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ZIALAILA.
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..un ritorno nel passato
La prima cartolina natalizia "ufficiale" della storia, ovvero la prima ad essere stata commercializzata, fu realizzata a Londra nel 1843 da John Callcott Horsley
Secondo alcuni, tuttavia, la prima vera cartolina natalizia della storia potrebbe essere una cartolina conservata nel British Museum, realizzata dal sedicenne William Egley Jr. e databile tra il 1842 e il 1849
In Inghilterra, i più famosi disegnatori di cartoline natalizie di fine XIX secolo-inizio XX secolo furono Kate Greenaway, Frances Brundage Ellen H. Clapsaddle
Edited by gheagabry1 - 20/10/2019, 15:35. -
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Edited by Lussy60 - 11/10/2013, 23:43. -
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Edited by gheagabry - 11/10/2013, 23:55. -
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NATALE AD EDIMBURGO
Edimburgo è una delle città migliori dove poter passare le vacanze di Natale in Gran Bretagna. La capitale della Scozia nel periodo natalizio diventa magica, il cuore delle festività invernali. Durante il pranzo o la cena di Natale, a spasso per lo shopping, in famiglia o tra amici, o ancora assistendo ad uno dei tanti eventi, avrete modo di vivere la particolare suggestione del Natale scozzese, anche grazie all'architettura urbana e paesaggistica presente.
Il centro di Edimburgo diventa un luogo frizzante di attività. Eventi e celebrazione varie si attendono ovunque, da Princes Street con i suoi splendidi giardini, il Royal Mile e il Castello di Edimburgo nel centro storico, a George Street, nella parte nuova della città. Festività che si protraggono per più di un mese, dall'accensione delle luminarie, l'ultimo giovedì di novembre, al periodo natalizio vero e proprio, ultimando con la Hogmanay (il Capodanno), un 4 giorni di celebrazioni.
Non c'è dubbio che l'evento più caratteristico del Natale ad Edimburgo sia il Winter Wonderland, presso i giardini di Princes Street: un mix di giostre, ruote panoramiche, piste di pattinaggio all'aperto, bancarelle gastronomiche con piatti serviti a caldo e un mercato tradizionale di tipo tedesco. Parte dell'evento è anche la più grande pista di pattinaggio all'aperto della Regno Unito, un luogo ideale per passare in famiglia una giornata di grande divertimento. L'evento è ufficialmente inaugurato da Lord Provost di Edimburgo, l'ultimo giovedì di novembre, data di inizio del calendario natalizio. Il Winter Wonderland rimane aperto per 5 settimane, fino alla prima settimana di gennaio. Tra gli altri eventi si segnala il Santa Run e il tentativo di Edimburgo di accaparrarsi il record per il più grande raduno di Babbi Natale.
La pista di pattinaggio, nella Prince Street Gardens, rimane in effetti uno dei luoghi più pittoreschi della città, e nel suo ambito, definitivamente, del mondo. Il panorama è a dir poco suggestivo: verso occidente, poco più su rispetto alle bancarelle della gastronomia scozzese, c'è la National Gallery of Scotland, il recinto con il mercato tedesco illuminato e, naturalmente, lo splendido Castello di Edimburgo, orgogliosamente arroccato in cima al Castle Rock. Il lato est della pista è affiancato dai colori dell'area adatta ai più piccoli. Sul lato sud troviamo invece alberi decorati riflessi sul ghiaccio della pista.
Se il Scott Monument è uno dei simboli più riconoscibili di Edimburgo, la ruota panoramica accanto ad esso diventa sicuramente il tratto più caratteristico della città a Natale. La Ruota di Edimburgo è alta quasi come lo stesso Monumento di Scott, tanto che la sua forma e le luci possono essere viste da qualsiasi punto panoramico della città (in particolare da Calton Hill e dallo stesso Scott monument).
Nel tradizionale mercatino di Natale Highland Village troviamo bancarelle di artigianato, buon cibo locale, gioielli di design e abbigliamento invernale. Buffi cappelli per il Capodanno Hogmanay possono essere acquistati in anticipo. I bambini saranno attratti dalla possibilità di fare un giro con il trenino Santa Express, che attraversa i giardini di Prince Street, con fermate presso i Reindeer Garden e il luogo del presepe in St Andrew's Square. Nel frattempo le coppie avranno modo di fare una romantica gita in carrozza sempre lungo la West Princes Street Gardens. Il famoso orologio 'Edinburgh Floral Clock', utilizzato da anni come palcoscenico per le celebrazioni natalizie, ancora una volta dà la benedizione a celestiali canti di Natale.
