IL NATALE....esplode la magia

festa, tradizioni e usanze...decoupage

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    Natale In Messico

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    Ai bambini di tutto il mondo piace rappresentare la storia della natività; in Messico recitano l'episodio di Maria e Giuseppe in cerca di un riparo per la notte. La sera del 16 dicembre si comincia ad addobbare le case con piante verdi, muschio e lanterne di carta colorata. Poi i bambini formano una processione chiamata "posada": i primi quattro portano sulle spalle una tavoletta con le statue di Maria a cavallo dell'asino e di Giuseppe, dietro a loro camminano tutti gli altri bambini con una candela accesa in mano.

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    La "posada" passa davanti alle case di vicini e amici, mentre i bambini cantano in coro chiedendo ospitalità per Maria e Giuseppe. Tutti però li cacciano via, dicendo che non hanno posto e minacciando di picchiarli... La processione continua di casa in casa, finché qualcuno, finalmente li invita ad entrare. Un'antica leggenda natalizia racconta la meravigliosa storia di una bimba messicana che non aveva niente da offrire a Gesù. La vigilia di Natale la piccola se ne stava tutta triste davanti alla porta della chiesa, osservando i fedeli che entravano con le loro offerte. Vicino a lei, mezza nascosta dalla vegetazione, c'era la statua di un angelo. La bambina allora, cominciò a strappare le foglie cercando di liberare la statua... all'improvviso udì una voce che le diceva: "Porta questa pianta in chiesa, Gesù vi benedirà entrambe". Obbedendo alla voce, la bambina fece un mazzo con i rami della pianta ed entrò in chiesa. Mentre avanzava verso il presepe, le foglie in cima ad ogni ramo diventarono rosso fuoco, come se stessero bruciando.. Quella bellissima pianta era la poinsezia che, da allora, si vende proprio nel periodo di Natale. Molti la chiamano Stella di Natale, in ricordo del miracolo che Gesù fece per quella bimba che lo amava tanto. I bambini messicani ricevono i regali il 6 gennaio per l'Epifania.

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    A Natale, invece, si organizza per loro un bellissimo gioco, "la pinata". E' un gioco tutto particolare che ai bambini piace moltissimo. Le pinatas sono delle brocche di terracotta decorate con arte, piene di caramelle e regalini. Hanno le forme più incredibili e fantasiose di animali, uccelli, pupazzi o palle. Il gioco si svolge di sera, dopo le preghiere della posada. Si appendono le pinatas in alto, ad un ramo o ad un palo e le si fanno dondolare. A questo punto i bambini, con gli occhi bendati, cercano di romperle con un bastone.

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    A forza di picchiare, qualcuno ci riesce e allora tutti si precipitano a raccogliere giochi, frutta e caramelle sparpagliate in terra.
     
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    Natale In Olanda


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    Si deve alla fantasia di un grafico pubblicitario della Coca Cola Company, Huddon H. Sundbolm, l'immagine universalmente nota di un Babbo Natale dall' aspetto bonario, barbuto e rubicondo, che viaggia su una slitta scampanellante per i cieli di mezzo mondo. Ma, se ci interroghiamo sulle origini di tale personaggio e se seguiamo l'intricato filo della leggenda, è necessario abbandonare le patinate insegne pubblicitarie made in Usa per spostarsi nell'Europa continentale e particolarmente in Olanda, dove il culto medievale di San Nicola di Mira, vescovo turco del IV secolo molto amato nell'Occidente cristiano, ha subito le prime trasformazioni che hanno prodotto in seguito la raffigurazione attuale di Babbo Natale. È infatti proprio ad opera degli Olandesi che San Nicola, in patria prima e nei dominions d'Oltreoceano poi, ha lasciato l'austero abbigliamento da prelato per indossare l'abito scarlatto dai risvolti di pelo bianco che oggi ovunque lo caratterizza. Se nella maggioranza dei Paesi Babbo Natale è associato unicamente al 25 dicembre, in altri le celebrazioni a lui dedicate coincidono con la festa di San Nicola. È il 6 dicembre, infatti, il giorno più atteso dai bambini d'Olanda, Belgio e Lussemburgo; in quell' occasione, viene eletto un piccolo vescovo che godrà, per l'intera giornata, di pieni poteri. Secondo la tradizione, Sinter Klaes (nome olandese di San Nicola, contratto nella forma germanica Santa Klaus) trascorre buona parte dell' anno in Spagna, dove annota su un grande libro rosso tutto ciò che riguarda il comportamento dei bambini. A metà novembre, il vegliardo, accompagnato da un fedele servo Zwarte Piet carico di doni, parte alla volta dei Paesi Bassi. Ad attenderli, al porto di Amsterdam, ogni anno si radunano in tanti, pronti a festeggiarli. La notte del 5 dicembre i due cavalcano sopra i tetti ed entrano nelle case dove trovano, accanto al camino, degli zoccoletti di legno contenenti della paglia e qualche carota che possano sfamare il cavallo; qua e là, sparse sul pavimento, manciate di dolcetti come buonaugurio e benvenuto agli ospiti notturni. Pietro lo Scuro sostituisce il cibo con i regali che pesca nel suo pesante sacco. Nonostante questa sua funzione benefica, Piet o Nicodemo, conosciuto in altre regioni europee come Krampus, Père Fouettard, Schmutzil o Hans Krapp, ha anche un aspetto spaventoso: il suo sacco, che contiene, oltre ai doni, piccole fruste con cui punire i cattivi, è grande abbastanza per portare via i bimbi più disobbedienti. Nell'Ottocento, la rappresentazione di Sinter Klaes era affidata ai Bilderbogen, delle stampe stereotipe che ritraevano Nicola barbuto e calvo, in abito vescovile ma senza la mitra, con in mano una frusta e, vicini, un alveare e un cane, simboli teologici dell' eloquenza e della disciplina. Col trascorrere del tempo, l'iconografia di san Nicola si è andata via via liberando degli attributi vescovili e si è venuta unificando con quella di Piet, il processo di secolarizzazione si è portato a termine con il trapianto della leggenda olandese negli Stati Uniti. Gli Europei, nel colonizzare il nuovo continente, portarono con sé anche il bagaglio di riti e credenze legato ai vari santi già venerati nei Paesi d'origine e gli Olandesi non furono da meno, trasferendo il patronato di san Nicola (già protettore della loro capitale) a Nuova Amsterdam, più tardi rinominata New York. Il cibo è fondamentale nei festeggiamenti di Santa Klaus. In Belgio i dolci del 5 dicembre avevano originariamente forma umana e rappresentavano san Nicola. Questi biscotti dal colore bruno, che ora vengono modellati non solo secondo la figura del Santo ma anche con varie forme animali, si accompagnano ad un bicchierino di cherry o di brandy ai lamponi. Ma anche in questi Paesi il Natale rimane la festa religiosa e familiare più importante. Nell'Hainaut, in Belgio, si accendono fuochi davanti alle case delle persone più in vista; ed è comunque diffusa in tutto il Paese l'accensione di falò e fuochi vari nelle feste di Natale. In attesa della messa di mezzanotte, la famiglia si riunisce attorno ad una tavola preparata ponendo lettere iniziali di cioccolata come segnaposto. La cena è a base di salmone, caviale, e soprattutto ostriche. Il pranzo del 25 prevede invece un consommé con foglioline di prezzemolo, roastbeef o tacchino arrosto farcito di carne macinata, tartufi e bagnato di cognac. Come contorno, cavolini di Bruxelles e albicocche sciroppate passate in padella col fondo di cottura del tacchino. Il dolce riprende il tronco di Natale francese, a cui è però qui aggiunto un piccolo Gesù Bambino di zucchero.

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    In Olanda, l'atmosfera natalizia, comincia prestissimo, il 6 dicembre quando si festeggia l'arrivo di Sinter Klaas. Giunge dalla Spagna via mare, in barca a vela, accompagnato da un curioso servitore, Piero il Nero, che purtroppo non é sempre indulgente ed accomodante con i bambini cattivi... Subito, appena Sinter Klaas mette piede a terra, tutte le campane si mettono a suonare. Anche lui, come Babbo Natale, ha un lungo vestito rosso, appare maestoso, vestito nei ricchi parametri di vescovo, su un magnifico cavallo bianco e, guidando un lungo corteo, si dirige verso il centro della città per incontrare la regina. Piero il Nero tiene il cavallo per le redini. I bambini sanno che il servitore di Sinter Klaas porta un piccolo registro con descritte tutte le loro azioni; per tutti i bambini buoni ci saranno tanti regali, ma per quelli cattivi saranno allontanati col bastone. Sinter Klaas e Piero il Nero si intrufolano attraverso porte e finestre, sorvolano i tetti aguzzi e...giù per i camini a distribuire regali a tutti. I bambini olandesi mettono davanti al camino i loro zoccoli o le scarpe, pieni di fieno e di carote per il cavallo del santo; sperando così di ricevere in cambio da lui dolciumi e regali. Spesso si festeggia Sinter Klaas la vigilia di Natale, invece che il 6 dicembre. In questo giorno si possono anche scrivere poesie per prendere affettuosamente in giro i componenti della famiglia; le poesie sono firmate da Sinter Klaas e il loro vero autore resta anonimo. In alcune famiglie si organizza una vera e propria caccia ai regali portati da Sinter Klaas. Si compongono delle poesie-indovinello che guideranno i cercatori sulle tracce dei pacchetti nascosti.

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    La sera si mangia tutti insieme un dolce speciale chiamato "letterbanket", cioé dolce lettera, fatto di marzapane e biscotto. Ogni famiglia gli dà la forma della lettera iniziale del proprio nome; altri invece fanno tanti piccoli dolci, uno per ogni componente della famiglia, con la forma della sua iniziale. Anche in Olanda si fanno grandi luminarie e, l'augurio GELUKKIG KERSTMIS ( Felice Natale) echeggia dappertutto. Il giorno di Natale a mezzogiorno in punto, tutti restano in piedi in silenzio per tre minuti davanti al tacchino o l'oca ripiena di prugne. Ci sono sulla tavola anche dolci quasi tutti a base di melassa e mandorle. Tradizionalissime sono le speculaas; focacce a forma di persona o animale. In Danimarca i bambini hanno il compito di decorare la tavola con fiori e oggetti preparati da loro. A Copenaghen c'é l'uso di accendere un mese prima l'albero in una grande piazza della città. I danesi coltivano in vasetti un giacinto; se fiorisce il giorno di Natale la tradizione sostiene che la casa sarà protetta dalle malattie. Il pranzo di Natale é piuttosto elaborato; il riso al latte nasconde in fondo una mandorla, chi la trova ha diritto ad un regalo più grande e più bello e, dopo il pranzo iniziano le danze intorno all'abete.
     
