Gli eredi di Tenco ringraziano Baccini Per il suo spettacolo 'Baccini canta Tenco'
Gli eredi di Tenco ringraziano Baccini (ANSA) - ROMA, 13 MAG ''Ringraziamo Francesco Baccini'' per aver rappresentato con 'Baccini canta Tenco' ''un viaggio emozionante nell'intera produzione artistica di Luigi che ne esalta l'attualita'', fatto che ''riteniamo importante per trasmettere, anche alle nuove generazioni, l'opera e l'impegno di Luigi, che non ha scritto solo canzoni d'amore''. Sono i ringraziamenti di Graziella, Patrizia e Giuseppe Tenco, mandati al cantautore dopo aver visto lo spettacolo, in scena il 27 maggio al teatro Smeraldo di Milano
La mia geisha tu sarai e tutti i sogni miei li sognerò con te. Se talvolta cercherò chi mi comprenderà tu sarai qui, con me. Un tuo sorriso vorrò nel cielo dei tuoi occhi specchiarmi potrò. La mia geisha tu sarai e tutti i giorni miei li vivrò con te. Tu sarai qui con me. Un tuo sorriso vorrò nel cielo dei tuoi occhi specchiarmi potrò. La mia geisha tu sarai e tutti i sogni miei li sognerò con te li sognerò... con te.
Un brano interamente scritto da LUIGI TENCO che fu censurato dalla RAI per alcune frasi considerate allora un po' troppo spinte e che adesso fanno quasi tenerezza
Un giorno dopo l'altro Un giorno dopo l'altro il tempo se ne va le strade sempre uguali, le stesse case. Un giorno dopo l'altro e tutto e' come prima un passo dopo l'altro, la stessa vita. E gli occhi intorno cercano quell'avvenire che avevano sognato ma i sogni sono ancora sogni e l'avvenire e' ormai quasi passato. Un giorno dopo l'altro la vita se ne va domani sarà un giorno uguale a ieri. La nave ha già lasciato il porto e dalla riva sembra un punto lontano qualcuno anche questa sera torna deluso a casa piano piano. Un giorno dopo l'altro la vita se ne va e la speranza ormai e' un'abitudine.
Lontano lontano nel tempo qualche cosa negli occhi di un altro ti farà ripensare ai miei occhi i miei occhi che t'amavano tanto E lontano lontano nel mondo in un sorriso sulle labbra di un altro troverai quella mia timidezza per cui tu mi prendevi un po' in giro E lontano lontano nel tempo l'espressione di un volto per caso ti farà ricordare il mio volto l'aria triste che tu amavi tanto E lontano lontano nel mondo una sera sarai con un altro e ad un tratto chissà come e perché ti troverai a parlargli di me di un amore ormai troppo lontano.
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Ognuno è libero
Luigi Tenco, il poeta fragile. A 47 anni dal giorno della sua morte
Il cantautore mise fine alla sua vita a Sanremo il 27 gennaio del 1967
“Vedrai, vedrai vedrai che cambierà forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà vedrai, vedrai non son finito sai non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà”
Festival di Sanremo, 27 gennaio 1967, stanza 219 dell’Hotel Savoy. Il cantautore Luigi Tenco, 29 anni si spara un colpo alla tempia e muore sul colpo. Il festival simbolo della canzone italiana è sotto choc. Non sono mai state chiarite le cause di un gesto così estremo, disperato, tragico. Secondo i più sembra che abbia pesato l’esclusione della sua canzone “Ciao amore, ciao” dalla gara, oppure la fine della tempestosa storia con la cantante francese Dalida.
Resta comunque il fatto che Luigi Tenco, uomo tormentato, inquieto, complesso è una delle figure di primo piano nella storia della canzone d’autore italiana.