Nel 1999 Edimburgo lanciava il suo festival invernale, oggi ben oltre 500.000 persone visitano la città nel periodo di Natale. Numerose le opportunità di fare shopping lungo la Princes Street e la George Street, così come quelle di intrattenimento per tutta la famiglia sulla Princes Street gardens. Un festival di eventi per adulti si svolge presso il Castlehill, nella parte superiore del Royal Mile. Il Scotch Whisky Heritage Centre è il posto migliore per conoscere la vita della famosa bevanda scozzese e la vasta gamma di diversi malti, con una degustazione di un paio di bicchierini in offerta niente male.
Concludiamo con la serie di eventi intorno alla High Street, veramente da brivido, con la Hunts Ghost, una serata di storie di fantasmi visitando le aree del Castello aperte al pubblico solo nel periodo di Natale.
(informagiovani-italia.com)
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Musica di Natale
Strana la vita della musica di Natale: non se la fila nessuno per tutto l'anno, sta in chissà quali magazzini nascosta al pubblico e poi, improvvisamente, eccola spuntare: Silent Night, White Christmas, Winter Wonderland, Have Yourself A Merry Little Christmas... Bianco Natale, Astro del ciel... Ogni nazione ha la sua versione ed i suoi artisti pronti all'appuntamento natalizio.
In realtà la musica di Natale si riassume in una ventina di canzoni in tutto, ma le più famose sono davvero una manciata. Dagli anni '50 fino ad oggi molti dei più famosi artisti di musica jazz, pop, specialmente americani, ma anche cantanti presi in prestito dalla lirica, le hanno reinterpretate e riproposte con vari arrangiamenti. Dopo essere state nei magazzini per un anno, spesso i cd con le canzoni di Natale finiscono nei cofanetti insieme al panettone e insieme al panettone terminano la loro vita, ma noi ne abbiamo trovate alcune un pò particolari che sicuramente non mancheranno di suscitare qualche sincera emozione.
The Christmas Song - Nat King Cole
Video
Anche se qualcuno ascoltando questo brano sicuramente penserà si tratti di Merry Christmas to You, il vero titolo di questa celebre canzone natalizia americana è The Christmas Song, ma è conosciuta anche come Chestnuts Roasting on an Open Fire (Castagne al fuoco). Questa che potete ascoltare a lato è la versione di Nat King Cole, probabilmente la più famosa, incisa tre volte nel 1946, nel 1953 e nel 1961. Nel testo viene descritta una città a Natale, con il freddo, i venditori di caldarroste nelle strade e le persone vestite come Eschimesi e viene citato Jack Frost, personaggio del folklore nord anglosassone.
J. Taylor - Have yourself a Merry little Christmas
(dal web)
...La preparazione della vigilia..
L'ospitalità, per i vecchi, era una cosa sacra. Non si poteva ricevere il Natale senza Ceppo. Non c'era tempo da perdere; si andava sulla lòbia (solaio), si prendeva il ciocco più anziano, quello che era lì a stagionare da almeno cinque anni, pronto per essere bruciato. Stando nel sottotetto si era un po' inumidito: bisognava perciò portarlo giù e collocarlo vicino al focolare, per lasciarlo seccare bene.
Se ad una finestra mancava un vetro ed entrava il freddo, occorreva mettervi rimedio. Per un vetro nuovo ci volevano ben trenta centesimi, poca cosa per dei signori, ma troppi per chi non ne ha. Si rimediava allora con un pezzo di carta dei bachi da seta, impastata con farina di segala inumidita.
Col martello, la tenaglia, qualche vite ed un po di olio si rimetteva in funzione l'uscio di casa. La massaia lucidava il rame, che splendeva come oro appeso al muro della cucina. Le ragnatele venivano spazzate dagli angoli a colpi di scopa. Gli ultimi "schitabögi" venivano stanati dai loro nascondigli inaccessibili, mentre i ragazzi si indaffaravano a spazzare il cortile.
In un angolo della cucina, a circa due metri da terra, era pronto il Presepio col Bambino sulla culla di paglia. Mentre il Bambino era di gesso, le altre figure erano di cartone, e quale lusso fu quando, col passare degli anni e col migliorare della situazione economica, la famiglia poteva permettersi nuove statue di gesso. Chi avesse avuto l'accortezza di conservarle, avrà ora un tesoro di pregio e di grande valore storico. Come base si usava uno strato di "teppa" verde, raccolta pazientemente sulle scarpate della ferrovia.
Il prete, passato per le benedizione della casa, la doveva trovare in ordine.
La sera della vigilia, in casa del nonno, si mangiavano i "sbauèi" (frittelle).
Dopo il pasto si recitava il rosario, altra abitudine perduta ai nostri giorni e che, al di là della fede (che se c'è, c'è, e se non c'è non c'è !), recitare il Rosario rappresentava un momento di (diremmo oggi) relax ! Poi, il nonno (il regiù) comunicava il programma del giorno seguente che, come per tutte le società contadine, era sostanzialmente immutabile....a NATALE...
Finalmente giungeva il mattino. In un attimo erano tutti vestiti; poi si creava una gran confusione, mentre ognuno cercava i propri doni. Solo il nonno interveniva a rimettere un po' di ordine.
