E' la cacca dei contadini. Tutto lì...: la cacca dei contadini. Me l'ha spiegato Fortini. A lui piacciono queste storie, e anche a me. In Russia, durante la rivoluzione, i contadini entravano nei palazzi dello Zar e cagavano dentro i suoi preziosissimi vasi: un gesto di spregio, di disprezzo, di distruzione. Bello, stupendo!... Sì, ma perché bello? Perché la distruzione, la cacca dei contadini, è importante se ha un senso storico, se c'è qualcuno che la raccoglie. E in quel momento c'era un Lenin che la raccoglieva... non la merda... il significato. No, non è che uno deve vedere se c'è Lenin prima di cagare. È che... intanto noi non siamo contadini, non c'è la rivoluzione... e poi non si sa dove cagare! Sui Brion Vega, forse... potrebbe essere un'idea... quelli bianchi, Più bidè, però... Non importa. Un gesto di distruzione ha sempre un suo fascino perché bene o male rompe con le convenzioni. E anche se lo sbagli non ti senti mai piccolo. Non ho mai trovato nessuno che si vergogni del suo operare. È nelle piccole cose, nel muovere una mano, nell'essere scoperti da un altro in un gesto poco simpatico, una piccola stonatura che magari nessuno ha notato... Ecco, queste inezie ci possono riempire di rimorso e ci possono far arrossire fino all'inverosimile.
[parlato] - Ecco, gli animatori prendono posto, i riflettori si accendono, tutto è pronto. L'azione sta per cominciare. E' uno spettacolo senza precedenti, un lavoro colossale, una rappresentazione drammatica e sconvolgente. Gente silenziosa si prepara per un rito senza precedenti nella storia. Non si sa nemmeno se abbia un nome il condannato un'immolazione senza gloria. [parlato]- Non è una finzione scenica, lo bruciano davvero, iperrealismo, nemmeno Iacopetti... Alto come il cielo, un grande fuoco sta per cominciare il sacrificio!... Dài!... dài!... brucia!... brucia!... Negli autobus del centro l'uomo muore nei campi seminati l'uomo muore ha ancora braccia e gambe e un corpo sano nei cinema affollati l'uomo muore eppure ci ha gli occhi aperti e un volto umano. Brucia, brucia si agita e si contorce brucia, brucia ma non c'è più pietà per lui Da solo in una stanza l'uomo muore nei gesti più generosi l'uomo muore tra un whisky, un libro d'arte, una risata nei giorni di riposo l'uomo muore con tutta la sua famiglia abbarbicata. Brucia, brucia si agita e si contorce brucia, brucia ma non c'è più pietà per lui. Bruciano i suoi sentimenti le gioie, gli slanci, l'amore, gli affetti più teneri, bruciano senza rimpianti i suoi gesti, il pensiero, gli errori, i contrasti la sua dignità. Un grande fuoco nell'aria alla memoria no, non c'è alcuna pietà è la fine di questa società. [parlato] ...Ecco, basta... via... via piano, così... dissolvenza... adagio. Ecco, così, piano... via le masse. Via le masse, ho detto!... Vogliono fare tutti i protagonisti... Via, via!... Il vecchio è pronto?... Avanti il vecchio. Ecco,così... ecco... bello, fatemelo vedere... di più, di più!... figura intera!... Vaga tra la polvere del rogo il vecchio saggio vive del ricordo di quei gesti Vuole ricomporre il vecchio uomo e con coraggio cerca tra la cenere i suoi resti. Raccogliendo i pezzi in mezzo al fumo ha rimesso insieme quasi un uomo.
