IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 2° ... NUMERO 183 ...

Venerdì 21 Ottobre 2011

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    BUONGIORNO GIORNO... 21 OTTOBRE 2011


    Edizione Giornale Anno 2° Numero 183


    RIFLESSIONI


    ... ACCADE ANCHE QUESTO ...
    ...Ieri è stata una giornata ricca di notizie ed avvenimenti che lasceranno il segno sulla storia del nostro mondo alcuni, su quella personale altri. Come avrete notato da qualche giorno ricerco e trovo spunti di riflessione dalle notizie che appaiono sui giornali o sul web. Due notizie su tutte hanno trovato spazio e si sono rincorse per tutta la giornata; l’epilogo della guerra in Libia con l’uccisione di Gheddafi e il temporale che è imperversato su Roma lasciando come segno tragico la morte di un uomo affogato in uno scantinato. Non mi soffermo sulla morte del dittatore libico; non certo per mancanza di idee od opinioni in merito, ma soltanto per una scelta redazionale nel merito, e più in generale per una filosofia di impostazione del forum, nel quale cerchiamo di evitare argomenti che una trattazione superficiale o fatta di banali slogan, possa offendere chi li legge. La mia attenzione è andata invece sulla morte e la sua causa, dell’uomo nel temporale a Roma. Ho assistito personalmente all’evento meteorologico e l’ho trovato di una violenza mai vista prima. In un attimo ho visto strade dalla mia finestra, allagarsi e divenire piccoli laghi e torrenti impetuosi. Acqua talmente fitta nel suo scendere da sembrare una parete solida, invalicabile. Chi vive a Roma sa che alle prime due gocce d’acqua la città si blocca! Però ieri mattina le gocce non erano due, erano infinite e quell’acqua si è trasformata per quell’incolpevole uomo un’arma invincibile che l’ha prima sopraffatto e poi ucciso. Sono sempre più frequenti le notizie di avvenimenti atmosferici che si abbattono sulla terra lasciando strascichi di violenza. Siamo sempre più abituati a repentini cambi di temperatura e di condizioni metereologiche … l’uomo sembra sempre più aver perso il controllo del mondo che lo circonda; è come se la Narura dopo tante violenze subite dalla mano dell’uomo si stia prendendo la sua giusta vendetta. Ma in una giornata come quella di ieri trovo una cosa che tristemente unisce le due notizie … E’ assurdo che ancora muoiano persone per la guerra e per un temporale … questa è la vera tristezza che forse da il senso e la misura dell’uomo … Buon risveglio amici miei … Vi abbraccio fortissimo … Buon OTTOBRE a tutti….
    (Claudio)




    Arriva il maltempo, nubifragio su Roma.
    Un video amatoriale, girato da a bordo di una imbarcazione, mostra alcuni indigeni armati di lance e frecce rudimentali, membri di una tribù (Adnkronos/Ign) - Strade e negozi allagati, alberi caduti, auto in panne e traffico paralizzato. Un violento nubifragio con piogge torrenziali, forte vento e grandinate si è abbattuto questa mattina su Roma provocando seri danni e molti disagi ai cittadini. E c'è anche una vittima: si tratta di un anziano annegato nel seminterrato in cui viveva in via di Castel Porziano, a sud della Capitale. Il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato che chiederà lo stato di emergenza: "Chiederò a Renata Polverini il riconoscimento dello stato di emergenza e il conseguente riconoscimento di calamità naturale per l'agricoltura e per la protezione civile", ha detto spiegando che se sarà concesso "sarà valido come giustificazione per tutti i cittadini che non sono riusciti a raggiungere il posto di lavoro per l'interruzione del servizio pubblico locale". Pesanti le ripercussioni sul traffico, che in alcune zone tra cui quelle comprese nei municipi XX, XIX e VII è letteralmente andato in tilt. Problemi anche per il servizio metropolitano e ferroviario. Sospesa l'intera metro 'A' : chiuse per allagamenti le fermate San Giovanni, Manzoni, Termini, Colli Albani, Porta Furba, Numidio Quadrato, Cinecittá, le altre stazioni rimangono aperte per far riparare i viaggiatori. La chiusura si è resa necessaria a causa della grande quantità di acqua che, non trovando una via di fuga nel sistema fognario, si è riversata nelle stazioni rischiando di compromettere la sicurezza degli utenti. Un evento simile si era già verificato alcune settimane fa in occasione di un altro nubifragio. Disattivato il servizio metro B tra Garbatella e Castro Pretorio, riattivata tra le stazioni Policlinico e Rebibbia. È operativo il servizio sostitutivo. Fortemente rallentato il servizio della tratta urbana della ferrovia Roma-Viterbo e la stazione Euclide è chiusa. Chiusa anche la fermata Porta San Paolo. Sospese e poi riattrivate dopo alcune ore le ferrovie Roma-Lido e la Termini-Giardinetti. Circa 5000 le chiamate arrivate al 113 e sono numerosissimi gli interventi di emergenza che le Volanti della Questura di Roma hanno effettuato in soccorso di persone in difficoltà. In via dei Liguri a San Lorenzo una famiglia, composta, da nonna, figlia e due bambini, è stata salvata dopo essere rimasta intrappolata in un appartamento seminterrato. Salvata dai carabinieri anche un'altra famiglia composta da tre persone rimasta bloccata in auto, senza poter aprire le portiere, a Largo Preneste. In zona Colombo una donna era rimasta bloccata in casa con i suoi tre figli, a causa della che non riusciva ad aprire per l'acqua. A Ostia, tra le zone più colpite, le Volanti inviate dalla Sala operativa stanno prestando soccorso ad una scolaresca. A Trastevere l'acqua ha inondato i marciapiedi in numerosi tratti, arrivando a sfiorare l'ingresso di alcuni negozi e impedendo a molti automobilisti di poter arrivare alla propria auto. I disagi maggiori sono soprattutto per i pedoni: in molti tratti è diventato impossibile persino attraversare da un lato all'altro della strada. Situazione critica anche a stazione Trastevere dove alcuni autobus sono rimasti bloccati nella piazzola di sosta a loro riservata a causa del livello dell'acqua. Un tombino è esploso a piazza di Porta Capena. Il livello dell'acqua tra la piazza e via delle Terme di Caracalla ha raggiunto l'altezza del parafanghi delle auto, che sono rimaste bloccate in mezzo alla carreggiata. Tre vetture sono restate in mezzo alla corsia anche in via dei Cerchi, la strada che costeggia il Circo Massimo, bloccando la circolazione sia ai veicoli che ai mezzi pubblici. Alcuni automobilisti hanno tentato di uscire dall'invaso d'acqua procedendo contromano da Circo massimo in direzione di Caracalla, costretti a fermarsi e alimentando ancora di più il traffico già caotico. Identica situazione anche in via di San Gregorio, strada che da piazza di Porta Capena sale al Colosseo. Il nubifragio che ha sconvolto Roma non ha risparmiato i palazzi delle Istituzioni e della politica, provocando una serie di disagi che hanno avuto ripercussioni sull'agenda della giornata. Primo ad essere colpito il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha dovuto ritardare la partenza per Pisa. Alla Camera la seduta ha avuto inizio con mezz'ora di ritardo ed è saltato il convegno inaugurale della rassegna 'Il volume della democrazia giornate del libro politico a Montecitorio', dove era previsto il presidente della Camera Gianfranco Fini.


