LONTRE, TASSI, VISONI, PUZZOLE, FAINE, GHIOTTONI, MARTORE

DONNOLE ED ERMELLINI....I MUSTEDILI

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  1. gheagabry
     
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    Perchè vorrei essere una lontra???
    ...perchè vive lontano dagli umani,nei mari freddi del nord, dopo le scimmie è l'unico animale intelligente che sa sfruttare i sassi come attrezzi per cibarsi, ha il senso della famiglia e della comunità, adora mangiare, dormire e nel resto del tempo gioca coi suoi simili nell'acqua.. e poi..ha una faccia Troppo simpaticaaa!!



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    LA LONTRA






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    La lontra di mare (Enhydra lutris) è un animale straordinario sotto parecchi profili. Tanto per cominciare, detiene un duplice primato: quello di essere il più piccolo mammifero marino (in paragone a foche, otarie, sirenidi, delfini o balene) ma anche, al tempo stesso, il più grosso rappresentante della famiglia cui appartiene, vale a dire quella dei Mustelidi...Molto diversa dalle altre lontre, più massiccia e meno sottile, e con una coda relativamente corta, la lontra di mare può in effetti arrivare, nei maschi più grossi, a ben 45 chilogrammi di peso e 148 cm di lunghezza totale, e può quindi superare nel peso perfino l'enorme lontra gigante del Brasile. Inoltre si differenzia da tutti gli altri Mustelidi per la particolarissima nicchia ecologica cui si è strettamente specializzata, cioè l'ambiente marino subcostiero, che presenta fondali non superiori ai 60 metri e particolarmente ricchi di organismi marini...Qui, in mare aperto, senza quasi venir mai a riva, la lontra marina vive in gruppi anche molto numerosi, galleggiando sull'acqua a pancia in su, e tuffandosi poi sui fondali a caccia delle sue prede preferite: ricci di mare, cozze, e certe grosse orecchie di mare (molluschi Aliotidi) denominati «abalones» (Haliotis spp.) di cui le acque costiere del Pacifico sono ricchissime. I grossi molari arrotondati sono perfettamente adattati a spezzare gusci e conchiglie, ma per quelli più duri la lontra è solita portar su dal fondo una pietra, porsela sul petto e sbattervi poi sopra il mollusco in modo da romperlo. Tra tutti i Mammiferi, ad eccezione dei Primati, è l’unica in grado di utilizzare degli utensili. Una pietra piuttosto grande, di circa 15-20 cm di diametro, posta sull’addome rappresenta un appoggio per rompere il guscio delle conchiglie, delle quali si nutre. La conchiglia è ripetutamente colpita sulla pietra sino alla sua rottura, questo può richiedere decine di colpi in brevissimo tempo.
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    A differenza di altri mammiferi marini, la lontra di mare non possiede uno strato di grasso, e l'isolamento e la termoregolazione restano affidati alla folta e stupenda pelliccia (capace di trattenere una certa quantità di aria intrappolata nel pelame), oltreché ad un elevato e vivace metabolismo...
    è coperta da 800.000.000 – 1.000.000.000 di peli che, formando uno strato d’aria prevengono il contatto diretto della pelle con le acque fredde.La posizione supina in acqua è usata spesso dalla lontra marina (Enhydra lutris): per mangiare, ma anche per schiacciare un pisolino (avvolta nelle alghe di Kelp). È anche il modo in cui le femmine trasportano i piccoli, ancora poco esperti. La sua pelliccia è la più fitta tra tutti i mammiferi: si contano ben 100.000 peli per centimetro quadrato! La pelliccia è d'altronde l'unico mezzo per difendersi nelle acque gelide dell'oceano visto che l'animale non è dotato di uno strato di grasso isolante...La lontra nuota prevalentemente sul dorso e si diverte a giocare con i suoi simili, senza allontanarsi eccessivamente dalla riva. La lontra marina è la più golosa del Kaiyukan e si ciba di seppie, salmone, molluschi bivalve, granchi, ricci di mare, ecc. Si potrà osservarne la graziosa figura mentre, al momento del pasto, prende con abilità il cibo con le zampe anteriori e lo mangia.



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    La lontra (Lutra lutra) è presente in gran parte dell'Europa e dell'Asia. Si conoscono almeno 10 sottospecie di lontra, tra cui quella paleartica, Lutra lultra lutra, che vive in Italia. Nel nostro paese la lontra si è estinta in gran parte del suo areale che fino ai primi anni del secolo comprendeva gran parte del territorio nazionale.La lontra è un carnivoro di medie dimensioni, appartenente alla famiglia dei Mustelidi. Conduce una vita strettamente legata all'acqua e la sua anatomia risponde perfettamente al suo adattamento all'ambiente acquatico...Il corpo è allungato e fusiforme, la pelliccia, di color bruno sul dorso e sulle zampe e color nocciola-bianco sul ventre, sul petto e sulla gola, è spessa e impermeabile, le zampe sono corte ma robuste, con piedi palmati, la coda è larga e piuttosto schiacciata. Le orecchie sono piccole e, come le narici, si chiudono quando l'animale si immerge; gli occhi, anch'essi piccoli e rivolti in alto, sono ben adattati alla visione subacquea; il muso è dotato di vibrisse che permettono di individuare la preda in acque torbide o nell'oscurità notturna....La lontra frequenta ambienti molto vari: vive nei fiumi, nei torrenti, nei laghi, nelle paludi. Si nutre essenzialmente di pesce..Generalmente conduce vita solitaria che abbandona soltanto durante l'epoca degli amori...La lontra è un animale socievole e giocherellone, che ama scivolare nel fango e sulle rive, anche se di solito conduce una vita solitaria accoppiandosi solo nel periodo degli amori.
    E' un animale intelligente ed addomesticabile; in pochi mesi impara a rispondere alla chiamata dell'uomo. E' tra i più importanti indicatori ecologici della salute dei corsi d’acqua e dei laghi in cui vive: la sua scomparsa coincide con l’arrivo dell’inquinamento e con l’assenza di popolazioni vitali di pesci.



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    Narrano le leggende che la conca di Primiero fosse anticamente ricoperta dalle acque del torrente Cismón, che formavano almeno due grandi laghi, circondati da una corona di vette, uniche ad emergere. La conca era un grande specchio azzurro, perché non esisteva nemmeno un pertugio che consentisse all'acqua di scorrere verso il Feltrino: un vero idillio per i pesci e per l'unica lontra che se ne cibava; finché la bestiola non sentì il desiderio di incontrare un proprio simile e cominciò a scavarsi un varco in fondo alla valle...Alla lontra bastava un piccolo passaggio, ma l'irruenza delle acque liberate fece il resto: si formò così la stretta gola dello Schenèr, che consentì all'acqua di defluire e di riflesso la vallata di Primiero, che prima era invasa dal Cismón, iniziò ad ospitare molti altri animali e, poco dopo, i primi uomini...Acquisite le energie sufficienti, per alimentare nuove passioni ed imprese, la lódra iniziò di buona lena lo scavo: "Rósega 'ncoi e rósega domàn, / coi dènti, co le óngie, de bòn èstro, / l'è 'ndata avanti zèrto pì de 'n an / a far el bus fóra de San Silvestro". Liberata così la valle dalle acque in eccesso, l'azione della lontra consentì più tardi la formazione della comunità di valle: "I Primieròti i s'à organizà / co leje, co Statuti e més i à / su la stèma de la Comunità / la lódra che la val l'à liberà". Insomma, liberatrice, scavatrice e fondatrice della valle, la lontra s'è guadagnata un ruolo di rappresentanza simbolica di tutti gli abitanti delle valli di Primiero e Vanòi....A sentire i versi del poeta dialettale, pare che l'onere di rappresentanza ufficiale per la bestiola sia scattato per lo meno a partire dalla concessione degli Statuti di valle nel 1367. Da allora in poi uomini e lontre sono sempre vissuti poco discosti gli uni dalle altre senza grossi problemi, visti anche i differenti ritmi di vita quotidiana. Con il 1785 anche le comunità della Valle del Vanòi decisero di adottare la lontra come animale simbolo, al pari degli altri abitanti di Primiero che vivevano lungo l'asta dell'alto Cismón.
    I canalini posero sotto lo stemma la solenne didascalia: Sigillum Comunitatis Canalis Sancti Bovi . Antonio Rachini, medico fisico stipendiato a Primiero nel 1723, riuscì a spiegare le motivazioni della scelta araldica della lontra, con piglio decisamente moraleggiante, ma con una leggerezza tale che gli perdoniamo d'aver costretto lo stemma della valle con la lontra effigiata... al guinzaglio dei dominatori del tempo: i baroni di Welsperg...
    "La Comunità di Primiero s'ha eletto la Lontra, o sia Lodra, per sua propria e particolar arma, ed Insegna, e non senza mistero, per essere la Lontra un geroglifico, che dinota illibatezza, e purità di persone, che dimorando con perversi, non restano macchiate dalla loro malvagità [...] il Bagagli, osservando la Lontra vestita di sottilissimo pelo ad uscire dall'Aque senza esser bagnata, li diede il moto: Nè pure bagnata. Con ragione però a lei s'assomiglia la Comunità di Primiero, che con tutte le varie mutazioni di dominio, e con tutto il miscuglio di tante barbare Nazioni, si conservò fra quelle lorde e contaminate genti, pura ed innocente."