[parlato] ...che fa?... Cerca i pezzi!... Li rimette insieme, li incolla, col vinavil... è pazzo!... Un restauratore! Ma dove siamo?!... ohè! Che ci fai con quei pezzi lì? L'uomo? E no, basta con i rimpianti. Lo sapevo che non eravamo d'accordo sul finale. Chi l'ha detto che la morte non è allegra? Chi l'ha detto che bisogna ricostruirlo? E poi con quei pezzi lì... viene come prima, no? E chi lo rivuole?... il pubblico?... Siete matti, non ci crede più nessuno! Avete una strana idea della gente. Certo, quando si parla a tutti si hanno delle responsabilità "umane e sociali"... Bello! E allora si fanno le indagini di mercato e si trovano gli ingredienti: un po' di ottimismo e dài con i contenuti umani. E l'uomo, l'uomo, l'uomo... Quale uomo?... Ma non raccontiamoci balle!... Contenuti umani. Non ci crede più neanche il papa. Certo, quando si parla alle masse bisogna avere un linguaggio scadente, adatto a tutti. Ci avete una strana idea delle masse. Non piace più a nessuno il vostro uomo!... È a voi che vi fa comodo, siete voi che lo rivolete. Credete alla ricomposizione. Bella roba! Che vorrebbe dire riprendersi tutti i pezzi di prima e rimetterli insieme. Un restauro, un puzzle, uno di quei giochino tremendi che ti spaccano il cervello, che metti insieme tanti pezzettini e viene fuori... mio zio! Ecco a chi assomigliate, vi ho visto in televisione, assomigliate allo zio!... No, no. Mio zio è più simpatico, ma parla anche lui di contenuti umani. Non ci crede più nessuno... Non ci crede più nessuno, O ci crediamo tutti?... Paurosi, resistenti, attaccati ai nostri pezzetti bruciati, vecchi, ammuffiti, putrefatti. Chi l'ha detto che la morte non è allegra? In cerca di un orgasmo l'uomo muore nei grandi condomini l'uomo muore davanti a una cucina apparecchiata parlando coi suoi figli l'uomo muore fa ancora una resistenza disperata. Brucia, brucia senza nessun rimorso brucia, brucia tanto oramai non serve più. Nel pianto dei poeti l'uomo muore nei cruscotti lucidati l'uomo muore nel linoleum degli uffici riscaldati tra un sorriso e un cappuccino l'uomo muore nelle sfide tra gli scapoli e ammogliati. Brucia, brucia senza nessun rimorso brucia, brucia tanto oramai non serve più. Brucia la sua resistenza i suoi amori morbosi, gli sforzi le angosce più inutili. Brucia i congressi, la scienza la grande nevrosi, la falsa coscienza lavata col dash. Un grande fuoco nell'aria muore la storia no, non avere pietà è la fine di questa civiltà. [parlato] ...Ecco, è così che dicevo io, ottimo... Macchina indietro, indietro piano... Chi l'ha detto che la morte non è commerciale?... Indietro... indietro... fondou... Fine del primo tempo!
Polli d'allevamento è un album del 1978 di Giorgio Gaber.
Il disco
È la registrazione integrale dell'omonimo spettacolo proposto da Gaber nella stagione teatrale 1978/1979, effettuata al Teatro Duse di Bologna il 18 ottobre 1978. I brani sono di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, mentre gli arrangiamenti sono firmati da Franco Battiato e Giusto Pio. La struttura dello spettacolo è quella del teatro canzone, che prevede l'alternarsi di canzoni e di monologhi di varia durata. Polli di allevamento è considerato uno dei lavori di Gaber più provocatori e dibattuti, in quanto prende di mira il movimento giovanile di quegli anni, accusato senza mezzi termini di velleitarismo e conformismo. La canzone finale Quando è moda è moda, è accompagnata da uno scroscio di applausi ma anche da lunghi fischi. La canzone La pistola è stata riproposta da Gaber nel 1985 nello spettacolo Io se fossi Gaber, mentre i monologhi La paura, Il suicidio e Dopo l'amore riappaiono nello spettacolo antologico del 1992, Il teatro canzone. Nel 2006 e nel 2008 il cantante Giulio Casale ha riportato sulle scene l'intero spettacolo.
