IL NATALE....esplode la magia

festa, tradizioni e usanze...decoupage

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  1. gheagabry
     
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    RIFLESSIONI


    ... UNA SETTIMANA UNICA …
    ... Iniza la settimana più attesa dell’anno. Come una candela che si spenge, l’anno sta lasciando sciogliere le ultime lacrime di cera. Ogni striscia di cera che cola è un giorno che va via fino alla fine di quella candela che ha iniziato a brillare poco meno di 365 giorni fa. Inizia la settimana che ci porterà fino al Santo Natale e che ci proietterà verso l’ultimo giorno di questo anno. Finiti i festeggiamenti di Natale inizieranno i rituali pensieri e resoconti dell’anno che sta per finire. Una settimana piena di emozioni quindi dove il nostro mondo interiore vive amplificando emozioni e ricordi, in una corsa tra tradizione e voglia di cambiamento. Ecco proprio questo rappresenta la settimana che inizia oggi; un ponte tra le tradizioni, il passato nel quale si ritrovano i ricordi delle esperienze fatte nell’anno che sta per finire; e la certezza che di lì a poco inizierà il nuovo anno che porta con se la speranza di cambiamento e ci proietta verso il futuro vicino o lontano ma pur sempre futuro. Una settimana speciale quindi tra la razionalità e le certezze del passato e la speranza colma di desiderio di cambiamento, in tutta la sua irrazionalità rappresentata dal futuro. Un bel puzzle di emozioni da vivere e comporre con tutta la passione ed entusiasmo possibili … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)




    Aspettando Natale....
    Tu
    che
    ne dici
    SIGNORE se
    in questo Natale
    faccio un bell’albero
    dentro il mio cuore, e ci
    attacco, invece dei regali,
    i nomi di tutti i miei amici: gli
    amici lontani e gli amici vicini, quelli
    vecchi e i nuovi, quelli che vedo ogni gior-
    no e quelli che vedo di rado, quelli che ricordo
    sempre e quelli a volte dimenticati, quelli costanti
    e quelli alterni, quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire
    e quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire, quelli che
    conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi
    devono poco e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici ed i miei
    amici importanti, i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita.

    Un albero con radici
    molto profonde, perché
    i loro nomi non escano
    mai dal mio cuore; un
    albero dai rami molto
    grandi, perché i nuovi
    nomi venuti da tutto il
    mondo si uniscano ai già
    esistenti, un albero con
    un’ombra molto gradevole
    affinché la nostra amicizia,
    sia un momento di riposo
    durante le lotte della vita.
    (Anonimo)



    ARIE NATALIZIE



    “MO’ VENE NATALE”






    Il Natale, per zio Peppe, aveva sapori e profumi di casa sua, ma in tutta la città, per tutto il tempo dell’Avvento, aveva il suono delle zampogne e delle ciaramelle: non c’era casa a Napoli che non volesse la benedizione di quel suono.

    pupazzo_neve_04Poveri pecorai, discesi dalla Ciociaria o dal Molise, gli zampognari arrivavano in città per guadagnarsi il pane mentre il freddo bloccava i pascoli e transumanze, lavoro invernale per chi non poteva permettersi una stagione di magra, dato che era già magra la loro vita.

    Vestiti di pelli e coperti da mantelline, venivano ospitati in alloggi di fortuna, quasi sempre depositi o cellari, più indicati per botti di vino.

    Arrivavano sempre ai primi di dicembre per la novena dell’Immacolata e si fermavano in città fino all’Epifania per suonare le nenie care all’attesa del bambinello.

    Pastorali antiche che ripetevano il ritmo andante del solito inno al bambino divino, che nasce al freddo e al gelo.

    Pochi spiccioli nel cappello e tanta gratitudine a chi con la sua presenza arricchiva la memoria della festa.

    Le edicole votive di un quartiere avevano le madrine e padrini che mai nel tempo dell’Avvento avrebbero fatto mancare il suono della cornamusa al proprio santo protettore e, dato che in casa il presepe era un’edicola familiare, pure lì non poteva mancare la nenia degli zampognari.

    Spesso la novena si faceva suonare anche dinanzi agli altari improvvisati, addobbati per l’occasione sul comò della camera da letto con le foto dei parenti trapassati.

    Quartiere per quartiere, vicolo per vicolo, il suono dell’aria che gonfia la zampogna e del sibilo del soffio, si ripeteva casa dopo casa augurando di acchiappare nuova aria, nuova speranza di futuro.

    pastorellaAccadeva anche che le note parole che accompagnavano la nenia “Tu scendi dalle stelle, o re del cielo” si trasformassero in una canzonaccia che non era irriverente, ma frutto estemporaneo di un gioco innocente che si tramandava di padre in figlio: “Mò vene Natale e stò senza denare, me fumo ‘na pippa e me vaco a cuccà”. Quanno è stanotte ca sparano ‘e botte, me metto ‘o cappiello e vaco a vedè”.


    separatori

    LO ZAMPOGNARO

    Se comandasse lo zampognaro
    Che scende per il viale,
    sai che cosa direbbe
    il giorno di Natale?

    “Voglio che in ogni casa
    spunti dal pavimento
    un albero fiorito
    di stelle d’oro e d’argento”.

    Se comandasse il passero
    Che sulla neve zampetta,
    sai che cosa direbbe
    con la voce che cinguetta?

    “Voglio che i bimbi trovino,
    quando il lume sarà acceso
    tutti i doni sognati
    più uno, per buon peso”.

    Se comandasse il pastore
    Del presepe di cartone
    Sai che legge farebbe
    Firmandola col lungo bastone?

    ” Voglio che oggi non pianga
    nel mondo un solo bambino,
    che abbiano lo stesso sorriso
    il bianco, il moro, il giallino”.

    Sapete che cosa vi dico
    Io che non comando niente?
    Tutte queste belle cose
    Accadranno facilmente;

    se ci diamo la mano
    i miracoli si faranno
    e il giorno di Natale
    durerà tutto l’anno

    Gianni Rodari

    Poesie di Natale, Le ciaramelle di Giovanni Pascoli

    poesie-di-natale2Le ciaramelle sono degli strumenti musicali popolari aerofoni molto simili agli oboi. Diffusa in tutto il centro-sud Italia, la ciaramella viene suonata quasi sempre assieme alla zampogna, soprattutto nell’ambito pastorale e natalizio. La fama di questi strumenti è legata in particolare agli zampognari che durante i giorni di festa portano in giro per l’Italia la novena di Natale.

    Giovanni Pascoli, uno dei principali poeti italiani di fine Ottocento, ha dedicato alla ciaramella una poesia che oggi ho scelto di farvi conoscere.


