otto consiglieri, assistiti da giudici e mastri locali. Nel 1185 venne edificato il famoso ponte di St Benezet, che in tutto il periodo medievale costituiva l'unico ponte sul fiume Rodano tra il mare e Lione. La commerciale e cosmopolita, Avignone fu nel periodo una delle città più ricche e popolate dell'impero. Alleata di Tolosa fu presa dal re Luigi VIII di Francia nel 1226, all'inizio della crociata contro gli albigesi. Nel 1251 la città entrò a far parte dei domini del duca di Angiò, conte di Provenza, e di Alfonso di Poiters, conte di Tolosa, fratelli del re Luigi. Nel 1290 Carlo II di Angiò divenne unico governatore di Avignone e re di Napoli, per volere dell'allora re Filippo il Bello. Nello stesso secolo ebbe inizio il periodo papale: Clemente V, le cui origini erano francesi (il suo nome era infatti Bertrand de Goth), soggiornò ad Avignone sin dal 1309 anche se non in modo permanente.
    La scelta di Avignone come residenza permanente fu essenzialmente il risultato di considerazioni politiche dovute alla rivalità crescente tra le diverse congregazioni politiche e al ben noto scisma, tra la chiesa d'oriente (ortodossa) e d'occidente (cattolica). L'avvento di Clemente V rese comunque possibile l'ingerenza dei sovrani francesi nella politica pontificia, dando ad Avignone quelle potenti vestigia per la quale è oggi conosciuta. Durante il periodo papale la città crebbe in importanza, con un notevole aumento demografico che la portò ad avere 40.000 abitanti e uno sviluppo architettonico mai visto prima di allora. Venne iniziata la costruzione del Palazzo dei Papi e l'edificazione di diversi altri palazzi e monumenti gotici. Durante il pontificato di Clemente VI, tra il 1342 e il 1352, Avignone divenne proprietà dei papi per 80.000 fiorini d'oro. Il settimo papa Gregorio XI, motivato da disordini e dalle rivolte dello stato pontificio e dalle vicissitudini della Francia nella Guerra dei Cento anni contro l'Inghilterra, decise di ristabilire la sede papale a Roma nel 1377. Il ritorno della sede papale in Italia fu tuttavia la premessa del grande Scisma d'Occidente, causato da conflitti politici e religiosi che divisero il mondo cattolico fra il 1378 ed il 1417: i francesi non riconobbero l'elezione a Roma dell'italiano Urbano VI ed instaurarono una loro indipendente elezione proclamando Clemente VII nuovo papa ad Avignone. Lo scisma durò sino al 1409 anno in cui Benedetto XIII (successore di Clemente VII) divenne ultimo papa ad Avignone, costretto ad abbandonare i propri poteri alla popolazione della città. Alla partenza dei papi, la città continuò a far parte dello Stato della Chiesa di Roma, governata da un legato pontificio e da vice-legati. La popolazione si ridusse notevolmente, ma essendo un enclave straniero in Francia beneficiò di un importante ruolo nel campo commerciale e finanziario. Nel 1791, durante la Rivoluzione Francese, la città votò per l'adesione alla Francia, ufficializzata nel 1797 dal Trattato di Tolentino, che portò all'unificazione delle fazioni di Avignone e della pontificia contea. L'arrivo di Napoleone portò un periodo di pace nella regione e diede inizio alla ripresa economica nonostante l'impopolarità del regime imperiale. Nel XIX secolo la città divenne capoluogo di una delle regioni agricole più importanti della Francia. Subì come molte città francesi gli orrori dell'occupazione nazista dal 1942 al 1944. Dal dopo guerra in poi divenne testimone di un notevole sviluppo economico sopratutto per via del turismo, concentratosi in particolare sul prezioso patrimonio storico della Cittadella Papale. La nascita del Festival del Teatro da parte di Jean Villar nel 1946 ha ugualmente contribuito a fare di Avignone uno dei centri culturali più noti d'Europa, tanto che nell'anno 2000 è stata eletta Città Europea della Cultura.

    ....città papale....


    Avignone fu città papale - vice Roma, sostituta temporanea della città eterna - per circa settant'anni, tra il pontificato di Clemente V (1307-14) e l'elezione al soglio pontificio di Gregorio XI, che, pur essendo francese (si chiamava Pietro Roger de Beaufort), decise il ritorno a Roma (1377). Il cerimoniale riservato ai papi era ricco, complesso, assai fastoso. Prevedeva, per esempio, che il papa, in quanto massima autorità, detentore del sommo potere spirituale, sedesse a mensa da solo, su un tavolo posto ad un livello superiore a quello di tutti gli altri cardinali. Il periodo in cui il papato rimase ad Avignone coincise con il controllo, di fatto, dell'autorità papale da parte del re di Francia. Anche il numero dei cardinali francesi eletti durante il periodo della cattività avignonese aumentò sensibilmente. Senza dubbio, già a quel tempo, secondo una tendenza che sarebbe divenuta manifesta nel Cinquecento, il papa e la corte pontificia erano un centro di potere e di distribuzione di potere (sotto forma di onori, benefici, ricchezze, ecc.) di straordinaria importanza. In questo periodo la Chiesa non si rinnovò in senso evangelico ma verificò la sconfitta dell' universalismo cattolico, in quanto andavano emergendo gli interessi degli Stati e delle chiese nazionali. Riacquistarono vigore le proteste contro la corruzione e la ricchezza della Chiesa, in quanto la corte avignonese appariva ancor più mondanizzata e corrotta di quella romana.