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    ......per i nativi americani....


    La lontra rappresenta l'energia femminile. I suoi elementi, terra e acqua, sono quelli della donna.
    Questa forza equilibrante la rende giocosa e allegra tutto il giorno, anche con i propri piccoli.
    La lontra non inizierebbe mai per prima una lotta con un altro animale, poiché non conosce l'aggressività ne la mancanza di equilibrio; per questo motivo essa va incontro a ogni essere con curiosità e spirito amichevole. Solo nel caso venga attaccata è pronta e disposta anche a difendersi.
    Anche la sua figura corrisponde all'ideale di donna degli indiani: snella e graziosamente civettuola.
    La lontra insegna che l'essere donna non ha niente a che fare con gelosia e diffidenza, bensì è sinonimo di gioia e franchezza: è la forza della generosità, del dividere i propri beni con gli altri.
    Gli individui dotati dell'energia della lontra amano l'amore libero senza costrizioni e senza giochi di forza.
    Si lasciano portare dal fiume della vita senza badare o attaccarsi ai beni materiali. È questa la potente forza ricettiva delle donne.



    ....da un libro di Jean-Paul Clébert con titolo Animli Fantastici ..


    Lontra..Animale anfibio, metà pesce e metà mammifero, la lontra, quale appariva agli Egiziani era sacra.
    Nella pittura occidentale essa conserva la sua natura equivoca; in un dipinto di Bosch, esce da una pozza d'acqua ai piedi di Cristo, ed è una creatura che fà parte dei tre regni, dell'acqua della terra e dell'aria. La pelle di lontra viene usata nelle società segrete dell'Africa nera ( in particolare presso i Bantù), e nella mitologia celtica , in cui è chiamata "cane d'acqua", la lontra ha lo stesso ruolo psicopompo del cane.


    Lontre



    Lune celtiche - Luna della Lontra


    Nella mitologia celtica questo meraviglioso animale, che si trova a suo agio in due dei quattro elementi, l'acqua e la terra, è una delle creature in cui Taliesin si trasformò quando fuggì da Ceridwen.
    La lontra è associata alla saggezza e alla conservazione di abilità fondamentali e tesori interiori. inoltre rappresenta la fedeltà e la determinazione, due qualità che vale la pena di coltivare durante il vostro viaggio in altre realtà.
    Nella mitologia celtica il Re delle Lontre era vulnerabile finchè venne ucciso dall'eroe Muiredach, il quale in seguito trovò un mantello di pelle di lontra che lo protesse efficacemente. La lontra, quindi, è una coraggiosa protettrice e se invocata nelle cerimonie di guarigione può contribuire ad accelerare il processo.



    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 16:32
     
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    Mustelidi (martora, puzzola)


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    Status e distribuzione dei mustelidi

    I mustelidi sono tra i carnivori la famiglia con il maggior numero di specie per l’Italia. Pochissimo si conosce sia della distribuzione delle due specie (martora e puzzola) che dello stato di salute delle diverse popolazioni, e questo è principalmente dovuto alla estrema difficoltà di rilevamento.

    La puzzola (Mustela putorius) è presente nell’Italia continentale, ma manca da tutte le isole. La specie è inserita dall'IUCN nella categoria di minaccia LC-Least Concern (a rischio minimo).
    Tassonomia e altre informazioni sullo status della puzzola: vai alla pagina del sito IUCN Red List >>

    La martora (Martes martes) è presente negli ambienti forestali della penisola e in tutte le isole maggiori: Sicilia, Sardegna, Elba. In tutto il suo areale con l’esclusione delle isole la martora è simpatrica con la faina, che probabilmente esercita una forte competizione con la martora. La specie è inserita dall'IUCN nella categoria di minaccia LC-Least Concern (a rischio minimo).
    Tassonomia e altre informazioni sullo status della martora: vai alla pagina del sito IUCN Red List >>

    Biologia dei mustelidi

    Hanno generalmente piccole dimensioni, con corpi allungati e zampe corte, e i maschi sono più grandi delle femmine. Un caratteristica del gruppo è rappresentata dalla presenza di due ghiandole anali, controllate volontariamente, che producono un secreto fluido, oleoso e fortemente odoroso utilizzato sia per la marcatura del territorio che, dalla puzzola, come strumento di difesa. I mustelidi abitano praticamente tutti gli habitat, dalle aree alpine alle lagune costiere, e mostrano adattamenti ecologici molto diversi, dalle abitudini semi acquatiche della lontra, agli adattamenti per la vita fossoria del tasso, a quelli per la vita arboricola della martora. La martora è infatti abilissima nell’arrampicarsi sui tronchi, di notte caccia piccoli mammiferi e uccelli o cerca insetti e bacche che, in alcune stagioni, rappresentano una buona parte della sua dieta.

    La puzzola abita spesso vicino a fiumi, laghi e stagni. È più piccola della martora (800-1500 g), e ha anch’essa una dieta molto varia: preda infatti molte rane quando vive vicino all’acqua, mentre è un’abilissima cacciatrice di conigli, che insegue fin dentro le tane, nelle aree in cui questo lagomorfo è comune.

    Conservazione dei mustelidi
    Entrambe le specie hanno aree di attività vastissime, e proprio per questo la loro densità è generalmente molto bassa. La bassa densità, il fatto che siano alla sommità della catena trofica e il legame con ambienti, come i boschi di alto fusto e le aree umide, che hanno subito una forte frammentazione e un significativo degrado, determinano per questi due piccoli carnivori un preoccupante stato di conservazione.

    Questi carnivori sono anche soggetti al bracconaggio poiché considerati “nocivi” in quanto possono causare danni all’uomo, predando animali domestici o selvaggina.



    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 16:38
     
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  3. tappi
     
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    grazie Lussy
     
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  5. gheagabry
     
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    "Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo", e contraddicendo pure Woityla che nel 1990 affermò: “La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”.



    L'ERMELLINO



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    L'ermellino è uno dei tanti esempi di animali predatori facilitati nella caccia dai colori mimetici: senza questi sarebbe per loro molto difficile accostarsi alla preda.
    Molti mammiferi delle regioni artiche cambiano il colore del mantello con le stagioni: uno di questi, infatti, è l'ermellino; che durante l'estate è bruno e si confonde col colore del terreno, delle foglie secche, dell'erba. Può strisciare vicino agli animali di cui va a caccia, senza essere scorto da carnivori di maggiore mole, per i quali costituirebbe un ghiotto boccone.
    Questo piccolo animale non va in letargo, perciò deve essere in grado di procurarsi il cibo anche durante la stagione invernale: in autunno quando il suo bruno mantello cade, viene sostituito da una candida pelliccia bianca.
    L'ermellino è un carnivoro della famiglia dei Mustelidi. E' uno dei più piccoli mustelidi predatori ed è diffuso in Italia sulle Alpi e Appennini tra i 1000-3000 m di quota.
    Predilige i boschi radi, si trova lungo i torrenti e si costruisce la tana nelle praterie alpine.
    L’ermellino maschio è il doppio della femmina (circa 27 cm), ha il corpo allungato di forma cilindrica. Tollera più mogli nel suo territorio ed è un mammifero che si riproduce nei mesi di giugno, luglio, febbraio, marzo e può dare alla luce fino a 18 piccoli.
    E' molto simile alla donnola, da cui si distingue per le dimensioni inferiori e per il ciuffo nero all'estremità della coda, presente sia sul manto estivo che su quello invernale.
    E’ presente ovunque, ma è difficilmente osservabile.
    Non è particolarmente timido, anzi quando è sorpreso mostra grande interesse verso l’uomo, ma le ridotte dimensioni e l’ambiente molto accidentato e ricco di rifugi ed anfratti gli consentono di osservare il nostro passaggio completamente indisturbato.
    Osservare le tracce del suo passaggio o dei suoi pasti è facile, mentre il suo incontro è un evento molto raro anche per i naturalisti più esperti.





    ...........il gioco.........




