ALBERI e ARBUSTI DA FRUTTO e a volte ....

PESCO, CILIEGIO,PERO, ALBICOCCO ECC

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  1. gheagabry
     
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    "..nell'ombra di un giardino c'è il limone
    coi rami polverosi,
    e limoni d'un giallo impallidito
    nello specchio dell'acqua della fonte.."
    (Antonio Machado)


    IL LIMONE



    Il limone è un albero da frutto che appartenente al genere Citrus e alla famiglia delle Rutaceae. Secondo alcuni studi genetici, il limone è un antico ibrido, probabilmente tra il pomelo e il cedro, ma da secoli è una specie autonoma. E' una pianta sempreverde. Il termine generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in latino 'citrus', per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro Magno. Il termine specifico deriva probabilmente da un vocabolo arabo o persiano ('limúm') di provenienza orientale, introdotto in Occidente dagli arabi e dai crociati insieme alla pianta; dal greco 2limonum" = prato, luogo erboso, perchè quando il frutto è acerbo ha il color verde, simile a quello dei prati.
    Il limone viene coltivato in tutto il mondo nella fascia subtropicale, dove il clima è sufficientemente caldo ed umido ed è un importante prodotto di esportazione per molti paesi al di fuori dell'Unione Europea nel periodo "fuori stagione".
    L'albero del limone è alto fino a 6 metri, ha la corteccia scura ed i rami sono normalmente spinosi. Le foglie sono alterne, rossastre da giovani e poi verde scuro sopra e più chiare sotto; il picciolo è leggermente alato.
    I fiori, dolcemente profumati, possono essere solitari o in coppie, all'ascella delle foglie; in condizioni climatiche favorevoli sono prodotti praticamente tutto l'anno. Il bordo dei petali è violetto. I frutti sono ovali oppure oblunghi. Normalmente la buccia è gialla, può essere da molto ruvida a liscia, più o meno foderata all'interno con una massa bianca spugnosa detta albedo.
    Ci sono varietà variegate di verde o di bianco: ricca di olii essenziali, può essere più o meno sottile: la polpa è divisa in otto-dieci spicchi; generalmente è molto aspra e succosa: molte varietà sono prive di semi. La fioritura avviene in primavera, con la produzione del frutto invernale, e in settembre, da cui derivano i cosiddetti verdelli che maturano nell'estate seguente. In clima favorevole, il limone fiorisce e fruttifica due volte l'anno. La fioritura dura almeno due mesi e il frutto maturo può attendere altri due mesi sull'albero prima di venir colto, il che favorisce una raccolta sistematica. La fioritura primaverile produce i frutti migliori, la cui raccolta dura poi tutto l'inverno, da novembre ad aprile o maggio.
    I limoni sono coltivati in tutto il mondo in innumerevoli varietà che probabilmente neanche i botanici riescono a registrare correntemente. Le differenze tra di esse sono infatti riscontrabili prevalentemente nell'aspetto esteriore, mentre rimangono praticamente invariate sia le loro qualità alimentari. Quasi ignote le varietà del limone rosso e del limone dolce che danno frutti sempre agri, ma nel contempo abbastanza dolci da poter essere mangiati come frutta fresca.

    Anche in farmacologia il limone è molto apprezzato e le sue parti utilizzate sono il succo e la scorza. Il suo uso come farmaco era consolidato quando ancora non si sapeva nulla delle vitamine. Innanzi tutto ne veniva apprezzato il succo quale antiemorragico, disinfettante, ipoglicemizzanti (tende a far diminuire il glucosio nel sangue).
    In Sicilia, dove esiste da sempre il problema dell'acqua potabile, era in voga l'uso di immettere nelle riserve d'acqua vari limoni tagliati a metà. La gente sapeva per esperienza che i limoni disinfettano l'acqua e la ricerca moderna ha dato ragione. L'elevata concentrazione di vitamina C contenuta nel limone rende questo frutto di notevole importanza per la tutela della salute. Il limone rappresenta il 71% del fabbisogno giornaliero di vitamina C per una persona adulta, ed il 7% del fabbisogno di potassio, l'1% di calcio ed il 9% di magnesio.

