El topo grand hotel è il nono album in studio dei Timoria, pubblicato nel 2001. Il titolo, derivato da una delle canzoni contenute nel disco, è ispirato al film del 1970 El Topo (in italiano La Talpa) del regista/poeta cileno Alejandro Jodorowsky. Il disco è un omaggio a quel film (la storia di una talpa che, abbagliata dalla luce, è costretta a rifugiarsi di nuovo sottoterra), con l’aggiunta di Grand Hotel, proprio perché la storia contenuta nel disco si svolge in un albergo sotterraneo. Una storia visionaria e allucinogena che riprende la formula del concept-album già sperimentata con Viaggio senza vento e 2020 SpeedBall e dal punto di vista musicale, con una veste progressive che ricorda nei suoni vecchi gruppi nazionali come Le Orme e New Trolls dei tempi d’oro. Nelle canzoni di “El Topo Grand Hotel” si trovano diversi generi artistici, dal funky di Joe, al metal di Valentine e Supermarket; dalle contaminazioni etniche di Mork a quelle jazz di Vincent Gallo Blues e Ferlinghetti Blues fino a quelle rap che trovano spazio nel duetto con gli Articolo 31 nel brano Mexico.
Il disco riprende le peripezie di Joe, personaggio ideato da Omar Pedrini iniziate in Viaggio senza vento, che attraverso un nuovo viaggio spazio-temporale, conducono il protagonista a separarsi da Valentine nel Parco dell'Appia antica a Roma, e dopo una rapina al supermercato si addormenta su un vagone merci per risvegliarsi ad Amsterdam nel 1971, dove assiste a un concerto dei Velvet Underground & Nico. Annoiato e disgustato dalla cattiveria dei suoi nemici, Joe inizia il suo viaggio psichedelico che lo porta in Messico nel 2019, dove trova il Grand Hotel sotterraneo abitato da insoliti personaggi: la più grande cuoca (Donna Nadia), il miglior sommelier (Don Luis), il proprietario (Ugo Tognazzi) e l'alieno Mork, che lo convincerà a partire per lo spazio, dove i pionieri hanno ricostruito l'antica città maya Tikal, sul pianeta Europa 3.
L'unico brano che sembra esulare dal contesto del viaggio intrapreso da Joe, è proprio il brano iniziale e primo singolo Sole spento. Il testo fu ispirato da una lettera di un carcerato a Omar, manifesto e simbolo di quella generazione “senza vento” di cui Omar Pedrini e la sua band fanno ancora parte.
Tracce
Sole spento Cielo immenso Mandami un messaggio Vincent Gallo Blues Joe (part 2) Supermarket Neve 1971 (Live in Amsterdam) Magico Ferlinghetti Blues Sunday Valentine Febbre Strumenticomexico Mexico El Topo Grand Hotel Mork Alba fragile Cielo immenso 2
Un Aldo qualunque sul treno magico è il nono album in studio (ed attualmente anche l'ultimo) dei Timoria, pubblicato nel 2002
L'intero disco è anche la colonna sonora del film Un Aldo qualunque con Fabio De Luigi, Michele Bottini, Giuseppe Battiston, Silvana Fallisi, Manuela Ungaro, Neri Marcorè e lo stesso Omar Pedrini.
Il brano Casamia è stato presentato al Festival di Sanremo, dove si è piazzato all'ultima posizione nella sezione Campioni.
Invece To Love Somebody è la reinterpretazione di un noto brano dei Bee Gees, pubblicato nel 1967.
Un altro rifacimento è Symbolum '77, un canto liturgico della religione cattolica, composto appunto nel 1977.
Tracce
Casamia (testo: Omar Pedrini) Non è divertente To Love Somebody (testo: Barry Gibb e Robin Gibb) Fresco Il mare nella strada Mr. Run Atomic lovers Lulù Caimano Un altro giorno (senza te) Helena song Vivo alla giornata Alfafunk Mark Ciccintro Symbolum '77 (testo: Pierangelo Sequeri) L'attesa Treno magico
Senzatempo (Dieci Anni) è una raccolta dei Timoria, pubblicata per la prima volta nel 1998.
La raccolta contiene diversi successi della band più due inediti, entrambi cantati ancora da Francesco Renga poco prima del suo distacco dalla band. Le versioni live dei brani sono state registrate il 18 dicembre 1995 al Rolling Stone di Milano e mixate nel dicembre 1998 da Max Lepore e Timoria presso l'Avant Garde studio di Milano. Il disco è stato editato e masterizzato da Antonio Baglio presso il Nautilus Studio di Milano.