    Il suo segreto è proprio la sua passione per giocare! E' proprio grazie al gioco che imparano a dare la caccia e a tendere agguati. Da piccoli, questo allenamento gli consentirà di apprendere le strategia di caccia e sarà di importanza vitale quando andranno a caccia da soli.
    Ad esempio, poniamo il caso che l’ermellino voglia cacciare un coniglio, preda 10 volte più grande di lui. Chi la spunterà?
    E’ pericoloso per l’ermellino affrontarlo direttamente: la sua strategia di caccia è di stancare il coniglio che comincerà a perdere le forze e la resistenza fisica dell’ermellino farà la differenza. Una volta sfiancata la preda, l’ermellino passa all’attacco.
    Il più piccolo ha sconfitto il più grosso. L’agilità ha ribaltato la forza.
    L’espressione curiosa di un ermellino che fa capolino dalla neve conferisce un’aria di folletto a questo piccolo efficientissimo predatore.




    ....miti e leggende.....



    ...spesso simbolo di castità e purezza nel folclore medievale e rinascimentale.
    Si credeva che se un ermellino fosse stato circondato da fango, avrebbe preferito essere catturato piuttosto che sporcarsi la bianca pelliccia cercando di liberarsi.(…)
    Nel medioevo e nel rinascimento, la pelliccia d’ermellino era talvolta usata per bordare abiti regali. In alcune opere d’arte del rinascimento, Minerva, dea romana della saggezza
    è raffigurata con un ermellino simbolo di virtù...Nell’arte cristiana, il manto di Maria Maddalena è talvolta di ermellino, a indicare che l’antica prostituta aveva riformato i propri costumi.



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    ...nell'araldica....



    "Secondo una leggenda, un duca bretone del X secolo è stato incitato ad opporsi ed a fermare le incursioni Vichinghe quando ha visto un ermellino inseguito da una volpe girarsi improvvisamente ed attaccare l'animale più grande di lui. Un successivo duca , Giovanni IV, creò un Ordine denominato "Chivalric del Ermine" nel 1381".
    Vincent Morley



    "Un'altra leggenda dice che la duchessa Anna di Bretagna vide un ermellino bianco che preferì per morire piuttosto che sporcare il proprio bel pelo bianco nel fango. La duchessa ha adottato così le armi con con le ciocche nere, che deriverebbero dalla code dell'ermellino. Non si conosce esattamente l'origine di questa usanza, ma ha certamente qualcosa a che fare con gli inizi dell'ordinamento araldico quando gli scudi dovettero essere rinforzati. Questi punti di nero erano forse inizialmente rinforzi chiodati".
    Pascal Vagnat



    "In Bretagna, diciamo solitamente che la duchessa Anna, "Anne de Bretagne/Anna Vreizh", vide un ermellino inseguito dai cacciatori e questo, arrestatosi, rifiutò di attraversare uno stagno e preferì morire. La duchessa disse che era un atto di valore. Il motto del ducato di Bretagna è "Potius mori quam foedari", in bretone, "Kentoc'h mervet eget am zoatran" ("Piuttosto morto che sporco")".
    Michel Bolloré



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    .....una favola....


    Un giorno l’ermellino, passeggiando per la tundra, incontrò il lupo.
    “Sai qual è l’animale di cui le renne hanno più paura?” gli chiese l’ermellino.
    “Certo” rispose il lupo lsciandosi il pelo, “sono io.”
    “Beh….non è del tutto esatto” disse l’ermellino, “le renne rimangono terrorizzate al solo vedermi.”
    “Che sciocchezza!” rise il lupo. “Sei un gran bugiardo. Sei piccolo, non sei nemmeno capace di attraversare i ruscelli con un salto e ti vanti di far paura alle renne!”
    “Se non mi credi, facciamo una prova.”
    “D’accordo, se insisti” rse il lupo, “ma come intendi fare?”
    “Andiamo dove pascolano le renne” disse l’ermellino, “io andrò avanti per primo, tu mi seguirai così potrai vedere con i tuoi occhi.”
    La tundra è una vasta terra umida, desertica, senza alberi, e là dove cresce un po’ di muschio le renne vanno al pascolo.
    L’ermellino serpeggiava davanti, il corpo flessuoso, muovendo veloce le sue zampette: scivolava tra l’erba come un piccolo ruscello, senza che nessuno lo potesse notare.
    Il lupo invece lo seguiva impettito, con le sue zampe lunghe e con le orecchie dritte.
    Non appena le renne videro il lupo, tutto il branco fu preso dal panico e subito i maschi si strinsero attorno alle femmine e ai piccoli per proteggerli.
    “Lo vedi come hanno paura di me?” disse l’ermellino. “Sei convinto adesso?”
    “L’ho visto con i miei occhi…” disse il lupo. Ed era rimasto così impressionato, che da quel giorno tutti i lupi dividono il proprio cibo con gli ermellini.



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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 17:35
     
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  6. gheagabry
     
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    ERMELLINO


    Cari lettori, l’ermellino è un piccolo carnivoro lungo circa 30 centimetri, caratterizzato da un pelo bianco in inverno (che gli permette di mimetizzarsi con la neve) e rossiccio d’estate.
    L’ermellino conduce una vita solitaria, dove i maschi e le femmine difendono il loro territorio da individui dei dello stesso sesso. È attivo durante tutto l’arco della giornata, ma soprattutto di notte e d’inverno.
    Questo mustelide si nutre di piccoli roditori, anche se più grandi di lui.
    Il suo segreto è proprio la sua passione per giocare! Infatti è proprio grazie al gioco che imparano a dare la caccia e a tendere agguati. Da piccoli, questo allenamento gli consentirà di apprendere le strategia di caccia e sarà di importanza vitale quando andranno a caccia da soli.
    Ad esempio, poniamo il caso che l’ermellino voglia cacciare un coniglio, preda 10 volte più grande di lui. Chi la spunterà?
    E’ pericoloso per l’ermellino affrontarlo direttamente: la sua strategia di caccia è di stancare il coniglio che comincerà a perdere le forze e la resistenza fisica dell’ermellino farà la differenza. Una volta sfiancata la preda, l’ermellino passa all’attacco.
    Basterà un orso dietro al collo per uccidere il coniglio muore.
    Il più piccolo ha sconfitto il più grosso. L’agilità ha ribaltato la forza.


    ermellino

    Classe: Mammiferi
    Ordine: Carnivori
    Famiglia: Mustelidi
    Genere: Mustela
    Specie: erminea
    La specie è comunissima in tutta Europa ad esclusione dell’Irlanda e Islanda. In Italia è praticamente presente su tutta la penisola, ad eccezione delle isole minori.


    Caratteri distintivi
    Lunghezza testa corpo 20-29 cm, coda 8-12 cm, peso 0,125-0,300 kg. Piccole dimensioni, corpo allungato e cilindrico, arti brevi, il maschio è più grosso della femmina. Dorso marrone rossastro con ventre bianco e punta della coda nera, dopo la muta il colore del pelo diventa completamente bianco; tale colorazione mimetica risulta molto efficace negli ambienti innevati.
    Biologia
    L’habitat naturale dell’ermellino è l’alta montagna; in Italia è presente solo sulle alpi. Specie molto vivace ed estremamente aggressivo. Caccia sia di notte che di giorno; di solito si sposta a terra ma è anche un abile arrampicatore e nuotatore. La dimora preferita di questo piccolo mustelide sono le sassaie, cataste di legna, tane di roditori. L’epoca degli amori ricade in giugno e luglio; la gravidanza dura circa 8-9 mesi, dopo tale periodo nascono 4-7 piccoli che vengono partoriti in un covo predisposto dalla madre; sono ciechi per circa 6 settimane e vengono allattati per 7 settimane. Lo specchio trofico dell’ermellino comprende Uccelli, Roditori e Talpe. In genere uccide con un morso alla nuca.

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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 17:36
     
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  7. gheagabry
     
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    ermellino




    ERMELLINO Molto simile alla donnola, è un carnivoro feroce e sanguinario. Ha un appetito sproporzionato rispetto alle sue dimensioni, ed è un cacciatore notturno. Per meglio tendere i suoi agguati si mimetizza con l'ambiente circostante, cambiando il colore della sua pelliccia al cambio delle stagioni.



    L’ermellino è un animale molto veloce, per cui è difficile da vedere. È un carnivoro della famiglia dei mustelidi lungo circa 40 cm e con una coda lunga circa 10 cm. Abita in nord-Europa, centro-nord dell’Asia fino al Giappone, nel nord dell’Africa, America ed, in Italia, sulle Alpi. Il suo pellame viene usato per confezionare pellicce. In Europa, il periodo dell’amore è in marzo. Due mesi dopo nascono da 4 a 7 piccoli che ricevono cure estreme da parte della madre. In primavera e in autunno, il colore dell’ ermellino diventa color nocciola caldo, mentre il pelo rimane sempre delicato e morbido



    Abita i luoghi più svariati , adattandovisi molto bene. L’ermellino è un ottimo arrampicatore e, a nuoto, attraversa anche i fiumi più grandi senza esitare un istante. È un animale che non teme il nemico e ,qualche volta ,può riuscire importuno anche all’uomo. Si nutre di quasi tutte le specie di animali . Spesso assale anche animali grandi come il coniglio o, addirittura, la serpe. Quando va a caccia di topi, l’ermellino si avvale del suo fiuto finissimo. Come tutti i mustelidi è ardito e coraggioso.


