Trani a Gogo' Riccardo Ballata del Cerutti Balilla Pum Pum Rumba Orgia Barbera E Champagne Porta Romana Com'e Bella La Citta' A La Moda del Varieta' Vola Vola Truccamotori
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Trani a gogò Seconda traversa a sinistra nel viale ci sta quel locale abbastanza per male che chiamano trani a gogo si passa la sera scolando barbera scolando barbera nel trani a gogo c'e' un vecchio barista dall'aria un po' triste che si gratta in testa poi serve il caffe' e un toast a me nel trani a gogo ci son quattro dischi due tanghi una polka un'antica mazurka due mosci foxtrot e il twist non c'e' nel trani a gogo si passa la sera scolando barbera nel valpolicella la vecchia zitella cerca l'amor nel trani a gogo la la la..... la la la..... la la la..... nel trani gogo chi gioca a boccette e chi fa a cazzotti un vecchio a tresette ha perso il palto' l'ha perso con me nel trani a gogo c'e' un pregiudicato uscito da poco che spiega a un amico l'errore che fece e che pago' nel trani a gogo si passa la sera scolando barbera c'e' il gruppo affiatato che intona stonato mi sun alpin nel trani a gogo la la la ..... la la la ..... la la la ..... nel trani gogo per fare del colore c'e' il finto pittore col finto scrittore che parlan di se' tra se' e se' nel trani a gogo c'e' il tipo che in pista non sbaglia mai un passo e' un mezzo califfo peccato che e' zoppo chissa' se no nel trani a gogo si passa la sera scolando barbera scolando barbera nel trani a gogo nel trani a gogo nel trani a gogo
Dialogo tra un impegnato e un non so è un album di Giorgio Gaber pubblicato nel 1972.
Il disco
Raccoglie le canzoni dell'omonimo spettacolo scritto da Gaber e Sandro Luporini, registrato al Politeama Genovese di Genova nei giorni 6-7-8 novembre 1972. Le matrici hanno la data del 13 novembre. I tecnici del suono sono Gianfranco Soldo e Mario Carulli; il soggetto della copertina è di Nadia Pazzaglia, mentre le note di copertina sono di Franco Lorenzo Arruga, (dalla Presentazione all'interno del programma dello spettacolo).
Tracce
Disco 1
LATO A
La libertà (introduzione) - 0:45 Dialogo I (prosa) - 1:48 Un'idea - 3:05 Le cipolle (prosa) - 2:43 Il signor G e l'amore - 3:00 Lo shampoo - 3:53 La macchina (prosa) - 2:51 L'ingranaggio (prima parte) - 0:44 Il pelo (prosa) - 2:12 L'ingranaggio (seconda parte) - 3:25
LATO B
Dialogo II (prosa) - 0:45 La presa del potere - 3:52 Gli intellettuali (canzone-prosa) - 2:54 È sabato - 4:21 Noci di cocco (prosa) - 2:09 La libertà - 3:39 La bombola (prosa) - 3:05
Disco 2
LATO A
La benda (prosa) - 2:50 La caccia - 2:48 La collana (prosa) - 2:31 Il mestiere del padre - 3:31 Lui (prosa) - 2:15 I borghesi - 4:34 L'amico - 3:53 Dialogo III (prosa) - 0:58
LATO B
Oh Madonnina dei dolori - 4:39 Ci sono dei momenti - 2:45 La sedia (prosa) - 2:01 Al bar Casablanca - 3:28 Nixon (prosa) - 2:50 Gli operai - 3:31 Dialogo IV (prosa) - 2:24 Finale - 0:59
Il mestiere del padre «Dipartimento centotrentasette, in base all'articolo quattrocentotrentuno del codice civile, si assegna la bambina alla custodia della madre fino all'età di sette anni. Suonare al tuo cancello una carezza al cane vedere un cameriere la mia bambina è pronta E' sempre ben vestitale scarpe belle nuove anch'io con la cravatta la barba appena fatta Il sole del mattino e dopo al luna park ai giardini allo zoo a vedere gli animali Cosa ci faccio io qui, che senso ha? Il padre non sono io, certo io l'ho fatta ma il padre è chi le sta insieme. A cosa serve questo affetto, a me forse, ma a lei, a lei no di certo. Vieni un momento qui mi sembri un po' accaldata su alzati da terra ti sei tutta sporcata Ti prego sta un po' ferma sei sempre in movimento dai siediti un po' qui ascoltami un momento La mia bambina ha tutto, anche l'affetto, quello vero, quello di tutti i giorni. Che ci vengo a fare io qui tutte le domeniche, inchiodato su una panchina, a fare il mestiere del padre, ma chi me l'ha ordinato? La morale, la coscienza, chi? Sarà come tagliarsi un braccio, e va bene me lo taglio. Adesso vieni qui dobbiamo andare a casa su cerca di ubbidire non fare la spiritosa Ti prego sta un po' ferma non riesco ad allacciarti son già quasi le sette devo accompagnarti Suonare al tuo cancello una carezza al cane vedere un cameriere ridargli la bambina Le scarpe gliele ho tolte al parco è scivolata ma non si è fatta niente si è solo un po' sporcata Un uomo alla finestra che si intravvede appena la chiamano in salotto è già l'ora di cena Si domenica, va bene domenica alla stessa ora.»
