ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    Fa più rumore una albero che cade,
    piuttosto che una foresta che cresce.
    ~ Lao Tze ~


    L'ACERO


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    Gli aceri sono iscritti dai botanici nel genere Acer, una volta compreso nella famiglia delle Aceraceae, ora nelle Sapindaceae, genere che comprende circa 200 specie di alberi ed arbusti, in grandissima parte decidui, provenienti da tutto l’emisfero boreale, soprattutto da Europa, Nord America, Asia. Sono piante arboree o anche arbustive, spesso decidue, dotate di foglie opposte quasi sempre lobate, solo raramente pennate (A. negundo). I piccoli fiori, che emanano una caratteristica fragranza un po’ dolciastra, sono raccolti in pannocchie o corimbi posti alle ascelle delle foglie o anche all’apice dei getti. Ben conosciute dai bambini sono le infruttescenze, le famose due ali a forma di elica (disamare), che sono unite alla base e che contengono ciascuna un solo seme. La natura le ha create così per sfruttare il vento ed aiutare la disseminazione spontanea.

    L'acero campestre (Acer campestre L.), chiamato volgarmente loppio o testucchio, è un albero di piccole dimensioni, alto fino a 12-15 m, presente nei boschi di latifoglie mesofile. E' pianta mellifera e le sue foglie venivano una volta impiegate per integrare il foraggio degli animali. Attualmente non è molto diffuso e trova sporadico impiego per siepi rustiche di campagna e come albero ornamentale, dimostrando una certa efficacia nel consolidamento di pendii franosi.

    L'acero montano (Acer pseudoplatanus L.) è un albero dalla chioma globosa ed ampia, che può raggiungere i 40 m di altezza. E' un albero delle zone montuose, tuttavia compare anche a quote poco elevate ed è coltivato nelle città sia come pianta da giardino sia come pianta per viali alberati. Numerose varietà sono state selezionate per le particolari caratteristiche del portamento e del fogliame.

    L'acero riccio (Acer platanoides L.) è molto simile all'acero montano, col quale è spesso confuso. Ha però un minor vigore vegetativo, potendo arrivare fino a 20 m dei altezza. La sua fioritura ha un certo interesse ornamentale, con fiori molto profumati color giallo-crema, riuniti in corimbi che compaiono in aprile-maggio, prima delle foglie.

    Particolare interesse ornamentale durante tutta la stagione vegetativa rivestono i cosiddetti 'aceri giapponesi', appartenenti principalmente alle specie Acer palmatum ed Acer japonicum, selezionati dai vivaisti in tantissime varietà, con diverse colorazioni e forme delle foglie. Spettacolari le loro colorazioni autunnali, con tinte che vanno dal giallo al rosso fuoco, ma molto belle anche le tinte di verde e le trame disegnate da fogliame che essi ci regalano all'inizio della primavera.

    Altra pianta molto bella durante tutta la stagione è l'acero saccarino (Acer saccharinum), originario delle regioni nord-occidentali del continente americano (Stati Uniti e Canada, dove rappresenta l'albero nazionale). Può raggiungere i 25-30 metri di altezza ed ha foglie profondamente lobate, argentate sulla pagina inferiore. Dalla sua linfa si estrae il cosiddetto 'sciroppo d'acero'.

    Acer griseum, alberello di piccole dimensioni (3-4 m di altezza), ha una corteccia di colore bruno-aranciato che con l'invecchiamento tende a sfrangiarsi, sia sul fusto che sui rami, in sottili lamelle quasi cartacee, che rimangono attaccate alla pianta dandole un aspetto molto particolare. Il fogliame autunnale assume tonalità color porpora.

    Acer grosseri var. hersii, è un alberello di circa 5 m di altezza, con la corteccia verdastra striata di bianco. Ha una fruttificazione molto abbondante ed una colorazione autunnale rossa molto interessante.


    acer-platanoides-acero-riccio


    "Già sorgeva il cavallo, fatto di travi d'acero: allora più che mai | i nembi risuonavano per tutto il vasto cielo"
    (Enedie, Virgilio)


    .....storia, miti e leggende.....


