Nel pancione della mamma.

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    La "dolcevita" nel pancione

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    Come "passa il tempo" il bambino durante i nove mesi? È una curiosità comune tra le future mamme. Proviamo allora a "sbirciare" che cosa succede nel pancione.

    "La vita del piccolo si conosce soprattutto da quando si possono utilizzare le immagini provenienti dalle ecografie in 3d e 4d, che ci hanno consentito di osservare in modo più dettagliato il comportamento fetale", premette Anna Franca Cavaliere, ginecologa presso il Policlinico Gemelli. Ecco alcune delle "scoperte" più interessanti.

    Quando dorme e quando sta sveglio?

    Si è visto che il bambino già dalle prime settimane alterna cicli di sonno e veglia. "Difficile capire con precisione quanto dorma e quanto stia sveglio", osserva la ginecologa: "quel che si è notato è che, giunto al terzo trimestre, per circa un terzo del suo tempo ha un'attività motoria molto ridotta, il che fa supporre che stia dormendo; per un altro terzo circa, pur sembrando addormentato, compie movimenti con braccia e gambe, come se stesse sognando, anche se sui sogni del bambino si sono avanzate finora diverse ipotesi ma non vi è alcuna certezza. Per la restante parte del tempo, il bebè alterna uno stato di veglia attiva, con movimenti più intensi e frequenti, a una veglia 'pacata', in cui è tranquillo e muove solo gli occhi, come a voler 'studiare' l'ambiente che lo circonda".

    Sempre in moto

    I movimenti del bambino cominciano molto prima che la mamma possa avvertirli e si possono osservare già da quando l'embrione misura meno di un centimetro. Si tratta di movimenti sporadici (definiti 'vermicolari') mentre è a partire dalla 9ª settimana che incominciano a vedersi i primi movimenti di tronco, testa e arti. Sono ancora gesti scoordinati e a scatto, che col passare delle settimane diventeranno sempre più armonici e coordinati, parallelamente allo sviluppo del sistema neurologico. Dopo le 10 settimane, ad esempio, il bebè si tocca la testa e comincia a puntare i piedini contro la parete uterina. Verso la 19 ª -20 ª settimana i movimenti cominciano finalmente a essere avvertiti anche dalla mamma, anche se è tra la 28ª e la 32ª settimana che i suoi calcetti e le sue capriole si fanno molto evidenti, per poi diminuire nelle ultime settimane, quando lo spazio a disposizione comincia a ridursi.

    Sorsate di liquido amniotico

    Oltre a nutrirsi con il sangue placentare che passa attraverso il cordone ombelicale, il bebè beve il liquido amniotico, la preziosa acqua che lo avvolge arricchita da sali minerali, lipidi e proteine. "Questa attività serve ad allenare il suo apparato digerente: infatti il liquido viene deglutito, digerito e assorbito a livello intestinale, per poi essere filtrato dai reni e smaltito attraverso le urine, che lo immettono nuovamente nel sacco amniotico", commenta la ginecologa. "Un 'allenamento' continuo, che lo prepara a succhiare e digerire il latte che berrà dopo la nascita, ma che è importante anche per lo sviluppo dell'apparato respiratorio".

    Che begli sbadigli!

    Una delle immagini più simpatiche che si possono osservare con l'ecografia in 4D è il bebè che sbadiglia, all'incirca dalle 20 settimane in poi. A dire il vero, più che di sbadigli veri e propri si tratta di semplici aperture di bocca, sia pure più prolungate. La loro funzione non è ben chiarita: alcuni ricercatori ipotizzano che lo sbadiglio sia legato allo stato di maturazione del cervello, ma molto più probabilmente sono anche questi semplici allenamenti del bambino, che lo preparano alla respirazione futura.

    Ops, un singhiozzo...

    Più o meno nella stessa epoca può capitare che la mamma avverta piccoli sobbalzi ritmici dentro la pancia: sono singhiozzi. Che significato hanno? "Sono legati a movimenti dei muscoli della gabbia toracica, e sembra anche che abbiano il compito di far fuoriuscire dai polmoni il liquido amniotico", spiega l'esperta.

    Buono il dito!

    Un'altra delle attività preferite da feto, riscontrabile a partire da 15 settimane di gestazione, è quella di succhiarsi il dito. Si tratta molto probabilmente di un gesto istintivo, che subito dopo la nascita lo porterà cercare il seno materno per nutrirsi.

    Articolo di Angela Bisceglia Ottobre 2013

     
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    Come si formano i 5 sensi


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    Se da parecchi anni sappiamo tutto sullo sviluppo dei vari organi nel feto, per quanto riguarda lo sviluppo sensoriale molti aspetti restano ancora misteriosi, in particolare per quanto riguarda la percezione e l'elaborazione delle sensazioni da parte del bebè. Ma è certo che già nel pancione il feto fa esperienza del "mondo fuori".

    "L'anatomia fetale si sviluppa secondo un calendario embriogenetico che ormai conosciamo nei minimi dettagli", premette Giovanni Scambia, Direttore del Dipartimento di Ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma; "anche lo sviluppo sensoriale segue un calendario ben preciso, che stiamo imparando a conoscere, sia pure in maniera meno dettagliata, perché è difficile stabilire con esattezza la corrispondenza tra lo sviluppo anatomico e l'attivazione delle varie funzioni sensoriali o, ancor più, la percezione cosciente di sensazioni da parte del feto. Sappiamo per certo che i sensi cominciano a formarsi già in epoche precoci della gravidanza, seguendo uno schema che è comune a tutti gli animali".

