(25 brani del Carnevale di Santa Croce S/Arno) (dal n° 1 al 11: canzoni di maestri epocali , dal n° 12 al 25 : canzoni di Don Backy)
Coro degli Spensierati - Carnevale ventotto - Canto di Maschere - Ritorna Carnevale - Alle sei - Bimba bella - Carneval sei sempre tu - Risorge Carnevale - Con sette note - E’ Carnevale orsù - Santa Croce - Carnevale - Ridi - Regina del Carnevale - Figliol prodigo - Allegra confusione - Felicità - Re burlone - Giamaica - Sì alla vita - Evviva noi - Le scale - Spensieratissimi - Mamma spensierata - Come eravamo
Guardo, Joelle, The Rock, Oh jea, Luisa, Il tuo ricordo, Dove sei, Ricordi, Nella testa, Il mio mestiere, Ristorante, Oasi, Cosa sarà, Isola, Fenomeno.
Guardo
Guardo vedo nel tuo ciel una stella luminosa è la luce del tuo amore che brilla lassù per me E ti sento più vicina anche se mi sei lontana e mi sfiora il tuo pensiero dolce amore e ti vedo accanto a me Guardo verso il cielo la tua stella è più lucente e il mio cuore è vicino ogni istante, a te
Chi ha seguito con attenzione la storia della musica leggera italiana della seconda metà del Novecento sa che in questo "pazzo mondo della canzone" numerose coppie artistiche, per un periodo più o meno breve, sono riuscite a catalizzare l'attenzione del pubblico e, conseguentemente, dei media, che, per motivi forse meno nobili, hanno ritenuto opportuno tramandarne le gesta. Tra quelle più celebrate, sicuramente Mogol e Battisti, quindi - con esiti diversi - Wess e Dori Grezzi, Albano e Romina Power, Edoardo Vianello e Wilma Goich. Qualcuno troverebbe naturale includere in questa lista Adriano Celentano e Claudia Mori, forse dimenticando che, prima di questo sodalizio di carriera - e, soprattutto, di vita - il "Molleggiato" aveva legato il proprio nome a quello di un collega che, ancora oggi, resta uno dei personaggi più atipici nel panorama musicale italiano: Don Backy. Se esistesse una versione adattata al contesto italiano di "Storia leggendaria della Musica Rock" - l'avvincente libro editato qualche anno fa dal critico musicale Riccardo Bertoncelli -, il capitolo dedicato al controverso rapporto tra Celentano e Don Backy risulterebbe, con ogni probabilità, il più appassionante. Purtroppo questo libro non esiste, ma, a colmare il vuoto, ha pensato lo stesso Don Backy con la pubblicazione di una nostalgica autobiografia che, pur non rinunciando alla chiave mitico-romanzesca, intende fornire una lucida testimonianza su come si può costruire dal nulla una carriera e poi rimanere invischiato in tante storie sfortunate che, nel volgere di poco tempo, fanno ritrovare fuori dal grande giro. Leggendo "Questa è la storia..." e guardando la copiosa mole di supporti allegati - fotografie, lettere, articoli di giornali, locandine d'epoca -, risulta evidente che Don Backy non si limita a ricordare gli eventi, ma, piuttosto, se ne serve per chiudere, una volta per tutte, il conto con qualsiasi verità fittizia, con le tante, troppe, logoranti lotte per l'attribuzione della paternità di alcune canzoni entrate a buon diritto nella storia della canzone italiana, come ad esempio "Casa Bianca". A ben vedere, si potrebbe istituire un curioso parallelismo tra la biografia dell'artista toscano e quella del geniale comico americano Lenny Bruce, che, a un certo punto, ha smesso di salire sul palco perché costretto a impegnare gran parte del tempo - e delle energie - a difendersi nei mille processi mossi contro di lui dal Governo degli Stati Uniti. Dopo essere entrato in rotta di collisione con il clan di Celentano, anche per Don Backy non è stato facile continuare a muoversi in un mondo dove, se crei problemi, finisci in qualche modo per pagarla, anche se hai dimostrato di essere un artista di razza. Per Lenny Bruce finì male. Fortunatamente non è stato così per Don Backy, e questo perché egli ha sempre avuto tante frecce al suo arco, data la consapevolezza di potersi muovere con disinvoltura anche in ambiti diversi da quello della canzone. Attore, pittore, fumettista, scrittore, dagli anni Settanta in poi il cantante ha pienamente legittimato la sua fama di artista creativo ed eclettico, e ciò gli ha senza dubbio consentito di non smarrirsi del tutto, nonostante il grande rammarico per non aver potuto gestire al meglio il proprio talento.Durante la conferenza stampa di presentazione, l'editore Francesco Coniglio ha rivelato che i supervisori hanno dovuto letteralmente portagli via il libro dalle mani, perché l'autore non avrebbe mai smesso di scriverlo. Peccato, perché forse il testo si sarebbe potuto, idealmente, concludere con il trionfo di Simone Cristicchi all'ultimo Festival di Sanremo. Per Don Backy, che già nel 1971 aveva firmato una splendida canzone sul disagio mentale ("Sognando") - regolarmente bocciata l'anno successivo da una delle solite dotte commissioni incaricate di decidere quali canzoni ammettere al Festival - si tratta dell'ennesimo scherzo del destino, ma, a ben vedere, anche di una tardiva quanto doverosa vittoria morale. Poco importa se, anche stavolta, da spartire in coppia... come ai bei tempi del "Clan"!
