ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    I cipressi sono sempre nei miei pensieri, vorrei fare una cosa come i quadri con i girasoli e mi stupisce che nessuno li abbia ancora fatti come li vedo io. […] E il verde è così particolare. Rappresenta la macchia nera in un paesaggio assolato, ma è una delle note nere più interessanti, fra le più difficili da indovinare tra tutte quelle che posso immaginare.
    (da una lettera di Van Gogh al fratello Theo)


    IL CIPRESSO


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    Il Cupressus sempervirens, originario dell’Iran settentrionale, della Siria, della Turchia, di Cipro e diverse isole greche (Creta, Rodi, ecc), fu introdotto negli altri paesi del bacino del Mediterraneo probabilmente prima o durante l’epoca romana.
    Il cipresso è una componente vitale nella civiltà di tutti i paesi mediterranei e costituisce un elemento peculiare del loro paesaggio e della loro arte, nonché una fonte di reddito non indifferente.
    In Francia il cipresso è stato piantato ed è presente in tutte le regioni costiere dalle Alpi alle montagne pirenaiche. E’ usato sia come pianta ornamentale che come frangivento per proteggere produzioni erbacee ed arboree; può essere utilizzato anche per piantagioni forestali.....In Grecia il cipresso vegeta dal livello del mare fino al limite della vegetazione (1750 m slm a Creta) e costituisce boschi naturali a Creta, Samos, Rodi, Cos, Simi e Milo. Nei vecchi popolamenti del Peloponneso e nelle isole del Mar Ionio questa pianta è considerata naturalizzata....In Spagna il Cupressus sempervirens è stato introdotto solo recentemente e gli individui più vecchi hanno circa 150 anni. Inizialmente veniva impiegato come pianta ornamentale intorno ai monumenti religiosi e nei giardini pubblici poi è stato utilizzato anche come frangivento e per rimboschimenti...
    In Italia non sono presenti boschi naturali di cipresso. Cipressete di piccola estensione si trovano sulle colline costiere tirreniche, dalla Liguria alla Calabria ed in Sicilia; quelle più ampie e produttive sono localizzate in Italia centrale soprattutto in Toscana vicino a Firenze, Siena e Pisa.... nel comune di Fontegreca (CE) vi è una cipresseta di 70 ettari già segnalata a partire dal 1506 e meglio conosciuta come “il bosco degli Zappini” di cui non è chiara l’origine.... In Italia settentrionale il cipresso si trova per lo più sulle rive dei laghi dove le condizioni climatiche ne favoriscono la crescita.....In Portogallo il Cupressus sempervirens non è molto diffuso ed è impiegato solo come frangivento o albero ornamentale.

    Il cipresso può raggiungere dimensioni rilevanti, anche fino a 30 m, e comprende due varietà distinte: la varietà horizzontalis ha rami inseriti quasi perpendicolarmente al tronco, con chioma tendenzialmente conica; la varietà pyramidalis (=stricta) ha la chioma fastigiata, con rami addossati al tronco, corti o lunghi.
    Il cipresso, come la maggior parte delle specie forestali, predilige suoli ricchi, profondi, umidi e ben aerati con pH neutro; tuttavia la sua grande rusticità rende spesso possibili buoni accrescimenti anche in terreni poveri, aridi e superficiali.
    Il Cupressus sempervirens è tollerante al freddo fino a -20 °C.


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    Cupressus dupreziana Camus...E’ una specie relitto originaria del Sahara algerino, più precisamente della zona del Tassili d’Ajjers, ove sono rimasti circa 150 individui distribuiti su una superficie di 200 Km2. Gli esemplari più giovani sembrano avere almeno un secolo di età, mentre i più vecchi superano i 2000 anni. Queste piante vegetano nel letto di uadi a quote comprese tra 1000 e 1800 m, con temperature minime e massime comprese tra 1°C e 30°C con frequenti gelate e con precipitazioni annuali che in media si aggirano sui 30 mm. La rinnovazione è del tutto assente, sia per la scarsa capacità germinativa di questa specie, sia per le condizioni ambientali avverse alla germinazione, alla crescita e all’affermazione delle piantine, sia per il pascolamento.
    Cupressus atlantica Gaussen....Il cipresso dell’Atlante vegeta nella parte occidentale dell’Alto Atlante in Marocco tra 1100 e 2200 m di altitudine. Questa specie, endemica di un’area geografica limitata, si caratterizza per la molteplicità di funzioni: come pianta da foraggio, da legno, ornamentale, per la difesa del suolo dall’erosione e come frangivento.
    Il cipresso dell’Atlante raggiunge mediamente i 25 m di altezza ed è caratterizzato da una chioma di forma conica, con rami più o meno sottili e lunghi, disposti orizzontalmente. C. atlantica vegeta in stazioni caratterizzate da una forte escursione termica, con temperature minime di -15°C e massime di 35-40°C ed è ben adattato a una piovosità di 250-350 mm annui. E’ una specie molto plastica per quanto concerne la natura del suolo e si ritrova su scisti primari, graniti, calcari e substrati argillosi. Trattasi quindi di una specie xerofila, frugale, con una capacità di adattamento alle condizioni più difficili di clima e suolo.


