Parlare con i limoni è il titolo del quattordicesimo album in studio di Enzo Jannacci.
Tracce
Parlare con i limoni Due gelati Il castello dei ma Senza parole Poveri cantautori La fine della storia Futuro Souvenir
CURIOSITA'
La musica del brano "Souvenir" fu scritta da Jannacci per la trasmissione televisiva "Saltimbanchi si muore" (1979), e veniva eseguito in versione strumentale. Il brano "Poveri cantautori" è eseguito sulle note della colonna sonora del film "9 settimane e 1/2" di Joe Cocker. Nel brano "Parlare con i limoni" Jannacci ricorda Luigi Tenco e richiama la sua canzone "Il tempo dei limoni". Gran parte dei brani sono scritti in coppia con Riccardo Piferi. Anche se non citato, con questo Lp Paolo Jannacci comincia a collaborare con il padre.
Guarda la fotografia è il titolo del quindicesimo album in studio di Enzo Jannacci. Gli arrangiamenti sono stati curati da Celso Valli. È stato pubblicato dopo la sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo, dove, con La fotografia, ha ottenuto il Premio della Critica: per l'abbinamento internazionale previsto dall'edizione del 1991, Jannacci scelse l'attrice tedesca Ute Lemper, la cui versione chiude l'ascolto di questo stesso album. La title-track, evocata nel titolo stesso dell'album, rimanda, anche nella copertina, alle prime parole del testo: "Guarda la fotografia, sembra neanche un ragazzino, io son quello col vino, lui è quello senza motorino": racconta di un uomo dedito all'alcool che perde il più piccolo dei suoi due figli (nella foto "senza motorino", a differenza del maggiore, perché ha solo 13 anni) durante un tentativo di rapina a una lavanderia, e rivela tutto questo al Maresciallo dei Carabinieri accorso come lui sul luogo della tragedia, confessando, oltre al suo senso di colpa, di essere un ladro anche lui. La strana famiglia è cantata con Giorgio Gaber: i testi sono di Gian Piero Alloisio e di Ombretta Colli. Il brano "Sogno come mafia" ha la stessa musica, ma eseguita più lentamente, della canzone "Sturmtruppen", incisa da Cochi e Renato nel 1976. Il gruista è un brano del suo repertorio degli anni '60, scritto da Dario Fo e Fiorenzo Carpi: racconta di un operaio che incontra una giovane donna durante il suo lavoro lungo le pareti di un palazzo, ma in realtà sta solamente fantasticando e per questa distrazione compie un tragico volo nel vuoto. Songo venuto è rivolto agli emigrati dal Sud, in particolare dalla "sua" Puglia, recitato in un ibrido tra lingua e dialetto, e venne scritto da Jannacci alla fine degli anni '70 per lo spettacolo teatrale "La tappezzeria", interpretato da un giovane Diego Abatantuono. Guarda La Fotografia è inoltre il nome dello studio professionale della fotografia del fotografo famoso belga Filip Naudts.
Tracce
Il gruista I dispiaceri La strana famiglia L'alfabeto muore La fotografia Songo venuto Sogno come mafia Parliamone The photograph (intepretato da Ute Lemper)
I soliti accordi è il titolo del sedicesimo album in studio di Enzo Jannacci, pubblicato nel 1994. L'album porta il titolo del brano con il quale Jannacci nello stesso anno ha partecipato, per la terza volta, al Festival di Sanremo, duettando per l'occasione con Paolo Rossi. La canzone gioca sul doppio significato del nome, che può riferirsi sia agli accordi musicali, sia agli accordi (della "solita orchestra") tra i politici della classe dirigente, nell'occhio del ciclone in quegli anni per i postumi di Tangentopoli. Viene fatta una chiara allusione anche al nascente partito Forza Italia: il verso che conteneva il nome fu taciuto, su espressa richiesta, durante le esecuzioni del Festival, modificato ironicamente in Forza Thailandia oppure anche in "Viva Baudo!" (conduttore di quella edizione). Il primo furto non si scorda mai era già parte della discografia del primo Jannacci, presente tra l'altro nell'album Enzo Jannacci in teatro. Altri brani risalgono al suo repertorio teatrale, ed al sodalizio con Dario Fo: Tutti gli uomini del re e Il bonzo, quest'ultima riadattata al momento presente con un riferimento preciso allo scandalo degli emoderivati che interessò Duilio Poggiolini. Per la moto non si dà, scritta anch'essa in coppia con Dario Fo, risale al 1976, ed è la parodia de "Il tempo di morire" di Lucio Battisti. In questa versione, con un cameo in rap di Lucia Vasini, viene parodiato anche un successo di Jovanotti, Non m'annoio, in quanto anche il rapper aveva scritto una canzone sul tema, La mia moto
Tracce
I soliti accordi Il primo furto non si scorda mai Io ero quello là Diagonale Il bonzo Per la moto non si dà E adesso Parlare col liquido Occhi di soldato Tutti gli uomini del re L'uomo di gesso
Come gli aeroplani è il titolo del diciassettesimo e penultimo album in studio di Enzo Jannacci. In copertina è ritratto il padre di Jannacci.