Per mano, a due a due, si andava in chiesa, a sentire le prime tre messe, col suono della "piva".
Finita la triplice messa, il "regiù" rimetteva tutti in fila e li conduceva a bere la grappa che usciva ancora calda dal "lambiccu", essendo stata preparata proprio per quella mattina. Lui ne beveva uno da solo, i ragazzi ne avevano uno ogni tre ed ai più piccoli se ne dava una sola goccia. Poi tutti a casa.
La colazione era data dalla zuppa.
Ma sul pranzo di Natale rimandiamo alla trascrizione dello scritto di Carlo Azzimonti Nel pomeriggio (mèzabasùa), col nonno si faceva il giro dei presepi di tutte le chiese, e di commenti erano in genere animati.
Alla sera si stava tutti attorno al camino, fatto di fuoco vivo della paglia o delle foglie e tutoli di granturco (scaròn). Fattasi una buona brace, ci si metteva il famoso "sciòcu" preparato nei giorni precedenti.
Dal ceppo ardente si sprigionavano fiammelle di vari colori. Quelle rosse erano di Lucifero, quelle verdi di Brindinello, quelle violette di Sbarbatello: i tre più famosi diavoli dell'inferno ! Seguiva un ultimo rosario e poi si andava tutti a letto. Nella vita del tempo c'era molto più spazio per la fantasia, il sentimento e per le piccole come per le grandi cose. Bastava un camino a riunire una famiglia, laddove oggi nemmeno vi riesce un ordine del Giudice. Era sufficiente una storia lunga ed affascinante, al termine della quale a nessuno importava dove albergasse la verità e dove la fantasia, mentre oggi occorre discernere con cura e fornire spiegazioni scientifiche dettagliate ad ogni cosa.
In casa vi era una figura che faceva da perno e metteva tutti al loro posto. Oggi si litiga per qualsiasi dettaglio che non si condivide.
Ho già scritto che non condivido per nulla la smancevole teoria secondo la quale "una volta era sempre meglio". Però certamente una volta c'era qualcosa di buono che oggi non c'è più, che abbiamo perso, sprecando in una generazione o due ciò che di buono era stato costruito in secoli di saggezza maturata nella vita durissima.
(Spunto tratto da: Scampoli di Storia Bustocco)
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gheagabry.
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Il simbolo incontrastato del Natale e del Presepio e' indubbiamente la Stella Cometa; questo astro descritto dall'evangelista Matteo e rappresentato in varie iconografie, affreschi, fondali di presepi nasconde pero' molti interrogativi ed e' sempre stato celato dal mistero. Infatti puo' aiutare a datare la nascita di Gesu'ma potrebbe anche essere stata solo un'immagine religiosa inventata per suggellare la nascita del Messia, inoltre era realmente un Stella Cometa oppure qualcos'altro ?
La stella di Betlemme puo' quindi essere presa in esame per verificare la reale data della nascita di Gesu', basta ricercarla negli eventi astronomici di quel tempo descritti dagli astronomi della Siria e del Medio-Oriente e vedere in che periodo essa e' passata confrontandola con il 25 dicembre data di nascita presunta del bambin Gesu'... ha un fondamento letterario e iconografico notevole e storico, cioe' descritto dagli astronomi di quell'epoca, ma e' ancora un oggetto misterioso o meglio i Re Magi e le genti di quell'epoca cosa videro in cielo realmente ? Fu' una cometa o qualche altro fenomeno celeste come una supernova o un'allineamento di piu' pianeti? Un'evento astronomico ci fu' realmente durante il periodo della presunta nascita di Gesu'. Per capire cosa e' stata realmente la stella di Betlemme dobbiamo circoscrivere il periodo della nascita di Gesu'. Quello che noi sappiamo e' che il nostro attuale calendario Cristiano fissa la nascita del Messia o meglio l'anno zero 2000 anni fa, tuttavia non sappiamo ancora se questa data corrisponde alla realta' dei fatti oppure no, ci limitiamo ad applicare questo calendario ormai accettato da tutti... Analizzando i dati storici sappiamo che Giuseppe e Maria si trovavano a Betlemme nel periodo del censimento indetto dall'imperatore Augusto nel 4 a.c. e conosciamo anche la data storica della morte di Re Erode che si attesta nel 4 a.c. quindi si ipotizza che la nascita di Gesu' sia avvenuta in un lasso di tempo che va dal 4 a.c. al 7 a.c. . Periodo che e' diverso dal nostro calendario Cristiano, in teoria quindi e' errato di circa quattro-sette anni e di conseguenza il 2000 e' gia' passato da qualche anno.. andando a cercare eventi celesti che possano essere considerati tali, come poteva essere la Stella Cometa simbolo incontrastato del Natale, nel 12 a.c. ci fu il passaggio della cometa periodica, che ci passa a trovare ogni 75/76 anni, Halley ma che risulta troppo anticipata rispetto al periodo sopra citato dal 4 al 7 a.c. da noi preso in considerazione. Un'altro