SACRIFICI RITUALI

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  1. gheagabry
     
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    Omicidio rituale nella storia




    “Vi ho offerto cuori interi, vi ho offerto coppe di teste e visceri ..…” (Canto delle streghe di Tessaglia).
    “Squarta… taglia… affetta… Dalla tomba il mio grido a voi che ancora siete… Squarta… taglia… affetta…” (by Gianni Leone)

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    L’omicidio rituale, eseguito da un soggetto o da più individui, appartenenti ad una setta o congrega, di solito viene celebrato per onorare un credo. Parlare di questo argomento vuol dire, affondare un viaggio nelle proprie radici, nelle pieghe oscure della psiche umana, ma vuol dire anche, discutere della storia dell’uomo nella sua più intima essenza.
    In ogni epoca, gli Dei hanno preteso ed ottenuto, sacrifici cruenti, per placare la loro collera, affinché invece di divenire dispensatori di disgrazie e morte, fossero indotti a dispensare doni e favori agli adepti. Le sepolture neanderthaliane di Krapina, celavano ossa di uomini e donne, vittime di riti cannibalico-sacrificali. Nelle torbiere di Danimarca, sono stati estratti i corpi perfettamente conservati, di vittime sacrificali. I Druidi compivano uccisioni rituali, all’ombra dei misteriosi e mistici Dolmen, così come gli altari Italici grondavano del sangue di giovani vergini e fanciulli. La leggenda del Minotauro, cela forse il rito più crudele e folle… un’allucinante realtà, degna della fantasia di uno scrittore… il culto del toro della fertilità esigeva annualmente ecatombi di giovani ragazze e ragazzi, che nei labirinti del tempio trovavano la morte, attraverso la sanguinaria mano dei sacerdoti mascherati con teste di toro.
    Tutta la preistoria e l’antichità sono pregne di una sorta di “ansia sacrificale”, in un’orgia di sangue e crudeltà, dove il misticismo e il sadismo, si fondono con l’ottuso e feroce desiderio represso della carnalità.

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    Nell’antica Grecia, si sacrificavano fanciulli e fanciulle, mentre le Menadi, in preda ad un autentico furore cannibalico, sbranavano le vittime ancora vive, come predatori affamati. In Arcadia, nel tempio di Bacco, avveniva la flagellazione a morte delle vergini, un oscuro culto che in parte si rifaceva al mito di Artemide. Presso i Maya e gli Aztechi, la morte cruenta dai bambini e delle bambine, veniva praticata da “sacerdoti specializzati” e addestrati in particolari periodo dell’anno, durante i quali centinaia di innocenti morivano sotto gli affilati coltelli di ossidiana. In seguito altri “sacerdoti specializzati” estraevano il cuore e scuoiavano il corpo, con una tale abilità che il sacrificatore poteva indossare la pelle della vittima.
    Nell’oceano di sangue e sacrifici della storia, spicca in tempi non molo distanti dai nostri, l’affascinante e inquietante storia della setta dei Thugs, adoratori della Madre Nera, la Dea Kalì, signora della morte.
    I Thugs erano solitamente stimati cittadini, sia indù che mussulmani, che periodicamente si riunivano per compiere omicidi ai danni di viandanti, ai quali si univano fingendo di essere viaggiatori essi stessi. Legati da un vincolo di sangue, i Thugs uccisero un milione di persone, prima che Sir William Sleeman, con le sue indagini e la sua azione di polizia, ponesse fine al delirio sanguinario dei Thugs, nella prima metà dell’Ottocento. Gli adepti di questa setta, consideravano l’omicidio, come il valore più importante della vita e ne erano così fieri che non mostrarono nessun pentimento nel narrare gli omicidi a Sleeman. Il Thug appena bambino, veniva portato nelle spedizioni dal padre o dallo zio, aveva così modo di apprendere tutte i trucchi e le astuzie per ingannare la futura vittima, nonché di assistere ad omicidi ed apprendere l’uso del rumal, (la striscia di stoffa con la quale veniva strangolata la vittima). Oramai “figlio della Dea”, il giovane poteva bere il ghor (la sacra bevanda) e divenire un Thug a tutti gli effetti.
    Una ventina di anni fa, fece scalpore la notizia delle uccisioni rituali in onore di Kalì, perpetrate dallo Swami Laxman Sigh Giri, accusato di almeno cinque infanticidi. I suoi complici adescavano le giovanissime vittime, con dolci e biscotti, in seguito le conducevano nell’eremo del macabro e sanguinario asceta; in quel luogo venivano sgozzate ed il loro sangue versato all’interno di una bottiglia, dalla quale si dissetavano lo Swami e i suoi adepti, nelle notti di luna piena.
    Il 17 gennaio 1961, Patrice Lumumba, ex Capo del governo del Congo, fu ucciso dai suoi amici all’aeroporto di Elisa-bethville. La testa, i genitali ed il cuore, furono asportati dal corpo ed inviati a Tshombe (il suo avversario politico), il quale li usò durante rituali magici che dovevano assicurargli la vittoria.
    L’ex Presidente di Haiti, Duvalier, resse per decenni il suo potere politico, con il voudou, i suoi sacrifici di sangue e “l’esercito dei non morti”; in fine come non citare Bokassa, l’ex imperatore della Repubblica Centro Africana, che con i suoi crimini e rituali, basati sull’uccisione ed il cannibalismo dei suoi nemici politici.
    In questo inizio di millennio, riemerge dal buio delle persecuzioni dei secoli passati, il culto di Satana, non nella visione magica e pan-sessuale, ma nell’ideologia dei mostruosi riti di sadismo e perversione, figli oscuri di un passato sanguinario…



