ALBERI e ARBUSTI DA FRUTTO e a volte ....

PESCO, CILIEGIO,PERO, ALBICOCCO ECC

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  1. gheagabry
     
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    IL CASTAGNO






    Pianta originale della zona del Mediterraneo, diffusa in Italia nelle Alpi e negli Appennini tra i 300 e i 1000 metri, costituisce una delle presenze principali dei boschi di latifoglie puri (castagneti) o misti.
    Albero ad alto fusto, fino a 30 metri, dicotiledone, con foglie larghe, lanceolate, margini seghettati e nervature prominenti.

    Lo sviluppo del castagno è inizialmente molto lento e raggiunge il suo splendore vegetativo intorno ai 50 anni.
    Può vivere oltre i mille anni...Predilige i terreni acidi profondi, fertili.
    La castanicoltura da frutto, ebbe un grande impulso nel Medioevo per volere della contessa Matilde di Canossa, come riportato in numerosi documenti.
    Nell'economia della montagna ha avuto un ruolo fondamentale fino a pochi decenni fa, tanto che il castagno era chiamato "albero del pane" e la castagna "pane dei poveri".
    Il legno di castagno è di lunga durata, semi duro, poco sensibile alle variazioni di umidità e di temperatura, è molto usato per la costruzione di travi, tavoli, mobili e infissi, ha poco valore come legna da ardere ".... perchè scoppia, sfavilla, rende poco calore, e il carbone si estingue facilmente" (dal Trattato degli Alberi della Toscana)
    Il legno e la corteccia sono ricchi di tannino (sostanza conciante) che ha azione protettiva nei confronti dei tarli e delle degenerazioni del tempo.


    "... I Castagni salvatici tenuti a bosco ceduo, si chiamano paline, e si adoprano principalmente per farne pali e cerchi...Quelli che si allevano per aver dei lunghi pezzi di legno da costruzione, si tengono folti perchè allunghino molto, e non si disperdino in rami; e al contrario i Castagni coltivati per il frutto devono tenersi radi, perchè la quantità di fiori è proporzionale ai rami esposti alla luce......Oltre l'esser di grandissima utilità, è il Castagno anche un albero di molta bella apparenza, ed un Castagneto ben tenuto dà un bel colpo d'occhio, ed è deliziosissimo per l'ombra amena e fresca che ci si gode..."
    (dal Trattato degli Alberi della Toscana, di Gaetano Savi)




    .....l'origine del castano....