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    Natale In G.Bretagna


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    Il Natale come festa religiosa è stato introdotto in Gran Bretagna nel 596 dai monaci agostiniani. Prima di quella data, però, analoghi festeggiamenti acclamavano il ricambio stagionale che avveniva col solstizio d'inverno. Già i druidi, i sacerdoti degli antichi popoli celtici, avevano attribuito ad arbusti come il vischio o l'agrifoglio le caratteristiche di perennità che ancora oggi molti popoli accordano loro. I riti druidi rivivono nell'uso che di quelle piante si fa, durante il periodo natalizio, in tutti i paesi anglosassoni, dove corre l'abitudine di incontrarsi con gli amici per cantare di porta in porta canzoni auguraI i (le Christmas carols) e scambiarsi ramoscelli sempreverdi. I gruppi, formati ora indifferentemente da donne e uomini, vedevano un tempo protagonisti solo questi ultimi, come del resto avveniva quasi sistematicamente in tutta Europa. Per trovare delle donne tra i questuanti che usano girare un po' ovunque per le case da Natale all'Epifania, bisogna risalire all'Inghilterra di fine Settecento, dove esse, la vigilia di Natale, andavano a gooding, cioè bussavano alle porte offrendo dei rami verdi, in cambio di qualche soldo o cibo. In tempi più recenti, le donne sono state sostituite dai bambini, a volte mascherati con abiti femminili (come nel caso della Befana italiana). Le donne e i bambini rappresentano due categorie ugualmente separate dagli uomini. Essi non sono "iniziati" ai segreti del mondo adulto maschile, e sono perciò

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    più vicini all'aldilà da cui provengono personaggi come San Nicola, Babbo Natale, Gesù Bambino, la Befana. Che i bambini e le donne abbiano un legame speciale con gli spiriti particolarmente attivi in corrispondenza delle feste del ciclo autunnale, è testimoniato da una tradizione ancora viva in Scozia, il first footing del 31 dicembre, rito che vede dei fanciulli col volto dipinto di nero entrare prima della mezzanotte nelle case per portare via l'anno vecchio senza parlare o cantare, semplicemente emettendo un mugolio a bocca chiusa, per cui vengono chiamati mummiers. Al medesimo rito è collegata la credenza secondo cui, se il primo passo viene compiuto da una donna o da un uomo biondo, la sventura si abbatterà sulla casa. L'antipatia manifestata nei confronti dei biondi è forse un' eco dello storico rancore per l'invasione della Scozia compiuta dagli anglosassoni, notoriamente biondi, ma probabilmente anche la loro maggiore similarità con le donne ha favorito lo svilupparsi di questo modo di pensare. Perché invece il nuovo anno porti del bene, usa che il capofamiglia faccia il suo ingresso in casa a mezzanotte in punto, recando con sé un cestino contenente del pane, del carbone, un soldino e qualcosa da bere; ci si dispone poi in cerchio e si improvvisa una sorta di danza di origine scozzese, l'auld ling syne, che tiene insieme la famiglia in un giro tondo benaugurante. Uno dei riti più attesi delle feste dicembrine riguarda lo scambio di regali; anche in Gran Bretagna è in uso questa prassi. I doni, pur se piccoli e simbolici, mantengono vivi legami parentali ed amicali e rinforzano i sentimenti di appartenenza ad una comunità. La proverbiale fedeltà dei sudditi inglesi alla corona, si fa palese nelle manifestazioni d'affetto che, da sempre, rendono ai propri governanti: sotto il regno di Carlo I, i contadini di Glastonsbury, nel Somerset, facevano dono ai reali di rametti di biancospino perché potessero decorarvi la tavola natalizia. Il giudizio popolare riteneva che i rovi di quella città germogliassero il giorno di Natale e compissero la fioritura la domenica di Pasqua. La fede nella puntualità e infallibilità del biancospino era tanto forte che un anno, in una cittadina del Buckinghamshire, rinviarono le celebrazioni natalizie al 5 gennaio, giorno in cui, con sollievo generale, il biancospino incriminato tornò a gemmare. È invece usanza recente, e forse ancora attiva, benché non plateale come un tempo - che i commercianti di tutto il paese inviino per Natale a Buckingam Palace campioni delle loro merci. Gli oggetti di maggior valore vengono restituiti, mentre gli altri, che in passato raggiungevano il numero di diverse centinaia, sono distribuiti al personale di corte. Per quanto riguarda il Natale irlandese, la leggenda vuole che Maria, Giuseppe ed il Bambin Gesù vaghino per le strade dell'isola durante tutto il periodo natalizio; è allo scopo di rischiarare il loro cammino che i bambini mettono sul davanzale un lumicino, spesso inserito in una rapa o in una zucchetta scavata e decorato con rametti verdi. Il compito di accendere le luci è riservato esclusivamente ai più giovani; la loro innocenza li fa più vicini al bimbo sacro, particolarmente venerato dai cattolici dell'isola. Già nell'XI secolo, infatti (il cristianesimo aveva raggiunto le coste irlandesi nel 432 con l'evangelizzazione di San Patrizio), il culto di Gesù Bambino era seguitissimo, fomentato dalle prediche del vescovo Fredrick, che invitava alla conversione nel rispetto del mistero della nascita di Cristo. Furono in molti a seguire i suoi precetti, tanto che si dice che il 25 dicembre dell'anno 1000 diversi sovrani europei abbiano abbracciato il cristianesimo, ispirati dal suo esempio. Una volta, nell' entro terra irlandese del Tipperay, alla vigilia di Natale si lasciava aperto l'uscio di casa per accogliere quanti fossero in cerca di un ricovero, e ancora oggi, viaggiando in quella notte magica, in cui chi nasce è segnato da un destino particolare e chi muore si assicura un posto in paradiso, si troverà facilmente una porta a cui bussare. Si avrà così l'opportunità di partecipare alle tipiche veglie natalizie che precedono la messa notturna e che, a volte, possono protrarsi fino al pranzo. Nell'attesa del momento di lasciare le case per recarsi in chiesa, s'inganna il tempo con giochi tradizionali che coinvolgono tutti, come lo snapdragon, gara frequente anche in Inghilterra, in cui vince chi per primo riesce ad afferrare delle mele galleggianti in un recipiente pieno di alcool o rhum infiammati. Una consuetudine irlandese è la cosiddetta "caccia allo scricciolo". Nel giorno di Natale o di Santo Stefano i ragazzi catturano ed uccidono uno scricciolo e, avvoltolo in un groviglio d'agrifoglio e d'edera, lo legano ad un alto bastone e lo portano in giro per la questua. La crudele tradizione, comune in passato anche in Inghilterra ed in Francia, ha tutte le caratteristiche del sacrificio di un animale alla divinità. Un tempo, il menù tradizionale del Natale inglese prevedeva arrosti di cigni e pavoni, ai quali, dopo la cottura e prima di essere portati in tavola venivano rimesse tutte le penne. Alla corte dei Tudor, invece, il piatto forte era la testa di cinghiale arrostita, condita con alloro e rosmarino. Tale usanza si conserva ancora al New College di Oxford, dove la testa di cinghiale viene addirittura portata in processione.

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    Al suo seguito, un corteo di studenti preceduti da un cantore la reca in trionfo fino a porgerla al rettore. Questi, mettendo la mano tra le fauci del cinghiale, ne trae un limone di cui fa dono al cantore, e distribuisce agli altri presenti, con un gesto augurale, l' alloro che corona il piatto. Dal XVI secolo in poi, però, con l'introduzione in Europa del tacchino da parte dei conquistadores, sempre maggiore fu la sua diffusione sulle tavole inglesi. Anche se ancora oggi c'è chi gli preferisce l'oca, il tacchino ripieno è diventato il simbolo stesso del convivio natalizio inglese. Esportato nelle colonie, non ha conosciuto momenti di abbandono, pur radicandosi nelle nuove terre con originali ed inedite varianti, come è avvenuto per il tacchino ripieno di castagne statunitense. Secondo la tradizione irlandese, estremamente rispettosa dei precetti religiosi, ci si sedeva a tavola soltanto dopo la mezzanotte, una volta trascorso il giorno di vigilia. La cena prevedeva piatti a base di oca, pollo o manzo, seguiti in ordine di preferenza dal maiale, mentre il tacchino, oggi molto consumato, compariva un tempo solo in casa di benestanti. Ancora adesso, l'indomani ci si riunisce per gustare lo speed beef, un rotolo di bue alle spezie che esige tempi lunghi di preparazione. Sono previste infatti due fasi distanziate di una settimana, tempo necessario perché il trito di erbe e spezie (alloro fresco, semi di finocchio, anice, aglio, chiodi di garofano, pepe e cannella) trasferisca l'aroma alla pietanza che cuocerà poi sui fornelli per quattro ore. Anche il dolce irlandese di Natale, impreziosito dal whiskey o dalla birra, orgoglio nazionale, va preparato con circa un mese di anticipo e glassato solo all'ultimo minuto.
     
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  4. ZIALAILA
     
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    Una poesia di Natale ... che mi piace tanto ....



    LA NOTTE SANTA di G. GOZZANO



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    Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
    Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
    Presso quell’osteria potremo riposare,
    ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

    Il campanile scocca
    lentamente le sei.

    - Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
    Un po’ di posto avete per me e per Giuseppe?
    - Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
    son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

    Il campanile scocca
    lentamente le sette.

    - Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
    Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
    - Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
    Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.

    Il campanile scocca
    lentamente le otto.

    - O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
    avete per dormire? Non ci mandate altrove!
    - S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
    d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

    Il campanile scocca
    lentamente le nove.

    Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
    Pensate in quale stato e quanta strada feci!
    - Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
    Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

    Il campanile scocca
    lentamente le dieci.

    Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
    Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
    L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
    non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

    Il campanile scocca
    le undici lentamente.

    La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
    - Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
    Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
    Maria già trascolora, divinamente affranta…

    Il campanile scocca
    La Mezzanotte Santa.

    È nato!
    Alleluja! Alleluja!

    È nato il Sovrano Bambino.
    La notte, che già fu sì buia,
    risplende d’un astro divino.

    Orsù, cornamuse, più gaje
    suonate; squillate, campane!
    Venite, pastori e massaie,
    o genti vicine e lontane!

    Non sete, non molli tappeti,
    ma, come nei libri hanno detto
    da quattro mill’anni i Profeti,
    un poco di paglia ha per letto.

    Per quattro mill’anni s’attese
    quest’ora su tutte le ore.
    È nato! È nato il Signore!
    È nato nel nostro paese!

    Risplende d’un astro divino
    La notte che già fu sì buia.
    È nato il Sovrano Bambino.

    È nato!
    Alleluja! Alleluja!

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  5. gheagabry
     
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    Negli USA la tradizione vuole che la sera della Vigilia si lascino un bicchiere di latte e dei biscotti per Babbo Natale.