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  2. gheagabry
     
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    La storiografia è piena di errori. Sebbene molti pensino che i Galli sacrificassero uomini e bambini (diceria rivelata da Giulio Cesare nel De Bello Gallico, un'opera non certo imparziale), è stato appurato che presso quel popolo non vi era abitudine di uccidere esseri umani per scopi rituali. Anche presso i Cartaginesi, demonizzati come infanticidi, i sacrifici umani non esistevano. Per tacere degli Spartani: l'insinuazione che gettassero i neonati deformi dalla Rupe Tarpea del monte Taigeto è assolutamente inventata, forse da quegli stessi Ateniesi loro acerrimi nemici. Invece si omette il fatto che proprio ad Atene esistesse la pratica del sacrificio umano: ogni anno un uomo, appositamente cresciuto per questo scopo, veniva immolato per placare le discussioni e le lotte interne alla città. La sua morte serviva da catarsi della violenza intestina e metteva fine ai contrasti tra le varie fazioni.

    Anche nei momenti di crisi internazionale, come narra Pausania, si richiedevano sacrifici umani: la morte di un prescelto mutava il corso degli eventi. A Roma invece non esisteva un abitudine al sacrificio: a parte miti di sacerdoti e anziani gettati nel Tevere ritualmente, peraltro caduti in disuso in età classica, vi si ricorreva in caso di gravi minacce alla città. Ad esempio durante la guerra coi Sanniti; oppure durante la campagna italiana di Annibale, dopo la rovinosa (e potenzialmente catastrofica) disfatta di Canne, quando i Cartaginesi sconfissero i Romani a tal punto da poter conquistare l'Urbe. I Romani sacrificarono membri di entrambi i sessi di popoli italici culturalmente difformi, come cittadini della Magna Grecia e Galli del settentrione. In questo gesto dal sapore razzista c'era il disprezzo per il diverso, l'uccisione e l'eliminazione dello scomodo, del fastidioso: in tal modo si esorcizzava il timore della conquista esterna e si dava coraggio al senso della stirpe. In un accezione moderna, nella schiavitù e nella servitù coatta di tanti popoli conquistati vi era, da parte dei Romani, la precognizione del razzismo (nazifascista ma anche nazionalista e regionalista) moderno.


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  3. tappi
     
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    GRAZIE GABRY
     
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2 replies since 6/12/2010, 16:30   616 views
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