Gli operai Sì, li conosco quei discorsi, li ho fatti anch'io. È una vita che parlate di operai: belli, con le mani grosse e con i pugni chiusi; forti, con le braccia sporche e con il petto in fuori. nudi, sudati, coraggiosi, che si muovono gloriosi: gli operai. È una vita che fate la retorica sugli operai. Gli operai. Belli, con le spalle larghe e i visi aperti; forti con i loro sguardi fieri e sani; veri, autentici, onesti come si vedono sempre sui vostri manifesti: gli operai. Ma basta con questi discorsi! Gli operai sono gente come noi e non è vero che hanno l'esclusiva dello sfruttamento. Gli operai sono anche peggio di noi perché non ne hanno coscienza, non se ne rendono conto e non sanno mai niente e fanno discorsi grossolani che non si possono sentire. Gli operai sono immaturi e impreparati leggono poco e non si fidano della cultura. Gli operai hanno ancora il complesso della borghesia dei suoi valori scontati che loro vogliono imitare, con sforzi meschini che non si posson più vedere. Gli operai. Gli operai sono solo più oppressi e più sfruttati di noi; hanno altri problemi e non sono invischiati in oggetti che noi custodiamo con cura. Gli operai hanno addosso soltanto una rabbia che cresce una rabbia che si estende da sbattere addosso ai padroni che la polizia difende. Gli operai hanno ancora una forza per non farsi fregare dalla gente per bene che con tante parole e con tante promesse, li frena, li tiene. Gli operai. Gli operai hanno addosso una forza tremenda che può rovesciare questo mondo di merda che noi alimentiamo e non si ferma mai. Gli operai.
Far finta di essere sani è un album di Giorgio Gaber pubblicato nel 1973.
Il disco
L'album, doppio, al contrario del precedente e del successivo, è registrato in studio; raccoglie le canzoni dell'omonimo spettacolo scritto da Gaber e Sandro Luporini. Quest'ultimo figura qui ancora come "collaboratore ai testi", mentre dai dischi successivi condividerà più ufficialmente con Gaber la paternità di canzoni e spettacoli. Le note di copertina sono di Davide Lajolo, tratte dal programma dello spettacolo. Le registrazioni sono effettuate presso gli Studi Fonorama di Milano, dal 12 al 20 settembre 1973; il tecnico del suono è Mario Carulli. Gli arrangiamenti sono curati da Giorgio Casellato. Una ristampa in CD di questo album, uscita negli anni '90, è ormai fuori catalogo; nel 2002 però la Carosello ha pubblicato una registrazione dal vivo dello spettacolo Far finta di essere sani, contenente quindi anche tutti i monologhi, ma senza i brani Il bloccato, Il guarito e E tu mi vieni a dire, e con una diversa sequenza complessiva. L'album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 48.
Tracce
Disco 1
LATO A
Far finta di essere sani - 3:05 Cerco un gesto, un gesto naturale - 2:57 La comune - 3:13 Il dente della conoscenza - 3:16 È sabato - 3:58
LATO B
Lo shampoo - 3:45 L'impotenza - 2:48 Il narciso - 2:43 Dall'altra parte del cancello - 3:10 Il bloccato - 3:04
Disco 2
LATO A
La marcia dei colitici - 2:30 Un'idea - 3:28 L'elastico - 4:03 Il guarito - 2:47 Un'emozione - 4:49 Chiedo scusa se parlo di Maria - 2:29
LATO B
La presa del potere - 3:39 Quello che perde i pezzi - 5:06 E tu mi vieni a dire - 4:20 La nave - 4:43 La libertà - 3:15
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Far finta di essere sani
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Cerco un gesto, un gesto naturale
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La comune Da una vita ci guardiamo, sì, va bene, ci vogliamo bene ma come tutti ci isoliamo ci dev'essere per forza un'altra soluzione. Forse la comune non ha senso la famiglia coniugale ho bisogno di trovare un'apertura a una vita troppo chiusa, troppo uguale. Forse la comune dove ognuno può portare le sue esperienze un po' stretti, qualche volta in poche stanze ogni tanto qualche piccola tensione. Qualcheduno m'ha svegliato e adesso non riesco più a dormire. Chi s'è bevuto il mio caffè chi s'è messo ancora il mio costume? Tento la comune specialmente per i figli uno spazio nuovo per ognuno tante madri e tanti padri voglio dire senza madri e senza padri. Tento la comune non esiste proprio più niente che sia possesso ed è molto più normale volersi bene finalmente non è un problema nemmeno il sesso. Da te non me l'aspettavo ti credevo una ragazza sana e pensare che ti stimavo ti comporti come una puttana. Amo la comune la tua donna preferisce un altro ma è naturale non fa niente se si ingrossa la tensione poi l'angoscia, poi la rabbia più bestiale. Amo la comune senza più nessun ritegno si arriva ad odiarsi e alla fine quando esplode la tensione come bestie, come cani ci si sbrana a morsi. Sì, ci odiamo, ci ammazziamo sì, ci sbraniamo per il caffè chissà cosa c'è sotto a quel caffè c'è l'odio, l'invidia, la gelosia c'è la solita merda che ritorna fuori e allora ci ammazziamo, sì, ci sbraniamo. Meglio la comune. Meglio la comune. Meglio la comune.
