"Fare il mio mestiere significa realizzare la mia vita costruendo prodotti e attrezzi utili a me e agli altri uomini."
(Gino Paoli, dalla copertina interna del disco)
Il mio mestiere è un album doppio di Gino Paoli del 1977.
Il disco
La Durium, l'etichetta discografica che lo produsse, avrebbe voluto, per Paoli, pubblicare un'altra antologia di vecchi successi, cavalcando l'onda di un rinnovato interesse generale per i revival. Ma il cantautore, quasi per dispetto e seppur fosse stato da lungo tempo condannato all'oblio dal panorama musicale di quegli anni, decide di tornare in sala di incisione, dopo due anni di assenza, con diciotto inediti. Diciotto brani, nemmeno tipicamente "paoliani", che riescono incomprensibili al pubblico "giovane" degli anni Settanta, e che frastornano quello già consolidato del cantautore. La donna e l'amore, temi costanti di Paoli, sono in questo album quasi del tutto assenti o riletti in una chiave molto più desolata e malinconica che in passato. Eccetto 67 parole d'amore, rimasta la più celebre dell'album - la sola ad essere riproposta in antologie - e Quando ti amo, le canzoni spaziano tra i temi dell'omosessualità (I fiori diversi), dell'emarginazione (Gli amanti brutti), della difficile condizione della comunicazione artistica (Il mio mestiere e Sipario), della retorica ideologica che sottendeva, in quegli anni, l'impegno politico di una generazione (Al gran ballo delle idee), della morte (Io morirò, Meri Clen), dell'illusione di libertà nell'era del consumismo e della reificazione (la dylaniana Oggetti), dell'indipendenza che si paga con la solitudine (Senza fissa dimora), dell'uguaglianza (Democrazia), ecc. Signora Giorno è dedicata a Billie Holiday. Esiste una registrazione live dei brani Don Chisciotte e Democrazia di un concerto che Paoli tenne insieme a Umberto Bindi, Bruno Lauzi e Sergio Endrigo al teatro Sistina il 19 Maggio 1978, nell'album L'unica volta insieme. A Discoring di Gianni Boncompagni, il 12 Marzo 1978, presentò Al gran ballo delle idee. Nella raccolta in CD doppio del 2009 Senza fine, Paoli inaugura l'album proprio con una nuova versione de Il mio mestiere, canzone che dà il titolo all'album del 1977. Date le scarsissime vendite, è considerato un album "maledetto" nella storia del cantautore, e non ne è mai stata proposta una versione in CD. Esiste, ad oggi, soltanto in vinile.
Lo spettacolo teatrale
Con la regia e i testi di Arnaldo Bagnasco, Il mio mestiere diviene anche uno spettacolo teatrale prodotto dallo Stabile di Genova che, a differenza del progetto discografico, sembra registrare di volta in volta sempre maggior plauso, fino al "tutto esaurito". "La fortuna di questo spettacolo", dirà Paoli, "si spiega grazie al fatto che i giovani si sono stancati delle canzoni che non suscitano dubbi. Sanno che le incertezze, spesso, aiutano più delle grandi idee".
Tracce
Volume 1
Sipario Don Chisciotte Senza fissa dimora Meri Clen Madama Malinconia 67 parole d'amore Signora Giorno Io morirò Al gran ballo delle idee
Volume 2
Il mio mestiere Sistematicamente Queste piccole cose Quando ti amo Gli amanti brutti Dir di no, dir di sì Democrazia I fiori diversi Oggetti
Se fossi un ricordo potrei riempirti gli occhi se fossi un sorriso aprire la tua bocca e se fossi un sogno potrei abitare nel tuo cielo se fossi un gatto dormire sul tuo cuore e se fossi un poeta potrei dire che sei bella come un giorno inventato bella come un uomo che piange bella come un bimbo che dorme bella come tutte le cose che non ho se fossi un gatto dormire sul tuo cuore e se fossi un poeta potrei dire che sei bella come un giorno inventato bella come un uomo che piange bella come un bimbo che dorme bella come tutte le cose che non ho
Ha tutte le carte in regola Livorno Don Chisciotte Tu no Il merlo Sporca estate Io e te, Maria Il vino Ma che buffa che sei Canto una suora Disse: Non Dio, decido io
Averti addosso Come un lupo Fotografia Ninna no Una lunga storia d'amore Col branco La luna e il Sig. Hyde Da parte di lei Finale
Recensione scritta da dosankos per DeBaser.