    Le ciaramelle
    Udii tra il sonno le ciaramelle
    ho udito un suono di ninne nanne.
    Ci sono in cielo tutte le stelle,
    ci sono i lumi nelle capanne.

    Sono venute dai monti oscuri
    le ciaramelle senza dir niente;
    hanno destata ne’ suoi tuguri
    tutta la buona povera gente.

    Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
    accende il lume sotto la trave;
    sanno quei lumi d’ombra e sbadiglio,
    di cauti passi, di voce grave.

    Le pie lucerne brillano intorno,
    là nella casa, qua su la siepe:
    sembra la terra, prima di giorno,
    un piccoletto grande presepe.

    Nel cielo azzurro tutte le stelle
    paion restare come in attesa;
    ed ecco alzare le ciaramelle
    il loro dolce suono di chiesa;

    suono di chiesa, suono di chiostro,
    suono di casa, suono di culla,
    suono di mamma, suono del nostro
    dolce e passato pianger di nulla.

    O ciaramelle degli anni primi,
    d’avanti il giorno, d’avanti il vero,
    or che le stelle son là sublimi,
    conscie del nostro breve mistero;

    che non ancora si pensa al pane,
    che non ancora s’accende il fuoco;
    prima del grido delle campane
    fateci dunque piangere un poco.

    campana13Non più di nulla, sì di qualcosa,
    di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
    campana13quel pianto grande che poi riposa,
    quel gran dolore che poi non duole;

    sopra le nuove pene sue vere
    vuol quei singulti senza ragione:
    sul suo martòro, sul suo piacere,
    vuol quelle antiche lagrime buone!


    babbo_natale_11



    Edited by gheagabry - 22/12/2013, 10:42
     
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  2. gheagabry
     
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    La palla di neve più grande del mondo è LEGO




    Con 120.000 mattoncini, l’artista della LEGO Duncan Titmarsh ha realizzato 14 delle principali attrazioni di Londra, tra cui Shakespeare Globe Theatre, il London Eye e il Big Ben, per mostrare la skyline della città. La costruzione ha richiesto circa 75 giorni per essere completata.



    Le sculture luminose LEGO sono racchiuse all’interno di una cupola di plastica trasparente in mezzo a un turbinio di neve finta facendo brillare la piazza con il loro bagliore festoso. L’installazione, grande abbastanza da far entrare una persona, resterà in mostra a Covent Garden durante tutte le feste natalizie.

    Duncan-Titmarsh-Lego-Snowglobe2






    http://design.fanpage.it

    Edited by gheagabry1 - 20/10/2019, 15:08
     
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  3. gheagabry
     
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    Le Poesie più belle di tutti I tempi

    Poesie e racconti aspettando il Natale…

    Il magico Natale

    S'io fossi il mago di Natale
    farei spuntare un albero di Natale
    in ogni casa, in ogni appartamento
    dalle piastrelle del pavimento,
    ma non l'alberello finto,
    di plastica, dipinto
    che vendono adesso all'Upim:
    un vero abete, un pino di montagna,
    con un po' di vento vero
    impigliato tra i rami,
    che mandi profumo di resina
    in tutte le camere,
    e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
    Poi con la mia bacchetta me ne andrei
    a fare magie
    per tutte le vie.

    In via Nazionale
    farei crescere un albero di Natale
    carico di bambole
    d'ogni qualità,
    che chiudono gli occhi
    e chiamano papà,
    camminano da sole,
    ballano il rock an'roll
    e fanno le capriole.
    Chi le vuole, le prende:
    gratis, s'intende.

    In piazza San Cosimato
    faccio crescere l'albero
    del cioccolato;
    in via del Tritone
    l'albero del panettone
    in viale Buozzi
    l'albero dei maritozzi,
    e in largo di Santa Susanna
    quello dei maritozzi con la panna.

    Continuiamo la passeggiata?
    La magia è appena cominciata:
    dobbiamo scegliere il posto
    all'albero dei trenini:
    va bene piazza Mazzini?
    Quello degli aeroplani
    lo faccio in via dei Campani.
    Ogni strada avrà un albero speciale
    e il giorno di Natale
    i bimbi faranno
    il giro di Roma
    a prendersi quel che vorranno.
    Per ogni giocattolo
    colto dal suo ramo
    ne spunterà un altro
    dello stesso modello
    o anche più bello.
    Per i grandi invece ci sarà
    magari in via Condotti
    l'albero delle scarpe e dei cappotti.
    Tutto questo farei se fossi un mago.
    Però non lo sono
    che posso fare?
    Non ho che auguri da regalare:
    di auguri ne ho tanti,
    scegliete quelli che volete,
    prendeteli tutti quanti.

    (Gianni Rodari)