    In Inghilterra il pasto di Babbo Natale consiste invece di mince pie (dolce tradizionale, che viene di solito consumato nel periodo di Natale e Capodanno) e sherry.
    I bambini inglesi e americani lasciano anche fuori casa una carota per le renne di Babbo Natale. Un tempo veniva detto loro che se non fossero stati buoni tutto l'anno avrebbero trovato nella calza un pezzo di carbone al posto dei dolci, anche se questa pratica sembra ormai in disuso.

    Secondo la tradizione olandese di Sinterklaas, invece, i bambini mettono fuori la scarpa, cioè riempiono una scarpa con il fieno e una carota e prima di andare a dormire la lasciano fuori di casa (in alcuni casi il rito viene fatto diverse settimane prima della sera di San Nicola, la sinterklaas avond).
    La mattina del giorno successivo il fieno e la carota sono stati sostituiti da un regalo, spesso una figurina di marzapane. Ai bambini cattivi una volta si diceva che avrebbero trovato del carbone, ma anche questa usanza ormai è stata abbandonata.

    Natale in Inghilterra

    In Inghilterra tra le varie decorazioni di Natale, l'albero è il più usato.
    A Londra è tradizione addobbare un albero altissimo, allestito all'aperto con luci, nastri e ghirlande.
    La notte del 24 Babbo Natale porta i doni ai bambini, lasciandoli in un grosso sacco sotto l'albero. I bimbi, per ringraziarlo, lasciano sul tavolo della cucina un bicchiere di latte e un pezzo di dolce per lui e una carota per la sua renna, e la mattina del 25 si aprono i doni.
    Nel giorno di Natale l'atmosfera è festosa ed è usanza riunirsi con le persone care e cucinare un buon pranzo con dolci tipici quale ad esempio il Christmas Pudding.
    Sono usati per i festeggiamenti anche fuochi d'artificio o mortaretti.

    Natale in Germania

    In Germania, i festeggiamenti di Natale iniziano l'11 novembre, giorno di San Martino. E' tradizione costruire per quel giorno delle lanterne, che i bambini porteranno in processione, e che servono ad illuminare la strada al santo.
    Durante il periodo dell'Avvento i bambini hanno nelle loro camerette dei calendari con 24 finestrelle. Ogni giorno aprono una finestrella e promettono di compiere una buona azione nella giornata.
    Il 6 dicembre poi arriva San Nicola a portare dolci, cioccolato e dolci speziati come i Lebkuchen o i Christollen.
    La notte del 24 infine arriva Gesù Bambino (o Babbo Natale) a portare i tanto attesi doni. Le case sono addobbate a festa con ghirlande e candele, è usanza fare pasti ricchi e bere vino speziato.

    Natale in Svezia

    In Svezia i festeggiamenti del Natale cominciano la notte di S.Lucia (tra il 12 e il 13 dicembre), cucinando panini e biscotti allo zenzero. La mattina dopo, le bambine più piccole si vestono da Santa Lucia, con un lungo vestito bianco e una cintura rossa, mentre i bambini in camicia bianca, per raffigurare le stelle, quindi portano su un vassoio, caffé caldo e panini al resto della famiglia ancora a letto, mettendo sul vassoio anche il famoso " Julbock" il caprone di Natale, legato con fili rossi.La vigilia di Natale i contadini ripongono i loro attrezzi ed ogni componente della famiglia ha una piramide di pane, biscotti, e frutta e si intinge il pane d'orzo nel liquido bollente di cottura del prosciutto natalizio.
    Quasi dappertutto in Scandinavia si apparecchia la tavola con un posto in più per il primo che capiti davanti alla porta che, per l'occasione, resta aperta. Il banchetto della vigilia é composto da piatti di pesce secco, prosciutto, riso al latte, vino caldo o birra zuccherata.
    Per ricordare che i primi ad accogliere il messaggio degli angeli furono i pastori, gruppi di ragazzi usano vestirsi da pastori e vanno di casa in casa augurando God Jul!

    Natale in Messico
    In Messico i bambini ricevono i doni per l'Epifania, a Natale, invece si organizza per loro un bellissimo gioco, la "pinata". Le pinatas sono delle brocche di terracotta artisticamente decorate, piene di caramelle e regalini. Hanno le forme più incredibili e fantasiose di animali, uccelli, pupazzi o palle. Il gioco si svolge di sera, dopo le preghiere della Posada (la processione dell'odissea di Giuseppe e Maria alla ricerca di un riparo per la notte). Le cosidette le pinatas, si appendono in alto, ad un ramo o ad un palo e si fanno dondolare, e i bambini, con gli occhi bendati, cercano di romperle con un bastone.
    Assomiglia moltissimo alla nostra Pentolaccia di Carnevale.

    Leggenda di Natale in Messico
    Un'antica leggenda racconta la storia di una bimba messicana poverissima, che non aveva niente da offrire a Gesù. La vigilia di Natale la piccola se ne stava tutta triste davanti alla porta della chiesa, osservando i fedeli che entravano con le loro offerte. Vicino a lei, mezza nascosta dalla vegetazione, c'era la statua di un angelo. La bambina cominciò a strappare le foglie cercando di liberare la statua... e all'improvviso udì una voce che le diceva: "Porta questa pianta in chiesa, Gesù vi benedirà entrambe". Obbedendo alla voce, la bambina fece un mazzo con i rami della pianta ed entrò in chiesa. Mentre avanzava verso il presepe, le foglie in cima ad ogni ramo diventarono rosso fuoco, come se stessero bruciando..
    Quella bellissima pianta era la poinsezia che, da allora, si vende proprio nel periodo di Natale. Molti la chiamano Stella di Natale, in ricordo del miracolo che Gesù fece per quella bimba che lo amava tanto.

    Natale in Egitto

    Qui i cristiani ortodossi celebrano il Natale il 7 dicembre. Durante l’Avvento si segue una «penitenza» più rigida, nella quale non si mangiano carne e latticini. La mattina di Natale amici e vicini di scambiano visite e portano dolci, che consumano con una bevanda chiamata kaik.

    Natale in Giappone

    Anche se il Giappone non è un Paese a maggioranza cristiana, il Natale viene celebrato come festa dell’amore per i bambini. Gli alberi vengono addobbati secondo il gusto nazionale, cioè con lanterne di carta illuminate. Un’altra usanza consiste nel fare regali utili ai poveri, mentre i bambini vanno negli ospedali a cantare canzoni ai malati. Il corrispettivo di Babbo Natale si chiama Hoteiosha.

    Natale in Argentina

    Per la grande presenza di famiglie di origine europea, italiana in particolare, in Argentina il Natale viene festeggiato come da noi, anche se la data coincide con la piena estate australe. Così ci si ostina a consumare bollito, torrone e panettone anche se il termometro supera i 35 gradi a Buenos Aires! Fino a pochi anni fa erano i Re Magi – come in Spagna – a portare i regali il 6 gennaio.
    Ora è diventato di moda scambiarseli il giorno di Natale

    Natale in Polonia

    In Polonia le feste natalizie iniziano con l'apparizione della prima stella, la sera della vigilia. I bambini spiano ansiosamente il cielo e, appena appare il primo brillio tutti si mettono a tavola.Prima di cominciare a mangiare si fa circolare una sottile fetta di pane azzimo, chiamato "opplatek", raffigurante le immagini di Maria, Giuseppe e di Gesù Bambino, e ognuno ne prende un pezzetto. Un tempo in campagna, c'era l'abitudine di darne un po' anche agli animali della fattoria; oggi invece se ne dà solo agli animali domestici che vivono in casa. La tavola é sempre festosamente apparecchiata, ma sotto la tovaglia, c'é sempre un sottile strato di paglia, per ricordare a tutti, che Gesù é nato in una stalla. C'è l'usanza che i bambini debbano tirare le pagliuzze e chi prenderà la più lunga avrà lunga vita.
    Un tempo le ragazze usavano mettere il pettine sotto il cuscino la notte di Natale, e colui che in sogno le avrebbe pettinate, ne sarebbe diventato il futuro sposo.

    Natale in Francia

    Nel Sud della Francia il presepe resta una tradizione importante.
    In Provenza, in alcune chiese vicino al mare, la messa di mezzanotte è seguita da una processione di pescatori che deposita ai piedi dell’altare un cesto pieno di pesce, come dono a Gesù Bambino.
    La notte della vigilia, i bambini lasciano le scarpe – e non le calze – vicino al camino, per i doni di Père Nöel.«Nei caminetti brucia tutta la notte un ceppo le cui ceneri vengono conservate per le loro proprietà curative. Questa simbologia si ritrova nel tipico dolce natalizio francese, la buche de Noël, una torta al cioccolato la cui forma ricorda quella del ceppo».

    Natale in Spagna

    Anche in Spagna il presepe - che qui si chiama nacimiento, cioè «nascita» - è molto diffuso. I festeggiamenti per il Natale iniziano l’8 dicembre, data in cui la Chiesa ricorda l’Immacolata Concezione. Un tempo, nella notte di Natale, ogni famiglia provvedeva ad aiutare un bambino povero fornendogli un corredino nuovo.
    Per i regali, i bambini spagnoli devono aspettare il 6 gennaio: a portarli sono infatti i Re Magi.

    Natale in Austria

    Con l’inizio dell’Avvento, si comincia a preparare il tipico pane speziato delle feste, chiamato Früchtebrot, e a decorare la casa. Tra gli addobbi, c’è una corona d’avvento con quattro candele che vengono accese, una dopo l’altra, nelle domeniche che precedono il Natale, e il calendario dell’Avvento.
    La notte del 5 dicembre arriva San Nicola, a portare i regali ai bambini, da aprire la sera del 24, dopo aver addobbato l’albero.

    Natale in Irlanda

    Particolare è la tradizione della «caccia allo scricciolo» del 26 dicembre, che ricorda il martirio di santo Stefano. Secondo la leggenda, Stefano si era nascosto dietro un cespuglio per sfuggire agli aguzzini, ma uno scricciolo volò via, rivelando la presenza del giovane agli inseguitori.
    Il rito della caccia oggi è soltanto simbolico: gruppi di uomini mascherati fingono di catturare l’uccellino e di condurlo, legato a un bastone, di casa in casa, fermandosi a cantare.

    Natale in Germania

    L'Albero di Natale è originario della Foresta Nera in Germania.
    Alcuni dolci tipici del Natale, come il marzapane, sono tipici di questa zona.
    Qui si utilizzano moltissimo il Calendario dell'Avvento e la Ghirlanda dell'Avvento per segnare quanti giorni mancano sino al Natale.
    I bimbi ricevono i doni da San Nicola (St. Nicholas).