    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 17:40
     
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  9. gheagabry
     
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    “Quando capiremo, a fatti e non a parole, che le scelte esercitate contro gli animali sono anche scelte contro di noi?„
    Danilo Mainardi


    IL TASSO


    il-tasso



    Inconfondibile per la vistosa mascherina bianca e nera, questo tozzo e simpatico animale è un tipico abitante dei nostri boschi e delle nostre campagne. Prudente e sospettoso, è molto difficile da osservare in natura anche a causa delle abitudini prevalentemente notturne e, nonostante sia noto e diffuso in tutto il territorio sammarinese, in pochi lo conoscono veramente.....
    Il tasso è un animale tozzo delle dimensioni di un cane di media taglia, con un'altezza al garrese di 30 cm. Il peso varia molto con la stagione: 9-20 kg per il maschio e 6.5-14 kg per la femmina.
    E' il solo rappresentante della famiglia dei mustelidi ad avere un'aria tozza: corpo massiccio, zampe robuste e coda corta. Il dimorfismo sessuale è poco pronunciato. La pelliccia (grigia, fatta di lunghi peli radi) ricopre tutto il corpo. La testa è bianca, con due righe nere evidenti, che partono leggermente sopra il muso inglobando occhi ed orecchie e che rendono questo animale inconfondibile. La punta delle orecchie è bianca. La zampa anteriore è più grande di un cm rispetto alla posteriore.
    Il tasso è presente in tutta Europa, tranne che nel nord della Scandinavia, in Islanda e in Corsica. In Italia è diffuso in tutta la penisola ma non in Sicilia e in Sardegna. Ad oriente è presente in tutta l'Asia temperata. Abita sia il bosco deciduo che le zone con pascoli aperti, ma è più abbondante dove sono presenti ambedue gli habitat. Per quanto riguarda la distribuzione altitudinale non si estende significativamente oltre la linea degli alberi.
    I tassi sono più sociali degli altri mustelidi. Essi occupano tane composte da estesi sistemi di passaggi sotterranei con parecchie uscite all'aperto. Queste sono usate e spesso allargate da successive generazioni (anche per centinaia di anni) e quindi ne risulta una grande quantità di detriti accumulati davanti all'entrata. La più grande tana di Europa risulta occupare un territorio di mezzo ettaro.
    Ogni entrata ha un diametro di circa 20 cm e il grande accumulo di terra che ha davanti e che la rende facilmente riconoscibile, contiene solitamente dei caratteristici peli bianchi e neri. Il tasso è di abitudini prevalentemente notturne. Ha uno spettro alimentare molto ampio; è onnivoro in estate-autunno, diventa carnivoro d'inverno, quando si dedica quasi esclusivamente alla ricerca dei vermi di terra (può mangiarne da 100 a 200 in una sola notte). Si ciba occasionalmente anche di insetti (scarabei stercorari, vespe e carabi), molluschi, arvicole, talpe, conigli, rane, carogne e vegetali (bulbi, frutti, piante erbacee, ghiande, funghi). Esplora minuziosamente l'ambiente col naso a terra e zigzagando in tutte le direzioni alla ricerca del cibo. Il tasso è meno attivo negli inverni freddi ma non va in letargo.
    L'accoppiamento ha luogo tra gennaio e marzo e, soprattutto in primavera, ma la gestazione viene ritardata di 10 mesi e i piccoli nascono verso l'inizio dell'anno successivo, per lo più in febbraio.
    Le femmine possono essere coperte da più di un maschio dello stesso clan ed hanno una sola figliata all'anno, di 2-4 piccoli. Possono vivere fino a 20 anni.


    La sua abitazione si sviluppa alcuni metri sotto terra in una complessa rete di gallerie e camere specializzate: quelle adibite ad ospitare i cuccioli sono imbottite di muschio ed erba per essere più comode e calde, altre sono utilizzate come veri e propri “bagni” dove lasciano i propri escrementi quando non possono espletarli all’aperto. Grazie ai vari cunicoli di cui è composta la tana, i tassi hanno sempre numerose vie di fuga per sfuggire a pericoli di ogni tipo e spesso alcuni tunnel vengono utilizzati come pozzetti collegati con l’esterno per areare l’ambiente. Talvolta l’estensione di queste tane comporta la coabitazione, come in un condominio dove ognuno ha il suo appartamento sia tra diverse famiglie di tassi sia con animali differenti come istrici e/o volpi (tale convivenza forzata è dovuta alla scarsità di terreno selvatico sfruttabile, che diminuisce sempre di più con l’espandersi delle città e delle attività umane).



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    .......simbologia.......


    Il tasso è l’animale totem dei guaritori.
    Un uomo con la forza del tasso può fare uso con successo della propria tenacia per guarire gli altri: non si rassegnerà nemmeno nei casi più difficili, ma insisterà fino allo scomparire della malattia.
    Il messaggio del tasso è di fare uso della propria forza, per riuscire a cambiare situazioni di vita negative o problematiche; è necessario mantenere il proprio sangue freddo e la mente lucida.
    Questo animale è irriducibile di fronte al pericolo e si distingue per la sua tenacia e coraggio. Nel racconto di Pwyll’s alla corte di Rhiannon, un tasso è indicato come una guida durante il sogno. Il tasso vi insegnerà a combattere per difendere i vostri diritti e a usare l’aggressività per farvi avanti



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    ......l'araldica di Harry Potter......



    La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è un collegio scozzese di magia. Il castello è sulle montagne vicino a un lago. La sua vera posizione non può essere scoperta perchè il castello è nascosto dai più potenti incantesimi possibili. Gli studenti di Hogwarts sono divisi in quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde....I Tassorosso sono conosciuti per la loro lealtà, per la loro correttezza e per la loro tolleranza. L'animale simbolo è un tasso, e i colori della casa sono il giallo e il nero. Il fantasma della casa è il Frate Grasso. Importanti Tassorosso presenti e passati sono: Nymphadora Tonks, Pomona Sprite, Cedric Diggory, Hannah Abbott e Ernie Macmillan.
    I motti:
    « O forse è a Tassorosso la vostra vita, dove chi alberga è giusto e leale:
    qui la pazienza regna infinita e il duro lavoro non è innaturale. »

    « Chi poi nell'impegno trovava diletto del buon Tassorosso vinceva il rispetto, »



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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 17:48
     
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  10. gheagabry
     
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    Una puzzola è una compagnia migliore di una persona che si vanta di essere "franca".
    (Robert Anson Heinlein)



    LA PUZZOLA


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    Il nome 'puzzola' che generalmente si usa per indicare quei piccoli animaletti bianchi e neri della famiglia dei mustelidi, è in realtà un termine assai generale poiché potrebbe riferirsi, oltre che alla famosa puzzola americana bianca e nera, anche alla meno nota puzzola europea.
    Piccoli animaletti dall'aria simpatica e buffa, amatissimi dai bambini, questi due mustelidi, nonostante vivano il luoghi così lontani, sono in realtà lontani parenti. Fanno infatti parte dello stesso ordine e della stessa famiglia; solo, si differenziano per habitat ed, in parte, per l'aspetto: mentre la classica puzzola americana ha un aspetto piuttosto arruffato, dalla pelliccia nera attraversata da distinte linee bianche, la sua parente europea ha invece un pelo più corto dal colore marrone dove, le linee bianche, si distinguono un po' meno chiaramente. Nonostante vengano sempre indicate come dei piccoli e curiosi animali piuttosto dispettosi però, la simpatia del loro aspetto è assolutamente innegabile, sia che si parli della puzzola americana sia della sua 'versione' europea.
    Questo loro buffo aspetto però trae spesso in inganno, nascondendo la vera natura di questi animali: non tutti, infatti, sanno che le moffette sono carnivore, anche se, ovviamente, non si nutrono di grosse. Altra cosa poco risaputa sulle loro abitudini è il fatto che siano animali notturni e solitari: alla vita sotto il sole, preferiscono, infatti, una calda tana che li ospiti fino al calare del buio; fino, cioè, al momento in cui escono per andare a caccia. Quindi, se durante una bella giornata di sole ci capitasse di incontrarne una, possiamo stare certi che quell'esemplare sarà piuttosto irritabile e più propenso ad attaccare.
    Cosa che invece è ben nota a tutti, è il sistema di difesa, davvero poco raffinato ma efficacissimo, delle moffette: nel caso si sentano minacciate o spaventate , infatti, le moffette possono secernere una sostanza, dal tipico odore molto forte e fastidioso, da alcune particolari ghiandole perianali. L'odore mette quindi in fuga il possibile aggressore e resterà sul malcapitato per diversi giorni. In generale però, possiamo dire che nessuno dei due tipi di puzzole è particolarmente aggressivo, anzi, in generale potrebbero essere definiti come degli animali piuttosto miti e pacicifici, sempre se non vengono disturbati.