Per qualsiasi creatura razionale, ma inevitabilmente sensibile ed incline ai turbamenti interiori dell'animo, giunge l'età per iniziare a lasciarsi alle spalle, quella rabbia arcaica, quella lieve manifestazione di "anti-qualcosa" per tendenza (talvolta) acquisita o (sovente) istintiva ed elaborare un processo di ricostruzione spirituale, non propriamente legata ad un qualsivoglia Dio o presunte entità sovrannaturali. Si genera così, con una stimolante naturalezza, come un lepidottero dal bruco, come un inaspettato soffio tiepido nei giorni della Merla, lungo un percorso più lineare e pianeggiante, tra un nitido e fresco sentiero in un mattino d'aprile, quella sensazione di quiete emotiva, di abbandono dell'afflizione, di declinazione degli sgomenti esistenziali.
Ha certamente dell'insolito la vicenda di Gino Paoli, cantautore di origini friulane, naturalizzato genovese e caposaldo della gloriosa scuola di Tenco, De André, Endrigo, Lauzi e Bindi, che nella stagione del suo mezzo secolo (autunno 1984), emerge dagli abissi di una crisi che pareva ormai aver decretato il suo requiem creativo e come i suoi venerati gatti, riagguanta con gli artigli appuntiti, il bandolo dell'ammatassato gomitolo, ingarbugliatosi circa vent'anni prima, celebrando da quell'istante un rinascimento artistico ed umano. Lo riagguanta e lo rammenda con una dolce-aspra pace interiore che sta lentamente consolidando con il proprio Io, dopo aver passato il decennio di piombo, in sordina e dimenticato dal "giro", sfiorando l'implosione professionale, tra innumerevoli raccolte volute dalle case discografiche, in previsione di uno "già arrivato", cantando e decantando un certo disagio e un'insicurezza intimista, prima che sociale, non percepita dalle masse giovanili, incanalandolo lungo una spirale di immeritati fiaschi discografici ("I Semafori Rossi Non Sono Dio", tributo al cantautore spagnolo Joan Manuel Serrat, "Ciao, Salutime Un Po' Zena", interessante ode dialettale al capoluogo ligure e "Il Mio Mestiere", unico finora doppio LP, ambizioso, crepuscolare, affascinante e a mio parere, il suo album più bello, reale e personificato), disavventure che invece non accaddero ad altri noti colleghi ideologicamente idolatrati. Questi caotici "seventies" paoliani, possiamo pure sostenere, che si chiusero a 1980 inoltrato, con l'album tributo a Piero Ciampi "Ha Tutte Le Carte In Regola", irripetibile artista contro, incazzato, amareggiato ed incompreso. Tali stati d'animo parevano ormai irrimediabilmente aleggiare anche attorno al consacrato autore de "Il cielo in una stanza" e "Sapore di sale", che dopo essersi giocato il capitolo "impegnato", rischiava ormai di venire definitivamente relegato a canzonettaro di serie B e ricordato nei secoli dei secoli come strimpellatore estivo da "falò in spiaggia", un autentico italian-beach-style, come Rita Pavone, Edoardo Vianello o Piero Focaccia, se non avesse coraggiosamente estratto le armi che più lo hanno sempre rappresentato ed identificato: la raffinatezza e una certa struttura poetica che amalgamate ad una consolidata maturità, ad un'elegante esperienza e ad un'onesta promozione pubblicitaria degna del suo blasone, gli consentirono, di generare un novello ciclo di fortunati lavori, inaugurati con l‘album "La Luna E Il Sig. Hyde", agganciando al suo repertorio più illustre, limpide e più attuali gemme che con gli anni successivi, si sarebbero cementate tra i suoi classici.
