Viaggi e intemperie è un album di Ivan Graziani pubblicato nel 1980.
Tracce
Firenze (canzone triste) - 4:57 Isabella sul treno - 5:52 Olanda - 4:10 Tutto questo cosa c'entra con il R.& R.? - 3:09 Dada - 5:17 Radio Londra - 5:11 Siracusa - 5:16 Angelina - 3:57
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Firenze Firenze lo sai non e' servita a cambiarla la cosa che ha amato di piu' e' stata l'aria lei ha disegnato ha riempito cartelli di sogni ma gli occhi di marmo del colosso toscano guardano troppo lontano caro il mio barbarossa studente in filosofia col tuo italiano insicuro certe cose le sapevi dire oh lo so lo so lo so lo so bene lo so una donna da amare in due in comune fra me e te ma di tempo ce n'e' in questa citta' fottuti di malinconia e di lei per questo canto una canzone triste triste triste triste triste triste triste triste triste come me e non c'e' piu' nessuno che mi parli ancora un po' di lei ancora un po 'di lei e non c'e' piu' nessuno che mi parli ancora un po' di lei ancora un po 'di lei
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Isabella sul treno
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Olanda
Ivan Graziani, Viaggi e intemperie
È difficile trovare una spiegazione razionale ed adeguata, ma è indubbio che un grande cantautore e chitarrista come Ivan Graziani, ad oggi, non sia stato sufficientemente ricordato ed omaggiato. Anche la letteratura a lui dedicata era davvero minima. Ad ovviare a questa mancanza è intervenuto un fan, Lorenzo Arabia, già coautore con Gianluca Morozzi di Le radici e le ali/ La storia dei Gang, un positivo libro dedicato all’inossidabile gruppo marchigiano. Lorenzo del fan ha mostrato solo le prerogative positive, l’entusiasmo, la voglia di scoprire e far ricordare, e ha saputo, dimostrando innegabili doti e intelligenza, non essere celebrativo a prescindere, e in nessun modo ossequioso. Quello che si legge su Viaggi e intemperie è quindi il vero Ivan Graziani, non solo il cantautore, chitarrista e artista. Ad emergere è anche, e forse soprattutto, l’uomo, con la sua semplicità e disponibilità e con le peculiari sfaccettature del suo carattere.
Viene analizzata in modo oggettivo tutta la carriera del compianto Ivan, inframmezzando ricordi e pensieri dettati da familiari, musicisti, amici, collaboratori che con lui hanno diviso momenti fondamentali della propria vita con sue citazioni recuperate da vecchie interviste. Non mancano parti più discorsive, redatte da Lorenzo Arabia, che fanno da raccordo e da guida contribuendo a rendere più scorrevole la lettura, valorizzata anche dall’analisi completa di ogni album. Molto ricco è anche il corredo fotografico completo e originale. Ivan Graziani è stato forse il più musicista dei cantautori nostrani, nel verso senso del termine. Avrebbe potuto essere tranquillamente il chitarrista di un grande gruppo rock, ma ha scelto, dopo ottime esperienze come turnista, di convogliare le sue doti con la sei corde nell’ambito delle sue canzoni.
Bella anche l’idea di inserire una galleria discografica, comprendente tutte le copertine dei suoi 45 giri, LP e CD ed una sezione fotografica dedicata alle principali chitarre usate nel corso della sua carriera. A dare un senso di continuità a questo esauriente ed interessante progetto contribuisce aver posto alla fine una sezione dedicata al Premio Pigro e al Viaggi e Intemperie Tour che vede protagonisti i figli di Ivan, Tommaso (batteria) e Filippo (voce e chitarra) con due membri originali della band anni ’90 del loro padre, Beppe “Bip” Gismondi (chitarra) e Carlo Simonari (tastiere, chitarra acustica). La formazione è completata dal bassista Marco Battistini, da molti anni nei Carnera, il gruppo dei fratelli Graziani.
È interessante anche il DVD allegato contenente un video di una canzone dal vivo, un videoclip, due rare registrazioni audio una serie di disegni che testimoniano la valenza di Ivan Graziani anche come disegnatore, e il trailer del film Italian Boys dove recitava al fianco di Umberto Smaila, Franco Oppini e Andrea Mingardi. Viaggi e intemperie è un libro imperdibile ed esaustivo sotto tutti i punti di vista e finalmente rende il giusto tributo ad Ivan Graziani.