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    ............la puzzola europea...............



    Poco conosciuta, la puzzola europea è comunque rara da avvistare poiché, come la sua lontana parente oltreoceano, è un animale molto schivo, riservato e, soprattutto, preferisce aggirarsi nei boschi durante le ore notturne, anche se non disdegna di cacciare anche durante il girono.La puzzola europea, detta semplicemente puzzola (Mustela putorius), è presente su tutto il territorio europeo con ben sette sottospecie riconosciute.
    Dal nord della Svezia, fino alla nostra penisola Italiana, la puzzola è però assente dalla zona adriatica della Croazia e della Grecia e dalle isole Italiane (Sicilia, Sardegna ed isole minori), mentre è assai rara nei territori della Gran Bretagna. In oltre, alcune specie di questo mustelide sono state introdotte anche in Nuova Zelanda dove gli esemplari hanno trovato un nuovo habitat adatto ad ospitarli.
    Proprio questa grande diffusione rappresenta la prima caratteristica della puzzola europea: questo animale è infatti in grado di adattarsi con grande facilità ad un grande numero di ambienti. Dalla montagna, alle coste, la puzzola non ha particolari preferenze per quando riguarda il territorio da abitare.
    Le particolarità della puzzola europea però non si fermano solo alla grande varietà di luoghi che può abitare e all'alimentazione, ma si estendono soprattutto al suo aspetto caratteristico...Il corpo ha una forma slanciata e la sensazione che si ha guardandola, grazie anche agli arti così corti, è proprio quella di un animale lungo e basso in cui il colore che domina è il bruno, più scuro nelle estremità. Il pelo, rado e setoloso, assume una colorazione particolare nel muso dove delle macchie bianche formano una specie di mascherina attorno a gli occhi e sulle orecchie.



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    .....la puzzola americana.......



    Assai più nota della puzzola europea è la puzzola americana, conosciuta anche come moffetta. Suddivisa in ben 12 specie, la puzzola americana è presente su tutto il territorio dell'America settentrionale e meridionale, mentre due sole specie sono diffuse anche in Indonesia e nelle Filippine.
    Anche la moffetta, come la puzzola europea, si distingue per la sua particolare arma di difesa: l'odore. Dalla ghiandola perianale, infatti, la puzzola è capace, letteralmente, di spruzzare un liquido dal fortissimo e pessimo odore in grado di ripugnare anche l'avversario più agguerrito.
    Gli avversari però sono avvertiti: anche il colore della moffetta rappresenta un segnale di pericolo. Con i suoi 80cm di lunghezza, coda compresa, ed il peso che varia a seconda della stagione da un minimo di 1kg ad un massimo di 5kg, la moffetta non farebbe davvero paura a nessuno; eppure il suo colore bianco e nero già intimorisce...Solitamente, le dimensioni, corrispondono circa a quelle di un gatto domestico, eppure la testa, le orecchie e gli arti sono rispettivamente molto più piccoli anche se i piedi anteriori, se messi a confronto con le dimensioni delle zampe, risultano essere leggermente più grandi del dovuto. Questa particolarità permette alle moffette di poter scavare con maggiore efficacia, dando quindi vita ad una delle loro attività preferite. Animali solitari, si riuniscono solamente durante il periodo degli amori ( febbraio-marzo) in cui i maschi si accoppiano con più femmine, ognuna delle quali darà alla luce 5 o 6 cuccioli. I piccoli nascono estremamente immaturi e resteranno con la madre per poco più di un anno; da lei impareranno di cosa nutrirsi e come sopravvivere nel loro ambiente. Una tecnica che, per esempio, i cuccioli imparano, è quella di intimorire l'avversario gonfiandosi e rizzando il pelo del dorso e della coda quasi come farebbe un gatto.




    ........nei cartoni animati.......



    Pepé Le Pew è un personaggio che appare in numerosi episodi della celebre serie Looney Tunes.
    È una moffetta (e non una puzzola) dal forte accento francese, molto puzzolente, di indole romantica, ma soprattutto molto invadente.
    La tipica trama lo vede inseguire appassionatamente una moffetta di genere femminile, che in realtà è sempre una gattina bianconera da lui scambiata per una moffetta perché vari incidenti finiscono, ogni volta, per tracciarle una striscia bianca sulla coda all'inizio dell'episodio. Mentre è chiarissima la ripugnanza che la felina mostra per Pepé, questo continua a corteggiarla nei modi più assurdi e, appunto, invadenti.



    BAMBI: (bambi incontra la puzzola fiore):
    -B: fiore!!
    -T: ahah no bambi quella non è un fiore!!! è una piccola puzzola!
    -F: (arrossisce) ohoh può chiamarmi fiore..se gli fa piacere!! x me è lo stesso...



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    ...una favola....



    Una famiglia di puzzole viveva con gli altri animali nella foresta. Era estate e faceva molto caldo, e tutto il giorno le puzzole se ne stavano all'ombra sotto gli alberi. Le piccole puzzole, che come tutti i cuccioli non riuscivano a starsene tranquille, si trastullavano insieme alla scoperta dei dintorni della foresta e giocavano a nascondino nell'erba alta e nei tronchi degli alberi cavi. Gli altri animali non si avvicinavano nemmeno a quella strana famiglia, e non certo per antipatia. Tutti sapevano che odore sgradevole emanassero le puzzole in presenza di altre creature: purtroppo quella era la caratteristica della simpatica famigliola. Incuranti della loro solitudine, le puzzole stavano sempre insieme, e quando scendeva il buio e sopraggiungeva la notte, si addormentavano su un letto di foglie accanto alla mamma. Ben presto però, arrivò l'autunno e la temperatura diminuì di colpo, e le puzzole furono costrette a trovarsi una tana per dormire al calduccio e al riparo dalle intemperie. Faceva però sempre più freddo, e prima del previsto la neve scese col suo manto bianco a ricoprire ogni cosa nel bosco. Le piccole puzzole tremavano per il gelo, e la notte non potevano chiudere occhio perché non riuscivano a scaldarsi nemmeno stringendosi l'uno all'altro. Così una sera, decisero di invitare nella tana anche gli scoiattoli, così da stringersi tutti insieme e scaldarsi l'un l'altro. Gli scoiattoli accettarono a malincuore, ma ben presto fuggirono lontano nella foresta: nel sonno le puzzole avevano sprigionato un odore così acre che era preferibile il gelo a quella tortura. Il giorno seguente, le puzzole, dispiaciute dell'accaduto, invitarono il tasso, che con la sua folta pelliccia avrebbe potuto riscaldare tutta la famiglia. Di nuovo accadde la stessa cosa, ed il tasso fuggì via disgustato nel cuore della notte. Tutte le volte che qualcuno veniva invitato nella tana delle puzzole, era assolutamente inevitabile trovare un modo per rifiutare l'invito senza far pesare a quei poveri animali la loro sciagurata condizione. Intanto l'inverno era diventato molto rigido. Gli uccelli avevano creato un nido gigantesco nel quale tutti rimanevano accovacciati tenendosi caldi l' uno con l'altro, così pure i conigli, i topini, i cerbiatti, le talpe e tutti gli animali della foresta. Solo le puzzole erano rimaste sole, ed i loro corpicini non producevano molto calore. Allora, con pazienza infinita, mamma puzzola andò a cercare in mezzo alla neve qualche fiore per profumare la tana e renderla accogliente per gli altri animali. In inverno i fiori sono rarissimi, ma mamma puzzola riuscì a trovare in mezzo alla neve un fiore meraviglioso: il bucaneve. Giunta nella tana, sparse i petali del bucaneve e profumò quell' ambiente nauseabondo trasformandolo in un piccolo paradiso. Il vento che soffiava non dava più fastidio, perché il profumo del bucaneve allietava tutti gli animali infreddoliti. Nessuno rifiutò più l'invito delle puzzole, ed i piccoli animali passarono l'inverno in tutta tranquillità. Ora potevano dormire al caldo tutti insieme e senza creare alcun fastidio ai loro ospiti.
    (Rossana Costantino)



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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 17:57
     
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    TAYRA


    La Tayra (Eira barbara) è un membro della famiglia dei mustelidi (Mustelidae), che comprende anche lontre, puzzole e visoni. E 'l'unica specie del genere Eira. La Tayra, scritto anche "Tiara", è a volte chiamata "palude o Bush dog" e il suo nome creolo è Haka. Tayra può essere trovato nelle foreste tropicali del neo-Centro e Sud America, e va da Messico, a sud di Bolivia e Argentina del Nord e anche sull'isola di Trinidad. In queste aree vivono nelle foreste tropicali, e latifoglie, la crescita secondaria, campi e piantagioni. L'elevazione del loro habitat spazia dalla pianura a circa 2000 a 2400 m. Perché il Tayra è sia terrestri ed arboree, si è trovato a vivere in cavità degli alberi, tane costruite da altri animali e talvolta in erba alta. Nonostante la loro presenza ampia e relativamente di grandi dimensioni, sorprendentemente poco si sa circa la riproduzione Tayra, durata, intervalli di casa o di abitudini. Questo grande animale dalle lunghe zampe weasellike ha le dimensioni di un cane di medie dimensioni, con una coda lunga e folta e lungo collo che termina con una testa robusta.


