La gente piange e piangerà Gran bel coro Ma sai l'amore che c'è in te È di un'altra luce Amplessi, etica e Gesù Non un uomo fan di te Motivazioni, chiacchiere e umiltà E sei solo un buon piazzista Una medaglia -- la casa -- l'opzione sulle azioni E poi non sai se riuscirai a tenerle Di ciò che ho fatto in vita mia Per me e per la gente Non resta quasi niente Terra meravigliosa Brutto paese L'inferno è vivere da vero re Senz'essere stati mai sé stessi Ma niente lacera di più Niente può far male più Non più di essere me stesso E io so chi sono so chi sono so qual è il mio nome L'inferno è vivere da re Cercando solo prove intorno a te Che quel che hai fatto è giusto Quando realizzerai Che il potere della tua gioventù E quel che hai fatto era un'assurdità Che non potrai cambiare più Che non puoi cancellare più Allora l'onestà emergerà Come un tatuaggio in faccia Niente brucerà di più E oggi ho avuto un dono Io so chi sono so chi sono so chi sono so qual è il mio nome.
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Iceberg
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La terra promessa si scioglie di colpo
Io non so se sia sbagliato o no solo che è cambiato il mio sguardo , il mio sorriso so che fuori non c'è più E una forza strana vuole che io sia quel che non sono e so che è per il mio bene E il mio bene sai è per me Stefano l'avresti detto mai che col nostro bel viso Si specchiasse un mostro , un fesso , un clown ? Uno che non sei Ho una cosa dentro è uno stato nella mente e già lo so che col tempo , prima o poi io mi ci ammalerò Senza cori nè bandiere è uno stato nella mente e so che c'è una dittatura perchè c'è qui dentro me Io non so se sia sbagliato o no So che son cambiato
Meet some freaks on Route 66 è un EP del gruppo rock italiano Afterhours, uscito il 29 febbraio 2012. Il disco è stato venduto in allegato alla rivista musicale La Repubblica XL del mese di marzo. Il disco contiene 8 tracce registrate dalla band negli Stati Uniti, in diversi studi di registrazione lungo la Route 66 che dà il nome al titolo. Delle otto tracce, sette sono pezzi degli Afterhours riarrangiati e registrati da importanti produttori tra cui Greg Norman, John Schroeder e Doug Geist; l'ultima traccia invece è una versione live di Dolphins, pezzo di Fred Neil nella versione di Tim Buckley, suonata insieme ai Majakovich. È solo febbre e La sottile linea bianca sono state registrate il 24 ottobre 2011 da Greg Norman presso lo studio Electrical Audio di Chicago. Ballata per la mia piccola iena e Pelle sono state registrate il 26 ottobre 2011 da Jon Schroeder presso The Church Studio di Tulsa, Oklahoma. Male di miele e Il paese è reale, invece, sono state registrate da Doug Gesit negli studi Santa Fe Center Studios di Albuquerque, Nuovo Messico il 31 ottobre 2011.
Tracce
È solo febbre La sottile linea bianca Ballata per la mia piccola iena Pelle Male di miele Il paese è reale La vedova bianca Dolphins – feat. Majakovich
È solo febbre E' solo febbre non si lamenta bambino genio qualcosa inventa noi l'ameremo finchè cadrà Perciò Dio voglia ci piacerò cambiare stile falciando teste cambiare amore cambiare veste TRADIRE TUTTI per non star solo qualsiasi cosa se piacerà ricordo ancora com'eri bella com'era bello com'ero anch'io mediocri in salvo di tutto il mondo ovunque siate Ego vi assolvo
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La sottile linea bianca
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Ballata per la mia piccola iena
"L'autista che ti guida ha una sola mano, ma vede cio che credi invisibile. Nel tuo piccolo mondo fra piccole iene anche il sole sorge solo se conviene. Fra piccole iene, solo se conviene, mia piccola iena, solo se conviene. L'amore rende soli, ma è ben più doloroso se per nemici e amici non sei più pericoloso. La testa è così piena che non pensi più. Ti si aprono le gambe oppure le hai aperte tu? Aiutami a trovare qualcosa di pulito! Uccidi ma non vuoi morire, uccidi ma non vuoi morire. Fra piccole iene, solo se conviene. Mia piccola iena, solo se conviene. Non puoi scordare dove son state le tue labbra; sai già come sarà, ma non sai più chi sei... La testa è così piena, non riesci più a pensare che anche senza te si possa ancora respirare! Quello che hai appena fatto ti ha fatto stare meglio! Chi uccide ma non vuol morire, uccidi ma non vuoi morire! Fra piccole iene, solo se conviene. Fra piccole iene, solo se conviene. Mia piccola iena solo se conviene, Mia piccola iena solo se conviene... "
Afterhours concerti 2014: nove date a marzo e riedizione di Hai paura del buio?