    LA MISURA DI UN UOMO

    Non è il critico che conta,
    non l’Uomo che indica perché il forte cade,
    o dove il realizzatore poteva fare meglio!

    Il merito appartiene all’Uomo che è nell’arena;
    il cui viso è segnato dalla povere e dal sudore;
    che lotta coraggiosamente;
    che sbaglia e può cadere ancora,
    perché non c’è conquista senza errori o debolezze…


    ma un Uomo che lotta veramente per realizzare;
    che conosce il Grande Entusiasmo e la Grande fede;
    che si adopera per una nobile causa;
    che tutt’al più conosce alla fine il trionfo delle Grandi Mete;
    che nel peggiore dei casi, se fallisce, almeno cade gloriosamente
    cosicché il suo posto non sarà mai vicino alle
    Anime Pavide e paurose che non conoscono né la vittoria né la sconfitta….

    (Mahatma Gandhi)



    ATTUALITA’


    Da campi rom ad atelier, ecco Zingaro'.
    SASSARI - Dai campi nomadi all'atelier di alta moda, sfidando i cliche' sugli zingari e superando diffidenze e antiche ruggini legate alle diverse etnie. E' il sogno di nove ragazze Rom di etnia serba e bosniaca che vivono in campi separati alla periferia di Carbonia, nel Sud Sardegna, e che da alcuni mesi partecipano al progetto Zingaro', una formazione nel settore della moda che dopo un periodo di apprendistato consentira' alle partecipanti di entrare, con un ruolo da protagoniste, nel mondo del lavoro sartoriale. L'iniziativa, finanziata dall'assessorato regionale delle Politiche sociali, e' una delle ottantacinque che fanno parte del progetto Ad Altiora, nato per il sostegno all'integrazione attraverso il lavoro e l'identita'. Zingaro' sara' il marchio della linea di moda che realizzeranno e commercializzeranno le prime sarte Rom della Sardegna, ma e' anche il nome di un documentario che raccontera' le loro storie, le aspettative e la realta' in cui vivono, a partire dalla vita quotidiana nei campi nomadi e nei luoghi di lavoro. Il progetto, nato da un'idea dell'Enaip (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), e' stato presentato stamattina a Sassari da Ottavio Sanna, presidente regionale delle Acli, e dallo stilista Gian Giuseppe Pisu, che ha insegnato alle nove future stiliste - dopo un difficile periodo iniziale ora amiche inseparabili - i segreti del mestiere e poi le ha ospitate per uno stage nel suo atelier di Ittiri. ''Inizialmente non e' stato semplice - spiega Sanna - convincere le nove ragazze, che hanno tra i 18 e i 35 anni, a lasciare il campo e a frequentare le lezioni nel nostro centro di formazione di Iglesias. Prima di capire che avevano davanti un'eccezionale occasione di affermazione personale e di autonomia economica, hanno dovuto vincere le resistenze dei mariti e dei componenti della comunita' Rom''. Superato il periodo di formazione, le nove partecipanti hanno avviato una bottega all'interno della comunita' San Lorenzo di Iglesias e per cinque mesi, grazie al finanziamento regionale, avranno un piccolo rimborso mensile. Ma il loro obiettivo e' la creazione di un'impresa: un'attivita' giornaliera e stabile di sartoria per uomo, donna e bambino con il marchio autoironico Zingaro'. Gli abiti e gli accessori realizzati durante la formazione dalle nove aspiranti stiliste saranno presentati sabato 22 ottobre, alle 19, a Villa Mimosa, la sede sassarese di Confindustria. Entro Natale e' in programma una presentazione anche a Carbonia e magari, un giorno forse non lontano, anche nelle piu' importanti passerelle in Italia e in Europa.