    La sua testa e la gamma corpo da 600 a 700 mm di lunghezza e la lunghezza della coda è di 350 a 450 mm. Tayra hanno grandi piedi posteriori di lunghezza variabile 80-90 mm con tondo, orecchie brevi, che sono circa 35 o 40 mm di lunghezza. Colore varia a seconda della portata geografica, ma in generale la pelle scura Tayra è coperta da una fitta, pelo corto, che è di colore marrone con la testa leggermente più pallido. La pelliccia sulla testa dei suoi cambiamenti di età marrone o grigio come. Di solito è a forma di cerotto bianco, il diamante a sua gola e al torace. Tayra hanno lunghi artigli, canini pronunciati e pesano 4-5 kg.

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    Si tratta di una specie diurna che a volte sono attivi al tramonto o prima dell'alba. Tayra di solito viaggiano da soli o in coppia, tuttavia, sono talvolta visti in piccoli gruppi di 3 o 4 persone, la distribuzione sessuale di cui è sconosciuto. Nel loro habitat forestali, tayra appaiono spesso curiosi, muovendo la testa in un ondulato, moda serpente per determinare profumi o monumenti. Possono essere visti muoversi rapidamente tra gli alberi o per terra. Sia tayra terrestre ed arboree, sono corridori molto veloci e nonostante la loro limitata capacità visiva sono abili arrampicatori come bene. Essi sono stati riportati a scendere tronchi d'albero liscia da altezze superiori a 40 metri. locomozione terrestre è solitamente composta da irregolare, saltando i movimenti con la schiena inarcata e la coda sul terreno. movimenti arboree lungo i rami orizzontali sono più fluidi, e la coda è usata come una bacchetta di bilanciamento. Un Tayra può saltare per lunghe distanze, correre su pareti rocciose, e vincolato da un ramo all'altro degli alberi. Di solito è silenzioso, ma quando allarmato, il Tayra dà una breve chiamata ad abbaiare e può snort, growl, e mentre saliva in cerca di protezione in un albero vicino. Essi sono stati conosciuti per dare yowls, ringhia o fa clic quando in gruppo.

    Anche se classificato come carnivori, tayra sono onnivori, con diete simili a quelle di procioni. Essa mostra una preferenza per i piccoli mammiferi, il topo spinoso, in particolare, ma si mangiano tutto ciò che è disponibile, come cavie, topi, scoiattoli, aguti e pollame. La Tayra si mangia anche notevoli quantità di frutta, invertebrati e rettili. E 'stato inoltre dimostrato che a volte mangia a nido d'ape quando è disponibile.


    Poco si sa circa la riproduzione di Tayra. Si pensa comunque che la gestazione dura circa 63-70 giorni, con una dimensione della cucciolata di 2 o 3 bambini per stagione, ciascuno del peso di circa 74-92 grammi. I neonati aprire i loro occhi in circa 5-8 giorni e infermiere per 2 o 3 mesi. Alcuni credono che il ciclo di accoppiamento è stagionale, con le nascite si verificano in marzo e luglio. Altri credono che il Tayra ha periodi di accoppiamento mensile ed è un allevatore non stagionale.

    Essendo piccolo e riservato, mustelidi, tra gli altri gruppi di piccoli carnivori, sono spesso trascurate dai programmi di conservazione che di solito sono intese a più ampio, specie più carismatica.

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    L'elenco degli animali descritti dalla cultura popolare ma non identificati oppure avvistati in pochissime occasioni, tanto da non consentire di sapere se si tratti di una specie vivente o estinta, è lunghissimo ed è uno dei temi classici della criptozoologia. Tra i "criptidi" (cioè gli animali che rientrano nelle categorie delle quali si è appena detto) vi è la Mitla, nota come Mitla boliviana, Volpe di Fawcett o Gatto-cane di Fawcett, dal nome dell'esploratore tenente colonnello Percy Fawcett che la descrisse per la prima volta.
    Fawcett esplorò tra il 1906 ed il 1914 la giungla nella regione di Cuzco, dal 1995 parco nazionale, ed avvistò per due volte un animale che gli sembrò unire alcune caratteristiche dei felidi a quelle dei canidi. Chiamato dai locali Mitla, è stato quasi sempre visto come un canide o come un'evoluzione locale del fossa o dello yaguarondi.

    Un avvistamento recente risale al 1984 e sembrerebbe portare ad un'identificazione meno... esotica. Si tratterebbe di un mustelide, la Tayra (Eira barbara), affine alla martora e nota anche con i nomi locali di Tolomuco o Perico ligero (ed il soprannome "cabeza del viejo", testa del vecchio, per l'aspetto vagamente rugoso del muso). Nella regione interessata dagli avvistamenti della presunta mitla vivono due sottospecie, la Eira barbara barbara e la Eira barbara peruana.

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    dal web

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  12. gheagabry
     
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    Quando capiremo, a fatti e non a parole, che le scelte esercitate
    contro gli animali sono anche scelte contro di noi?
    (Danilo Mainardi)


    LA DONNOLA


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    La forma fisica della donnola è un adattamento quasi estremo alla caccia nei cunicoli di topi ed arvicole: corpo allungato, molto snello e flessuoso, zampe molto corte e dotate di artigli, che facilitano l'arrampicata e lo scavo. Le dimensioni minuscole sono l'adattamento più evidente e sono il punto cruciale nella strategia di vita di questo mustelide: il corpo è lungo circa 114-260 mm, la coda è corta (17-78 mm). Il peso varia ampiamente: 25-250 g. Il dimorfismo sessuale è altissimo, ed è legato alle dimensioni: il maschio, infatti, può pesare oltre 2 volte la femmina.
    Il pelo è relativamente corto su tutto il corpo. Il colore del mantello è nocciola-bruno sul dorso e sulla coda; crema-bianco panna sulle zone inferiori, dall'addome alla gola, e sulle porzioni interne e terminali delle zampe.
    La donnola possiede un paio di ghiandole perianali il cui secreto sulfureo viene accumulato in appositi sacchi controllati da muscoli volontari e rilasciato in modiche quantità, come sistema di marcatura e comunicazione.
    Le donnole si trovano in un ampia varietà di habitat, dalla pianura alla montagna, in ambienti forestali, di prateria, di pascolo alpino e semidesertici; sono comuni anche in ambienti antropizzati, come fattorie e zone rurali, arrivando a vivere fin dentro le città. L'esigenza irrinunciabile per le donnole è la presenza nel territorio di aree con sufficiente copertura e ricche di micromammiferi. I microhabitat preferiti sono prati rigogliosi, siepi fitte e muri a secco, covoni di fieno, cespugli, sottobosco fitto, fossati e margini di stagni coperti da densa vegetazione.
    Le donnole sono infatti dei predatori altamente specializzati nella caccia ai piccoli mammiferi, in special modo roditori (topi ed arvicole), che catturano con formidabile efficienza, grazie alla loro abilità nell'entrare nelle tane e nelle gallerie delle prede; predano anche altri micromammiferi (talpe, ratti, ghiri, moscardini etc.), uccelli, nidiacei, uova e conigli, se non sono disponibili piccoli roditori. La dieta comprende anche lucertole ed altri piccoli rettili oltre ad insetti.
    La donnola è anche un'abituale frequentatrice di pollai, piccionaie e conigliere, dove fa delle vere stragi. L'utilizzo di una fonte di cibo facilmente raggiungibile è irrinunciabile per un animale dal metabolismo così accelerato come la donnola. Degli animali domestici uccisi di cui non riesce a consumare il corpo lecca spesso il sangue, altamente energetico. È cacciata dai nostri contadini con le donnolare: sono dei tunnel di legno uniti in parallelo e dotati ognuno di una porta che si blocca quando l'animale è entrato.
    La donnola si accoppia dalla primavera alla tarda estate. L'accoppiamento inizia con una lotta tra maschio e femmina, che termina quando il maschio riesce ad afferrare la femmina per il collo. Come negli altri Mustelidi l'ovulazione è indotta dalla copula, che deve essere prolungata (anche 1-2 ore) e vigorosa; per facilitare queste operazioni i maschi (di tutti i Mustelidi) possiedono un osso penico, il baculum.
    La gestazione dura 34-37 giorni. Le cucciolate sono composte da 1 a 7 piccoli (con punte di 8). I piccoli nascono dalla tarda primavera fino all'autunno in tane sotterranee foderate di pelo (spesso prese "in prestito" alle prede abituali). Il maschio non partecipa all'allevamento dei piccoli.