Il nuovo anno si aprirà all’insegna degli Afterhours: i concerti nel 2014 della rock band milanese si terranno nel mese di marzo e vedranno Manuel Agnelli & Co, riproporre dal vivo tutti i brani dello splendido album Hai Paura del Buio?, uscito nel 1997 e recentemente premiato come miglior disco indipendente degli ultimi 20 anni da parte dei giornalisti e come miglior album indipendente degli ultimi 15 anni da parte del pubblico. Hai Paura del Buio? verrà ripubblicato in un’edizione speciale, in uscita sempre a marzo 2014 in formato doppio cd, che oltre alla versione rimasterizzata dell’album originale conterrà anche una reintepretazione dello stesso, realizzata dagli Afterhours e da altri artisti italiani ed internazionali che sono stati per la band fonte di ispirazione o hanno collaborato insieme nel corso degli anni. Insomma, una rilettura moderna dei brani di Hai Paura del Buio? riproposti in nuove e più particolari versioni.
Per celebrare l’uscita della riedizione di Hai Paura del Buio? gli Afterhours hanno deciso di fare festa con tutti quelli che questo disco l’hanno amato e continuano ad amarlo, risuonandolo per la prima volta per intero dal vivo, seguendo la scaletta originale e arrangiandolo così come veniva proposto live nell’anno di uscita. Una performance speciale che si limiterà esclusivamente ai nove concerti previsti a marzo del 2014. Il tour degli Afterhours, organizzato da Live Nation Italia, presenterà per la prima volta dal vivo Hai Paura del Buio? nella sua interezza, traccia per traccia.
I biglietti per i concerti 2014 degli Afterhours saranno in vendita dalle ore 10:00 del 20 dicembre 2013. Previste date nelle maggiori città d’Italia: Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, Bari e altre ancora.
Afterhours concerti 2014: tutte le date
14.03 Mantova, Palabam 15.03 Rimini, Velvet 18.03 Torino, Teatro Della Concordia 21.03 Bologna, Estragon 22.03 San Biagio di Callalta (TV), Supersonic Arena 24.03 Milano, Alcatraz 26.03 Firenze, Obihall 28.03 Roma, Orion 29.03 Bari, Demodè.
Foto di Elettra Mallaby e Ilaria Magliocchetti Lombi
Afterhours, dentro il nuovo tour teatrale: "Aspettatevi delle sorprese"
"Non è facile per chi va e non sarà facile per chi resta ma le cose gravi, nella vita, sono altre. Gli Afterhours sono sempre stati un gruppo di persone inquiete e in movimento. Non sarà mai diverso da così perché è quello che siamo nel profondo e di questo siamo fatti. Questo ci causa da sempre un sacco di problemi. Ma abbiamo imparato a essere orgogliosi della nostra natura": così lo scorso 10 novembre Manuel Agnelli, voce degli Afterhours, aveva commentato l'abbandono di due componenti storici del gruppo, il batterista Giorgio Prette, con lui dal 1991, e il chitarrista Giorgio Ciccarelli. "Vi chiediamo di fidarvi", aveva poi concluso il messaggio indirizzato ai fan. E i fan non hanno dovuto attendere molto. Gli Afterhours hanno due nuovi componenti, due amici: Fabio Rondanini, batterista dei Calibro 35 e Stefano Pilia, chitarra e contrabbasso in un'altra storica formazione italiana, i Massimo Volume. Soprattutto, gli Afterhours hanno deciso di ripartire dal luogo dove la loro natura si svela in tutta la sua visceralità e profondità: il palcoscenico. Quello che inizierà, con una data zero il 29 gennaio al Teatro Condominio di Gallarate, a Varese, e si concluderà il 28 febbraio al Teatro La Fenice di Senigallia, ad Ancona, sarà un tour teatrale che vedrà mescolarsi video, realizzati da Graziano Staino, letture di testi contemporanei di narrativa e di poesia, da Gramsci a Pasolini fino a Ginsberg e Pessoa. Sarà uno spettacolo che vedrà gli Afterhours portare al pubblico alcune delle canzoni ormai diventate dei classici del loro repertorio, come Non è per sempre, Bianca, Baby fiducia, Dentro Marilyn, Strategie e Ossigeno. Il titolo della tournée suona come un vero e proprio manifesto, una presa di posizione molto forte: #iosochisono. Ricorda l'intima potenza di una frase di un altro loro brano, la bellissima Bye Bye Bombay. Recita: "Io non tremo. È solo un po' di me che se ne va". E se un pezzetto degli Afterhours se n'è andato, non significa che tutto sia perduto. Significa esattamente il contrario.