    Natale in Finlandia

    In Finlandia, oltre al classico albero di Natale, viene preparato all'esterno delle case un secondo alberello per gli uccellini.
    Si tratta, infatti, di un covone di grano legato ad un palo e addobbato con semi appetitosi.
    Anche in altri paesi c'è questo simpatico pensiero verso i piccoli volatili che riempiono con il loro cinguettìo le ore della giornata; ad esempio in Germania, soprattutto nel sud, la gente sparge del grano sul tetto delle case affinché anche gli uccellini possano far festa il giorno di Natale

    Il Mirto in Olanda

    Il Mirto, che in Sardegna viene usato per produrre un liquore rinomato ed in altri paesi è considerato il fiore delle spose, in Olanda è invece considerato un fiore di Natale e alla vigilia si usa bruciarne un ramo, in attesa della mezzanotte, quando si apriranno i regali.nuovo anno.
    Il 6 Gennaio i Re Magi (sulla via per Betlemme) portano dei doni ai bambini.


    dal web

    Edited by gheagabry1 - 20/10/2019, 16:27
     
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  7. gheagabry
     
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    Siamo in pieno periodo natalizio, corre l'anno 1983, sui teleschermi italiani appare per la prima volta lo spot Natale Coca-Cola. Nella sua semplicità trasmetteva così intensamente l'atmosfera di festa, che col passare degli anni, alla visione di questa pubblicità, ci si sentiva avvolgere immancabilmente dal clima del Natale. Fin dai primi anni '30 la Coca-Cola è stata talmente legata al Natale tanto da imprimere nell'immaginario collettivo l'odierna immagne di Babbo Natale. La popolarità di tale rappresentazione ha fatto sì che si diffondessero varie leggende metropolitane che attribuivano alla Coca-Cola l'invenzione stessa di Santa Claus.





    .


    image.axd?picture=2009%2f9%2fbabbo-natale



    Babbo Natale non è sempre stato così come lo conosciamo adesso.
    Il primo "donatore di regali" di cui si ha memoria fu San Nicola nel 300 d.c. a Myra (l'attuale Turchia). Nato da una ricca famiglia rimase orfano quando i genitori morirono di peste. Fu allevato da un monastero e all'età di 17 anni divenne uno dei più giovani preti dell'epoca.




    Molte storie vengono ancora raccontate sulla sua generosità, soprattutto perchè regalò a poco a poco tutta la sua ricchezza ai bambini poveri della sua città natale. Le leggende raccontano che era solito donare grandi sacchi di oro o addirittura gettarli dalla finestra nella strada sottostante dove venivano raccolti dai poveri del quartiere. Qualche anno più tardi divenne arcivescovo, ma un arcivescovo senza i paramenti ufficiali: solo una lunga barba bianca e e un cappello rosso in testa.
    Dopo la sua morte fu fatto Santo.
    In quei periodi la Chiesa Cattolica festeggiava la nascita di Cristo e San Nicola fu inserito in calendario.
    Quando ci fu lo scisma tra la Chiesa Cattolica e quella Protestante quest'ultimi non desiderarono più festeggiare San Nicola quale esempio di generosità e carità cristiana, troppo legato alla Chiesa Cattolica, così ogni nazione inventò il proprio "Babbo Natale". Per i francesi era "Pere Noel", in Inghilterra "Father Christmas" (sempre dipinto con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio) e la Germania aveva "Weihnachtsmann" (l'uomo del natale).
    Quando i comunisti presero il potere in Russia e rifiutarono la Chiesa Cattolica vollero avere anch'essi il loro "Babbo Natale" e lo chiamarono "Il Grande Padre del Gelo", ma invece del consueto abito rosso lo vestirono di blu.
    Per gli Olandesi fu "Sinterklaas" che a causa di una cattiva pronuncia da parte degli americani divenne "Santa Claus".
    Tutte queste figure natalizie si differenziavano fondamentalmente per il colore delle proprie vesti, chi blu, chi nero, chi rosso; ma le uniche cose che avevano in comune erano la lunga barba bianca e il loro regalare doni.



    Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, risale all'anno 1823, quando Clement C. Moore scrisse "A Visit from St. Nicholas" (Una visita da San Nicola) dove lo descrive come un "vecchio elfo paffuto e grassottelo".
    L'ultima e più importante incarnazione di BabboNatale la si ha dal 1931 al 1966 quando Haddon Sundblom disegnò la famosa immagine di BabboNatale per la pubblicità della Coca Cola. Questo è il BabboNatale che anche noi conosciamo, con la sua lunga barba bianca, il suo inconfondibile abito rosso, degli stivali, la cinta di cuoio e un immancabile sacco carico di doni.





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    La leggenda del bastoncino di zucchero



    candy



    La leggenda narra che un dolciaio lo creò per ricordare Gesù alle persone.



    candy-cane03Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo del Natale, con il suo gusto di menta.
    Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero:
    E' fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite.
    Al caramello diede la forma di una "J" per Jesus (Gesù in inglese), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore.
    I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù, e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo. Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano .

    Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all'issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare. Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo.

    Molte leggende narrano che l'abete è uno degli alberi dal giardino dell'Eden.
    Una narra che è l'albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino.

    Un'altra leggenda narra che Adamo portò un ramoscello dell'albero del bene e del male con lui dall'Eden. Questo ramoscello più tardi divenne l'abete che fu usato per l'albero di Natale e per la Santa Croce.




    gif





    christmas-treatsI bastoncini di zucchero sono un tipo di caramella dura ed allungata, dalla forma di bastone. Sono tradizionalmente costituiti da due fasce intrecciate di colore bianco e rosso, al sapore di menta o cannella, benché siano in commercio numerosissime varianti sia di gusto che di colore.
    Nelle loro prime forme erano semplicemente dei bastoncini bianchi per bambini, privi di qualunque aspetto di bastone, e benché non sia certo il momento in cui essi sono apparsi per la prima volta, è dimostrato che già da metà del diciassettesimo secolo erano molto diffusi in Europa.
    Tradizionalmente è associato al periodo natalizio soprattutto nel mondo occidentale. Infatti nell'America del nord, i primi esempi di utilizzo dei bastoncini di zucchero per festeggiare il Natale sono documentati intorno all'anno 1847, quando un emigrato di origini tedesche-svedesi di nome August Imgard appese un bastoncino di zucchero su un albero di Natale. Le cartoline di Natale dei decenni successivi iniziarono a mostrare alberi di Natale addobbati con bastoncini di zucchero.
    La prima ditta a produrre i bastoncini di zucchero fu la Bobs Candies di Bob McCormack negli anni venti del XX secolo, benché la produzione di massa iniziò soltanto negli anni cinquanta grazie alle innovazioni tecnologiche.


    Fonte:Wikipedia,dal web
     
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    Cartoline Vintage

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    biglietto_augurale

    Natale-cartolina-3



    Edited by gheagabry1 - 20/10/2019, 16:30
     
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    Filastrocche di Natale



    Il mago di Natale



    S'io fossi il mago di Natale
    farei spuntare un albero di Natale
    in ogni casa, in ogni appartamento
    dalle piastrelle del pavimento,
    ma non l'alberello finto,
    di plastica, dipinto
    che vendono adesso all'Upim:
    un vero abete, un pino di montagna,
    con un po' di vento vero
    impigliato tra i rami,
    che mandi profumo di resina
    in tutte le camere,
    e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

    Poi con la mia bacchetta me ne andrei
    a fare magie
    per tutte le vie.

    In via Nazionale
    farei crescere un albero di Natale
    carico di bambole
    d'ogni qualità,
    che chiudono gli occhi
    e chiamano papà,
    camminano da sole,
    ballano il rock an'roll
    e fanno le capriole.
    Chi le vuole, le prende:
    gratis, s'intende.

    In piazza San Cosimato
    faccio crescere l'albero
    del cioccolato;
    in via del Tritone
    l'albero del panettone
    in viale Buozzi
    l'albero dei maritozzi,
    e in largo di Santa Susanna
    quello dei maritozzi con la panna.

    Continuiamo la passeggiata?
    La magia è appena cominciata:
    dobbiamo scegliere il posto
    all'albero dei trenini:
    va bene piazza Mazzini?

    Quello degli aeroplani
    lo faccio in via dei Campani.

    Ogni strada avrà un albero speciale
    e il giorno di Natale
    i bimbi faranno
    il giro di Roma
    a prendersi quel che vorranno.

    Per ogni giocattolo
    colto dal suo ramo
    ne spunterà un altro
    dello stesso modello
    o anche più bello.

    Per i grandi invece ci sarà
    magari in via Condotti
    l'albero delle scarpe e dei cappotti.
    Tutto questo farei se fossi un mago.

    Però non lo sono
    che posso fare?

    Non ho che auguri da regalare:
    di auguri ne ho tanti,
    scegliete quelli che volete,
    prendeteli tutti quanti.

    Gianni Rodari





    Il pianeta degli alberi di Natale




    Dove sono i bambini che non hanno
    L’albero di Natale
    Con la neve d’argento, i lumini
    E i frutti di cioccolata?
    Presto, presto, adunata, si va
    Nel Pianeta degli alberi di Natale,
    io so dove sta.

    Che strano, beato pianeta...
    Qui è Natale ogni giorno.
    Ma guardatevi attorno:
    gli alberi della foresta,
    illuminati a festa,
    sono carichi di doni.

    Crescono sulle siepi i panettoni,
    i platani del viale
    sono platani di Natale.
    Perfino l’ortica,
    non punge mica,
    ma tiene su ogni foglia
    un campanello d’argento
    che si dondola al vento.

    In piazza c’è il mercato dei balocchi.
    Un mercato coi fiocchi,
    ad ogni banco lasceresti gli occhi.
    E non si paga niente, tutto gratis.
    Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
    Anzi, anzi, il padrone
    Ti fa l’inchino e dice: "Grazie assai,
    torni ancora domani, per favore:
    per me sarà un onore..."

    Che belle le vetrine senza vetri!
    Senza vetri, s’intende,
    così ciascuno prende
    quello che più gli piace: e non si passa
    mica alla cassa, perché
    la cassa non c’è.

    Un bel pianeta davvero
    Anche se qualcuno insiste
    a dire che non esiste...
    Ebbene, se non esiste esisterà:
    che differenza fa?

    Gianni Rodari





    L'omino di neve



    L'omino di neve,
    guardate che caso,
    non ha più naso
    e ha solo un orecchio:
    in un giorno di sole
    è diventato vecchio!
    Chi gli ha rubato un piede?
    È stato il gatto,
    bestia senza tatto.
    Per un chicco di grano
    una gallina
    gli becca una mano.
    Infine, per far festa,
    i bambini
    gli tagliano la testa.