evento notevole e molto luminoso fu una stella supernova; cioe' una stella che giunta alla fine della propria vita si espande per poi collassare su se' stessa o addirittura esplodere generando un'intensa luce che dura anche settimane o mesi, che si verifico' nel 4 a.c. e indubbiamente potrebbe essere anche l'evento giusto ed essere proprio la prima teoria di questa supernova a diventare poi nell'iconografia attuale la stella di Betlemme. Altro evento che potrebbe essere considerato alla stregua della supernova fu la rarissima congiunzione tra Giove e Saturno nella costellazione dei pesci nel 7 a.c.. Questa congiunzione detta "triplice" si verifica molto raramente ed e' generata da due pianeti che si spostano in cielo sorpassandosi a vicenda per le loro diverse lunghezze delle loro orbite attorno al Sole e che spostandosi lungo la volta celeste potrebbero aver guidato i Re Magi a Betlemme. Questa sarebbe la teoria piu' adatta confrontandola con i passaggi contenuti nel Vangelo di Matteo e con cio' che annuncia il Nuovo Testamento, anche la data coinciderebbe anche se all'estremo punto delle date. Un'altro evento si verifico' nel 5 a.c. e fu' il passaggio di un'altra cometa nella costellazione del Capricorno, tuttavia questa teoria risulta troppo in ritardo.... sono teorie scientifiche che hanno cercato di adattare le date storiche sicure che si hanno con gli eventi astronomici accaduti in quel lasso di tempo. Certamente la Stella di Betlemme ha rappresentato e rappresentera' sempre l'evento astronomico di quel periodo come la Stella Cometa di Natale e cosi' anche noi nel nostro presepio abbiamo rappresentato.
(ilpresepio.it)« Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella (tòn astéra en têi anatolêi) e siamo venuti per adorarlo".
All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele".
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella (o astér), che avevano visto nel suo sorgere (en têi anatolêi), li precedeva (proêghen autoús), finché (eôs) giunse e si fermò sopra (estáthe epáno) il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.(...). Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. » (Matteo 2,1-12.16)....una favola...
Tanto, tanto tempo fa nel cielo splendevano delle stelle luminose e bellissime. Solamente una era piccinina e timida e la sua tenera e fioca luce si intravedeva appena!! Le altre stelle la canzonavano e la prendevano in giro dicendo: "Ah, tu sei una minuscola stella e di sicuro in terra nessuno ti vede; ben presto una folata di vento spegnerà Ia tua debole luce e tu non esisterai più per nessuno ".
Invece tutti i bambini, sulla terra, ammiravano quella stellina che era la loro preferita e che metteva nel loro cuoricino tanto calore e tanto amore.
Anche il vento, quando le era accanto, soffiava adagio per paura di spegnerla e le altre stelle gelose e superbe si arrabbiavano. Decisero di farle un sacco di dispetti e la poveretta, stanca e triste, abbandonò il cielo e scese sulla terra.
Ad un certo punto dalla finestra di una capanna misera e spoglia scorse un vecchietto, che aveva molto freddo ed era ammalato.
La stellina, senza farsi notare, passò dal buco della serratura, si avvicinò lentamente all'anziano e si accoccolò ai piedi del suo letto.
Subito egli si sentì invadere da un calore che gli saliva dalle estremità fino alla testa.
Il suo viso pallido e scarno prese colore ed alla stellina parve che, nella penombra. sorridesse. Se ne andò via senza farsi vedere e riprese il suo cammino.
D'improvviso sentì un bambino che si lamentava e si rigirava nel letto, non riusciva ad addormentarsi, perché nel buio la sua fantasia si scontrava con fantasmi ed assassini.
La stellina si appoggiò delicatamente sul comodino ed il bambino appena la vide non ebbe più paura: essa brillava allegramente ed egli si sentì felice e tranquillo. I suoi occhietti si fecero sempre più pesanti e si addormentò profondamente sognando cose liete e divertenti. La stellina usci in punta di piedi decisa a proseguire il suo cammino senza fermarsi più per nessuno, ma era troppo buona e quando sentì i lamenti di una donna non poté fare a meno di avvicinarsi per consolarla.
Era una vecchia vedova alla quale era morto il marito, chiusa nel suo dolore, non faceva che piangere e scrivere poesie tristissime che spezzavano il cuore.
Pensava che Dio, permettendo un dolore così, fosse crudele e cattivo. La stellina le si mise accanto e con tutto il suo splendore e la sua vitalità le fece capire che aveva sbagliato: con tutta Ia sua luminosità fece trasparire gli aspetti positivi della vita e la vedova, pentita, si sentì leggera come se quell'essere minuscolo le avesse tolto un peso enorme che le impediva di amare: pianse di felicità.