Introduzione (monologo) Timide variazioni (canzone) Chissà nel socialismo (canzone) Prima dell'amore (monologo) L'esperienza (canzone) La paura (monologo) La pistola (canzone) Il vecchio (monologo) I padri miei (canzone) I padri tuoi (canzone) Gli oggetti (monologo) La festa (canzone)
Disco 2
Situazione donna (monologo) Eva non è ancora nata (canzone) Dopo l'amore (monologo) L'uomo non è fatto per stare solo (canzone-monologo) L'ingenuo (monologo) Polli di allevamento (canzone) Il palazzo (monologo) Salviamo 'sto paese (canzone) Guardatemi bene (canzone) Il suicidio (monologo) Quando è moda è moda (canzone) Finale (monologo)
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Timide variazioni
Quando ero giovane mi piacevano tanto le donne e le filosofie ero un ragazzo attento e mi buttato, mi verificavo nei rapporti aperti e gocciolavo amore da tutte le parti, amore. Quando ero giovane mi piacevano molto le notti e le periferie mi coinvolgevano le innovazioni, le arti e i grandi mutamenti e vedevo il nuovo da tutte le parti, il nuovo. Non c'è niente da fare, dev'essere vero che sto invecchiando non c'entra niente con l'età il sintomo più chiaro è che guardo nel mondo non mi interessano e non mi sorprendono le novità. Eppure mi hanno detto che succede di tutto che ci son cose interessanti e anche originali che ci son cose veramente strane, veramente nuove grandi cambiamenti, grandi innovazioni... peccato che a me sembrano soltanto timide e modeste variazioni che nella loro velleità hanno l'aria e la pretesa di sfacciate novità. Quando ero giovane mi attiravano molto la sofferenza e la sociologia quando hai vent'anni non ti puoi risparmiare devi occuparti del mondo che è lì che aspetta la tua spinta per cambiare, il mondo. A vent'anni tutti scrivono fantastiche, rabbiose poesie a vent'anni tutti fanno decisivi, importantissimi interventi dopo i vent'anni li fanno solo i deficienti, li fanno. Non c'è niente da fare il mondo è noioso, si sta ripetendo o sono io che son distratto sarà che sono anziano o forse presuntuoso ma ho l'impressione di avere già capito tutto. Eppure effettivamente ogni giorno succede qualcosa e sono cose molto appariscenti e anche fastidiose e sono cose veramente gravi e c'è un gran casino di sconvolgimenti, non si può ignorare. Sì, ma io volevo dire la mia vita, la tua vita, insomma la vita ho il sospetto che rimanga sempre uguale e qualsiasi cambiamento che sembrava così enorme e sconvolgente riguardato alla distanza non è altro che esteriore ed apparente va a finire che in sostanza è davvero tutto uguale. Oppure sono io che non capisco più un cazzo!
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Chissà nel socialismo
Scienze politiche, mi veniste incontro una sera di maggio ed io convinto che il mio mestiere fosse il bandolo del vero, non disgiunto da un rigorosissimo intervento, vi abbracciai e appoggiai il capo sulle vostre vigorose, rassicuranti mammelle. Da voi trassi la forza per sferrare l'attacco contro il nemico tremendo che reprimeva da tutte le parti, che poi, diciamo la verità, era previsto che si facesse anche di più, ma che vuoi, quando sei lì ti manca la voglia, non c'è neanche il treno favorevole a un certo punto cominci a scazzare e allora basta... Scegliere un lavoro è il mio problema ma è colpa del sistema la mia immobilità... Non mi sono ancora realizzato nel senso che ho sprecato le mie capacità. E pensare che io, fosse per me chissà cosa farei io che ho sempre fallito, con tutte quelle doti che c'avrei. Io sarei così adatto per fare un bel mestiere da amatori chissà nel socialismo... che lavori! Non riesco nemmeno a fare l'amore non ho più la fantasia con tutto quello che cio d'intorno non è colpa mia, è solo un fatto esterno. Non riesco neanche a muovere un dito non si può fare più niente sono tutto compresso, attorcigliato sono quasi impotente. E pensare che io, fosse per me chissà come sarei con la voglia di amare, col potenziale erotico che avrei. Non mi sono mai espresso, non ho mai avuto donne innamorate chissà nel socialismo... che scopate! E giustamente sono anche cattivo mi deve avere sciupato l'indifferenza di una mamma ostile cio l'Io devastato da trauma infantile. È solamente mancanza di amore io sono buono, non c'entro se vi faccio del male non reagite sono debole di dentro. E pensare che io, fosse per me lo so cosa vorrei una mamma ideale come l'immagine che ho già di lei. Una donna stupenda che strappa il suo bambino dalle fiamme chissà nel socialismo... che mamme! Scegliere la vita è il mio problema ma è colpa del sistema la mia immobilità...