    Gianni Rodari





    L'albero dei poveri



    Filastrocca di Natale,
    la neve è bianca come il sale,
    la neve è fredda, la notte è nera
    ma per i bimbi è primavera:
    soltanto per loro, ai piedi del letto
    è fiorito un alberetto.
    Che strani fiori, che frutti buoni
    oggi sull'albero dei doni:
    bambole d'oro, treni di latta,
    orsi dal pelo come d'ovatta,
    e in cima, proprio sul ramo più alto,
    un cavallo che spicca il salto.
    Quasi lo tocco... Ma no, ho sognato,
    ed ecco, adesso, mi sono destato:
    nella mia casa, accanto al mio letto
    non è fiorito l'alberetto.
    Ci sono soltanto i fiori di gelo
    sui vetri che mi nascondono il cielo.
    L'albero dei poveri sul vetro è fiorito:
    io lo cancello con un dito.

    Gianni Rodari





    Fonte:dal web
     
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    Tradizioni natalizie





    Le campanelle



    campane



    Tutti conosciamo almeno il motivo della canzoncina "Jingle Bells", ma da dove viene la tradizione delle campanelle natalizie? Ecco cosa dice la leggenda, in una dolcissima storia.
    Betlemme era affollata di pastori lì convenuti per vedere Gesù, il re appena nato.
    Anche un bambino cieco sentì l'annuncio degli angeli e pregò i passanti di condurlo alla stalla dove si diceva fosse il Bambinello, ma nessuno gli badò, nessuno ebbe tempo per lui.
    Il piccolo cieco rimase solo nella strada e quando la folla fu passata sentì da lontano il rumore di una campana da bestiame.
    Pensò allora si trattasse della campana di una mucca che si trovava proprio nella stalla dove era nato Gesù Bambino.
    Seguì così il suono ed arrivò, con la forza della fede, alla mangiatoia del piccolo re.



    Il Presepe



    presepe



    Presepe significa letteralmente mangiatoia ed indica appunto la mangiatoia dove fu posto Gesù Bambino dopo la nascita.
    In alcuni scritti si parla di stalla, in altri di grotta, o di stalla collocata in una grotta, dove si trovano un bue e un asinello che, col loro fiato, riscaldano il neonato.
    Il Presepe, o meglio la rappresentazione della Natività, ha le sue radici nella storia di San Francesco.
    Fu il santo, infatti, a voler ricreare, nella notte di Natale del 1223 a Greccio, la Natività nello stesso modo in cui era descritta nella Bibbia, realizzando, nella Cappella di Santa Lucia, ricavata in una grotta, un presepe con un Bambinello, intagliato nel legno dallo stesso Santo, e utilizzando animali veri.
    Il messaggio semplice e diretto del Presepe, cioè il ricordare agli uomini la nascita di Gesù, poteva perciò essere recepito da tutti, senza distinzioni.
    La sua popolarità si sparse velocemente, grazie ai continui pellegrinaggi e al lavoro di divulgazione dei frati francescani.
    Il primo Presepe, come lo conosciamo oggi, fu invece realizzato per la prima volta a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
    Presto l'usanza venne adottata da altre chiese ed ognuna cercava di realizzare un presepe diverso e unico, spesso utilizzando oro e gioielli per impreziosire la rappresentazione.
    La tradizione del Presepe divenne contemporaneamente molto popolare anche tra le classi più ricche, anche se lo sfarzo nella realizzazione molto si allontanava dal messaggio semplice e immediato voluto da San Francesco.
    Ben presto la tradizione si espanse in tutto il mondo, così come la popolarità del presepe di Greccio.



    L'albero di Natale



    albero_di_Natale



    Ci sono molte leggende che riguardano le origini dell'Albero di Natale. Ecco di seguito alcune tra le più suggestive.
    L'abete era uno degli alberi del giardino dell'Eden, per la precisione l'Albero della Vita.
    Quando Eva colse il frutto proibito, le sue foglie avvizzirono fino a diventare aghi e non fiorì più fino alla nascita di Gesù Bambino.
    Un'altra leggenda parla di un altro albero dell'Eden, l'Albero del Bene e del Male.
    Quando Adamo fu scacciato dall'Eden portò con sè un ramoscello che in seguito divenne l'abete che servì per la Santa Croce e diventando poi l'Albero di Natale.
    Altre leggende parlano addirittura proprio dell'Albero del frutto proibito e, nel Medio Evo, fu messo al centro delle rappresentazioni sacre.
    La leggenda che segue fa invece nascere la tradizione presso i Germani.
    Un boscaiolo, tornando a casa in una fredda notte invernale, restò incantato a guardare la bellezza di un abete che brillava di mille ghiaccioli e stelle.
    Gli venne così l'idea di adornare con luci e carta colorata un albero simile che sorgeva davanti la sua casa.
    In un villaggio, alla Vigilia del Natale, un ragazzo si recò nel bosco per cercare un ceppo di quercia da bruciare nel camino così come era tradizione (vedi Caminetto).
    Però, attardatosi, si perse durante una fitta nevicata. Per ripararsi dalla neve si rifugiò sotto l'unico albero ancora verdeggiante, in mezzo a tutte le altre piante spoglie. Quell'albero era l'abete.
    Il ragazzo, infreddolito e impaurito, si raggomitolò ai piedi del tronco e si addormentò. L'albero si impietosì e per meglio ripararlo abbassò i suoi rami fino a terra, quasi a formare un riparo per proteggere il ragazzo dalla neve e dal freddo.
    Al mattino fu svegliato dalle voci dei suoi compaesani che lo stavano cercando. Solo dopo che si ritrovarono, tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che la natura aveva creato: la neve, posandosi sui rami, aveva formato decorazioni scintillanti che, insieme ai tanti ghiaccioli, brillavano alla luce del sole.
    Così l'abete venne preso come simbolo del Natale e in tutte le case lo si decora e lo si illumina per ricreare lo spettacolo sfolgorante che apparve in quel bosco ai contadini, la mattina di Natale.
    Da allora anche gli abeti nelle foreste mantennero la caratteristica di piegare i rami verso il basso.
    Un'altra leggenda è invece legata al miracolo compiuto dal vescovo Winfried, divenuto poi santo col nome di Bonifacio.
    Mentre era missionario nella Germania settentrionale si imbattè in alcuni pagani, adoratori di una quercia, che preparavano il sacrificio del piccolo principe Asulf al dio Thor.
    Bonifacio fermò tale atto barbaro e abbattè la quercia, al cui posto apparve subito un abete.
    Il vescovo spiegò ai pagani che, trattandosi di un albero sempreverde, era l'albero della vita e pertanto rappresentava Cristo.
    La natura di albero sempreverde dell'abete fa risalire la tradizione ai Romani che, alle calende di gennaio, usavano regalarsi un rametto di sempreverde come augurio di buona fortuna...
    ...Oppure ai Druidi, gli antichi sacerdoti dei Galli, che fecero dell'abete un simbolo di lunga vita, onorandoli nelle feste invernali.
    Oppure si dice sia nato in Norvegia. Si trattava di un grosso frassino che affondava le sue radici nel profondo della terra e le cui cime toccavano il cielo.
    Qualcuno attribuisce a questa tradizione origini pagane antichissime, quando un ceppo veniva bruciato nel giorno del solstizio d'inverno in omaggio al Sole.
    Da qui deriverebbero i vari significati: le luci sono le scintille dei falò, le decorazioni sono la speranza di prosperità, l'abete è il simbolo della speranza della rinascita e i fili d'oro e d'argento sono i capelli delle fate.
    Nella tradizione cristiana l'albero di Natale è "l'albero cosmico", cioè la manifestazione divina del Cosmo, dove le luci rappresentano Cristo che illumina l'umanità (in quanto Gesù è la luce del Cosmo) e i doni e le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso gli uomini.
    Gli antichi germani appendevano alcune pietre colorate per richiamare gli spiriti fuggiti con la caduta delle foglie. Questi sassi colorati vennero con il tempo sostituiti con ghirlande, nastri e frutti colorati e la tradizione venne sempre più collegata al Natale al punto che i missionari sostituirono la quercia con l'abete, perchè la sua forma triangolare simboleggiava la Santissima Trinità.
    La tradizione dell'albero di Natale, così come lo conosciamo noi, nacque in Germania nel 1611.
    Si racconta che la duchessa di Brieg avesse già preparato tutto nel suo castello per festeggiare il Natale ma notò che un angolo del salone appariva vuoto.
    Uscì allora nel parco per cercare qualcosa di adatto e trovò un piccolo abete. Lo fece trapiantare in un vaso e trasferire nel salone.
    In Francia, invece, il primo albero di Natale fu introdotto nel 1840 dalla duchessa D'Orleans.
    Un'altra tradizione racconta invece che i contadini, nella Notte Santa, per ringraziare la terra della sua generosità, usassero appendere ad un grosso abete i frutti del loro lavoro.



    I colori



    gif



    I colori tradizionali del Natale sono tre: il rosso, il bianco e il verde, ed ognuno ha il suo significato.
    Il rosso come le mele e le ciliege che durante le rappresentazioni venivano appese all'Albero di Natale come simbolo del frutto proibito.
    Il bianco come le cialde che rappresentano il perdono dal peccato.
    Il verde come le foglie dei sempreverdi, simbolo di vita.



    Le palle colorate





    Dolcissima è la leggenda che riguarda le Palle colorate che si appendono all'Albero di Natale.
    A Betlemme c'era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono da portare a Gesù Bambino.
    Sapeva però fare il giocoliere e così si recò da Gesù e, con la sua arte, lo fece ridere.
    Perciò le Palle colorate ricordano il giocoliere ed essendo fatte tradizionalmente di vetro ricordano, con il loro tintinnare, le risate di Gesù Bambino.




    Il caminetto





    E' una tradizione delle nostre campagne, quella del camino.
    Nel periodo natalizio si fa bruciare un bel ceppo e poi si sparge la cenere nei campi, come augurio di buon raccolto.



    Il pettirosso



    angelo-natale



    Forse non tutti sanno che è uno degli animali del Presepe, più precisamente fa parte degli animali della stalla, insieme al bue e all'asinello.
    Una leggenda racconta di un piccolo uccellino marrone che si trovava nella stalla di Gesù Bambino a Betlemme.
    La notte, mentre tutti dormivano, si accorse che il fuoco si stava spegnendo. Si avvicinò alle braci e, muovendo le ali, mantenne il fuoco vivo per tutta la notte, scaldando così il Bambinello.
    Al mattino si accorse di avere il petto di un bel rosso brillante, simbolo del suo amore verso il Bambino Gesù.
    Un'altra leggenda invece parla di un pettirosso che aveva trovato riparo sotto il tetto della stalla.
    Alla nascità di Gesù unì il suo canto a quello degli angeli. Fu il primo canto di uccello che udì il Bambino Gesù che, per ringraziarlo, rese la sua voce ancora più dolce e melodiosa durante l'inverno, specialmente nel periodo natalizio.