    Favole Dal Web … Carezze per Natale …

    Un flauto per Natale
    C'era una volta, in un paese lontano lontano, una dolce bambina di otto anni, di nome Clementina, che viveva serenamente con la sua bella famiglia. Il suo papà lavorava per tutto il giorno nel bosco vicino, la sua mamma, invece si occupava degli animali della fattoria e del fratellino più piccolo, di nome Mirko. Clementina era una bambina molto sognatrice, infatti ogni anno, quando stava per avvicinarsi il Natale, immaginava di parlare con Babbo Natale, trascorreva ore alla finestra, con il naso in su per cercare di vedere se passava la slitta con le renne, ma inutilmente. Il suo sogno più grande, però , era quello di imparare a suonare il flauto, per donare, così, una dolce melodia al suo triste paese, per renderlo più allegro e per offrire un pò di gioia ai vecchietti ammalati. Purtroppo questo suo sogno sembrava non avverarsi mai, perchè la sua famiglia era molto povera e non poteva comprarle un flauto, per questo, quando era triste, si rifugiava accanto alla quercia più grande del bosco, dai forti rami, per piangere. Clementina, però, non sapeva che quella era una quercia speciale, infatti, sotto le radici vivevano milioni milioni di piccoli folletti, che raccoglievano le letterina e dei bambini buoni, per portarle a Babbo Natale. Un giorno uno di questi folletti, mentre raccoglieva con gli, altri le foglie secche per dormirci sopra, si allontanò per curiosità dal suo gruppetto, e, mentre camminava, inciampò in un ramoscello. Si fece male alla gamba e incominciò a piangere e a invocare aiuto. da lontano vide arrivare una bella bambina con due treccine nere: era Clementina; la guardò meglio e vide che anche lei stava piangendo. Allora il folletto si avvicinò e le chiese:< Perchè piangi, bella bambina? >. Clementina sentì questa vocina che proveniva dal basso, guardò vicino ai suoi scarponcini, vide il folletto e cacciò un urlo. . Clementina, si calmò un pò, ma era comunque stupita e balbettando rispose:< Io sono molto triste, perchè il mio sogno non si avvererà mai>. > E qual è il tuo sogno, bambina? > domandò il folletto. < Il mio sogno è quello di imparare a suonare il flauto, per donare un pò di gioia alle persone del mio paese>. < E' un sogno molto bello, e tu sei una bambina molto buona. Se non smetti di sperarci, vedrai che un giorno riuscirai a suonare una bella melodia>. < Non è vero -rispose Clementina- anche Babbo Natale si è dimenticato di me> e corse via. Il folletto si era commosso e decise di fare qualcosa per lei, così raccolse tutto ciò di era rimasto delle foglie secche e tornò sotto le radici della grande quercia. Quando ritornò, tutti i folletti erano arrabbiati con lui, perchè aveva fatto tardi, ma si era difeso raccontando del suo incontro con Clementina e della richiesta della ragazza. Anche loro furono commossi e si misero subito al lavoro per cercare la letterina di Clementina, affinché nessun bambino pensasse che Babbo Natale si fosse dimenticato di lui. Clementina intanto era sempre più triste perchè tra due giorni era Natale e sapeva che neppure quell'anno avrebbe ricevuto il flauto. Invece sotto la grande quercia la lettera era stata trovata e ora c'era chi lucidava la slitta, chi puliva le renne, guidata da Babbo Natale, con una montagna di regali, si alzò verso il cielo la notte tra il ventiquattro e il venticinque dicembre, per donare un sorriso a tutti i bambini. La mattina del venticinque Clementina si svegliò senza voglia, ma la sua mamma la chiamò, e non poteva credere ai suoi occhi: sotto l'albero c'era un magnifico flauto dorato e accanto una polvere magica che le insegnava a farlo suonare. E finalmente in quel paese poteva ritornare l'allegria.
    (Tonia, amando.it)
     
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  4. gheagabry
     
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    "La tregua di Natale"



    "...Arrivarono allora, da entrambe le parti, degli uomini di corsa per la terra di nessuno, passando i reticolati, il fango e le postazioni di artiglieria ; timidamente ci stringemmo le mani, Fritz portò sigari e acquavite, Tommy carne in scatola e sigarette, e mentre stavan tranquilli lì a parlare, la luna splendeva sulla terra di nessuno.
    E così, il giorno di Natale, tutti facemmo una partita di calcio nella terra di nessuno, Tommy portò un po’ di pudding natalizio, Fritz mise su una squadra di tedeschi e anche se ci batterono a calcio, tutti ci dividemmo la trincea e bevemmo e poi Fritz mi fece vedere una foto sgualcita di una ragazza mora lassù a Berlino. Per i quattro giorni dopo nessuno sparò né disturbò la notte, perché sia il vecchio Fritz, sia Tommy Atkins avevano perso la voglia di combattere. Così ci mandarono via dalle trincee, e ci rimandarono nelle retrovie sostituendoci con truppe fresche e ordinando alle armi di fare fuoco..."
    (Christmas 1914 testo canzone di Mike Harding)



    La notte di Natale 1914, nelle trincee del fronte occidentale (Francia e Belgio) ci fu una tregua. Si trattò di una eccezionale circostanza dettata dalla spontaneità di un sentimento di fratellanza universale, più forte persino del rombo dei cannoni... Una preziosa testimonianza di un soldato inglese che ebbe modo di assistere di persona a questo evento. "Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! "Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.[..] altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata...[..]
    Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo." soldati che fraternizzano fuori dalle trincee "Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini." "E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht, heilige nacht…'. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'. Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: 'the first nowell the angel did say…'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum…'. A cui noi abbiamo risposto: 'o come all ye faithful…'. E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: 'adeste fideles…'». «Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno!" "Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare, 'voi non spara, noi non spara!'. Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto." "Uno di loro ha detto: 'Manda ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!" "Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi... Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. 'Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra', ha risposto. 'Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil." "Forse ho servito alla tua tavola!' 'Forse!', ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: 'non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla'. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station...Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa." [..] dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i 'barbari selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio...E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito." "Eppure non si potesse fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo." "Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?
    Il tuo caro fratello Tom."


    «La nottata era fredda. Noi cantavamo e loro applaudivano. Le nostre linee erano distanti soltanto un centinaio di metri. Noi suonavamo l’armonica a bocca, loro cantavano, e allora applaudimmo. Poi tirarono fuori delle cornamuse, e suonarono le loro melodie così poetiche. Gli uomini facevano oscillare delle torce e festeggiavano. Avevamo preparato un grog, e facemmo un brindisi » [Dalla lettera di un soldato tedesco].

    Da entrambe le parti arrivarono degli uomini di corsa, e subito fraternizzarono « nel modo più autentico possibile. Fu scambiata ogni sorta di souvenir, così come gli indirizzi di casa ». Un ufficiale tedesco con la Croce di Ferro, distintosi « per la notevole abilità nel cecchinaggio di trincea », convinse i suoi commilitoni ad intonare delle marce. Io intonai «Bonnie Boys of Scotland’, e così andammo avanti finendo con Auld Lang Syne, che fu cantata assieme da tutti quanti –Inglesi, Scozzesi, Irlandesi, Prussiani e Württemberghesi. » [Dal Diario di un capitano inglese].

    Il soldato Danny Doyle, nel suo libro « 20 Years A-Growing » riporta però un accadimento ancora più impensabile accaduto quella notte : « Con alcuni vecchi stracci e un po’ di spago fu fabbricato un improvvisato pallone da calcio, e alla luce delle torce si formarono due squadre dei due schieramenti, che giocarono una partita di calcio dimenticando ogni fatto bellico. »
     
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  5. gheagabry
     
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    BABBO NATALE
    nel mondo si chiama...


    Papai Noel .. Brasile
    Kriss Kringle .. Canada
    Joulupukki .. Finlandia
    Père Noel .. Francia
    Sankt Nikolaus .. Germania
    Santa, Santa Claus, Saint Nicholas .. Inghilterra, Stati Uniti e altri
    Kaledu Senelis .. Lituania
    Julenisse .. Norvegia
    Father Christmas .. Nuova Zelanda
    Sinter Klass, De Kerstman .. Olanda
    Jultomten .. Svezia



    Questa é una vera storia scritta il 21 giugno 2003, dall’assistente ufficiale di Babbo Natale, Risto Huhtala, dal Santa Claus Greeting Center.