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Prima dell'amore Io sono uno che in tutte le cose ha bisogno di trovare quello scatto, quello slancio iniziale, quell'energia che specialmente nell'amore può essere esaltante solamente a condizione che avvenga e si realizzi in quell'istante che precede la conoscenza e stimola, stimola, stimola, arricchisce, nutre e incuriosisce. Riassunto: mi piace l'avventura. Io e lei, interno notte. Primo incontro, leggero imbarazzo. "Fa caldo oggi", mi fa notare giudiziosamente. Un gran silenzio. La gente dovrebbe avere a portata di mano più frasi: le considerazioni atmosferiche non sono più sufficienti. Meno male sapeva tutto sulla coltivazione del cacao. Bell'argomento! Prima di fare l'amore siamo dei grandi ascoltatori. Dopo meno. Ma prima si ascolta tutto: ...e il padre all'estero, ingegnere agronomo, ...e i cavalli normanni... Mi avvicino e la guardo: un grosso sbaglio perché lei smette di parlare. Silenzio. Devo dire qualcosa, non ha importanza cosa. La prima frase che mi viene in mente: "Frangean la biada con rumor di croste" Tutto può fare intimità! Me l'ha detto un amico: "Di' quello che senti, di' quello che senti, vedrai va benissimo" "Frangean la biada con rumor di croste"... Tutto facile al bar. "Non sono mica come te: una stupidata qualsiasi e... e giù raffiche di baci". Ma quando uno sente l'esaltazione dell'inizio, quando uno scoppia d'emozione... Quando uno scoppia d'emozione, non scopa mai! Rimango lì, in una situazione da limbo. Sempre incerto tra la paura e l'apoteosi. Mi piace questo stato e spesso non faccio proprio niente. Per lo più non sono capito. Qualche volta mi salvano i particolari, quando sono in forma. A volte mi basta una caviglia: il nudo integrale non mi dice un cazzo! E poi è difficilissimo spogliarsi: c'è sempre qualcosa che rimane incastrato. E le cerniere? Pensa te, uno dovrebbe "scernierare" senza aver l'aria di farlo. Così distrattamente... 'CRRRRR!' Ignorante, la cerniera... volgare. Ma perché non fanno 'DIN DON DIN DAN' ? Dio, però com'è bella; ha una spalla così liscia. Se mi concentrassi molto sulla sua spalla, potrei anche riuscire a fare l'amore. Non bisogna trascurare nessuna possibilità! A questo punto dovrei spogliarmi anch'io. Il copione lo prevede. Mi fa piacere perché sono sciolto. Dunque: blue-jeans... via! Chi non ha mai commesso l'errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpe, costui non sa niente dell'amore! Rimango lì, in una situazione... non da limbo. Questa è una situazione di merda, proprio! Tenti un'operazione rapidissima sulle scarpe... calma, per carità, non perdiamo la testa. E lei "Ti è venuto il nodo, eh?" Ma insisti, lotti disperatamente e finalmente...via! Ohhhh... Io quando sono nudo , tendo sempre un po' a... "E' perché non ti sei accettato!" dice lei. Bisogna stare attentissimi, se ne accorgono subito. Addirittura individuano i punti: "Tu non erotizzi le ginocchia". Com'è vero! In questo momento, a dir la verità, il fatto di non erotizzare è decisamente generalizzato. E allora lei mi accarezza la schiena, le spalle, le ginocchia e tutto anche. Tranquillamente. Come fosse un lavoro. E dato che io sento molto, ma non sento quello che dovrei sentire, allora io le parlo un po' della coppia. Un bel problema! E lei si dimostra molto interessata e dice, tra l'altro, delle cose molto sensate. Ma il suo lavoro ne soffre... quello delle carezze. Che strano! D'un tratto mi viene incontro l'eccitazione. Così, senza che la cercassi. Tutto diventa più facile: il meccanismo faticoso della scena si scioglie e siamo allacciati. Smanioso, rimastico frasi incomprensibili, inframmezzate da esclamazioni e da gesti abbozzati pesantemente. Il mio monologo si fa più oscuro e tra un respiro e un affanno, una parola, che mi sembra sia "amore", ricorre più volte, senza una ragione visibile.
