MESOPOTANIA

..LA CULLA DELLA CIVILTA'

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  1. gheagabry
     
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    Civiltà Mesopotamica



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    “L’origine della civiltà conosciuta risiede nei luoghi dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale, due ampi territori nei quali presero vita, destrezza e abilità le popolazioni antiche dai primordi delle colture primitive, successivamente tramandate ai popoli meno progrediti dell’Occidente e del Settentrione. Nel mondo antico esistevano tre grandi civiltà principali: Mesopotamica, Egizia e Cretese, emerse verso la fine del IV millennio a.C. e sviluppate contemporaneamente.”
    Mentre nei paraggi del delta del Nilo si formava la prima dinastia dei faraoni, in una regione meridionale in prossimità del Golfo Persico sorgeva la remota civiltà sumerica, le cui origini sono radicate nei periodi della preistoria, che divenne nel corso dei secoli un excursus di popoli dalle diverse etnie, amalgamate tra loro, originanti civiltà più articolate e rimarchevoli, nonostante le caratteristiche peculiari conservate nel perdurare del tempo.
    I principali popoli della Mesopotamia governarono con giustizia e diplomazia, un notevole pregio avveniristico per le antiche culture antecedenti alla nascita di Gesù Cristo, dai quali abbiamo tramandato gli elementi fondamentali della letteratura, delle arti e della scienza. Basti ricordare la codificazione delle leggi per la regolamentazione della vita comune, teorie che influenzarono profondamente le successive civiltà settentrionali, quella greca, etrusca e romana. Furono i popoli mesopotamici ad essere artefici dei principi rudimentali della matematica, della fisica e della filosofia, ad essere fautori delle prime teorie sull’astronomia e la medicina, nonché a introdurre i primi concetti fondamentali della scienza dei miti, ossia la mitologia.
    La mancanza di pietra e legno intensificarono l’uso dell’argilla nella realizzazione dei mattoni, fattore determinante causante l’ampio deterioramento delle costruzioni mediante l’azione degli agenti atmosferici e dei terribili saccheggi ai quali furono sottoposte durante il corso dell’evoluzione della storia nei millenni. L’invenzione della volta, successivamente presa in considerazione dalla civiltà etrusca, è attribuita anch’essa alla civiltà sumerica.
    Le città sorgevano intorno ai palazzi reali, grandiosi edifici monumento edificati con mura e torri merlate, ampiamente sviluppate in larghezza e adornate con imponenti statue colossali, a sua volta sovrastati dalle ziqqurat, altissimi templi a torre edificati a piani sovrapposti e muniti di giardini pensili, un esempio la biblica torre di Babele.
    L’arte mesopotamica assume la caratteristica della poeticità del sentimento, della realizzazione naturalistica in cui spiccano un verismo altamente espressivo e un senso del colore vivace e armonioso. Essa è fastosa, suggestiva, originale e del resto si rispecchia nelle arti minori e nei costumi dell’epoca.



    a cura di Marius Creati
     
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  2. gheagabry
     
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    SUMERI





    Due furono le grandi popolazioni che apparvero nelle valli del Tigri e dell’Eufrate nel IV e III millennio a.C.: gli Accadi a Nord e i Sumeri a Sud. A partire dalla più remota civiltà di Sumer, per secoli convissero nei territori della Mesopotamia avvicendando tra loro supremazia e prestigio sotto l’egida di grandi re, nonostante il loro costante isolamento iniziale in quanto semplici comunità dedite all’agricoltura e all’allevamento ovino e bovino, finché, successivamente all’avvento dei Gutei, un popolo barbaro di origine nomade, la popolazione sumerica, ormai dedita ai grandi traffici commerciali, ebbe il predominio sull’altra diffondendo in tutta l’area mesopotamica la sua influenza culturale e le sue abitudini, tra le quali il culto del vestire, già radicate dai primordi del loro insediamento.
    Tutte le informazioni ottenute sui costumi di questa antica civiltà sono frutto di una conoscenza recepita dagli studi effettuati sui ritrovamenti archeologici reperiti nelle tombe di personaggi della nobiltà, quindi statue e bassorilievi, in cui i morti venivano sotterrati con tutti i loro averi affinchè potessero usufruirne nella loro vita futura, segno di prosperità per i medesimi, poiché essendo il territorio molto fertile e ricco d’acqua sarebbe stato impossibile recuperare indumenti soggetti all’erosione del tempo e sopravvissuti alla distruzione dei millenni. Anche se tali reperti sono estremamente stilizzati gli studiosi sono riusciti a identificare la presenza di un tipologia del vestire sumero dalle fogge ben definite. Complessivamente si individua uno stile prettamente semplice caratterizzato da forme ritenute povere ipotizzando che, secondo le varie testimonianze riportate, l’abbigliamento fosse una delle prerogative meno importanti su cui soffermarsi, sia per la raffinatezza dei gusti spesso sofisticati, specie nei monili d’oro, sia per l’acuto ingegno testimoniato dalle enormi risorse tecniche che consentirono la costruzione di edifici perfetti e la produzione di macchinari altamente progrediti.
    Per entrambi i sessi il vestire sumero consisteva in una gonna lunga e pelosa sino alla caviglia, stretta in vita e avvolta intorno ai fianchi, realizzata in un tessuto a fiocchi, ciocche o frange definita propriamente a falpalà, mentre il torso rimaneva completamente scoperto. Potrebbe probabilmente trattarsi di pelle di pecora o montone con i ciuffi di lana rivolti verso l’esterno. I riccioli della lana erano disposti a balze regolari e sovrapposte, tagliati e pettinati.
    Alcuni frammenti di tessuto rinvenuti nelle tombe fanno supporre invece che il materiale usato non fosse in realtà pelle, in considerazione del clima abbastanza caldo, ma kaunakès, un tessuto dalla trama annodata con ciuffi di lana, che potevano far alludere a ricci e probabilmente realizzato con un procedimento simile alla confezione dei tappeti.
    a cura di Marius Creati
     
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  3. gheagabry
     
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    I Sumeri, antico popolo asiatico originario forse dei monti dello Zagros, tra Turchia e Iran, dalla metà del IV millennio a.C. diedero vita nella bassa Mesopotamia alla prima cultura urbana. In una fase iniziale (3500 - 3000 a.C.), dominata dalla città di Uruk, i Sumeri conobbero un fiorente sviluppo demografico e commerciale, con la fondazione di insediamenti coloniali in area elamitica, assira e anatolica orientale.