Tracce
Via del Campo Come gli aeroplani Curiosità Cesare Brutta gente (già incisa prima su 45 giri nel 1974, poi inserita nell'album E allora...Concerto del 1981). Anche oggi piove È difficile Sono timido (scritta con Renato Pozzetto) Lettera da lontano (la canzone vinse la Targa Tenco nel 2002) Varenne Libelà Avevo un sogno Luna Rossa Gippo Gippo (cantata in coppia con Renato Pozzetto). Rido Tì luna I mulini dei ricordi (cover di The windmills of your mind di Michel Legrand)
Via del Campo è la celeberrima canzone cantata da De André, quale omaggio all'artista scomparso qualche anno prima, sebbene l'artista genovese fosse stato legato a Jannacci, in quanto ebbe modo di scrivere un testo sulla musica di La mia morosa la va alla fonte, di Jannacci stesso, senza però citare il cantautore milanese nel suo disco. Brutta gente, già incisa prima su 45 giri nel 1974, fu anche inserita nell'album E allora...Concerto del 1981. Lettera da lontano vinse la Targa Tenco nel 2002: la canzone fu anche interpretata, durante questa manifestazione, da una coppia formata da Francesco Baccini e Davide van de Sfroos. Rido era già presente nell'album O vivere o ridere del 1976 Libelà era stata incisa da Cochi e Renato.
Video Via del Campo
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Come gli aeroplani
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Cesare
"Allora ... 'Cesare' era un nome di battaglia di un Partigiano chiamato 'Garibaldi'. Alto, bello, bruno, occhi azzuri, biondo ... e bruno ..." - "Eeeh, va beh! Con le meches ..." "Ma che meches !! Un Partigiano che agiva in Val Chiusella!" - "Eh?" "Che agiva in Val Chiusella!!" - "Ah!" Verso la fine della guerra dopo il tragico silenzio che ne segui' quando lui scese dalla montagna per andare in paese dove ballavano Boogie Woogie (io c'ero). Lui arrivò lì e disse; lo guardarono; Cesare disse: 'Allora cantiamo' - "Cantiamo; cosa?" "Cantiamo Bandiera Rossa" - "Ah!" - "Oh!" "Perché non va mica bene 'Bandiera Rossa'?" - "No, no, no, va benissimo, per l'amor di Dio ..." "Aaaa ... Comunque ...! Bandiera Rossa ...! L'è sempre un gran bel valzer" Tutti mi chiaman Cesare, son Cesarino Andavo per i monti da Partigiano Quando venni all'assalto con l'arma in mano Per dare alla mia patria la sua bella Liberta' - "Cesare ...! Sei un coraggioso!" "Grazie!" Amavo una ragazza, che mi ha tradito Era una rondinella di primavera Quando venni all'assalto, con la bandiera Per toglier la mia patria dalla triste schiavitù - "Cesare ...! Sei sempre piu' coraggioso!" "Ma va' a caga'!" Ma un giorno di missione io la incontrai Ella si accompagnava ad un fascistino Lei mi lancio' uno sguardo tanto maligno Che pareva mi dicesse di te non so che far - "Puttana!" - "No, aspetta, aspetta!" Cesare, quel giovane da Partigiano Tolse la rivoltella dalla cintura Lei mi gridò - "Cesaree!" Mi fai paura Le sparai un colpo al cuore E per terra la lasciai Mamma perdonami se t'ho fatto piangere E' stato il primo amore che mi ha tradito Mamma perdonami se t'ho fatto piangere Evviva l'Italia libera E la Libertà!