    "Sappiamo che l’autentico Babbo Natale ha sempre vissuto lontano, lontano a Korvatunturi nella Lapponia finlandese. Lì ha le sue sedi ed officine secretive, cosí come il deposito dei regali e molte, molte altre costruzioni. La cosa straordinaria é che la strada per Korvatunturi é conosciuta soltanto da Babbo Natale, dai suoi elfi e naturalmente anche dalla sua renna di fiducia.
    Korvatunturi é un posto misterioso dove gli elfi possono ascoltare i bambini e capire se sono buoni o cattivi. Gli elfi ascoltano con attenzione i desideri di ognuno e scrivono le loro osservazioni nel grande libro delle note. Generalmente registrano soltanto le osservazioni positive nel libro. Specialmente prima di Natale, é risaputo che gli elfi si muovono nelle case e nelle vicinanze dei bambini, facendo attenti esami circa la loro bontà e il loro comportamento.
    Appena prima di Natale, Babbo Natale esamina tutte le osservazioni nel grande libro delle note, e poi sceglie con cura tutti i regali per ogni bambino. Nel caso ci fosse una nota di cattivo comportamento, Babbo Natale potrebbe anche disapprovarla.
    Mentre arriva nelle case fa sempre la domanda di conferma: “Ho, Ho, Ho, ci sono dei bei bambini qui?”. I bambini cantano spesso una canzoncina a Babbo Natale ed inoltre promettono di essere buoni anche l’anno successivo. A quel punto Babbo Natale, con l’aiuto dei bambini a leggere le etichette, distribuisce i regali. In molti altri paesi Babbo Natale porta i regali nelle case mentre i bambini stanno dormendo."

    Il villaggio di Babbo Natale


    Babbo Natale vive con i suoi aiutanti, gli elfi, a Korvatunturi. La tradizione di “Babbo Natale sul Korvatunturi” nasce, in maniera casuale, in un programma radiofonico per bambini degli anni Trenta. Raccontando ai piccoli ascoltatori l’affascinante storia di Babbo Natale, il presentatore aveva pensato di aggiungere un dettaglio suggestivo: Santa Claus abita in Finlandia… sul “monte dell’orecchio, che è il significato del termine finlandese “Korvatunturi”: nel punto in cui sorge il monte, la catena sembra, con molta fantasia, ricordare un orecchio… una montagna magica dalla quale si può venire a conoscenza di tutto ciò che accade...e perciò dalle informazioni raccolte, può fare un elenco di bimbi buoni e cattivi a cui portare, oppure negare, i regalini di Natale. Tuttavia Babbo Natale, molto tempo fa decise di avere contatti con le persone. Di conseguenza, dopo molte indagini, con l’aiuto dei suoi buoni amici, decise di costruire il suo villaggio vicino alla città di Rovaniemi, nel punto dove la strada principale del nord attraversa il magico Circolo polare artico. Le coordinate esatte sono: longitudine nordica 66º33’07”, longitudine orientale 25º50’51” nel circolo polare artico.

    Nel villaggio, Babbo Natale ha il proprio edificio, con un grande ufficio nel quale c'è una piccola collezione dei suoi molti libri che ha portato da Korvatunturi. I libri possono essere ammirati nelle mensole, ma gli ospiti non possono guardare i loro contenuti. Quel diritto é riservato soltanto a Babbo Natale e ai suoi elfi. Il villaggio ha il suo ufficio postale ufficiale, che é forse l’ufficio postale piú impressionante nel mondo.

    La casa di Babbo Natale viene citata per la prima volta, con le sue coordinate geografiche, in una vignetta del 1886. Nel 1844, una illustrazione di Sherman & Smith lo mostra come un ometto magrolino, dall’aria socievole ma non particolarmente gioviale, che fuma la sua bella pipa mentre riempie le calze dei bambini appese al camino. Ha un grazioso pellicciotto e un berretto invernale, sul quale una croce cristiana ricorda le origini vescovili del personaggio. L’aspetto da Babbo Natale che siamo abituati ad associare alla sua figura è merito di un certo Thomas Nast (ha disegnato anche l’elefantino simbolo dei repubblicani americani, e il piccolo mulo che rappresenta i democratici).
    Vignettista di grande successo, Nast lavorò soprattutto sui temi caldi della politica. E infatti, l’illustrazione che lo farà improvvisamente diventare il Vignettista Natalizio più popolare di tutta l'America, non aveva a che fare con lo spirito natalizio. Siamo in piena guerra civile, nel dicembre 1862 le cose sembravano volgere al peggio per l’esercito dell’Unione. Poco prima di Natale, Nast pubblicò sull’Harper’s Weekly un'illustrazione di forte impatto: alla Vigilia di Natale, due bambini dormono sereni e ignari, nel caldo del lettuccio, inginocchiata alla finestra, la mamma prega per la salvezza del marito al fronte e si intravvedono sullo sfondo le tombe dei caduti. Non una classica immagine da biglietto di auguri, ma la vignetta, imprevedibilmente, l’Harper’s Weekly fu inondato di lettere e di complimenti, Nast da quell’anno in poi, illustrò la pagina natalizia. A distanza di pochi giorni disegnò una seconda immagine natalizia. Sulla copertina dell’Haper’s Weekly del 3 gennaio, apparve Santa Claus vestito a stelle e strisce sul campo di battaglia con un sacchetto di regali, destinati ai soldati combattenti al fronte...
    L’ultima vignetta natalizia di Nast, con la collaborazione dell’Harper’s Weekly, fu del 1886. In una sorta di riepilogo di tutte quelle tradizioni che, nel corso di cinquant’anni, si erano accumulate attorno alla figura di Babbo Natale, Nast presentò un Santa Claus indaffarato col suo albero di Natale, intento a lavorare i giocattoli, intento a controllare il famoso libro dei “bimbi buoni e cattivi”, scruta l’orizzonte con una specie di cannocchiale magico, che gli permette di individuare i bimbi buoni nelle vicinanze. Fu un successo. L’Harper’s Weekly decise di ristampare questa immagine a colori; ed interpellò Nast, per chiedergli di che colore volesse i vestiti di Babbo Natale;
    pensò ai paramenti vescovili di San Nicola, e al colore del fuoco delle serate di dicembre e decise il rosso.

    Secondo gli storici che si sono interessati a Babbo Natale, Thomas Nast trasse ispirazione da lunga serie di circostanze. In primo luogo, il Polo Nord è un posto molto remoto e sconosciuto. Se fosse abitato a New York, la cosa sarebbe stata poco verosimile. Ma il Polo Nord era un posto così lontano, e misterioso, e desertico, e sconosciuto…e in più il Polo Nord non appartiene a nessuno: non fa parte del dominio di nessuna nazione, permettendo a Babbo Natale di essere amico di tutti indifferentemente.