    I Sumeri sono penetrati con ogni probabilità in Mesopotamia attraverso una migrazione: o per la via del nord o del nord-est, oppure, come sempra accennare il mito di Oannes, per la via del sud (Golfo Persico), in un momento non ancora precisato del Calcolitico.

    II mito di Oannes





    Le antiche religioni sumeriche avevano un olimpo di dei ampio e ricco di figure che veicolavano conoscenze e saperi agli uomini, consentendo l'evoluzione verso forme più raffinate di civiltà.
    Tra queste figure interessante e curiosa è quella di Oannes. essere anfibio, che partecipava quindi del mare, che per noi moderni è notoriamente origine della vita sulla terra, e della terra, accomunando così le più ancestrali pulsioni degli esseri umani. Per la sua doppia natura di acqua e terra ha avuto il compito di trasmettere i saperi delle lettere. delle arti e delle scienze. nonché delle tecniche: in particolare l'agricoltura, segno della raggiunta capacita dell'uomo di forzare i cicli produttivi della terra e di irreggimentare le acque, di dominare cioè entrambe le forze primigenie della vita.
    L'etimologia del nome è misteriosa e ciò ha permesso anche interpretazioni famasiose come quella di collegarla, per assonanza, a Joannes (,Giovanni›,) Battista, non a caso colui che annunciò una superiore fase della condizione umana attraverso l'immersione rituale e battesimale nelle acque.
    Raffigurazioni di Oannes come divinità assira sono sul palazzo di re Sargon II, in Iraq, risalente al 721-705 a.C..: una anche altre culture, quella sumerica, conoscono la divinità cui fanno cenno cronisti ellenici, dicendola sorgente dalle acque del Golfo Persico.
    E stata notata la presenza di figure riconducibili a Oannes anche in un tempio della religione cristiana, l'abbazia di San Miniato al Monte a Firenze, nel timpano della facciata, sotto la croce patente. Anche nel cristianesimo viene infatti accreditata la funzione veicolare di esseri semi-divini portatori di conoscenza.
    Un certo immaginario collettivo contemporaneo si è impadronito del mito minore di Oannes, attribuendo a tale ambiguo personaggio una derivazione extraterrestre. Esso istituisce paralleli tra diverse culture primitive o protostoriche che conoscevano, almeno secondo certi studiosi, o partecipavano delle medesime mitologie, e dedicavano particolari cerimonie rituali alle stelle, tra le quali Sirio, sito di origine degli alieni Oannes, esseri superiori scesi sulla terra per impartire agli uomini ogni sorta di conoscenza: scrittura, scienze, arti, tecniche di costruzione di case e templi.

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  4. gheagabry
     
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    L'invenzione della scrittura cuneiforme
    Circa 5400 anni fa i Sumeri realizzarono una scrittura dotata di grammatica e sintassi proprie


    Jean-Jacques Glassner




    In Mesopotamia meridionale (la parte sud dell'attuale Iraq), nella seconda metà del IV millennio a.C., i Sumeri furono i primi a esprimere le parole di una lingua parlata con segni visivi, inventando la scrittura poi definita cuneiforme. Essa deve il suo nome alla forma dei segni che la compongono, che assomigliano appunto a cunei. Ma come nacque la scrittura? Le opinioni si dividono su due tesi. Secondo la prima, che ha le sue origini in Aristotele e nei filosofi del XVIII secolo, l'uomo avrebbe cominciato a mettere a punto un sistema di comunicazione visiva inizialmente privo, o quasi, di rapporti con il linguaggio: esso ricorreva, per esprimersi, a immagini di oggetti o di esseri viventi del mondo circostante, veri e propri disegni figurativi o pittogrammi, che riproducevano, riducendolo ad alcuni dei suoi dati essenziali, il contenuto di un messaggio; si trattava, in un certo senso, di un promemoria, che evolvette verso una vera scrittura solo nel momento in cui divenne fonetico. La seconda tesi, che ha come principale sostenitrice Denise Schmandt-Besserat propone che la genesi della scrittura sia da ricercare nelle tecniche contabili, e più esattamente nei gettoni tridimensionali utilizzati da tutte le società del Vicino Oriente fin dall'epoca neolitica allo scopo di contabilizzare e simboleggiare vari beni.

    Per affrontare il problema dell'origine, ci porremo una domanda preliminare: le testimonianze più antiche della scrittura sono contemporanee alla sua invenzione? Alcuni ritengono che scritti precedenti alle tavolette d'argilla siano esistiti ma, vergati su supporti deperibili come legno, corteccia, cuoio o papiro, abbiano finito con lo scomparire. Grazie all'archeologia, disponiamo però di un elemento non trascurabile che contrasta con questa teoria. Nel corso della prima metà del IV millennio, i mesopotamici inventarono la busta-involucro in argilla entro la quale si raggruppavano sassolini per memorizzare quantità. La scrittura non apparve che più tardi, assieme al suo supporto, la tavoletta in argilla. Solo a partire da questo momento le buste-involucro cominciano a essere a loro volta coperte di iscrizioni. Se i mesopotamici avessero scritto su supporti deperibili precedentemente all'invenzione della tavoletta, non si vedeperché non dovessero fare la stessa cosa con le buste-involucro.
    Del resto, è logico separare la data dell'invenzione della scrittura da quella della sua prima comparsa, supponendo un periodo di gestazione che separerebbe il momento dell'invenzione da quello del primo uso pratico? La scrittura deriva da un lavoro concettuale che non può essere dissociato dalla sua applicazione, se non a rischio di essere svuotato di significato. Invenzione e prima attestazione devono essere necessariamente simultanee, dato che la seconda non è altro che la messa in atto della prima.