Solo tre mesi fa, con l'abbandono di Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli, il destino degli Afterhours sembrava incerto. Qual è stata la difficoltà più grande di quel momento?
"La situazione di qualche mese fa si è determinata e inasprita durante un periodo di tempo molto lungo. Parliamo di qualche anno... Abbiamo avuto modo di ragionare sulle nostre vite e quello che veramente volevamo. Non è stata una decisione improvvisa, né dovuta all'umore del momento o a particolari litigi. Per questo gli Afterhours, come progetto, non sono mai stati in discussione. Non più del solito almeno. La difficoltà più grande è stata ufficializzare a noi stessi che i rapporti personali fra noi erano in crisi. Perché, per motivi radicalmente diversi, soprattutto di quello si è trattato. In questi mesi abbiamo provato tutto quello che potevamo per cercare di cambiare le cose ma non ha funzionato. Prenderne atto e non far più finta di niente è stato difficile. Quando i rapporti sono così consolidati e le cose professionalmente vanno benissimo non è facile dirsi la verità. Padania è stato un disco che ci ha reso molto felici, tutti noi, sia come musicisti che a livello di riconoscimenti. Questo ha ritardato di molto il precipitare degli eventi. Mi preme sottolineare però che oltre a chi è andato c'è chi è rimasto. E quelli che sono rimasti sono musicisti centrali nella storia (come Xabier Iriondo) e nelle dinamiche musicali e professionali della band (come Rodrigo D'Erasmo e Roberto Dell'Era). I più talentuosi. Gli Afterhours sono un megafono per le idee e il talento di chi ci vuole essere, non una lega, un gruppo di amici in gita, un partito politico o un'azienda. Per noi è linguaggio, non solo divertimento. Per questo non è la prima volta che c'è un cambio di formazione nella nostra storia e il destino degli Afterhours non è mai stato determinato da questo".
Conoscevate già le qualità dei sostituti, Fabio Rondanini (Calibro 35) e Stefano Pilia (Massimo Volume). In che modo potranno dare una "nuova" direzione al gruppo?
"Sono due talenti straordinari e due persone mature. Non li scopro io. Hanno già portato un sacco di idee con la grande naturalezza di chi ha un bagaglio di esperienze enorme. E hanno portato anche un sacco di energia e quel poco di serenità che ultimamente era difficile avere. Musicalmente sono talmente ricchi che stiamo registrando idee senza darci dei paletti. Vediamo cosa ne esce, ma qualcosa ne esce di sicuro".
Hai dichiarato che gli Afterhours "sono sempre stati un gruppo di persone inquiete e in movimento". In che modo - se così sarà - questa inquietudine si vedrà sul palco?
"L'inquetudine fa parte della nostra sensibilità e della nostra personalità. Non credo che vada spiegata. È dentro le canzoni, è nel nostro modo di rappresentarle. Abbiamo la fortuna di poter sublimare la parte più scura e dissociata della nostra personalità rappresentandola su di un palco. Scrivendoci sopra. Molti al contrario sono costretti a tenerla a freno e a educarla. Anch'io nella vita di tutti i giorni racconto barzellette ed esco a fare la spesa, non giro tirando testate al primo che incontro, però poi c'è il palco, e lì faccio quello che voglio. Tutti noi abbiamo il palco per conoscere a fondo quella parte di noi stessi che altrimenti ci farebbe paura ed è una grande libertà. Una libertà che abbiamo cercato e che, in un certo modo, si riflette comunque anche nelle nostre vite".
Perché ricominciare da una dimensione così "intima" come quella dei teatri?
"È l'occasione di fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto nel recente passato".
Lo spettacolo sarà diviso in due: una parte sarà "un dialogo e una riflessione aperta" con il pubblico: cosa significa?