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    .....storia, miti e leggende......


    Il cipresso non e’ nato in Toscana: la sua culla e’ nel bacino del mediterraneo orientale, idealmente fra la Persia (attuale Iran) l’Egitto e la Grecia. In Italia fu importato dai Fenici e dai Greci ed in Toscana dagli Etruschi.....Il cipresso molto prima di abbellire i viali,i giardini, i parchi, le fattorie delle colline toscane al punto di divenire da qualche secolo a questa parte uno dei massimi simboli del paesaggio toscano, ha avuto un’importanza ornamentale e simbolica praticamente ininterrotta per migliaia di anni.
    L’ attenzione dell’ uomo per questa pianta viene da molto lontano; cipressi snelli e slanciati venivano regolarmente introdotti nei giardini dei leggendari palazzi persiani ed egizi, ugualmente ad Atene se ne sottolineava con piacere l’ intrinseca eleganza formale....nell’antico Egitto si utilizzava esclusivamente legno di cipresso per costruire i sarcofagi e l’ olio essenziale di questa pianta veniva usato a scopi terapeutici. Gli egiziani si servivano di oli essenziali, tra cui quello di cipresso, per imbalsamare i corpi dei defunti perche’ sapevano che esso era in grado di bloccare, in quanto antisettico e antibatterico, la proliferazione dei microbi e quindi il processo di decomposizione.
    Quello del cipresso era uno dei legnami piu’ pregiati del mediterraneo, forte e aromatico e i medici antichi consigliavano ai malati di soggiornare nelle zone dove crescevano boschi di cipresso (l’isola di Creta era famosa) perche’ ritenevano che purificasse l’aria. Anche Ippocrate ne conosceva le proprieta’ antibatteriche: quando infatti ad Atene scoppio’ la peste, egli consiglio’ ai suoi cittadini di bruciare piante di cipresso ed erbe aromatiche agli angoli delle strade per fermare l’epidemia.
    Anticamente, e ancora oggi in oriente, questo albero evocava soprattutto il simbolo della fertilita’ per il suo aspetto vagamente fallico, tant’e’ vero che gli antichi romani ponevano a guardia dei loro campi, giardini e vigne, statue con enormi attributi intagliate in questo legno ed in occasione delle nozze gli sposi ricevevano in dono giovani piante di cipresso.
    Nelle novelle medioevali simboleggiava l’amante, era anche l’immagine vegetale dell’ immortalita’ dell’anima a causa delle foglie sempreverdi e del legno considerato incorruttibile, nel quale erano stati intagliati: la freccia di Eros e la mazza di Ercole. Nell’odissea di Omero cipressi odorosi erano davanti alla grotta della ninfa Calipso la quale era dispensatrice dell’ eterna giovinezza. Erano di cipresso le porte della basilica costantiniana di San Pietro e le cronache riferiscono che quando furono sostituite durante il pontificato di Eugenio IV fossero dopo 1000 anni ancora in perfetto stato.
    I persiani vi coglievano il simbolo vegetale del fuoco per la sua forma evocatrice della fiamma e sostenevano che fosse il primo albero del paradiso.
    Nell’antica mitologia greca l’origine del cipresso e’ narrata nella leggenda di ciparisso (kuparissos). Apollo il Dio del sole si era invaghito della bellezza del giovane ciparisso, che aveva per compagno un cervo addomesticato. Mentre un giorno si esercitava con l’arco Ciparisso colpi’ erroneamente il cervo e lo uccise. Tanta era la sua disperazione da implorare a sua volta la morte. Apollo commosso dal dolore del suo amato, lo trasformo’ in un albero al quale dette il nome di cipresso e che da allora divento’ il simbolo del lutto e dell’accesso all’eternita’.
    Si trovano tracce di questa pianta in testi assiri di 3500 anni fa. Anche il popolo ebraico nel primo libro della Bibbia racconta che Dio prima del diluvio comando’ a Noe’ di costruire un’arca in legno di cipresso.
    Nella tradizione cristiana per la sua verticalita’ assoluta, l’erigersi verso l’alto, il cipresso indica l’anima che si avvia verso il regno celeste.