    Per affrontare il problema dell'origine, ci porremo una domanda preliminare: le testimonianze più antiche della scrittura sono contemporanee alla sua invenzione? Alcuni ritengono che scritti precedenti alle tavolette d'argilla siano esistiti ma, vergati su supporti deperibili come legno, corteccia, cuoio o papiro, abbiano finito con lo scomparire. Grazie all'archeologia, disponiamo però di un elemento non trascurabile che contrasta con questa teoria. Nel corso della prima metà del IV millennio, i mesopotamici inventarono la busta-involucro in argilla entro la quale si raggruppavano sassolini per memorizzare quantità. La scrittura non apparve che più tardi, assieme al suo supporto, la tavoletta in argilla. Solo a partire da questo momento le buste-involucro cominciano a essere a loro volta coperte di iscrizioni. Se i mesopotamici avessero scritto su supporti deperibili precedentemente all'invenzione della tavoletta, non si vedeperché non dovessero fare la stessa cosa con le buste-involucro.
    Del resto, è logico separare la data dell'invenzione della scrittura da quella della sua prima comparsa, supponendo un periodo di gestazione che separerebbe il momento dell'invenzione da quello del primo uso pratico? La scrittura deriva da un lavoro concettuale che non può essere dissociato dalla sua applicazione, se non a rischio di essere svuotato di significato. Invenzione e prima attestazione devono essere necessariamente simultanee, dato che la seconda non è altro che la messa in atto della prima.






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    "Essa supera in splendore qualsiasi città del mondo conosciuto".. scrisse Erodoto



    BABILONIA




    Babilonia (detta anche Babele, Babel o Babil) era una città della Mesopotamia antica, situata sull'Eufrate, le cui rovine coincidono oggi con la città di Al Hillah, nella Provincia di Babilonia in Iraq...Fu la città sacra del regno omonimo nel 2300 a.C. e capitale dell'impero Babilonese nel 626 a.C.
    È il primo esempio di metropoli moderna; all'epoca di Alessandro Magno contava forse un milione di abitanti.
    Il nome viene dal sumero "KA.DINGIR.RA" la cui traduzione in accadico dà Bab-Ilani, che significa « la Porta degli Dei » . Fu dal II millennio a.C. la capitale d'un potente impero. Una delle ipotesi fa risalire la fondazione della città ad un’ignota regina Nitocris. Un’altra vuole che la regina Semiramide, illuminata consorte del re Nino, primo re assiro, verso il 900 a.C., abbia fatto erigere o ampliare ed abbellire questa città, bagnata dall’Eufrate, per offuscare in parte il prestigio del marito. Il primo re di Babilonia citato dalle fonti è Nabonassar, vissuto tra il 747 a.C. ed il 734 a.C., che poi ha dovuto lasciare il posto all’egemonia assira, iniziata con il re Tiglat Pileser III, che mosse guerra anche contro i caldei. Passò poi sotto la dominazione Amorrea, venne distrutta dagli Ittiti, sottomessa ai Cassiti, agli Elamiti e poi dagli Assiri. È liberata da Nabopolàssar, padre di Nabucodonosor II...Alcuni re assiri si proclamarono anche re di Babilonia, assumendo due nomi, uno come re di Assiria ed uno come sovrano babilonese. Tutto questo durò fino al 626 a.C., quando Nabopalassar, padre di Nabucodonosor, con l’aiuto di Medi, Elamiti, Aramei e Caldei conquistò l’Assiria. Egli riuscì ad unificare le tribù caldee e si alleò con i diversi popoli limitrofi. Nel 614 a.C. prese Assur, mentre nel 612 a.C. il re medio Ciassarre prese Ninive: l’Assiria divenne possedimento della Media.
    Il re babilonese riuscì dove non erano riusciti i regnanti assiri, accecati da una mentalità imperialista e non curanti del pericolo che potevano rappresentare i popoli vicini ancora non sottomessi: i Frigi ed i Lidi a nord, i Medi ad est, i Caldei e gli Elamiti a sud ed i Cimmeri (popolazione celto-scita) ad ovest. L’unico modo per gestire questi pericoli era l’alleanza ed il buon governo e questa politica riuscì molto bene alla cultura babilonese.
    La città era famosa nell'antichità soprattutto per la ziggurat, chiamata in sumerico Etemenanki, che si traduce "Casa delle fondamenta del cielo e della terra", e che molto probabilmente diede origine alla leggenda della Torre di Babele. Era anche nota per la strada processionale, che si apriva con la porta di Ishtar (oggi ricostruita nel Pergamon Museum di Berlino), i suoi templi e, una delle sette meraviglie del mondo, i giardini pensili. Centro di astronomia e di astrologia. Benché espertissimi nell'osservazione del cielo, non sembra però che i Babilonesi abbiano notato la precessione degli equinozi. Nelle innumerevoli tavole di argilla, sia sumeriche che babilonesi, scoperte in Iraq, si trova la soluzione di vari problemi matematici, fra cui quella di equazioni di secondo grado.
    Il re Hammurabi (Amorrei) redasse uno dei più antichi codici legislativi, il Codice di Hammurabi. Il suo sovrano più conosciuto fu Nabucodonosor II (624 a.C.-582 a.C.), che distrusse il tempio di Gerusalemme nel 587 a.C. e ne deportò la popolazione, celebre episodio riportato nella Bibbia, a sua volta riproposto nella omonima opera di Giuseppe Verdi.



