IL NATALE....esplode la magia

festa, tradizioni e usanze...decoupage

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Un Natale vittoriano

    queen-victorias-christmas-3

    I Vittoriani hanno definito quelli che oggi sono le caratteristiche principali del Natale inglese (e non solo): il Christmas pudding (che in Regno Unito è un po’ l’equivalente del nostro panettone in quanto a simbolismo), i biglietti di auguri, le pantomime e le sciarade, i cracker (delle mega caramelle di cartone; a tavola, due commensali tirano le due estremità; all’interno sono contenuti giochi di parole e barzellette, una corona di carta e una piccola sorpresa – tipo il nostro uovo di Pasqua, insomma), la maggior parte dei Christmas carol più famosi, lo stesso Babbo Natale, nel costume e nei colori con cui lo ritroviamo oggigiorno.

    Albert, il teutonico consorte della regina Vittoria, ha il merito di importare in Inghilterra dalla nativa Germania l’albero di Natale, che diventa subito di moda dopo la diffusione di un ritratto raffigurante la famiglia reale radunata intorno all’albero decorato e illuminato. Il principe Albert introduce a corte anche il mitico gingerbread (pan di zenzero) e altri dolcetti tedeschi che fanno ormai parte dell’immaginario natalizio collettivo.

    tree1

    Albert importa inoltre l’usanza di scambiarsi i regali in occasione del Natale. Vittoria ed Albert seguono la moda tedesca di aprire i rispettivi regali la sera della vigilia; tra i doni che la regina e il principe consorte si scambiano, una miniatura di Vittoria a sette anni, regalatale dal marito nel 1841, e un libro di poesie di Lord Alfred Tennyson con la seguente dedica: ‘To My beloved Albert from his ever devoted & loving wife VR, Christmas 1859.’ (al mio amato Albert da parte della sua sempre devota ed innamorata moglie VR, Natale 1859). Anche i piccoli di casa aspettano i regali di Natale con ansia, come testimonia questa lettera della regina datata 1850:

    The 7 children were then taken to their tree, jumping and shouting with joy over their toys and other presents: the boys could think of nothing but the sword we had given them and Bertie some of the armour, which however he complained, pinched him.

    "Portammo al loro albero i sette bambini, tra salti e urla di gioia per i giocattoli e gli altri regali; i maschietti non riuscivano a pensare a nient’altro che alla spada che gli avevamo regalato e Bertie all’armatura, nonostante si lamentasse del fatto che lo pizzicasse".


    L’albero di Natale viene decorato con elaborate decorazioni, per lo più fatte a mano: soldatini di stagno, fischietti, gioiellini, guanti da regalare ai bambini; ghirlande di frutta secca, di pigne, di frutti rossi, di alloro e di edera; fiocchi, fiori di carta dipinti a mano e pigne dorate; stecchi di cannella e arance (al cui interno vengono conficcati chiodi di garofano) per regalare all’albero un profumo tipicamente natalizio; pan di zenzero, caramelle e biscottini a forma di stella, cuore o albero completano il tutto, per la gioia dei bambini. L’albero viene illuminato con delle candeline; le luci elettriche come decorazioni natalizie sarebbero poi state introdotte nel 1882 dall’assistente di Edison, Edward Johnson, a uso e consumo prevalentemente dei ceti più abbienti.

    card1

    L’introduzione dei biglietti d’auguri natalizi spetta invece a Henry Cole, primo direttore del neonato Victoria and Albert Museum. Cole commissiona il primo biglietto di Natale all’artista John Horsley, che produce una sorta di trittico: la tipica famiglia vittoriana che celebra il Natale e due scenette laterali che vogliono ricordare ai più fortunati di non dimenticarsi di assistere i poveri e i bisognosi, specie durante le festività. Il biglietto, commissionato nel 1843, va in stampa nel 1846, per un totale di mille litografie, tutte colorate a mano. I biglietti vengono venduti in un negozio di Bond Street, Summerly’s Treasure House. Nel decennio successivo, i biglietti d’auguri conoscono un’enorme diffusione: è tutta una profusione di campane, cupidi, fiocchi di neve e Christmas pudding, ma la vera protagonista è la rondine, che, col suo petto rosso, diventa il simbolo del Natale vittoriano, tanto che i postini vengono ribattezzati “robin” (rondine) o “redbreasts” (pettirossi).

    Secondo l’Oxford English Dictionary, l’espressione ‘Christmas-card’ compare per la prima volta nel 1883 in uno scritto del critico John Ruskin.

    I regali di Natale cambiano molto a seconda della classe sociale – e delle possibilità – delle famiglie; in ogni caso, molti regali vengono fatti in casa e hanno un valore prettamente sentimentale. Intorno al 1870 si diffonde la consuetudine della calza di Natale, specie per i bambini; nelle case più povere le calze contengono frutta di stagione e frutta secca, in quelle più ricche i regali più in voga: per i maschietti, cavalli a dondolo, animali, trenini, gli antenati dei camion dei pompieri; per le bambine, secondo Harper’s Bazaar del 1868, il regalo più ambito è un set da tè in porcellana francese, dipinto a mano, seguito da set per la toeletta o per il ricamo (per la serie, gli stereotipi di genere sono duri a morire).
    queen1

    "I consigli alle donne per i regali di Natale a mariti/fidanzati/spasimanti (Harper’s Bazaar del 1873): una vera Lady non può fare regali costosi, perché l’uomo si sentirebbe obbligato a ricambiare con un cadeau ancora più importante, quindi il dono perderebbe ogni grazia, rovinato da considerazioni commerciali e del tutto egoistiche."