    ...il Palazzo dei Papi...


    Il palazzo dei Papi, un grandioso esempio di architettura gotica, fu eretto nel secolo XIV per il trasferimento della curia papale da Roma ad Avignone. Benedetto XII ne eresse la parte nord-est (palazzo Vecchio), mentre Clemente VI la parte ovest (palazzo Nuovo). Lo terminò Innocenzo VI. Il Palazzo copre una superficie di 15000 m2 ed è una delle più vaste residenze di Europa, fu allo stesso tempo fortezza e palazzo, che nasce sulla roccia. Dieci grosse torri quadrate (alcune delle quali alte più di 50 m) fiancheggiano le mura puntellati da immensi archi a terzo punto che sostengono i piombatoi (tipico esempio di architettura militare). La costruzione austera del palazzo vecchio si deve al volere del monaco cistercense Benedetto XII che fece radere al suolo l'edificio principale per farvi costruire una residenza adatta alla preghiera e ben difesa. Affidò questo incarico a Pierre Poisson de Mirepoix. Le quattro ali del palazzo vecchio sono disposte attorno ad un chiostro e sono fiancheggiate da alcune torri la più importante delle quali (la torre Trovillas o Torre Nord) fungeva da mastro e da prigione. La costruzione del palazzo nuovo (speculare rispetto al palazzo vecchio) si deve al principe della chiesa, artista e mecenate Clemente VI che la commissionò all'architetto dell'Ile-de-France, Jean de Lauvres così che la torre del guardaroba (tour de le guarde-robe) e due nuovi corpi di edifici vennero a chiudere la piazza pubblica (o grande cortile). La decorazione dell'interno del nuovo palazzo fu affidata ad un gruppo di artisti italiani diretti prima da Simone Martini, poi da Matteo Giovannetti. Questi lavori furono continuati anche dai successori di Clemente VI, tanto che Innocenzo VI fece edificare a sud la torre di St. Laurent e, a ovest, la torre de la gauche e fece completare l'abbellimento delle sale interne del palazzo. Urbano V fece sistemare il grande cortile (Crand Cour) aggiungendovi il pozzo e costruendovi alcuni edifici di collegamento tra il palazzo e i giardini creati dietro la torre degli angeli. Gli assedi del 1398 e del 1410-1411 danneggiarono molto il palazzo che, destinato ai legati pontifici nel 1433, venne restaurato nel 1516 e nuovamente distrutto durante la rivoluzione francese quando vennero perdute anche le sue sculture. Nel 1791 la torre delle latrine o della ghiacciaia fu il teatro di un episodio sanguinoso: 60 prigionieri controrivoluzionari vennero massacrati e i loro corpi gettati in fondo alla torre. Il palazzo venne trasformato, successivamente, prima in prigione, poi in caserma (1879). I regolamenti del Genio Militare prevedono, per i muri delle sedi utilizzate, uno strato protettivo di bianco di calce. Solo così è stato possibile salvare molti dipinti del palazzo (quando è stato ceduto a questa organizzazione) perché tagliati e venduti da alcuni soldati a collezionisti ed antiquari avignonesi. Fatto evacuare nel 1906 il palazzo (attualmente appartenente alla città) venne sottoposto ad un accurato restauro (come dimostra la ricostruzione delle 2 torrette che sormontano la porta di Champeaux, avvenuta nel 1933).
    (informagiovani)

    .....il ponte di Saint Bènezet......