Se io fossi amore, Ti amo, Toto', Vi lascero', Il mio mestiere, Bar Metro', Colpo di fulmine, Diluvio universale, Vele bianche, I gatti, Monlight, Sulla strada.
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Se io fossi amore
Se io fossi amore vorrei portare la mia gioia a quella donna che non l'ha provata mai E se fossi il sole io vorrei portar la luce dentro il cuore a chi non l'ha Se fossi il vento farei bandiera dei capelli tuoi e lievemente li scompiglierei E se fossi pioggia farei nascere una rosa e sul tuo petto morirei Se fossi, se fossi una ragione per sognare vorrei nel sonno tuo poter entrare se fossi un'ora io vorrei passare insieme a te Ma non è così non ascoltare il menestrello può solo scrivere canzoni circondarti di emozioni che forse poi non vivrà mai No, non è così non ti fidare di un artista perché le inventa le emozioni che poi rivende a due soldini e il cuore in pace metterà Se fossi amore ma sono solamente un uomo e posso amarti come un uomo amare sa In maniera semplice o stracciata o disperata, come un uomo amare sa E allora, se ti farai bastare questo amore strappato con i denti questo amore difeso con le unghie questo amore vedrai sarà
Vele bianche Se tu riuscissi a guardare un po' più in là del tuo naso riusciresti a vedere che c'è un futuro per noi Prova a guardarmi dentro il mare troverai coi suoi misteri affascinanti e quei colori che tu vuoi Prova a guardarmi dentro un cielo troverai che rassomiglia alla grandezza di quello che provo per te Dentro di me come una calda soffitta c'è stracolma di magie e di sogni che saranno tuoi e potrai viverli con me soltanto, amore, se tu lo vorrai Prova a guardarmi dentro vedrai quanto ci sei scolpita sul mio cuore stai statua di una divinità Prova a guardarmi dentro una nave troverai con le sue vele bianche al vento che vola nell'immensità
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I gatti I gatti sono animali strani divini e magici per gli egiziani son laureati in filosofia e l'egoismo è loro gran virtù La confidenza non la danno a nessuno e se del caso azzannano la mano la notte in loro scorre come un fiume e in uno scatto non ci sono più Poi escono di colpo dalle tenebre come fa di tra le quinte un attore celebre son pronti a sguainare gli unghielli crudeli come le tigri lontani parenti infedeli Passeggiano tra i libri e sulle nuvole ed hanno parti attive nelle favole Tra streghe e maghi con sussiego girano e snobbano chi dice che non amano Sì, certamente sono narcisisti e traditori più di quanto basta atteggiamenti c'hanno, vescovili e sanguinari cuori, mai servili E molto strabica hanno la coscienza un occhio guarda il cuoco all'apparenza poi mentre fanno finta di dormire l'altrocchio osserva dove sta il ragù Ma se dovessi dar fiducia al prossimo oppure a questo ingannatore massimo mi fiderei dell'animale esotico almeno so ciò che mi attenderà
Sulla strada, Candida, Piazza San Pietro, Cultura della strada, Autoritratto, Vent'anni, Il mio mestiere, Le canzoni, Alberghi, Che strano, Spiritual, L'artista.