E come non menzionare "Una lunga storia d'amore" e "Averti addosso", premiata con la Targa Tenco come miglior canzone del 1984 e già pubblicata in un EP di quattro tracce pochi mesi prima (un altro celebre genovese si aggiudicò quell'anno, con "Creuza De Mà" il "miglior album" e la "migliore opera dialettale", mentre l‘amica di sempre Ornella Vanoni, "miglior interprete"), puri e gentili brani d'amore e d'innamoramento, spalleggiati da altre piccole, significative ed ispirate composizioni, rimarcanti una ricercata solitudine che Gino pretende e promette a se stesso di conservare; "Come un lupo", "Nel branco" e "La luna e il signor Hyde", rivelano ancora il suo lato più introspettivo, dualista, l'animale pensante che per una questione puramente biologica cerca compagnia, ma l'allegria partorita lo infastidisce. Ama l'entusiasmo interiore, non lo esterna e non si mischia con i suoi dissimili-simili, forse condivide le loro analoghe idee, ma una volta costretto a guerreggiare, parte a capo chino con i propri mezzi.
Non abbiamo negli altoparlanti il disco perfetto, ciò che ogni cantautore avrebbe ambito scrivere. E' un prodotto leale, sincero e spontaneo che con melodie semplici, ma ben strutturate riesce in più frangenti a far vibrare le corde emozionali e senza ombra di tentennamenti, anello fondamentalmente robusto nella costellata collana discografica di Paoli. "Dalla parte di lei", "Ninna no", "Fotografie", altre brevi gocce di Gino che si spandono, rilucendo sul pavimento del tempo realmente vissuto o di quello sognato un po' effimero; sono frasi immediate, parole genuine, trasmesse da quel timbro flebile, con un accenno di ruvidezza, parole vestite dai tocchi sciolti ed esperti lungo i tasti di un pianoforte, parole velate da un'ennesima sigaretta accesa che impregna scenograficamente l‘aria, parole imbevute da un bicchiere di whiskey poggiato a terra durante un assolo, parole scorte propagarsi in elevazione, da due minuscoli occhi celesti, protetti da un paio di occhiali a goccia, sopra quella diradata chioma, già inoltrata all'inevitabile imbiancamento, di un secondo tempo appena iniziato, riassunto in un gioco di espressioni, dall'aria malinconica e riflessiva, spesso spontaneamente marcata e a lievi sprazzi saggiamente sorniona, impresse lungo un'immaginaria 35mm in copertina.
Parole che come un proiettile trafiggono dirette il cuore. Ma trafiggono delicatamente. Un proiettile che non da più alcun tormento.
Video Averti addosso
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Come un lupo
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Una lunga storia d'amore Quando ti ho vista arrivare bella così come sei non mi sembrava possibile che tra tanta gente che tu ti accorgessi di me. È stato come volare qui dentro camera mia come nel sonno più dentro di te io ti conosco da sempre e ti amo da mai. Fai finta di non lasciarmi mai anche se dovrà finire prima o poi questa lunga storia d'amore ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai. Fai finta che solo per noi due passerà il tempo ma non passerà questa lunga storia d'amore Ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai È troppo tardi ma è presto se tu te ne vai.