    La leggenda che accompagna il Ponte Saint Bènezet è collegata ad un giovane che portava tal nome e ad un fatto prodigioso. Nel 1177 egli scese dalle montagne dell' Ardèche perchè -a quanto raccontava egli stesso- Dio gli aveva comandato di costruire un ponte ad Avignone, la città al 'bordo dell'acqua'. Inizialmente, la gente lo prese per pazzo ma Benèzet non si diede per vinto. Approfittando della benedizione che il vescovo stava impartendo sul sagrato della cattedrale, una domenica lo sfidò dicendogli che era stato inviato da Dio in quel luogo affinchè convincesse il popolo a costruire un ponte sul Rodano. Il prelato, sentita la popolazione, disse: "Va bene, potrai costruire il ponte se riuscirai a portare una pietra enorme sulle spalle e gettarla nel fiume".
    Credeva, con questo stratagemma, di far desistere il giovane dal 'suo proposito', ma Benèzet -senza indugio-si caricò la pietra in spalla sotto gli occhi attoniti degli astanti e la sollevò in alto prima di gettarla nell'acqua, sostenuto-a quanto si narra- dagli angeli mandati da Dio. Si dice che quel blocco di pietra sia incastonato in una delle arcate, e sembra sfidare gli elementi. Ogni papa che vi transitò in seguito, dice la leggenda, si doveva fermare un momento a pregare dinanzi alla volta di Benezèt e lasciare un obolo.
    In realtà, storicamente un ponte in legno esisteva già in epoca romana per collegare Villeneuve ad Avignone, sul quale si innestò un ponte in pietra i cui pilastri erano probabilmente collegati con passerelle di legno;questo era aperto alla circolazione dal 1184 ma nel 1226 esso venne distrutto nella quarta arcata. E' l'epoca in cui si era costituita la "Confraternita del Ponte", sorta per l'influenza di Benezèt, che era costituita da 24 fratelli. Grazie alle loro ricerche incessanti e alla strategia dei pedaggi per il transito, erano riusciti ad accumulare i fondi necessari per ricostruire un ponte gotico in pietra sui resti del ponte precedente, prendendo a modello ponti già esistenti sul territorio francese limitrofo (come il Pont du Gard nei pressi di Nimes).
    Del resto, la sua presenza era fondamentale per i pellegrinaggi tra Italia e Spagna e, quando la corte papale si trasferì ad Avignone, la sua importanza crebbe vorticosamente. I cardinali, stanchi delle seccature che procurava la corte Avignonese, vivevano volentieri al di là del ponte, a Villeneuve, dove si erano fatti erigere residenze multiple. Avignone si era fatta una cattiva reputazione, tanto che il Petrarca ebbe a definirla come una delle città più 'infette' della terra!
    Nel 1377 fu ordinato dal cardinale Blandiac di lastricarlo per evitare i grossi inconvenienti derivanti dagli scivolamenti (e conseguenti cadute nel fiume!). Il re Luigi XIV fu uno degli ultimi personaggi ad aver attraversato il ponte, nel XVII secolo, prima che questo crollasse. Non venne più ricostruito nella parte mancante.Oggi ne vediamo quattro arcate e un cappella.
    Al ponte di Avignone è legata la famosa canzone "Sur le pont de Avignon...", aria di un'operetta molto in voga nel 1876,che riprende il motivo di un'operetta del 1853 scritta da Adolphe Adam. In realtà, già da parecchi secoli molte canzoni popolari accompagnavano la storia del ponte,e venivano cantate nelle cerimonie nuziali.Ispirarono un compositore di musica di corte, nel XVI sec., Pierre Certon che, alle arie comiche e scandalose, univa quelle a tema religioso; compose una messa "Sur le pont de Avignon". Il Palazzo dei Papi e il ponte di Avignone sono parte dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

    (Gabry)



    RUBRICHE





    (Redazione)



    L’ISOLA NELLO SPORT


    MEDICINA E SPORT

    IL GOMITO

    L'articolazione del gomito è formata da diverse articolazioni singole dotate di movimenti propri: l'articolazione tra omero e ulna, l'articolazione tra omero e radio e l'articolazione tra radio e ulna.

    L'articolazione tra omero e ulna è un'articolazione a cerniera che consente movimenti di flessione ed estensione.

    Flessione ed estensione Supinazione e pronazione
    Ciascuna articolazione a cerniera ha un legamento di sostegno laterale che viene posto in tensione sia nella flessione che nell'estensione, limitando i movimenti non richiesti. In corrispondenza della faccia interna ed esterna della capsula articolare, ci sono due robusti legamenti: il legamento collaterale mediale (ulnare) e il legamento collaterale laterale (radiale). Ad articolazione estesa vengono posti in tensione i legamenti anteriori, ad articolazione flessa quelli posteriori.

    Tendinopatie
    Nell’ambito delle patologie da sovraccarico funzionale al gomito sono da segnalare le tendinopatie degli estensori e dei flessori del polso e della mano che prendono il nome di epicondilite omerale o "gomito del tennista" ed epitrocleite omerale o "gomito del golfista". Le strutture interessate da tale patologia sono i tendini degli estensori e dei flessori di polso e mano all’inserzione, rispettivamente, su epicondilo ed epitroclea omerale.Flessori del polso e delle dita Estensori del polso e delle dita

    L’irritazione tendinea sembrerebbe originata dalle vibrazioni trasmesse lungo l’avambraccio dopo il colpo inferto all’attrezzo sportivo( racchetta da tennis, mazza da golf, giavellotto ecc…) ed è più frequente nello sportivo amatoriale od a basso livello agonistico che non nell’atleta ad alto livello. La tecnica corretta nell’esecuzione del gesto, nella presa dell’attrezzo sportivo così come nella coordinazione preservano l’articolazione dalla patologia.

    Sintomi Il dolore è il sintomo principale che all’inizio si manifesta solo con taluni movimenti; per esempio l’epicondilite si manifesta inizialmente nel tennista solo nei colpi di battuta e rovescio, mentre l’epitrocleite in quelli di diritto. In seguito il dolore diviene continuo disturbando il riposo notturno e limitando la vita quotidiana poiché si risveglia con movimenti banali per esempio afferrando una bottiglia anziché lavandosi i denti.

    Diagnosi La diagnosi è essenzialmente clinica eventualmente integrata da esami radiologici standard per escludere microlesioni ossee e da RMN per indagare le strutture tendinee.

    Trattamento Il trattamento si riassume in riposo articolare, antinfiammatori seguiti da fisiokinesiterapia. Talora si praticano infiltrazioni con steroidi, solo raramente e nei casi ribelli alle succitate terapie si pratica terapia chirurgica.