    Il primo a svilupparsi è sicuramente il tatto, che comincia ad attivarsi intorno alla 7a settimana di gravidanza, in particolare a livello delle labbra e delle dita, e consente al piccolo di percepire l'ambiente circostante, di toccare la parete uterina e anche, se si tratta di gemelli, di avvertire la presenza del fratellino, soprattutto se crescono nello stesso sacco amniotico.

    Dall'8a settimana comincia lo sviluppo dell'udito. "Questo non significa che il bambino sia già in grado di sentire i suoni", prosegue Scambia: "innanzitutto, si sviluppa il sistema vestibolare, che gli consente di percepire la sua posizione nello spazio e di avvertire i movimenti materni; bisognerà attendere la metà della gravidanza perché il suo apparato uditivo riesca a percepire i suoni interni, come il battito cardiaco e la circolazione sanguigna, e un po' per volta quelli esterni, in primis la voce della sua mamma e poi quella del papà".

    Anche il gusto e l'olfatto si sviluppano abbastanza precocemente – i recettori dell'olfatto e le papille gustative compaiono già verso la fine del primo trimestre – e grazie alla composizione del liquido amniotico il feto si abitua un po' per volta a riconoscere l'odore della mamma e i sapori di quel che lei mangia. Si può ipotizzare che tali esperienze contribuiscano a formare i suoi gusti alimentari, che si allineeranno probabilmente a quelli della famiglia e della società in cui nascerà.

    L'ultimo senso a svilupparsi è la vista, che gli consentirà di aprire le palpebre solo a 26 settimane e di accorgersi se, ad esempio, la pancia è esposta a una luce intensa diretta.

    Già nella vita intrauterina, dunque, il feto ha l'opportunità di fare la prima esperienza di quel che sarà il suo ambiente. "C'è chi sostiene addirittura che tutto quello che il piccolo percepisce con i cinque sensi già in utero possa influenzare il suo temperamento e le sue preferenze future", evidenzia il ginecologo. "Non si può dire che ne sia condizionato al 100%, perché molto influirà anche l'ambiente in cui trascorrerà i primi anni di vita, ma è indubbio che l'esperienza intrauterina dia un imprinting importante e, quando verrà alla luce, il bebè avrà già un suo primo bagaglio di esperienze che lo aiuteranno ad adattarsi al meglio alla nuova vita".

    Articolo di Angela Bisceglia Novembre 2013

     
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    La prima ninna nanna si ascolta nel pancione,
    il bebè la memorizza
    Uno studio dell'università di Helsinki su un gruppo di donne all'ultimo trimestre di gravidanza."La capacità di apprendimento dei bambini è precocissima"



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    MILANO - La prima ninna nanna non si scorda mai. I bimbi possono sentirla già prima di nascere, quando ancora si trovano nel pancione della mamma. E dopo il parto, per almeno 4 mesi, il neonato riconosce la melodia. Tanto che, riascoltandola, il suo cervello si 'accende'. Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori dell'università finlandese di Helsinki, in un esperimento pubblicato su Plos One.

    Gli studiosi hanno reclutato 24 volontarie nell'ultimo trimestre di gravidanza, chiedendo a metà di loro di mettere il pancione 'in cuffia' facendo ascoltare al nascituro una nota nenia inglese, Twinkle Twinkle Little Star, per 5 giorni a settimana. Utilizzando scanner non invasivi, i ricercatori hanno quindi osservato che subito dopo la nascita, e per i 4 mesi successivi, il cervello dei bebè che in utero avevano familiarizzato con la ninna nanna reagivano alla melodia in modo molto più forte rispetto agli altri. I risultati suggeriscono che già durante la vita fetale i bimbi sono in grado di memorizzare suoni provenienti dal mondo esterno, riconoscendoli anche dopo essere venuti alla luce. Almeno per i primi 4 mesi dopo il parto.

    "Anche se precedenti ricerche indicassero che il feto può captare anche delle parole dall'esterno - spiega Eino Partanen, il dottorando che ha guidato lo studio, intervistato dal giornale Telegraph - ancora non si sapeva per quanto a lungo riuscisse a trattenere le informazioni raccolte. Questi risultati mostrano che la capacità di apprendimento dei bambini è precocissima, e che apparentemente gli effetti di quanto appreso permangono nel cervello per molto tempo".

    www.repubblica.it/

     
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    7 falsi miti sulla gravidanza

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    La gestazione è un periodo particolare per le donne. Il loro corpo cambia per accogliere una nuova vita che ha esigenze. Bisogna fare attenzione a molte cose ma vi sono 7 miti sulla gravidanza che proprio non fanno parte di tutto ciò: scopriamo insieme quali sono.

    1) Non si possono accarezzare i gatti
    Bisogna fare attenzione perchè i gatti possono essere portatori di malattie come la toxoplasmosi, ma si tratta di patologie che si trasmettono attraverso la materia fecale. Se ci si lava le mani con attenzione dopo averli accarezzati non si rischia nulla.