    Ogni anno a Babilonia si celebrava la festa del Nuovo Anno. Il mito della rinascita è sempre presente nelle religioni orientali. Solo il re poteva cominciare la festa ed era accompagnato dai sacerdoti. Ad un certo punto della festa il gran sacerdote schiaffeggiava il re, per ricordargli di essere umano: se questi piangeva, il dio Marduk concedeva all’impero un anno prosperoso, altrimenti vi erano dei presagi nefasti.





    ..........il mito..............



    Poiché nell'universo regnava il Caos, la dea Tiamat e il dio Marduk si scontrarono. Marduk voleva mettere ordine nell'universo e combatté fino a quando non uccise la malvagia Tiamat. Poi Marduk prese il corpo della sua nemica Tiamat e lo divise in due parti: con metà formò il firmamento celeste, con l'altra metà formò le fondamenta della terra. Poi Marduk assegnò a tutti gli altri dei i loro posti e creò il Sole, la Luna, le stelle. Ma gli dei gridarono: - Signore Marduk tu hai affidato un compito a ciascuno di noi ma non hai dato a nessuno l'incarico di servirci e di sostenerci mentre noi lo eseguiremo. Rispose Marduk: - Prenderò sangue di Kingu e fango e ne formerò un piccolo fantoccio. Il suo nome sarà Uomo. Uomo servirà gli dei. Allora gli dei soddisfatti gridarono: - Signore Marduk, noi vorremmo mostrarti la nostra gratitudine costruendoti un santuario sulla terra. Per due anni interi lavorarono ed al terzo anno la città di Babilonia fu innalzata e, sopra a tutti, si ergeva il santuario di Marduk.




    ........I giardini pensili di Babilonia.......



    Gli antichi testi dicevano che i giardini pensili di Babilonia erano il solo luogo della città in cui era stata usata la pietra. Erodoto, cui piacevano oltremodo i particolari pieni di fantasia, consacra un lungo paragrafo a questi, che i lirici annoveravano tra le sette meraviglie del mondo. Tanto tempo fa, nella terra di Babilonia, viveva un re chiamato Nabucodonosor. Sposò una bellissima principessa di un'altra terra, e la condusse a Babilonia, la capitale del suo regno. Ma la nuova regina aveva nostalgia delle montagne e dei giardini del suo paese; perciò il re fece costruire dai suoi architetti i giardini più belli del mondo. Gli uomini del re costruirono muri altissimi con sopra fiori, alberi da frutta e fontane. I giardini pensili erano i più alti che si fossero mai visti, addirittura come un edificio di trentacinque piani. La costruzione dei giardini non fu facile come se fossero stati costruiti oggi: si dovevano trasportare macigni e rocce da distanze grandissime per costruire muri, terrazze e fontane. In più, per conservare verdi i giardini e per far funzionare le fontane, bisognava pompare l'acqua da un fiume lontano.........Dopo uno studio minuzioso dei testi antichi e un attentissimo scavo, Robert Koldewey (un archeologo) arrivò fatalmente alla conclusione che le strutture a volta presso la Porta Ishtar erano davvero la base di sostegno dei famosi giardini pensili




    .........la bibbia.......



    Babilonia, la favolosa città che sorgeva sulle rive del fiume Eufrate nella fertile pianura della Mesopotamia, aveva origini antichissime ed era già famosa quando al posto di Roma vi erano solo oscuri villaggi di pastori. Ponti, palazzi ciclopici e sontuosi, vasti e rigogliosi giardini, templi splendenti e famosi, un esercito potentissimo, sapienti conosciuti in tutta la Terra, nascondevano però una profonda corruzione che si riassumeva in due sole parole: idolatria e immoralità. Sulla città che sembrava essere eterna pendeva il verdetto di Dio. Quasi cento anni prima che Babilonia raggiungesse il suo massimo splendore, il profeta Isaia aveva predetto, sotto ispirazione divina:
    "Babilonia, lo splendore dei regni, l'onore orgoglioso dei Caldei, sarà sconvolta da Dio, come Sodoma e Gomorra. Non sarà più abitata nè popolata di generazione in generazione; l'arabo non vi pianterà la tenda nè i pastori vi porranno gli stazzi." (Isaia 13:19-20 - P)
    Passavano gli anni e la fiorente città, con la sua accresciuta potenza, sembrava contraddire la terribile profezia. Eppure, alla prima se n'era aggiunta una seconda. Mentre la città era all'apogeo della sua gloria, alla fine del VI secolo a.C., il profeta Geremia annunciava:
    "Quand'anche Babilonia s'elevasse fino al cielo, quand'anche rendesse inaccessibili i suoi alti baluardi, le verranno da parte mia dei devastatori, dice l'Eterno. Giunge da Babilonia un grido, la notizia di un gran disastro dalla terra dei Caldei. Poiché l'Eterno devasta Babilonia... Così parla l'Eterno degli eserciti: le larghe mura di Babilonia saranno spianate al suolo, le sue alte porte saranno incendiate."
    (Geremia 51:53-58 - L).
    "Così parla l'Eterno al Suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra per atterrare dinanzi a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui le porte, sì che niuna gli resti chiusa."
    (Isaia 45:1-2 - L)
    ..Parlando dell'improvvisa caduta di Babilonia non si può fare a meno di ricordare queste parole e di notare che anche il nome del vincitore era stato predetto oltre un secolo prima della sua nascita...un giovane condottiero, Ciro il Grande, audace, abilissimo e astuto.





    .........la torre di Babele.....