    L'acero (Acero pseudoplatano), nella mitologia classica, era l'albero del dio della paura, Fobos.
    Questo accostamento era probabilmente dovuto al colore rosso sangue che le foglie prendono in autunno.
    Per questo motivo il contatto con l'acero era evitato dagli antichi Romani e Greci, i quali gli preferivano il platano, dalle foglie simili. Questa caratteristica negativa fa si che l'acero non sia molto citato negli antichi libri
    In alcune regioni della Francia e della Germania si dice che le cicogne usassero mettere dei piccoli rami di acero nei nidi per tenere lontano i pipistrelli, ritenuti colpevoli di danneggiare le uove.
    Un bell'esempio di come un elemento naturale ritenuto "negativo" fosse utile per bilanciare un altro elemento, il pipistrello, anch'esso ritenuto funesto.
    Fin dai tempi più antichi cucchiai, bicchieri, piatti e scodelle di acero sono serviti a molti popoli come recipienti per cibi e bevande. Inoltre l'acero campestre è stato ampiamente coltivato e diffuso nei vigneti per fungere da tutore (una sorta di sostegno 'vivo') della vite.
    Il suo legno marrone duro, ma facile da lavorare fu usato da Stradivari nella costruzione dei violini


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    ...lo sciroppo d'acero...


    Lo sciroppo d’acero è un dolcificante ottenuto dalla linfa degli alberi d’acero ed è il meno calorico dopo la melassa. E’ parte integrante della cultura canadese perchè già gli indiani nativi, molto tempo prima dell’arrivo degli europei, lo producevano e lo utilizzavano come zucchero...Ancora oggi il periodo migliore per raccogliere la linfa dagli alberi è a cavallo tra fine inverno ed inizio primavera tramite incisioni sulla corteccia. Gli indiani ed i primi coloni europei appendevano poi agli alberi dei contenitori o secchi che lasciavano così a lungo finchè la linfa, pian piano, non li riempiva. Oggi si usano delle pompe.
    La linfa raccolta si deve raffinare tramite bollitura per diventare vero e proprio sciroppo d’acero e si calcola che ne servono 40 litri per produrne 1 solo di sciroppo.
    I nativi riuscivano a bollire la linfa anche su un semplice contenitore da appoggiare sul fuoco e quindi spesso diventava una cerimonia festosa a cui partecipava tutta la famiglia. Oppure la lasciavano in un secchio durante la notte ed il giorno seguente, dopo tante ore al freddo esterno, utilizzavano come una versione antica di zollette da zucchero i pezzi della superficie ghiacciata che si era formata.



    ...L’acero protegge la ricerca della verità, da voce alla giustizia e favorisce le riappacificazioni....


    .......una racconto......


    Basilio era un ragazzino molto attento ai fenomeni della natura e dallo spirito pratico. Spesso si divertiva con gli amici ad inventare nuovi giochi, tanto che il gruppo aumentava in continuazione perché “con Basilio non ci si annoia!”
    Memorabile quel pomeriggio in cui il gioco proposto fu una sfida a chi raccogliesse il maggior numero di frutti diversi dalla rigogliosa e varia vegetazione, che cresceva nella campagna e nei giardini del paese.
    Un giorno, il ragazzino si accorse che nella pur numerosa compagnia mancava un assiduo frequentatore: “Teodoro è all’ospedale” gli risposero i genitori. Basilio restò colpito, tanto che volle subito far visita a questo suo amico.
    All’ospedale lo trovò a letto, molto triste, quasi senza la forza di parlare: nemmeno quella visita gli aveva fatto fare un sorriso.....Basilio non si perse d’animo. Si congedò dall’amico infermo, promettendogli che sarebbe ritornato a trovarlo, convinto che per Tedoro era necessario riacquistare un po’ di allegria per guarire dalla malattia. Così, proprio nel giardino dell’ospedale vide degli Aceri negundi; raccolse allora i tipici frutti alati per portarli con sé il giorno dopo.
    L’indomani Basilio era assieme anche ad altri amici. Assicuratisi che non ci fossero nei paraggi infermieri, nell’entrare nella stanza di Teodoro i ragazzi buttarono in aria i frutti alati che, come tante eliche di elicotteri, cominciarono a roteare cadendo a terra. Questa bella sorpresa fece finalmente aprire sul volto del ragazzino infermo un bel sorriso di gioia. E proprio il desiderio di ritornare a giocare assieme ai suoi amici favorì il decorso positivo della malattia, tanto che il gruppo molto presto si ricompose....Quei ragazzini crebbero. Basilio intraprese studi scientifici, fino a laurearsi in ingegneria… aeronautica! Teodoro, invece, divenne pediatra e diede molta importanza alla terapia del sorriso per aiutare nella guarigione i suoi degenti....Tornando però indietro a quel giorno in ospedale, c’è da ricordare che gli infermieri, nel trovare il pavimento pieno di samare di Acero negundo, pensarono di chiudere la finestra della stanza per evitare un’altra invasione dei frutti alati; il ragazzino cercava invece di trattenere le risate con le lenzuola…
    (dal web)