    2) Non si possono avere rapporti sessuali

    Non è vero. Intorno alla fine della gestazione bisogna prestare attenzione per non stimolare delle false contrazioni, ma in linea di massima nulla vieta di fare sesso alla coppia: la penetrazione non rappresenta un problema.

    3) Bere birra fa venire il latte

    Questo è uno dei falsi miti più deleteri. Sebbene ci sia chi sostiene che due bicchieri di vino a settimana non facciano male, bere alcol può mettere a repentaglio lo sviluppo del feto e creare dei problemi. E’ meglio evitare.

    4) Non bisogna bere caffè
    Una tazzina di caffè al giorno non fa male. E’ qualcosa che la donna in gravidanza può concedersi senza che il piccolo nel suo grembo ne risenta.

    5) Il burro di cacao combatte le smagliature

    E’ un falso mito molto creativo. In realtà esso può essere in grado di dare vita a reazioni allergiche. Le smagliature si combattono rendendo elastica la pelle con creme appositamente create o oli naturali specifici.

    6) Camminare velocizza il parto
    Non è vero. Il parto non è influenzato da questa azione. Camminare mantiene in forma la donna incinta e la aiuta a livello circolatorio se l’attività fisica è calibrata per il trimestre in cui si trova, ma non funziona nemmeno come antidolorifico.

    7) Bisogna mangiare per due

    Sbagliato: la dieta deve essere calibrata, ricca di elementi buoni come gli omega 3, vitamine e fibre.

     
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    PARTO
    IN TRAVAGLIO, RESPIRA COSì

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    L’esperienza del parto è molto impegnativa, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista psicologico ed emotivo e una corretta respirazione è fondamentale per ossigenare adeguatamente l’organismo e per aiutare la mamma a rilassarsi e a concentrarsi. Su questo punto, tutti gli esperti concordano. Ma qual è la tecnica migliore da utilizzare?

    Una volta, il metodo che andava per la maggiore era il cosiddetto respiro del cagnolino: la donna veniva invitata a inspirare ed espirare velocemente e molto superficialmente, gonfiando solo il torace, senza abbassare il diaframma. Si riteneva che questa tecnica fosse utile per controllare il dolore delle contrazioni e, nella fase espulsiva, per mantenere vigile l’attenzione e concentrarsi sulle spinte.
    In realtà, respirando in modo superficiale la mamma non riceve tutto l’ossigeno che le occorre, ma sente mancare l’aria, si agita e si irrigidisce e la tensione muscolare rende le doglie più dolorose e le spinte meno efficaci. Inoltre, col passare del tempo la respirazione del cagnolino può provocare mal di testa.

    Oggi, invece, nei corsi di preparazione al parto si consiglia una tecnica differente. È la respirazione lenta e profonda, che facilita il rilassamento e aiuta a sopportare meglio il dolore. Con questo sistema, i muscoli del pavimento pelvico si distendono e l’uscita del bambino nella fase espulsiva risulta agevolata.

    La respirazione profonda non coinvolge solo il torace, ma anche la pancia. Per gonfiare completamente i polmoni bisogna abbassare il diaframma e spingere in fuori l’addome. Di solito non respiriamo in questo modo, occorre esercitarsi per abituarsi a farlo. Ma una volta appresa, la tecnica è utile non solo in travaglio, ma anche nelle situazioni stressanti che viviamo ogni giorno.

    Per abituarsi a respirare profondamente, ecco un esercizio che può essere fatto in qualsiasi momento della giornata.
    Appoggia una mano sul petto e una sull’addome. Inspira lentamente e con le mani controlla i movimenti che stai facendo: il torace deve dilatarsi e l’addome deve spingersi in fuori. Espira lentamente emettendo tutte le vocali. Osserva che le o e le u sembrano venire dal basso: richiedono una respirazione di tipo addominale, mentre l’emissione delle i, delle a e delle e richiede solo un movimento del torace.

    Spesso, durante la fase espulsiva viene raccomandato di inspirare, trattenere l’aria nei polmoni e spingere. Ma se durante la spinta l’aria viene trattenuta nei polmoni, la pressione toracica aumenta e la donna fatica molto di più. L’ideale, invece, è espirare lentamente. Se tuttavia la mamma preferisce spingere in apnea, meglio non tenere i polmoni gonfi, ma svuotarli prima.

    In questa fase, alcune donne trovano istintivo urlare o modulare dei suoni. Anche questo va bene, perché urlare è un modo per espirare. L’importante, però, è utilizzare tutti i muscoli sotto il diaframma accompagnandosi con una vocalizzazione dai toni bassi, che esprime la forza della spinta verso il basso. Meglio evitare, invece, gli acuti, che conducono la voce verso l’alto, perché non aiutano e fanno sprecare energia.

    fonte:http://www.quimamme.it/

     
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    immagini simpatiche!!!




     
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    Come nasce la vita?