La stellina si sentì commossa ed orgogliosa, ma non si vantava affatto e molto dignitosamente se ne andò. Era un po' malinconica perché avrebbe dovuto tornare in cielo. Cercava di non ascoltare le altre stelle e di amarle ugualmente anche se la deridevano. Si lasciò andare alto sconforto e pianse un po': le sue lacrime dorate cadevano al suolo con un leggero tintinnio. In quello stesso istante un bagliore fortissimo ed immenso la travolse e sentì una voce rimbombante intorno: quella di Dio: "Stellina ti voglio premiare per la tua bontà e per il tuo coraggio, fra tutte sarai la stella più bella e domani guiderai i Re Magi e veglierai sulla capanna quando nascerà Gesu". Gli angeli cantarono dolcemente e la stella si trasformò in una enorme e lucente palla di fuoco con una coda maestosa: la stella cometa.
(lagirandola)
.Vorrei poter mettere lo spirito del Natale
all'interno di un barattolo
e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta.
<p align="center">[color=red][size=14][font=segoe script]<i><b>
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Edited by gheagabry1 - 2/12/2019, 13:46. -
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Babbo Natale ha smesso di fumare, almeno nella nuova edizione di un libro storico che racconta le sue avventure. Santa Claus, infatti, nella poesia scritta 189 anni fa “Twas the Night Before Christmas” era descritto a un certo punto mentre «stringeva tra le labbra una pipa e il fumo circondava la sua testa come una corona».
Questo verso non c’è più e Babbo Natale non fuma più la pipa, secondo la versione dell’autrice canadese Pamela McColl che ha rimosso i passaggi e assunto un illustratore che ha disegnato di nuovo la scena senza tabacco.
Era la notte prima di Natale e tutta la casa era in silenzio,
nulla si muoveva, neppure un topino.
Le calze, appese in bell'ordine al camino,
aspettavano che Babbo Natale arrivasse.
I bambini rannicchiati al calduccio nei loro lettini
sognavano dolcetti e zuccherini;
La mamma nel suo scialle ed io col mio beretto
stavamo per andare a dormire
quando, dal giardino di fronte alla casa, iunse un rumore
Corsi alla finestra per vedere che cosa fosse successo,
spalancai le imposte e alzai il saliscendi.
La luna sul manto di neve appena caduta
illuminava a giorno ogni cosa
ed io vidi , con mia grande sorpresa,
una slitta in miniatura tirata da ott minuscole renne
e guidata da un piccolo vecchio conducente arzillo e vivace;
capii subito che doveva essere Babbo Natale.
Le renne erano più veloci delle aquile
e lui le incitava chimandole per nome.
"Dai, Saetta! Dai, Ballerino!
Dai, Rampante e Bizzoso!
Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!
Su in cima al portico e su per la parete!
Dai presto, Muovetevi!"
Leggere come foglie portate da un mulinello di vento,
le renne volarono sul tetto della casa,
trainando la slitta piena di giocattoli.
Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,
non feci in tempo a voltarmi che
Babbo Natale venne giù dal camino con un tonfo.
Era tutto vestito di pelliccia, do capo a piedi,
tutto sporco di cenere e fuliggine
con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:
sembrava un venditore ambulante
sul punto di mostrate la sua mercanzia!
I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!
Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!
La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso,
la barba bianca come la neve,
aveva in bocca una pipa
è il fumo circondava la sua testa come una ghirlanda.
Il viso era largo e la pancia rotonda
sobbalzava come una ciotola di gelatina quando rideva.
Era paffuto e grassottello, metteva allegria,
e senza volerlo io scoppiai in una risata.
Mi fece un cenno col capo ammiccando
e la mia paura spari,
non disse una parola e tornò al suo lavoro.
Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò,
accennò un saluto col capo e sparì su per il camino.
Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renn
e volò via veloce come il piumino di un cardo.
Ma prima di sparire dalla mia vista lo udii esclamare:
Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!
Edited by gheagabry1 - 2/12/2019, 13:51. -
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Lo strano "NATALE" nella Germania del 1941.
Il 13 novembre 2009, sullo Spiegel Online, David Gordon Smith pubblicava un articolo dal titolo How the Nazis stole Christmas.
A new exhibition highlights how the Nazis tried to take Christ out of Christmas era l’eloquente sottotitolo.
Essì, perché non era solo in Russia che il clericale Santa Claus veniva bandito a favore di Nonno Gelo. Se i Comunisti russi erano dei pazzi scatenati, i Nazisti non stavano messi meglio – e, in una mostra che dovrebbe essere ancora in corso in un museo di Colonia, un vasto assortimento di oggettistica lo dimostra.
Ecco alcuni stralci dell’articolo originale apparso sullo Spiegel.