"Che lo spettacolo in teatro permette di parlare al pubblico in modo più diretto e sfumato di quanto non succeda durante un concerto estivo davanti a 5.000 persone o in un club con una pressione sonora dirompente. Ci sono, paradossalmente quando si parla di teatro, meno barriere fra noi e il pubblico".
Puoi svelarci alcuni dei titoli di narrativa e di poesia che verranno letti sul palco?
"Lo schema di Petrolio (quello non rivisitato) di Pasolini, alcuni scritti di Gramsci, estratti da Urlo di Ginsberg, estratti da Il libro dell'inquetudine di Pessoa e molti altri ancora. Cambieremo quasi ogni sera. Ma non sono solo reading, nella prima parte suoneremo parecchie nostre canzoni cercando di costruire un discorso sul tema dell'identità".
L'altra parte sarà dedicata agli ormai classici del vostro repertorio, come Baby fiducia e Non è per sempre. Ci saranno anche dei pezzi "minori" che il pubblico ama e non si aspetta? Altre sorprese? Ospiti?
"Sì, ci saranno sorprese...".
A marzo il tour nei teatri sarà terminato ed entrerete in studio per comporre un nuovo album: sarà lasciato tutto all'improvvisazione o avete già qualche idea sul suono che avranno i "nuovi" Afterhours?
"Grande libertà come sempre, più di sempre. Staremo in studio fino alla fine dell'anno e quello che uscirà non parte da un progetto già definito ma crescerà molto liberamente in questi mesi".
di VALERIA RUSCONI fonte:http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/01/27/news/afterhour
Afterhours, un disco di "morte e rinascita": "Il dolore ti dà energie che non pensavi di avere"
Un nuovo album, 'Folfiri o Folfox', che segna il ritorno della band dopo il suo periodo più difficile: la defezione di due storici componenti, i lutti, la fine delle illusioni. Ma anche la voglia di rimettersi in gioco: "Potrei andare a fare il giudice in un talent per riuscire a portare una musica diversa al pubblico più ampio possibile", spiega Manuel Agnelli.
Raggio di sole pallido sull'acqua del Naviglio, paesi che scompaiono veloci nel pomeriggio d'aprile, non c'è macchia per terra e in cielo, mentre la macchina sfreccia tra squarci di Padania, come si intitolava, non a caso, l'ultimo album degli Afterhours. Quattro anni fa. Una vita. E una morte. I capelli di Manuel Agnelli sono tornati lunghi, giacca a righe, jeans e camicia scuri, stivali neri come sempre. "Il nuovo disco uscirà il 10 giugno, un periodo inusuale per i riti della discografia, quando la primavera sta per trasformarsi in estate, un cambio di stagione che è perfetto a simboleggiare il cambio che è avvenuto negli Afterhours", spiega. "Eravamo marci. Neanche un anno fa sembrava tutto finito, per una settimana me ne sono andato dalla band", racconta mentre guida andando verso lo studio dove si trova il resto della band, con lo stesso stile con cui fa musica, spietato e tranquillo come chi sa dove andare anche dentro la tempesta. "Quello che pensavamo l'uno dell'altro non si poteva più scalfire e questo finiva inevitabilmente per ripercuotersi sulla musica. Attraverso molte sofferenze ci sono stati dei cambiamenti, due persone se ne sono andate (Giorgio Prette, il membro di più vecchia data dopo il fondatore Manuel, e il chitarrista da lungo tempo Giorgio Ciccarelli), due persone nuove sono entrate, Stefano Pilia, chitarrista dei Massimo Volume oggi impegnato in tournée mondiale con una delle regine della nuova musica africana, Rokia Traoré, e Fabio Rondanini, batterista-mostro che suona fisso con i Calibro 35 e fa il turnista per molti altri.
Oggi gli Afterhours sono più un collettivo fatto di musicisti ciascuno con il proprio percorso che una band nel senso tradizionale del termine: "Non viviamo sotto lo stesso tetto, non andiamo a bere o a donne insieme, anzi in molti casi viviamo addirittura in città diverse, però lo spirito che ci anima è molto forte", dice Manuel. La macchina si infila in un ampio cortile, l'edificio è bianco, vende stufe elettriche, moto, incredibili biciclette a pedalata guidata realizzate artigianalmente con vecchi pezzi riadattati. Il resto della band si sta fumando una sigaretta o beve orzo alla macchina del caffè; l'effetto è surreale ma piacevole, racconta di una band talmente sicura di sé da non aver bisogno di stare nel posto cool. "Non ce ne frega davvero niente", spiegano, "l'unica cosa che ci interessa è che qui possiamo fare quello che vogliamo per tutto il tempo che vogliamo".