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    L'incontro e l'unione di due cellule altamente specializzate (i gameti), l'una derivante dall'uomo (lo spermatozoo) e l'altra dalla donna (la cellula uovo), dà origine alla vita, vale a dire allo zigote (uovo fecondato).
    Gli spermatozoi, emessi con il liquido seminale, sono in quantità variabile da 40 a 120 milioni per cc. Immessi in vagina con l'eiaculazione, viaggiano con movimenti propri, alla velocità di 2/3 millimetri al minuto e devono percorrere una distanza di circa 100/ 150 mm.

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    Cominciato con due cellule che si uniscono, questo sorprendente viaggio è una sorta di fabbrica di cellule. Da questa cellula se ne originano due, poi quattro e così via. Fino a 8, sono uguali e indifferenziate (si dicono totipotenti, perché ognuna può originare qualsiasi altra cellula dell'organismo). Si pensi che in 9 mesi questo ammasso, fatto inizialmente di poche cellule, aumenterà di 200 miliardi di volte. Quattro giorni dopo la fertilizzazione siamo solo a 16 cellule (blastomeri) che ancora non sono impiantate nell'utero (nella foto). Si tratta di uno stato di suddivisione chiamato morula per la forma a mora di gelso. Al 14° giorno si prepara l'impianto di quella che ora è chiamata blastula e che è composta da 100-150 cellule.

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    A sei settimane l'embrione fluttua nel liquido amniotico che lo protegge. È attaccato alla placenta attraverso il cordone ombelicale: da qui riceve i nutrienti e l'ossigeno necessario per il suo sviluppo, ma sono anche eliminati anidride carbonica e rifiuti del metabolismo. La placenta consente il passaggio delle molecole piccole ma non fa passare quelli più grandi come le ematiche, creando un'essenziale difesa. Nel caso per esempio che il bambino abbia una composizione sanguigna incompatibile con quella della madre, potrebbe scattare una risposta immunitaria per espellere il "corpo estraneo".
    A questo stadio l'embrione misura tra i 13 e i 22 millimetri di lunghezza. Le dita dei piedi e delle mani iniziano a configurarsi e a separarsi.

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    Nell'ottava settimana di gestazione si sviluppano corpo e arti: anche gli occhi sono già ben distinguibili. Questa data fa da spartiacque tra la fase embrionale e quella fetale: il feto a questo punto è in grado di reagire alla stimolazione intorno alla bocca contraendo i muscoli del collo e volgendo lentamente il capo. Ciò significa che i muscoli contengono fibre nervose: il sistema neurologico ha cominciato a funzionare.
    In questa fase la differenziazione delle cellule nei vari organi (organogenesi) è molto più importante della crescita in centimetri: a fluttuare nella pancia della mamma è un esserino di 23 millimetri di lunghezza e 1 grammo di peso.

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    Aggrappato al cordone ombelicale, il feto cresce (6 centimetri di lunghezza per una ventina di grammi, tra la dodicesima e la quindicesima settimana) e comincia a muovere braccia e gambe nella placenta che è già completamente sviluppata. Gli occhi sono formati, ma le palpebre rimangono serrate. All'interno del grembo materno il feto è circondato dal buio totale, anche se è probabilmente in grado di percepire variazioni di luminosità esterna. Alcuni esperimenti hanno rivelato infatti che indirizzando un fascio di luce intensa sull'addome della mamma, il feto si agita e le sue pulsazioni accelerano di 15 pulsazioni al minuto.

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    Tra la fine del primo trimestre e l'inizio del secondo il feto non sa sopravvivere autonomamente, ma possiede già sistemi e funzioni avanzate.
    I dentini si formano all'interno delle gengive, crescono le unghie, costole e vertebre iniziano il processo di ossificazione che consente alle cartilagini di diventare ossa.
    Nell'immagine le ossa più dure sono quelle più gialle e definite, che sembrano scollegate le une alle altre. In realtà il collegamento c'è, ma è ancora cartilagineo e non visibile. A questo punto dello sviluppo il feto pesa 200 grammi.

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    Un feto alla diciannovesima settimana di gestazione è coperto da una diffusa lanugine, destinata a scomparire prima del parto: resterà solo quella del cranio.
    In realtà, alla nascita alcuni bambini sono molto più capelloni di altri. Ciò è dovuto al fatto che durante il sesto mese di gestazione si sviluppano i follicoli piliferi, da cui nascononel corso del settimo nasceranno i capelli. Il ciclo vitale di questa prima chioma finisce in contemporanea e i capelli cadono tutti insieme: se questo avviene mentre è ancora nel grembo materno, il bambino si presenta pelato alla nascita, altrimenti la sua capigliatura sarà relativamente folta. Queste differenze sono comunque dettate da predisposizioni genetiche.

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    Il viso nel feto si forma molto presto, già a 25 giorni dalla fecondazione, quando dall'embrione, che è poco più di un fagiolo, spuntano tre escrescenze, gli "archi branchiali".
    Se nei pesci si trasformano in branchie, nei mammiferi, i tre abbozzi si fondono fino a formare fronte, faccia e gola. Solo dopo altre 6-7 settimane la faccia acquista l'aspetto umano: prima dell'ultimo trimestre di gravidanza assume infine i lineamenti caratteristici dell'individuo.
    Questo feto, alla ventesima settimana, è lungo circa 19 centimetri e pesa 500 grammi: siamo circa a metà del viaggio...