Nei commenti con i quali alterno la viva voce magnetofonicamente riportata di Ivan, parlo di D’Annunzio-dipendenza per giustificare tutta una serie di domande su questo argomento che gli feci la famosa mattina dei <<desti per disperazione>>. Questo disco risente di Venditti-dipendenza perlomeno nel lato 1, per poi ricomporsi in grazianitudine nel lato 2. Il Giano bifronte in cerchio sonante è in fatti da una parte quattro canzoni lente che più adagio non si può, dove un piano addolcisce un ascolto rievocante folkstudi e simili cave, e dall’altra è di rock ivanesco, truffaldino e insinuante pieno di ridanciane trovate che sottolineano testi forse un po’ troppo sicuri di sé. Nel volto sereno, la fronte: Ehi Padre Eterno è un blues con organo tradizionale e coretti come insalata; il naso: Signorina, che più Venditti non si può, racconta una storia verosimile di professoressa innamorata di certo Raimondo, il poeta diciottenne adescato; la bocca: Pasqua, una meravigliosa lirica cantata un po’ di nascosto dove il ricordo di un amore passato la fa da padrone; e infine il mento: Cleo, un testo moderno che parla di echi antichi, che mi ha dato l’idea di parlare di un disco di vinile come fosse la statua di un dio dell’antichità. Nel volto imbronciato ritrovi subito Oh mamma mia, rockaccio virtuosistico erotico-culturale, e poi segue: Tigre, dove lo sporcaccione esagera un pochino e si fa perdonare solo per il verso: << siamo bizantini ma non siamo cretini >>. Digos Bolgie è un capolavoro e sfido a non ridere nel sentire questo pezzo dove i terribili agenti segreti italiani, << tutti quanti poliziotti da quattro generazioni >>, camminano per << violetti scuri-scuri a spiare le coppiette appiccicate a far l’amore contro i muri >>. Chiude l’imbronciato dio bifronte: Ugo l’italiano, poesia di nebbia, di sogni radiosamente inconcludenti, accompagnata da un rock lento che spinge la puntina verso il baratro del nulla e le ultime parole di Ivan che si possono dire sono: << Soltanto un po’ di decisione e la nave che adesso vedi ferma è già pronta per salpare >>.
di Luigi Granetto da:ivangraziani.it
recensione
Il 1981 è l'anno di Seni e coseni. Riappare nel "cover concept" Mario Convertino, mentre in cabina di regia per i contenuti fa il suo ingresso il guru Tony Mimms, già a fianco di calibri come De André, Baglioni, Mina, Celentano, Berté, Zero. Il disco è concepito su due atmosfere ben distinte: nel lato A vi è un poker di ballate in cui balza all'occhio l'assoluta assenza delle chitarre, mentre nel lato B Ivan si rifà con gli interessi con quattro corposi rock'n blues. Per quanto possa apparire singolare, è proprio la facciata A a concentrare gli istanti più validi e ispirati: il profilo di donna greca di "Cleo" (un altro amore a distanza, dopo quello di "Siracusa"), una tipica solitudine pomeridiana della "Pasqua", con l'uggia mitigata dalla speranza di un ritorno di un tenero amore dal passato appena disturbata dall'incontro di un pazzo nei vicoli deserti, la storia d'amore dell'avvenente professoressa Lulù con "Raimondo il poeta, quel ripetente di diciotto anni che sta sempre agli ultimi banchi" nella toccante rivisitazione da album dei ricordi di "Signorina". Non che l'altro lato sia da buttare, ma se le ironiche "Oh mamma mia" e "Digos Boogie" tengono botta senza essere trascendentali, "Tigre" e "Ugo l'italiano" (dedicata all'amico bassista black Hugh Bullen), sembrano essere messe lì senza troppa convinzione giusto per completare il lotto.