    "Allora tutta la Terra aveva un linguaggio e usava le stesse parole. Ora, avvenne che, emigrando dall'Oriente, trovarono una pianura nella regione del Sennar e vi abitarono...
    E dissero: Orsù, edifichiamoci una città e una torre con la cima che guarda verso il cielo..."
    .
    Così comincia, nel libro della Genesi, la storia della Torre di Babele, costruita dai discendenti di Noè.
    "Ma il Signore scese a vedere la città e la torre..." e comprendendo che, finchè avessero parlato tutti lo stesso linguaggio, nulla avrebbe impedito loro di condurre a termine qualsiasi impresa si fossero prefissi, li afflisse con la confusione delle lingue affinché non si intendessero più gli uni con gli altri, e li disperse sulla faccia di tutta la Terra.
    In alcune versioni della leggenda della Torre di Babele è citata una figura piuttosto singolare. Si narra infatti che Nimrod, un famoso cacciatore al servizio di Dio, dopo aver sconfitto in battaglia gli eserciti dei figli di Jafet e di Sem (ovvero i discendenti di due dei figli di Noé) decidesse di costruire, nella pianura mesopotamica una città che chiamò Sennaar.

    Nimrod divenne un sovrano ambizioso e arrogante, cominciò ad adorare idoli di pietra e di legno e si mise in testa di sfidare Dio stesso per vendicare la morte dei suoi avi annegati da Jahvé durante il Diluvio Universale. Decise quindi di costruire la Torre di Babele, una costruzione altissima, superiore in altezza al monte Ararat, da cui condurre un esercito contro Dio. Una volta distrutto Dio, Nimrod si sarebbe curato di mettere al suo posto i suoi nuovi idoli. Presto la torre divenne altissima. Vi erano sette scale dalla parte orientale, lungo le quali i portatori potevano raggiungere la cima, e sette dal lato occidentale, dalle quali potevano discendere. La costruzione della Torre di Babele si svolse così alacremente da far diventare gli stessi operai cinici e arroganti.
    La costruzione non era ancora finita che già l’esercito di Nimrod ebbe l’ordine di scagliare le proprie frecce dalla sommità della torre contro il cielo; gli angeli di Dio raccolsero i dardi uno a uno e per ingannare gli uomini lasciarono cadere delle gocce di sangue. Gli arcieri esultarono all’unisono convinti di aver ucciso tutti gli abitanti del cielo. Dio allora parlò ai settanta angeli che lo circondavano intorno al suo trono e disse: "Scendiamo tra loro e confondiamo il loro linguaggio, in modo che invece di una sola lingua ne parlino settanta". Così fecero e i costruttori cessarono di capirsi. Gli ordini impartiti non venivano più interpretati correttamente...dalla confusione che regnava fino a che il lavoro rallentò e si fermò del tutto.
    In queste leggende si fondono due miti del tutto separati. Uno narra che il genere umano eresse una torre per raggiungere il cielo e fu punito per la sua presunzione, mentre l'altro spiega la molteplicità delle lingue.
    .....La Torre di Babele fu in seguito inghiottita per un terzo dalla terra, per un altro terzo da un fuoco scagliato dal cielo. La parte restante cadde in rovina lentamente, erosa dal tempo.





    .............Giuseppe Verdi ed il "Nabucco"............




    Il nome della città è legato al grande re Nabucodonosor II, ispiratore tra l’altro del Nabucco di Giuseppe Verdi.....Originariamente era Nabucodonosor, nella partitura autografa di Verdi e nella prima edizione a stampa, ma lo stesso Verdi usò sempre in seguito il titolo abbreviato, Nabucco, per la sua terza opera nonché primo dei numerosi trionfi che segnarono la sua lunga carriera.
    Prima fonte del libretto di Temistocle Solera è naturalmente la Bibbia, letta nella traduzione di Giovanni Deodati, come testimoniano le citazioni apposte a capo delle varie sezioni del libretto. I riferimenti alla Bibbia riguardano in particolare il regno di Giuda e la sua invasione da parte del re babilonese Nabucodonosor nel 587-586 a.C., quando fu saccheggiato il tempio di Gerusalemme, cui seguì la deportazione dei vinti in Babilonia, dove circa mezzo secolo dopo furono liberati



     
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  11. gheagabry
     
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    Lo Stendardo di UR è un mosaico che ci racconta di un’antichissima civiltà nata in Mesopotamia, l’odierno Iraq, circa 6000 anni fa. L’opera originale, risalente a circa 5000 anni fa, nasconde una drammatica attualità nel racconto della guerra e della pace e può considerarsi una sorta di libro storico illustrato. Si tratta di un pannello rettangolare bifronte del quale non si conosce l'effettiva funzione.
    In esso, gli artisti mesopotamici, hanno incastonato, su di uno strato di catrame, lapislazzuli, conchiglie, pietre di calcare rosso e madreperle bianche per mezzo delle quali, con estrema raffinatezza, nonché competenza tecnica ed espressiva, sono riusciti a descrivere con ricchezza di minuzie la loro avanzatissima civiltà.

    Le scene sono raccontate per mezzo di tre strisce, che narrano su di un lato le vicende relative ad una guerra vinta dai Sumeri e sull’altro la pace riconquistata. Sulla facciata detta “della guerra”, i soldati indossano un lungo mantello e hanno il capo cinto da una cuffia. Un corteo di pesanti carri da guerra avanza rotolando su grandi ruote di legno. È questa la prima rappresentazione che ci è giunta della ruota, una delle invenzioni più importanti dell’umanità.