    Le donne devono quindi preparare i regali con le loro manine sante: fazzoletti ricamati con le iniziali o braccialetti di capelli, per un regalo audace e pieno di spirito d’iniziativa; un bouquet di fiori rari, una pianta esotica, un souvenir di viaggio. Fortunatamente, Harper’s Bazaar del 1896 stila una lista per aiutare le povere lady, specie quelle impedite nel DIY come me: sigilli d’argento, portapenne, fermacarte, caraffe di cristallo pari pari a quelle della regina.

    La cosa bella del Natale vittoriano è che la famiglia è il centro di tutto: ricette, bevande, canzoni, giochi e passatempi sono pensati per stare tutti insieme, al caldo, e godersi la compagnia reciproca. Quasi ogni famiglia possiede un pianoforte, che viene frequentemente usato per serate musicali e danzanti in compagnia di vicini di casa, parenti e amici. Un’altra tradizione è quella di radunarsi intorno al fuoco e raccontare storie, a volte ispirate alla religione, più spesso vicine al gusto tutto vittoriano per fantasmi e misteri, fate e goblin. La prima traduzione inglese delle fiabe dei fratelli Grimm risale infatti al 1823. Non è un caso quindi che la storia di Natale più amata dai Vittoriani sia il Canto di Natale di Dickens, che affida il sempre arduo compito di fare la morale a tre fantasmi, il Natale passato, il Natale presente, il Natale futuro.

    natale-vittoriano1

    Altri passatempi molto comuni sono pantomime, sciarade e giochi di società, come Questions and commands, una sorta di “obbligo o verità” in cui il comandante può chiedere ai suoi “sottoposti” di rispondere a ogni sorta di domande, pena l’annerimento della faccia o una multa. Tutto questo mentre si aspettano i gruppetti che vanno di casa in casa a cantare i Christmas carol, le tradizionali canzoni natalizie. Ai cantanti vengono offerte bevande calde, come il wassail, fatto di birra ale calda, zucchero, spezie e polpa di mele cotte, il vin brulé o un bel punch con rum o brandy, al suono di God Rest Ya Merry Gentlemen, The First Noel, The Holly and The Ivy, It Came upon the Midnight Clear, Silent Night e O little Town of Betlehem.




    tratto da https://ophelinhapequena.com
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline
    .

    natale-2015-tayler-the-christmas-tree-1911


    Stasera sono rimasto a lungo a contemplare l’allegria dei bambini riuniti intorno a quel grazioso giocattolo tedesco, l’albero di Natale. L’albero stava nel mezzo di un grande tavolo rotondo e dominava le loro teste. Era illuminato da una moltitudine di piccole candele, e sfavillava e sfolgorava di oggetti luccicanti. C’erano bambole con le guanciotte rosa seminascoste dal verde delle foglie; e orologi veri (o perlomeno, con le lancette mobili e un’infinita possibilità di carica) che pendevano dagli innumerevoli ramoscelli; c’erano tavoli laccati, e sedie, letti, armadi e orologi a pendolo in miniatura, e vari altri articoli d’arredamento in latta realizzati da mani sapienti a Wolverhampton, in bilico tra i rami, come in attesa delle pulizie di casa da parte delle fate; c’erano omarini dal faccione allegro, assai più piacevole di quella di tanti uomini reali – e non c’è da meravigliarsi, perché staccando loro la testa si rivelavano pieni di gelatine di frutta; c’erano grancasse e violini; c’erano tamburelli, libri, cestini da cucito, cassette di colori, scatole di dolciumi e contenitori di ogni genere e forma; c’era della bigiotteria per le ragazzine più grandi, ben più brillante di qualsiasi vero gioiello per adulti; c’erano canestri e puntaspilli di ogni foggia; c’erano fucili, spade e bandiere; c’erano fattucchiere pronte a predire il futuro al centro di anelli incantati di cartone; c’erano trottolini di legno e trottole sonore, astucci per aghi, nettapenne, bottigliette di profumo, supporti per bouquet; c’erano frutti veri, resi artificialmente luccicanti da una pellicola dorata; e mele, pere e noci finte zeppe di sorprese. In breve, come sussurrò un delizioso bambino all’altrettanto delizioso amichetto del cuore di fronte a me, «C’era tutto, e anche di più».

    (Charles Dickes, Un albero di Natale, dalla raccolta Racconti sotto l’albero, Edizioni Lindau, trad. a cura di Vincenzo Perna)

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    La cena di Natale a Hogwarts

    harry-potter-16-maxw-824

    A Hogwarts si pasteggia a suon di tacchini e pudding flambé: nemmeno il mago più potente riesce a resistere alla bontà delle leccornie, o ad evitare di addormentarsi sul tavolo dopo il lauto pasto. Ogni volta che sono vuoti, i piatti si riempiono magicamente da soli.

    hogwarts2-650x402_0

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline
    .