    ..in Finlandia..



    Babbo Natale inaugura l'Avvento del Natale. Ogni anno fa la sua entrata ufficiale nella capitale Helsinki accompagnato da moglie, folletti e renne; sfila per le strade della città, accendendone luci e ghirlande e augurando il Buon Natale (HYVÄÄ JOULUA). Solo da questo momento si può dare via ai festeggiamenti.

    Il Natale per i finlandesi ha un significato molto particolare. Un significato che va ben oltre le radici religiose cristiane. Infatti, ancor prima del cristianesimo, il popolo finlandese celebrava la Festa della Luce, un avvenimento pagano, caratterizzato dai festeggiamenti per la fine dell'oscurità invernale prima dell'avvento della luce. L'associazione con il Natale cristiano divenne nel tempo ovvia, visto il significato di luce divina che rappresenta la nascita di Gesù.
    I finlandesi si preparano al Natale nel periodo del primo Avvento. Le decorazioni natalizie, in genere sono la lana, la paglia o il truciolo di legno che viene usato spesso nella preparazione di oggetti da regalare alla vigilia di Natale. La decorazione degli alberi di Natale avviene la notte della Vigilia usando frutta, canditi, cartoncini e bandierine di carta, oltre a piccole candeline usate per illuminare l'albero. La tradizione più sentita è anche quella di decorare i giardini di casa o in città i davanzali delle case con delle vaschette composte da grano, nocciole e semini, per dar da mangiare agli uccellini: fino a quando gli uccellini non mangiano la cena loro offerta, le famiglie, e in particolare quelle di campagna, non iniziano a mangiare la propria cena di Natale.

    La gastronomia natalizia finlandese è molto particolare. I dolci di Natale si distinguono tra i vari joulutorttu (paste a forma di stelle di Natale guarnite con della marmellata di prugna) e i Piparkakku (biscotti dalla forma di fiori, mezzelune e stelle, o a forma di porcellini e folletti). Un'altra abitudine gastronomica finlandese è quella di servire, la mattina della vigilia di Natale, la pappa con il riso (una sorta di porridge) a cui spesso si aggiunge dello zucchero o della cannella e dentro la quale si nasconde una mandorla, un porta fortuna per chi la trova nel proprio piatto.
    Il pasto principale viene completato con alcune bevande natalizie tipiche come lo glögg, una sorta di vin brulè fatto con mandorle, uva sultanina e cannella, oppure della birra, che viene in genere preparata in casa. Famosi gli sformati di fegato e orzo, di carote e riso e quello di aringa.
    Il giorno di Natale i finlandesi preparano prosciutto cotto cucinato lentamente a fuoco basso chiamato joulukinkku o del merluzzo bollito servito con vegetali con una crema e salsa.
     
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    3 motivi per i quali usare l’agrifoglio a Natale

    agrifoglio-1

    Pensando al Natale, l’agrifoglio è una delle piante alle quali facciamo riferimento immediatamente dopo aver pensato all’albero di Natale. Tradizionalmente veniamo portati a considerarlo uno dei simboli più importanti. Vediamo insieme 3 motivi per i quali usare l’agrifoglio a Natale per le decorazioni.

    1) E’ scenograficamente perfetto

    agrifoglio-3

    E’ la ragione più semplice ed al contempo più reale per utilizzare l’agrifoglio come base per le decorazioni natalizie. Esso è caratterizzato da colori complementari: rosso e verde acceso che attirano l’attenzione. Le bacche rappresentano uno spettacolo gioioso e le foglie, “spinose” e coriacee si accompagnano bene. Quante volte le abbiamo idealizzate a chiusura di una ghirlanda di Natale, mettendole al centro dell’attenzione. E’ una pianta, l’agrifoglio, che sa conquistare il suo spazio con la sola presenza. E che, ammettiamolo, non smette mai di incuriosirci.

    2) Ha una bella leggenda alle sue spalle

    agrifoglio-4

    A molti forse non interesserà, ma se viene considerata una pianta natalizia un motivo c’è. La tradizione è qualcosa che si crea con gli anni e viene arricchita di significato da storie tramandate e leggende. Una in particolare ci ha colpito, legata alla tradizione cristiana. Sembra infatti che a Betlemme, un pastorello, ancora bambino, portò come dono a Gesù una corona fatta con i rami di alloro. Si vergognava però del suo regalo davvero umile e semplice. La tradizione vuole che Gesù allungò la manina e toccando la corona, la trasformò in una corona d’agrifoglio molto bella, trasformando le lacrime del bimbo in bacche rosse. Nei secoli alla pianta sono state attribuite la capacità di portare fortuna e di allontanare i demoni.

    3) Si trova facilmente in alcune zone

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    L’agrifoglio è come il pungitopo: nelle zone nelle quali è protetto, ci si può trovare nella necessità di coltivarlo da soli o acquistarlo da rivenditori autorizzati. Dove al contrario è diffuso spontaneamente lo si può raccogliere senza problemi.

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    I RITUALI DI BUON AUGURIO DEL PERIODO DELLE FESTE


    L'Acchiappasole.

    Occorrono molta pazienza e un po' di abilità manuale. Procuratevi del filo di seta giallo oro, molto robusto, e infilatevi cristalli e perline di tutti i colori, creando una specie di reticolo, che appenderete poi ad una finestra della vostra casa, nella stanza che più vi piace, il giorno del Solstizio d’Inverno. Attirerà fortuna per tutto l'anno.




    Il Filo argentato.

    Ricordatevi di appenderne almeno uno nella vostra casa o sull'albero di Natale. Secondo la leggenda, quando Maria e Giuseppe furono costretti a fuggire dal re Erode verso l'Egitto, si rifugiarono per riposare in una grotta. Subito comparve un ragno, che si mise a tessere a grande velocità una complicatissima tela a chiudere l'ingresso. Poco dopo arrivarono i soldati, lanciati sulle orme dei fuggitivi; videro l'ingresso della grotta, tutto coperto di ragnatele, ma non guardarono dentro, pensando che eventuali persone rifugiate nella grotta avrebbero certo rotto la ragnatela per entrare. Fu così che un ragno salvò Gesù ed un filo argentato commemora l'atto d'amore.




    La Stella di Natale.

    La sera della vigilia di Natale, prima di andare a dormire, lasciate sul tavolo della cucina un bicchiere di latte, un dolce e una candela accesa: aiuteranno Babbo Natale a trovare la vostra casa e lo spuntino lo rifocillerà nella notte per lui più faticosa di tutto l'anno..