    Queste prime ruote erano di legno pieno, fatte con tre pezzi uniti insieme con delle traverse, sempre di legno, o con corregge di cuoio: i due pezzi laterali erano a forma di mezzaluna; quello centrale aveva i bordi arrotondati e presentava un foro nel quale passava l’asse che trasmetteva il movimento al carro. Erano pesanti eppure rivoluzionarono i trasporti perché permettevano di spostare materiali ingombranti con una certa facilità. I carri erano trascinati da cavalli, ben addestrati e dettagliatamente curati. Sempre in questa faccia, c’è un aspetto molto crudele che ci fa prendere coscienza dell’assurdità della guerra, evidenziando, soprattutto, che il tempo trascorso da quegli eventi sia passato invano; vediamo, infatti, i nemici, caduti in battaglia, calpestati dai carri che muovono all’assalto. Le crude scene, raccontate nello stendardo, ancora oggi le rivediamo quasi allo stesso modo, non più “fissate” in mosaici ma attraverso gli schermi televisivi ed in tempo reale.




    L’Opera si trova attualmente conservata presso il British Museum, di Londra.



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  12. gheagabry
     
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    I Sumeri e le origini dell'uomo





    Kramer, professore di assiriologia, ritiene che la civiltà dei Sumeri sia la prima civiltà, fra l’altro una civiltà molto evoluta. Nel suo saggio I Sumeri alle radici della storia, Kramer parla di prima cosmologia, primi princìpi morali, prime leggi, prime ricette mediche ecc.

    Oggi ci sono però tesi differenti che asseriscono che la civiltà dei Sumeri, per quanto antica, non sia stata la prima civiltà: essa è oggi costretta a cedere il passo alla più antica India. In realtà si può affermare che, per quanto concerne la zona europea del Mediterraneo, la civiltà più antica fu quella sumera ma dire quale sia la civiltà più antica in assoluto non è semplice sia per le divergenze delle tesi in materia sia perché potrebbero crearsi confusioni anche sulla provenienza dei vari popoli. La civiltà sumera è stata indubbiamente molto evoluta per il periodo in cui è sorta, tant’è che Z. Sitchin ha elaborato una teoria diversa sulle loro origini ma di questo parleremo in seguito. I Sumeri occupavano il territorio della Mesopotamia, a sud dell’attuale Iraq. Le più antiche testimonianze scritte (tavolette d’argilla) risalgono al 3.500 a.C. In questo periodo in Mesopotamia sorgevano già delle piccole città stato come Ur, Lagash, Nippur e Eridu con a capo un lugal, cioè un principe locale. Non bisogna confondere la cultura sumera con quella degli Assiro-babilonesi che vennero posteriormente, vale a dire attorno al IV millennio a.C. Oltre ai Sumeri vi erano altre civiltà ugualmente evolute nello stesso territorio ma non ebbero la loro medesima importanza storica.
    Il primo re di cui si hanno iscrizioni certe è Enmebaragesi di Kish e siamo nel 2.650 a.C. circa. La città che emerge è Lagash, su cui ruota per diversi decenni tutta la politica del tempo, considerando per esempio che un suo lugal, Urukagina, fu conosciuto anche come grande legislatore.
    Egli detenne il potere sul territorio fino all’avvento della città di Umma il cui capo Lugalzaggisi sconfisse Urukagina. Lugalzaggisi pensava in grande, egli volse il suo sguardo tanto ad occidente, verso le regioni mediterranee, quanto ad oriente: abbiamo con lui il primo pensiero di “monarchia universale” che la storia conosca e questo determinò una grande evoluzione nella vita sociale, economica ed istituzionale.
    Il sistema di numerazione sumero era sessagesimale cioè in base 60. Le tavolette del 3.000 a.C. dimostrano che era presente un simbolo per l’1, uno per il 10, uno per il 60, uno per il 600 e uno per il 3.600. Il sistema era posizionale, dunque il numero si evinceva in base alla posizione dei simboli stessi.

    A partire dal 2.000 a.C. si affermò un nuovo sistema di numerazione che utilizzava solo due simboli: uno per rappresentare l’1 e l’altro per il 10. Il sistema era sempre posizionale (in parte anche additivo, usato ad esempio per scrivere numeri grandi) e sessagesimale. Lo svantaggio di questo sistema numerico era costituito dal fatto che mancavano sia lo zero, sia un simbolo per separare i numeri (tipo la nostra virgola), dunque le cifre potevano dare adito ad ambiguità. In realtà il separatore c’era ma non veniva utilizzato. Come mai il popolo della Mesopotamia aveva scelto proprio un sistema sessagesimale? Perché era un sistema piuttosto semplice da utilizzare, non soltanto per le frazioni quanto in campo astronomico. L’evoluzione di questo sistema numerico è attestato dalle tavolette d’argilla e da testi matematici che contengono nozioni di carattere commerciale e legale.
    Da questo sistema di numerazione nacquero, dal 2.400 a.C., le prime tabelle per la moltiplicazione, la divisione ed altre operazioni. In seguito si sviluppò l’algebra e lo studio dell’astronomia. Riguardo la disciplina astronomica sono state scritte da parte di questo popolo opere di una certa importanza.
    La scrittura sumera (e babilonese) era di tipo cuneiforme ed è molto difficile decifrarne i caratteri. Verso il 2.400 a.C. i Sumeri furono assaliti dagli Accadi, un popolo proveniente dal deserto vicino e guidato da Sargon I il quale istituì un vasto impero i cui centri di potere erano Ur e Agade. Gli Accadi assimilarono molti tratti della cultura sumera come la scrittura e il sistema numerico. Tuttavia già dal II millennio a.C. le città stato tornarono ad essere indipendenti.
    Intorno al 2.460 a.C. nuove popolazioni sopraggiunsero: quella dei Semiti, proveniente dal deserto arabo e guidata successivamente dal grande Sargon di Akkad che sconfisse Lugalzaggisi e divenne fondatore dell’impero; poi (intorno al 2.300-2.100 a.C.) i Gutei che portarono distruzione e fame e sconfissero i Semiti. Lentamente, sotto la sovranità di Gudea, Lagash rinacque e poi anche Ur con la sua dinastia che regnò sulle quattro parti del mondo ma in cui il monarca assume un titolo molto significativo: “Re di Sumer e di Akkad” vale a dire che i due popoli, Sumeri e Semiti, si erano uniti storicamente.
    I successivi invasori dei Sumeri furono gli Ittiti che affidarono il ruolo di capitale a Babilonia. Tra il 1.793 e 1.750 a.C. la città di Babilonia estese il suo dominio sotto la guida di Hammurabi, videro così la luce le prime impostazioni giuridiche codificate.
    Vennero poi gli Assiri (885 a.C.) che furono a loro volta conquistati dai Caldei, una popolazione della Mesopotamia meridionale. Nel 311 a.C. si stabilì la dinastia dei Seleucidi, chiamata così da Seleuco, uno dei generali di Alessandro Magno. Fu così che i Sumeri entrarono in contatto con la cultura greca.