    Lussazione
    In ordine di frequenza l’articolazione del gomito è, nello sportivo, dopo quella della spalla, più frequentemente interessata da episodi di lussazione. La lussazione che nel 90% dei casi colpisce il gomito è detta posteriore caratterizzata da uno spostamento di radio ed ulna posteriormente all’omero. Il quadro clinico evidenzia una tumefazione con marcata deformità del gomito accompagnata da dolore violento ed impotenza funzionale dell’articolazione; a volte per la stretta vicinanza all’articolazione di vasi e nervi si può avere, a seguito della lussazione, insorgenza di ischemia ( ridotta od assente circolazione sanguigna) e/o parestesie (disturbi della sensibilità legati a danno nervoso). Un’esame radiografico conferma la diagnosi clinica; la riduzione della lussazione, ovvero il ristabilimento della congruità articolare, praticata da personale medico specialista è solitamente incruenta e seguita da periodo di immobilizzazione in gesso. Alla rimozione del gesso, solitamente dopo venticinque giorni, viene praticata intensa fisiokinesiterapia al fine di recuperare in modo completo e rapido l’articolarità del gomito.


    (Gina)



    NOVITA’ MUSICALI


    NOVITA' MUSICALI



    Beyoncé - I care

    Beyonce-4

    Beyoncé sta facendo la mamma e (forse) sta anche preparando un nuovo disco, ma nel frattempo gli estratti dall’ultimo album, il fantasiosamente titolato 4, continuano a proliferare.
    Lanciati in meno di un anno ben cinque singoli, I Care è ancora a metà strada tra la rotazione radiofonica e la pubblicazione ufficiale con tanto di videoclip.

    Evidentemente occuparsi di Blue Ivy, la bimba avuta a Gennaio da Jay-Z in un tumultuoso quanto super-VIP parto newyorkese, la tiene, in maniera sacrosanta, lontana dalle scene.
    E come Elvis mandava in tour la sua Cadillac, Beyoncé (ora semi-autogestita, dopo il clamoroso divorzio professionale dal padre-padrone Matthew) manda in giro canzoni al posto di affrontare stancanti e, ora come ora, improponibili concerti (che torneranno a fine Maggio).

    I Care mette in bella mostra la solita voce maestosa della texana in un contesto lontano dagli sculettamenti Bootylicious del passato: è un bel contrasto con una ritmica più lenta ma al contempo presente a far emergere l’espressività del canto, impegnato in una storia d’amore finita male – e presumiamo di epoca anteriore al matrimonio con Jay-Z.

    Il beat è costante ed oscuro, la struttura della canzone è decisamente roba già sentita e il bridge pare buttato lì un po’ a casaccio, ma il crescendo finale, con una sorta di duello voce-chitarra elettrica è ottimo e sufficiente a portare a casa la pagnotta.
    In attesa di rivederla sui palchi per la promozione diretta dei dischi, la signora Knowles coniugata Carter lancia per il pianeta l’ormai notoria voce atomica, con atmosfere e messaggi abbastanza universali da unire fans suoi e non solo nei momenti tristi di una relazione.
    Alberto De Donatis


    Video


    (Lussy)



    ... PARLIAMO DI ...


    Le nuove....ARTI

    MARINA CALAMAI



    Immergersi nell’arte di Marina Calamai (Arezzo, 1962) è come sognare un tuffo in un’enorme torta di cioccolato e panna montata. Un’esperienza eccessiva, onirica e allo stesso tempo iperrealista che ha un unico scopo: comunicare una passione, quasi un’ossessione dell’artista per il mondo parallelo dei dolci. Nelle opere di Marina Calamai si può sciare su un’enorme bignè, orbitare fra le dolcezze cosmiche, perdersi in un labirinto di cioccolato. Il gioco si fa più estremo e si arriva ad infilarsi in un enorme muffin, per farsi divorare e disperdersi nel suo profumo, oppure a perdersi all’interno di un superbo dolce rinascimentale, tutto ricotta, ciliegie e rose rosse, dentro il quale riecheggiano squilli di tromba, chiacchiericci e tintinnii conviviali di piatti e bicchieri, allegri e ritmici rumori di cucina.
    I quadri sonori sono dei veri e propri racconti, sogni ad occhi aperti in cui i protagonisti lillipuziani vengono rapiti nell’universo dei dolci. Realizzati su materiale fonotrasparente e pannelli in plexiglass, descrivono situazioni surreali, raccontandole con suoni, musiche e parole magiche.
    Una dolce glassa ricopre ogni cosa: anche i foulard colorati, disegnati dall’artista, o i gioielli forgiati dagli orafi fiorentini, in edizione limitata: anelli e ciondoli a forma di invitanti bignè, da portare al dito o ammirare come microsculture, appoggiati al proprio piedistallo.
    Marina Calamai si rifa con ironia al passato opulento delle tavole secentesche, imbandendo la tela di un’infinità di torte e dolcetti; della Pop Art prende i colori, le forme, il messaggio immediato e conciso, che però si libera di ogni slogan a parte un unico, immortale dogma: cake think. Pensare in un’ottica dolce, in modo positivo, vedere il mondo ricoperto di zucchero a velo e panna montata. Tutto è possibile nel mondo di Marina Calamai, anche un cappello che in realtà è una torta e infine un pensiero, un incontro appena assaggiato o divorato fino all’ultima briciola. Piccole, dolcissime divagazioni dal quotidiano che rendono la vita degna di essere vissuta.
    (Giulia Fonnesu)