    Libia, Cnt: ''Gheddafi è morto''. Da Tripoli a Sirte, ribelli in festa.

    Tripoli, 20 ott. - (Adnkronos/Ign) - ''Gheddafi è morto''. Dopo una raffica di voci, arriva la conferma del Cnt libico di Tripoli sulla sorte del Colonnello. Secondo una prima ricostruzione Muammar Gheddafi sarebbe stato catturato mentre stava fuggendo da Sirte, ultima roccaforte caduta questa mattina nelle mani del Cnt dopo una battaglia di due mesi. Rimasto gravemente ferito alle gambe, il Colonnello sarebbe arrivato morto a Misurata. "Il colonnello Muammar Gheddafi è stato ucciso, la sua era è finita", ha annunciato Abdel Hakim Belhaj, capo militare del Cnt a Tripoli. Il capo militare, noto per essere della corrente islamica, ha poi aggiunto: "Gheddafi era stato catturato dai nostri uomini e il suo cadavere è nelle nostre mani". Da Tripoli a Sirte, la notizia della fine di Gheddafi è stata salutata dai festeggiamenti dei ribelli: sventolio di bandiere, spari in aria e segni di vittoria. Nel frattempo le tv satellitari arabe stanno mostrando una foto in cui si vede il corpo del colonnello Muammar Gheddafi con il volto insanguinato e con la bocca aperta, riverso su un telo bianco. La foto sarebbe stata scattata subito dopo la sua cattura a Sirte. Mentre alcune emittenti sostengono che la foto sia stata scattata quando il colonnello era ferito ma ancora in vita, per altre tv la foto immortala il suo cadavere.L'assalto finale a Sirte, città natale di Gheddafi, è scattato alle otto di questa mattina e si è concluso circa 90 minuti più tardi. Appena prima dell'offensiva, circa cinque camionette cariche di lealisti di Gheddafi hanno cercato di lasciare la città verso la strada costiera, ma sono stati fermati a colpi d'arma da fuoco dalle milizie del Cnt. Nella sparatoria sono morti almeno una ventina degli uomini rimasti fedeli al Colonnello. Terminata la battaglia, gli insorti hanno iniziato a rastrellare case ed edifici in cerca di altri combattenti dell'ex regime che potevano essere rimasti nascosti in citta'. Almeno 16 lealisti di Gheddafi sono stati catturati, mentre sono state sequestrate ingenti quantita' di munizioni e camion carichi di armi. Sempre questa mattina la tv qatariota aveva parlato della cattura del cugino di Gheddafi, Ahmed Ibrahim, e del segretario di Muttasim Gheddafi, figlio del colonnello. "Questa mattina i nostri uomini hanno conquistato il quartiere numero 2 di Sirte dove da giorni si erano asserragliati gli uomini di Gheddafi'' ha spiegato un comandante del Cnt libico alla tv araba 'al-Jazeera'. Una colonna composta da 40 veicoli è quindi fuggita verso ovest ed è stata attaccata dai caccia della Nato che hanno effettuato alcuni raid". In questo momento si contano solo sette veicoli delle brigate di Gheddafi lungo la strada che porta a Misurata, "i quali sono stati circondati dai miliziani del Cnt e con i quali hanno ingaggiato un violento scontro a fuoco. Inoltre il resto delle truppe del Consiglio nazionale libico sta perlustrando casa per casa il quartiere numero 2 di Sirte alla ricerca di eventuali cecchini ancora nascosti sui tetti".

    Francia: gaffe ministro su Twitter, 'vieni a letto con me?'
    Gaffe in Francia. Eric Besson si sbaglia e invia messaggio intimo a 13.500 internauti. PARIGI - Gaffe del ministro francese dell'Industria Eric Besson, uno dei fedelissimi del presidente Nicolas Sarkozy, che per sbaglio ha inviato ai suoi 13.500 'amici' di Twitter un messaggio superprivato, a sfondo piccante. "Quando torno a casa vado a letto. Troppo stanco. Con te?", ha scritto - questa mattina alle 10:59, uscendo dal consiglio dei ministri - Besson, che è anche responsabile per l'Economia digitale e usa piuttosto spesso il celebre sito di micro-blogging. Un messaggio, quello del ministro, che è apparso immediatamente sui profili dei 13.500 abbonati che lo seguono su Twitter. Qualche minuto dopo, alle 11:11, Besson cerca di recuperare all'imbarazzante gaffe con un secondo tweet: "Lol ('Laughing out loud', un'espressione inglese per dire che si ride molto). Tutte le mie scuse. Così imparo a non toccare la lista delle bozze e a premere per sbaglio sul tasto invio. Non vado a letto...". Ma in poco più di dieci minuti, il suo 'invitante tweet' viene 'retwettato' decine di volte nella rete, spesso accompagnato da commenti ironici più o meno riusciti. "Quando Eric Besson propone di andare a letto, lo fa con 13.000 abbonati. Dominique Strauss-Kahn è stato battuto", scrive Maitre Eolas, un avvocato francese molto seguito sul social network. Molti esperti di Twitter hanno definito l'errore del ministro, che certo non è un neofita, come un 'DM fail' ciò che in gergo significa che un messaggio in origine privato viene pubblicato nella rete per sbaglio. Irritato per gli sfottò e gli inevitabili interrogativi sull'identità del destinatario, Besson, torna a scrivere alle 11:33: "Vabbé, adesso vi lascio ai vostri deliri. Ho un'audizione all'Assemblea Nazionale da preparare". Ma a chi era destinata la piccante proposta? Al gabinetto del ministro assicurano di non sapere. Besson, 54 anni, ha sposato la bellissima Yasmine Tordjman, 24 anni, che studia arte a Parigi ed è imparentata con Wassila Bourghiba, moglie dell'ex-presidente tunisino Habib Bourghiba. Stando al sito di 20Minutes.fr, la ragazza non avrebbe un profilo twitter, almeno non a suo nome.