Io ci sarò A Mirandola In quest'autunno Cosa farò da grande Da lontano L'ho scritta mille volte Napoletana Io che non so l'inglese Il mare il cielo un uomo Ti lascio una canzone
E penso a questa casa senza me la sera dolce come un'abitudine a la mia chitarra chi è chi la suonerà a la luce in casa chi è chi la spegnerà Io non sarò lontano tre passi dietro a te come un gabbiano cieco Io ti ritroverò, ti riconoscerò Io ci sarò negli occhi di chi tu sorriderà nel vento tra i capelli ci sarò nella tua ombra lunghissima e tenera Io ci sarò negli occhi di chi ancora te amerà nel mare tra le gambe ci sarò nel tuo respiro lunghissimo Navigherò sul tempo sempre restando al sud come un gabbiano cieco Io ti ritroverò, ti riconoscerò Navigherò sul tempo tre passi dietro a te
Cosa farò da grande MIO FIGLIO HA CINQUE ANNI E CINQUE CONVINZIONI FACENDO BENE I CONTI NE HA CINQUE PIU' DI ME SE IL NERO FOSSE BIANCO SE IL BIANCO FOSSE NERO SAREI POCO SICURO DI QUELLO CHE ORA SO' IO CHE MI FIDO SOLO DI CHI MI HA DATO IL CUORE QUANDO NON CE L'AVEVO IO E SONO ANCORA QUI QUI CON LE MIE DOMANDE E SONO ANCORA QUI COSA FARO' DA GRANDE NON SEGUO L'UOMO BIANCO CHE PARLA DELLE DONNE NON LO CAPISCO QUANDO PARLA DI BELZEBU' NELL' UOMO PIU' FEROCE NEL SERPE PIU' CATTIVO SE CRISTO FOSSE VIVO IO LO VEDREI ANCHE QUI ANCHE SE NON LO VEDO NON MI COMPORTO MALE CORRO DA INDIPENDENTE SEMPRE E SONO ANCORA QUI QUI CON LE MIE DOMANDE E SONO ANCORA QUI COSA FARO' DA GRANDE E SONO ANCORA QUI QUI CON LE MIE MUTANDE E SONO ANCORA QUI COSA FARO' DA GRANDE IL TIZIO CHE HA RUBATO STANOTTE IN CASA MIA NON HA PORTATO VIA UN DUBBIO CHE C'E' IN ME SE NON MI ANDAVA BENE CON LE CANZONI FORSE ERO DALLA SUA PARTE E C'ERA UN LADRO IN PIU' LE STRADE SONO GIUSTE ANCHE QUELLE SBAGLIATE BASTA NON ESSER CERTI MAI E SONO ANCORA QUI QUI CON LE MIE DOMANDE E SONO ANCORA QUI COSA FARO' DA GRANDE E SONO ANCORA QUI QUI CON LE MIE MUTANDE E SONO ANCORA QUI COSA FARO' DA GRANDE
L'ufficio delle cose perdute è un album del cantautore italiano Gino Paoli, pubblicato nel 1988 dall'etichetta discografica Ricordi.
Il disco
I brani sono stati composti dallo stesso artista con Paola Penzo.
Tracce
L'ufficio delle cose perdute Questioni di sopravvivenza Uomini piccoli Hey ma Io vado con l'anima Coppi Parigi con le gambe aperte (feat. Ricky Gianco) Le mie ali di ieri Il fantasma blu
La la laio la la laio la la laio la la la laio la la la la la laio la dimmi ma e' vero che tutti gli altri sono uguali a me e no non e' proprio cosi' hey ma ma e' vero che chi e' piu' bianco e' piu' forte di me e si' sara' sempre cosi' hey ma e' vero che chi e' piu' forte ha piu' ragione di me e si' sara' sempre cosi' ma e' vero che il colore e' solo luce e la luce e' la speranza e che siamo noi hey ma tu dici che Cristo ha l'anima uguale a me e si' nera come te Cristo ha l'anima di un arlecchino con tutti i colori dell'arcobaleno e si' forse e' proprio cosi' sara' vero che il colore e' solo luce e la luce e' la speranza e che siamo noi la speranza camminando noi verso il sole dentro il sole che salira' nero puo' essere bandiera per una idea libera e vera hey ma un giorno verra' che caino non ammazzera' e no suo fratello mai piu' se un cagnafetron avra' un colore saran figli di un professore e si' questo e' proprio cosi' sara' vero che il colore e' solo luce e la luce e' la speranza e che siamo noi la speranza camminando noi verso il sole dentro il sole che salira' la la laio la la laio la la laio la la la laio la la la la la laio la la la laio la la laio la la laio la la la laio la la la la la laio la la la laio la la laio la la laio la la la laio la la la la la laio la la la laio la la laio la la laio la la la laio la la la la la laio la
Era qui in casa mia, oramai non c'è più. E' sparito il mio fantasma blu. Era lui che portava allegria, era lui che mi dava poesia. Chi lo incontra gli dica da parte mia che ritorni il mio fantasma blu. Chi lo incontra gli dica da parte mia che ritorni il mio fantasma blu. E può darsi che torni anche tu, se ritorna il mio fantasma blu... ...se ritorna il mio fantasma blu