    (Gabry)



    IL MONDO INTORNO A NOI



    LA DONNA DEL GIORNO: Kristen Stewart

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    KRISTEN STEWART: meglio conosciuta come Bella Swan
    – Care lettrici oggi vi parleremo di un’attrice statunitense che ha iniziato a recitare davvero giovanissima.Kristen Jaymes Stewart nasce a Los Angeles il 9 aprile 1990 da John Stewart, manager e produttore televisivo e da madre australiana, Jules Mann Stewart, sceneggiatrice.Già all’età di otto anni Kristen inizia la sua carriera, notata da un agente durante la recita scolastica di Natale, iniziando con la prima comparsa in una produzione Disney dal nome Thirteen Year, mentre nel 2001 viene scelta per un ruolo nel film La sicurezza degli oggetti, dove reciterà accanto a Glenn Close.Nel 2002 interpreta un ruolo importante nel film Panic Room con Jodie Foster e Jared Leto, per il quale Kristen viene nominata al premio Young Artist Awards del 2003.Nello stesso anno interpreta la parte della figlia di Dennis Quaid nel thriller Oscure presenze a Cold Creek e verrà acclamata dalla critica per l’interpretazione nel film Speak-le parole non dette, nonostante abbia 14 anni.Da qui in poi la carriera di Kristen è tutta un successo ricordiamo infatti nel 2005 il film fantastico Zathura-Un’avventura spaziale accanto a Tim Robbins, l’anno dopo reciterà accanto a Donald Sutherland in Gioventù violata e le verrà offerto dai registi cinesi nel 2007 il ruolo di Jess Solomon in The Messengers.Sempre nel 2007 Kristen reciterà accanto a Meg Ryan nel Il bacio aspettato, poi assieme a Sean Penn nel film Into the wild, per una piccola parte, per poi rifarsi subito recitando nel 2008 accanto ad attori del calibro di Bruce Willis, Robert De Niro, John Tururro nel film commedia a sfondo satirico Disastro a Hollywood, il quale parteciperà al Sundance Film Festival e proiettato al Festival di Cannes.Con la saga di Twilight, tratto dall’omonimo romanzo di Stephenie Meyer, per Kristen Stewart arriva la svolta alla sua carriera, con il quale raggiunge il successo internazionale grazie al ruolo di Bella Swan, aggiudicandosi non solo il premio BAFTA per la migliore attrice emergente, ma anche la copertina nel 2009 di Dazed & Confused.Nel 2010 sarà protagonista inoltre nel film autobiografico sull’omonima rock band The Runaways, dove avrà un ruolo da chitarrista, cantante e leader del gruppo.Kristen vince nel 2011 due premi ai People’s Choice Awards, anche come attrice preferita dal pubblico e esce fuori la notizia, da Vanity Fair, che la ritiene l’attrice più pagata di Hollywood nel 2010 con circa 28.5 milioni di dollari.La fine del 2011 la vede protagonista nel video musicale di Marcus Foster “I was broken” e in Biancaneve e il cacciatore, dove interpreta Biancaneve, per concludere poi con la classifica di Forbes che la mette al primo posto per “Hollywood’s Best Actors for the Buck”.A gennaio 2012 viene annunciato che Kristen Stewart sarà il nuovo volto della nuova fragranza di Balenciaga.Qualche insuccesso? Giusto la nomina come peggior coppia sullo schermo assieme a Robert Pattinson e Taylor Lautner, nominata ai Razzie Awards 201, 2011 e 2012.


    (Lussy)



    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...


    Io sono il lupo. Io sono l'attimo.
    Impronte sulla neve fresca, impronte presto cancellate.
    Io sono il lupo, lo spirito del bosco.
    L'attimo...
    Perché quando corri nel vento non puoi essere che vento.
    Sono l'ombra che scende leggera. Sono il cacciatore e la preda.
    Sono invisibile. Sono uno e mille. Ed ululati nel vento...
    Sono lo spirito del bosco.
    Sono l'attimo.
    (dal web)