    I pastori e le pecorelle



    pastoripastore



    I primi ad accorrere alla nascita di Gesù furono dei pastori, chiamati dall'annuncio degli angeli in cielo.
    Offrirono la lana delle loro pecore affinchè Maria potesse realizzare una coperta per il Bambino Gesù.
    Il più giovane di tutti però non aveva niente da offrire e donò una margheritina. Gesù Bambino toccò con le labbra i petali di questo semplice fiore: ecco perchè spesso la punta dei petali è rosa.
    Nella tradizione del Presepe si usa chiamare "pastori" tutte le statuine che rappresentano la gente del popolo che viene ad adorare Gesù Bambino, sia in posa di preghiera sia portando doni.
    Nella tradizione del Presepe napoletano molti personaggi si aggiungono alle statuine tradizionali dei pastori. Vediamo le più importanti:
    Una zingara, con il volto imbronciato e con un neonato in grembo: è una specie di alter ego della Madonna ma, nello stesso tempo, una specie di veggente che sa il futuro del Bambino Gesù, un monaco, un cacciatore, un pescatore, il diavolo, molto spesso nell'atto di riflettersi in uno specchio.
    Importante è la figura di Benino, un pastorello dormiente che viene posto in cima alla collina più alta. E' circondato da 12 pecorelle bianchissime, che simboleggiano le anime pure. Benino dorme e sogna il Presepe con i suoi particolari scenografici. Fin tanto che Benino sogna, il Presepe ci sarà, ma guai a svegliarlo, o il Presepe sparirà.



    Il bue e l'asinello



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    Sono molte le leggende che riguardano il bue e l'asinello. Vediamone alcune:
    Si racconta che il bue non mangiò la paglia fresca della sua mangiatoia così che Maria la utilizzasse come culla per il suo bambino.
    I due animali scaldarono con il loro fiato Gesù Bambino.
    Ecco perchè si dice che il bue ha l'alito più dolce tra tutti gli animali.
    Nella rappresentazione del Presepe napoletano il bue rappresenta il sole mentre l'asino rappresenta la luna: due opposti come il giorno e la notte. La tradizione più antica vuole che di questi due animali basti mettere solo la testa.



    Le ghirlande





    Le usiamo per decorare la nostra casa, le porte e anche gli Alberi di Natale. Ecco la leggenda che le riguarda.
    Una vigilia di Natale, quando Gesù venne a benedire gli Alberi di Natale, notò che l'albero di una casa era coperto da ragnatele, tessute da strani ragni.
    Quando benedisse l'albero, Gesù trasformò le ragnatele in bellissime ghirlande d'oro e d'argento.




    Altri animali del Natale



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    Sono molti gli animali legati alla tradizione del Natale. Vediamone alcuni.
    La tortora, che con il suo canto addormentò il Bambino Gesù.
    La lucciola, un minuscolo animale che seguì i pastori fino alla stalla. Era così piccola che nessuno la vide. Solo Gesù si accorse di lei, la sfiorò con un dito e la fece diventare luminosa, per guidare i viaggiatori nelle notti d'estate.
    La leggenda dice che la vigilia di Natale, nella stalla tutti gli animali si inginocchiano e niente li deve disturbare.
    Allora cominciano a parlare tra di loro.
    Si dice che le api mormorino un'ode al Signore, benedicendo il suo nome.



    Fonte:dal web
     
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    GHIRLANDE






    QUALE E' LA TUA ?


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    Tradizioni di Natale



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    Il calendario dell'Avvento



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    Il calendario dell’Avvento o “Adventskalender” così come lo conosciamo oggi nasce in Germania ed è in uso da più di 100 anni!
    Questa bella invenzione si deve al signor Gerhard Lang. La madre di Gerhard preparava ogni anno, un mese prima di Natale, 24 sacchettini con dentro dei dolci, e di questi ne dava uno al giorno al suo bambino.
    Il signor Lang, da adulto, rielaborò l’idea di sua madre, trasformandolo, dato il successo di pubblico in una tradizione consolidata.
    Questo calendario conquistò prima i tedeschi protestanti e cattolici.
    I nazisti, che odiavano il Natale perchè ricordava la nascita di un bambino ebreo, introdussero una loro propria variante con immagini mitologiche e guerresche germaniche e, al posto del Bambin Gesù inventarono un Heilkind, il “bambino della salvezza”.
    Prima del calendario del signor Lang, esistevano altri modi per attendere il 25 dicembre.
    I primi calendari, ad esempio, possono essere datati al 19 secolo. Le prime forme sono da ricondursi al mondo protestante. Nelle famiglie venivano appesi inizialmente 24 disegni, oppure venivano fatti sulla porta o su una parete della casa 24 piccoli segni con il gesso in modo che i bambini potessero ogni giorno cancellarne uno. Oppure venivano messi nel presepe 24 fili di paglia, uno per ogni sera fino alla Notte Santa. Altre forme rudimentali di calendario erano gli orologi del Natale oppure una candela d'Avvento, con su disegnate delle piccole tacche, che venivano lasciate bruciare una per sera.
    Il primo calendario dell'Avvento interamente fatto in casa di cui si conserva traccia lo possiamo datare al 1851. Nel 1902 , ad Hamburg, la libreria evangelica pubblica il primo calendario stampato, che rappresenta un orologio natalizio per bambini.
    Oggi ci sono vari tipi di calendari dell’Avvento, molti contengono dolci, cioccolate o caramelle, ma ci sono anche quelli non alimentari.. Magari un quadro o un soggetto natalizio di cartone con 24 finestrine tratteggiate da aprire giornalmente al cui interno si possono trovare disegni natalizi come angioletti, campanelle, piccoli abeti, babbi natale, personaggi natalizi o frasi che ricordano il Natale!



    I personaggi del Presepe



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    I personaggi del presepe sono tanti e vari, diversi per ogni regione. Diversi per fattura (i più preziosi possono essere realizzati completamente, altri sono rivestiti di stoffe, altri ancora sono solo colorati a mano, altri sono fatti in serie..), origine e grandezza, statici e semovibili..
    Le statuine possono essere divise in “categorie”, in base al loro ruolo nel Presepe, ognuno di essi ha un ruolo simbolico e una diversa storia..
    Benchè esista un’infinità varietà di personaggi e presepi più o meno grandi, ci son personaggi che proprio non possono mancare che sono, ovviamente, quelli che rappresentano la Sacra Famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria). Questi tre personaggi, da soli, potrebbero costituire un Presepe di per se.
    Nella maggior parte dei casi Maria e Giuseppe sono raffigurati inginocchiati davanti al bambino (disteso su una mangiatoia) ; Giuseppe, solitamente, viene raffigurato con un bastone a cui si appoggia e vestito come un pastore; Maria indossa abiti dai colori chiari (tra cui non manca mai, solitamente, il blu o l’azzurro simbolo di purezza). Fino al XIV secolo veniva rappresentata sdraiata accanto al figlio, mentre nei secoli più recenti l'iconografia l'ha sempre figurata in ginocchio o adorante.
    Il Bue e l’Asinello sono due tra i personaggi principali, quasi sempre presenti, ed unica fonte di calore per la Sacra Famiglia, solitamente sono posti alle spalle del trio, dentro la stalla (o la grotta).
    I Re Magi sono gli unici personaggi (insieme alla figura di Gesù che va posta nel Presepe la notte del 24 dicembre) ad essere “aggiunti” in seguito al presepe, infatti, per tradizione, devono essere posti davanti alla grotta il giorno prima dell’Epifania. Sono rappresentati con abiti ricchi e reggono i tre doni.
    Secondo alcune interpretazioni rappresenterebbero i continenti conosciuti all’epoca, e quindi con carnagioni diverse: Melchiorre , che portava con se incenso per rappresentare la divinità di Gesù, è rappresentato come un vecchio, con la barba lunga, e dovrebbe rappresentare l’Asia. Gaspare, il più giovane, che portava con se l’oro, simbolo della regalità, e rappresentava l’Europa. Baldassarre, proveniente dall’Africa, scuro di carnagione portava la Mirra, usata per l’imbalsamazione,e quindi a rappresentare la natura mortale di Gesù.
    Molte volte sono rappresentanti in groppa a cammelli. In alcuni presepi in movimento, essi vengono accompagnati dalla proiezione di una stella cometa, la stella che li ha condotti alla grotta di Gesù. Oppure, più simbolicamente sono in groppa a dei cavalli rispettivamente bianco, rosso (baio) e nero. In Campania questi colori rappresentano l’iter del sole : bianco per l’aurora, rosso per il mezzogiorno e nero per la notte.
    Nel ‘700 al corteo dei Magi si aggiungeva anche una donna: “La Re Magia”, che veniva raffigurata in portantina sorretta da quattro schiavi, e, secondo la tradizione, rappresentava la fidanzata fedele del Re moro.
    I Pastori costituiscono la classe sociale più povera e sono i primi ad adorare il Bambino.
    Sono un gruppo molto variegato e sono ritratti in diversi momenti della loro giornata. Il loro numero è molto variabile, e dipende da quanto è ricco il presepe.
    Sono sempre rappresentati in abiti umili e contornati dalle loro pecore che portano al pascolo.
    I Suonatori sono solitamente collocati Insieme ai pastori di fronte alla capanna e, per festeggiare l'evento suonano zampogne o zufoli. (la classificazione di alcuni di questi personaggi è spesso ambigua in quanto le statuine li rappresentano insieme a pecore o con altri elementi tipicamente legati alla pastorizia).
    Altre figure estremamente variegate sono gli Artigiani che rappresentano tutte le professioni praticate a quel tempo; i più comuni sono il calzolaio che suola le scarpe, il fabbro che batte il ferro incandescente, la massaia che lava i panni alla fonte oppure prepara il pane, il venditore di frutta con la sua bancarella, il pescivendolo e il falegname che lavora il legno.
    Anche gli Animali trovano il loro spazio nel Presepe; oltre al Bue e all’Asinello che scaldano il piccolo, ci sono le pecore (generalmente in gran numero, disposte vicino ai pastori e su per le montagne), in alcuni si vedono anche i cammelli (che di solito accompagnano i Re Magi) e poi non è raro trovare galline, cavalli, bovini e uccelli di vari tipi.