Attraversati i primi due vani si arriva in un stanza piena di scatoloni, poi allo studio vero e proprio e alla sala prove: "Si chiama 'Germi'", spiega Manuel, "come il nostro primo album in italiano. È un posto sporco e confortevole, che suona molto bene, qui abbiamo una strumentazione notevole e componiamo, proviamo, registriamo. Non abbiamo impedimenti, possiamo stare tranquilli e se vogliamo fare un assolo abbiamo tutto il tempo. Il bello è che, quando hai questa libertà, spesso trovi quello che cerchi in pochi minuti. Qui posso anche provare da solo delle cose che non avrei il coraggio di tentare davanti agli altri: magari nove le butti via e una invece funziona proprio bene come non ti saresti mai aspettato". Il disco nuovo, a un mese dalla pubblicazione, non è ancora pronto in tutte le sue rifiniture: "Come sempre sono arrivato alla fine del disco con alcuni pezzi mancanti: dico 'sono' perché è colpa mia, non riesco a fare le cose se non sotto pressione. Mancano due testi e quindi due cantati, più qualche ritocco". Il titolo, a prima vista, è strano, quasi giocoso: "Si intitola Folfiri o Folfox. Sono due trattamenti per la chemioterapia. È un album che parla di malattia ma che, incredibilmente, non è scuro e il titolo va in questa direzione. È stato il contrario rispetto a Padania: lì eravamo partiti dal titolo che ci ha dato una linea, mentre con Quello che non c'è il titolo è nato dopo il mastering, quando era tutto finito".
Ma l'album in realtà ha delle linee guida molto chiare. "È un disco di morte e di rinascita. Perché in questi anni molti di noi hanno avuto dei lutti. Capita, man mano che procedi nella vita. Io ho perso mio padre. Ma è anche un disco di rinascita perché il dolore se non ti annienta ti fa trovare energie che non pensavi di avere. È anche un lavoro molto caldo dove Padania era volutamente ghiacciato, perché doveva raccontare il gelo che ci sentivamo attorno. Con questo invece abbiamo eliminato tante tossine, cose che ci facevano stare male. Musicalmente ognuno ci ha messo una parte così forte di sé che suona molto rotondo. È anche, in totale controtendenza di mercato, un disco doppio, di diciotto brani". Parte il pezzo che apre il nuovo album e ci si trova immediatamente spiazzati.
Una chitarra acustica, un cantato viscerale: "Avevamo un patto io e te ma poi ti si è spento dentro/ allora l'ho firmato da me/ da solo a sei anni giù in fondo da un sogno/ giurami che noi non moriremo mai", poi il brano si apre, diventa avvolgente. "Si intitola Grande, parla di un patto immaginario con mio padre per cui non saremmo mai morti: la realtà è diversa ma il brano finisce dicendo che 'in questo sogno qui non moriremo più e non moriremo mai'". Poi c'è Oggi, dove invece la realtà prende il sopravvento. Un inizio quasi languido, pinkfloydiano, poi una chitarra acustica, una voce profonda che dice: "E non c'è altro modo di decidere/ dalla finestra della tua stanza ci entra il sole/ davvero l'hai meritato/ che possa non andare più via". "Ognuno ha il suo modo di rapportarsi al dolore: ho cercato di raccontare le mie sensazioni senza essere didascalico né piagnone. Così come un altro pezzo che si intitola E ti cambia il sapore che parla di chemioterapia: uno degli effetti è quello dell'alterazione del gusto che qui però viene analizzata dal punto di vista psicologico: è un brano sull'assenza di Dio. Siamo adulti, crediamo che il rock lo sia a sua volta: non è più come agli esordi una cosa spensierata, da teenager, e crediamo che possa affrontare argomenti ritenuti tabù. Ho sempre pensato che il rock possa raccontare storie vere, che non sia solo divertimento". Naturalmente ci sono anche ballate nel disco, di quelle che hanno reso gli Afterhours la band indipendente capace di fare il tutto esaurito in luoghi da migliaia di posti. Una di queste è il singolo che uscirà a fine maggio, Non voglio ricordare il tuo nome, che sarà però anticipato dalla pubblicazione di Il mio popolo si fa, un brano sporco, molto rock, che ristabilisce da subito il contatto con il pubblico più fedele della band. "È un pezzo sulla fine delle illusioni, delle speranze di cambiare il mondo che poteva ancora avere la mia generazione ma che non per questo è necessariamente docile. Io non sono disilluso e ho sempre pensato che ognuno sia artefice del proprio destino. Per questo ho sempre cercato di lottare contro la situazione di autoesilio della scena rock indipendente creando tour come il Tora! Tora!, usando Sanremo come un luogo per dire delle cose con il progetto Il paese è reale, un cd con diciotto artisti di grande qualità che non trovavano spazio nella programmazione di radio e tv e poi la serie di concerti di Hai paura del buio, legati anche alla mia presenza a una serie di tavoli per la creazione di nuove leggi sulla musica. Ho toccato con mano che la possibilità di cambiare le cose c'è, basta impegnarsi per farlo, e qualche cosa l'abbiamo cambiata in effetti. Ma so che si può fare molto di più. Ci ho speso soldi ed energie perché ci ho sempre creduto".