    La candela di Natale.

    Occorrono molta pazienza e un po' di abilità manuale. Procuratevi del filo di seta giallo oro, molto robusto, e infilatevi cristalli e perline di tutti i colori, creando una specie di reticolo, che appenderete poi ad una finestra della vostra casa, nella stanza che più vi piace, il giorno del Solstizio d’Inverno. Attirerà fortuna per tutto l'anno.




    Il vecchio Calendario.

    La sera del 31 togliete tutti i vecchi calendari che avete in casa. Bruciateli tutti la mattina di Capodanno, dopo averli avvolti in lana rossa, dicendo:
    "Anno vecchio brucia qua e la sfortuna se ne va"





    Purificazione della casa.

    Per ripulire la vostra casa dalle negatività dell'anno che sta finendo, procuratevi un ramo o un pezzetto di legno di abete, 12 chiodi di garofano, 12 bacche di ginepro, una candela bianca e una nera.
    Prima della mezzanotte del 31 dicembre stendete un telo per terra vicino alla vostra porta d'ingresso, poi accendete la candela nera, quella bianca e il legno d'abete con i chiodi di garofano e le bacche di ginepro (che avrete preparato già a pezzetti in un incensiere con relativo carboncino d'accensione). Lasciate consumare fino alla fine.





    Addio alla negatività.

    Per allontanare la negatività accumulata durante l’anno, prendete una pietra della grandezza di un pugno. In una delle sere tra Natale e il 31 dicembre mettetevi in un posto tranquillo, dove sapete che non verrete disturbati. Accendete una candela nera e concentratevi sulla pietra. Ripercorrete l’anno che sta per finire e pensate a tutte le cose cattive che vi sono successe, immaginando che finiscano tutte dentro la pietra. Se vi può essere utile, scrivete tutte le cose negative sopra un foglio di carta. Lasciate consumare la candela. Poi prendete la pietra (avvolta dal foglio di carta se ne avete usato uno) e seppellitela in un prato lontano da casa vostra, oppure gettatela in acqua corrente con i resti della candela.




    L’incantesimo celtico della croce di sorbo.

    Si può fare il giorno del Solstizio d'Inverno o nel pomeriggio del 31 dicembre. Procuratevi due rametti o due pezzetti di legno di sorbo, lunghi circa 20 cm; poi legateli e recitate la formula.
    "Per questa croce di Sorbo, io (dite il vostro nome) proibisco a tutte le persone avverse e ostili di entrare nella casa di (il vostro nome o quello della persona per la quale state facendo l'incantesimo).
    Io vi proibisco di invadere la sua carne ed il suo sangue, il suo corpo e la sua anima.
    Io vi proibisco di entrare nella sua mente per mettervi paura e dolore. Che questa croce vi fermi finché non avrete valicato ogni collina e percorso ogni valle, attraversato ogni lago e ogni fiume, contato ogni granello di sabbia sulla terra e ogni stella nel cielo notturno".

    Appendete quindi la croce al collo della persona da proteggere. Infine dite:
    Sopra il tuo petto questa croce possa proteggere sempre la tua vita e notte e giorno tenerti al sicuro. Voglio, comando e posso e così sia"..





    I tortini dell'amore.

    Pare che l'origine di questi tortini sia araba e che siano stati portati inOccidente dai Crociati. Sono citati in alcuni Grimori rinascimentali come cibo per l'amore, ma nel 1200 venivano fatti a forma di greppia e se ne mangiava uno ogni sera per ognuna delle dodici notti delle feste natalizie. Allora veniva usata carne di manzo mescolata a miele e spezie. Ve ne do una versione più moderna (del 1700), con ingredienti che in parte rispettano gli originali, in parte potranno lasciarvi perplessi per le insolite mescolanze.
    Mescolate due etti di salsiccia (o di carne di manzo tritata) ben cotta con un pizzico di zenzero, due etti di cedro e arancia canditi, un uovo intero, una tazza da the di latte, due tazze di farina bianca, mezza tazza di zucchero bruno di canna, mezza tazza di caffè molto concentrato e cinquanta grammi di cioccolato fondente.
    Formate circa 15 ciambelline, che cuocerete sulla placca del forno fino a quando saranno ben dorate. Mangiatene qualcuna, insieme al vostro partner, durante la cena del 31 dicembre: il vostro amore reciproco sarà ardente e fedele per tutto l'anno.





    L'incantesimo della seduzione.

    Se siete stanchi di essere soli, eccovi un infallibile richiamo amoroso.
    Prendete un foglio di carta del vostro colore preferito e al centro mettete il vostro nome e cognome, subito sotto la vostra data di nascita. Se invece volete attirare qualcuno che conoscete già, ma vi ignora, scrivete sotto il vostro nome e cognome anche il nome e cognome della persona amata, sotto ancora la sua data di nascita e di seguito, sulla stessa riga, la vostra.
    Tutto intorno, a contenete le scritte, disegnate il classico cuore.
    Poi riscrivete sulle righe le stesse cose per altre tre volte: alla fine non si capiranno più le parole, che saranno dei ghirigori. a questo punto piegate il foglio fino a dove è possibile, poi bruciate alla fiamma di una candela rossa il blocchettino di carta, facendo attenzione a non bruciarvi anche le dita. Mentre brucia dite per nove volte:

    "Viva è la fiamma, ardente il fuoco,
    rosso è il colore del desiderio".

    Spegnete la candela con due dita bagnate e ripetete il rito per nove giorni di seguito, sempre alla stessa ora, iniziando dal 21 dicembre.

    (spaziofatato.net)
     
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  8. gheagabry
     
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    "La neve cadeva delicatamente per le strade, e le persone correvano a casa, con le braccia piene di scatole allegramente impacchettate con la carta dei negozi di giocattoli, negozi di caramelle, e panetterie. Perché era la vigilia di Natale, e come cadde il tramonto, i bambini di tutta la Germania si mesero in silenziosa attesa della notte che stava per sopraggiungere, e con essa i doni di Gesù Bambino".
    (Da "Lo schiaccianoci" di E.A.T.Hoffmann)