Tracce
Cuore Mio - 5:00 Senza Vento (Live) - 4:59 L'uomo Che Ride - 3:47 La Nave - 1:58 Sud Europa (Radio Edit) - 3:19 Verso Oriente - 4:46 Europa 3 (Live) - 6:13 Lasciami In Down - 3:04 Tradito - 3:53 Io Vagabondo (con Gianna Nannini) - 4:13 Sacrificio - 4:53 Walking My Way (con Biagio Antonacci) (Remix extended version) - 5:36 Via Padana Superiore (Live) - 3:40 Terra Senza Eroi - 3:50 Bella Bambola - 2:41 Ritmo e Dolore - 4:27 Pugni Chiusi - 2:29 Mi Manca L'aria (Live) - 3:26 2020 (Live) - 2:43
fonte: wikipedia.org foto: brainmachine.it
Ora e per sempre
Ora e per sempre è una raccolta dei Timoria pubblicata dalla Universal e raccoglie in 3 CD tutte le canzoni più importanti della carriera del gruppo bresciano, dalla formazione fino allo scioglimento.
Tracce
CD 1 (Rock)
Senza vento Ritmo e dolore Macchine e dollari Speed ball Faccia da Rockstar Storie per sopravvivere Boccadoro 2020 Milano (non è l'America) Deserto Atti osceni Ora e per sempre Sudamerica Hey Giò Mandami un messaggio Il mercante dei sogni Sudeuropa Treno Magico Mexico (con gli Articolo 31) Un volo splendido
CD 2 (Ballads)
Walking my way Sacrificio L’uomo che ride Sangue impazzito Colori che esplodono La cura giusta Jugendflucht Europa 3 Vola piano Verso Oriente (con Eugenio Finardi) L’amore è un drago dormiente Via Padana Superiore Male non farà (cover di Ligabue) Casa mia È così facile Sole Spento Freedom La nave
CD 3 (Live)
La Città di Eva Sudamerica Brain Machine Europa 3 Speed Ball Senza far rumore Senza Vento (acustica) Albero Via Padana Superiore La Nave/Milano (non è l’America) Sacrificio Boccadoro Sangue Impazzito Senza vento Atti osceni 2020
«Ritorno al futuro. Sogno di riunire i Timoria nel 2020»
Omar Pedrini avanti tutta. Il suo ritorno al futuro non ha bisogno di aspettare il 21 ottobre 2015, data mondiale del revival del blockbuster di Robert Zemeckis con Michael J. Fox. È più di un promemoria in agenda: è un appuntamento col destino fortissimamente voluto. Lo Zio Rock festeggia un anno da sopravvissuto - un anno è passato dall'ultimo, delicato intervento a cuore aperto - prenotando le prossime tappe di una carriera intensa: nuovo disco, nuovi concerti, nuovo gruppo da produrre. Senza dimenticarsi di riunire la band storica.
I Timoria di nuovo insieme?
Può succedere. Non sono stato mai un fan delle riunioni a prescindere: quando si torna insieme, ci dev'essere un senso. Mi complimento con gli Scisma: li ho sempre seguiti, sono contento che si siano riformati. Noi potremmo farlo nel 2020. Nel nostro concept-album «2020» immaginavamo di salpare per Marte in «Europa 3»: non ci siamo andati tanto lontano. Il 2020 è anche l'anno del non ritorno sul piano dell'inquinamento. Sarebbe bello fare qualcosa di significativo coinvolgendo nomi importanti del rock italiano contemporaneo. Tipo Giuliano Sangiorgi.
C'è già stato un momento in cui il ritorno era sul punto di compiersi?
Sì. Di proposte ne abbiamo ricevute tante e le abbiamo sempre rifiutate, ma quella del 2013, nel ventennale di «Viaggio senza vento», era abbastanza indecente. All'epoca dello scioglimento io e il maestro Ghedi ci ponevamo delle domande, Galeri e Illorca invece erano convinti di dedicarsi ai Miura. Due anni fa un'etichetta ci ha proposta un pacchetto: due dischi, otto palazzetti. Ero già pronto a organizzare una cena per ripartire, ma uno dei vecchi componenti mi ha fatto spedire un decalogo di condizioni dal suo avvocato. L'ho preso e appallottolato. Magari ci riproviamo nel 2020. Ho detto e ripeto, comunque, che i Timoria si riformeranno quando lo chiederà Carlo Alberto: vorrei che fosse Illorca il nostro direttore di produzione.
Chi sono i nuovi Timoria? C'è spazio per una rockband in Italia, oggi?
Noi, i Litfiba e i Cccp facevamo la storia, facendo crollare muri epocali, ma sono convinto che il rock italiano stia meglio adesso. La vetta tocca dai Timoria furono 4800 spettatori paganti in un palazzetto, nei primi anni '90. Al tempo era un risultato eccezionale. Il rock in Italia, a livello commerciale, praticamente non esisteva. Adesso in Italia ci sono i Negramaro che suonano a San Siro e sono pop, ma tendono sempre al rock. Mi ricordano i Timoria del periodo con Renga. Sono stato a casa di Sangiorgi, che mi ha spiegato quanto «Sangue impazzito» abbia significato per lui. Mi fa molto piacere. Credevo molto nelle Vibrazioni, che però hanno finito col perdersi. Ora sto seguendo una band, gli Spleen. Brianzoli. Promettono.
