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Pararasi "Passa la nave mia colma d'oblio", di Francesco Petrarca
La mia nave, piena di desiderio di dimenticare, attraversa il mare tempestoso, fra Scilla e Cariddi (stretto di Messina), d’inverno, nel mezzo della notte; e la guida il mio signore, anzi, il mio nemico (amore).Ad ogni remo (sta) un pensiero presente e doloroso, che sembra ignorare la tempesta e il suo esito: un vento umido, che in eterno trascina sospiri, speranze e desideri, lacera la vela.Una pioggia di pianto, l’immagine offuscata dello sdegno aggredisce i cordami, ed io sono avvolto dall’errore e dall’ignoranza.I due miei riferimenti abituali si nascondono: la ragione e l’arte sono morte fra le onde, tanto che io comincio a disperare di poter giungere al porto.
Parafrasi "Pianto antico", Giosuè Carducci
L'albero a cui tendevi La pargoletta mano, Il verde melograno Da' bei vermigli fior,
Nel muto orto solingo Rinverdì tutto or ora E giugno lo ristora Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta Percossa e inaridita, Tu de l'inutil vita Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda, Sei ne la terra negra; Né il sol più ti rallegra Né ti risveglia amor.
L'albero verso il quale orientavi la tua manina, il melograno dalle verdi foglie e dai rossi fiori, nel silenzioso e solitario orto, è nuovamente germogliato e l'estate lo matura con il suo calore e la sua luce. Tu figlio di questo povero corpo, invecchiato e sciupato dal tempo, tu unico dono di questa mia vita inutile, giaci nella fredda terra di un camposanto, non potrai più vedere la luce del sole, ne godere dell'amore.
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