L'uomo a metà è il titolo del diciottesimo ed ultimo album in studio di Enzo Jannacci, con il quale il cantautore termina la sua carriera ultraquarantennale: è dedicato alla memoria di Giorgio Gaber, scomparso appena prima la sua pubblicazione.
Tracce
L'uomo a metà Il sottotenente È stato tutto inutile Maria Gino Niente domande Lungomare Il pesciolone Gente d'altri tempi Una vita difficile Lungometraggio Una storia Arrivederci
Curiosità
Gli arrangiamenti dell'album sono stati in parte curati da Mauro Pagani. Arrivederci è una commossa dedica a Umberto Bindi.
E’ morto Enzo Jannacci Muore a 77 anni un artista memorabile, attore, cabarettista, musicista. Ha collaborato nel corso della sua carriera con i più grandi artisti del panorama italiano, da Gaber a Celentano, passando per Tenco.
Dopo un lungo periodo di malattia di cui tutti erano a conoscenza, si è spento Enzo Jannacci, cantautore, attore, cabarettista e cardiologo milanese. Noto per il suo passato televisivo e musicale, nel quale collaborò con i più noti artisti della scuola milanese, da Gaber, col quale formò un sodalizio quarantennale, a Celentano, segnando il percorso di generazioni di artisti meneghini. È ricordato come uno dei pionieri del rock ‘n roll italiano, insieme ad altri come Luigi Tenco e Little Tony. Muore all’età di 77 anni e di sicuro lascia un vuoto incolmabile, in virtù del ricordo dell’ironia e la sagacia che sempre l’hanno contraddistino.
Addio a Enzo Jannacci, cantore degli ultimi Il cantautore si è spento a Milano all'età di 77 anni. Era malato da tempo di cancro
Si è spento Enzo Jannacci cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra.
LA LUNGA MALATTIA- Jannacci aveva 77 anni ed era da tempo malato di cancro. Il cantautore è morto alla clinica Columbus. Dopo gli inizi della carriera negli anni Cinquanta, Jannacci da jazzista ha suonato con i più grandi tra cui Chet Baker . Dopo i primi 45 giri incisi con Gaber, debutta come solista con canzoni quali «L'ombrello di mio fratello» e «Il cane con i capelli». Ma a farlo conoscere al grande pubblico nel 1968 è «Vengo anch'io. No, tu no».
DALLA MEDICINA AL JAZZ - Jannacci era nato a Milano. Il padre di origine pugliese da parte di padre. Il nonno, Vincenzo era emigrato a Milano da Bari poco prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, ed il padre di Jannacci nasce già a Milano. Il padre di Enzo era ufficiale dell'aeronautica e lavora all'aeroporto Forlanini citato in «El portava i scarp del tennis». La madre era invece lombarda. Dopo la maturità classica,
Jannacci si laurea in medicina all'Università degli Studi di Milano, specializzandosi in chirurgia generale ed esercitando la professione di medico chirurgo per alcuni anni. Nel frattempo però inizia la carriera di musicista: dopo il diploma in armonia ed otto anni di pianoforte al Conservatorio di Milano, si accosta al jazz e comincia a suonare in alcuni locali milanesi.
I POVERI E MILANO - Enzo Jannacci è stato una figura dalla forza dirompente nella storia della musica italiana, perché è riuscito, pur nella sua milanesità, a portare un linguaggio nuovo, surreale, all'interno della canzone nazionalpopolare. E anche dal punto di vista
musicale, ha contribuito a svecchiare la proposta allora dominante. Il suo repertorio entra di diritto all'interno del canzoniere italiano del secondo dopoguerra. Ha cantato i poveri, gli ultimi, gli emarginati, ha cantato soprattutto la sua amata Milano.