    GOSSIPPANDO


    Gossippando

    Rinascita col pancione per Camila


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    La Raznovich parla del nuovo figlio in arrivo e di quello che ha perso

    Un anno fa voleva solo piangere. Ora che è rinata Camila Raznovich svela le sue nuove curve e parla, per la prima volta, della gioia di essere diventata mamma di Viola, della depressione post partum e del dolore di un aborto spontaneo. “Lo racconto solo ora - spiega Camila a Vanity Fair- perché ho passato gli ultimi quattro mesi con la tensione addosso, e il timore che finisse di nuovo male”.

    In attesa del secondo figlio la presentatrice racconta sulle pagine del settimanale dell’ultimo anno trascorso e della voglia di rimettersi subito in gioco: “Io il buio l'avevo già conosciuto con la depressione post partum di Viola. E non volevo tornarci”. Ecco servita la prima rivelazione da parte della bella 37enne che poi mostra il pancione e si sfoga: "Un anno fa era il mio compleanno e volevo solo piangere, dopo il raschiamento".

    “Il dolore era arrivato d’improvviso, nel tardo pomeriggio, mentre stavo cucinando” racconta la stessa Raznovich che però non si è lasciata prendere dall'emotività e ha ha deciso di riprovarci subito con il compagno Eugenio Campari. “Sono pragmatica. Non ho voluto crogiolarmi nel dolore. Sfiancata, ma in piedi subito”. E così ha fatto: Un libro in uscita, il ritorno in tv e la bella notizia di un fratellino per Viola. Se non è una rinascita questa…


    (Lussy)



    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    .... Città Fantasma ....


    "...il deserto piano piano ha preso il sopravvento e si è insinuato
    lentamente e subdolamente nelle case, negli orti, nelle baracche,
    nelle finestre rotte, nelle porte ormai divelte,
    si è insinuato proprio dove un tempo fervevano intense attività."


    KOLMANNSKUPPE, Namibia



    Marsel van Oosten



    John Coleman era solito fermarsi con la sua carovana su di una collinetta lungo la strada carrabile prima di entrare a Lüderitz, la sua meta. Trasportava merci dall’interno verso la costa atlantica della Namibia. A quei tempi, prima della costruzione della ferrovia, il mezzo di trasporto più diffuso erano i carri trainati dai buoi. Anche quella mattina del 1905, giunto in vista di Lüderitz, John si fermò sulla collina, ma questa volta venne sorpreso da un’improvvisa e violentissima tempesta di sabbia. Riuscì a salvarsi per miracolo ma perse tutto il carico e tutti i suoi animali. L’evento fu così memorabile per la città che la collina venne ribattezzata ‘Coleman’s hill’, Kolmannskuppe in tedesco, la lingua dei colonizzatori di quelle regioni.

