Le canzoni di Sergio Endrigo è una raccolta di Sergio Endrigo pubblicata nel 1976 dalla RCA Italiana.
Tracce
Lato A
Se le cose stanno così (Alessandro Fersen, Luis Enríquez Bacalov) - 2:40 Basta così (Sergio Endrigo, Luis Enríquez Bacalov) - 3:11 I tuoi vent'anni (Sergio Endrigo, firmato Calibi, Toang) - 2:26 Era d'estate (Sergio Endrigo, Sergio Bardotti) - 2:54 Annamaria (Sergio Endrigo) - 3:05 La periferia (Sergio Endrigo) - - 2:26
Lato B
Aria di neve (Sergio Endrigo) - 2:42 Vecchia balera (Sergio Endrigo) - 3:05 La brava gente (Sergio Endrigo), firmato Calibi, Toang) - 2:36 Io che amo solo te (Sergio Endrigo) - 3:44 Via Broletto 34 (Sergio Endrigo) - 2:08 Viva Maddalena (Sergio Endrigo) - 2:36
Il successo per Endrigo non è stato né rapido né facile: ci sono stati anni di gavetta nelle balere e nei nights e la difficoltà di farsi apprezzare, lui, personaggio sostanzialmente introverso, artista dai toni delicati e malinconici, da un pubblico avvezzo a ben altri mattatori. Eppure c’è riuscito, anche se ha dovuto attendere che giungesse il suo momento magico in quell’estate del 1962, quando esplose Io Che Amo Solo Te. Ma già la sua produzione precedente lo aveva fatto notare alla critica e al pubblico più attenti. Canzoni come I Tuoi Vent’Anni e La Brava Gente erano già eloquentemente esemplificative di uno stile personale, di un mondo poetico dalle tinte morbide e sfumate, che trova in bozzetti come La Periferia, Aria Di Neve, Vecchia Balera, Via Broletto 34, alcuni dei suoi momenti migliori. Viva Maddalena tuttavia dimostra che è anch’egli capace di lampi vigorosi, che contraddicono l’immagine di cantante crepuscolare che alcuni si sono fatti di lui. La sua personalità artistica è infatti più complessa e più completa, come crediamo l’ascolto di questo disco in definitiva dimostri.
El Merlo El Ben Che Te Voj O Dona Lombarda El Mario De Pagia Se Te Tol'na Dona Grassa Longa Longa Vilota Questa E La Note Che Non Dormo In Leto Cecilia (Con Mia Martini) Fa La Nana Bel Bambin Nina Nana Bobo Da Orch In Martal O Dio Del Cielo Che Bele Tetine Che G'ha La Marianna Me Compare Giacometo No La Sa Cusir
Pubblicato nel 1977 da Vanilla (l’allora neonata casa discografica di Ornella Vanoni), Sarebbe Bello è un album che vede la luce in un momento delicato per Endrigo: dopo il clamoroso successo di Ci Vuole Un Fiore [1974] (un inaspettato boom di vendite per un album che affibbierà tuttavia al cantautore di Pola la nomea di ‘cantante per bambini’, un’etichetta che non riuscirà a scrollarsi mai del tutto di dosso), l’ex vincitore di Sanremo stenta a ritrovare i favori del pubblico. I due album successivi (Dieci Anni Dopo [1975], in cui rivisita alcuni dei suoi maggiori successi e Canzoni Venete [1976], un long-playing interamente in dialetto) sono in termini di riscontro commerciale un vero flop che neppure una nuova partecipazione sul palco dell’Ariston (con Quando C’era Il Mare) riesce a mitigare.
Endrigo opta dunque per tagliare i ponti con la Ricordi (casa discografica che lo aveva lanciato quindici anni prima) e si lancia in un nuovo progetto, deciso a rinnovare quelle forme e quei contenuti artistici che da sempre erano stati il suo marchio di fabbrica. Il risultato è proprio Sarebbe Bello, insieme al “gemello” Donna Mal D’Africa, uno degli album più atipici, sconosciuti e sottovalutati dell’intera discografia endrighiana. Caratterizzato rispetto al passato da una vistosa sterzata in tema di arrangiamenti (abbandonata l’orchestra, ora si punta decisamente dritto sulle chitarre), il disco si divide equamente fra pezzi scherzosi e scanzonati (Gambe In Blue, Sarebbe Bello, Carnevale), brani a loro modo “impegnati” (La Volpe, Non Ammazzate I Bambini) e tracce dal risvolto poetico (Altre Primavere, Ofelia). Su tutte emerge Madame Guitar (un vero e proprio ‘testamento artistico’, come amava definirla lo stesso Endrigo) che da sola vale il presso dell’intero Lp.