    Il castagno ha rappresentato per lungo tempo un’importante risorsa produttiva per molti popoli dell’Asia, del Nord America e dell’Europa, quindi anche della Media Valle del Serchio. Il luogo d’origine del genere Castanea, così come l’etimologia del nome, è tutt’ora incerto. Fino a qualche anno fa si riteneva che fosse di provenienza asiatica. Secondo il De Candolle proviene dal mondo antico e avrebbe avuto origine nella regione mediterranea. Lo Zambaldi sostiene che fu portato in Italia dalla Lidia e aggiunge che gli antichi ricordano il nome di Kastanis, città del Ponto, e quello di Kastanie, villaggio della Tessaglia. L’introduzione e l’acclimazione debbono comunque risalire ad un’epoca remotissima.
    Alcune fonti fanno derivare l’albero da un ceppo originatosi nell’Era Cenozoica (da 65 a 3 milioni di anni fa - Periodo Terziario), espansosi in Europa, Asia e Americhe in periodo di clima caldo (nel Miocene). L’ipotesi è supportata dai resti fossili di polline, foglie e frutti risalenti a 10 milioni di anni fa. Altre fonti testimoniano che il castagno era presente in Italia anche prima dell’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa.
    Sull’indigenato della pianta nei paesi alpini, un tempo ammesso senza riserva, sono stati sollevati dubbi che sembrano fondati: nella stessa regione appenninica i consorzi di castagno si addensano non lontano da paesi e città, non lasciando dubbi sul fatto che l’intervento dell’uomo nella diffusione di questa utile pianta sia stato determinante.
    Studi paleobotanici hanno dimostrato che in Italia centrale verso il 1000 a.C. si registrava una presenza di pollini di castagno pari all’8% del totale della flora arborea, che aumentò fortemente con la romanizzazione fino a raggiungere addirittura il valore del 48% all’inizio dell’era cristiana. Molte foglie fossili in strati di marne del Pliocene sono state ritrovate nella zona di Salmour in provincia di Cuneo. Nella zona adiacente il lago di Bourget in Savoia,
    presso un’insediamento umano dell’età del ferro, sono state ritrovate castagne conservate insieme a ghiande all’interno di vasi. Nelle province di Brescia, Varese e Bergamo, in alcuni depositi glaciali, sono state trovate impronte di foglie di castagno.
    In Garfagnana sono state trovate foglie fossili all’interno di argille risalenti a un milione di anni fa; nella torbiera di Fociomboli sulle Alpi Apuane sono stati rinvenuti pollini fossili di epoca postglaciale.
    Nell’ultima epoca glaciale il castagno subì una notevole regressione, il successivo miglioramento del clima portò ad una nuova espansione.
    In epoca storica il castagno è stato, particolarmente dai Romani, portato al di fuori del proprio areale naturale, giungendo ad essere coltivato fino nella Germania settentrionale e nella Svezia meridionale. Plinio, nel XV e XVII libro della “Naturalis Historia”, scrive a proposito delle castagne descrivendone le varietà. Virgilio cita il castagno nella I e VII Egloga delle Bucoliche, e lo descrive come un albero da frutto comune e ben coltivato (prima della nascita di Cristo), le cui foglie venivano utilizzate per fare i materassi dei letti mentre le castagne erano considerate
    frutti comuni e di pregio.
    Tra il 35 e 45 d.C. Lucio Giunio Moderato Columella, grande agronomo e proprietario terriero latino, la cui figura di scrittore eccelle per la compiutezza delle trattazioni e l’originalità dell’insegnamento, disserta nel suo trattato “De re rustica” sulla piantagione del castagno, sull’innesto e l’uso della paleria per le viti e della semina delle castagne.



    ........castagneti.........



    Giganteschi castagni dal tronco enorme si ergono massicci e poderosi, fieri del loro testimoniare, orgogliosi di aver visto secolo dopo secolo il passare della storia, contenti di aver sfamato anno dopo anno intere generazioni.

    Di rimando il montanaro li considerava oro puro perché erano la sua ricchezza ed aveva cura del castagneto come della famiglia: li potava e conosceva diverse tecniche come la scacchiatura o scacchimatura (la scacchiatura consiste nell'asportazione di germogli finalizzata al loro diradamento ed al riequilibrio dell'apparato aereo) ed esistevano veri propri maestri scacchiatori che potavano la pianta senza rovinarla, toglievano i polloni (la spollonatura è una operazione che riguarda i germogli sterili che possono sviluppare dal selvatico o dalla base del tronco, tali germogli vengono rimossi precocemente) nuovi cresciuti alla base della pianta impedendone così l’indebolimento che avrebbero provocato. Teneva pulito il terreno circostante da rovi, erba o nuove piante che crescendo avrebbero potuto soffocare i castagni (rimondatura) , ma soprattutto creava le roste, lunghi solchi scavati nel poco terriccio, paralleli alla fila del castagni, che avevano lo scopo di convogliare le acque piovane nel fossi impedendo così il formarsi di frane ma anche quello di rendere più agevole la raccolta delle castagne in quanto cadendo si fermavano nel solco invece di rotolare a valle. Nel solco si fermavano anche i cardi e le foglie cadute che marcendo durante 1'inverno concimavano il suolo mantenendo sani e in buono stato i castagni. Nella tarda primavera successiva si tornava a mettere a posto le roste rifacendo qui argini, togliendo i sassi e rastrellando verso i bordi foglie e cardi non marciti. L'arte di curare il castagneto è nel DNA del montanaro perché imparata al tempi di Matilde è stata tramandata di generazione in generazione fino al nostri tempi come scuola di vita.

    Il castagno era così importante che per lui si litigava e si moriva.

    Il racconto.

    Mi raccontava il nonno che due confinanti si contendevano un ramo che si estendeva sulla proprietà del vicino. Un giorno il proprietario della pianta vinto dall'ira segò il ramo. I confinanti erano due fratelli, uno era il parroco l'altro accudiva alle proprietà di famiglia, e non presero la cosa molto bene.