È sabato, è sabato. Le nove e mezzo di sera, niente di anormale ceniamo agli stessi posti eppure c'è qualcosa si sente, prova a guardarla, c'è un'aria strana non facciamo l'amore da una settimana. È sabato, è sabato. Domani niente lavoro, forse andiamo al mare le slaccio la cintura e resto un po' a guardare la linea armoniosa del collo, la curva delle anche che per me sono cose risapute e stanche. Ma è nell'aria non so da che cosa ma si sente, è nell'aria si vede dai gesti, dai silenzi, è nell'aria. In fondo è così naturale un piccolo sforzo iniziale poi tutto, tutto va da sé tutto va da sé senza fatica, senza fatica. Le mani si muovono, accarezzano i fianchi le bocche si avvicinano poi si staccano ancora i corpi si sfiorano poi si allontanano di scatto si riallacciano poi si comprimono il respiro è più forte, incalzante più affannoso, morboso, ansimante parole sconnesse, frenetiche, senza pudore è l'amore, è l'amore, è l'amore. È sabato, è sabato. Sdraiati nudi sul letto, un asciugamano adesso c'è un gran silenzio, un senso d'abbandono un letto che cigola piano, si avverte il suo rumore nella stanza di sotto stan facendo l'amore. Più forte spaventoso come un treno, si sente, più forte poi gridi, soffocati mugolii, sempre più forte lamenti e respiri affannosi signori così rispettosi come fanno? Non ce li vedo non ce li vedo proprio come conigli, come maiali. Mi alzo, vado in bagno, le mani appiccicose rumore di acqua che scorre, la pancia appiccicosa dall'appartamento di sopra, dall'appartamento di sotto rumori di gente che si lava rumori di cessi e di sciacquoni bellissimo, un amore tutti insieme un amore collettivo ma sì, domani è festa i letti che si muovono sì, sciacquoni, sciacquoni forza cessi, è sabato, è sabato, è sabato.
L'impotenza Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante tu mi guardi e mi chiedi se sono presente io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d'amore. Sì quel senso vitale che un po' si conosce qualche cosa di dentro che affiora, che cresce la voglia di credere ancora ad un gesto d'amore. No, non dico l'amore che sappiamo un po' tutti no, non dico l'amore che ci capita spesso. Per amare io devo conoscere e amare me stesso. Camminare in un posto, mangiare qualcosa sentire che sei in una stanza. Adoperare le mani, toccare un oggetto capire la sua consistenza. Imparare a sentire il presente in un tempo così provvisorio esser giusti su un metro di terra sentire che il corpo è in perfetto equilibrio. Peccato, io non so mangiare peccato, io non so dormire non so camminare in un prato non so neanche amare peccato. Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante tu mi guardi e mi chiedi se sono presente io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d'amore. Io ti passo la mano sugli occhi un po' stanchi poi mi accosto al tuo viso, al tuo seno, ai tuoi fianchi e cresce la voglia di unirci in un gesto d'amore no, non dico l'amore che possiamo anche fare ma l'amore.
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Il narciso (parlato]: No. Vedi cara, per me l'amore... Non ho problemi. È una cosa normale, sì. Uno lo può fare con chi vuole, certo. Donne, uomini, animali, caloriferi. Va bene tutto. Solo che vedi, come spiegare, io con te, insomma... Io con una donna...