Tutto è cominciato in maniera molto innocente. Attorno alla metà degli anni Settanta, Rita Breuer ha incominciato a collezionare le antiche decorazioni natalizie della “vecchia” Germania, dopo che suo marito aveva espresso il desiderio di preparare un albero di Natale old-fashion come quello che vedeva sempre da bambino nella casa di sua nonna. La signora Breuer, che abita nella piccola città di Olpe, a sessanta chilometri da Colonia, ha saccheggiato i mercatini delle pulci e perlustrato le soffitte dei suoi amici alla ricerca di decorazioni e gingilli natalizi, dando origine a una collezione di tutto rispetto che non comprende solo decorazioni per l’albero di Natale, ma anche calendari dell’avvento, biglietti d’auguri, e mangiatoie con Gesù Bambino.
Ma poi, è successo qualcosa di strano. La signora Breuer, che nel frattempo aveva cominciato a farsi aiutare da sua figlia Judith nella ricerca di pezzi da collezione, si è imbattuta in numerosissimi oggetti che non si addicevano propriamente alla tipica immagine gioiosa del Natale: soldatini di piombo con le divise della Prima Guerra Mondiale; decorazioni per l’alberello a forma di granate e bombe a mano…
A quel punto, i Breuer hanno cominciato a indagare sul modo in cui il Natale sia stato utilizzato a scopi di propaganda nel corso della Storia, e in maniera particolarmente sfacciata durante gli anni del Nazismo. E il loro hobby si è rapidamente evoluto in un lavoro di ricerca assolutamente ragguardevole.
Oggi, a più di trent’anni di distanza dal giorno in cui Rita Breuer ha cominciato a collezionare le decorazioni natalizie, una selezione dalla collezione di famiglia è in mostra al Centro di Documentazione Nazionalsocialista di Colonia. L’esposizione, incentrata sulla storia del Natale nella propaganda dal diciannovesimo secolo ad oggi, evidenzia come i Nazisti abbiano abusato del Natale adattandolo ai loro folli progetti, e cercando di trasformarlo nella “germanica” festa del solstizio d’Inverno.
“Il Natale era una provocazione, per i Nazisti – dopo tutto, Gesù Bambino era ebreo” racconta a Spiegel Online la signorina Judith Breuer, che ha contribuito all’allestimento della mostra e ha firmato assieme a sua madre il catalogo dell’esposizione. “La festa più sentita dell’anno andava contro le loro convinzioni razziali, e quindi i Nazisti sono stati costretti a intervenire – cercando di rendere il Natale meno cristiano”.
La mostra, che include fra le altre cose anche oggetti stranissimi, come stampini per biscotti a forma di svastica e palline per l’albero di Natale decorate con simboli nazisti, illustra il modo in cui i Nazisti abbiano ostinatamente cercato di eliminare Cristo dal Natale. Ad esempio, hanno cercato di convincere le casalinghe a preparare biscotti a forma di croce celtica, dall’aspetto simile a una svastica, e hanno tentato di sostituire la figura cristiana di San Nicola, che tradizionalmente porta regali ai bambini tedeschi il 6 dicembre, con la figura nordica del dio Odino.
C’era, poi, un simbolo particolare, a creare grattacapi ai Nazisti: la stella, che da sempre decora gli alberi di Natale. “O era una stella a sei punte, che era simbolo degli Ebrei, o era una stella a cinque punte, che era simbolo dell’Unione Sovietica”, ci racconta la Breuer. In ogni caso, la stella doveva sparire.
La Breuer evidenzia anche come, nonostante gli sforzi dei Nazisti, le tradizioni natalizie non fossero così facili da cambiare: “la gente, nella maggior parte dei casi, ha continuato a festeggiare come prima”.
Ma l’influenza nazista sul Natale è stata molto più profonda di quanto non si possa immaginare: ad esempio, la versione nazista della canzone tradizionale “Es ist für uns eine Zeit angekommen” continua ad essere cantata anche nella Germania del 2000. “I Nazisti hanno tolto ogni riferimento a Gesù, e ne hanno fatto una canzone che parla del passeggiare in mezzo alla neve”, spiega la Breuer.
Certo, la festa del Natale è stata fortemente secolarizzata in tutto il mondo, a partire dal ventesimo secolo, ma il trattamento riservatole dai Nazisti è stato qualcosa di molto diverso. Non aveva niente a che fare col consumismo o con la secolarizzazione, ma era basato sull’ideologia razziale e sulla bramosia di ritrovare una passata mitologia germanica.
Un esempio particolarmente sinistro del Natale nazista è la Julleuchter (“laterna di Yule”), una sorta di candeliere che è esposto nella mostra. Heinrich Himmler, capo delle SS, aveva ordinato che questa lanterna “germanica” fosse prodotta dai prigionieri di Dachau e Neuengamme, e che fosse poi utilizzata come regalo natalizio per tutti i membri delle SS.