Lugi Tenco nasce in provincia di Alessandria il 21 marzo del 1938. Nell’adolescenza si trasferisce in Liguria, prima a Nervi e poi a Genova. Si interessa presto alla musica jazz e nel 1953 fonda un gruppo con il giovane Bruno Lauzi. Tenco suona il clarinetto. Nel 1957 si avvicina al sassofono e al pianoforte. Si iscrive all’università, prima alla Facoltà di Ingegneria che poi lascia per Scienze politiche. Nel 1958 conosce Gino Paoli con cui stringe un forte legame di amicizia. L’anno successivo si trasferisce a Milano ospite dell’amico Piero Ciampi e del musicista e arrangiatore Gianfranco Reverberi che lavora per la casa discografica Ricordi. In quel periodo conosce un altro futuro grande cantautore, Sergio Endrigo. Sempre nel 1959 il 21enne Tenco ottiene il suo primo contratto discografico per la Ricordi. Diventa amico di Enzo Jannacci, un altro grande esponente della canzone e del cabaret milanese. Nel 1961 viene pubblicato il suo primo 45 giri, “I miei giorni perduti”. Nel novembre del 1962 è la volta del debutto a 33 giri, “Luigi Tenco”, in cui c’è “Mi sono innamorato di te”, prima canzone che rappresenta tutto il suo universo musicale e poetico. Ecco la prima strofa dello straordinario testo:
“Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare il giorno volevo qualcuno da incontrare la notte volevo qualcuno da sognare”
Luigi Tenco a soli 24 anni è un poeta maturo, profondo. Le sue liriche sono influenzate dai poeti dell’esistenzialismo francese. L’angoscia, la solitudine e il senso di smarrimento pervadono la sua opera, la sua vita e in definitiva il suo personaggio. Nel 1963, proprio per ribadire il suo modo di stare al mondo ruppe la profonda amicizia con Gino Paoli, per via della relazione con la giovanissima Stefania Sandrelli, che Tenco non approvava.
Nel 1965 esce il suo secondo album, sempre intitolato con il suo nome, il quale contiene probabilmente la canzone che meglio lo rappresenta: “Vedrai, vedrai”. Ecco le straordinarie parole di un brano memorabile.
“Quando la sera me ne torno a casa non ho neanche voglia di parlare tu non guardarmi con quella tenerezza come fossi un bambino che ritorna deluso si lo so che questa non è certo la vita che hai sognato un giorno per noi vedrai, vedrai vedrai che cambierà forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà vedrai, vedrai non son finito sai non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà preferirei sapere che piangi che mi rimproveri di averti delusa e non vederti sempre così dolce accettare da me tutto quello che viene mi fa disperare il pensiero di te e di me che non so darti di più vedrai, vedrai vedrai che cambierà forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà vedrai, vedrai no, non son finito sai non so dirti come e quando ma un bel giorno cambierà”.
Luigi Tenco entra di diritto nel “gotha” dei migliori cantautori italiani al pari di Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Umberto Bindi e Paolo Conte. E’ il momento magico di Tenco. Nel 1966 pubblica la straziante “Un giorno dopo l’altro” e “Lontano, lontano”, canzoni che contribuiscono a creare il mito dell’artista maledetto, dell’uomo che non riesce a vivere il proprio tempo. Nel 1967 pubblica il suo ultimo album “Ti ricorderai di me”. “Se stasera sono qui” , esce il 22 luglio, quando ormai il cantautore è morto da sei mesi.
I suoi due ultimi singoli pubblicati in vita sono “Ciao amore ciao”, che partecipò al fatale festival di Sanremo edizione 1967 e “E se ci diranno”. Il bravo “Ciao amore ciao” viene eseguito in due versioni separate, una cantata da Tenco e l’altra da Dalida. Durante le prove il cantautore è visibilmente teso e nervoso. Lui si arrabbia ancora di più quando i giornalisti, alla fine, gli fanno notare che Dalida canta il brano meglio di lui. Finito di provare e litigato col direttore d’orchestra Giampiero Reverberi colpevole, secondo Tenco, di averlo fatto sbagliare, va a giocare alla roulette al casinò. Vince seimila lire. Sulle scale insieme a Dalida lo aspettano i fotografi, ma passa quasi inosservato perché la diva è lei.
Alcune ore più tardi Dalida va a vedere come sta Tenco, trova la porta accostata, le chiavi nella toppa esterna. Bussa, da dentro nessuna risposta, entra. La luce è accesa, Tenco sdraiato a terra immobile, vestito con l’abito scuro e una camicia bianca un po’ aperta. Dalida caccia un urlo. Di corsa dalla stanza accanto arriva Lucio Dalla. Trova Dalida in ginocchio accanto a Tenco, lo tiene abbracciato sollevandolo per il busto. La donna si alza col vestito imbrattato di sangue e scappa dalla stanza nel corridoio, gridando.
L’Italia ha perso uno dei migliori autori di canzoni in una fredda e umida notte di fine gennaio.
“ Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro “
(Luigi Tenco, 1966)
di Alessandro Ceccarelli fonte: dazebao.it
Verso la riapertura del caso Tenco?
Depositata la richiesta di nuove indagini
Il cantante, sepolto a Ricaldone, morì ucciso da un colpo di pistola nella stanza del suo albergo a Sanremo dopo l’esclusione dal Festival. «Siamo soddisfatti che si sia finalmente giunti ad un punto di svolta», commenta Giuseppe Bità animatore dell’associazione Luigi Tenco 60’s - La verde isola
Verso la riapertura del Caso Tenco? Sembra proprio di si, proprio nella ricorrenza del quarantasettesimo anniversario della tragica scomparsa del cantante.