Io, con una donna, mi sento mi riconosco, mi ritrovo, mi invento mi realizzo, mi rinnovo, mi miglioro perché io, con una donna, mi innamoro. [parlato]: Sì, io mi innamoro perché, voglio dire... questo mio corpo... sai... praticamente... Mi spiego meglio, scusa eh. Vieni cara, vieni, ecco. Tu sei qui davanti, bella, stupenda, meravigliosa. Sì, ecco, allora io subito ti abbraccio...e queste mie spalle, questo mio corpo... stimolante! Questi miei peli... che eccitazione! È tutta una roba... Dio, come mi amo! Io, con una donna, ho più coraggio mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio mi incammino verso il letto e penso a dopo perché io, con una donna, mi scopo. [parlato]: Ah, che potenza! Come sto bene! Una bestia proprio! Be'? Chi è questa qui? Da dove viene? Ero qui che mi amavo... Mezza nuda, senza sottana. Cosa vuoi? Vuole i bacini, la puttana.
Io non appartengo a niente, figuriamoci all'amore il mio amore è solamente quello che ti do. A volte cresce il mio bisogno d'inventare ma come faccio a tirar fuori quello che non ho? Un'emozione non so che cosa sia ma ho imparato che va buttata via. Dolce prudenza, ti prego, resta ancora con me da tanto tempo non soffro grazie a te. Un'emozione, lo so, esiste ancora ma ho imparato che può non esser vera. Un'emozione sicura che sia dentro di noi per ritrovarsi e crescere con lei. Una mano, una mano di donna appoggiata sul viso. Il mio viso è fermo, la pelle di una mano con dentro piccole vene intrecciate la mano lunga, bianca della donna che amo. La bocca, la bocca si fa più vicina per un contatto controllo il gesto ed ora siamo sul letto. Una spallina che cade da sola e nel silenzio solo i nostri corpi in contatto. La mia mano, meccanica, con gesti un po' studiati si muove più in fretta, ed ora siamo attaccati. Si è stabilita un'intesa perfetta. Controllo il mio corpo e studio l'entusiasmo, l'amore, l'orgasmo. L'orgasmo. Un'emozione non so che cosa sia ma ho imparato che va buttata via. Dolce prudenza, ti prego, resta ancora con me da tanto tempo non soffro grazie a te.
Anche per oggi non si vola è un album di Giorgio Gaber pubblicato nel 1974.
Il disco
Raccoglie le canzoni e i monologhi dell'omonimo spettacolo di teatro canzone scritto da Gaber e Sandro Luporini, registrate al Teatro Lirico di Milano il 9 ottobre 1974. I tecnici di registrazione sono Mario Carulli e Plinio Chiesa; in copertina vi è un'acquaforte di Luporini. L'album è stato ripubblicato in CD, sempre doppio, in più edizioni. Nel 2003 è stato ristampato dalla Carosello, in serie con gli altri album, sotto la sigla "Gaber a teatro". I brani L'elastico, Il Narciso, La nave, e Chiedo scusa se parlo di Maria erano già comparsi nell'album dell'anno precedente, Far finta di essere sani, registrati in studio. Gli arrangiamenti, come di consueto, sono di Giorgio Casellato.
Tracce
Disco 1
LATO A
Il coniglio - (monologo) 3:02 Il granoturco - 3:27 Il minestrone - (monologo) 2:42 Il corpo stupido - 2:49 Le mani - 2:43 Angeleri Giuseppe (monologo) - 3:10 L'elastico - 4:40 Il plus-amore (prosa) - 2:44
LATO B
L'odore - 4:15 Giotto da Bondone (prosa) - 4:54 La ragnatela - 4:36 La bugia - 3:00 Il Narciso (prosa-canzone) - 3:43 Il febbrosario - 6:53
Disco 2
LATO A
La nave - 5:22 L'analisi (prosa) - 6:01 La leggerezza - 3:56 La realtà è un uccello (prosa-canzone) - 9:04 Buttare lì qualcosa - 3:57
LATO B
I gag-man (prosa) - 3:01 La peste - 4:29 Dove l'ho messa (prosa-canzone) - 4:41 Chiedo scusa se parlo di Maria - 2:29 C'è solo la strada - 9:39
Libertà obbligatoria è un album del 1976 di Giorgio Gaber.
Il disco
Il disco è stato registrato dal vivo al Teatro Duse di Bologna il 14 ottobre 1976. Si tratta dell'ultimo spettacolo in cui gli arrangiamenti sono curati da Giorgio Casellato, ed è il primo in cui Gaber suona la chitarra durante lo spettacolo.
Tracce
Disco 1
Introduzione I reduci L'inserimento Flash Le carte Il delirio La cacca dei contadini Il comportamento Il dono Lona Il sogno di Gesù L'uomo muore
Disco 2
La solitudine La coscienza La smorfia I partiti Le elezioni Il tennis Quando lo vedi anche L'America Si può Il sogno di Marx Il cancro Finale