In ultimo una curiosità. Altre Primavere - poesia tradotta e musicata da Endrigo, tratta da “A Coney Island Of The Mind” di Lawrence Ferlinghetti - rappresenta l’unica testimonianza tangibile di un più ampio progetto artistico/discografico (tuttora inedito) portato avanti dallo stesso cantautore di Pola nella seconda metà degli anni settanta: musicare alcune delle più significative poesie di autori americani (tra i quali Corso, Ginsburg, Dickinson. Sandburg, Whitman, Cuney e lo stesso Ferlingetti).
Tracce:
01 - Gambe In Blue 02 - La Volpe 03 - I Marinai 04 - Ho Sognato Una Donna 05 - Non Ammazzate I Bambini 06 - Sarebbe Bello 07 - Madame Guitar 08 - Carnevale 09 - Altre Primavere 10 - Ofelia
1. Donna Mal D'Africa 2. Addio Elena 3. La Borghesina 4. Dove Vanno I Sogni La mattina 5. Il Pane 6. I Grandi Temi 7. Cellulite 8. Mozart 9. Lo Struzzo
Un disco malinconico: ma quando mai Endrigo non lo è stato? Il bisogno assoluto della ricerca della fanciullezza e delle sue radici è un tema che ha sempre affrontato nelle sue canzoni. E così anche qui. TRIESTE e MILLE LIRE vanno a far compagnia ad altre belle pagine musicali come LA PRIMA COMPAGNIA e 1947. Il rimpianto per le cose perdute o per un amore finito o per un amico che non c'è più lo troviamo in TRASLOCO e CIAO POETA dove insieme a Baden Powell saluta alla sua maniera il suo amico Vinicius De Moraes, morto circa un anno prima. La fine delle ideologie in PRIMO MAGGIO A MOSCA, un "j'accuse" fatto con molta classe, anche se l'arrangiamento (a parte quel coro in stile russo e la balalaika) fa acqua. Un bel disco nonostante questa atmosfera di sbaraccamento generale che aleggia.
In tutti i miei pensieri di sempre o nati ieri, insiste. Uno che ha voglia di cantare, come un valzer che ti fa girare la testa. Come una musica ostinata, sentita e mai scordata, Trieste. Un vento all'improvviso, che ti bacia forte il viso, Trieste. Mare e cielo senza fondo, ombelico del mio mondo, Trieste. Una nave impavesata di bianco col celeste, Trieste. Una rosa in un bicchiere, due gerani al davanzale, Trieste floreale. Canzoni antiche da osteria, di vino, donne e nostalgia, Trieste mia . Foto di gruppo a Miramare in divisa da marina, Trieste in cartolina e i tuoi vecchi in riva al mare, una sirena per sognare, Trieste. Trieste valzerina, allegra e boreale, Trieste imperiale, favorita del sultano e dell'imperatore, Trieste, l'amore. Come una donna non trovata, perduta e poi cercata, Trieste ritrovata, tricolore a primavera, bandiera di frontiera, Trieste bersagliera. Speranza rifiorita e subito tradita, Trieste ferita. Romana e repubblicana, vendi cara la sottana, se devi essere italiana. Allegra e valzerina, Trieste imperiale, favorita del sultano e dell'imperatore, Trieste, l'amore. Speranza rifiorita e subito tradita, Trieste ferita.
Eccoci con Matteo Perazzi ed il suo spazio dedicato a Sergio Endrigo. Questa volta ci parlerà di un album che se non altro è famoso per la sua copertina, disegnata da Hugo Pratt. Che probabilmente avrete visto decine di volte raffigurata come esempio di grafic art d'autore. Disco "cult" anche per il duetto insieme alla Vanoni (ed uno con Ivana Spagna). Detto ciò, passo il microfono virtuale a Matteo.