    Il Sogno del Natale 2019

    Vieni a scoprire il Villaggio di Babbo Natale


    IPPODROMO SNAI SAN SIRO - MILANO
    DAL 22 NOVEMBRE AL 30 DICEMBRE



    natale-ippodromo-milano

    Il Villaggio di Babbo Natale è speciale come lui! È un luogo incantato in cui le fiabe prendono vita e i tuoi desideri diventano realtà. È abitato da magici elfi e renne dagli occhi grandi che non sognano altro che rendere unica la Festa più bella dell’anno. Scorgendolo da lontano è come un paese sceso in città, un viaggio al contrario dove è il villaggio a viaggiare, a venirci a trovare, ad apparire all'improvviso tra gli alberi del parco.⠀ ⠀ Prima una grande torre, poi un tetto, una piccola finestra, e così via fino a creare un meraviglioso e lucente villaggio, apparso dal nulla. ⠀ ⠀ A volte capita, il Villaggio di Babbo Natale è così. Ieri non c'era e oggi è lì, davanti a te, e proprio non puoi fare a meno di entrarci.⠀ ⠀ È qui dove conserviamo tutta la magia, dove le favole prendono vita e i sogni diventano realtà. ⠀ ⠀ Sbuffi di vapore, macchine fantastiche e rumore degli ingranaggi. È proprio davanti ai tuoi occhi che vedrai costruire trenini, bambole, orsacchiotti, e tamburelli. ⠀ ⠀

    71964971_2109931719302946_3931159836334489600_n

    “Elfi e puppets giganti, una fabbrica di giocattoli e - naturalmente - un ufficio postale per scrivere direttamente a Babbo Natale.” A Milano sbarca il più grande villaggio di Natale mai realizzato in Italia.
    Si tratterà - promettono gli organizzatori - di "un villaggio irripetibile in Italia, un luogo incantato in cui le fiabe prenderanno vita. Varcando i cancelli di questo universo incantato, entrerete in una realtà parallela, dove attori e ballerini professionisti metteranno in scena un vero e proprio spettacolo live e vi racconteranno aneddoti misteriosi sulle mille e una creatura che popolano questo luogo fatato".
    "Il percorso di visita principale - spiegano i creatori - si snoderà tra la grande fabbrica dei giocattoli, la casa degli elfi, la casa di Babbo Natale e si concluderà con la visita al ricovero delle renne, in cui viene custodita la Grande Slitta di Babbo Natale. Il secondo percorso del villaggio è il mondo della letterina, diviso a sua volta nella stanza della scrittura - in cui i bambini, aiutati dagli elfi, potranno stilare la loro lista dei desideri da mandare a Babbo Natale - e nell’Ufficio Postale, dove verranno timbrate e imbucate le letterine".
    "Il terzo mondo - continuano - è costituito dal borgo degli elfi, un pittoresco mercatino in stile nordico popolato dai simpatici aiutanti di Babbo Natale, in cui sarà possibile dedicarsi ai regali natalizi". Inoltre ci sarà un grande spazio del villaggio che sarà dedicato al cibo, con casette di legno trasformate in stand gastronomici per tutti i gusti, e all'area "giostre e giochi" pensata per i più piccoli. Il villaggio sarà visitabile anche con un trenino colorato. “

    Il-Sogno-del-Natale-Milano-1






    Biglietti giornalieri
    Lunedì - Venerdì
    Adulti 13 euro - Bambini 10 euro
    Sabato - Domenica
    Adulti 16 euro - Bambini 13 euro

    Fast Lane Silver- salta coda valido SOLO Sabato e Domenica
    Adulti 23 euro - Bambini 18 euro
    Open Gold - salta coda valido tutti i giorni
    Adulti 28 euro - Bambini 23 euro
    La riduzione bambini è fino ai 12 anni. I bambini fino al primo anno di età non pagano. Gli over 65, da Lunedì a Venerdì, pagano 10 euro.

    Da lunedì a giovedì dalle 14 alle 21
    Venerdì, sabato e prefestivi dalle 10 alle 23
    Domenica e festivi dalle 10 alle 21
    24/12 dalle 10 alle 18
    25/12 dalle 16 alle 22
    26/12 dalle 10 alle 21

    villaggio-natale

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Copertine di riviste "THE NEW YORKER"

    44-1

    144-1

    197-1

    247-1

    653-1

    702-1

    755-1

    904-1

    1709-1

    1855-1

    1905-1

    2007_12_17_

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    norman-rockwell-saturday-evening-post

    Siete disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli altri
    e a ricordare quel che gli altri hanno fatto per voi?
    A ignorare quel che il mondo vi deve
    e a pensare a ciò che voi dovete al mondo?

    A mettere i vostri diritti in fondo al quadro,
    i vostri doveri nel mezzo
    e la possibilità di fare un po’ di più del vostro
    dovere in primo piano?

    Ad accorgervi che i vostri simili esistono come voi,
    e a cercare di guardare dietro i volti per vedere il cuore ?
    A capire che probabilmente la sola ragione
    della vostra esistenza non è
    ciò che voi avrete dalla Vita,
    ma ciò che darete alla Vita?

    A non lamentarvi per come va l’universo
    e a cercare intorno a voi
    un luogo in cui potrete seminare
    qualche granello di felicità?
    Siete disposti a fare queste cose
    sia pure per un giorno solo?

    Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno.



    di Henry van Dike
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Pepperkakebyen: la città di biscotto



    A Bergen, in Norvegia, nel periodo natalizio, c'è la più grande città di Pan di Zenzero, e zucchero, del mondo, la Gingerbread Town o Pepperkakebyen. Nella meta turistica norvegese, famosa per le sue luci e luminarie natalizie, dal '91 uno spazio importante tra le attrazioni cittadine è occupato dalla Pepperkakebyen, praticamente una Bergen in miniatura, illuminata, e da leccarsi i baffi. Casette, chiese, piazze, palazzi, ponti, ma anche personaggi e animali, il tutto costruito con il dolce preferito dalle popolazioni dei Paesi Nordici, e decorato con ogni sorta di caramelle e canditi. Alla Pepperkakebyen ogni anno contribuiscono anche i bambini delle scuole elementari locali, costruendo qualche pezzo della città con il pan di zucchero. Così i piccoli, da principali spettatori, diventano protagonisti di un'opera ormai vanto di tutta la città.





    Edited by gheagabry1 - 7/12/2019, 16:01
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline





    Quindi questo è il Natale
    E tu cosa hai fatto?
    Un altro anno
    E uno nuovo è appena iniziato
    E così questo è Natale
    spero che tu ti diverta
    Il vicino e il caro
    Il vecchio e il giovane
    Un buon Natale
    E un felice anno nuovo
    Speriamo che sia buono
    Senza alcuna paura
    E così questo è Natale
    Per debole e per forte
    Per i ricchi e i poveri
    La strada è così lunga
    E così buon Natale
    Per il nero e per il bianco
    Per quelli gialli e rossi
    Smettiamo di combattere
    Un buon Natale
    E un felice anno nuovo
    Speriamo sia buono
    Senza alcuna paura
    E così questo è Natale
    E cosa abbiamo fatto
    Un altro anno
    E uno nuovo è appena iniziato
    E così buon Natale
    Speriamo che ti diverta
    Il vicino e il caro
    Il vecchio e il giovane
    Un buon Natale
    E un felice anno nuovo
    Speriamo sia buono
    Senza alcuna paura
    La guerra è finita
    Se lo vuoi
    La guerra è finita
    Adesso
    Happy Xmas (War is over) – John Lennon, Yoko Ono

     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline
    .



    Christmas Secrets


    Sotto un cielo invernale,

    un treno lontano canta le miglia.

    E così mi chiedo se sia possibile

    Ogni miglio ti porterà da me?



    Una promessa fatta può ancora essere mantenuta,

    Così ti sto aspettando qui.

    Se non arrivi, che cosa farò?

    A chi racconterò i miei segreti?



    Le campane di Natale risuonano,

    Sento la loro eco nella notte.

    E la luce della luna brilla lungo la strada

    E tremula sulla neve che cade.



    Guardo nel blu della notte,

    quante stelle non ho mai conosciuto.

    Se non arrivi, che cosa farò?

    A chi racconterò i miei segreti?



    Guardo nel blu della notte,

    quante stelle non ho mai conosciuto.

    Se non arrivi, che cosa farò?

    A chi racconterò i miei segreti?

    (Enya-Christmas secrets)

     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    L'AVVENTO A ROMA ALLA FINE DELL'800

    la_tradizione_della_zampogna_a_roma-680x353_c

    Un piccolo, delizioso ritratto dell’Avvento romano, grazie ai ricordi di Costantino Maes, un bibliotecario laziale che, sul finire dell’800, ha dato alle stampe un libretto dedicato a memorie, aneddoti e curiosità sulla Città Eterna.

    "Trasportiamoci ai tempi di questa costumanza, che or non è più.
    […] Nel giorno 25 novembre (Santa Caterina), in cui s’incominciava ad accender le legna nei camminetti[…], ecco in Roma i pifferari, che a drappelli numerosi percorrono le vie, e che, dando fiato, a quando a quando, al clarino ed alla zampogna, fanno udire delle ariette. […] II loro arrivo, in quei tempi più semplici, era grato e festevole.
    Muovono questi poveri villici dalle estreme fimbrie dell’Apennino […]. Giunti appena in Roma, si leva un grido di gioia dalla garrula ragazzaglia insolente che loro danza d’intorno; e le nonne, col capo imbianchito e crollante, annunziano in casa ai nepotini, che loro saltellano e schiamazzano attorno, che manca un mese solo ai giorni santissimi.

    Le vestimenta dei pifferari hanno una impronta originale, avanzo e ricordo della prisca semplicità dei secoli. Hanno irsuti velli invece di calzari, tenuti fermi da più volute di funicelle rannodate nell’articolazione cruro-femorale. Ai piedi hanno i campestri coturni; portano i lombi precinti da una zona pellicea per riporvi talvolta il piffero, allorquando, con passo colere e lena affannata, passano da uno all’altro angolo della città per lucrar molti soldi.
    […] Un pileo di rozzo feltro a forma di cono troncato all’apice ombreggia loro il capo, che sovente adornano tra i nastri colla immagine di San Domenico, per evitare la rabbia canina, e coll’immagine di Nostra Donna trafìtta da sette spade. […]

    Dal 25 fino al 29 novembre, principio della novena all’Immacolata, vanno attorno per la città suonando dinanzi alle abitazioni, dove sono a locanda i biondi figli del Nord. […] Prima che l’alba rosata tinga l’orizzonte in arancio, e fino al tramonto, alternano senza posa le loro cantilene.
    Uno di essi, maestro in arte e per età provetto, imbocca la piva o l’otre della ciaramella, e, nell’angolo che questa forma colla siringa delle prolisse canne ineguali, vi pone il cappello, restando, per atto di devozione, a capo scoperto; l’altro, di più floridi anni, si pone il suo sotto l’ascella sinistra, e, con quanto ha di lena nei robusti polmoni, dà di aspirazione al clarino[…].