Con cotanto e consolidato repertorio, il momento è buono per tirar fuori dal cassetto un desiderio a lungo cullato, in quella che è un po' la resa dei conti per ogni rocker che rispetti: il doppio trentatré giri registrato dal vivo. E il rocker abruzzese non si lascia certo sfuggire una simile occasione, mettendo in campo tutte le sue bocche di fuoco e fissando su microsolchi uno dei migliori live act della discografia italiana. La formazione che scende in campo per il tour del 1981 da cui sono estratte tutte le sessioni (ad eccezione di "Isabella sul treno", che risale all'anno precedente e che vede Fabrizio Foschini alla tastiere, e di "Parla tu" - ricordate la prima b-side dell'Anonima Sound? - che è stata rubata alle prove del Teatro Palestra di S. Leo nel gennaio dell'82) è composta da Daniele Angelini alla seconda chitarra, Fosco Foschini al basso, Maurizio "Pastrocchio" Lucantoni alle tastiere e da Gilberto "Attila" Rossi alla batteria. Al live, che vede schierato anche il miglior repertorio, non manca davvero nulla: le riletture delle varie "Lugano Addio", "Paolina" "Agnese" (tre passaggi per un medley da brividi) sono ineccepibili, così come la new entry "Lontano dalla paura", figlia di un 45 giri da poco uscito e destinato alla colonna sonora del film "Il grande ruggito" di Noel Marshall, che suona come l'anello di congiunzione fra gli Stranglers che furono e i Prefab Sprout di "Faron Young" che verranno. Così anche le potenti elaborazioni di "Isabella sul treno" dilatata a nove minuti di durata grazie ad assoli mozzafiato (con tanto di dimenticanza del testo in un passaggio, che però passa quasi inosservata nel contesto), di "Motocross" di "Mona Lisa", in cui a risplendere è - manco a dirlo - proprio la chitarra. Ed è qui che si riesce ad avere la misura del pensiero del collega e amico Alberto Radius (ma non solo il suo) che, riguardo allo stile di Ivan Graziani, sintetizza brillantemente: "Suonando la chitarra, sia che si tratti dell'elettrica che dell'acustica, c'è chi accompagna e chi rifinisce: Ivan univa le due cose in maniera perfetta". L'animale da palco non è comunque inferiore alla performance sonora: ironico, con battute pungenti tra un brano e l'altro, ma anche gigione nel suo tipico caracollare facendo il verso dello storpio, mentre impartisce assoli col sorriso beffardo sempre stampato in viso.....
Ivan Graziani è un album di Ivan Graziani pubblicato nel 1983.
Tracce
Signora bionda dei ciliegi - 4:30 Il chitarrista - 3:36 Palla di gomma - 6:14 140 kmh - 3:34 Navi - 5:15 Nino Dale & his modernists - 4:03 Torna a casa Lassie - 4:26 Gran Sasso - 4:08
Volta la testa verso Capodistria e respira forte il vento di Nord Est, cerca di indovinare le facce sulle rocce che dormono silenziose lungo i viali, Domani torneremo in via Strabona...a guardare l'oro antico degli Ebrei, sono ansioso di vedere l'allegria negli occhi tuoi, mentre vivi il mondo che da vent'anni ti appartiene. Centoquaranta all'ora centoquaranta all'ora senti come tira forte il vento ora, Centoquaranta all'ora Centoquaranta all'ora senti come tira forte il vento. Bora misteriosa di Trieste ci ha investito all'improvviso nella via, volavano le gonne delle zingare slovene le ginocchia nude ti ho sentito mia, e tenerti stretta era quasi un gioco...quei vestiti maledetti fra di noi, ricordo le parole si gelava il nostro fiato Se ti abbandoni a questo vento ti troverai smarrito. Centoquaranta all'ora Centoquaranta all'ora senti come tira forte il vento ora, Centoquaranta all'ora Centoquaranta all'ora senti come tira forte il vento. Alle sei davanti al bar della stazione arrossendo per la gente che era li', la notte sospirava ancora dentro i tuoi capelli perche' son cosi' corti i momenti belli, Mi hai detto qualcosa nell'orecchio nel tuo dialetto cosi' dolce e cristallino, qualcosa come "non dimenticarmi mai" ma gia' cambiava il paesaggio al finestrino. Centoquaranta all'ora Centoquaranta all'ora senti come fila forte il treno ora, Centoquaranta all'ora Centoquaranta all'ora senti come fila forte il treno ora, Centoquaranta all'ora Cento quaranta all'ora senti come fila forte il treno
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Navi
Ti ricordi quella notte sul cargo e i delfini che giocavano al largo e quando ho visto il capitano Nemo apparire "Sei cosi strano, più che strano, non cè niente sul mare" E' un delitto avere fantasia, sognare un po andare via? Io non direi amica mia. Però, però, però, però tu dirai di no... Che posso fare, tu che puoi fare se navighiamo in senso inverso in mezzo al mare tu sei libeccio ed io maestrale son sempre venti sì, ma non è uguale e nessun porto mai ci vedrà tornare. Però ti ricordi quella stanza sul porto quando ho finto di essere morto? Hai sfondato tuo cappello di paglia non cosi, non si fa così se cade a terra una foglia. Dalle tue labbra parole di fuoco mi vuoi bruciare non è più un gioco come mi assomigli poco. Però, però, però, però tu dirai di no... Che posso fare, tu che puoi fare se navighiamo in senso inverso in mezzo al mare tu sei libeccio ed io maestrale son sempre venti sì, ma non è uguale e nessun porto mai ci vedrà tornare. Che posso fare tu che puoi fare
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Nino Dale & his modernists Si cantava in casa di amici quando un uomo dalla sala giù in fondo venne verso di me zoppicando "L'ultima guerra mi ha lasciato un ricordo. Tu sai suonare ed io son capo orchestra" disse "Vieni con me a cantare, mi chiamo Nino Nino Dale and his modernists" Sarà stato il cappotto nocciola o il suo accento da abruzzese pulito o il cappello alla Humphrey Bogart e la faccia di uno che è già conosciuto. Sarà stato quello che è stato partimmo tutti per il mare a suonare, io Nino Dale and his modernists. E fu l'estate degli amori incompresi (vai, vai, vai) mai consumati sulla sabbia di notte (la gente vuol ballare, vai) mentre noi suonavamo per ore (da me qualcosa imparerai) canzoni pieni di cuori spezzati. (son vecchio del mestiere, sai?) Di donne vere neppure a parlarne (vai, vai, vai) a parte una innamorata di noi, amava Nino Nino Dale and his modernists.