     
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  9. gheagabry
     
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    Lo Zampognaro




    Sommer%2C_Giorgio_%281834-1914%29_-_n._2796_-_ZampognariLo zampognaro è il suonatore di zampogna, uno strumento musicale arcaico a fiato diffuso in Italia centro-meridionale. La zampogna (da non confondere con la cornamusa diffusa nel nord Italia e in altre regioni europee) è uno strumento tradizionale caratterizzato dalla presenza di più canne sonore (chanter).
    Le regioni dove è tradizionalmente presente la zampogna sono: Lazio (province di Frosinone e Latina), Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.
    Comunemente con il termine di zampognari si definiscono quei musicisti o figuranti che con l'arrivo del Natale (in particolare durante il periodo della Novena dell'Immacolata Concezione e del Natale), percorrono le vie cittadine, in abiti tipici, suonando motivi natalizi tradizionali, quali ad esempio Tu scendi dalle stelle di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Generalmente gli zampognari suonano in coppia, uno la zampogna vera e propria ed un altro la ciaramella o altri strumenti a fiato e tradizionalmente si tratta di pastori o contadini che si trasferiscono temporaneamente in città per il periodo natalizio.
    La "coppia" di zampognari rappresenta anche una presenza fissa del presepe e in particolare del presepe napoletano, dove generalmente trova posto nelle immediate vicinanze della "capanna" o "grotta" della Sacra Famiglia.
    Se è vero che la zampogna nei grandi centri urbani si usa solo nel periodo natalizio, in ambito rurale/pastorale questa accompagna tutti gli accadimenti dell'anno. Oggi l'impiego della zampogna e degli zampognari in ambito rurale (processioni, rituali, feste e balli) è praticato in Campania (provincia di Salerno), Basilicata, Calabria, Sicilia (provincia di Messina) Abruzzo.
    È importante ricordare come, in seguito alla migrazione dal sud verso l'industriale nord, oggi in grandi città come Milano si trovano zampognari (di diverse provenienze) che mantengono viva la tradizione sia esecutiva, sia costruttiva.
    La presenza della zampogna - come tale - in altre regioni d'Italia è dovuta alla passione di alcuni musicisti di altre regioni che l'hanno fatta propria, ma non è espressione di tipicità ne di tradizione. Discorso diverso per i vari tipi di cornamusa tipici dell'Italia nord-occidentale, dove i rispettivi suonatori assumono altre denominazione locali: "cornamusaro", müsetta nelle Quattro province, suonatore di "piva" nel parmense o di "baghèt" nella bergamasca.



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  10. gheagabry
     
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    Aria di Natale.
    “…e ad un certo punto mi accorgevo che era arrivato il Natale. Era il più lungo periodo, dopo l’estate, in cui non si andava a scuola. Era il più lungo periodo, dopo l’estate, che mio padre non andava al lavoro.

    Le tipiche musiche natalizie risuonavano quotidianamente dal registratore a nastri posto accanto al presepe dove ancora Gesù Bambino e i Re Magi mancavano. Le dolci melodie e le luci del presepe e dell’albero trasformavano la stanza in un mondo incantato dove mi aggiravo meravigliato e provando un senso di allegria crescente. Un altro senso provavo a quel tempo: il senso di protezione di una famiglia attorno.

    Dietro i vetri c’era il mondo sconosciuto. Da questa parte il mio mondo. Tutto.

    Pochi giorni prima del Natale, quasi ogni anno, arrivavano i parenti (noi eravamo gli unici di tutta la parentela a vivere in un’altra città) e li alloggiavamo tutti in casa. Le giornate piene e interminabili che continuavano anche quando io andavo a letto e mi piaceva sentire tutte quelle voci provenire dalle altre stanze, ascoltare i racconti della loro gioventù tra la guerra e le speranze del futuro.

    Mi addormentavo con gli occhi e la mente ai colori delle lampadine del presepe, immaginando di camminare in quel paesaggio antico e carico di significati e riuscivo a percepire un amore che ancora oggi mi emoziona.

    Il sonno sembrava…. un sogno, infatti appena sveglio sentivo ancora le stesse voci, ma stavolta in cucina dove il lavoro cominciava alle 5.30 al più tardi. Le donne della famiglia preparavano già per il pranzo di Natale.

    Non si andava fuori a quei tempi; contenti ed appagati del ritrovarsi, non si partiva per un viaggio verso esotiche destinazioni. Non c’era altro modo per vivere il Natale che tutti insieme.

    La sacralità del giorno era palpabile nel rito della deposizione del Bambin Gesù al suo posto nel presepe, nell’andare ad ascoltare la Messa e nell’assunzione di sempre nuovi buoni propositi.

    La tradizione nella mia famiglia risale agli inizi del 1800 quando il mio bisnonno costruì un gruppo di case per tutti i figli che quindi vissero vicini tutta la vita. Così fu anche per le future generazioni fino a quella dei miei genitori che, per primi, come detto, cambiarono città. Ma contribuirono comunque a mantenere, se non addirittura ad accrescere, l’unione familiare visto che io sono nato proprio il 26.Questo evento trasformò in un presepe vivente la casa antica che mi vide nascere. Un vero pellegrinaggio di persone che portavano doni e venivano a vedere il bambino…

    La festa dunque continuava così come la “novena” che adesso suonava per un Gesù Bambino finalmente al suo posto nella mangiatoia.

    E si andava così fino al 6 gennaio. Sempre secondo tradizione. Sempre tutti insieme. Sempre ricordando i tempi passati e ringraziando per quello che si aveva avuto. Pregando per un futuro che fosse quanto meno come il passato.

    Già il futuro. Cosa rimane oggi? Un dolce ricordo e un amaro rimpianto di quello che comunque, sicuramente, mi è sfuggito di quei momenti che avrei dovuto vivere più intensamente. Ma avevo fretta di crescere.

    Nuove gioie hanno sostituito le più vecchie e nuovi dolori sono oggi presso di me come a ricordarmi di non commettere ancora lo stesso errore di superficialità: partecipare alle storie quando queste, invece, mi urlano di essere vissute”.(Bruno – 16 dicembre 2011)


    Le Poesie più belle di tutti I tempi
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    Poesie e racconti aspettando il Natale…

    Sogno di Natale

    Era festa dovunque: in ogni chiesa,
    in ogni casa: intorno al ceppo,
    lassù; innanzi a un Presepe,
    laggiù; noti volti tra ignoti
    riuniti in lieta cena;
    eran canti sacri, suoni di zampogne,
    gridi di fanciulli esultanti,
    contese di giocatori…
    E le vie delle città grandi e piccole,
    dei villaggi, dei borghi alpestri o marini,
    eran deserte nella rigida notte.
    E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie,
    da questa casa a quella,
    per godere della raccolta festa degli altri;
    mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:
    - Buon Natale –.