    I re Magi



    Lesrois



    La storia dei Magi è misteriosa, si dirama tra storia e mistero come solo le vicende bibliche sanno fare.
    La tradizione cristiana vuole che o magi fossero tre potenti Re venuti da oriente seguendo una stella per onorare il Re dei giudei appena nato..ma i testi ufficiali della bibbia non dicono niente di tutto questo, anzi! restano molto sul vago…
    L’unico testo in cui si fa cenno a loro, nei vangeli sinottici, è nel vangelo di Matteo (2,1-12) in cui si dice:
    “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
    Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.
    Dunque nel vangelo di Matteo non si fa cenno né a quanti fossero, né a che nome avessero i Magi, tantomeno da dove vengano realmente… vi si legge in modo vago che venivano da oriente. Si trova invece qualcosa di più sui vangeli apocrifi, dai quali si intuisce il fatto che siano tre (per deduzione visto che i doni soni tre), che siano “figli di re” e che portino oro, incenso e mirra al futuro re dei re.
    Il nome “Magi” deriva dalla traslitterazione del termine greco magos(μαγος, plurale μαγοι), titolo riferito ad una casta reale di sacerdoti Zoroastrismo tipici dell’impero persiano di quell’epoca che si occupavano di astronomia e astrologia. Il Vangelo Armeno redatto probabilmente alla fine del VI secolo ci fornisce anche i nomi con qualche dettaglio geografico in più:
    " Un angelo del Signore si affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E' da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell'Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi".
    La fonte, ovviamente, non è storica, ma spiega l’origine dei nomi dei tre re, fornisce inoltre nuovi particolari, dando anche delle proveniente geografiche e dei legami di parentela.
    Il Vangelo arabo dell’infanzia (che li considerava dei re) li chiamava Hormizdah, re di Persia, Yazdegard, re di Saba e Perozadh, re di Seba. In altri scritti del Medio Oriente, invece, li troviamo con altri nomi: Larvandad, Hormisdas, Gushnsaph, Kagba.
    Le prime raffigurazioni nell'arte cristiana li vedono molto simili e vestiti con abiti persiani, ma alla fine prevalse l'abitudine di raffigurare i tre come rappresentanti di tutte le parti del mondo e ognuno di loro assunse caratteristiche proprie.
    Alcune fonti consideravano l'Europa, l'Asia e I Africa come i rispettivi paesi d'origine; mentre altre facevano riferimento alla Persia, all'Arabia e all'lndia. Un'altra tradizione li considerava discendenti di Sem, Cam e Jafet, i figli di Noè.
    A partire dal VI secolo, uno dei Magi cominciò ad essere raffigurato come un uomo di colore e dopo la scoperta del Nuovo Mondo nel XV secolo i pittori del Rinascimento erano soliti raffigurare uno dei tre Magi come un capo indiano. I Magi stavano a rappresentare non solo le diverse razze, ma anche le diverse età della vita: giovinezza, maturità e vecchiaia.
    Molte scritture apocrife e molti cronisti medievali sono concordi che i tre Saggi avessero avvistato la stella separatamente e l’avessero seguita ognuno per una strada diversaprima di incontrarsi a Gerusalemme (Qualcuno ipotizza che si incontrarono sul Golgota, luogo della crocifissione di Gesù).
    Secondo alcune narrazioni, inoltre, pare che dopo aver presentato i loro doni a Maria, essi ricevettero in cambio dei regali: una fascia del bambino, del pane e una pietra magica. La fascia si rivelà indistruttibile alle fiamme e la pietra ardeva di fuoco sacro. Entrambi i doni furono venerati dai persiani, testimoni di questi miracoli.
    I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l'oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l'incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.
    Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro.
    La Befana declinò l'invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli.
    Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte, da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù.
    La storia più diffusa sui Magi è quella in cui si narra del loro viaggio di ritorno in India, dove furono convertiti da San Tommaso. Dopo essere stati nominati arcivescovi e aver vissuto una vita all’insegna della pietà e della misericordia essi morirono e furono seppelliti insieme. Nel IV secolo i loro corpi furono recuperati da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino e portati prima Costantinopoli, poi trasferiti a Milano. Quando la città fu conquistata e razziata dall’imperatore tedesco Federico Barbarossa, nel 1164, questi ordinò che le reliquie fossero portate a Colonia, dove rimasero fino alla seconda guerra, quando scomparvero dopo un bombardamento.
    Varie tradizioni esistono in Italia per celebrare la festa dell’Epifania:
    A Milano, ad esempio, nella giornata dell'Epifania, il 6 gennaio, è tradizione che un corteo attraversi il centro cittadino da Sant'Ambrogio alla Basilica di Sant'Eustorgio. Tale corteo è composto da figuranti travestiti da Re Magi, dalla Banda Civica, dai Martinitt, dalle majorettes, pastori e pastorelle e da vari gruppi in costume e animali esotici.
    Il corteo parte dal Duomo verso le 11 e, passando per la via Torino, raggiunge le Colonne di San Lorenzo dove, presso la Basilica di San Lorenzo, avviene l'incontro dei Re Magi con Erode. Prosegue per il corso di Porta Ticinese per raggiungere poi la Basilica di Sant'Eustorgio, dove avviene la tradizionale offerta dei doni davanti al suggestivo presepe vivente. Qui si ripete l'offerta delle reliquie dei Re Magi.
    Nel Veneto gruppi di ragazzi girano per le case cantando laudi che rievocano la venuta dei Re Magi.
    In Toscana si svolgono rappresentazioni che ricostruiscono il viaggio dei Re Magi e sono chiamate "Befanate".
    In Emilia Romagna, a Meldola, si svolge una fiaccolata con corteo, al seguito dei Re Magi, al canto della "Pasquela", un antico motivo tradizionale.
    In Spagna e in tutti i paesi di lingua spagnola i tre re (in spagnolo "los Reyes Magos" o '"Los Tres Reyes Magos'", in catalano "els Reis Mags d'Orient") ricevono letterine dai bambini e portano loro dei doni, per magia, la notte precedente l'Epifania.
    I Saggi vengono dall'oriente sui loro cammelli e fanno visita alle case di tutti i bambini; come il più nordico Babbo Natale e le sue renne, essi fanno visita a tutti i bambini nella stessa notte. In alcune zone i bambini preparano una bevanda per ciascuno dei tre re. È tradizione preparare anche cibo e acqua per i cammelli.
    Secondo la tradizione, Melchiorre (Melchor) è un personaggio di carnagione chiara che porta ai bambini dei gingilli; è vestito come un sovrano medioevale e, nonostante sia il più giovane dei tre, è bianco di barba e di capelli, per la punizione ricevuta da Gesù per aver dato eccessivo risalto alla sua forza e giovinezza. Gaspare (Gaspar) è anche lui di carnagione chiara, con un costume simile ma ha i capelli castani e porta con sé i giocattoli. Baldassarre (Baltasar) è invece di carnagione scura ed è vestito come un arabo o un moro. Il suo compito è quello di lasciare un pezzo di carbone ai bambini che sono stati cattivi.
    Le città di tradizione spagnola organizzano parate notturne a cavallo, i cui i re e i loro servitori percorrono le vie della città lanciando dolciumi ai bambini (e ai grandi) che fanno ala alla manifestazione.
    La parata dei re ad Alcoy (nella regione di Alicante della comunità autonoma di Valencia) è ritenuta da alcuni la più antica del mondo; i partecipanti che rappresentano i re e i loro paggi attraversano la folla a piedi, offrendo i loro doni direttamente.
    In Catalogna sono vive molte tradizioni specificamente legate ai Re Magi, alcune delle quali del tutto locali, altre più diffuse. Nella maggior parte della Catalogna, il Paggio Gregorio prepara la strada ai re informandoli su chi sia stato buono o cattivo; nel paese di Cornellà de Llobregat, invece, questo ruolo è svolto da Mag Maginet, mentre a Terrassa il paggio si chiama Xiu-Xiu (tranne per Gaspare, il cui servitore è Hassim Jezzabel).
    In tempi recenti questa tradizione, come quella del Presepe e dell'Albero di Natale, in molte regioni si trova a coesistere con Papá Noel (Babbo Natale), nei Paese Basco con Olentzero e in Catalogna con il Tio de Nadal.
    In molte zone di lingua tedesca, soprattutto in Baviera, nei cantoni cattolici della Svizzera e nell’Alto Adige, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio i ragazzi girano per le strade dei paesi e segnano con il gesso, sulle porte delle case, le cifre dell’anno in corso e la sigla KMB (la sequenza può variare): viene simboleggiata una beneaugurate visita dei Magi (Kaspar, Melchior e Balthasar) alla casa, per portarvi prosperità per l’anno in corso.
    In Francia (Gallette de Roi) ed in Svizzera (Corona dei Re Magi), durante il pranzo del 6 gennaio, le famiglie sono solite dividere un dolce al cui interno è nascosta una statuina raffigurante uno dei Re Magi. Colui che trova la statuina può vantare il titolo di Re per l'intera giornata ed indossare la corona di carta dorata fornita con il dolce.



