Molti dei musicisti italiani esplosi negli anni ’60 si trovarono in profonda crisi nel decennio successivo: alcuni, come Celentano e Battisti, seppero reinventarsi grazie al loro carisma, o cavalcando l’onda dei nuovi suoni provenienti dall’estero, senza sembrare troppo stantii; altri, come i Giganti o i Califfi, tentarono di virare il loro stile verso un prog/pop avaro di soddisfazioni, per poi finire nell’oblio; i più e furbi camaleontici, come i Pooh, seppero resistere con alcuni cambi di formazione ed una strizzata d’occhio al prog rock, edulcorandolo il giusto. Mentre la scena era gradualmente occupata da cantautori di protesta, chansonnier, novelli Dylan, prog band, altri artisti sparivano a frotte, per non riemergere più dall’anonimato, se non a partire dalla metà degli anni ’80, grazie al revivalismo vanziniano à la “Sapore di Mare”: chi si ricordava più, tranne San Remo (sia come santo che come luogo) di vittime illustri quali Don Backy, Equipe 84, Gianni Pettenati, Caterina Caselli, Gian Pieretti, Dino, Rita Pavone, Little Tony, Peppino di Capri, Nicola di Bari, Piero Focaccia, Tony Santagata, Rokes, Mal & the Primitives, Edoardo Vianello? Pochi probabilmente, salvo i futuri autori di Buona Domenica, o altri analoghi programmi contenitore. Solo uno di loro seppe emergere dal nulla e farsi strada, controcorrente, in direzione “ostinata e contraria” (come direbbe un noto Cantautore) per tutti gli anni ’70, producendo autentici capolavori oggi dimenticati dai più, densi di ironia, umorismo, cultura, oltre che sorretti da grande musica: Riccardo Sanna da Lodi… meglio noto come Ricky Gianco, già nel clan Celentano ed autore in proprio. Non perdo tempo a raccontarvi nulla di lui, il suo sito basta e avanza (lo segnalo più giù a tutti i curiosi), preferendo soffermarmi sul suo album più bello e, a mio avviso, su uno dei più grandi album della storia della musica italiana: Arcimboldo (’78).
L’album è un’interessantissima commistione di pop, rock, prog rock, guizzante ironia (grazie all’apporto di Gianfranco Manfredi ai testi), dolore e struggimento, poesia, suonato assieme ad alcuni membri della PFM. L’iniziale “Compagno sì, compagno no, compagno un cazz”, dall’accompagnamento rockeggiante, è un pezzo sferzante dedicato a certi alternativi di facciata che, ieri come oggi, confondevano “personale” con “politico” in un labirinto senza via d’uscita: con il suo humour caustico Gianco preconizza il tramonto delle ideologie, e traccia le vie dell’età del riflusso. La successiva “Arcimboldo”, dall’andamento più rilassato, è una struggente ballata dedicata alla fine di un amore clandestino in quel di Vienna, dove l’amante abbandonato si rassegna gradualmente ad essere dimenticato, svanendo nel nulla come merce ormai fuori moda: i testi la fanno da padrone, anche se la melodia è difficilmente dimenticabile. Gli stessi toni emergono in “Uomini non parlate più”, in cui la dimensione del dolore non è più privata, ma pubblica, in cui si prende coscienza di un destino irrimediabile, in cui i deboli resteranno perennemente oppressi, non vi saranno più icone, sarà impossibile sognare un ritorno all’Eden. Una doccia gelata, dal nichilismo quasi punk, si subisce con la successiva “Vita, morte e miracoli”, un rock in cui si attaccano frontalmente il pietismo, la finta cultura, la finta dimensione religiosa, il falso storicismo… dato che la Storia altro non è, secondo Gianco e Manfredi, che “un movimento… un movimento di pirla”: l’individuo, privo di orientamento in quel ’78 contrassegnato dall’esplosione del terrorismo (“rosso” e “nero”), si trovava privo di bussola, al cadere del velo delle illusioni, trovando appiglio solo sul proprio senso dell’umorismo, sulla sua vitalità. Proprio a questa dimensione della vita è dedicata la successiva “Ironia”, sferzante manifesto del pensiero di Gianco e Manfredi, pezzo delirante sotto il profilo musicale e testuale, in cui, su un tessuto sonoro da teatro di periferia, si invitano, tra le altre cose, “gli gnomi dell’Universo a distruggere la pallacanestro” (sic!), negando la coincidenza fra razionale/reale che, sul piano ideologico, veniva in quegli anni abusata da più parti. Con “Il deserto è pulito” le sonorità si fanno prog, specialmente nella parte strumentale posta al centro del brano, con splendido interplay di basso, batteria e chitarra: il pezzo ha sapori orientali, anche se dal testo ben si intende come il deserto a cui si fa riferimento sia molto più vicino all’Italia di quegli anni, abitando nelle persone e nella società dell’epoca. Toni meditativi accompagnano la jazzeggiante “Obrigado Obrigadinho”, dal testo piuttosto ermetico, cantata da Gianco con un pizzico di disincanto e nostalgia verso qualcuno che non c’è più, o non è più come un tempo: un altro pezzo che non di scorda facilmente. L’ambiente è il tema de “Il fiume Po”, in cui si descrive la progressiva morte della spina dorsale della pianura settentrionale, e per traslato la progressiva morte dell’Italia stessa, avvelenata da miasmi e scarichi inquinanti: anche qui non manca l’ironia, con riferimenti mitologici, politici e personali. La conclusiva “A Nervi nel ‘92”, narra, ancor una volta con toni struggenti e nostalgici, di un vecchio amore, in cui i ricordi cercano di restituire un passato che non c’è più.