    "La Media dona i suoi aspri succhi
    E il sapore persistente del frutto salubre
    Del quale non c'è più efficace rimedo..
    ..E' questo un albero di aspetto assai simile all'alloro e se non diffondesse all'intorno un aroma diverso sarebbe un alloro; nessun vento gli strappa le foglie; ha fiori molto tenaci..."
    (Virgilio, 60 a.C.)

    ..storia..

    Le diverse ipotesi che si fanno al proposito, concordano nell’individuare la zona sui contrafforti dell’Himalaya, da qui emigrò nella Media e nella Mesopotamia in quel vasto territorio compreso fra il Tigri e l’Eufrate fino a comprendere anche l’India.Il suo nome scientifico Citrus Medica o Agrume della Media (antico nome della Persia) ricorda il suo luogo d'origine: l'attuale Iran. La presenza del limone nella valle dell’Indo é databile già al 2500 a.C., anno in cui un pendente a forma di questo agrume é stato ritrovato durante gli scavi archeologici condotti nella suddetta valle.
    La descrizione delle sue proprietà si può ritrovare nei testi antichi di medicina indiani del terzo millennio a.C. dove viene denominato frutto purificatore dell'alito. Dall'India il limone si diffuse in Cina e nell'Asia Sudoccidentale. La coltivazione si propagò in Mesopotamia e da quelle regioni il popolo ebraico la importò fino in Palestina.
    Alcune affermano che i primi luoghi in cui sia cresciuto siano la Cina, dove veniva coltivato già prima della Dinastia Song (960-1279 d.C.), la regione indiana dell'Assam e il nord della Birmania. Gli antichi Egizi lo utilizzavano per imbalsamare le mummie e spesso lo riponevano nelle tombe. I Greci lo utilizzavano a scopo ornamentale e usavano coltivare gli alberi di limone vicino agli ulivi per preservare questi ultimi da attacchi parassitari. Le prime descrizioni del limone a scopo terapeutico risalgono alle opere di Teofrasto, allievo di Aristotele, che viene considerato il fondatore della fitoterapia.Lo consideravano simbolo di fecondità e lo usavano durante le cerimonie nuziali. I Romani scoprirono il limone grazie alle numerose comunicazioni marittime verso l’India, attraverso il Mar Rosso, nel I secolo dopo Cristo. A testimone sono le raffigurazioni di limoni presenti in alcuni mosaici a Cartagine e affreschi a Pompei, ma secondo altri studiosi è possibile che gli autori avessero semplicemente importato gli agrumi o visti nei loro paesi di origine. Plinio il Vecchio parlò del limone nella sua “Naturalis Historia” e ne parlava, tra l'altro, come di un antidoto verso diversi veleni; forse per questo si ritiene che anche Nerone ne fosse un assiduo consumatore, ossessionato come era dal timore di un suo possibile avvelenamento.Viene ricordato nelle fonti letterarie di Virgilio, che nelle sue "Georgiche" parla della "mela dei Medi", nome con cui i Romani indicavano il limone, che usavano anche come un potente anti-veleno. Dai Romani il limone soltanto in un secondo momento venne apprezzato, probabilmente a causa del suo sapore acre ed acido; poi fu considerato un frutto ricercato e prezioso, la cui coltivazione, comunque, scomparve con il crollo del relativo impero.
    Tolkowsky (1938) ritiene di ravvisare un frutto rassomigliante al limone negli antichi testi in Sàncristo; veniva indicato col nome di "Jambila" o "Jambira" usato anche per indicare il cedro.
    Gli Arabi impian-
    tarono nuova-
    mente il limone nelle varie regioni del bacino del Mediter-
