GINO PAOLI ,,x..

biografia ,discografia, news, foto...

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  1. tomiva57
     
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    La lezione (rock) di Gino Paoli


    Prima ci pensa su, anche giusto il tempo di aspirare una boccata di fumo. Poi parla e non fa prigionieri. Gino Paoli manco dimostra i suoi ottant’anni prossimi venturi (23 settembre) perché s’arrabbia ancora come quando da ragazzino se ne andò di casa «e mi portai dietro tre libri perché i libri hanno dentro un po’ della tua anima; lo spazzolino da denti te lo puoi comprare dovunque, l’anima no». Gli occhi, d’azzurro cielo come quando il cielo è spazzato dalla tramontana, si infiammano: «Dico quel che penso, nessun applauso mi farà sentir migliore e nessun fischio peggiore di come mi sento». E nel libro di Lucio Palazzo presentato ieri al Salone del Libro (I semafori rossi non sono dio, Rai Eri, 135 pagine ricche di particolari inediti, 15 euro, in uscita a fine maggio) Gino Paoli si racconta proprio così, senza sconti, da quando al casino Castagna di Genova portava la pagella a una «signorina» (che lo prese a schiaffi perché i voti erano scarsissimi) fino a oggi che riveste due cariche ufficiali: presidente della Siae e padre autorevole della canzone d’autore: «Ho sempre cercato di fare e ho dimenticato di apparire», spiega. E puf: giù un’altra boccata di fumo.

    Però scusi, Gino Paoli, a nessun artista piacciono i fischi.

    «In realtà io me li aspetto tutte le sere. Ogni spettacolo è una match di box: puoi darle e puoi prenderle. Tanti anni fa ho cantato una canzone di Brel tradotta in italiano e il pubblico ha iniziato a fischiare».

    E lei?

    «Allora mi sono interrotto, ho attaccato Il cielo in una stanza, tutti hanno applaudito. E io mi sono arrabbiato: se prima fischiavate Brel, non potete battere le mani per questa canzone, vuol dire che non avete capito niente».

    Lei quando ha iniziato a capire?

    «A me, e a quelli della mia generazione, è capitato tutto all’improvviso dopo la fine della guerra mondiale. E’ arrivato il jazz. E’ arrivata tutta la musica americana. E abbiamo iniziato a leggere Sartre, Mallarmé, Rimbaud. E ad ascoltare i grandi francesi. Eravamo sotterrati da questa conoscenza».

    Ha detto: volevamo usare nelle canzoni il linguaggio di tutti.

    «Allora c’erano tanti stereotipi, troppi, partendo dal presupposto che la parola dovesse essere poetica o ispirata. No, la poesia è un flash emozionale, è quello che non si dice, che sta dietro alla parola».

    Oggi dicono che i rapper siano i nuovi cantautori.

    «La musica è nata come ritmica, come percussione, e il rap è senza dubbio essenzialmente ritmo. Ma a me piace che la musica conservi melodia e armonia, sono ricchezze che abbiamo raggiunto nei secoli».

    La scuola genovese ha dato melodia alle parole.

    «De André, Lauzi (il più trascurato, quello che mi manca di più), Bindi e gli altri».

    E Luigi Tenco.

    «Quando provai a suicidarmi e mi sparai al petto (ha ancora un proiettile calibro 5 di fianco al cuore – ndr), lui si piantò davanti alla mia camera in ospedale continuando a ripetere: ma non è possibile, come ha fatto, gente come noi non si suicida».

    Qualcuno pensa che non si sia ucciso.

    «Quella sera al Festival di Sanremo era completamente fuori. L’ho visto già quando cantava. Pochi mesi prima era andato a fare un giro in Svezia, pensando di mantenersi suonando. Invece lui, e chi era con lui, finì a lavare molti piatti per sopravvivere… Lì scoprì la strategia degli svedesi per andare fuori di testa: invece di bere una bottiglia di whisky, prendevano un sonnifero, il Pronox, e dopo un solo bicchiere. Alla fine ti stordiva e arrivavi a guardarti come se tu fossi fuori da te, come se vivessi una recita».