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    .....storia, miti e leggende....


    Nella mitologia si narra la storia di una giovane donna di nome Galinthiàs, ancella o amica di Alcmena, madre di Eracle (Ercole). Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
    Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola.
    E poichè la sua bocca aveva proferito la menzogna che le aveva ingannate, la condannarono a partorire attraverso la bocca. Ecate si impietosì per la povera bestia e ne fece la sua serva e un animale sacro. Eracle, divenuto adulto, si ricordò di colei che gli aveva permesso di nascere e le innalzò un santuario presso la propria casa. I tebani, fedeli al ricordo di Galinthiàs, le portavano offerte durante la festa di Eracle.
    Come è nella natura del mito anche questo racconto è stato tramandato in molte varianti.
    In tutti i racconti irlandesi, ad esempio, la madre del re Conchobar si chiama Ness: donnola. E' una vergine guerriera. Sorpresa al bagno dal druido Cathbad, questi la minaccia con la spada. La nascita del suo primo figlio viene fissata dal druido ma Ness, che vorrebbe ritardarla, si siede su una pietra. Anche in questo caso vi è l'impedimento ad una nascita non desiderata.
    Successivamente Ness cerca, e ottiene, il regno per il nascituro, in seguito ad un patto concluso ai danni del re precedente, Fergus. Ness lo sposa ma alla fine dell'anno gli uomini dell'Ulster decidono di proclamare re Conchobar perchè tradito da Fergus.
    Ness, in questa storia, può rappresentare l'affetto e la vigilanza e, nella sua valenza negativa, l'incostanza e l'astuzia anche se questo contrasta con l'iniziale atteggiamento di guerriera selvaggia.
    Si pensa che gli irlandesi confondessero la donnola con l'ermellino, la cui pelliccia è sempre stata usata come ornamento di re, principi e dignitari.
    L'ermellino, con il suo pelo bianco, rappresenta la purezza degli intenti e della giustizia.
    Il mito, in entrambe le versioni, rappresenta la liberazione di una nuova vita.
    La donna è l'archetipo della levatrice, e rimanda al tema della nascita, alla sofferenza ad essa connessa, alla solidarietà nel mondo femminile e alla violenza della divinità, ossia della sorte umana.
    La donnola rappresenta bene il momento in cui "si rompe il nodo" e il bambino, simbolo del progetto, viene alla luce e prende corpo, come accade spesso nei sogni, dopo una lunga gestazione del pensiero.
    Le tradizioni più antiche dell'enciclopedia animale la collegavano con il parto e la sessualità. Nel Medio Evo era considerata un simbolo di lascivia (Clèbert, Animali fantastici) forse per gli stessi motivi del furetto, animale che stana il coniglio dal suo nascondiglio e, nella poesia popolare, è un trasparente simbolo erotico.
    Nell'antichità si affermava che la donnola concepisse attraverso le orecchie e partorisse dalla bocca e tale simbologia fu recuperata nel linguaggio iconografico del cristianesimo. In un portale tardo-gotico a Wurzburg è raffigurata una delle più "curiose" annunciazioni: tra la bocca del Dio Padre e l'orecchio di Maria corre una sorta di tubo, su cui scorre un minuscolo bambino. E' una rappresentazione sacra del mistero divino dell'unione compiuta senza impurità, in cui l'uomo è Parola, la donna è Ascolto, dialettica e fondamento del divenire stesso della Soggettività.
    L'orecchio è un luogo di fecondità mitologica e rimanda ad una nascita simbolica, come nel caso di Gargantua. In India "... si forano le orecchie degli uomini come gesto apotropaico per proteggere dalla morte." (C.G.Jung). L'orecchio esprime soprattutto la saggezza dell'ascolto interiore, la facoltà di "intendere" il linguaggio dell'anima.
    E' un'immagine suggestiva che rimanda all'Eros del femminile come dimensione psicologica indispensabile al concepimento del Logos. Come nella Genesi ogni volta che Dio parla crea le cose, la bocca evoca la Parola, il Verbo, il luogo primitivo di nascita spirituale.
    O, per dirla ancora secondo la metafora alchemica: è il tre (simbolo, in oriente come in occidente, del maschile) che corrisponde all'azione, mentre il due del femminile è la ricettività che permette la genesi dell'azione vera, il Verbo che si fa carne. Nell'iconografia anche la Madonna è nemica del serpente, e si conosce bene l'avversità della donnola nei confronti di questo animale che insegue fin nella sua tana e uccide dopo aver mangiato la ruta, il cui odore risulta insopportabile.
    Nel Medioevo si credeva che la donnola fosse l'unica in grado di sconfiggere anche il basilisco, a rischio di morire nella lotta.
    Come tutti i simboli, anche la donnola è ambivalente: da un lato rappresenta la levatrice benefica, colei che con la sua competenza allevia definitivamente i dolori del parto e permette alla vita di venire alla luce; è la quintessenza della femminilità, al punto da esibirla anche nel nome. Dall'altro è la strega dissoluta, la donna lasciva e ingannevole, capace di macchinazioni disoneste e poco amata per questo.
    Ha un ruolo fondamentale nel tema della nascita e diventa il modello della levatrice nel mondo immaginario. Amica delle donne che la qualificano come madrina, nutrice, comare o cognata (galos in greco, che chiama gale la donnola), l'animale è dunque posto al centro dell'inizio della vita e, per questo, è più vicino alla donna, ai suoi patimenti e alla gioia connessa al parto.
    Il malvolere della cultura maschile, nei meandri del folklore antico, la vede invece trasformata in sposa mancata o in zitella gelosa.
    (Laura Ottonello)


    una-Donnola-comune-sullerba-secca


    Per gli antichi greci, la donnola simboleggiava il male. Se ne arrivava una, le persone si disperdevano. Nell’Asino d’oro di Apuleio, le streghe si trasformanno in donnole.
    Nel Medioevo, si credeva che le donnole concepissero attraverso le orecchie. Inoltre, l’animale era simbolo d’infedeltà, anche se esisteva una leggenda secondo la quale la Madonna avrebbe concepito Gesù tramite l’orecchio: Dio parlò attraverso l’angelo e la Vergine rimase incinta tramite l’orecchio. Nelle Gesta Romanorum, la donnola simboleggia San Giovanni o addirittura Cristo stesso, poiché l’animale è nemico del Basilisco e dei serpenti in generale, simboli del Demonio.
    Nella mitologia dei nativi nordamericani, la donnola è in grado di vedere quel che si nasconde sotto una maschera ed è anche capace di riconoscere un evento dai piccoli segni che lo precedono. Per questo, un tempo, era usanza dei re indossare pelli di donnola o d’ermellino. Gli individui in possesso della forza della donnola vengono spesso sottovalutati, poiché grazie alla loro discrezione sanno tenere nascoste le loro conoscenze.



    ....una fiaba.....



    Madamigella Donnola, fresca di malattia, e fatta ancor di corpo più lungo e mingherlino,
    in un vicin granaio un giorno penetrò per un foro, che meglio diremo un forellino.
    E qui tanto mangiò, con tanta indiscrezione, di lardo e d'ogni tenero boccone,
    che grassa e bella in breve diventò.
    Un dì, verso la fine di quella settimana, udito dopo il pranzo un gran rumor di là,
    volea fuggir, ma - Come? - esclama, - è cosa strana!
    Non sono io forse un giorno passata per di qua?
    Com'è che il buco a un tratto divenne così stretto? -
    E dopo molti inutili giri e rigiri, ovunque ch'ella vada crede sempre d'aver sbagliato strada.
    Un topo che la vede in imbarazzo e in pena, le disse: - Ma non sai che allora non avevi ancor la pancia piena? Magra venisti, amica, e magra tornerai -.
    Ciò che di te si dice, anima mia, a molti altri conviene,
    ma confonder le cose non conviene per far gran pompa di filosofia.
    (Jean de la Fontaine)



    donnola-tronco




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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 18:38
     
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  13. gheagabry
     
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    Il GHIOTTONE


    Ghiottone-dove-vive-cosa-mangia-e-principali-caratteristiche


    Nome comune del mammifero carnivoro classificato Gulo gulo nella famiglia dei mustelidi. Di abitudini smili a quelle del tasso, è il più grande di tutti i mustelidi, sufficientemente robusto da abbattere animali di notevole mole come il cervo.
    Il corpo del ghiottone è massiccio, lungo da 65 a 105 cm esclusa la coda. Le zampe sono corte e grosse e gli artigli lunghi e ricurvi. La testa e la coda sono portate basse, mentre il dorso è arcuato. Il muso è breve e appuntito e la testa arrotondata; gli occhi sono molto distanti l’uno dall’altro e le orecchie emergono appena dalla pelliccia. La coda è corta e ha un aspetto cespuglioso. La folta pelliccia è formata da lunghi peli lucenti di colore marrone scuro, con una striscia più chiara lungo i fianchi.
    Il ghiottone vive nelle foreste di conifere e nelle pianure aperte delle regioni boreali più settentrionali, fino al limite del Circolo polare artico. Ha abitudini notturne e non va in letargo. A dispetto dei suoi movimenti apparentemente goffi, è un animale veloce.