    Gévaudan, il parco dei lupi


    Lo sguardo. Il passo felpato nella macchia. Le orme lasciate sulla neve. Gli appostamenti nascosti in attesa della preda. Le tante favole e storie che lo hanno accompagnato ne hanno sempre dato una visione pericolosa, cattiva. Quasi maligna. A guardarlo in mezzo alla natura però, sembra poco più di un tenero gattone. Lui è il lupo. E oltralpe, in Francia, c'è un luogo eccezionale dove vivono 100 di questi magnifici esemplari. A Lozère, fra le terre delle leggende settecentesche della Bestia di Gévaudan, in un biotopo naturale di una ventina di ettari, girano protetti lupi della Siberia, Mongolia, Polonia e del Canada. È il Parco dei Lupi di Gévaudan (oggi Lozère), fondato nel 1985 da Gérard Ménatory, che ha appena compiuto un quarto di secolo di attività. Erano anni di miti e paure, dove le storie di vampiri e lupi mannari facevano breccia molto facilmente quando tra il 1764 e il 1767, strane creature animali superiori alla norma uccisero centinaia fra persone, soprattutto donne e bambini, e animali. Col passare delle testimonianze, la situazione impose misure estreme al punto che lo stesso Luigi XIV mandò in zona i migliori cacciatori del regno per trovare e sgominare quelle bestie. Oggi i lupi non se la passano troppo bene, a rischio d'estinzione in molte aree del mondo. Ovviamente ci sono le eccezioni. Questi mammiferi appartenenti alla famiglia dei Canidi, nel Parco di Gévaudan non sono addomesticati. E non solo la maggior di loro non ha perduto l'istinto naturale, ma hanno conservato la timidezza verso noi strane creature bipedi. A differenza di quello che si possa immaginare infatti, la paura dell'uomo è una delle loro caratteristiche principali. In natura esiste una sola specie di lupo, il Canis lupus. Le sottospecie conosciute sono trentadue, e distinte soprattutto in base alle caratteristiche geografiche. Nel caso specifico per esempio, il colore della pelliccia dei canadesi viene dalla loro capacità di adattamento all'ambiente nel quale vivono. I lupi scuri vivono nel bosco, e il loro pelo si schiarisce man mano che ci si sposta a nord. I lupi grigi si trovano nelle regioni con boschi poco fitti e quelli bianchi nelle pianure innevate. Essendo un cacciatore il lupo non ha bisogno di questo mimetismo per sfuggire ai predatori (in particolare orsi grizzly e puma) semmai l'adattamento permette loro di cacciare più facilmente. Da chi si deve guardare bene invece, è la razza umana. Sterminato in Francia all'inizio del XX secolo, con l'ultimo esemplare ucciso nel 1954, il lupo continua a non godere di buona reputazione aldilà delle Alpi, considerato a torto un animale aggressivo contro l'uomo. All'inizio degli anni '90 però, provenienti dall'Italia, settanta-novanta esemplari si sono stabiliti in diverse regioni alpine della Francia. Oggi, insieme al Gévaudan è stato anche creato nel 1994 un parco di osservazione scientifico. Realizzato a mezzo chilometro a sud di Sainte-Lucie, non è aperto ai visitatori ma è completamente dedicato alla vita selvatica degli animali, per disabituare alcuni lupi dalla vista dell'uomo. Qui vivono su un territorio di quindici ettari e girano in totale libertà. Senza paura di tagliole o d'improvvise fucilate.
    (Luca Ferrari, ilreporter)

    .....la Bestia del Gévaudan........