    Scusi ma lei come fa a saperlo?

    «Lo facevano in tanti, anche io lo facevo e so come andava. Credo che Tenco quella sera fosse sotto l’effetto di quel miscuglio, non penso volesse realmente togliersi la vita».

    La cosiddetta «mafia genovese» però non è composta soltanto da musicisti.


    «No e difatti la definizione viene da Antonio Ricci. Con noi anche Renzo Piano, Beppe Grillo, Arnaldo Bagnasco… Prima di candidarmi alla Camera nel 1987, convocarono una cena per farmi cambiare idea. Piano disse: “Tu fai già politica con le tue canzoni, lascia perdere”. Non cambiai idea e fui eletto nel collegio di Napoli. Allora quando l’hanno nominato senatore a vita, gli ho mandato un sms: “Uè geometra, ti hanno messo nella merda sul serio, stavolta”. Ci conosciamo da quando eravamo boyscout, so che se lo chiamo geometra, scherzosamente si arrabbia».

    E lui cosa ha risposto?

    «Hai ragione tu, lo sono davvero. Aiuto! Il geometra».

    E Grillo?


    «Tanti anni fa volevamo prendere una grande casa e andare a vivere insieme. Per fortuna non l’abbiamo fatto, altrimenti adesso che vita farei con tutti i giornalisti sotto casa ogni giorno? E’ un inferno, e gliel’ho pure detto, sa?».

    E a Renzi cosa direbbe?


    «Valuto sempre le persone dai risultati e non dalle parole. Sono in attesa, come credo tutti gli italiani, di giudicare i risultati quando ci saranno. Se ci saranno».


    fonte: ilgiornale.it




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    Ti ricordi? No non mi ricordo





    « Ti ricordi il sole, nella casa al mare?
    ti ricordi i fiori che curavi tu?
    ...ti ricordi il vento, nella casa al mare?
    quando c'era freddo e non lo sentivi »


    (Boccadasse)


    Ti ricordi? No non mi ricordo, pubblicato nel 2004, è un album dei cantanti italiani Ornella Vanoni e Gino Paoli.


    Il disco

    A vent'anni dal primo (ed unico) progetto a quattro mani, Ornella Vanoni e Gino Paoli pubblicano questo album di canzoni inedite, di cui però solo 6 in duetto. Hanno partecipato al disco vari artisti, tra cui Sergio Cammariere, Enrico Rava e Mario Lavezzi. In contemporanea alla pubblicazione dell'album, è uscito anche un libro, Noi due, una lunga storia di Enrico de Angelis, edito da Mondadori.

    Tracce

    Boccadasse
    Fingere di te
    Il buonsenso
    Lo specchio
    Magari (Tomara)
    Uguale a te (Se todos fossem iguais a você)
    G.a. Lux
    Sogni (Dedicato a Hugo Pratt)
    Io non t'amerò per sempre
    L'azzurro immenso
    Annamaria
    Una parola (È preciso perdoar)




    da Wikipedia
    foto: amazon.it





    Boccadasse





    Fingere di te





    Lo specchio


    Forse nel tuo specchio non sei più quella di ieri,
    ma non devi credere ai sorrisi degli specchi.
    raccontano bugie...che hanno le gambe lunghe come il tempo
    c'è uno specchio nei miei occhi dove tu sei sempre uguale...
    me l'ha dato un vecchio che leggeva nelle stelle
    e nella bianca luna
    che porterà fortuna al tuo cuore
    sono i musicisti della notte
    sa riflettere un ritratto
    sempre uguale
    e nel buio il suono
    si ripete come un ecco
    di cristallo sopra il vetro
    vieni qui a guardarti
    nello specchio dei miei occhi
    e vedrai ti riconoscerai
    vieni ti vedrai ancora
    bella come sei per sempre
    bella
    cerca ancora nel cassetto
    dei giorni perduti
    tra le collanine e le matite
    per il trucco
    ci troverai la prima
    mia poesia d'amore mai finita
    sono i musicisti della notte
    sa riflettere un ritratto
    sempre uguale
    e nel buio il suono
    si ripete come un ecco
    di cristallo sopra il vetro
    vieni qui a guardarti
    nello specchio dei miei occhi
    e vedrai ti riconoscerai
    vieni e ti vedrai ancora
    bella come sei per sempre
    bella come tu per me sarai
    bella sempre.