    Per un forastiero era certo la cosa più odiosa e fastidiosa del mondo, il sentirsi svegliare nel cuore della notte dal suono melanconico della zampogna per tutto l’Avvento: ma la costumanza sanzionata dal tempo era gradita ai Romani, fino a che non si cominciò ad avere a sdegno le usanze avite. Leone XII, che ne provava fastidio, prima di montare al trono ordinò ai pifferali di non isvegliare i suoi sudditi prima delle quattro del mattino.

    Le novene si facevano in ogni bottega, in ogni casa che non volesse dare negli occhi al parroco ed alla polizia. Molti forastieri e pittori, che temevano di passare per liberali, facevano dipingere a fresco una Madonna sul muro del loro studio, e per un paio di novene si godevano le serenate di questi Orfei.
    L’abbonamento era 2 paoli (circa un franco) per novena, ed era ben contento il vecchio pifferaio se poteva far conto di portare a casa 40 scudi – somma enorme, allora, negli Abruzzi, che gli permetteva di passare sette o otto mesi senza lavorare.

    […]II Natale avrebbe perduto tutto il suo bello misterioso, in Roma, senza la venuta dei pifferari. Nel 1836, nel quale essi non vennero, attesi i cordoni sanitari tra lo stato pontifìcio ed il regno delle Due Sicilie per il cholera-morbus, parve a Roma un anno melanconico e di funesto presagio.

    Perché, dopo il 1870, furono proibiti i pifferari?
    Vano è chiedere la ragione di ciò che è fatto senza soda ragione. Noi adesso siamo senza carattere e senza convinzioni; e, diversamente dagli altri popoli, che sono più innanzi di noi nella civiltà, ci vergogniamo dei patrii costumi, i quali dovremmo piuttosto aver cari. […] Le cantilene pastorali della cornamusa nelle feste di Natale erano un ricordo dell’antica semplicità; […] rivogliamo i pifferari!"

     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline
    .

    Tradizioni ..nella Roma "sparita"
    La cena della vigilia di Natale, il cottio.


    3839546225_0a0a8c4c7e_b

    La cena del 24 dicembre, la vigilia di Natale, a Roma "sparita" era un momento importante che vedeva riunita tutta la famiglia per il tradizionale cenone di magro.
    Si iniziava con un antipasto di olive, anguille, pescetti marinati e brodo di pesce; seguiva la pastasciutta al sugo di tonno, quindi il baccalà in umido con pinoli e zibibbo, accompagnato da broccoli e mele renette fritti in pastella. Era il cenone di magro della vigilia di Natale. E la parola stessa evoca qualcosa di importante: l'occasione per tutti (o quasi...) di sedersi a tavola e mangiare tanto e...bene. E anche il popolino, che a Roma "sparita" campava con pane e vino, per la festa riusciva a concedeva qualche pietanza più sfiziosa, seppur sempre appartenente alla cucina povera ...Nelle case, dopo la cena, erano di rigore la tombola, e altri semplici giochi e il "sermone", la poesiola natalizia recitata dai bambini davanti al presepe. Poi si andava tutti insieme alla messa di mezzanotte e particolarmente solenne era quella che si svolgeva nella basilica di Santa Maria Maggiore.

    Le tavole dei ricchi. Ben diverse erano le tavole dei potenti cardinali, dei monsignori, dei ricchi aristocratici! Dove non poteva mancare il pesce fresco (carissimo anche nelle epoche passate e quindi destinato solo ed esclusivamente alle tavole dei ricchi) e altri cibi prelibati e tipici ...
    Ce le descrive il poeta Giuseppe Gioachino Belli nel famoso sonetto :La viggija de Natale.
    Leggendo questi versi, in cui la satira è feroce verso l'opulenza, verso i costosi e prelibati cibi, spesso ricevuti in dono, rispetto alla modestia dei cibi dei poveri, ci possiamo fare anche un'idea dei prodotti, andando indietro nel tempo, che non potevano mancare sulle tavole dei privilegiati.

    "Non si facevano mancare nulla: il torrone, il caviale, il "porco", il "pollastro", il "cappone", un buon "fiasco de vino padronale", il "gallinaccio", l'abbacchio, l'"oliva dorce", il pesce "de Fojjano", l' "ojjo", il "tonno", e l'"anguilla de Comacchio"...
    (vedi sonetto n. 515).


    3839559789_0a729d9e9a

    Il mercato del pesce a Roma sparita era particolarmente affollato la vigilia di Natale, poichè la tradizione, ieri e oggi, stabilisce che la cena di Natale sia di magro, cioè a base di pesce e di verdure.