    Una volta catturata la preda, questa viene smembrata; parte viene divorata subito, mentre la testa, gli arti e i visceri vengono trascinati via anche per distanze di km e nascoste per far provvista sotto sassi, dentro corsi d’acqua (suppongo ghiacciati), in cavita’ di alberi o in buchi scavati nella neve. Praticamente il sistema degli scoiattoli, solo che con brani di animali anziche’ con le noccioline, e forse e’ quest’abitudine di far provvista che ha valso a questo letale predatore il nome poco onorevole di ghiottone. Per ritrovare le scorte alimentari, il ghiottone fa uso dell’odorato, che e’ raffinatissimo, mentre la vista e’ scadente.

    I maschi, grossi anche un terzo piu’ delle femmine, hanno dei territori immensi, anche di 1000 kmq, e possono comprendere i territori di piu’ femmine, piu’ piccoli (massimo 350 kmq).
    Gli accoppiamenti avvengono in primavera-estate, e qui c’e’ un evento curioso. Gli embrioni (da 1 a quattro alla volta) non si sviluppano subito. Restano in diapausa nell’utero materno per tutto l’autunno e l’inverno, e a gennaio dell’anno successivo riprendono a maturare. La gestazione quindi, sebbene di fatto duri alcuni mesi, in realta’ porta via solo una cinquantina di giorni e il cucciolo nasce molto immaturo. Questo e’ ovviamente un altro adattamento contro il freddo: garantisce al cucciolo di nascere in primavera e sfruttare tutta l’estate per la crescita, e allo stesso tempo garantisce alla madre di affrontare il lungo inverno artico senza doversi preoccupare dello sforzo metabolico aggiuntivo di una gravidanza quando fa freddo.
    La madre accudisce premurosamente i figli per quasi un anno, e questi sono noti per giocare tra loro come gattini o addirittura anche con oggetti ..il che e’ un chiaro segno dell’intelligenza . In autunno si nutre anche di bacche e frutta, di invertebrati, uccelletti e uova in primavera... e’ tendenzialmente onnivoro, ma in inverno e’ ovviamente obbligato ad essere carnivoro.


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    ...storia, miti e leggende...


    La sua fama micidiale e’ riflessa anche nel suo nome, ghiottone o glutton in inglese, e nel folklore locale. Presso i Lapponi non se ne pronuncia il nome, ed e’ associato a creature mitologiche nefaste e diaboliche. L’abitudine di predare e fare overkilling (cioe’ di uccidere piu’ animali di quel che riesce a mangiare) tra i branchi di renne di allevamento deve aver sicuramente contribuito a questa fama. Presso gli Indiani americani il ghiottone era anche associato a figure eroiche ma infide, dei voltafaccia da cui e’ bene stare alla larga.


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    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 18:45
     
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  14. gheagabry
     
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    “Ero eccitato perché avevo appena iniziato il mio viaggio e avevo letto un mare di libri su persone imbarcatesi in avventure che avevano portato alla descrizione di nuove specie. E' un caso interessante, ci sono tradizioni locali sulla sua esistenza e ci sono vecchie note di antropologi e altre persone che avevano visitato l'isola”
    (Lavery, 2017)


    vika

    Uromys vika

    Una nuova specie di ratto gigante, l’Uromys vika, è stata scoperta a Vangunu, una piccola isola delle Isole Salomone a circa 1.600 chilometri a nord-est dell’Australia. La popolazione locale lo descriveva come un animale intento a vivere sulle cime degli alberi delle foreste pluviali. Gli scienziati avevano a lungo dubitato sull’esistenza di un simile animale, arrivando a credere che fosse una delle classiche leggende metropolitane.
    Chiamato “vika” dalla popolazione. Il ratto gigante di Vangunu è lungo quasi mezzo metro e trascorre buona parte della sua esistenza sulle chiome degli alberi, in particolar modo di quelli da frutta come le palme da cocco. La lunga coda quasi totalmente priva di peli serve all’animale per aggrapparsi più facilmente alle fronde, muovendosi rapidamente da un ramo all’altro. Le sue zampe posteriori, con palmi molto ampi e dita lunghe e incurvate, lo aiutano a darsi la spinta per gli spostamenti in verticale e per avere una migliore presa. La dentatura del vika è pronunciata, come in molti roditori, e i suoi incisivi sono lunghi e affilati per riuscire a incidere i duri gusci delle noci di cocco, e cibarsi della polpa che si trova al loro interno.

    Il vika conduce una vita piuttosto tranquilla, ma deve fare i conti con i gatti selvatici, che ne vanno ghiotti. La minaccia principale per questi roditori è comunque costituita dalle attività degli esseri umani. Mentre la maggior parte dei locali vive di ciò che trova e che riesce a coltivare sull’isola, negli ultimi decenni grandi aziende estere di legname hanno ottenuto permessi per lo sfruttamento delle foreste, in cambio di accordi economici molto vantaggiosi per i proprietari terrieri. L’abbattimento degli alberi ha ridotto sensibilmente l’estensione delle foreste, sottraendo di conseguenza molto spazio ai vika.

    La difficoltà di trovare questo ratto, racconta Lavery, è dovuta al fatto che non vive a terra, come quasi tutti gli altri ratti, ma sui rami degli alberi e raramente scende.
    Gli scienziati sostengono che la maggior parte di questi ratti giganti si siano estinti dopo l'avvento della civiltà in queste isole. Secondo i genetisti, solo nei primi due secoli di colonizzazione dell'America gli europei distrussero due dozzine di specie di tali ratti. Nelle Isole Salomone, afferma Lavery, il ratto gigante è stato a lungo il protagonista di una leggenda. Gli scienziati lo hanno cercato per più di 80 anni, senza mai riuscire a trovare alcun segno della sua esistenza.

    L'Uromys Vika entrerà presto nella lista delle specie in pericolo di estinzione, in quanto presente in scarsa quantità sull'isola Vangunu, dove Lavery ne ha scoperto un esemplare. Gli scienziati sperano che le autorità dell'arcipelago nel prossimo futuro prenderanno misure per proteggere questa nuova specie. Le speranze degli ambientalisti sono riposte nel parco ecologico di Zaira, una riserva all’interno della foresta pluviale che comprende tre diverse aree. Oltre a impedire l’abbattimento sistematico degli alberi, il parco consente ai locali di cacciare gli animali in una sola delle tre aree per volta; nelle due dove viene ciclicamente vietato, la fauna ha più possibilità di rinnovarsi. I vika non sono cacciati, ma beneficiano comunque di questo sistema perché rende più equilibrato il loro habitat



    Incuriosito dai racconti sui vika degli abitanti di Vangunu, Tyrone Lavery, esperto di mammiferi del Field Museum di Chicago, nel 2010 aveva raggiunto l’isola per osservare il ratto gigante che secondo i locali vive sulle cime degli alberi delle foreste pluviali e che ha incisivi così forti da riuscire a incidere e rompere il guscio delle noci di cocco. Insieme con i suoi colleghi, Lavery aveva disseminato in vari punti dell’isola telecamere e trappole sulle cime degli alberi per riprendere il passaggio del grande ratto e, nella migliore delle ipotesi, catturarne un esemplare. Ma tutti i tentativi erano stati vani: nessuna traccia del vika.

    Nel novembre del 2015, grazie a una combinazione di eventi piuttosto fortunata, mentre stavano lavorando all’abbattimento degli alberi, alcuni locali hanno notato che tra le fronde di una delle alte piante abbattute c’era uno strano animale morto, una specie di topo fuori misura. Nella zona passava Hikuna Judge, un guardiaparco di una riserva naturale, che ha recuperato i resti dell’animale e si è fatto confermare dagli anziani dell’isola che si trattasse di un esemplare di vika. L’animale è stato poi inviato al Museo del Queensland in Australia per ulteriori indagini.

    A distanza di poco meno di due anni, ora la scoperta è stata annunciata da Lavery e Judge in una ricerca pubblicata sul Journal of Mammalogy. La nuova specie è stata chiamata Uromys vika in onore del nome tradizionale dato dagli abitanti di Vangunu all’animale (Uromys indica il genere, ed è il nome utilizzato per parte dei roditori della famiglia dei Muridi).



    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 16:49
     
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