    Il vischio



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    Tante leggende e tradizioni natalizie sono legate a questo arbusto..
    Il suo nome latino è Viscum album, ed è una pianta cespugliosa che cresce soprattutto in inverno alle pendici di pioppi, querce e tigli.
    Al vischio sono riconducibili leggende e tradizioni molto antiche: i celti, ad esempio, lo chiamavano oloaiacet e lo consideravano, insieme alla quercia, una pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica, invece, teneva lontane disgrazie e malattie...
    Ma la tradizione più importante legata a questa pianta è quella natalizia.
    L'usanza di appendere all'uscio di casa un rametto di vischio, si perde nelle lontane terre del nord Europa, popolate dai celti e dai mitici sacerdoti druidi.
    Questi, vi associavano prima di tutto una forza magica, in grado di far deporre le armi ai nemici che si fossero incontrati in sua prossimità e, proprio per tale ragione, il vischio è oggi augurio di serenità e pace, ed appenderlo alla porta di casa regalerà armonia a tutti i suoi abitanti. Inoltre, le antiche popolazioni nordeuropee vi attribuivano importanti doti curative e, tutt'oggi, i contadini che lo trovano tra i rami dei propri meli, dei peri, dei susini, dei mandorli, dei pioppi, degli aceri e ovviamente degli abeti, lo considerano un dono da proteggere contro mani avide ed inopportune.
    Leggende appartenenti alle popolazioni più disparate (non solo inglesi e scandinave ma anche australiane, africane e giapponesi), attribuiscono al vischio speciali virtù fecondative. In particolare, questo valore sacro è rimasto nel folklore delle popolazioni del nord dell'Europa ed è legato al periodo del solstizio d'estate (San Giovanni), e d'inverno (Natale).
    La leggenda del vischio trae le sue origini proprio da queste terre e dalla dea anglosassone Freya (o Frigga), sposa del dio Odino e protettrice dell’amore e degli innamorati. La leggenda narra che Freya aveva due figli, Balder e Loki, il primo buono e dolce, il secondo ovviamente cattivo, invidioso e soprattutto dispettoso nei confronti del fratello.
    Venuta a conoscenza di ciò Freya cercò di proteggere Balder e chiese a Fuoco, Acqua, Terra, Aria e a tutti gli animali e le piante di giurare la loro protezione per l’incolumità del figlio e ottenne la loro protezione. Ma l’astuto Loki però scoprì che la madre non si era rivolta ad una pianta, che non viveva né sopra né sotto terra: il vischio. Intrecciando i rami di questa pianta fece così un dardo appuntito, lo diede al dio cieco dell’inverno, che lo tirò dal suo arco e colpì Balder, il quale morì sul colpo.
    Freya, rassegnata e disperata, pianse tutto il suo dolore sul corpo del figlio e le sue lacrime a contatto con il dardo di vischio, diventarono le bacche perlate della pianta e Balder magicamente riprese vita. Così Freya, colma di felicità, ringraziò chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio con un bacio. Per questo motivo la tradizione vuole che chi sta sotto il vischio si baci!
    La leggenda cristiana del vischio è invece un’altra:
    Si narra che un tempo, in un paese tra i monti, viveva un vecchio mercante. L’uomo era solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico.. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. Per avere sempre più soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze.Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti. Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
    Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale era appoggiato…Le sue lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
    Era nato il vischio.
    Un’altra versione della leggenda la vuole ambientata alla nascita di Gesù Cristo, e con il vecchio piangente davanti alla grotta di Betlemme.
    Oggi addobba le nostre case nel periodo natalizio, e si usa per confezionare le ghirlandine da appendere alle pareti di casa, per garantire un anno di fortuna, un'usanza questa che è stata tramandata fino a noi dalle popolazioni celtiche. Le ghirlande sono inoltre il simbolo di vittoria e di eternità.
    Il vischio è impiegato anche per fare il centrotavola, come decorazione per i portacandele e per decorare la casa.
    SI dice, inoltre, che a Natale se una ragazza si trova sotto il vischio, vivacemente abbellito con nastri e rami di abete non può rifiutarsi di essere baciata. Se la ragazza non viene baciata vuol dire che non si sposerà durante l’anno nuovo.



    Le renne di Babbo Natale



    presepi



    Le renne di Babbo Natale lo accompagnano fedeli in giro per il Mondo, mai stanche e sempre obbedienti… ma da quanto tempo si conosce la loro esistenza?
    Esattamente dal 1823, anno in cui furono menzionate come aiutanti di Santa Claus da Clement Clarke Moore, il quale, il 23 dicembre di quell’anno pubblicò una poesia intitolata “The night before Christmas” (La notte prima di Natale) sul quotidiano statunitense The Troy Sentinel..
    Per tradizione, le renne che trainano la slitta sono 8:
    Dasher (Fulmine) : La più coraggiosa del gruppo! Quando nacque la sua mamma si spaventò quando vide i suoi dentoni…e decise che invece di allattarla le avrebbe fatto mangiare tante carote…Crescendo anche i suoi dentoni crescevano insieme a lei, dandole un aspetto molto simpatico! Del resto, però, i suoi denti sono anche molto utili! Con quelli la nostra eroina difende i doni dei bambini da quegli uccellacci che tentano di rubarli!
    Dancer o Dazzle (Ballerina) : Come lo stesso nome suggerisce è la ballerina della situazione..Conosce tutti i ritmi del mondo e i suoi zoccoli pian piano si sono trasformati in bellissime scarpe da ballo rosa con un leggero tacco. Quando qualche bambino non riesce a imparare i movimenti esatti di un passo di danza lei gli corre accanto e lo aiuta..
    Prancer (Donnola): è la più timida tra le renne..ed è stata l’ultima ad essere trovata da Babbo Natale: La piccola Prancer era talmente timida che non voleva essere vista da nessuno perchè arrossiva facilmente, quindi usciva solo di notte; un giorno, Babbo Natale insieme a tutte le sue renne era da quelle parti a raccogliere dei rami secchi per il fuoco, quando guardando per caso all’interno dell’albero cavo vide sbucare due splendide corna di renna. Babbo Natale allora, premuroso come sempre, chiamò Cupid (la renna più dolce) perchè le parlasse e la convincesse ad unirsi a loro…Prancer si lasciò convincere ed uscì dal suo piccolo rifugio…ovviamente diventò paonazza quando si trovò davanti a tutti…ma nessuno la prese in giro per questo… Babbo Natale le spiegò che quella era la sua particolarità, quello che la rendeva speciale!
    Vixen (Freccia) e
    Blitzen o Dixen (Donato) : sono le prime renne che Babbo Natale trovò nascoste sotto la neve e prese con se. Sono due splendide renne gemelle con il manto d’oro e, una di esse, Vixen, ha due code! La loro mamma le ha salvate dai cacciatori nascondendole appunto sotto la neve; ad ogni stagione quando cambiano il manto, Babbo Natale raccoglie tutti i crini d’oro e li manda in regalo ai bisognosi.. Dixen è quella sempre malata…con il raffreddore perenne! Le gocce che scendono dal suo naso, posandosi in terra si trasformano in bellissimi fiori!
    Comet (Cometa) : La più veloce di tutte le renne di Babbo Natale, sfreccia nel cielo come fosse una cometa..e. chiunque esprima un desidero al suo passaggio le i lo coglie al volo e lo riferisce a Babbo Natale che provvederà ad esaudirli. Non dorme mai, passa tutto il tempo a correre in cielo da un capo all’altro del mondo,e quando combina qualche marachella va a nascondersi dietro la luna per non farsi vedere da Babbo Natale, che però la perdona sempre…
    Cupid (Cupido) : è la più coccolona tra le renne di Babbo, è nata con una macchia rossa a forma di cuore sul petto, e quando il vento del nord soffia forte, il folto pelo si muove, dando l’impressione che quel cuore batta forte! E’ la più docile tra tutte e quando traina la slitta vuole stare sempre in fondo per star vicina a Babbo Natale. Ha un ottimo fiuto per le letterine dei bambini buoni, e quando ne scova una la consegna subito a Babbo Natale.
    Donder o Donner (Saltarello) : è la cantante del branco. Si racconta che da piccola strillasse così forte che i suoi genitori tenevano due guanciali schiacciati sulle orecchie per non sentirla! Crescendo ha imparato a controllarla, riuscendo a modularla e a renderla molto gradevole…riesce a imitare chiunque e conosce ogni tipo di canzone. Riesce ad imitare anche le voci dei genitori dei bambini che hanno commesso qualche marachella e li rimprovera facendo credere che siano davvero loro!
    Per i bambini italiani esiste una filastrocca per ricordarne tutti i nomi:


    Non solo fanno la slitta volare
    e in ciel galoppano senza cadere
    Ogni renna ha il suo compito speciale
    per saper dove i doni portare
    Cometa chiede a ciascuna stella
    Dov’è questa casa o dov’è quella.
    Fulmine guarda di qui e di là
    Per sapere se la neve verrà.
    Donnola segue del vento la scia
    Schivando le nubi che sbarran la via.
    Freccia controlla il tempo scrupoloso
    Ogni secondo che fugge è prezioso.
    Ballerina tiene il passo cadenzato
    Per far che ogni ritardo sia recuperato.
    Saltarello deve scalpitare
    Per dare il segnale di ripartire.
    Donato è poi la renna postino
    Porta le lettere d’ogni bambino.
    Cupido, quello dal cuore d’oro
    Sorveglia ogni dono come un tesoro.
    Quando vedete le renne volare
    Babbo Natale sta per arrivare.


    Esiste anche una nona renna di nome Rudolph con il nasone rosso, nata nel 1939 dalla penna di Robert L. May in un libro per bambini scritto per i magazzini Montgomery Ward a scopo pubblicitario. La funzione di Rudolph all’interno della compagnia è davvero indispensabile..lei è letteralmente il “faro guida” di Babbo Natale! Fa luce e guida lui e tutte le altre renne col suo nasone rosso acceso, permettendo così a Babbo Natale di consegnare i regali anche nelle notti di nebbia..
    E la decima di nome Blizzar, diventata famosa per un film di natale del 2003 che tra il titolo proprio dal suo nome.



    Fonte:meravigliosonatale.blogspot
     
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  15. gheagabry
     
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    "Quando giunse l'inverno tutti gli uccellini del bosco partirono. Soltanto un piccolo uccellino decise di rimanere nel suo nido dentro un cespuglio di agrifoglio....voleva a tutti i costi attendere la nascita di Gesù per chiedergli qualcosa. L'inverno fu lungo e molto nevoso. Il povero uccellino era stremato dal freddo e dalla fame...Finalmente arrivò la Notte di Natale. Quando lo uccellino fu dinnanzi al Bambino appena nato, disse : "Caro Gesù, vorrei che tu dicessi al vento invernale del bosco di non spogliare l'agrifoglio. Così potrei restare nel mio nido I e attendere la nuova primavera". ...Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell'uccellino. Da allora, l'agrifoglio conserva le sue verdi foglie anche d'inverno. E per riconoscerlo dalle altre piante, l'angelo vi pose , delle piccole bacche rosse e lucide."

    "Molte leggende narrano che l'abete è uno degli alberi dal giardino dell'Eden....
    Una narra che l'abete è l'albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino."

    "A Betlemme c'era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere.....Questo è il perché ogni anno sull'albero di Natale appendiamo le Palle colorate - per ricordarci delle risate di Gesù Bambino..."

    "Una vigilia di Natale, quando Gesù venne a benedire gli Alberi di Natale, notò che l'albero di una casa era coperto da ragnatele, tessute da strani ragni...Quando benedisse l'albero, Gesù trasformò le ragnatele in bellissime ghirlande d'oro e d'argento....Da allora noi le usiamo per decorare i nostri abeti a Natale."

    ""Su un foglio di carta rossa, scritta con bella calligrafia:
    <cari amici....sto lavorando con i miei aiutanti perché tutto sia pronto per la notte di Natale, la notte che più aspetto nell'anno....Ogni pacchetto, ogni fiocco, ogni giocattolo contiene un messaggio d'amore che io rivolgo ai bambini ed essi, che sono buoni ed intelligenti, lo sanno bene. Nelle letterine che ricevo c'è sempre un pensiero buono, una promessa e questo è buona cosa.....Sarà una notte lunga e speciale: le renne mi porteranno sulla slitta di casa in casa, saluterò in silenzio tutti i bambini del mondo e porterò il mio messaggio di pace alle loro famiglie....firmato: Babbo Natale>....Mentre le luci dell'albero di Natale si accendono e si spengono ad intervalli regolari, i due amici osservano dalla finestra i primi fiocchi di neve che, lenti e soffici, ricoprono i tetti delle case. "Che sia un altro regalo di Babbo Natale?"



    dal web







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