    COSMOLOGIA E MITOLOGIA

    I Sumeri non avevano una filosofia vera e propria ma avevano riflettuto ed indagato sulla natura dell’universo ed erano talmente convinti delle loro idee che non hanno mai sentito il bisogno di formularle per iscritto infatti il loro modo di vedere l’universo e la vita si devono estrapolare dai miti e dagli inni.
    La religione dei Sumeri era politeista. Essi avevano circa un centinaio di dei, alcuni più importanti, altri meno. Secondo il popolo sumero l’universo visibile si presentava sotto forma di semisfera, alla cui base c’era la terra e sopra il cielo. Questa semisfera si chiamava An-Ki (An= cielo, Ki= terra). Intorno alla terra c’era il mare e al di sotto di questo mare, nella parte diametralmente opposta del cielo, vi erano gli inferi che loro denominavano Kur. Oltre al mare, tra il cielo e la terra, loro posizionavano il vento, lil, vocabolo che significa anche soffio, aria, spirito.
    Di questo universo, i Sumeri sostenevano che il primo elemento ad essere creato fosse il mare (l’Oceano primigenio infinito). Dal mare nacquero il cielo e la terra e dal cielo e la terra nacquero gli dei.
    Gli dei più importanti erano quattro: An (dio del cielo), Enlil (dio dell’aria), Enki (dio dell’abisso e dell’oceano) e Ninhursag (dea nota come la signora maestosa. Si sostiene che in origine il suo nome fosse Ki, terra, la sposa di An, cielo).
    Molto probabilmente in epoca arcaica il dio più importante era An, ritenuto il supremo re del pantheon, tuttavia già da fonti che risalgono al 2.500 a.C. possiamo apprendere che questo ruolo sia stato successivamente assolto da Enlil che venne considerato il Padre degli dei. I motivi di questa sostituzione ci sono ignoti.
    Per i Sumeri gli dei erano immortali ma vivevano comunque come gli uomini: avevano bisogno di mangiare, di bere e potevano anche essere uccisi. Essi sostenevano che gli dei si comportassero in modo virtuoso ma che, allo stesso tempo, questi stessi dei avessero introdotto il male, la violenza, la menzogna e l’oppressione nel mondo al fine di mantenere l’ordine cosmico. Il male quindi viene visto dai Sumeri come un principio necessario e questo stesso assunto lo ritroviamo nel vedismo e nel taoismo.
    Gli inni per gli dei esaltano bontà, rettitudine e giustizia, questo testimonia che la civiltà dei Sumeri era una civiltà con grandi ideali morali infatti essi avevano un dio (Utu, dio del sole) il quale aveva come compito proprio quello di mantenere l’ordine morale. Oltre a Utu anche la dea Nanshe non tollerava offese alla verità e alla giustizia.
    Alcuni elementi della mitologia sumera li ritroviamo anche in quella greca, ad esempio il fatto che il dio del Sole viaggiasse su di un carro.

    I Sumeri inoltre credevano, come generalmente tutti i popoli antichi, in una perduta età dell’oro, un’età di abbondanza e di pace e in cui tutti parlavano una lingua comune. Per i Sumeri questa età dell’oro sarebbe terminata a causa della gelosia del dio Enki nei confronti del dio Enlil. Enki, a causa della sua rabbia, sostituì il linguaggio comune con la molteplicità delle lingue, tema analogo a quello delle torre di Babele.




    LE ORIGINI DEI SUMERI SECONDO SITCHIN

    Decifrare le tavolette d’argilla non è impresa facile. Uno dei pochi che possiede questa capacità è il famoso studioso e professore Zecharia Sitchin, autore di libri sulla civiltà sumera, tra cui Il pianeta degli dei e Le astronavi del Sinai. Sitchin sostiene che i Sumeri siano il prodotto dell’accoppiamento con una razza aliena di aspetto simile al nostro (perché noi siamo “a loro immagine e somiglianza”). Si tratterebbe di esseri intelligenti che i Sumeri chiamavano Anunnaki (figli del dio An) e che la Bibbia chiama Nephilim. Erano giganti (Genesi 6,4) e venivano da un pianeta che ha un’orbita ellittica simile a quella delle comete, che transita tra Marte e Giove ogni 3.600 anni: il dodicesimo pianeta. Praticamente secondo il professor Sitchin la selezione naturale di Darwin c’è stata ed ha prodotto i primati superiori dai quali discendiamo.

    Poi, grazie agli Anunnaki, c’è stato il salto verso l’Homo sapiens.
    Secondo la sua teoria le cose sarebbero andate così: gli Anunnaki avrebbero iniziato a visitare la terra mezzo milione di anni fa e le loro gesta sono quelle che leggiamo nell’Antico Testamento o nel poema di Gilgamesh. In seguito avrebbero colonizzato la terra. Avendo bisogno di persone che lavorassero nelle miniere in Africa avrebbero creato “l’uomo” che corrisponde all’Homo sapiens, il quale fu generato appositamente per lavorare nelle miniere. L’uomo sarebbe nato quindi nell’attuale Africa, in corrispondenza con la teoria darwiniana.