L'esperienza Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza. Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza. Io non ho mai avuto difficoltà a lasciare le madri, le mogli, le case, i miei cani. Io che mi muovo e mi sento vitale di fronte a qualcosa di nuovo quel tanto che basta a non farmi morire rinascere sempre ogni volta cambiare quel tanto che basta Mi sono innamorato di un'altra ragazza di un'altra situazione, di un'altra mia vita ho condiviso l'odio di chi rifiuta tutto come se fosse nata una nuova razza e c'ho creduto tanto, c'ho creduto da impazzire ero disposto a perdere un pezzo di vita insomma, si fa per dire. Aggrapparsi alle cose, una nuova emozione, una fede feroce sentire che cresce e diventa esplosione un momento felice, si avvera, ti nutre, ti sfiora veloce dura ancora un istante, vorresti fermarlo ma è tardi è già tra i ricordi Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza. Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza. Io non ho mai avuto difficoltà a lasciare i miei studi, gli ambienti, gli sport, i lavori. Io dovrei avere l'età di mio nonno nel senso che ho fatto un po' tutto quel tanto che basta alla mia conoscenza e poi ho già bisogno di un'altra esperienza quel tanto che basta Mi sono innamorato di tanta altra gente di storie personali e di rivoluzione di gruppi d'avanguardia o del cielo dell'oriente sempre come se fosse una soluzione. Era una mia esigenza o la paura di morire era una insofferenza, una sfida alla vita... insomma si fa per dire Aggrapparsi alle cose, una nuova emozione, una fede feroce sentire che cresce e diventa esplosione un gran senso di vita che dura, si muta, resiste, si acquieta ora è già meno forte, poi poco, poi meno, poi niente di nuovo la morte Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza. Devo fare un'esperienza, io lo so per esperienza.
I padri tuoi, i padri tuoi, i padri come potrei essere io non sono austeri e riservati, si vestono più o meno come voi, sono padri colorati. I padri tuoi si sentono vicini ai tuoi problemi parlandone così da pari a pari senza fare i signori, senza falsa dignità. I padri tuoi di cosa mai li puoi rimproverare, non certo di una assurda incomprensione nemmeno di cattiva educazione o di abuso di potere. I padri tuoi, che sembrano studenti un po' invecchiati, non hanno mai creduto nel mito del mestiere del padre nella loro autorità. I padri tuoi... in un'immagine sfuocata, un po' allungata viene fuori senza alone di errori... viene fuori, viene fuori, viene fuori i padri tuoi son sempre più sensibili e corretti, non hanno la mania di intervenire, puoi fare tutto quello che ti pare, sono sempre più perfetti. I padri tuoi nel ruolo di moderni animatori son tutti diventati libertari, collezionano invenzioni di innovazioni e attualità. I padri tuoi... in un'immagine sfuocata, un po' allungata viene fuori senza alone di errori... viene fuori una figura pulita e inconsueta corredata di nuovissimi umori, viene fuori, viene fuori, viene fuori i padri tuoi, i padri tuoi, i padri come potrei essere io, come potrei essere io, come potremmo essere noi. Spalanchiamo le porte a tutto per il progresso del mondo, noi che non siamo certo padri fascisti, padri autoritari, liberi e permissivi non rappresentiamo vecchie istituzioni. Spalanchiamo le porte a tutto per il risveglio del mondo, noi così impegnati, così pieni di rigore, allegramente noi compriamo biciclette da cross per i nostri figli. Spalanchiamo le porte a tutto per l'esultanza del mondo, del solito mondo, del solito... noi che continuiamo a regalare centinaia di palloni, biliardini e macchinine giapponesi. Spalanchiamo le porte a tutto per lo sviluppo del mondo, noi che non facciamo nessuna resistenza e che ci stravacchiamo nel benessere e nella mascherata della libertà. Spalanchiamo le porte a tutto per il trionfo del mondo, del solito mondo, del solito mondo, del solito mondo, del solito... In un'immagine sfuocata, un po' allungata viene fuori senza alone di errori... viene fuori una figura pulita quasi bianca, dissanguata, una presenza con pochissimo spessore che non lascia la sua traccia, una presenza di nessuna consistenza che si squaglia, si sfilaccia, viene fuori, viene fuori una figura disossata che a pensarci proprio bene nell'insieme dà l'idea di libertà... viene fuori, viene fuori, viene fuori i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi, i padri tuoi.
