ALBERI e ARBUSTI DA FRUTTO e a volte ....

PESCO, CILIEGIO,PERO, ALBICOCCO ECC

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  1. gheagabry
     
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    Le piante e i fiori sono come i nostri progetti:
    alcuni non si sviluppano,
    altri crescono quando meno ce lo aspettiamo.
    (Romano Battaglia, Silenzio, 2005)


    IL MELO COTOGNO


    II melo cotogno è una pianta della famiglia delle rosacee, il cui nome botanico è cydonia oblonga. Si presenta come un alberello a fogliame caduco di altezza e volume contenuti, non supera i 6 metri di altezza. Il melo cotogno è un albero rustico che gradisce clima temperato, ma che sopporta bene il caldo e anche le basse temperature.
    Il suo tronco è scuro e contorto ha un apparto radicale superficiale mentre la chioma è globosa. Le sue foglie sono grandi, spesse, verde scuro con margine intero e finemente pelose (pubescenti). I fiori sono a cinque petali, di colore bianco, rosato o aranciato, simili a piccole rose semplici. Ha fioritura tardiva, dopo l’emissione delle foglie, a fine aprile primi di maggio.
    I suoi frutti maturano ad ottobre sono di dimensioni molto variabili, in alcune varietà sono di pezzatura molto grande, di forma piriforme o maliforme e di un bel colore giallo intenso a maturazione. La buccia del frutto del melo cotogno, che diviene liscia per essere raccolto, è fittamente ricoperta da una peluria che scompare a maturazione avvenuta. I frutti del melo cotogno hanno una maturazione scalare e sono pronti per essere raccolti quando ruotando il frutto questo si stacca con facilità dal suo luogo picciolo. Le mele cotogne non sono commestibili appena colte dall’albero; nonostante emanino un forte aroma di mela matura, la polpa risulta veramente molto dura, e il sapore è molto astringente, rendendole del tutto non commestibili. Si utilizzano però cotte. Il risultato della cottura da una purea compatta e densa, molto profumata e aromatica.

    Le mele cotogne, oltre ad avere un sapore unico e un aroma incredibile, sono anche dei frutti sani, che dovrebbero venire utilizzati più spesso nella cucina autunnale. Un tempo era tradizione offrire, specie nei periodi freddi, mele cotogne cotte nel vino che costituivano un caldo e corroborante. Le sue proprietà medicinali sono note dall’antichità. Le mele cotogne sono fonte di vitamine in special modo la A e la C e di sali minerali fra i quali il potassio, il fosforo, il calcio e il magnesio. Inoltre la cotogna è ricca di fibre, di tannini e di mucillagini che sono utili per la regolarizzazione del tratto intestinale.
    I semi sono poligonali, scuri, numerosi e spesso uniti fra di loro da mucillagine; sono apprezzati nella cosmesi perchè a causa delle mucillagini che li uniscono hanno un’apprezzabile attività protettiva contro la disidratazione della pelle e contrastano le rughe.

    Di melo cotogno se ne conoscono differenti varietà divise in due tipi che si distinguono per la forma del frutto. Se portano frutto allungato e simile a quello delle pere allora vengono chiamate varietà di pera cotogna se invece il frutto ha forma di mela allora abbiamo le varietà che vanno sotto il nome di mela cotogna. Alcune varietà sono autofertili vale a dire che basta una pianta sola per fruttificare ma altre invece sono autosterili quindi occorre avere vicino altre varietà di melo cotogno o pero cotogno per avere la fruttificazione.

    Il frutto è usato per la preparazione di confetture, gelatine, mostarde, distillati e liquori. Un liquore a base di cotogna denominato sburlon viene prodotto nel parmense e in particolare più precisamente nella Bassa vicino a Roccabianca.
    La condizione di limitata dolcezza della polpa non significa assenza di zuccheri, ma la loro presenza sotto forma di lunghe catene glucidiche, che danno l'effetto soggettivo della scarsa dolcezza; con la cottura, nella preparazione di confetture, e quindi con la frammentazione dei polisaccaridi la polpa assume una dolcezza intensa, e la liberazione di un profumo di miele. L'elevato contenuto di pectina produce un veloce addensamento della confettura o della gelatina, limitando i tempi di cottura.
    In epoca precedente la diffusione dello zucchero raffinato la confettura semisolida di cotogne era con il miele uno dei pochi cibi dolci facilmente disponibili e soprattutto ben conservabili. La parola marmellata viene dal portoghese marmelo che è il nome lusitano del cotogno.
    I frutti venivano anche posti negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria.
    Il frutto del cotogno è usato come nutrimento dalle larve (bruchi) di alcune specie di lepidotteri (farfalle) quali Bucculatrix bechsteinella, Bucculatrix pomifoliella, Coleophora cerasivorella, Coleophora malivorella.

    ...nella storia...


    Il melo cotogno è un albero antico, che ha subito poche modificazioni da parte dell’uomo; sembra che sia una dei primi frutti presenti nel frutteto, e quindi la gran parte delle “mele” di cui si parla in storie, tradizioni e leggende, dovevano essere con buona probabilità delle mele cotogne. È una delle più antiche piante da frutto conosciute: era coltivato già nel 2.000 a.c. dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite - faceva parte dei frutti che gli sposi mangiavano per assicurarsi figli numerosi - e in epoca romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio.
    Questo albero da frutto originario dell’Asia Minore, in particolare dell’Anatolia e della Persia, nel periodo antico si diffuse per tutto il bacino del Mediterraneo.
    Inoltre le mele cotogne erano considerate frutti preziosi perché color dell’oro.
    Esiodo, uno scrittore della Grecia antica, narra di come le Esperidi, bellissime ninfe che custodivano un giardino incantato, avessero soprattutto il compito di sorvegliare un albero che si trovava al centro del giardino e che portava frutti color dell’oro questa pianta da frutto era un albero di melo cotogno. Quindi l’antica tradizione greca a causa di questa leggenda chiamava il melo cotogno “chrisomelon”.
    Il melo cotogno era considerato un ottimo albero da frutto ai tempi della Roma antica e meli cotogni sono stati trovati dipinti in antichi affreschi a Pompei. Le cotogne erano apprezzate anche dagli antichi romani che ne ricavavano una bevanda prodotta dalla loro fermentazione che veniva addolcita con il miele.
    Nel Rinascimento si riteneva che se una donna incinta avesse spesso mangiato questi frutti il suo figliolo sarebbe stato “industrioso e di segnalato ingegno”

    Oggi in Italia il melo cotogno non è un albero da frutto coltivato in modo intensivo perché le sue mele, dure e non commestibili fresche ma solo dopo cottura, non incontrano il favore della grande distribuzione e quindi raramente si trovano sul mercato.
    Ne sopravvivono alberi vetusti presso antichi casolari oppure recentemente se ne vedono presso i giardini o gli orti degli appassionati che hanno riscoperto questo alberello.
     
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118 replies since 13/2/2011, 11:34   75790 views
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