    Negli anni successivi i tedeschi iniziarono a costruire una ferrovia capace di collegare il porto di Lüderitz e nei pressi della "collina di Coleman" accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’area. Il 14 aprile 1908 Zacharias Lewala trovò una pietra lucente mentre lavorava alla manutenzione della linea ferroviaria. Quando la mostrò al suo supervisore, l’ispettore ferroviario tedesco August Stauch, questi, sospettando che si trattasse di un diamante, fece rapporto ai superiori. Ben presto il governo tedesco intuì la ricchezza della zona, tanto che dichiarò l'area Sperrgebiet ‘Zona proibita’, dando inizio allo sfruttamento del campo diamantifero. La ‘corsa ai diamanti’ aveva ufficialmente inizio.
    A dispetto della linea ferroviaria, i 10 km che separavano Lüderitz dal campo diamantifero erano una distanza enorme per recarsi ogni giorno al lavoro. Nacque così Kolmannskuppe. Nel 1909 la città possedeva già un timbro e un ufficio postale autonomo. La ricchezza dei giacimenti di diamanti fece di Kolmannskuppe una delle città più ricche della terra. La città aveva una propria elettrica quando in Germania venivano ancora usate le luci a gas. Nell'ospedale che forniva assistenza medica a tutta la Sperrgebiet, vi era addirittura la prima macchina a raggi X di tutta l’Africa australe.
    La città si sviluppò velocemente, divenendo un centro vivace e di accoglienza per i lavoratori provenienti dal difficile ambiente del deserto del Namib. Furono costruite case grandi ed eleganti per farla assomigliare a una città tedesca, e si pianificarono servizi importanti, tra cui un ospedale, una centrale elettrica, una sala da ballo, una scuola, un teatro dall’acustica perfetta costruito in Germania e poi trasportato e rimontato qui, una grande palestra, un casinò, una fabbrica del ghiaccio e svariate mense per i lavoratori. Le carni fresche potevano essere acquistate presso la macelleria, la città era dotata di un forno, di una fabbrica di mobili, di un parco giochi pubblico e persino una piscina alimentata con l’acqua dell’oceano.
    Al momento del suo massimo splendore vivevano a Kolmannskuppe circa 300 adulti bianchi, 40 bambini e 800 lavoratori neri a contratto. Nonostante l'isolamento e la desolazione del deserto circostante, Kolmannskuppe divenne una vivace oasi di cultura tedesca, in grado di offrire intrattenimento e svago per le esigenze dei colonialisti ricchi. Poi nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Il 18 settembre l'ufficio postale venne chiuso. Il 19 settembre le truppe dell'unione sudafricana sbarcarono a Lüderitz. Le forze tedesche in ritirata chiusero la centrale elettrica e fecero esplodere parti della linea ferroviaria. Le forze sudafricane non esitarono a deportare la popolazione civile.
    Quando nel dopoguerra riprese l’estrazione dei diamanti, i bei tempi erano ormai finiti. Il ritmo di estrazione rallentò e un nuovo più grande deposito fu rinvenuto alla foce del fiume Orange, dove la compagnia mineraria creò una nuova città: Oranjemund. Gli ultimi abitanti di Kolmannskuppe lasciarono la città nel 1956.
    Nell’arco di 40 anni Kolmannskuppe visse, fiorì e morì. Oggi le fatiscenti rovine della città fantasma lasciano indovinare poco del suo antico splendore. Le case sono state quasi demolite dal vento e il deserto sta gradualmente riprendendosi quello che era suo, avvolgendo gli edifici e riempiendo le stanze un tempo piene di vita.
    (Stefano Scolari. National Geographic)



    "...Tutta la zona di Luderitz Bay fu invasa da impiegati, doganieri, magistrati,
    oltre ai veri e propri cercatori che volevano delle concessioni.
    Un nuovo Eldorado richiamava gli uomini, ma soprattutto fomentava speranze,
    alimentava sogni impossibili!
    Oggi la città fantasma è davanti a noi con il suo abbandono,
    il suo triste squallore di incompiutezza, di qualcosa che è finito perché forse si era desiderato troppo.
    E’ quasi bella a vedersi, stagliata tra il giallo ocra della sabbia
    ed il cielo senza nubi, nitido, trasparente, di un blu intenso come possono esserlo solo i cieli africani.
    Nel 1956 è stata definitivamente evacuata ed ora la natura ne ha reclamato il possesso.
    E’ lei la vincitrice e l’uomo, il piccolo uomo presuntuoso non riesce a capirlo,
    vive nel suo labirinto, rincorrendo il suo destino e gira in tondo, batte la
    testa di qua e di là non imparando mai la lezione."
    (inviaggioconrenata)

    (Gabry)






    RUBRICHE





    (Redazione)



    L’ISOLA NELLO SPORT


    NOTIZIE CURIOSE NELLO SPORT


    Kendo
    Kendo, arte marziale (scherma) di origine giapponese, evolutasi come versione sportiva delle tecniche di combattimento con la katana anticamente utilizzate dai samurai nel kenjutsu. Kendo; significa letteralmente "La via (do;) della spada (ken)". Si pratica indossando un'armatura (bogu) costituita da men (a copertura di testa, viso, spalle, gola), do (corpetto rigido), tare (intorno ai fianchi), kote (guanti rigidi). La classica sciabola (katana) è stata sostituita dal bokuto (detto anche bokken), usato solo per una serie di dieci esercizi, i kata, che racchiudono l'essenza del kendo, e dalla shinai, una spada costituita da quattro listelli di bambù uniti dal manico di pelle (tsuka), che è usata per il combattimento vero e proprio (jigeiko). In un combattimento, è lecito colpire a men, kote, do o tsuki (gola), e la vittoria è data al primo che realizza due colpi convalidati dagli arbitri. Complessi sono gli influssi religiosi e le tradizioni giapponesi nella pratica e nella gestualità: il kendo non è visto come una tecnica di combattimento, ma come un percorso di crescita personale; in questo senso, si dice che il kendoka (colui che pratica il kendo) deve essere grato al compagno che lo colpisce perché gli mostra i suoi punti deboli, e deve colpire con spirito di generosità. La pratica si svolge all'interno di un dojo, un'ampia stanza con pavimento ricoperto di parquet; solitamente si inizia e finisce sempre con il triplice saluto (al dojo, ai compagni e al maestro), c'è un breve riscaldamento che coinvolge tutte le catene muscolari e poi si passa allo studio delle tecniche vere e proprie per poi, alla fine, passare alla pratica del jigeiko. Vi sono gare di kendo, dirette da tre arbitri che assegnano i colpi secondo la filosofia del ki-ken-tai-icchi : spirito, spada e corpo deve essere nel colpo un tutt'uno armoni affinché questo possa essere considerato valido. Allo scopo di valutare la presenza del ki, dello spirito, nel colpo, è stata introdotta la regola che impone a chi colpisce il kiai, un grido di concentrazione, al momento del colpo.