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    Già al quarto mese il sesso del nascituro è evidente: i genitali esterni infatti sono ben riconoscibili all'esame ecografico. Questo feto giunto alla ventiduesima settimana raggiunge i 650 grammi di peso e i 21 centimetri di lunghezza dalla testa al coccige. A questo stadio della gestazione i movimenti del feto sono facilmente percepibili dalla madre. Inoltre il piccolo affina la tecnica che lo porterà alla nascita a succhiare il latte materno: scopre il pollice inizia a succhiarlo. Più tardi, quasi al termine della gravidanza, il feto muove la bocca regolarmente ogni 10-20 secondi, anche nella fasi di sonno profondo: l'allenamento continua...

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    L'ecografia è una tecnica diagnostica basata sugli ultrasuoni usata per visualizzare l'interno del corpo umano e, nel caso della gravidanza, l'interno dell'utero. Quella bidimensionale consente di vedere l'interno come se fosse una sezione. La nuova ecografia dà invece una visione tridimensionale di quel che accade all'interno della pancia della mamma. Ecco invece un feto, giunto alla ventisettesima settimana e già posizionato per il parto, visto attraverso la risonanza magnetica: dopo la ventottesima, il bambino è in grado di sopportare un parto prematuro.

    Nella prossima pagina, le meraviglie dell'ecografia 4D e la vita del nascituro in tempo reale...

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    Una visione straordinaria nel grembo materno la consente l'ecografia 4D che visualizza l'immagine tridimensionale in movimento e in tempo reale: si vede così il feto che muove le manine, si succhia il dito o gioca con il cordone ombelicale. La visione migliore è possibile dopo la venticinquesima settimana, quando il feto è di medie dimensioni.

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    Ai raggi X, le sagome dei due gemellini alla trentesima settimana sono evidenti (il loro scheletro è colorato in blu, mentre quello della madre è in rosso e giallo). I parti gemellari sono circa l'1 per cento e i gemelli si distinguono in "identici" (o monozigotici) e "non identici" (o dizigotici).
    I primi derivano da un uovo fecondato da uno spermatozoo, mentre nel secondo caso a essere fecondate da due spermatozoi sono due uova diverse. Se i dizigotici, da un punto di vista genetico, si assomigliano non più di due fratelli, i monozigotici rappresentano due copie identiche dello stesso patrimonio genetico.

    FONTE:http://www.focus.it/

     
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    Pancione in gravidanza, mese dopo mese

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    Mese dopo mese, come cresce il pancione durante la gravidanza? Abbiamo raccolto in una galleria fotografica le immagini dal primo al nono mese.

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    primo mese

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    secondo mese

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    3 mese

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    4 mese

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    5 mese

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    6 mese

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    7 mese

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    8 mese


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    9 mese!!!

     
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    Diventare mamma, esiste un limite d’età?

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    Diventare mamma non è il sogno di tutte, a volte però si sceglie di rinunciare perché la vita ti impone strade diverse. Prima lo studio, poi la precarietà, i costi della casa o della convivenza e ci si ritrova avanti negli anni con la culla vuota. Qual è l’età da non superare? Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità sono i famigerati 35 anni.

    diventare mamma




    A 32 anni la donna vive il primo grande crollo di fertilità per poi averne un secondo a 37. Tra le conseguenza, molto stress, e molte donne senza lavoro: un’italiana su quattro, a distanza di due anni dalla nascita del figlio, non ha più un lavoro. Fare un figlio è quindi sempre una rinuncia femminile e non è detto che tra le rinunce ci sia di conseguenza proprio quella di diventare madri, soprattutto se il bilancio diventa rosso improvvisamente.



    Tra i dati, che onestamente un po’ ci feriscono, ci sono i seguenti: crolla ogni mese del 20 percento la possibilità di avere un bimbo, e si ha solo il 5 percento di possibilità di concepire a 40 anni. Il 30 percento delle signore tra i 35 e i 39 anni è destinato a non avere figli, le altre ci impiegano quasi due anni a concepire. Un altro studio della Duke University dà alle donne qualche chance in più: un anno di tentativi dai 27 ai 39 anni con due rapporti a settimana per avere un bimbo nell’85 percento dei casi. Non è una tortura, ma una piacevole fatica.

    In tutto ciò parliamo di donne sane, che hanno compagni sani e senza problemi di fertilità, con una vita regolare. Ognuno di noi è diverso. Esiste quindi un’età entro cui diventare mamma? Non è ancora stata stabilita, sicuramente le indicazioni dei medici indicano 40 anni come soglia massima e 35 per stare sereni e non incorrere in patologie.

    fonte:http://www.tuttomamma.com/

     
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    7 cose che i bambini fanno quando sono in pancia


    7 cose che i bambini fanno quando sono in pancia: cosa succede dentro l’utero materno durante i 9 mesi?



    Tra i tanti dubbi delle mamme in attesa di un figlio uno dei più ricorrenti è sicuramente questo: “cosa starà facendo il mio bambino nella pancia?”. A quanto pare i nostri bimbi sono molto occupati! Io per esempio se non sentivo Paola muoversi “shakeravo” un po’ il ventre per sentire i suoi balzelli! Ecco quindi le 7 cose che secondo i medici fanno i bambini durante i 9 mesi di gravidanza durante lo sviluppo del feto.