Questa volta, lo spunto, viene dalla richiesta di riaccertamento presentata nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica di Roma, dal criminologo e giornalista Pasquale Ragona, a seguito di alcuni accertamenti balistici condotti dal perito Martino Farneti, in relazione alle impronte presenti sul bossolo che venne ritrovato nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo dove Luigi Tenco venne rinvenuto cadavere nella notte del 27 gennaio del 1967.
L’impronta lasciata dall’estrattore della pistola sul bossolo ritrovato, apparterebbe ad una Beretta modello 70 invece che alla Walther ppk sempre di calibro 7,65 appartenuta a Luigi Tenco. «Siamo soddisfatti che si sia finalmente giunti ad un punto di svolta sulla vicenda della tragica fine di Luigi Tenco di cui ha parlato proprio in questi giorni un servizio di Tv Sette»- commenta Giuseppe Bità animatore dell’associazione Luigi Tenco 60’s - La verde isola, che si batte ormai da anni affinché vengano prese in considerazione le 5 prove che farebbero propendere per l’omicidio e non per il suicidio del cantante. Il prossimo 21 marzo, i componenti dell’associazione si ritroveranno nuovamente a Ricaldone per rendere omaggio alla tomba di Tenco.
Il Circolo Fantoni porta al Teatro Civico della Spezia Ciao Amore Ciao, il musical scritto e diretto da Piero Di Blasio che ha trionfato al Musical Awards a Milano lo scorso 20 gennaio, come miglior spettacolo off. Lo spettacolo è in scena al Teatro Civico venerdì 7 febbraio alle ore 21. La data spezzina sarà la prima uscita dopo la vittoria del Musical Award, alla quale seguirà un lungo tour nei teatri italiani. Chi si aspetta una storia triste e piagnucolosa rimarrà deluso, trovando invece uno show pieno di musiche, uno spettacolo ironico, con due grandi voci come quelle di Luca Notari e Stefania Fratepietro. Tutti lo immaginano triste e schivo, ma il Luigi Tenco portato in scena dal musical Ciao Amore Ciao è «appassionato e battagliero, tosto e ironico». Così lo descrive Luca Notari che, insieme a Stefania Fratepietro, ha ideato e prodotto lo spettacolo da loro interpretato, incentrato sull’amore tra il cantautore e Dalida nell’anno, il 1967, della loro esibizione a Sanremo e del suicidio di Tenco. Proprio il colpo di pistola che mise fine a 29 anni alla vita del giovane musicista apre e chiude lo spettacolo, ma «noi abbiamo scelto di non prendere in considerazione il suicidio perchè – spiegano Notari e Fratepietro – vogliamo omaggiare la vita di Tenco, la sua morte è un mistero di non facile interpretazione e abbiamo trovato più interessante valorizzare ciò che ci ha lasciato». Anche per questo, «la famiglia Tenco ha sostenuto e appoggiato il progetto e – continuano i due attori – sono venuti a vederci al teatro Casinò di Sanremo, proprio dove cantarono lui e Dalida». La love story tra Tenco e la diva dell’Olympia nacque proprio dalla decisione dell’Rca di farli esibire assieme al Festival di Sanremo e durò un anno, tra Roma e Parigi. «Una canzone mai realmente cantata. Un amore troppo chiacchierato e poco vissuto. Uno sparo. Comincia così lo spettacolo Ciao amore, ciao - raccontano Notari e Fratepieto - Dalla fine, ma senza analizzarla. Non è un’arringa sulle cause della morte di Luigi Tenco. Non è un’apologia del cantautore scomparso e, tantomeno, non è un recital. È un musical a tutti gli effetti. La parola è fondamentale in questo spettacolo, anche perché, molto spesso, le parole sono mutuate dallo stesso Tenco. Parole profonde e dirette che lasciano poco spazio all’interpretazione. Certamente la musica non fa da contorno, anzi. Come nella migliore tradizione del musical anglosassone, la colonna sonora dello spettacolo, eseguita dal vivo e interamente composta di canzoni del cantautore ligure, non solo descrive le varie scene, ma ne porta avanti la narrazione, ci racconta una storia d’amore». La storia si apre nel 1967 quando Luigi Tenco (Luca Notari) è già un musicista apprezzato e rivoluzionario. Nel febbraio di quello stesso anno, viene chiamato a Roma da Nanni Ricordi, proprietario della storica casa discografica Rca. La proposta è allettante: il festival di Sanremo. Ma non è allettante per il luogo, di per se non gradito a Luigi, ma per la compagna che lo avrebbe affiancato su quel prestigioso palco: Dalida (Stefania Fratepietro). «Un anno insieme. Tra Roma e Parigi, tra alti e bassi, tra amori presunti, dichiarati e non corrisposti. I luoghi sono sempre stilizzati, le scenografie mai descrittive. Ogni