Lo stesso modello di Julleuchter inventato da Himmler è venduto ancor oggi in numerosissimi negozi della Germania, sotto un alone New Age che lo spaccia come “decorazione tradizionale tedesca”.
unapennaspuntata.wordpress.com
Edited by gheagabry1 - 2/12/2019, 14:16. -
gheagabry.
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..."Ci sono molte cose, credo, che possono avermi fatto del bene senza che io ne abbia ricavato un profitto" replicò il nipote, " e Natale è una di queste. Ma sono sicuro che ho sempre considerato il periodo natalizio, quando è venuto - a prescindere dalla venerazione dovuta al suo nome e alla sua origine sacra, ammesso che qualcosa che vi si riferisca possa esser tenuta separata da questa venerazione - come buono; un periodo di gentilezza, di perdono, di carità, di gioia; l'unico periodo che io conosca, in tutto il lungo calendario di un anno, nel quale uomini e donne sembrano concordi nello schiudere liberamente i cuori serrati e nel pensare alla gente che è al di sotto di loro come se si trattasse realmente di compagni nel viaggio verso la tomba, e non di un'altra razza di creature in viaggio verso altre mete. E per questo, zio, anche se il Natale non mi ha mai fatto entrare in tasca una moneta d'oro, e neanche d'argento, credo che mi abbia fatto bene e che mi farà bene...""... o che i profumi mescolati del tè e del caffè accarezzassero il naso,
o che i grappoli di uva passa fossero così pieni e biondi,
e le mandorle così candide,
e la cannella così dritta e lunga,
e così squisite l'altre spezie..."
Da "Canto di Natale" di Charles Dickens. -
gheagabry.
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L'albero di NATALE del Rockfeller
Non c’è turista che passi da New York in questa stagione che non si faccia fotografare con l’albero di Natale del Rockfeller Center alle spalle. Il gigante verde stracolmo di luci e sormontato dalla sua bella stella in Swarovski da un milione di sfaccettature (reali) non è un albero di Natale, è l’albero di Natale. Straboccante e straordinariamente kitsch, com’è giusto che sia, considerando che non deve educare, ma stupire e infondere ottimismo.
La storia dell’albero di Natale più famoso del mondo, vicenda ricca di episodi e che ormai risale al lontano 1931, dunque a 79 anni fa.
Siamo nel cuore della Grande depressione, il Rockfeller Center è un cantiere aperto. Sono gli stessi operai, desiderosi di far festa ed essere retributi, a innalzare l’ abete. Alto meno di 20 piedi (6 metri) per decorarlo adoperano lattine, carta e stagnola di scarto. Il clima è quello che è… In quel momento (testimonato dall’immagine gentilmente concessa dall’archivio del Rockfeller Center) nasce però la tradizione. Solo col Natale di tre anni dopo – siamo nel 1934 – all’accensione dell’abete corrisponde una cerimonia ufficiale in piena regola. I rami si arricchiscono di ghirlande e vetri, arrivano le luci colorate e gli ornamenti a forma di cani e di barche a vela.
Intanto in Europa, e nel mondo intero, non tira una buona aria. Negli anni seguenti sarà peggio, ma la tradizione dell’abete del Rockfeller Center non s’interrompe. Nel 1942, per esaltare gli sforzi americani nella Seconda Guerra Mondiale, s’innalzano tre piccoli abeti coi colori della bandiera: uno è bianco, uno rosso, uno blu. Negli anni successivi si replica, ma nel 1944, in linea con le restizioni e gli oscuramenti, i tre alberi rimangono al buio. Si porrà rimedio nel 1945, quando, a Guerra ormai finita, vengono adoperati sei proiettori a luce ultravioletta puntati sui 700 globi fluorescenti che pendono dai rami. L’effetto è spettacolare, sembra che le sfere brillino nel buio.
E si entra negli anni ’50, le decorazioni diventano anno dopo anno sempre più complesse, angeli, trombe, ghiaccioli di vetri, luci multicolori e la televisione comincia a diventare quel potente strumento di comunicazione che conosceremo. E’ il 1951 quando l’abero del Rockfeller Center fa la sua prima comparsa in tv; la cerimonia di accensione viene seguita dal Kate Smith Show. Due anni dopo diventa uno speciale.
Con tanta attenzione addosso, quel grosso simbolo natalizio che si erge nel cuore di New York è come un obiettivo sensibile e facile preda per esternazioni spettacolari. Così nei suoi 79 anni di storia l’albero vede anche alcuni tentativi di “scalata selvaggia”, una sorte di tree climbing natalizio che ha prodotto una parentesi di notorietà all’ ardimentoso. Nel 1979 un ventisettenne conquista la cima al grido di “Liberate i cinquanta”, si riferisce agli ostaggi nell’ambasciata Usa di Teheran. Quando i pompieri gli spiegano che il suo gesto non sarebbe stato d’alcun aiuto si convince a venir giù. L’anno dopo un altro uomo prova ad emularlo, ma senza alcun fine dimostrativo, pare che abbia trovato la cosa divertente.