    Cosa fanno i bambini nella pancia?
    Sviluppano il loro gusto. I nutrienti contenuti in ciò che le mamme mangiano in gravidanza finiscono nel liquido amniotico che il feto manda giù a partire dalla ventesima settimana. In questo modo può diciamo così “assaporare” tutto ciò che la mamma mangia e sviluppare già un proprio senso del gusto. Uno studio dimostra per esempio che mamme che mangiano regolarmente carote daranno alla luce figli che amano le carote molto più di altri le cui madri non le hanno mangiate in gravidanza.
    Reagiscono allo stress. Lo stress e il nervosismo delle gestanti si riflette nel feto e soprattutto nei suoi movimenti. Studi dimostrano che più la mamma è ansiosa più il bambino usa la mano sinistra per toccarsi il viso.
    Fanno le facce. Osservando ecografie fatte in 4D i medici hanno visto che dalla ventiquattresima settimana i bambini possono assumere due espressioni facciali simili a un sorriso. Dalla trentaseiesima invece possono esprimere facce più complesse come ciglia corrucciate, naso arricciato e bocca tesa.
    Piangono. Si, i nostri bimbi piangono silenziosamente. Per “sentire” i loro gemiti durante il terzo trimestre si è utilizzato un registratore video ad ultrasuoni. Producendo un suono di pochi decibel contro l’addome della mamma sono state registrate reazioni dei bambini tipiche di un pianto come bocca aperta e singhiozzi.
    Riconoscono le filastrocche. L’università della Florida ha chiesto ad alcune madri di leggere filastrocche due volte al giorno per alcune settimane durante il terzo trimestre. Durante queste letture è stato provato che il battito cardiaco fetale diminuiva e questo è stato associato a una sorta di rilassatezza del feto durante queste filastrocche che ormai aveva imparato a conoscere.
    Riconoscono anche le canzoni. E’ stato dimostrato che una stessa canzone fatta ascoltare al feto ripetutamente durante il terzo trimestre rimarrà poi impressa al bambino anche dopo la nascita. Infatti facendo riascoltare loro la stessa canzone i bambini che l’avevano già sentita mostravano una maggiore attività cerebrale rispetto a quelli che la sentivano per la prima volta.
    Coordinazione mano-bocca. Ebbene sì, i feti nel terzo trimestre iniziano a ciucciarsi il dito e quindi dimostrano di essere in grado di coordinare l’apertura della bocca con altri movimenti come quello della mano.
    E voi unimamme? Sapevate che i bimbi fanno tutte queste cose in pancia? Sono davvero molto attivi!



    (Fonte: the stir.com)

     
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    Bambino podalico, che cosa si può fare

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    Non preoccuparti se il bambino è a ancora a testa in su intorno alle 32-34 settimane: potrebbe ancora girarsi. Se non lo fa, ti verrà consigliato il parto cesareo. Ecco comunque che cosa puoi tentare per provare a far cambiare posizione al bebè.

    Il bambino è podalico, che cosa significa?
    Nella grande maggioranza dei casi, al termine della gravidanza il feto si trova nella posizione più adatta al parto vaginale, e cioè con la testolina rivolta verso il basso e natiche e piedini verso l'alto. Nel 3-4% dei casi, però succede il contrario: la testa è in alto e il sedere o i piedi sono in basso. Si parla in questo caso di feto podalico.

    La presentazione podalica può essere completa, se il bimbo è come rannicchiato e rivolge verso il canale del parto sia il sederino sia i piedini, oppure incompleta se presenta solo le natiche (si parla di podalico varietà natiche), solo i piedi (varietà piedi), oppure le ginocchia (varietà ginocchia).

    Fino a quando un bimbo può girarsi nella pancia della mamma, mettendosi nella posizione giusta per il parto?
    Fino alle 32-34 settimane di gravidanza, anche se il bimbo è in posizione podalica non c'è da preoccuparsi: ha ancora modo di girarsi spontaneamente.

    In realtà è abbastanza frequente che un feto ancora lontano dal parto sia in questa posizione, e in effetti la presentazione podalica è più frequente proprio nei parti pretermine. Dopo le 32-34 settimane, però, difficilmente ha modo di cambiare posizione da solo, perché lo spazio per muoversi è diventato limitato.

    Perché il feto può presentarsi podalico?
    Non sappiamo esattamente perché alcuni bimbi arrivino al termine della gravidanza in questa posizione. Alcuni studi hanno evidenziato alcuni fattori di rischio, che sembrano predisporre alla presentazione podalica del bambino. Si tratta di:
    - gravidanza gemellare;
    - placenta previa;
    - presenza di grandi quantità di liquido amniotico (polidramnios);
    - bambino di basso peso alla nascita;
    - malformazioni uterine;
    - malformazioni fetali;
    - età materna avanzata;
    - abitudine al fumo della mamma;

    Va detto però che nella grande maggioranza dei casi il piccolo se presenta "di sedere" o "di piedi" senza che siano presenti particolari fattori di rischio.

    Se il bimbo è podalico bisogna per forza fare il cesareo?
    Secondo le Linee guida del Ministero della salute dedicate al taglio cesareo, la presentazione podalica è una delle indicazioni per effettuare questo tipo di intervento.