    Ninjutsu

    Ninjutsu (arte dell'invisibilità) è la denominazione collettiva di un insieme di metodi spionaggio e strategia utilizzati sin dal cosiddetto medioevo del Giappone (1185 - 1625 circa). La parola ninjutsu consiste di due parti: nin (furtività, persistenza, pazienza), che in Giappone ha acquisito l'accezione ulteriore di "muoversi non visti" o "agire di soppiatto". jutsu (arte). Una traduzione possibile del termine ninjutsu è: "tecnica delle operazioni furtive". Qualche volta si incontra la grafia latinizzata ninjitsu, ma si tratta di una forma aberrata dello stesso termine diffusa soprattutto nei paesi angolosassoni. Il ninjutsu è ormai noto in Giappone e soprattutto in Europa come una delle antiche (koryu) Arti Marziali giapponesi. L'esperto per definizione nelle tecniche di ninjutsu è rappresentato nell'immaginario moderno dal Ninja. A partire dall'epoca Kamakura, dopo la graduale perdita di potere della casa imperiale incentrato attorno alla figura del Tenno i governatori provinciali, un tempo incaricati dall'imperatore stesso, divennero indipendenti e cominciarono una escalation militare che porterà a diverse guerre tra feudi (kuni, un tempo semplici giurisdizioni civili) e al succedersi di reggenti guerrieri (Shogun) alla guida del paese, solo nominalmente investiti dall'imperatore. È nell'epoca degli scontri più accesi tra diversi signori della guerra (daimyo), il periodo noto come dei "Feudi Combattenti" (Sengoku) che si renderanno sempre più necessarie mansioni spionistiche di militari addestrati e strategie sempre più sofisticate. Sembra che i maggiori esperti nella guerriglia fossero i signori di alcune aree geografiche remote e non politicamente forti, come Iga e Koga, che dovettero proteggersi con sistemi di intelligence piuttosto che con il dispiegamento di grandi armate. Ne sarebbe una prova il fatto che dopo l'unificazione del paese da parte di Tokugawa Ieyasu nel 1601, che darà inizio ad un Era relativamente pacifica fino alla restaurazione Meiji, egli stesso ed i suoi successori si avvalsero del servizio di alcuni uomini discendenti delle famiglie di Iga e Koga, impiegati come guardie, poliziotti e spie. In realtà la dottrina militare (bujutsu) trasmessa in diverse scuole antiche, talune ancora esistenti, contiene spesso un repertorio di tecniche di guerriglia e spionaggio chiamato Ninjutsu. D'altra parte il sistema tipico di trasmissione delle varie conoscenze tecniche nei clan giapponesi, attraverso una tradizione prettamente orale e un insegnamento diretto delle varie conoscenze, fa si che la comprensione attuale di queste arti sia a volte dubbia e debba fare i conti con interpolazioni e leggende. Con alcune eccezioni, dovute al tentativo di alcuni maestri di dare vita a nuovi sistemi di Arti marziali giapponesi basati su queste tecniche, il Ninjutsu è praticato marginalmente e più spesso come complemento tecnico e teorico nel contesto di discipline marziali tradizionali e definisce ormai esclusivamente le tecniche utilizzate nel passato feudale giapponese.


    (Gina)



    NOVITA’ MUSICALI


    Novita' Musicali



    Sophie Ellis Bextor - Starlight

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    Alla buon'ora: il countdown per l'uscita di Make a scene in terra italiana sta per azzerarsi. Sto parlando del quarto studio album di Sophie Ellis-Bextor, una cantante che ho sempre ammirato in maniera particolare, sin dai tempi dell'esordio con Spiller (Groovejet, una pietra miliare della musica House) ai tempi di Take me home, Murder on the dancefloor, che a mio avviso è uno dei brani Dance più belli degli ultimi dieci anni, fino a dischi più recenti.

    Il più recente in assoluto è Starlight, disco uscito qui in Italia su etichetta Ego soltanto un paio di settimane fa e di stampo maggiormente Pop rispetto agli ultimi singoli; si tratta comunque di un brano molto piacevole, con un beat soft e sonorità Chill-Dance, prodotto da una macchina da bootleg come Richard "X" Philips. Make a scene è un album decisamente interessante per chi non conosce la cantante britannica, un po' meno per chi ha seguito le release dell'ultimo anno.

    L'uscita dell'album è stata rimandata svariate volte, e l'effetto attuale è che nella tracklist compaiano cinque tracce che conosciamo già come singoli: tre di queste sono le datate collaborazioni con Armin Van Buuren, Freemasons e Junior Caldera. D'altra parte, senza essere troppo critici, dopo più di dieci anni dall'esordio Mademoiselle EB continua ad allietare i suoi fan con buone produzioni.

    Ed uno di questi fan sono io. Continua così, Sophie.
    Matteo Moruzzi


    Video


    (Lussy)



    ... PARLIAMO DI ...