Morto Enzo Jannacci, una vita in “scarp del tennis” tra teatro e canzone
di Redazione
Il cantautore milanese è morto a 77 anni dopo una lunga malattia. Ha scritto canzoni di grande successo come "Vengo anch'io/no tu no" e testi sociali come "La fotografia" e "Se me lo dicevi prima", ma è stato soprattutto un artista poliedrico, mai banale, capace di destreggiarsi tra scrittura impegnata e cabaret
E’ morto Enzo Jannacci. Il popolare cantautore milanese si è spento a 77 anni, dopo una lunga malattia che lo aveva costretto da tempo lontano dal palcoscenico. Artista poliedrico, mai banale, esordisce negli anni ’50 nel mondo del jazz, collaborando con artisti come Chet Baker, Gerry Mulligan e Stan Getz. Al liceo conosce Giorgio Gaber, col quale, a fine anni ’50, forma il sodalizio “I Due Corsari”. Nel frattempo trova anche il tempo di laurearsi in medicina e di specializzarsi in chirurgia generale. Il successo arriva con ”Vengo anch’io. No, tu no” nel 1968, brano scritto insieme a Fiorenzo Fiorentini e Dario Fo, conosciuto nel tempio emergente del cabaret milanese, il Derby.
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E’ tra i primi, in Italia, a innamorarsi del rock’n’roll: suona con Tony Dallara, Luigi Tenco e Adriano Celentano. Alla produzione discografica alternerà sempre periodiche puntate nel teatro e nella televisione. Legatissimo a Milano, dedica alla sua città il disco d’esordio, “La Milano di Enzo Jannacci”, con la maggior parte dei brani scritta in dialetto, tra cui la celebre “El portava i scarp da tennis”. In cinquant’anni di carriera pubblica quasi trenta album e di decine di canzoni passate alla storia: da “Ci vuole orecchio” a “Ho visto un re”, passando per piccoli capolavori come “L’importante è esagerare” e “La fotografia”, brano di denuncia col quale partecipò per la seconda volta al Festival di Sanremo (l’esordio due anni prima con “Se me lo dicevi prima”).
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Decine e decine le collaborazioni: da quella con Roberto Vecchioni, a fianco del quale canta “Luci a San Siro”, a Paolo Rossi, Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, per i quali firma “E la vita, la vita”, diventata sigla di Canzonissima e grande successo. Tante anche le colonne sonore per il cinema, da “Romanzo popolare” di Mario Monicelli a “Pasqualino Settebellezze” di Lina Wertmüller. La sua ultima apparizione in tv risale al 19 dicembre del 2011, quando Fabio Fazio gli dedica una puntata speciale di “Che tempo che fa”, alla quale partecipano il figlio Paolo e tanti amici e colleghi, che interpretano alcuni dei suoi brani più famosi.
E' morto Enzo Jannacci, il cuore e la musica di Milano. Addio al poeta in scarpe da tennis Il cantautore, dottore, era malato di cancro e negli ultimi giorni le sue condizioni di salute erano peggiorate. Se n'è andato intorno alle 20,30 nella clinica Columbus di Milano. Con lui c'era tutta la famiglia. Sui social network si inseguono i saluti, da Fazio alla figlia di Gaber, dai Negramaro al sindaco di Milano
annacci è stato un cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano. Cinquant'anni di carriera senza schemi fissi, oltre i confini. Dopo aver registrato quasi trenta album, alcuni dei quali indimenticabili, è ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme a Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant'anni. Basta dire Gaber e Jannacci per evocare una Milano che non c'è più, quella della nebbia, già grande città ma non ancora metropoli, una Milano romantica, popolata di personaggi bizzarri e poetici. Di madre pugliese e padre lombardo, Jannacci la sua Milano l'ha sempre portata addosso. Come Gaber, che aveva conosciuto a scuola, all'Istituto classico Alessandro Manzoni. Alla sua morte, il dottore cantautore, riuscì a dire soltanto "ho perso un fratello".