E adesso, come si fa a portare avanti ancora questa lotta? "Bisogna usare i mezzi che si hanno a disposizione. Lo scorso anno mi hanno proposto di fare il giudice a un talent e ho rifiutato. Ma ci sto ripensando: non ho paura di affrontare cose del genere se posso usarle per qualcosa di importante. Il peso mediatico, lo sappiamo, è forza e la televisione è ancora l'unica che ti può far fare quel salto. Non credo più nella riserva indiana del 'programma di qualità': se ne parla da troppi anni e non succede mai niente. L'alternativa non esiste più: è solo una parola vuota che definisce un genere musicale e non è neppure un genere musicale più libero degli altri. Oggi, anzi, è sempre più spesso vincolato a egoismi e a un'estetizzazione estenuata, è solo moda, non è neanche più un'attitudine. Bisogna andare dove c'è la gente ma naturalmente portando se stessi". Come ha fatto Morgan. "Morgan è uno pericoloso. Incontrollabile. E per me il rock oggi deve ancora essere questo. Essere 'pericoloso' non significa chissà che: vuol dire parlare di cose di cui gli altri non parlano con un linguaggio, una profondità, una schiettezza diversi". Le critiche per questo, in parte proprio arrivate dalla scena che hai cercato di supportare, quella indipendente che non crede nelle cause collettive e oggi è molto più individualista di un tempo, sono state tante. "Va benissimo. Io parlo per quelli che si riconoscono in un certo progetto: chi non si riconosce deve portare avanti il proprio. E, se ne ha la forza, ci deve spazzare via".
di LUCA VALTORTA fonte: repubblica.it
foto:leslieafter.blogspot.com
Folfiri o Folfox
Folfiri o Folfox è il decimo album in studio del gruppo alternative rock italiano Afterhours, in uscita nel giugno 2016.
Si tratta di un doppio album contenente diciotto brani. Si tratta del primo album registrato con il batterista Fabio Rondanini (Calibro 35) e il chitarrista Stefano Pilia (Massimo Volume), che prendono il posto rispettivamente di Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli, usciti dal gruppo nel 2014. L'album è stato annunciato ufficialmente il 5 maggio 2016 sui canali web del gruppo.
Il titolo dell'album fa riferimento a due trattamenti della chemioterapia. Il frontman del gruppo Manuel Agnelli ha dichiarato che suo padre si sottoponeva a tali trattamenti per curare un tumore. Tra i temi dell'album vi sono quindi la malattia, la morte, ma anche la vita, la felicità e la "cura", intesa in più significati.
Il singolo Il mio popolo si fa è stato pubblicato il 9 maggio 2016, seguito da Non voglio ritrovare il tuo nome, diffuso il 20 maggio seguente.
La copertina del disco mostra un'orchidea maculata su sfondo nero.
Tracce
CD 1
Grande Il mio popolo si fa L'odore della giacca di mio padre Non voglio ritrovare il tuo nome Ti cambia il sapore San Miguel Qualche tipo di grandezza Cetuximab Lasciati ingannare (una volta ancora)
CD 2
Oggi Folfiri o Folfox Fa male solo la prima volta Noi non faremo niente Né pani né pesci Ophryx Fra i non viventi vivremo noi Il trucco non c'è Se io fossi il giudice