    raneo. Lo scoprirono grazie alle espansioni della Mezzaluna verso Oriente, da qui poi il limone seguì il percorso di questo popolo fino in Occidente. Un antico testo, "Nabatean Agriculture" scritto nel 903 da Ibn el- Wahshiyah ma, pervenutoci in frammenti cita il limone che viene chiamato "hasia". Gli arabi conobbero anche le qualità medicinali del limone. Si deve ad un medico arabo, Ibn Jamiya, la pubblicazione di un Trattato sul limone nel quale, oltre ad una serie dettagliata di informazioni , si parla della limonata e delle qualità medicamentose. Veniva, già all’epoca, usato come disinfettante nelle infenzioni da mal di gola in sostituzione dell’aceto. Una notizia curiosa, derivante dalla superstizione, cita un altro arabo, Ibn al-Awwâm vissuto nella seconda metà del XII sec, il quale affermò che le piante di limone amano il sangue delle capre e quello di altri animali e non disdegnano quello umano.
    In Europa la prima coltivazione di limoni arrivò in Sicilia, dopo il X secolo e più tardi a Genova nella metà del XV secolo). I limoni compaiono nelle Azzorre nello stesso periodo, nel 1493, ad opera Cristoforo Colombo, che portò i semi del limone fino all'isola di Hispaniola.
    Ci sono anche alcune pagine di un cronista crociato, Jacques de Bitry, il quale elenca diverse varietà di poma citrina, fra le quali i limones. Un altro documento storico, la Historia hierosolimitana, parla della presenza di frutti dal sapore sgradevole e acido, ma il cui succo é ottimo per il condimento del pesce e della carne e come stimolante dell’appetito (Sunt proeterea aliae arbores fructus acidos, pontici videlicet saporis, ex se procreantes, quos appellant limones).
    Nel Rinasci-
    mento, il limone era abba-
    stanza conosciuto ed apprezzato, usato in medicina, in cucina e perfino nella compo-
    sizione di versi poetici, ma, più frequentemente in pittura. Il limone é una specie molto sensibile alle basse temperature e nel Rinascimento, per ovviare sorsero le cosiddette "limoniere". Queste ultime erano dei locali chiusi e non riscaldati ma riparati da ampie vetrate dove gli alberi di limone venivano piantate in vaso, adattandosi così ad una vita artificiosa e facendo da ornamento come nelle ville medicee, quelle di Bòboli, quelle Vaticane, ecc.. In Francia, non è da escludere che la costruzione di queste serre sia stata incoraggiata dalle due regine italiane, Caterina e Maria de' Medici. Le serre più belle furono costruite a Versailles per volere di Luigi XIV;si racconta che, durante una campagna militare, il re scrisse al ministro Colbert per avere notizie sulla salute delle piante che decoravano la Galleria degli Specchi e i saloni delle feste, diffondendo il loro delicato profumo. In questo periodo si sviluppò notevolmente l’industria di estrazione delle essenze.Il prete gesuita Baptista Ferrarius, pubblicò nel 1646, un interessante opera sugli agrumi, composta da quattro libri, in cui il terzo tratta del limone con altri frutti come le lime e le limette. Da questo momento si svolgerà un ruolo primario nell’ambito dell’economia delle moltissime aziende che baseranno i loro proventi sulla coltura, lavorazione ed esportazione del limone. Per la prima volta, viene utilizzata l’acqua di colonia, il cui procedimento fu inventato da un calabrese, Paolo Feminis, emigrato in Germania nel 1690.

    In seguito alla scoperta dell’America ad opera di Cristoforo Colombo la coltivazione del Limone e degli altri agrumi venne introdotta nel nuovo mondo dagli Spagnoli e dai missionari, pare infatti che fu proprio Colombo, nel 1493, a piantare i primi alberi di limone nell'isola di Haiti. La coltivazione intensiva degli agrumi si diffuse in Florida e in California, dove nel XIX secolo vennero generate delle qualità particolarmente resistenti al clima diverso da quello “mediterraneo”.