Piknic è un album di Ivan Graziani, pubblicato nel 1986.
Tracce
Sola - 2:31 Shame - 3:01 Ed è felicità - 3:28 La mia isola - 3:43 Zio gorilla - 3:27 Soffice - 3:20 Ho paura dei temporali - 3:10 Rosanna non sei tu - 4:20 Baby love - 3:59 Evviva vivì - 3:45
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Sola
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Ed è felicità
Non mi fermo mai a chiedermi dov'è che va la mente cercare una risposta convincente a chi non crede che sia tutta qua la mia felicità, semplicemente, così. Negli occhi tuoi, nei giorni quando ti vorrei non dirlo e avere nostalgia di casa mia e accelerare a fondo, sto arrivando... Sì, felicità sei tutta qui, momenti accesi di magia l'accordo giusto che non trovi e poi puntualmente arriva, eccolo qua la -- la -- la -- la -- la -- la vola via, questa mia canzone in sintonia e chi l'ascolterà un'emozione mi darà ed è felicità. Toccare i tuoi capelli e quando sto lontano fai due squilli. Amore com'è andata? E tu che fai? Stasera a cena e poi mi mancherai ed è felicità, perché ci sei. E domani poi il cane che mi salta fino in testa mio figlio, i suoi giocattoli nel letto le briciole innocenti di un biscotto ed è felicità semplicemente, così Negli occhi tuoi, nei giorni quando ti vorrei e accelerare a fondo, sto arrivando. Sì, felicità sei tutta qui e accelerare a fondo, sto arrivando, sì..
Video La mia isola
Per te sarò un ponte fra il cielo e le montagne questo ed altro io sarò per te, mi credi? Con te sarò un uomo violento e prepotente ma anche un giocattolo di pezza con cui ridere, scherzare e amare... Oh! La mia isola è qui e la vita che ho rinasce da qui, ma tu non farmi male non farmi soffrire, se mi vedi cadere aiutami tu. Ma cosa sto dicendo? Sono un illuso! Di nuovo sto sognando, uh! E mi scuso La donna che vorrei non è mai nata io non l'ho mai conosciuta. E in fondo preferisco te che sei così normale e che mi sai capire e sai giocare con la fantasia come puoi, ma sempre sei sincera... Oh! La mia isola è qui e la vita che ho rinasce da qui, tu non sai farmi male non sai farmi soffrire, se mi vedi cadere mi riporti su.
Sarà così, lo dici tu ma ho paura dei temporali. Non si dovrebbe, lo dici tu, ma ho paura dei temporali. Ma come sarebbe? Dici tu, ma ho paura dei temporali ho paura dei temporali, ho paura dei temporali. Sempre al principio è un nuvolone nel cielo che copre il sole lo nasconde dietro un velo e il vento che urla, come un prigioniero e all'improvviso il blu diventa nero. E a un lampo che va segue un tuono che va acqua che va mentre disperato guardo te sì, beata te, tranquilla dormi, qui accanto a me cos'è che ti dà tanta sicurezza, mentre io affogo nella mia fanciullezza: "Non l'hai mai superata non l'hai dimenticata, secondo me non sei cresciuto" Sarà anche vero! E adesso che ti svegli e sei così vicina sembri anche tu una bambina, ma non lo sei! Donna, sei donna, mentre ti stringi a me ed io mi sento davvero un uomo con te Uh! Quasi ci sono, ti stringo fra le braccia ma all'improvviso, mi illumina la faccia un lampo che va, un tuono che va ancora acqua che va. Di nuovo il temporale, che urla e batte forte tutto da capo, sono spaventato a morte. Oh sì, beata te. Cos'è che ti dà tanta sicurezza? Oh sì, beata te.