Un ritorno alla produzione.
Sì. Non producevo un disco dai tempi degli Insidia. Vent'anni fa. Avevo finito i soldi. Ora ho conosciuto questi ragazzi di 17, 18, 19 anni. Molto anni '90. Il cantante si deve un po' «devedderizzare»: non va bene assomigliare troppo al leader dei Pearl Jam, lui esiste già... Per me possono diventare i nuovi Timoria. Mi hanno conquistato quando mi hanno detto: «Va bene tutto, ma per noi niente Talent». Li ho amati subito. Il loro brano, «Come cenere», registrato da Marco Franzoni, è già in rete. Lunedì sarà nelle radio. In loro crede anche la Universal.
Tanti progetti, un anno da sopravvissuto: com'è stato?
Ho appena festeggiato il mio compleanno... Un anno dall'operazione che mi ha salvato la vita. È stato bello rinascere. Anche se so che forse mi dovrò operare ancora, e questo condiziona i miei piani. Ma non li ferma. Li complica solo un po'.
Quando si saprà se è necessario un altro intervento?
Io non ho risolto del tutto il mio problema cardiaco. Mi attendono una Tac ogni sei mesi, un controllo ogni due. Navigo a vista. Il 21 ottobre, proprio la data famosa di Ritorno al futuro, ho una Tac. Se è tutto ok, vado avanti secondo copione. Sto preparando il nuovo disco, uscirà nel 2016. Nel frattempo non sono certo stato fermo. Ho corso tanto. Tante date, tanti concerti.
Un anno fa lo stop arrivò dopo una data romana.
Come potrei dimenticarlo? Era ottobre. Ma a novembre ero già sul palco, a Milano. Con una nuova cicatrice, ma se possibile con entusiasmo ancora maggiore. Sicuramente uno stimolo è stata la rabbia che provavo. «Ma come», mi dicevo, «io che mi sono già ricostruito la carriera e la salute una volta dopo un intervento per un aneurisma aortico mi sono innamorato e risposato, sono diventato nuovamente padre, sto provando tante gioie, perché devo rischiare di perdere tutto questo proprio adesso? Ho già dato!» Poi lo sconforto è passato. Ho aperto gli occhi e mi sono detto: «Voglio fare tutto quello che non ho fatto prima». E sono andato avanti. Ora sono qui. E non mollo, con tutto il mio spirito ultrà. Questo sabato ho fatto il mio cinquantesimo concerto in un anno a Seregno.
Si parla tanto di scena bresciana. Ma esiste una scena bresciana?
Secondo me c'è ed è pure in salute. Il rischio è che diventi una bolla di sapone che si riempie e scoppia. Non sarebbe giusto, perché gente come Marydolls, Giuradei, Cattaneo, Cinemavolta, ha tanto da dire. La strada giusta è quella seguita per esempio da Magliolo e Poddighe, che sono tornati a fare concerti in America. E apprezzo molto gli Aucan: mi piacerebbe fare musica con loro. Non bisogna avere paura di uscire dai confini.
«Che ci vado a fare a Londra» è l'ultimo tormentone. Da Urago Mella all'Inghilterra, un viaggio alle radici del rock.
Ho conosciuto Noel Gallagher, mio gemello astrale. Mi rimangono una canzone condivisa e la possibilità di raccontare ai nipotini di essere stato suo ospite in un concerto con 3 differenti backstage. Ho visto il leader degli Oasis fare un djset privato per 60 persone, con moglie e bambini al seguito. Noel però è l'anti-rockstar: è un tranquillone, giù dal palco. Ho fatto amicizia anche con Kelly Jones, il leader degli Stereophonics. Quelle sono macchine da hit. Tanta «cool Britannia» influenzerà il prossimo disco?
Inevitabilmente. Sarà un vero ritorno alle radici. Rock un po' psichedelico, nello stile dei primi Pink Floyd, del Neil Young meno americano e più inglese.
Più autore e chitarrista che cantante, si è sempre detto. Ma la voce continua a migliorare con il tempo. Omar Pedrini si sta «johnnycashizzando»?
Magari un po', sarebbe fantastico... Io morirò non sentendomi un cantante, ma è anche vero il più grande successo dei Timoria, «Sole spento», il pezzo nostro che rimarrà, l'ho cantato io. Un modello da seguire?
Venerdì ero sul palco a Bologna con Beppe Carletti dei Nomadi ed Eugenio Bennato. Ho diviso una serata con Edoardo, suo fratello, per Expo. «Tu sei un grandissimo rocker», mi ha salutato. Un onore. Siamo stati a lungo in camerino a parlare, c'erano sua moglie e sua figlia, si è instaurato un bel feeling. Edoardo Bennato è stato il primo cantautore rock in Italia. Lo ammiro molto. Siamo cani sciolti. Io voglio continuare su quella strada.