    Nei tempi più antichi, fu fatta molta confusione fra limone, lima e limetta. I trattati di agrumicoltura più antichi, come il Traité du Citrus (1811) di Gallesio, o il El cultivo de los agrios (1960) di Gonzales-Sicilia, riportano chiaramente tale confusione, in quanto attestano che il limone era "della grossezza di una ciliegia però molto acida". Più tardi gli studi condotti dal Laufer affermano che per primi furono due autori arabi a parlare del limone, da essi definito "limunak", come di un frutto pari alla grossezza di una mela e non di una ciliegia come affermato prima.


    " ..Pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
    L'altro con verde, il novo e 'l pomo antico.."
    (Torquato Tasso)


    ...miti, leggende e curiosità ...


    Secondo antiche leggende, Gea la dea Terra per onorare le nozze tra Era e Zeus produsse degli alberi dai Pomi d’oro, emblema di fecondità e amore. Giove, nel timore di un loro possibile furto li trasportò in un'isola del grande Oceano, nel magico giardino delle Ninfe Esperidi, Aretusa, Egle ed Espere, ai confini del mondo, ai piedi del cielo retto dal padre Atlante ,nel giardino dove cresceva l'albero dai “pomi d'oro”, custodito dal drago Ladone, figlio di Tifone e Echidna. Da cui il solare frutto degli agrumi prese nome Esperidio. Eracle, l'Ercole dei Romani, per volere di Euristeo dal quale avrebbe ottenuto l'immortalità, nella sua XI fatica ebbe come compito quello di rubare i preziosi pomi. Il mito, nella versione di Apollodoro, racconta che Eracle, consapevole del desiderio del padre delle Esperidi di cogliere i pomi, gli giocò un inganno, offrendosi al suo posto come reggitore del cielo: Atlante rubò i pomi, ma una volta compiuto il furto, Eracle, con la scusa di prendere un cuscino da porre sulle spalle, lo richiamò a reggere il celeste fardello. Atlante ingenuamente acconsentì, posò i pomi per terra e recuperò l'ingente volta, mentre il vigoroso eroe afferrò i pomi e li consegnò ad Euristeo.Un'altra versione del mito vuole a custode dei frutti dorati, per volere di Era, un serpente a cento teste, figlio di Forco e Ceta. Il mito narra che, per cogliere i frutti, Eracle uccise il serpente, provocando la disperazione di Era. Questa, per omaggiare la creatura cui era tanto affezionata, decise di trasformarla in costellazione: la costellazione del Serpente. I pomi vennero restituiti da Euristeo alla moglie di Zeus e le Esperidi, afflitte per aver perduto i frutti di cui erano custodi, si trasformarono ciascuna in un albero, comunemente noti come emblema di tristezza: pioppo nero, salice e olmo.
    Le leggende raccontano di frutti dalle proprietà divine contro il veleno. I condannati a morte per salvarsi dai morsi velenosi di terribili aspidi, lo consumavano in segreto. Virgilio narra della magica mela della Media che salvava dagli avvelenamenti di matrigne malvagie. Per le sue proprietà antireumatiche e antisettiche era considerato un frutto sacro nei paesi arabi e veniva impiegato come antidoto contro i veleni e … per tenere lontano i demoni. Alessandro Magno era solito consumare questo frutto durante le sue campagne di guerra nelle terre persiane, da qui l'appellativo di "mela persiana".
    Gli Ebrei lo citano nel Levitico dove viene chiamato albero della purezza o albero della vita per il suo essere sempre splendidamente verde.

    In Francia i limoni rappresentarono, fino al XVIII secolo, il tradizionale dono che gli scolari portavano ai loro maestri nell'ultimo giorno dell'anno scolastico, che coincideva con la festa di San Dionigi. Per popoli del Nord, gli agrumi hanno sempre rappresentato una delle attrattive del Mezzogiorno caldo e assolato , la terra dove nascono i limoni, tanto che i frutti furono scelti per decorare il nordico Albero di Natale.
     
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