    Una volta creato, l’uomo avrebbe avuto due opportunità:

    1) avrebbe carpito agli alieni il segreto per evolvere, cioè per non essere solo un lavoratore;

    2) le donne terrestri si sarebbero accoppiate con gli extraterrestri, infatti la Bibbia riporta che: “gli dei si innamorarono delle figlie degli uomini”. In Genesi (6, 2) leggiamo che “i figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano”. Da questo accoppiamento sarebbero nati, secondo l’autore, i giganti, cioè una razza perfetta (gli atlantidei erano dei giganti e forse anche i lemuri) e molti di questi esseri divini (alieni) sarebbero ancora qui sulla terra.

    Alcuni sostengono che dall’accoppiamento tra un essere divino e un uomo nasca un individuo biondo con gli occhi azzurri. Altri, di contro, sostengono che questo tipo di individuo nasca dall’accoppiamento di due semidei.

    Cioè:
    alieno + uomo= semidio 1
    altro alieno + altro uomo= semidio 2
    semidio 1 + semidio 2= essere biondissimo con gli occhi azzurri.

    (Naturalmente ciò non deve portarci a supporre che tutte le persone bionde con gli occhi azzurri siano semidei, anche se in questi ultimi anni, avvicinandoci alla quarta dimensione, stanno nascendo molti individui con queste caratteristiche).

    Qui si rendono necessarie alcune riflessioni. Sul libro Antropologia degli alieni (M. Centini, D. Grezzo e D. Tacchino) vi è una parte (scheda 9) in cui si parla di una tipologia di alieni descritti come esseri biondi e asessuati, simili agli angeli. Troviamo anche un’immagine ed è sorprendente constatare come l’espressione del viso di questi alieni e in particolare i loro occhi (molto grandi) somiglino alle raffigurazioni dei Sumeri presenti nel libro di Kramer. Le foto riportate nel saggio di Kramer, nonché i miti dei Sumeri, lasciano molto spazio per pensare che la teoria di Sitchin non sia affatto fantasiosa.

    Drunvalo Melquizedeq invece, in L’antico segreto del fiore della vita propone una visione simile a quella di Sitchin ma con una leggera variante: per lui noi siamo nati dall’accoppiamento di due razze aliene: gli Anunnaki (tridimensionali) e i Siriani (quadrimensionali); anche questi ultimi erano dei giganti. Duemila anni dopo questo accoppiamento sarebbero nati i primi individui umani, precisamente a Gondwana, isola (o area, non si sa di preciso se fosse un isola o un insieme di terre) posta ad ovest dell’Africa e che oggi non esiste più. Non a caso i miti della creazione di popoli occidentali africani asseriscono che essi hanno avuto origine da un’isola, Gondwana, appunto. Ciò troverebbe conferma ancora una volta nella tesi che sostiene che la razza umana sia nata in Africa.

    Secondo Sitchin la razza umana è nata 300.000 anni fa. Secondo Melquizedeq 200.207 anni fa.

    Nel testo di Kramer leggiamo che “alla base delle idee e dell’ideale etico dei Sumeri era il ‘dogma’ che l’uomo fosse stato fatto di argilla per servire gli dei”.

    I Sumeri hanno due poemi mitici che rispecchiano pienamente l’assunto di Sitchin. Di questi poemi uno è interamente dedicato alla creazione dell’uomo, l’altro illustra perché l’uomo è stato creato e parla di un contrasto tra due divinità minori. Il primo poema spiega che prima della nascita dell’uomo furono creati sei tipi di esseri imperfetti: gli ultimi due tipi erano una femmina sterile ed un essere asessuato.

    Questi esseri imperfetti potrebbero essere quelli che noi conosciamo come uomini primitivi?

    Il secondo poema mitico invece parla di due dei (il dio del bestiame Lahar e sua sorella Ashnan, dea del grano) che furono creati nella sala di creazione degli dei affinchè gli Anunnaki avessero di che nutrirsi e vestirsi.
    Questo poema ha dunque portato i Sumeri a ritenere che l’uomo fosse nato per servire gli dei e da ciò scaturì la loro devozione verso le divinità.
    Come possiamo notare, quindi, i miti dei Sumeri lasciano largo spazio affinché le teorie di Sitchin e di Melquizedeq circa la creazione dell’uomo non vengano accantonate come frutto di pura fantasia, anzi, comparando le varie fonti possiamo notare che tutti i pezzetti del puzzle coincidono.

    Leonella Cardarelli
    Enrico Pantalone

    Bibliografia:
    Centini M., Grezzo D., Tacchino D. (1998) Antropologia degli alieni, ed. Meb, Santarcangelo di Romagna, (RN)
    Kramer, S. N. (1975) L’histoire commence à Sumer, Librairie Arthaud, Paris; trad. it. (1997) I Sumeri alle radici della storia, Grandi tascabili economici Newton (divisione della Newton e Compton), Roma
    Melquizedeq, D. (1998)Ancient secret of the flower of life, vol. I, Light Technology Publ. trad. it. (2001) L’antico segreto del fiore della vita – vol. I, Macro edizioni, Diegaro di Cesena (FC)
    Sitchin, Z. (1976) The 12th Planet; trad. it. (1998) Il pianeta degli dei, ed. Piemme, Casale Monferrato (AL)
    Storia e teoria dei sistemi di calcolo e di comunicazione (materiale di supporto del corso omonimo, Università degli studi di L’Aquila, facoltà di Lettere e filosofia, prof. Mario Di Gregorio, A.A. 2004-2005)


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