    La storia del FIAMMIFERO e del CERINO


    Scusi, ha da accendere? Quante volte abbiamo rivolto questa domanda e altrettante volte ci è stata rivolta? Oggi siamo pronti a sfoderare accendini di ogni sorta, ma un tempo era il cerino a farla da padrone in fatto di fuoco!
    Cerini, prosperi, fiammiferi, minerva... quanti sigari, pipe e sigarette hanno acceso... mi torna in mente un episodio accaduto quando mio figlio era ancora un bambino. Scherzando, alludemmo ad accendere un qualcosa prendendo un cerino... mi guardò per un attimo e mi chiese: "mamma, cos'è il cerino?" Lì per lì, passai sopra a quella innocente domanda... poi mi fermai un attimo a riflettere... "ha ragione, lui non sa cos'è un cerino, ha visto solo e sempre l'accendino...".
    Siamo talmente abituati ormai all'uso quotidiano di alcuni oggetti che diamo per scontato che tutti sappiano cosa siano e come siano nati, anzi per molti oggetti appartenuti al passato, ci siamo dimenticati persino della loro esistenza. Queste pittoresche scatolette di cartone oggi sono diventate oggetto ricercatissimo per molti collezionisti, ma come nasce il cerino?
    Certo, se pensiamo che i nostri antenati dovevano faticare non poco per procurarsi del fuoco... Fino al XV secolo, per ottenere la fiamma si sfregava con forza sopra una pietra accanto alle foglie secche, un bastoncino di zolfo. Poi si adottò la pietra focaia per molto tempo e verso la fine del XVIII secolo si ebbero le prime applicazioni del fosforo mescolato con lo zolfo (miscela però che risultò spesso pericolosa a causa di scoppi improvvisi).
    Il primo tentativo di "fiammifero" comparve a Vienna nel 1812, ma questi bastoncini, dopo essere stati inzuppati in una pasta di zolfo e altre sostanze chimiche, dovevano passare in un bagno di acido solforico concentrato da portarsi dietro in una boccetta, con il rischio di provocare incendi non voluti.
    La necessità di sviluppare con maggior sicurezza un fiammifero a sfregamento fu motivo di ricerca e d'ingegno da parte di alcuni inventori.
    Nel 1835, uno studente universitario, l'ungherese Giovanni Irinyi, osservando la reazione dello zolfo con il perossido di piombo, sostituì il fosforo con lo zolfo e dopo svariati esperimenti, ottenne il risultato voluto. Ma Irinyi era arrivato secondo all'italiano Sansone Valobra, il quale, già dal 1828, lo aveva preceduto nella fabbricazione del fiammifero a sfregamento.
    Valobra, nativo di Fossano, era un fervente patriota e carbonaro che per sottrarsi alle persecuzioni politiche fu costretto a fuggire e a trasferirsi a Napoli. Era uno studioso di chimica che cercò di applicare la scienza all'industria e rivolgendo la sua attenzione al fosforo, dopo svariati tentativi, trovò un sistema pratico per l'accensione dei fiammiferi. Compose una miscela di fosforo, clorato e gomma che applicò all'estremità di piccoli bastoncini di legno. Il fiammifero era dunque nato e verso la fine del 1828 a Napoli esisteva già una fabbrica.
    I primi rudimentali fiammiferi furono ben presto perfezionati e ancor più rapida fu la diffusione di questa nuova invenzione. Alla Corte dei Borboni una scatola veniva venduta al prezzo di un ducato.
    Intanto, fuori dall'Italia, molti si arrogarono il merito di questa invenzione, come il tedesco Krammener, il farmacista inglese Walker, l'austriaco Romer e il polacco Schoevetter.
    La creazione del cerino fu attribuita a Merckel e Lavaresse, mentre anche questo merito fu dello stesso Valobra, il quale nel frattempo aveva perfezionato la sua industria e dopo pochi anni l'invenzione del fiammifero, mise in circolazione il fiammifero-cerino. Era il 1835 e Valobra esportava già all'estero il nuovo prodotto. L'inventore del fiammifero e del cerino morì ultra ottantenne nel 1883 e, anche se la sua invenzione non lo rese celebre, la sua scoperta ha invece contribuito al cammino della civiltà.
    (dal web)


    Tanti anni fa lessi un'intervista a Gabriel Garcìa Màrquez in cui lui raccontava di sua nonna e del suo timore davanti a qualunque parente prendesse l'aereo.
    Ogni volta che questo accadeva, lei accendeva una candela, convinta che la fiamma sarebbe stata in grado di tenere l'aereo sospeso nel cielo.
    La trovo una storia bellissima.
    Una fiamma piccola, minuscola, all'interno di quattro pareti domestiche, veglia un aereo enorme in rotta verso qualche destinazione lontana.
    Non è tanto la fiamma della candela, a farlo.
    È la fiamma che brucia nell'amore di una vecchia signora sudamericana, in ansia per quell'aquila metallica che trasporta in alto i suoi cari.
    Mistero e meraviglia di quel realismo magico di cui è intessuta l'America Latina.
    Ecco così che una piccola candela sostiene da sola più di cento persone.
    Nelle brughiere dell'anima vivono gli spazi liberi in cui gli accadimenti si fanno magici.
    Garcìa Màrquez lo sa bene. Lo racconta nei suoi romanzi.
    Racconta di questo popolo che vive in una sorta di Terra di Mezzo, sospesa fra i mondi, in cui si annodano i fili invisibili che tessono le trame degli universi.
    In questi fili si interviene osando.
    Non si tratta di superstizione, come è facile credere.
    Bisogna invece andare più a fondo, scavare nelle terre dei miti e delle leggende ancestrali.
    Lì si conserva l'idea di un intervento sottile nel mondo. Intervento fatto di rito individuale, di preghiera ma soprattutto d'amore.
    Quello stesso amore che oggi noi, figli dell'individualismo dell'era moderna, a volte facciamo fatica a sostenere.
    Eppure non è difficile. Sostenerelo non è difficile.
    Basta la fiamma minuscola di una candela.
    (stylos, dal web)