Il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso del musicista milanese, presente in studio col figlio Paolo, lo omaggiano interpretando suoi brani. Tra cui Dario Fo, Ornella Vanoni, Fabio Fazio, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e altri. Enzo Jannacci compare nell'ultima parte dell'evento cantando due sue canzoni. Si capiva che stava male, che stava morendo, ma mostrava dignità e coraggio di fronte alla malattia. Capiva da medico che il suo corpo stava cedendo, ma lo spirito era sempre lo stesso e anche la voglia di cantare e ironizzare, col figlio Paolo, nato dal matrimonio con Giuliana Orefice, che gli dava le mani per suonare.
"Enzo jannacci era un genio. Le sue parole che non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo", ha scritto Fabio Fazio su Twitter. E in rete continuano ad apparire messaggi, saluti, ricordi. Apparizioni di un uomo che ha sempre cantato la vita surreale, com'era, come la vedeva. E anche il Milan partecipa al cordoglio per la sua scomparsa, per la sua squadra Jannacci nel 1984 aveva scritto l'inno: "Il grande cantautore milanese era un grandissimo tifoso milanista" si legge nella nota pubblicata sul sito. "Tutto il Milan e tutti i Rossoneri apprendono commossi la notizia e si stringono con affetto e sgomento alla famiglia".
"C'era una volta il Derby, la culla del cabaret. Era il mondo di Enzo Jannacci, una personalità vera, spontanea, originale, estrosa duttile. Amicizie di grande livello artistico e intellettuale le sue: Giorgio Gaber e Dario Fo. Ma la sua avventura si è spesso intrecciata a grandi Milanisti come lui: Beppe Viola, Renato Pozzetto, Teo Teocoli. E allora sarà bello quando vince il Milan! Quante volte i Milanisti hanno fatto il coro al grande Enzo sul ritornello di questa celeberrima canzone. Cantautore e cabarettista, attore e cardiologo, Enzo, figlio del Liceo classico Manzoni di Milano, lascia a tutti noi e all'unico figlio Paolo una grande, grandissima, eredità. Ciao Enzo!", si legge sul sito.
Il saluto è anche quello del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha commentato su Facebook: "Ci ha lasciato un grande artista, un grande milanese. Enzo Jannacci ha amato Milano ed è stato ricambiato. Con la sua ironia e le sue canzoni ha raccontato la Milano più vera. Rimarrà nella storia della città".
Enzo Jannacci è stato uno dei più grandi interpreti della canzone italiana de protagonista della musica italiana del dopoguerra. Dalle canzoni di grande successo come "Vengo anch'io, no tu no" e "Ci vuole orecchio" o "E la vita, la vita" scritta con Cochi e Renato, ma anche "Quelli che" o "El portava i scarp del tennis", "Vincenzina e la fabbrica", "Andava a Rogaredo", "Ho visto un re" e mille altre. Dalla laurea in medicina al cabaret, dalla scrittura impegnata al teatro. Mattatore milanese che adorava la sua città, scriveva gran parte dei suoi brani in dialetto. I Nomadi lo salutano con un "Ciao Enzo, Grande Artista... salutaci le stelle!" e allegano il video live di "Vincenzina e la fabbrica".
In tanti sul social network (FOTO) hanno voluto ricordare la "voce degli ultimi", come lo ha definito Claudio Cecchetto. "Ciao grande maestro" ha scritto il napoletano Gigi D'Alessio, a cui hanno fatto eco i Negramaro con una citazione da "Messico e nuvole": "Che voglia di piangere ho... addio Enzo!". A messaggi più sintetici come quello di Syria, che ha salutato Jannacci con un "ciao signor Enzo", si accompagnano twitt più personali come quello di Paola Turci: "Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme". Ironico Frankie Hi Nrg: "Ciao Enzo non ti scapicollare". Triste Luca Bizzarri: "Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento". "Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni", scrive Gad Lerner. Tanti e accorati i messaggi di Dalia Gaber, figlia di Giorgio: "Ciao Enzo, ti voglio bene" scrive postando una foto da giovani dei due celebri artisti. "Lo ricordo bene: intelligente spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano", ha scritto invece Enrico Ruggeri, "Al suo funerale Enzo Jannacci vedrà che tutti piangono davvero, non solo le suore", ha scritto su Twitter Red Ronnie citando la celebre "Vengo anch'io. No tu no.