    Così il sacerdote disse all'altro:

    - Uccidlio tu. Così, poi, dopo in confessione ti assolvo.

    E così fu.

    Tutto questo per far capire come era importante il castagno, considerato la vita o la morte di una famiglia.




    ......una leggenda....



    Passammo poi per Sant'Alfio e Praiano, dove gli alberi sono diffusi, dove si trovano dei superbi esempi di castagni.
    Giungono così raramente degli stranieri in questo paese che il nostro arrivo causa una grande sorpresa e suscita molta curiosità.
    La guida ci conduce presso il vigneto di alcuni suoi amici: la moglie e le due figlie non riuscivano a staccarci gli occhi di dosso, tanto gli apparivamo strani.
    Non essendo ancora giunta la notte andammo a vedere il famoso castagno, oggetto del nostro viaggio. La grandezza di questo antico albero era tale che non si può esprimere a parole la sensazione che si prova guardandolo.
    Dopo averlo ben esaminato, cominciai a disegnarlo ma la notte costrinse a sospendere il mio lavoro e a tornare presso il vigneto.
    Le giovani fanciulle non osavano ancora parlarci e risponderci tanto che ci vollero circa due giorni per familiarizzare con noi. Tutti i vicini , tutte le persone del paese vennero per vederci: eravamo per loro uno spettacolo nuovo e interessante. La loro curiosità non ci infastidì e la cena fu molto allegra. Ci fecero dormire nel posto migliore che si possa trovare, si trattava del luogo dove si fil vino che quell'anno non era stato usato; ci misero della paglia fresca e dormimmo piuttosto profondamente.
    L'indomani andammo a visitare tutti gli alberi che hanno una certa reputazione nel paese. Ci fecero vedere una grande quantità di giovani castagni belli e dritti, Tondi come colonne.
    C'è un altro albero che si chiama "La Nave": non perché sia come una nave, ma perché, essendo piegato, la disposizione dei suoi rami che si sollevano gli danno una forma un po' somigliante allo scafo di un battello; ha un diametro di più di 25 piedi che fa supporre una circonferenza di almeno 75 piedi.
    In questa vasta campagna si trovano alberi di varia età e dimensioni. La vista di tutti questi alberi prepara lo spirito a farsi trovare naturale la stupefacente grandezza del Castagno dei Cento cavalli, a causa della vasta ampiezza del suo fogliame.
    Mi dissero che Giovanna d'Aragona andando dalla Spagna a Napoli, si fermò in Sicilia e venne a visitare l'Etna accompagnata da tutta la nobiltà di Catania; ma mentre lei e il suo seguito erano a cavallo furono sorpresi da un temporale; lei fu messa al riparo sotto questo albero, il cui ampio fogliame fu sufficiente anche per riparare dalla pioggia tutti i cavalieri della Regina. Poi mi dissero che fu per questa memorabile avventura che l'albero prese il nome di "Castagno dei 100 cavalli" ma gli studiosi sostengono che nessuna Giovanna D'Aragona ha visitato l'Etna, e sono convinti che questa storia non sia altro che un favola popolare.
    Essendo la cavità dell'albero davvero immensa, gli abitanti del paese hanno costruito una casa dove si conservano le castagne, le nocciole, le mandorle e altri frutti per farli seccare: è un'usanza normale in Sicilia.
    Ho rappresentato in questa carta la casa ed è possibile vederne le dimensioni. Spesso la gente di qui quando ha bisogno di legna prende un'accetta e taglia dei rami: percio questo castagno è in uno stato non ottimale.
    Alcuni ritengono che quest'albero sia formato da più castagni cresciuti l'uno accanto all'altro, sembrando, ad un occhio non attento, un solo albero: si sono sbagliati ed è per dissipare questo errore che ne ho tracciato il piano geometrico.
    Mentre disegnavo questo albero e ne scrivevo le dimensioni, gli abitanti accorrevano e contemplavano questo spettacolo nuovo per loro e si domandavano a cosa servisse il mio lavoro.
    Coloro, il cui desiderio di vedere questo grande albero li conducesse in questo luogo, abbiano la precauzione di arrivarci di buon'ora ...
    Tratto da: J. Houel, Voyage de la Sicilie, de Malta e Lipari - (1784 II 76-80)

     
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