    E proprio per la cena di vigilia, la vendita all'ingrosso del pesce (il "cottio", dal latino medioevale "coctigium") iniziava l'antivigilia, il 23 dicembre, nelle primissime ore del mattino e si svolgeva in forma di asta secondo modalità tradizionali per tutto il 24 dicembre.
    E il cottio, cioè l'asta del pesce, era uno spettacolo vero e proprio!! Coloratissimo, rumoroso, pieno di gente, romani, forestieri, popolani, signori e signore fra i banchi che esponevano pesce di tutti i tipi.

    Caratteristici anche i termini in gergo utilizzati, in quanto comprensibili solo ai "cottiatori" e agli acquirenti , che erano venditori al minuto, gestori di trattorie, cuochi di nobili famiglie romane. (vedi video)
    Curiosando nei testi di Giggi Zanazzo. Dal XII secolo fino agli inizi dell'Ottocento, il luogo per la vendita del pesce a Roma era il Portico d'Ottavia, nei pressi della chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, al ghetto.


    Ad inizio '800 si vendeva pesce, oltre che al Portico d'Ottavia, in piazza del Pantheon, in via del Panico, al Corso. L'opinione pubblica cominciava tuttavia a ritenere poco compatibile la salvaguardia dei monumenti più illustri con la presenza dei banchi di vendita.
    Proprio per tutelare il decoro del Pantheon, Pio VII (1800-1823) fece costruire in via delle Coppelle una nuova pescheria (la concessione per la costruzione è del 1821) vietando nel contempo che si vendesse pesce altrove, se non al Portico d'Ottavia e nelle due piazze de' Monti e di Scossacavalli (quest'ultima scomparsa a seguito delle demolizioni per l'apertura di via della Conciliazione).

    il_mercato_del_pesce

    Dopo l'unità d'Italia fu deciso di spostare il mercato del pesce dal Portico d'Ottavia a piazza S. Teodoro. Il pesce veniva portato in città attraverso porta S. Paolo e porta Portese e la nuova ubicazione del mercato consentiva di evitare che la merce dovesse attraversare la città.
    Il nuovo mercato (progetto e direzione dei lavori di Gioachino Erzoch) era dotato di botteghe per la vendita, di pulpiti per i banditori, di una strada per il passaggio dei carri e di illuminazione notturna, oltre che di un sistema di innaffiamento teso a migliorare le condizioni igienico sanitarie.



    Il “Cottio” si svolse a San Teodoro fino al 1927, quando fu trasferito ai mercati generali sulla via Ostiense.
    Nella notte tra il 23 ed il 24, intorno alla mezzanotte si aprivano i cancelli dei mercati generali: anche i privati cittadini avevano facoltà di accedere al mercato dove si potevano gustare, a titolo assolutamente gratuito, “cartocciate” di pesce fritto (pesciolini, pescioloni, magari non di qualità estremamente pregiata ma … pur sempre pesce fresco), offerte dai grossisti.



    testo http://romacult.blogspot.com/

    immagini dal web
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Tante Airie


    tante_arie_fecc81ericologue

    Nel Pays de Montbéliard, la tradizione natalizia è legata al personaggio di zia Airie fin dai tempi antichi. Si dice che sia un buon protettore fatato della regione che vive in una grotta di Lomont nel Giura nelle vicinanze. La leggenda narra che ascolta i sogni dei bambini al vento attaccando l'orecchio al muro della sua caverna.
    Vestita da contadina, la zia Airie ha viaggiato nel Pays de Montbéliard (e in alcune parti del vicino Giura svizzero) alla vigilia di Natale per distribuire regali e regali. Per questo, è assistita da la sua fedele seguace, Marion.
    Ogni anno, nel tempo dell'Avvento, la zia Airie lascia la sua grotta per unirsi all'atmosfera fatata del Natale. Airie è timidissima, e scappa via se sente su di sé lo sguardo curioso di un bambinetto.
    Ma se non è osservata, allora penetra in qualche modo nell’abitazione (attraverso le finestre, dice qualcuno; calandosi giù da caminetto, dice qualcun altro; passando dalla porta senza tante storie, soggiunge qualcuno dotato di grande senso pratico), e… lascia doni ai piccini che dormono. A ogni bambino saggio distribuiva arance, biscotti, torte e castagne. Il più brutto riceveva un cappello da asino. Ma a differenza di Babbo Natale o San Nicola , non si è fermava qui. Anche i genitori avrebbero potuto prendere il loro rango! Durante la sua visita, aveva qualcosa da dire sulla pulizia della casa. Controllava la cucina, i mobili, lo spazio di archiviazione e premiava le famiglie laboriose, economiche e caritatevoli con una moneta d'oro.
    Prima della sua partenza, i bambini dovevano offrire una carota o una mela all'asino.
    6a1858980826d0126676e6a0860f1c81

    Affezionata soprattutto ai panettieri e alle lavandaie (corre voce che anche lei svolgesse questi lavori, da giovane), tante Airie diventa idrofoba quando qualcuno, dopo aver ricevuto aiuto da lei, non manifesta un minimo di gratitudine. A quel punto può veramente perdere il controllo, allo stesso modo, è rigorosa e insofferente nei confronti di quei bambini che non ubbidiscono alle mamme. In epoca più recente, ha preso anche l’abitudine di far crescere lunghe orecchie da asinello sulla testa di quei bambini che, mandati a scuola con tanti sacrifici, non si impegnavano a studiare.