Il lavoro per il reperimento dell’abete giusto è alquanto complesso, negli anni alcune volte albero è stato donato, ma il più delle volte sono stati gli addetti del Rockfeller Center a “dargli la caccia”, in tempi recenti anche sorvolando le foreste d’America con un elicottero. Nel 1982, si è però deciso che l’abete dovesse provenire dallo stato di New York e infatti il fusto di quest’anno è stato abbattuto a Mahopac, nel cortile di un vigile del fuoco della cittadina, Peter Acton, che si è detto molto dispiaciuto ma onorato di aver perso il suo albero. In compenso è andato con famiglia, a fargli visita al momento dell’allestimento. Il gigante verde ha così iniziato il suo viaggio verso Manhattan a bordo di un camion lungo 115 piedi, è stato decorato e il 30 novembre acceso nel corso della consueta cerimonia. E’ alto 74 piedi (poco più di 22 metri), ha un diametro di 40 (rami inclusi), ha circa 75 anni e pesa 12 tonnellate . Non è l’albero più alto della storia, il record, infatti, va assegnato all’abete rosso norvegese del 1999, alto 100 piedi.
Col mutare dei tempi e il sopraggiungere di diverse sensibilità ambientaliste, la fine dell’albero è diventata un problema; ma già negli anni ’70, passata la festa il Rockefeller Center ha dato il via al riciclaggio del legno prontamente riutilizzato per opere utili. Nel 2007 fanno invece il loro ingresso le luci led a risparmio energetico, circa 30.000, che rispetto all’illuminazione di tipo tradizionale consentono quotidianamente un risparmio dei kilowatt equivalenti al fabbisogno di un’edifico di 600 metri quadrati per un mese intero. A tenere uniti i led sono 50 chilometri di filo mentre a fornire l’energia ci pensano i pannelli solari posti in cima a uno degli edifici adiacenti.
L’albero è sormontato da una stella, inaugurata l’anno scorso, in cristallo Swarorvski. E’ composta da 25.000 cristalli, pesa circa 250 chili ed ha un milione di sfaccettature, irradiando sul centro di Manhattan una luce abbagliante che dirama da 12 raggi muniti di 720 lampadine led. A creare l’effetto scintillio è invece il squenziamento programmato da un complesso sistema di computer.
(.daringtodo.com)
“Miracle tree”, l'albero di Mary
Nel 2006 l’albero di Natale più famoso del mondo (quello del Rockefeller Center di New York), era noto come the “Miracle tree”. L’abete del miracolo è stato così ribattezzato dal suo proprietario (e donatore) Bob Varanyak che ha raccontato la storia, molto particolare, di questo albero, piantato 77 anni fa a Hamilton, nei pressi della casa di Mary Varanyak, una immigrata ungherese che l’aveva ricevuto in regalo dal suo datore di lavoro. Crescendo, l’albero ha assunto proporzioni maestose e la sua proprietaria, morta nel 2000 a 99 anni, diceva spesso alla sua famiglia di essere “sicura che, un giorno, il suo abete sarebbe diventato il Christmas tree del Rockefeller Center” . Oggi il sogno della famiglia Varanyak si è realizzato visto che il loro imponente albero è stato scelto come uno dei principali simboli delle celebrazioni natalizie americane, e non solo. Bob Varanyak, il figlio di Mary, ricorda che l’abete, ora gigantesco, nel 1931 fece il suo ingresso nella casa della famiglia Varanyak.
Per un’altra tanto strana quanto profetica coincidenza, risale proprio al dicembre del 1931 (quando l'America era stretta nella morsa della Grande Depressione) l’inizio della tradizione dell’albero di Natale allestito nel Rockefeller Center che, a New York, era ancora un cantiere fangoso.
La tradizione ufficiale iniziò però nel 1933 quando, per la prima volta, un abete di venti metri venne illuminato davanti a migliaia di spettatori.
Tornando all’albero di quest’anno, evidentemente il suo destino era già segnato. Bob Varanyak l’aveva messo a dimora nella sua proprietà che è poi l’impresa “verde” di famiglia The Garden Tree King Plant Mart a Trenton e quell’abete era da tutti considerato il patriarca del vivaio.
Lo stesso Bob racconta di essere rimasto senza parole quando i rappresentanti del Rockefeller Center, lo scorso marzo, lo hanno contattato dicendogli di aver individuato l’albero dall’elicottero e di essere interessati a portarlo a New York.
Per la famiglia Varanyak è stata un’emozione incredibile vedere realizzato il sogno di mamma Mary e, da quel giorno, per loro è “l’albero del miracolo”.
(.marellagiovannelli.com)
Edited by gheagabry1 - 20/10/2019, 15:23. -
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grazie Gabry...mi è piaciuta molto la storia dell'albero del Rockefeller Center di New York .