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Lussy60.
parafrasi-Il combattimento di Tancredi et Clorinda
Ma ecco omai l’ora fatale è giunta,che ’l viver di Clorinda al suo fin deve
42
.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s’immerge e ’l sangue avido beve;
e la veste, che d’or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l’empie d’un caldo fiume
43
. Ella già sente
morirsi, e ’l piè le manca egro e languente
44
.
65 Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme
45
.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo
46
, disse le parole estreme
47
;
parole ch’a lei novo un spirto ditta
48
,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch’or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella
49
.
66 «Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave
50
,
a l’alma
51
sì; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch’ogni mia colpa lave
52
.»
In queste voci languide
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risuona
un non so che di flebile e soave
ch’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza
54
,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
67 Poco quindi
55
lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio
56
.
Egli v’accorse e l’elmo empié
57
nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio
58
.Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio
59
.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto
60
. Ahi vista! ahi conoscenza!
68 Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise
61
,
e premendo il suo affanno
62
a dar si volse
vita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise
63
.
Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse
64
,
colei di gioia trasmutossi, e rise
65
;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: «S’apre il cielo; io vado in pace.»
69 D’un bel pallore ha il bianco volto asperso
66
,
come a’ gigli sarian miste viole
67
,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e ’l sole
68
;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliere in vece di parole
gli dà pegno di pace
69
. In questa forma
70
passa
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la bella donna, e par che dorma.
parafrasi
Il combattimento di Tancredi et Clorinda è il titolo di un madrigale rappresentativo di Claudio Monteverdi, su testo del Tasso, per soprano (Clorinda) e due tenori (testo e Tancredi).
Composta nel 1624, commissionata da Girolamo Mocenigo in occasione del carnevale, fa parte dell'Ottavo libro di madrigali guerrieri et amorosi pubblicato nel 1638.
Il dramma riprende le vicende narrate nel canto XII della Gerusalemme liberata, in cui il cavaliere cristiano Tancredi, innamorato di Clorinda, guerriera musulmana, viene costretto dalla sorte a battersi in duello proprio con lei e ad ucciderla. In punto di morte Clorinda si converte e, battezzata, affronta con serenità il trapasso: S'apre il cielo; io vado in pace.
In quest'opera, che costituisce una pietra miliare nella storia della musica drammatica del XVII secolo, Monteverdi sperimenta soluzioni musicali nuove, con l'orchestra e le voci che formano due entità separate, e agiscono come copia una dell'altra. Probabilmente Monteverdi fu ispirato a provare questo arrangiamento dalle due balconate opposte di San Marco, che avevano ispirato musica simile ad altri compositori, come Giovanni Gabrieli.
Ciò che fa spiccare questa composizione sulle altre, è il primo utilizzo del tremolo (una veloce ripetizione dello stesso suono) e del pizzicato per ottenere effetti speciali nelle scene drammatiche..