    La Bestia del Gévaudan è stata una creatura che terrorizzò la zona del Gévaudan (oggi Lozère), nell'area centro meridionale della Francia tra il 1764 e il 1767, uccidendo e ferendo centinaia fra persone e animali. Mentre gli attacchi sono stati provati e documentati, non è mai stata definitivamente chiarita la vera natura della bestia, che comunque era senza alcun dubbio un canide. La versione più accreditata è che si sia trattato di più lupi di dimensioni superiori alla norma e che a quanto si sa agivano isolatamente. La vicenda ebbe inizio nell'aprile (per altri inizio giugno) del 1764, quando una ragazza che passeggiava nel bosco fu attaccata da un grosso lupo, ma le mucche a cui stava badando allontanarono la bestia. La giovane donna descrisse la bestia con un corpo da vitello, peluria folta e nera, due grandi canini laterali. Il 30 giugno del 1764 la "bestia" fece la sua prima vittima. Nei mesi successivi furono decine le vittime, per lo più donne e bambine. Col moltiplicarsi degli attacchi, il governo francese inviò in questa regione uno squadrone di 56 dragoni, comandati dal capitano Jean Boulanger Duhamel, che comunque per le ricerche ebbe a disposizione anche gli oltre 400 miliziani dei Volontari di Clermont, di stanza nei pressi. Duhamel avvistò la cosiddetta Bestia più volte, senza mai riuscire a ucciderla. A suo parere, benché non fosse un esperto, la belva era un ibrido mostruoso, grande come un vitello di un anno. In effetti la Bestia (quella uccisa nel 1767) e soprattutto quella uccisa prima, nel 1765 (il cosiddetto Lupo di Chazes, uno dei responsabili degli attacchi di quegli anni nel Gévaudan), una volta ucciso e misurato fece registrare oltre 70 kg, quasi 90 cm di altezza al garrese e una lunghezza di circa 140 cm, coda esclusa. Re Luigi XV inviò allora (1765) in zona un famoso cacciatore di lupi, il nobile normanno d'Enneval, che asserì infine di avere ucciso, con la sua muta di cani addestrati, ben 74 lupi. Si scoprì poi che non era affatto vero. Come lui anche molti altri asserirono più volte di aver ucciso o ferito mortalmente la bestia, che però puntualmente di lì a poco tornava a mietere vittime, fu anche per questo che fra gli abitanti della regione iniziò a farsi largo l'idea che la bestia avesse poteri magici, tanto da far nascere la superstizione che essa fosse immortale. Come già detto, gli attacchi continuarono e allora Luigi XV sostituì d'Enneval con Francois Antoine, Gran portatore di Archibugio del Re e massimo rappresentante della Grand louvetier (un'associazione francese nata nel XIV secolo proprio per eliminare le bestie feroci). Antoine era accompagnato da suo figlio Francois Antoine de Beauterne, da 14 guardiacaccia scelti fra i migliori del regno e da una piccola muta di cani, che si rivelò del tutto inadeguata. Fu solo in seguito che ebbe a rinforzo alcune decine di cani. Anch'egli cacciò e uccise un grosso lupo dal pelo nero. Antoine uccise nel settembre 1765, con una enorme spingarda caricata contemporaneamente con ben 5 cariche da lupo (si credeva che la Bestia fosse invulnerabile alle normali fucilate) il colossale lupo di Chazes (descritto prima) e in seguito la femmina e i suoi cuccioloni, già grandi. Questa fu probabilmente la terza o quarta delle cosiddette Bestie del Gévaudan. Il problema sembrò risolto e Antoine fu colmato di doni (la sola taglia sull'animale era stratosferica, ben 9.400 franchi, pari a 33 anni di lavoro di un salariato agricolo dell'epoca o a oltre 700.000 euro attuali) da Luigi XV, che ritenne chiusa la faccenda. Ma, dopo alcuni mesi la misteriosa creatura tornò ad uccidere.
    Nel giugno 1767 un certo Jean Chastel uccise finalmente l'ultima Bestia (dopo non ci furono più attacchi né vittime), descritta prima. Si trattava senza dubbio di un canide (aveva 42 denti come i canidi) e quindi non di una iena, una tigre o di qualcos'altro ipotizzato finora (queste specie hanno formule dentarie ben diverse). Con ogni probabilità si trattava, come per le altre Bestie del Gévaudan, di un lupo divenuto antropofago (come si verificò in altri casi simili in Francia con il lupo Courtaud, la Bestia di Fontainblu, la Bestia del Gard o, in Italia, con la Bestia di Cusago, la Bestia di Corfinio, la Bestia di Palazzolo Acreide e altre). Chastel portò il corpo dell'animale al re sperando in una lauta ricompensa, ma non l'ottenne poiché per Luigi XV l'unica Bestia era stata quella uccisa nel 1765 da Antoine.
    Il totale delle vittime accertato fu di 136 (con almeno 270 attacchi), ma con ogni probabilità le vittime furono molte di più, forse 150-200, solo che a un certo punto non furono più conteggiate per ordine di Luigi XV, che ordinò la censura sulla vicenda (anche ai curati per quanto riguarda gli atti di morte).
    Ancora oggi, circolano molte leggende e ipotesi sulla Bestia del Gévaudan, alcune delle quali anacronistiche. Per molti si trattò di un lupo di sproporzionate dimensioni, per altri ancora, si sarebbe potuto addirittura trattare di un serial killer camuffato da animale. Ma i numerosi resoconti ufficiali dell'epoca non citano neppure una volta il ritrovamento di impronte umane, sulla neve o nel fango, vicino ai cadaveri delle vittime. Le impronte erano sempre di canide; all'epoca, si diffuse la leggenda che si trattasse di un lupo mannaro (in quel periodo vampiri e licantropi facevano parte dell'immaginario comune).
    Alcune ipotesi sono addirittura fantascientifiche come quella che si trattasse di una tigre del Caspio (detta anche tigre del Caucaso), fuggita da qualche circo. La Bestia del Gévaudan era descritta come una creatura ibrido tra lupo e tigre. Poiché alcuni testimoni sostenevano che la bestia fosse in grado di alzarsi sulle zampe posteriori, è stata avanzata l'ipotesi che si trattasse dell'unico animale predatore in grado di fare una cosa simile ovvero l'orso, in particolare l'orso labiato dell'India, che in quel periodo era molto apprezzato in Francia ed esposto in quasi tutti i circhi, le fiere e gli spettacoli per la nobiltà. Questi però è una specie di orso quasi esclusivamente erbivora (insettivora, ma sono documentate rare uccisioni anche di bufali indiani). Altra probabile ipotesi è quella che non fosse un'unica bestia ad uccidere, ma all'incirca tre-quattro, che agivano individualmente.
    Secondo alcuni recenti studi, almeno l'ultima delle cosiddette bestie (che costituivano forse un piccolo nucleo familiare), la più letale e responsabile di molti degli attacchi avvenuti in quei quattro anni, sarebbe stata un enorme lupo (55 kg di peso, 80 cm di altezza al garrese e quasi 130 cm di lunghezza, coda esclusa) probabilmente affetto da acromegalia (una malattia, esistente anche tra gli esseri umani, che rende la testa e gli arti sproporzionatamente grandi), come dimostrano (dalla minuziosa autopsia fatta dai chirurghi) gli sproporzionati piedi (16,2 cm di lunghezza per 12,2 di larghezza, grandi quasi quanto quelli di una tigre) e l'abnorme testa, i cui muscoli temporali e masseteri superavano in totale i tre chili di peso (un bulldog arriva a 250 grammi totali). Le fauci pertanto esprimevano probabilmente una pressione di oltre 700 kg, pari a quella di una iena maculata.
    Anche se la strage terminò con l'uccisione di animali selvatici, è tuttora ipotizzato da alcuni - senza alcuna base documentale - che la Bestia del Gévaudan in qualche modo fosse manovrata da mani umane. Alcuni, come detto, ritengono che la Bestia fosse stata in realtà un serial killer travestito da animale, ipotesi assurda in quanto neppure una volta intorno ai corpi delle vittime, su neve o fango, furono mai trovate impronte umane ma solo ed esclusivamente di canidi. Negli ultimi mesi del 2009 diversi studiosi statunitensi sono arrivati alla conclusione che se la bestia del Gévaudan di animale si trattò, ci sono altissime probabilità che fosse stata una iena. Ma queste ipotesi non tengono da conto la storia e l'etologia degli animali selvatici. Una iena, magari fuggita da un serraglio, non avrebbe mai potuto sopravvivere per ben quattro anni (comunemente vengono indicati tre anni, in realtà la vicenda andò dal 1764 al 1767)in un'area in cui vivevano molte centinaia di lupi, come si verificava allora nel Gévaudan (fino al XIX secolo i lupi vivevano nel 93,5% del territorio francese). Divenendo un competitore, sarebbe stata subito uccisa dai lupi. Inoltre, la Bestia del Gévaudan fu infine certamente uccisa (dopo l'abbattimento dell'ultima non ci furono più né attacchi né uccisioni) e dall'autopsia risultò senza ombra di dubbio che fosse un canide e non uno ienide (formula dentaria del tutto diversa). I casi di altre "Bestie" - sempre lupi - verificatisi soprattutto fino al XIX secolo sono meno rari di quanto si pensi e non interessarono solo la Francia.
    (dal web)