    31031f37fab8f68cfb68c3e4db4da47c--tante-anthropology

    Nella tradizione Montbéliarde, la zia Airie può essere riconosciuta da diverse caratteristiche:

    . Sembra una nonna nova ma il suo viso ha mantenuto le sembianze di un bambino.
    . I suoi capelli sono d'argento. La sua gonna è relativamente corta
    . Indossa scarpe con fibbie.
    . In inverno, indossa una lunga felpa con cappuccio nera.
    . E' una fata, manon ha una bacchetta magica.
    . Il suo copricapo è tipico di Montbéliard. Se guardi più da vicino la coraggiosa zia, vedrai il suo copricapo:
    lo spunto per Diairi . Coppa per tazza. Diairi per un panino. È quindi il "cappello che copre il panino!"




    La zia Arie è, secondo la leggenda , l'ultima figlia di un druido gallico o la reincarnazione della benefattrice e deplorevole contessa Henriette de Montbéliard ( 1387-1444 ). Nel 1407 , la contessa della contea di Montbéliard sposò il conte Eberhard IV della contea di Württemberg Württemberg . La contea di Montbéliard dipendeva quindi dal vicino impero germanico del Sacro Romano Impero del XV secolo fino al xviii secolo . Nel 1419, dopo la morte del marito, la contessa Henriette di Württemberg continuò a governare da sola le contee di Montbéliard e Württemberg. Regnava come benefattrice nella contea di Montbéliard fino alla sua scomparsa nel 1444 nel castello di Étobon . Negli ultimi anni della sua vita, offrì ampie prove di protezione e generosità ai meritevoli residenti della sua guida. Alcuni gli storici affermano che il suo nome è un adattamento del latino “aeria”, “divinità dell’aria”.

    Henriette-de-Montbeliard-Vitrail-eglise-Saint-Georges-de-Tubingen-en-Allemagne_0

    Una quindicina di chilometri a nord di Montbéliard, a Belfort, la buona fata non è più a casa. Più a ovest, a Besançon, non puoi trovare traccia ... è una figura esclusiva del folklore locale! Tuttavia, nelle campagne del Doubs, del Giura e dell'Alta Saona, le fate delle streghe simili a zia Airie hanno un tempo prima dell'arrivo di Babbo Natale: Chauchevieille, Chauchepaille e Trotte-Vieille. Se i loro nomi sono divertenti, il loro aspetto era abbastanza per spaventare i bambini: erano travestiti, cornuti e molto brutti ... Studi storici dimostrano che il molte aree della Francia, fino al pieno dopoguerra, la figura di tante Airie la faceva ancora da padrone: nel 1945, molti bambini francesi non avevano idea di chi fosse Babbo Natale, e ricevevano i regali dalla buona vecchietta a cavallo del suo asinello bianco.



    tante-arie

    La canzone di zia Airie

    Vestita da contadino
    Indossa il suo bellissimo diairi
    Attraversa la campagna
    Sul suo asinello grigio

    Conosci la zia Arie
    La buona fata di questo paese,
    Tutti i bambini la sognano,
    E l'approccio del Natale.

    Passando lungo le strade
    Villaggi, frazioni,
    Lei guarda, ascolta
    Si prende un po 'di riposo.

    Lei finisce i libri
    Le mamme sono troppo stanche
    Darà coraggio,
    Ai lavoratori sfiniti.

    I bambini saggi a Natale
    Avrà bei regali,
    E affinché la notte sia bella,
    Dolci e torte.

     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Il Santo Natale del 1848

    1848-santo-natale

    Il patriota Ottavio Tasca (1795 – 1872), bergamasco di nascita, fu giornalista di lavoro, poeta per passione e patriota.

    In quel convulso anno che fu il 1848, contemplò con emozione i moti che agitavano l’Europa. E, nel dicembre di quell’anno, diede alle stampe un piccolo poemetto: una ventina di pagine, niente di più:

    51m2y-50KkL

    Il Santo Natale del 1848 (ossia: la Lanternamagica).

    Vicino il termine del quarantotto,
    sì climaterico pei re, pel lotto,
    disse la Vergine al suo bambino:
    “Su, presto: svegliati, pargol divino!
    Sorgi e finiscila di far la nanna:
    tempo è di scendere nella capanna”.
    E allora il pargolo: “o mamma mia,
    dovrò pur scendere in Lombardia?
    Non sai che i barbari, sozzi Croati,
    più assai che rabidi orsi affamati,
    più che antropofagi dell’Oceania,
    pei bimbi nutrono tale una smania
    che loro tagliano le mani e i piè,
    per farli in umido, in fricassè?!
    Qui me lo dissero più pargoletti,
    cangiati in martiri, in angioletti,
    dalle barbarie di quegli insani,
    che se li squartano a brani a brani!
    Se un dì la rabbia sfugii d’Erode,
    qual – s’or mi mangiano – io n’avrei lode?”.