    Il cipresso è il simbolo dell’immortalità come emblema della vita eterna dopo la morte, infatti lo si trova nei cimiteri. Per la sua verticalità assoluta, l’erigersi verso l’alto, il cipresso indica l’anima che si avvia verso il regno celeste. Nella Grecia antica è associato ad Apollo e Artemide. È l’albero di Ade, dio dei morti. I Greci e i Romani lo collegarono, invece, al culto di Plutone, dio degli Inferi. Venivano accesi grandi falò di legno di cipresso nelle cerimonie funebri per aprire le porte dell'Ade ed aiutare l'anima del defunto a trovare la Via.Poiché il cupo fogliame del cipresso esprime malinconia e dolore, i sacerdoti di Ade se ne facevano delle corone e se ne cospargevano le vesti duranti i sacrifici.

    Per i Cinesi ed i Giapponesi è simbolo della vita.
    Una leggenda cinese racconta che, strofinando sui talloni la resina del cipresso, si riesce a camminare sulle acque e a rendere il corpo molto leggero.....Alcune società segrete cinesi collocano il cipresso, come loro simbolo, al lato dell'ingresso del mondo degli immortali...Ancora oggi è usanza di qualcuno di bruciare rametti di cipresso per purificare un ambiente e favorire il raccoglimento nella meditazione.


    Cari-Cipressi-Di-Bolgheri


    .......Bolgheri.......


    Progettato nel ‘700 come semplice stradone diritto, in sostituzione di un antico tracciato tortuoso spesso impraticabile, il Viale dei Cipressi di Bolgheri fu costruito a tratti sul finire del secolo e divenne viale solo dopo la metà del 1800.
    La trasformazione del territorio di questa parte della maremma rientra in un ampia serie di cambiamenti dell’assetto territoriale viario e idrogeologico, con interventi di bonifica realizzati a più riprese dal ‘700 fino alla metà dell’800. Nella zona di Bolgheri si verificarono vere e proprie “poderizzazioni”, con lo sviluppo della mezzadria, dell’allevamento del bastiame e con la nascita di molte fattorie, degne di vanto ancor’oggi per la produzione di vini tra i più pregiati al mondo.
    Fu nel 1734 che si iniziò a realizzare un primo tratto di strada rettilinea che si collegherà in parte all’attuale Viale, inizialmente piantumato con pioppi cipressini, come l’allora via regia ... I pioppi risultarono molto appetiti al bestiame, per questo già dopo pochi anni, i Conti della Gherardesca decisero di piantare essenze meno appetite, scegliendo a tal scopo il cipresso. Tra il 1843 ed il 1844 furono ordinati a Firenze 3582 cipressi per lo “Stradone” di San Guido. I lavori andarono a rilento e si bloccarono in corrispondenza del bivio per l’attuale via Bolgherese. Da tale punto, in direzione del borgo di Bolgheri, il viale ebbe come sentinelle delle piante di olivo. Fino ad allora perciò il Viale dei Cipressi misurava poco più di 3 km. Nel 1911 la piantumazione del Viale fu condotta a termine e il Viale dei Cipressi raggiunse una lunghezza di 4962 metri, in perfetta dirittura, fermandosi a rispettosa distanza dal castello di Bolgheri.
    I due filari di cipressi costituiscono un insieme armonico e un’architettura verde che fa da quinta arborea tra due palcoscenici: il centro storico di Bolgheri sulle colline e la distesa verso il mare. Il viale è inserito in un territorio ove la bellezza della natura circostante è rimasta in gran parte protetta dallo sviluppo urbano e turistico indiscriminato e ove anche l’esercizio dell’agricoltura è risultato valorizzante.
    Il Viale dei Cipressi emerge dalla pianura formando un maestoso e spettacolare taglio geometrico che attraversa la piana e le colline ondulate.....si viene colpiti da un effetto prospettico avvolgente e da un’atmosfera che suggestiona e incanta. Le poesie che Carducci scrisse in ricordo dei luoghi maremmani della sua infanzia, tra cui la famosa “Davanti San Guido”, dedicata proprio al viale dei cipressi, contribuirono a creare la fama e il mito che ancora oggi circondano Bolgheri e il suo viale.
    (dal web)

    Con Decreto Ministeriale del 21 agosto 1995 il viale di Bolgheri è stato dichiarato bene di interesse artistico e storico e, come tale, sottoposto al regime di tutela previsto dalla legge 1089 sui beni monumentali. Il viale costituisce uno degli esempi più conosciuti e, probabilmente, il più celebrato, del ruolo paesaggistico, simbolico e rappresentativo che il cipresso riveste in Toscana.


    "I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
    Van da San Guido in duplice filar,
    Quasi in corsa giganti giovinetti..."
    (Giosuè Carducci, 1874)


    C203



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    Edited by gheagabry1 - 15/2/2022, 17:52
     
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