     
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    Gino Paoli confessa: tentai il suicidio per la paura della noia


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    Scritto da: dr. apocalypse - sabato 17 maggio 2014

    Lucio Palazzo racconta un Gino Paoli inedito nel libro I Semafori Rossi non sono Dio

    80 anni a settembre, Gino Paoli è uno dei pilastri della musica italiana degli ultimi 50 anni. L'11 luglio del 1963 lasciò l'Italia con il fiato sospeso dopo aver tentato il suicidio, sparandosi un colpo al cuore con la pistola. Ma non per amore, come tutti noi abbiamo sempre creduto, bensì per noia. A confessarlo lo stesso cantautore, nel libro I semafori rossi non sono Dio, scritto da Lucio Palazzo, in uscita a fine mese ed oggi anticipato dal settimanale Gente. Un libro che ha visto Paoli ripercorrere con sincerità la propria esistenza, tentato suicidio compreso. Il Cielo in una Stanza, ad esempio, non è dedicata ne' alla prima moglie Anna ne' a Stefania Sandrelli, suo amore di quegli anni.

    "A 17 anni persi la testa per una prostituta. La camera dove stavamo aveva il soffitto viola con uno specchio. Lei era una donna bellissima, ma io non avevo soldi. Chiesi a mio padre la paghetta di un anno in anticipo".

    La prima moglie di Gino fu Anna Fabbri, madre di suo figlio Giovanni, nato nel 1964, ovvero poco prima che scoppiasse lo scandalo della relazione con Stefania Sandrelli, iniziata quando l'attrice era ancora minorenne. Nacque Amanda, in Svizzera e in gran segreto. Poi l'amore con Ornella Vanoni, così definita dallo stesso Paolo:

    "E' una rompicogli**i mostruosa. Voleva cantare da soprano, io invece volevo che cantasse come si cantano le canzoni. Lei si rifiutava. Una sera non ce la facevo più e l'ho presa a sberle".

    Altra donna celebre Mina, frequentata da Gino per un po' di tempo ma 'senza andarci a letto', per poi arrivare a quel fatidico 11 luglio del 1963. Il giorno del tentato suicidio:

    "Quando ho cercato di ammazzarmi si trattò di un atto voluto, pensato. Pensavo non ci fosse altro da vivere. La mia canzone Sapore di Sale era ovunque, ero famosissimo, l'uomo del momento. Paura della noia, della ripetizione. Avevo 3 macchine in garage, avevo i soldi, le donne, cosa potevo volere ancora?".

    Niente se non un colpo di pistola, fortunatamente non andato a segno fino in fondo, per una carriera che ha poi incrociato anche il mondo della droga.

    "Da un certo anno in poi andai in crisi. Nella mia vita entrò la droga. Ci sono cascato e ne sono uscito. Accadde per caso, un giorno arrestarono tutti i miei fornitori, non c'era più droga per chilometri. Andai a rileggere i testi che avevo scritto sotto l'effetto degli stupefacenti. Erano delle sciocchezze immonde. Decisi di smettere".

    Dal 1991 sposato con Paola Penzo, autrice di alcuni suoi brani e madre dei suoi due figli, Nicolò, nato nel 1980, e Tommaso, nato nel 1992, Gino Paoli non ha mai vinto il Festival di Sanremo. Unica mancanza, probabilmente, in una vita ricca di soddisfazioni, clamorose cadute e coraggiose riprese.

    © Foto Getty Images - Tutti i diritti riservati


    Fonte:
    http://www.gossipblog.it/post/257183/gino-...aura-della-noia
     
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