    E allor Maria: “t’opponi invano.
    Che mai diria l’orbe cristiano?
    Tal vada in bando garrire alterno:
    questo è il comando del Padre Eterno.
    Va’: non costringere l’Eterno Padre
    a uscire dai gangheri”.
    Tacque la madre, e scese il figlio in un baleno,
    nel suo giaciglio in mezzo al fieno.
    Di pive e pifferi s’ode il concerto, che par la musica d’un reggimento:
    ch’è mai tal strepito?
    Sono i pastori, recanti i soliti loro tesori.
    Entrano in ordine, cantando osanna:
    fan cerchio e gli offrono castagne e panna.

    Il più canuto della tribù
    dà il benvenuto al buon Gesù,
    che, tutto grazie, tutto sorriso,
    risponde in musica di paradiso:
    “gradisco il dono che fate a me, ma dove sono quest’anno i Re?”.

    E il pastor vecchio a dir s’affretta:
    “Gesù, scusateli: sono in bolletta.
    E poi, se il lor lasciano trono un sol giorno,
    non san se il trovino al loro ritorno:
    dunque alla visita, se non verranno,
    deh!, compatiteli, perché quest’anno,
    fra tante buggere, hann’altro in testa
    che di qui accorrere, per farvi festa”.

    Sorpreso il bambolo a quanto udì, disse: “e che diamine, parli così?
    Questo è il linguaggio di un oratore, non di selvaggio, rozzo pastore”.

    Grato al Bambino, ei si chinò;
    dopo l’inchino, così continuò:
    “pria che pastore, mio buon Gesù, ancor nel fiore di gioventù,
    ero impiegato Regio Imperiale (ma non pagato) d’un tribunale,
    e là fra gli uomini tal vidi smania
    di trarre il prossimo in rete, in pania,
    che il babilonico gergo di legge scambiai col piffero, guidando il gregge.

    L’agnel pasquale allora gridò
    “tu sei quel tale che dire mi può in quale stranissimo mondo mi trovo,
    che proprio sembrami un mondonovo!

    Sento che noma tutta la gente
    Gioberti! Roma! Costituente!
    e nell’insolito trambusto orrendo, fuori che un murmure, io nulla intendo!”.

     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    Il piccolo Albero di Natale

    c123c43

    di Giulio Gavino


    C’era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l’ora di poter mettersi addosso le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Sognava ogni notte il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla contentezza.

    E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro. Pensava: "Adesso è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande". Il viaggio fu lungo, incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami ancora giovani. Tornata la luce, il piccolo albero di Natale si trovò nella casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare con gli occhi all’insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale. Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di addobbi eleganti.


    Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore. Nessuno aveva l’ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri. E venne anche l’Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma albero di Natale e papà albero di Natale. Passando per la strada vide tanti suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d’oro e d’argento, che lo salutavano. Ma c’era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!

    Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero di Natale tutto l’anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.

    E c’era una volta e c’è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania. Grande, piccolo, verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare l’apertura dei regali e l’occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace, per dirsi anche una parola d’amore. E tutti vogliamo bene all’albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e addobbi d’oro e d’argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell’anima. È meglio se l’albero è di quelli con le radici, pronto a dismettere l’albero della festa e a compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e felice.




    fonte unmondodifiabe
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,541

    Status
    Offline

    e7eb6a29e47e12dc97c5074b915fc505_0

    Poteva sembrare una vigilia come tante,
    ma, invece, era una notte buia e tempestosa,
    piena di mistero come le altre notti sante,
    ma stava, in verità, per succedere qualcosa...

    In cima alla montagna c'era un pino solitario,
    aveva resistito alle intemperie e al freddo vento
    con la forza di un gigante, buono e temerario,
    ma gli pesava essere solo e quindi era scontento.

    Si sentiva abbandonato, anche quando era d'estate
    e la valle sottostante tornava a rianimarsi
    e d'inverno era crudele il gelo delle nottate,
    tristi e senza fine, passate a macerarsi.

    Proprio in quella notte ci fu un freddo polare
    e cominciò a gemere di rabbia e di dolore,
    mentre i suoi compagni univano i rami per cercare,
    abbracciati tra di loro, un poco di calore.

    Lui, invece, era isolato, fuori dalla foresta,
    quando una cometa sentì il suo lamento disperato:
    "Chi è che sta piangendo in questa notte che è di festa
    e ci porterà la gioia di avere il re neonato?".

    Dalla volta del cielo, poi, scese piano, piano
    e giunta presso l'albero si posò sulla sua cima.
    "Non piangere, è Natale, io ti darò una mano
    e ti sentirai amato come mai sei stato prima."

    Poi lo strinse in un abbraccio di luce tutta d'oro
    e le lacrime del pino furono trasformate
    e cominciarono a brillare in un capolavoro
    di mille piccolissime sfere colorate.

    Finalmente qualche cosa di cui andare fiero:
    il pino illuminato era proprio eccezionale!
    Secondo la leggenda, sarà falso, sarà vero,
    era nato, proprio così, l'Albero di Natale.

    Tra favola e realtà questa è la nostra vita:
    siamo alberi solitari in attesa di una stella
    che ci doni la speranza di una felicità infinita,
    nella pace del natale e della sua Buona Novella.

     
    Top
    .
179 replies since 28/11/2010, 13:55   45368 views
  Share  
.