11 luglio 1982, nel giorno in cui l’Italia si laurea campione del mondo di calcio battendo per 3 a 1 la Germania Ovest nella finalissima di Madrid, Sergio Endrigo termina la registrazione dell’album ‘Mari Del Sud’, una curiosa coincidenza che non porterà tuttavia molto fortuna al disco: scarsamente supportato dalla casa discografica, infatti, l’album non riscuoterà un grande successo di pubblico, finendo presto nel dimenticatoio. ‘Mari Del Sud’ rimarrà comunque uno dei dischi di Endrigo più ricercati dai collezionisti: merito della copertina firmata da Hugo Pratt che presta al cantautore istriano il volto del celebre avventuriero marinaio Corto Maltese. Rispetto al precedente ‘E Noi Amiamoci’, questo disco segna una chiara svolta artistica affidata agli arrangiamenti e alla direzione orchestrale di Fio Zanotti. “Il tentativo - spiega il giornalista Stefano Crippa - è quello di dare all'album un sound complessivamente omogeneo, ma con suoni più moderni e sincopati. L'uso della ritmica è discreto, mentre le tastiere elettroniche sono usate più per contrappuntare alcune partiture che per riempirle realmente”. Un’altra novità del disco è rappresentata dalla collaborazione della moglie Maria Giulia Bortolucci nella stesura dei brani (ne firma sette su nove), accanto al fido amico Sergio Bardotti. La canzone d’apertura (“Mal D’amore”), che descrive lo stato d’animo che accompagna le prime manifestazioni di un amore, vede la partecipazione di un ospite d’eccezione, Ornella Vanoni, al controcanto. “Mari Del Sud” è invece un ritratto pungente di tutto ciò che ruota attorno alle vacanze organizzate da agenzie turistiche e tour operator, vacanze acquistate a ‘scatola chiusa’ dal turista di turno ma spesso basate su pubblicità ingannevoli ed illusorie. “Amici” è una riflessione, dai toni amari, sui limiti dell'amicizia nei momenti di vera difficoltà; mentre “Francesco Baracca” rappresenta un omaggio al famoso e pluridecorato aviatore italiano perito in battaglia nel 1918 sul finire della Prima Guerra Mondiale. Chiude il lato a “Tip Tap” in cui Endrigo esplicita la propria preferenza per la musica italiana rispetto a quella americana, un tema evidentemente molto a cuore al ‘nostro’ che lo riprese pochi anni dopo nel brano ‘Canzone italiana’. In “Labirinto” Endrigo, accompagnato dalla voce dell’allora giovane e misconosciuta Ivana Spagna, si interroga su cosa determini i mutamenti della vita. “Pandora” è una veloce ballata amorosa che anticipa il brano più cupo e ombro dell’intero Lp: “I Barbari”, un inquietante (e attuale) ritratto della società moderna, sempre più dominata dalla violenza. A chiusura del disco torna però il sereno nelle parole di Endrigo che saluta il suo pubblico con “Si Comincia A Cantare”, un brano in cui svela le ragioni che ancora lo spingono a cantare e a fare musica.