    (Luigi Pirandello)

    Edited by gheagabry1 - 17/10/2019, 16:04
     
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    NATALE

    di Giuseppe Ungaretti


    Non ho voglia
    di tuffarmi
    in un gomitolo
    di strade

    Ho tanta
    stanchezza
    sulle spalle

    Lasciatemi così
    come una
    cosa
    posata
    in un
    angolo
    e dimenticata

    Qui
    non si sente
    altro
    che il caldo buono

    Sto
    con le quattro
    capriole
    di fumo
    del focolare

    Napoli, il 26 dicembre 1916



    Edited by gheagabry1 - 17/10/2019, 16:06
     
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  12. gheagabry
     
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    NATALE, UN GIORNO

    main_4_

    di Hirokazu Ogura


    Perché
    dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
    In fondo tutto il mondo e un grande recinto.

    Perché
    la gente parla lingue diverse?
    In fondo tutti diciamo le stesse cose.

    Perché
    il colore della pelle non e indifferente?
    In fondo siamo tutti diversi.

    Perché
    gli adulti fanno la guerra?
    Dio certamente non lo vuole.

    Perché
    avvelenano la terra?
    Abbiamo solo quella.

    A Natale - un giorno - gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
    Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
    Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.

    Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.



    Edited by gheagabry1 - 17/10/2019, 20:05
     
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  13. gheagabry
     
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    L'accensione delle luci dell'albero di Natale del Rockefeller Center,
    New York, 29 novembre 2017


    (AP Photo/Andres Kudacki)

    Sono state accese le luci dell’albero di Natale del Rockefeller Center di New York, una delle tradizioni natalizie più famose della città, che va avanti da 85 anni. Alla cerimonia hanno partecipato migliaia di persone tra cui, sul palco, il sindaco della città Bill de Blasio e le immancabili Rockettes, le ballerine del corpo di ballo del Radio City Music Hall di New York. Hanno cantato tra gli altri Seal, Gwen Stefani e i Pentatonix. L’albero è un abete rosso di 12 tonnellate arrivato dalla Pennsylvania e alto quasi 23 metri, carico di 50 mila lucine colorate e con in cima una stella Swarovski. Sarà illuminato dalle 5:30 del mattino alle 23:30 tranne il giorno di Natale, che lo sarà per 24 ore di seguito; il 7 gennaio verrà spento, trasformato in legname e donato all’associazione di beneficenza Habitat for Humanity, che costruisce case per senzatetto.



    (AP Photo/Andres Kudacki)


    Il primo albero di Natale del Rockefeller Center fu realizzato la vigilia di Natale del 1931 dagli operai che lavoravano al cantiere del complesso, allora in costruzione. Era alto sei metri e decorato con lattine e cartacce. Nel 1932 non ci fu nessun albero di Natale. La prima cerimonia di accensione delle luci venne realizzata nel 1933 e da allora si è ripetuta ogni anno tranne nel 1944, a causa dell’oscuramento imposto durante la Seconda guerra mondiale.



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    Svizzera, cartolina impiega 50 anni per percorrere 13 km.

    La cartolina di auguri di Natale era stata spedita il 16 dicembre 1965. Destinatario e mittente sono nel frattempo morti. GINEVRA - La mitica puntualità della posta elvetica non è assoluta: nel canton Svitto, Svizzera centrale, una cartolina ha infatti impiegato quasi cinquant'anni per giungere a destinazione e percorrere 13 chilometri, ha riferito oggi la stampa locale. Puntualissima invece la richiesta della Posta al destinatario di pagare la differenza di 90 centesimi tra il prezzo del francobollo all'epoca e quello attuale.
    La cartolina di auguri di Natale era stata spedita il 16 dicembre 1965 nel comune di Ibach ed è arrivata solo lunedì scorso nel vicino comune Illgau. A riceverla è pero' stato il figlio del destinatario: suo padre - così come il mittente - sono ormai morti, precisa l'agenzia di stampa svizzera Ats. La Posta non si spiega il motivo per cui la cartolina abbia impiegato quasi mezzo secolo per essere consegnata. Ma dato che il francobollo all'epoca aveva un valore di 10 centesimi il destinatario ha ricevuto insieme alla cartolina anche un invito a pagare la differenza di 90 centesimi. "Forse mi prenderò anch'io cinquant'anni per pagarla", ha commentato il figlio. (Ansa)


    Edited by gheagabry1 - 17/10/2019, 15:59
     
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    KEEPING CHRISTMAS

    by Henry Van Dyke


    C’è una cosa migliore da fare che celebrare il Natale: far sì che sia sempre Natale.

    Siete disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli altri
    e a ricordare quel che gli altri hanno fatto per voi?

    A ignorare quel che il mondo vi deve
    e a pensare a ciò che voi dovete al mondo?

    Siete disposti a mettere in fondo i vostri diritti e i doveri nel mezzo,
    e in primo piano la possibilità di fare un po’ di più rispetto al vostro dovere?

    Ad accorgervi che i vostri simili, uomini e donne, esistono come voi,
    e a cercare di guardare dietro i volti
    per vedere il cuore avido di gioia?

    A capire che probabilmente
    la sola ragione della vostra esistenza
    non è ciò che voi avrete dalla vita,
    ma ciò che darete alla vita?

    A chiudere il libro delle lamentele
    per come va l’universo
    e a cercare intorno a voi
    un luogo in cui potrete seminare
    qualche granello di felicità?

    Siete disposti a fare queste cose
    sia pure per un giorno solo?

    Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno.

    Siete disposti a farvi piccini e a considerare i bisogni
    e i desideri dei bambini
    per ricordare la debolezza e la solitudine della gente che invecchia,

    a fermarvi un attimo per chiedervi
    quanto i vostri amici vi amano
    e se voi stessi li amiate abbastanza?

    Siete disposti a tenere a mente le cose che gli altri
    devono sopportare nei loro cuori
    per cercare di capire cosa vogliono realmente
    quelli che vivono assieme a voi, nella stessa casa,
    senza attendere che ve lo chiedano?

    Siete disposti a orientare la lampada
    in modo che vi darà più luce e meno fumo,
    e a portarla davanti a voi in modo che la vostra ombra
    vi cada alle spalle?

    Siete disposti a costruire una tomba
    per i brutti pensieri e un giardino per i buoni
    sentimenti, lasciando aperto il cancello?

    Siete disposti a fare queste cose
    sia pure per un giorno solo?

    Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno.

    Siete disposti a credere
    che l’amore sia la cosa più forte del mondo –
    più forte dell’odio, del male, della morte stessa -,
    e che la vita benedetta che ebbe origine a Betlemme
    due millenni fa sia l’immagine
    e la luce dell’Amore Eterno?

    Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno.

    Se siete disposti a fare queste cose per un giorno,
    perché non per sempre?

    Ma non si può fare tutto questo da soli.

     
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