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Gli oggetti
Nel frattempo gli oggetti erano andati al potere. La loro prima vittoria era stata il superamento del concetto di utilità. Piano piano avevano occupato anche gli spazi più nascosti delle nostre case e da lì ci spiavano. Nessuno se n'era accorto all'inizio, anzi la loro silenziosa presenza sembrava piacevole e confortante, era difficile intuirne il senso sovversivo. Dopo anni di schiavitù gli oggetti tentavano la strada del dominio... Non si sa da quali strati sia cominciata la rivolta. Negli anni sessanta il disco a 45 giri fu una specie di "Spartaco", ma già da tempo nei nostri salotti dominava la presenza dell'oggetto"Sapiens", mentre le sorelle Candy, più stupide e viscerali, occupavano sgarbatamente le cucine e le stanze da bagno. Nessuno aveva compreso il loro piano diabolico. Appostati dietro le vetrine gli oggetti ci sceglievano selezionandoci in base al reddito. Nessuna riforma fiscale avrebbe mai consentito un'individuazione più precisa. Anche i più poveri che finalmente, per la prima volta nella storia, erano i privilegiati e forse gli unici a potersi salvare, avevano accumulato una gran serie di cazzate inutili. Non c'era più speranza per nessuno. La resistenza dell'uomo era sporadica e soggettiva, sì, troppo individuale... handicappato nel fisico, stupidamente biodegradabile, debole, fatto male, coi polpacci al posto sbagliato che non riparano, mai capito perché non gli hanno messi davanti, che quando picchi con gli oggetti, 'STUCK', lo stinco! Cosa poteva pretendere l'uomo così fragile, così disfunzionale. Anche la riproduzione: bambino, delicato, nove mesi di tempo, parto, magari difficile, forcipe. Loro 'PLUM', fatto! Bel vantaggio! Senza contare gli altri vantaggi: sentimentalismo quasi niente, assoluta certezza ontologica, visione del mondo chiarissima, visione oggettiva. La Candy ha la stessa percezione di me che ha anche il tostapane, temendo, tutti d'accordo, avevano vinto. Anche la mia vecchia tabacchiera che per anni mi aveva seguito come un maggiordomo fedele, andava con loro. No, no da lei non me lo sarei mai aspettato, dal tostapane sì, 'TUCK', antipatico, da lei così sensibile vederla partecipare a questa enorme sfilata di oggetti inanimati che avanzava vittoriosa dietro il suo leader naturale, la Candy! La gente per la strada li osservava preoccupata, gli schieramenti politici purtroppo avevano cose più importanti a cui pensare, era la fine, avevano vinto! La Chiesa, sempre sensibile agli strani sconvolgimenti del tempo, come già aveva fatto molti anni prima con la donna, decise di concedere l'anima anche agli oggetti e come allora aveva rivalutato la figura della Madonna, ora aggiungeva al suo calendario una nuova festività: il Candy Day!
La festa E poi mi sono alzato quasi bene con un'allegria molto cittadina, con quegli strani struggimenti la domenica mattina. L'odore del giornale è sempre un'emozione non leggo le notizie, non c'ho testa, aspetto il pomeriggio con furore, del resto anche aspettare fa parte della festa... e questa allegria solitaria si espande alla gente, alle cose, si mescola nell'aria. Son proprio dei poeti gli uomini, son proprio teneri e incantati, non riesci più a strapparli alle loro speranze, ci sono incollati! Seduti in assolati ristoranti che hanno le terrazze proprio sopra il mare, c'è come un'atmosfera più leggera che si unisce al gusto del mangiare, oppure in una fiera felici come si ringiovanisse, coi pesciolini rossi e con le solite montagne che non sono russe... coi fuochi artificiali, le paste, tutto ritorna fuori, sono rutti di gioia le feste. Son pieni di energia gli uomini, son proprio sani e scatenati, non riesci più a strapparli alla loro allegria, ci sono incollati! E poi c'è l'orgia delle discoteche dove ti butti e balli come un matto, è irresistibile e persino chi non vuole si dimena si dondola tutto. La musica da ballo è l'unico linguaggio che riunisce il mondo, c'è chi ci gode smisuratamente e c'è chi si lamenta della vita sgambettando... e oltre alle note si avverte il senso dell'aria senza note che è l'aria della morte! Son pieni di risorse gli uomini, sono animali liberati , non riesci più a strapparli alle loro emozioni, ci sono incollati! E poi c'è il salariato del piacere che propina storie colorate e grasse, un bel film con dentro tutti gli ingredienti che piacciono alle masse che stanno lì inchiodate e si divoran tutto senza protestare, gli si potrebbe dare in premio un bel barattolo di merda per duemila lire e senza esitare un momento sarebbero pronti a scannarsi per quel divertimento! Son proprio deficienti gli uomini, ormai son proprio devastati, non riesci più a strapparli alla loro idiozia, ci sono incollati...