Tracce:
01 Mal D'amore (Con Ornella Vanoni) (Endrigo-Bartolocci) 02 Mari Del Sud (Endrigo-Bartolocci) 03 Amici (Endrigo-Bartolocci) 04 Francesco Baracca (Endrigo-Bartolocci-Bardotti) 05 Tip Tap (Endrigo-Bartolocci-Bardotti) 06 Labirinto (Con Ivana Spagna) (Endrigo-Bartolocci) 07 Pandora (Hugo Pratt-Endrigo) 08 I Barbari (Endrigo-Bardotti) 09 Si Comincia A Cantare (Endrigo-Bartolocci-Zanotti-Bardotti)
Amici Dove vai? Vado con gli amici E poi via ad aprirsi il cuore, A parole fare mattina, Insicuri più di prima... Ma una cosa era già decisa: Con gli amici, quelli veri, Si divide il pane e il vino, Per gli amici, qualsiasi cosa, Anche a costo della vita... Ma se tornasse la paura, Quella antica, quella vera, Giocheresti la tua pace, Per nascondermi in cantina? Rischieresti giù in prigione Una lima dentro il pane? Meglio non pensarci più: Famiglia, figli, sì lo so... Dove sei? A cena con gli amici. Siamo qui ad aprirci il cuore E si parla di avventure, Di automobili e di affari... Sempre uguale e tu non sei cambiato. Ti ricordi di quella bionda? Tutti insieme come allora, Per gli amici, qualsiasi cosa, Pago io, no tocca a me... Ma se arrivasse la sfortuna, Senza sole e senza luna, Rischieresti la tua mano, Per tirarmi su dal fondo? O diresti: "Quello è un fesso, Io l'avevo sempre detto!" Meglio non pensarci più: Problemi, figli, sì lo so... Come stai? Tutto bene, amici miei. Non è niente, sarà stanchezza... E tra poco è già mattina, Ricomincia la settimana, Forse è solo un po' di nostalgia, Un momento di debolezza, Un pensiero, una fantasia, Ma per gli amici, qualsiasi cosa: Un bicchiere e poi si va E poi si va... Forse è solo un po' di nostalgia, Un momento di debolezza, Un pensiero, una fantasia, Per gli amici, qualsiasi cosa: Un bicchiere, amici miei, E poi si va...
A chi chiedeva a Sergio Endrigo la ragione per la quale nel 1993 avesse interrotto la pubblicazione di nuovi album, lui era solito ripetere: “Dal 1980 ho inciso cinque dischi che sono stati letteralmente buttati via dalla discografia, non promossi, non distribuiti e per questo ignorati dal grande pubblico”. E Allora Balliamo, l’album che segnò il ritorno discografico del cantautore istriano dopo quattro anni di assenza, è il terzo di questa sfortunata serie. Per cercare il rilancio Endrigo gioca la carta “Sanremo” e si presenta sul palco del teatro Ariston con Canzone Italiana, un brano purtroppo fiacco e senza troppe pretese che neppure l’arrangiamento convenzionale di Antonio Coggio riesce a far decollare (il brano fu peraltro scelto per essere pubblicato anche come singolo-traino del disco [sic]). Meglio, molto meglio le altre canzoni presenti nell’Lp: nonostante l’arrangiatore Euro Ferrari ecceda forse un po’ troppo nell’uso di synth e batterie elettroniche (molto in voga in quegli anni, ma assolutamente fuori luogo in un album di Endrigo!), i brani sembrano tutti ispirati ad una freschezza creativa che aveva caratterizzato i suoi più grandi successi degli anni ’60. Testi maturi, versi brillanti, ironici e pungenti che abbracciano numerose tematiche: gli stereotipi e l’aura magica che circondano gli artisti di spettacolo in genere (Siamo Artisti Di Varietà), la massificazione e l’alienazione della civiltà moderna (E Allora Balliamo), la guerra fredda e il rischio di un conflitto atomico (Prima Della Bomba), il senso malinconico della fine delle illusioni e degli ideali (Qualcosa Di Meglio, “L’adolescente sogna - spiegava Endrigo - ha già visto cose belle e brutte e non sa cosa lo aspetta. Io sono stato molto fortunato per le scelte che ho fatto, ma poteva andarmi meglio o peggio. Milan Kundera ha scritto che bisognerebbe vivere almeno due volte per sapere se abbiamo fatto bene o abbiamo sbagliato”), l’abusivismo edilizio e lo sfruttamento commerciale di litorali costieri (Spiaggia Libera, “Sono state le spiagge brasiliane e cubane ad ispirarmi questa canzone - ricordava Endrigo - qualche sedia a sdraio, qualche ombrellone ma niente di più. Il mare è di tutti e per fare il bagno non si paga...”), piccoli e grandi intrecci amorosi, un amore mai banale che non fa solo rima con cuore (Le Ragazze, Pesci Rossi, Una Cosa Buffa. Una curiosità: sei dei nove brani sono co-firmati da ‘Plumrose’, uno pseudonimo sotto il quale si nasconde Maria Giulia Bartolucci, moglie dello stesso Sergio Endrigo.