    Gli alberi sono dei genitori per corrispondenza
    C’è un essere vivente del pianeta terra che sa generare figli o come padre o come madre, ma senza mai incontrare fisicamente l’altro genitore Non ha arti per camminare, ne gambe, ne zampe ne pedicelli , non nuota (non vive nell’acqua) e non si muove durante tutta la sua vita. Per accoppiarsi col suo simile utilizza il vento o in modo più avveduto e meno dispersivo , si sposa attraverso gli insetti, gli uccelli… Si può dire che è un genitore per corrispondenza e un campione di comunicazione.


    acero-campestre-2





    ...........................


    Ecco cosa pensava Herman Hesse degli alberi. Una citazione presa dal libro di
    Herman Hesse “Il Canto degli alberi" , Le fenici tascabili, Guanda Editore (un libro fondamentale per ogni biblioteca e per ciò che riguarda la cultura dell'albero)
    "Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, che se ne sono andati di soppiatto per sfuggire a una debolezza, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo : realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.
    Quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale, sulla chiara sezione del suo tronco - una lapide sepolcrale – si può leggere tutta la sua storia: negli anelli e nelle con crescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutte le malattie, tutta la felicità e la prosperità, gli anni magri e gli anni floridi, gli assalti sostenuti e le tempeste superate. E ogni contadino sa che il legno più duro e più pregiato ha gli anelli più stretti, che i tronchi più indistruttibili, più robusti, più perfetti, crescono in cima alle montagne, nel perpetuo pericolo,
    Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita.
    Così parla un albero : in me è celato un seme, una scintilla, un pensiero, io sono vita della vita eterna. Unico è l’esperimento che la madre perenne ha tentato con me, unica la mia forma e la venatura della mia pelle, unico il più piccolo gioco di foglie delle mie fronde e la più piccola cicatrice della mia corteccia. Il mio compito è quello di dar forma e rivelare l’eterno nella sua marcata unicità.
    Così parla un albero : la mia forza è la mia fede. Io non so nulla dei miei padri, non so nulla delle migliaia di figli che ogni anno nascono da me. Vivo il segreto del mio seme fino alla fine, non ho altra preoccupazione. Io ho fede che Dio è in me. Ho fede che il mio compito è sacro. Di questa fede io vivo.
    Quando siamo tristi e non riusciamo più a sopportare la vita, allora un albero può parlarci così : Sii calmo! Sii calmo! Guarda me! La vita non è facile, la vita non è difficile. Questi sono pensieri infantili. Lascia che Dio parli in te ed essi taceranno. Tu hai paura perché la tua strada ti allontana dalla madre e dalla patria. Ma ogni passo e ogni giorno ti riconducono di nuovo alla madre. La patria non è in questo o quel luogo. La patria è dentro di te, o in nessun posto.
    La nostalgia di vagare senza meta mi prende il cuore, quando a sera, sento gli alberi stormire nel vento. Se li si ascolta a lungo, in silenzio, anche la nostalgia di vagare rivela appieno il suo significato più profondo. Non è desiderio di scappare via dal dolore, come sembra. E’ nostalgia della propria patria, ricordo della propria madre, struggimento per nuovi simboli di vita. Conduce a casa. Ogni strada conduce a casa, ogni passo è nascita, ogni passo è morte, ogni tomba è madre.
    Così sussurra l’albero nella sera, quando abbiamo paura dei nostri pensieri infantili. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi di noi finché non li ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità, la rapidità e la precipitazione infantile dei nostri pensieri acquistano una letizia incomparabile. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non desidera più essere un albero. Non desidera essere altro che quello che è. Questa è la patria. Questa è la felicità."
    (1919)

    baccelli-del-seme-ed-alberi-dei-mapleleaves-nei-bei-colori-semini-i-che-appendono-sul-ramo-di-albero-dell-acero-prima-dello-150604487



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    Edited by gheagabry1 - 15/2/2022, 17:05
     
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