    (Gabry)



    POESIE DI STAGIONE


    APRILE pittore

    Così aprile in un giorno
    m'ha dipinto il giardino:
    di bianco calce tutto il muro intorno,
    e tutto il cielo del più bel turchino.
    Di verde non ha fatto economia.
    Or tutto è verde in questa terricciuola
    che sembra l'orto della Poesia.
    Che chiasso di colori in ogni aiuola,
    e quanti fiori, quanta fantasiadi blu,
    di rossi, di celesti e viola!
    C'è un fior per tutti in questo mio giardino!


    (Renzo Pezzani)





    LA SERA SULLL’ISOLA


    Quattro chiacchiere in allegria


    Parliamo spesso della nostra Isola Felice dscrivendola come una grande famiglia, come il luogo di ritrovo sereno di tanti amici. Allora volevamo rendere noto a tutti che tutte le sere, dopo le 20,30 ci riuniamo in questo luogo per trascorrere in serenità e divertimento le nostre serate. Approfittiamo allora del nostro giornale per informanre tutti dell’argomento con cui ci divertiremo la sera.. vi aspettiamo tutti tutti tutti e, se avete argomenti da proporre per la sera, mandate un mp a Lussy ...
    SERATE DI PRIMAVERA …
    L’inverno oramai sta andando via. Le ombre della sera tardano ad arrivare sempre più e le notti da fredde e silenziose pian piano portano con se temperature e luci delle giornate che volgono al bel tempo. La nostra isoletta ,e più specificatamente questo angolo si trasforma in un colorato giardino, immaginate fiori colorati, un grande telo disteso su di un prato, un’altalena che dondola e dalla mansarda osserviamo ed ascoltiamo la natura che lentamente si risveglia . Ci incontriamo ogni sera per scoprire insieme il piacere di conoscere ed emozionarci insieme, di divertirci a veder crescere conoscenze che giorno dopo giorno sono sempre più amicizie consolidate e reali …

    STASERA PARLEREMO DI ...



    ... I COLORI DELLA PRIMAVERA ...





    (La redazione)



    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto di Fabrizio Bertini


     
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  2. tomiva57
     
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    buongiorno isola
    grazie redazione
    buon venerdì a tutti


     
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    Ciao Claudio ♥..

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    La vita è troppo breve per svegliarti con dei rimpianti. Perciò ama le persone che ti trattano nel modo giusto, e dimentica quelle che non lo fanno. E credi che tutto accade per una ragione: se hai un’occasione, coglila.
    Se ti cambia la vita, fallo.
    Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.
    Promettono solo che ne varrà la pena.

    Guarda il mondo con occhi nuovi! Colora la tua giornata d’ottimismo! Tutto dipende dal modo in cui affronti le piccole cose della vita. Puoi cambiare la prospettiva, sempre. Solo Tu puoi decidere se essere davvero Felice!
    Anton Vanligt,

     
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    :36_1_47.gif: amici buona giornata a tutti...

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    Brylyg_26 best-emoticons-7 gif bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaa
     
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    ip 13/4 12:55 le_magn: buongiorno ragazzi, ho trovato un programma interessante per usarlo con la TagBoard, se può interessare ecco il link:

    per Lussy e Gabry..ciaoooooo

    ok giulietta..sistemato.. :c023.gif:

    Edited by Lussy60 - 13/4/2012, 15:09
     
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    buonappetito2


    Buon pranzo e buon pomeriggio a tutti :germhello.gif: :germhello.gif:

     
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    Buon pomeriggio a tutti!!
     
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    ciao giulietta..ciao giuly..buon pomeriggio a tutti... :Scuola%20(12).gif:
     
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    Buona giornata un abbraccio a tutti-
     
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  11. tomiva57
     
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    buona cena e buona serata a tutti ..
     
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10 replies since 13/4/2012, 00:25   3663 views
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