Polli di allevamento Cari, cari polli di allevamento coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni, cari, cari polli di allevamento nutriti a colpi di musica e di rivoluzioni. Innamorati dei colori accesi e delle grandi autostrade solitarie dove si possono inventare le americhe più straordinarie. Con le mani sui grandissimi volanti, l'odore dell'incenso e tanta atmosfera, spingendo sull'accelleratore col vento tutto addosso finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore... Tra un'allegria così forte e un bel senso di morte uno strano 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN-DLIN' 'DLIN-DLAN' Cari, cari polli di allevamento scattanti come le palline dei vostri giochini, cari, cari polli di allevamento che inventate come le palline i percorsi più strani che se qualcuno vedesse dall'alto le sponde dove state rimbalzando penserebbe che serve solo a questo la superficie del mondo 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN-DLIN-DLAN' Siete voi che continuate a rimbalzare da un paese all'altro da una donna all'altra inseguendo una forza che sembra lo slancio di impazzire finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore... Cari, cari polli di allevamento che odiate ormai per frustrazione e non per scelta, cari, cari polli di allevamento con quella espressione equivoca e sempre più stravolta. Immaginando di passarvi accanto in una strada poco illuminata non si sa se aspettarsi un sorriso o una coltellata. 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN-DLIN-DLAN' Questa vostra vita sbatacchiata che sembra una coda di lucertola tagliata per riflesso involontario vi agitate continuate ad urlare finché non scoppia il cuore, il cuore, il cuore, il cuore... Tra un'allegria così forte e un bel senso di morte uno strano 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN-DLIN' 'DLIN-DLAN' Cari, cari polli di allevamento coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni. 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN-DLIN' 'DLIN-DLAN' 'DLIN-DLAN'
Pressione bassa è un album in studio del 1980 di Giorgio Gaber.
Tracce
Pressione bassa La ballata dell'immaginario R.M., P.B. e altri Ritratto dello zio Non è più il momento L'illogica allegria Una donna Il contrattempo Il dilemma
Video
Pressione bassa Purtroppo ogni mattina mi sveglio è ovvio, sto già incominciando a odiare un po' il mondo. La luce mi nuoce c'ho male alle ossa tra l'altro ho la pressione bassa. Schiaffeggio controvoglia la sveglia mi alzo e vado a pisciare di pessimo umore. Da anni la scena è sempre la stessa per forza ho la pressione bassa. Oltre a tutto dev'essere festa vorrei essere come una talpa che vegeta e basta. Ma lo specchio del bagno è spietato e mi attende non c'è niente di meglio di un uomo in mutande. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. Devo dire non c'è neanche un piacere che mi può sublimare. Forse un grande amore in barca a vela nei mari del Sud. Soli nella natura lei era Eva ed io Robin Hood. Mentre invece son qui in via Pacini mamma mia, come sono malato c'ho tanti problemi. Sono pallido e grigio neanche al mare miglioro non divento dorato tutt'al più grigio scuro. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho l'ansia. C'ho anche un sacco di cose arretrate devo fare di tutto quasi quasi la cosa migliore è tornarsene a letto. Domenica mattina che pena sdraiato mi sento pesante e penso alla gente che compra le paste che ascolta la Messa anche il mondo ha la pressione bassa.
Una donna fasciata in un abito elegante una donna che custodisce il bello una donna felice di essere serpente una donna infelice di essere questo e quello. Una donna che a dispetto degli uomini diffida di quelle cose bianche che sono le stelle e le lune una donna cui non piace la fedeltà del cane. Una donna nuova, appena nata antica e dignitosa come una regina una donna sicura e temuta una donna volgare come una padrona. Una donna così sospirata una donna che nasconde tutto nel suo incomprensibile interno e che invece è uno spirito chiaro come il giorno. Una donna, una donna, una donna. Una donna talmente normale che rischia di sembrare originale uno strano animale, debole e forte in armonia con tutto anche con la morte. Una donna così generosa una donna che sa accendere il fuoco che sa fare l'amore e che vuole un uomo concreto come un sognatore. Una donna, una donna, una donna. Una donna che resiste tenace una donna diversa e sempre uguale una donna eterna che crede nella specie una donna che si ostina ad essere immortale. Una donna che non conosce quella stupida emozione più o meno vanitosa una donna che nei salotti non fa la spiritosa. E se questo bisogno maledetto lasciasse in pace i suoi desideri e se non le facessero più effetto i finti amori dei corteggiatori allora ci sarebbero gli uomini e un mondo di donne talmente belle da non avere bisogno di affezionarsi alla menzogna del nostro sogno. Una donna, una donna, una donna. Una donna, una donna, una donna.