Un album storico, inspiegabilmente rimosso dalla memoria collettiva, che sarebbe un peccato non conoscere.
Recensione scritta da vellutogrigio per DeBaser
Tracce:
Compagno si, compagno no, compagno un cazzo Arcimboldo Uomini non parlate più Davanti al nastro che corre Vita, morte e miracoli Ironia Il deserto e' pulito Obrigado obrigadinho Il fiume Po A Nervi nel '92
Davanti al nastro che corre DOVE CORRE CHI LO SA corre il respiro mi toglie PRESTO IL RITMO AUMENTERÀ cinquanta pezzi al minuto DI ROBA CHE NON E' MIA chi dice viva il lavoro NO NON SA CHE COSA SIA Davanti al nastro che corre DOVE CORRE CHI LO SA corre i pensieri mi toglie E CON SE' LI PORTERÀ sotto la pressa i pensieri NON SON PIU' UNA COSA MIA escono piatti ed uguali TUTTI IN FILA VANNO VIA La mia testa i miei polmoni ed il mio sesso io non li sento io no non sono più lo stesso Davanti al nastro che corre DOVE CORRE CHI LO SA ecco mi prende m'afferra E CON SE' MI PORTERÀ con le mie ossa il mio sangue COSA CI FABBRICHERÀ un macchinario più grande CHE ALTRA GENTE INGHIOTTIRÀ
Has quedado sola (Sei rimasta sola) Nel 1961, Ricki Gianco (la "y" alla fine del nome arriverà solo nel 1965) è tra i fondatori del clan di Celentano. Pieno d'idee e di entusiasmo, il nostro appronta una suggestiva cover della classica "Stand by me", intitolata "Pregherò"; compone, pure, una tra le sue canzoni più belle, "Sei rimasta sola". Entrambe, però, sono portate al successo dal "molleggiato" in persona; al cantante di Lodi non resta che incidere, quale primo disco con il Clan, "Te ne vai" - quasi l'annuncio della sua imminente uscita dalla corte di Celentano - ed un'altra cover, "Tu vedrai". Destinata ad essere il maggiore successo commerciale della propria carriera d'autore, "Sei rimasta sola" viene ripresa da Gianco pure in un album pubblicato nel 1989, "Di nuca", dove la interpreta in lingua spagnola ("Has quedado sola" il titolo) in duetto con Amanda Sandrelli.
È rock & roll è un album di Ricky Gianco pubblicato dalla Fonit-Cetra nel 1991
Il disco
L'album racchiude alcune reinterpretazioni di classici del rock 'n' roll italiano degli anni cinquanta: sono quindi presenti successi di Brunetta (Precipito, incisa però anche da Gianco all'epoca), Adriano Celentano (Il ribelle e Sei rimasta sola, quest'ultima scritta per lui da Gianco), i Due Corsari (Teddy girl), Pino Donaggio (Il cane di stoffa), Giorgio Gaber (Rock della solitudine) ed altri. Completano l'album una canzone del 1960 che Gianco incise con i Ribelli, La camicia blu, e È rock & roll, l'unico inedito dell'album. Tra i musicisti che partecipano alle registrazioni del disco sono da citare Jeff Porcaro, batterista dei Toto, Steve Lukather, chitarrista dello stesso gruppo, e James Burton, chitarrista americano.