    (Gabry)



    CANTANTI E GRUPPI MUSICALI


    KC and the Sunshine Band


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    Biografia


    I KC and the Sunshine Band sono un gruppo musicale statunitense, tra i massimi esponenti del fenomeno della disco music, autori ciò nonostante anche di numerosi successi funk e R&B. Tra i loro brani più famosi si annoverano i pezzi disco That's the Way (I Like It), I'm Your Boogie Man, (Shake, Shake, Shake) Shake Your Booty, Keep It Comin' Love, Get Down Tonight e la nota ballata Please Don't Go. Per quanto oggi praticamente assente dal panorama musicale, il gruppo ha goduto di popolarità internazionale nella seconda metà degli anni settanta, testimoniata dalle oltre settantacinque milioni di copie di dischi vendute in carriera. Il gruppo fu fondato da Harry Wayne Casey (KC), impiegato presso una casa discografica di Miami, la TK Records. Presto si unì anche Richard Finch (suo unico partner nella scrittura dei testi delle canzoni), e a seguire Jerome Smith, Fermin Goytisolo, e Robert Johnson. Anche Chris Minten, grande amico di Casey, lo aiutò a ricercare gli elementi adatti per il suo gruppo. Nel settembre del 1973 i KC and the Sunshine Band pubblicarono il loro primo singolo Blow Your Whistle e cinque mesi più tardi anche Sound Your Funky Horn, entrambi inclusi nell'album d'esordio "Do It Good": i due pezzi, di stampo R&B, ebbero tuttavia un mediocre impatto commerciale. A distanza di qualche mese, però, George McCrae riscontrò un successo clamoroso con il brano Rock Your Baby, scritto da Casey e Finch, vendendo oltre cinque milioni di copie. In Europa i KC and the Sunshine Band rilevarono una notevole popolarità grazie al brano Queen of Clubs, motivo per cui partirono per una tournee in giro per il vecchio continente. La consacrazione arriva nel 1975 quando con l'omonimo album "KC and the Sunshine Band" il gruppo riceve tre dischi di platino (corrispondenti a tre milioni di copie vendute) solo negli Stati Uniti, trascinati dalla fortuna di Get Down Tonight che scala la classifica di Billboard piazzandosi al primo posto. In novembre i KC and the Sunshine Band bissano il trionfo del disco precedente con il singolo That's the Way (I Like It), che valse loro il Grammy Award nel 1976 e il secondo piazzamento alla vetta della chart statunitense. Sulla cresta dell'onda della popolarità i KC and the Sunshine Band decretano ciò che pareva un inarrestabile successo con il terzo album, "Part 3", tra i massimi album disco di tutti i tempi: ben tre singoli entrano nella top five dei dischi più venduti negli USA, I'm Your Boogie Man, (Shake, Shake, Shake) Shake Your Booty (terzo brano della band ad arrivare al vertice della hit parade statunitense) e Keep It Comin' Love. La fama ciò nonostante continuò solo fino al quinto album e l'ultimo periodo degli anni settanta, quando Please Don't Go, uscito nel dicembre 1979, diventò il primo singolo ad arrivare al numero uno negli anni ottanta. Con il declino del fenomeno della disco music, i KC and the Sunshine Band persero molto della loro notorietà e furono costretti al cambio di etichetta discografica a causa della bancarotta dichiarata dalla TK Records, passando così alla Epic Records. Dopo due album usciti abbastanza in sordina, il gruppo lanciò l'album All in a Night's Work in cui era inclusa la traccia Give It Up, molto popolare in Gran Bretagna, ma fallimentare negli USA. Quando nell'album successivo del 1983, i KC and the Sunshine Band optarono per reinserire il brano nel disco, la Epic si rifiutò di pubblicare il singolo, dato lo scarso impatto commerciale che aveva ottenuto precedentemente oltreoceano; Casey di tutta risposta fondò una sua casa discografica, la Mecca Records, con cui distribuì il singolo, rilevando tuttavia un successo non all'altezza delle aspettative. Il fatto segnò profondamente il cantante che si ritirò a vita privata nel 1985, sciogliendo di fatto il gruppo. Dopo dieci anni dall'ultimo album Casey decise, sull'onda della rinascita della disco music, di riformare la band e firmò l'album "Oh Yeah!". Questa breve parentesi fu seguita da tour internazionali, ma il gruppo non pubblicò altri album fino al 2001, quando uscì "I'll Be There for You", che fu apprezzato dalla critica laddove fallì in termini di vendita.