    Gli studi pubblicati sull'argomento, in cui sono stati confrontati i risultati di parti vaginali e cesarei di bambini in presentazione podalica, hanno infatti dimostrato che il taglio cesareo programmato, effettuato non prima delle 39 settimane di gravidanza, diminuisce l'insorgenza di complicazioni nei neonati, e anche il rischio di mortalità neonatale.

    Se si desidera comunque un parto vaginale, il consiglio è di parlarne a fondo con il proprio medico, e di rivolgersi a équipe che siano specializzate nell'assistenza a un parto podalico per vie naturali. Questa modalità di parto è comunque decisamente sconsigliata se:
    la posizione podalica del bambino è particolarmente "complicata";
    oltre a quella podalica, il piccolo ha qualche altra posizione particolare, per esempio la testa estesa verso l'alto (come se volgesse gli occhi al cielo);
    si stima che il bimbo sia molto grande o molto piccolo;
    ci sono altre complicazioni della gravidanza, come la preeclampsia materna.
    In ogni caso, ricorda che se verso la fine della gravidanza il feto dovesse essere ancora "a testa alta", prima di rassegnarti al bisturi puoi provare qualche metodo che induca il piccolo a mettersi nella posizione giusta.

    È possibile indurre il feto a girarsi spontaneamente?
    Vengono in genere proposte tre strategie possibili per convincere il bimbo podalico a girarsi spontaneamente, per raggiungere una posizione più adatta al parto naturale: la manovra di rivolgimento, la moxibustione - associata o meno ad agopuntura - e le tecniche posturali.

    Solo per la prima, la manovra di rivolgimento, esistono dati scientifici che ne confermano l'efficacia, anche se non in tutti i casi. Per le altre, al momento non ci sono prove definitive in proposito: se si è proprio convinte di tentare tutto il possibile per far girare il bambino vale comunque la pena di provarci.

    La manovra di rivolgimento o versione cefalica esterna
    Si tratta di una manovra che deve essere eseguita da un operatore esperto che, manipolando l'addome della mamma sotto costante controllo ecografico, cerca di "spostare" il bambino e di metterlo nella posizione giusta. Si può praticare a partire dalle 37 settimane di gravidanza e fino all’inizio del travaglio, prima però che si rompa il sacco amniotico.

    Le Linee guida sul taglio cesareo raccomandano di somministrare alla mamma, prima della manovra, dei farmaci tocolitici, che aiutano a distendere l'utero favorendo il buon esito della procedura.

    La manovra è eseguita solo in alcuni ospedali proprio perché la sua esecuzione richiede una notevole abilità ed esperienza da parte dell’operatore.

    Controindicazioni: la manovra di rivolgimento non si può fare se la mamma ha avuto perdite ematiche nei giorni precedenti, se il battito fetale presenta anomalie, in caso di oligoidramnios (scarso liquido amniotico), se c’è stato un precedente parto cesareo o, naturalmente, in presenza di qualsiasi dubbio sulla salute di mamma o bebè. Vanno messi in conto anche i rischi, sia pure rari, di distacco di placenta, emorragia o rottura dell’utero.
    La moxibustione e l'agopuntura
    Detta anche moxa, la moxibustione è una pratica del tutto innocua della medicina tradizionale cinese. Consiste nell’avvicinare un sigaro di artemisia all’estremità del mignolo del piede della futura mamma. La combustione stimolerebbe un punto del meridiano della vescica che è collegato con l’utero, e questa stimolazione indurrebbe il piccolo a muoversi e, si spera, a mettersi a testa in giù.

    La tecnica può essere praticata a partire dalle 32 settimane di gravidanza da un’ostetrica esperta (la fanno anche in alcuni ospedali) o da un naturopata, che poi insegneranno al papà come farla nei giorni successivi: la moxa va infatti ripetuta tutti i giorni per circa 7-10 giorni (o almeno fino a quando non si avverte un movimento che può far sospettare che il bebè abbia effettuato la famigerata capriola). Durante la pratica la mamma dovrebbe stare sdraiata, preferibilmente con dei cuscini sotto il bacino, in modo che il bambino sia spostato un po' più in su.

    Per quanto riguarda l'agopuntura, va effettuata da operatori specializzati.

    Controindicazioni: il sigaro per la moxa emana un odore piuttosto acre, che può risultare fastidioso. La posizione sdraiata con il bacino sollevato, inoltre, potrebbe essere mal tollerata dalla mamma. In tal caso si consiglia di spostarsi leggermente di fianco.
    Sia per la moxa sia per l'agopuntura non esistono prove conclusive che ne sostengano l'efficacia nel favorire il rivolgimento del feto.
    Le tecniche posturali
    A volte vengono consigliate alle mamme dei semplici esercizi fisici, o meglio delle particolari posizioni, che dovrebbero favorire il bambino podalico a cambiare presentazione. Si tratta in particolare di posizioni in cui il bacino rimane sollevato, il che dovrebbe creare spazio per il rivolgimento del bebè:
    posizione a quattro zampe, ma con la testa appoggiata a terra, sulle mani;
    posizione supina, con dei cuscini sotto al bacino.
    Secondo una revisione della letteratura scientifica pubblicata dalla Cochrane Collaboration, un'istituzione che si occupa proprio di valutare la validità scientifica delle procedure mediche, non ci sono prove che le tecniche posturali servano davvero.

    fonte:http://www.nostrofiglio.it/

     
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    Lo zenzero, rimedio naturale eccezionale contro la nausea in gravidanza

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    Lo zenzero oltre ad essere una radice capace di rendere unica qualsiasi ricetta a cui si voglia aggiungere freschezza è un rimedio naturale ricco di proprietà nutritive e officinali.