ambiente deve poter essere la storia di ognuno di noi. Ogni spettatore deve potersi sentire Luigi o Dalida. Le canzoni, il punto focale della loro vicenda. Conosciamo Luigi attraverso le sue stesse parole. Sappiamo come vede la gente e come la gente vede lui (Io sono uno). L’incontro con Dalida è casuale e maledettamente forte. Lei è bella e algida. Lui la crede viziata e snob, ma la bella francese gli spiega che non è proprio così (Un giorno dopo l’altro). Nasce qualcosa tra i due, qualcosa di non esattamente chiaro. E allora Tenco prova a forzare un po’ la mano. La invita ad uscire alle tre di notte (Una brava ragazza). La vita romana di Luigi, però, non va come si aspettava e al telefono, con la madre, cerca quel conforto che la distanza non gli permette, anche mentendo sul presente e sperando sul futuro (Vedrai, vedrai). Cominciano i tormenti e le pene d’amore. Dalida è sposata, lui è innamorato di un’altra donna. (Ho capito che ti amo, Come le altre, Più m’innamoro di te). Il danno è fatto, irreparabile, ma la casa discografica non permette che si sappia della rottura della coppia, anzi ne dichiara l’imminente matrimonio, subito dopo il festival. Dalida è furiosa (Io si). La sera di capodanno, i due si presentano insieme alla casina Valadier, a Roma. Luigi è strano ed ubriaco, lei è fredda e distante. Tra gli auguri e le grida, si regalano un testamento d’amore. Di un amore diverso, già segnato, che solo loro potevano capire (Lontano, lontano). Arriva finalmente il tanto atteso Sanremo (Ciao amore, ciao), ma i giochi, per tutti, sono ormai fatti. L’amore, come l’esser umano, nasce, cresce e muore. Poco importa chi lo ha ucciso, certo è che non esiste più. È finito. Questo, e molto altro, è Ciao amore, ciao, Tenco e Dalida, tra musica e amore».
La solita strada bianca come il sale; il grano da crescere i campi da arare; guardare ogni giorno se piove o c'è il sole per saper se domani si vive o si muore e un bel giorno dire basta e andare via. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Andare via lontano, cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando. E poi mille strade grigie come il fumo, in un mondo di luci sentirsi nessuno. Saltare cent'anni in un giorno solo: dai carri nei campi agli aerei nel cielo, e non capirci niente e aver voglia di tornare da te. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Non saper fare niente, in un mondo che sa tutto; e non avere un soldo nemmeno per tornare. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao. Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
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E se ci diranno
E se ci diranno Che per rifare il mondo C'è un mucchio di gente Da mandare a fondo Noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare Per poi dire troppo tardi che è stato un errore Noi risponderemo Noi risponderemo No no no E se ci diranno Che nel mondo la gente O la pensa in un modo O non vale niente Noi che non abbiam finito ancora di contare Quelli che il fanatismo ha fatto eliminare Noi risponderemo Noi risponderemo No no no E se ci diranno che è un gran traditore Chi difende la gente Di un altro colore Noi che abbiam visto gente con la pelle chiara Fare cose di cui ci dovremmo vergognare Noi risponderemo Noi risponderemo No no no E se ci diranno Che è un destino della terra Selezionare i migliori Attraverso la guerra Noi che ormai sappiamo bene che i più forti Sono sempre stati i primi a finir morti Noi risponderemo Noi risponderemo No no no
Dischi Ricordi SRL 10.378 Ti ricorderai come SRL 10.187; terza versione di Angela
Video Ti ricorderai
1967 Guarda se io/Vedrai vedrai
RCA PM 3391 seconda versione di Vedrai vedrai
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Guarda se io Guarda se io dovevo innamorarmi proprio di te, di te così lontana dal mio mondo di tutti i giorni, di te così diversa da me, dalla mia vita, guarda se io dovevo innamorarmi di te... Guarda se io dovevo amarti tanto come ti amo, io che passo le ore per convincerti a cambiare e non ti cambierei con nessun'altra al mondo, guarda se io dovevo innamorarmi di te... A volte io vorrei che tu non fossi così come sei, ma in fondo non so neppure io cosa vorrei. Guarda se io che ero così sicuro della mia vita dovevo incontrare te ed ecco, da un momento all'altro, nel mio mondo di ieri non capirci più niente, nel mondo di domani vedere solo te. A volte io vorrei che tu non fossi così come sei, ma in fondo non so neppure io cosa vorrei...