Tracce
Precipito - 3:14 Te Ne Vai - 3:25 Vorrei Sapere Perché - 4:00 Teddy Girl - 2:32 Rock Della Solitudine - 3:21 Due Ombre Lunghe - 3:33 Il Cane Di Stoffa - 2:37 Il Ribelle - 2:32 Una Fetta Di Limone - 3:16 Genevieve - 3:19 La Camicia Blu - 3:35 Sei Rimasta Sola - 3:27 E' Rock 'N 'Roll - 5:58
Sentimenti nascosti La vecchia terra Il fiume Po Navigare C’era una donna Pensa un po’ le donne Anche un vagabondo Disneyland Il fondo dell’amore A Nervi nel ’92 Un amore Finale: Mio Mio
Succede un giorno ed e' la prima volta comincia come un film che non hai visto te l'hanno raccontato, ma e' diverso a poco a poco senza lei ti senti perso, i suoi capelli, il suo sorriso e tu rimani li come un cretino Non mangi, volano le ore e siete gli ultimi cacciati dal locale, l'appuntamento e' sempre in quel caffè pulcioso e lei ritarda, ma tu l'aspetti e sei nervoso e vedi ciò che vuoi vedere se e' vero o falso non lo vuoi sapere e senti la sua bocca, il suo sapore e anneghi e tocchi il fondo dell'amore e stringi forte le sue mani ed hai paura non venga mai il domani, ma i desideri sono come il sale, sono nel mare e impari a galleggiare e non esiste più nessun attore e un ubriaco non sempre e' un santo bevitore, con lei tu pensi a lunghi viaggi, a una vacanza e ti ritrovi in mezzo a un bosco in brianza io che mi scrivo sui foglietti e navigo fra dischi, libri e anche fumetti, giocattoli di latta e palle con la neve e saponette e portacenere di mille alberghi ti amo quando tu fai il tuo punto in croce e quando mi sopporti e fai le tue battute e mi regali sempre amore e sensazioni che io traduco, sono le mie canzoni e vivi, la musica e l'amore che e' nel tempo e nell'eternità con te, un sogno, una realtà e qualche volta mi vedi un poco in crisi mentre nell'aria inseguo le mie note, con ironia mi stuzzichi e mi dici " forse dovresti avere nuove muse " e stringi forte le mie mani e non ho piu' paura del domani, i desideri sono come il sale, sono nel mare e posso galleggiare
1) Pregherò 2) Tu vedrai 3) Eva (tu non sai) 4) Stai lontana da me 5) Non ti potrò scordare mai 6) Comme facette mammeta? 7) Il tramonto 8) Ogni mattina 9) Pugni chiusi 10) Il vento dell'est 11) Un aquilone 12) Ti cercherò 13) Guardo il mondo 14) La camicia blu 15) Finalmente 16) Distrattamente
fonte: estatica.it
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Tu vedrai
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Eva
Eva, tu non sai cosa sei per me Eva tu non sai che non amo che te Se mi ascolterai io ti parlerò ti racconterò che cos'è l'amor Immagina un cielo più blu i sogni fioriti di stelle la luna che vedi lassù felice ogni notte con te Eva tu non sai cosa sei per me Eva tu non sai che non amo che te Eva tu non sai cosa sei per me Eva tu non sai che non amo che te
Il vento dell'est - Ricky Gianco & Franco Battiato Navigare - Ricky Gianco & Fabrizio De Andrè Cesarini - Ricky Gianco & Cochi e Renato Te has quedado sola - Ricky Gianco & Amanda Sandrelli Ai fil romentick - Ricky Gianco & Fabio Concato Parigi con le gambe aperte - Ricky Gianco & Gino Paoli E' l'ora dei cani sciolti come noi - Ricky Gianco & Eugenio Finardi Il tramonto - Ricky Gianco & Ornella Vanoni V Camion - Ricky Gianco & Gianfranco Manfredi Rock della solitudine - Ricky Gianco & Giorgio Gaber Hasta siempre comandante - Ricky Gianco & Robert Wyatt TANDEM - Ricky Gianco & Ricky Gianco
fonte: ebay.it
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Il vento dell'est. - feat. Franco Battiato.
Quando il vento dell'est mi porterà il profumo dei capelli suoi, io guarderò verso il vento dell'est e mi ricorderò che lei è andata di là. Quando il vento dell'est si fermerà e la neve verrà a posarsi su noi, se sarà lì con te, fa' che non pianga mai, che non abbia mai freddo e che non soffra mai più... e fa' che i suoi capelli siano sempre più lunghi perché solo così è più bella che mai. Quando il vento dell'est mi porterà il profumo dei capelli suoi.................. e fa' che i suoi capelli siano sempre più lunghi perché solo così è più bella che mai. Io piangerò e guarderò verso il vento dell'est per vederla tornar.
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Navigare - feat. Fabrizio De Andrè
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L'ora dei cani sciolti come noi - feat. Eugenio Finardi