    L’antica medicina cinese attribuisce allo zenzero la capacità di depurare l’organismo, di agevolare il processo digestivo e lo consiglia come potente antisettico, espettorante e antiemetico. In gravidanza infatti, è un ottimo rimedio contro la nausea che spesso compare i primi mesi della gestazione.
    Come utilizzare lo zenzero per alleviare la nausea gravidica

    Lo zenzero può essere consumato fresco, succhiandone un pezzettino per qualche minuto, inserito nella preparazione di una tisana, preparando un decotto di radice e dolcificandolo con del miele. La tisana può essere consumata una o due volte al giorno.
    L’utilizzo della tisana allo zenzero in gravidanza è riportato anche nelle linee guida per l’assistenza prenatale del National Institute of Health and Care Exellence.
    Lo zenzero inoltre può essere consumato anche nella sua forma candita, stando attenti ad acquistare zenzero candito biologico e candito con l’utilizzo di zucchero di canna e non quello raffinato. Tenere sempre a portata di borsa una bustina di zenzero candito darà la possibilità di far fronte ad attacchi di nausea improvvisa e basterà succhiarne un pezzetto come una caramella.
    Prima di consumare qualsiasi rimedio naturale in gravidanza, sarà bene chiedere conferma al proprio medico ginecologo.

    fonte:http://www.chedonna.it/

     
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    Anomalie dell’utero e gravidanza

    Quali sono le anomalie dell’utero? E ome possono influire negativamente sul concepimento o sulla gravidanza? Cominciamo col dire che l’utero è un organo a forma di pera, situato nel basso ventre e nascosto nel bacino. Fisiologicamente è di circa 7,5 centimetri di lunghezza, 5cm di larghezza e 2,5 centimetri di profondità. Come è facile immaginare, è internamente cavo, con spesse pareti muscolari. La parte inferiore che arriva fino alla vagina si chiama cervice. La porzione superiore è nota come “fundus” ed è la parte in cui l’ovulo fecondato si sviluppa in un bambino. Un certo numero di donne ha un utero che differisce per forma o struttura. Si parla in tali casi di anomalia dell’utero, o di un’anomalia uterina. Spesso tali problematiche si riscontrano solo quando si cerca di avere un bambino, a concepimento già avvenuto (non tutte lo procludono) o al suo tentativo. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono le possibili anomalie.

    utero

    Si può avere una gravidanza con un utero anormale?

    E’ questo il dubbio più grande delle donne, che mette anche una certa ansia. In generale, un’anomalia uterina non influenza la capacità di una gravidanza e neppure quella del parto, tuttavia a seconda dell’ anomalia, può essere più difficile portare a termine la gestazone fino ai 9 mesi. Questo significa aver bisogno di un monitoraggio più attento durante la gravidanza.

    Quali sono le anomalie uterine più comuni?

    Utero didelfo

    Con questo termine si indica una rara condizione in cui l’utero ha due cavità interne. Ciascuna cavità può portare alla propria cervice e della vagina. Questo significa che ci sono due cervici. Colpisce circa una donna su 350 .

    Utero unicorne
    Ha dimensioni dimezzate rispetto a quello fisiologico e comporta una sola tuba di Falloppio. Si tratta di un’anomalia rara, che colpisce circa una donna su 1000 donne. Si sviluppa nelle prime fasi di vita, quando il tessuto che forma l’utero non cresce correttamente. Se si dispone di un utero unicorno, probabilmente si avranno ambedue le ovaie, ma solo una sarà collegata al’utero, provocando dunque una maggiore difficoltà di concepire.

    Utero bicorne

    Invece di essere a forma di pera, assomiglia ad un cuore, con una profonda rientranza nella parte superiore. Ne sofffre una donna su 200.

    Utero setto

    In tal caso l’interno dell’utero è diviso da una parete muscolare o fibrosa, definita setto. Circa una donna su 45 ne è colpita . Il setto può estendersi solo parzialmente in utero (utero setto parziale) oppure può raggiungere la cervice (utero setto completo). Le forme parziali sono quelle più frequenti. Tale condizione può complicare o impedire il concepimento.



    Utero arcuato
    Ha una forma abbastanza fisiologica, ma è caratterizzato da una leggera rientranza nella parte superiore. Si tratta di un’anomalia comune, che colpisce circa un quarto delle donne .

    Utero retroverso
    Circa una donna su 6 ha un utero che si inclina all’indietro verso la colonna vertebrale (utero retroverso). Non si tratta di un’anomalia vera e propria e non influenzerà la crescita del bambino in grembo o la possibilità d concepimento a differenza di ciò che si crede.


    Fonte: Babycentre.co.uk

     
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