Don Backy: "Il mestiere delle canzoni
Carissimi lettori, questa sera, finalmente, spero di poter recensire l'ultimo cd, bellissimo, prodotto da Don Backy. L'album è un collage di pezzi che vertono sul "Mestiere delle canzoni", lavoro che Don Backy compie con sincerità veramente ammirevole. Il cd si apre con "Sulla strada", brano ripreso da quel bellissimo cd intitolato "Signori si nasce". Questa versione è un misto tra un rock and roll molto addolcito e certe suggestioni reggae, che, almeno secondo me, non stanno un granché bene con la voce del nostro. Il timbro di Don Backy in questo disco è, come sempre ultimamente, limpido con "commozioni segrete". La seconda traccia, sinceramente, è quella che sin da subito ha convogliato su di lei tutte le mie preferenze. Il brano, intitolato "Candida", è un terzinato caratterizzato da una strofa cantata sulle "basse" ed un ritornello dolcemente irruento. E' un brano dalla struttura tipicamente italiana, come se ne sentono troppo pochi in giro. Si continua con un reggaettino curioso intitolato "Piazza S. Pietro", contro certe tecniche di distribuzione un po' maleducata dell'arte. Particolari sono, e le ritroveremo più avanti, le venature spiritual, mentre, prima della "coda" in re, si assiste ad una simpatica parte bandistica. Ed eccoci a "Cultura della strada", brano caratterizzato da un pezzo strumentale eseguito dalla chitarra che cita "Stand by me", suonandola con evidenti richiami agli Shadows. E' un brano dove Don Backy ringrazia il suo pubblico per le numerose emozioni che gli fornisce, anche nella convivialità con i costumi di questa "grande e bella Italia". Particolare è, in un breve pezzettino del ritornello, una vena armstronghiana insolita ma comprensibile per chi sa della grande passione che il nostro ha per il trombettista e cantante americano. Ed eccoci ad una beguine, con la quale Don Backy si fa un "Autoritratto" vero e sincero. E' un brano dolcemente ballabile, con venature di stornello popolare. Ed eccoci a "Vent'anni", ritratto di quest'età da molti spesso rimpianta, scritto con tenerezza ma senza nostalgia. E' un terzinato che Don Backy canta ricordando un po' l'ultimo Umberto Bindi, quello di "Di coraggio non si muore", ultimo album inciso dal genovese in acustico. Dopo questo momento tenero arriva, ripresa dal già citato e caldamente consigliato "Signori si nasce", "Il mio mestiere". E' un blues in maggiore, senza pretese di innovare armonicamente o melodicamente, creato solo come lo sfogo di una persona amareggiata da un mestiere che non le dà quello che sente di meritarsi (e si merita!). E si torna a cantare teneramente, questa volta a tempo di tango "da balera", efocando una serie di ricordi e passioni richiamate da queste nostre amiche inseparabili chiamate "canzoni". E sempre su questa scia sudamericana, guardando questa volta ad un'hispanoamerica che sa di jazz, si arriva a questa tenera e crepuscolare "Alberghi", con un'armonia prevalentemente maggiore ma impreziosita da raffinati spunti minori e da una citazione di "C'est si bon". Siamo a "Che strano" che Don Backy interpreta in duetto con una giovane cantante che ha delle interessanti venature soul che, forse, non sono pienamente compatibili con lo stile del nostro. Il brano comunque è molto buono e ci permette di apprezzare le stupende tonalità gravi della voce di Don Backy che, non per questo rinuncia alle sue graffianti note alte. La struttura è quella di una ballad lenta in tono minore, abbastanza classica e lontana da ciò che si sente in radio. Ed eccoci a "Spiritual", che riprende, sia ritmicamente che nella struttura dell'introduzione, "Piazza S. Pietro". E' un brano meraviglioso che riflette, ironicamente ma crudamente, sulla maggiore o minor sincerità delle convinzioni religiose. Il cd si chiude con la riproposizione di uno dei più bei brani del repertorio di Don Backy. La canzone, intitolata "L'artista" e pubblicata originariamente nell'lp "Vivendo cantando" del 1981, è uno dei pochissimi brani di gratitudine al pubblico, che forse molti artisti vedono come qualcosa che a loro è dovuto. E' un album che dà un'emozione profonda, che ci riporta uno dei pochi artisti sinceri della scena italiana. E' un grido di rabbia, gratitudine, tenerezza, tutti sentimenti ormai banditi. L'ascolto del cd è consigliato solo a quelli che dalla musica ancora pretendono che apra loro il cuore.
PUBBLICATO DA VALENTINA LOCCHI musicadautoredintorni.blogspt.it
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Sulla strada
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Candida Non abbassare a terra gli occhi non è un peccato questo amore fa che la mano mio ti tocchi colga il tuo fiore Lascia che sciolga i tuoi capelli sarà il vestito tuo più bello su vieni amore,non tremare vieni a sbocciare Io non vorrò mai nemmeno sapere se per avere l'amore che ho avuto e se per dare l'amore che ho dato tu mi hai stregato E non m'importa nemmeno scoprire cosa nascondi nel dolce sorriso se nel tuo corpo si cela l'inferno o il Paradiso Se tu sei demone o sei casta se sei bugiarda o sei sincera io voglio amarti un'ora e basta un'ora intera E non coprire il tuo candore con le tue bianche e dolci mani non arrossire adesso amore fallo domani.
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Piazza San Pietro Ma se avessi una casa proprio in Piazza San Pietro L'artista sarei più famoso del mondo Per fare successo col nuovo ciddì Non mi servirebbe di andare in tivù Basterebbe attaccare proprio là sul frontone l'annuncio dei dischi con le copertine e poi con un banco davanti al portone a meno farei della distribuzione Farei come fa quel cantante famoso che molti dichiarano sano di mente invece è soltanto un beghino bilioso che sfrutta il buon Dio come fosse un parente Dei tanti mercanti seguirei quell'esempio e con la chitarra giorno, sera e mattina io non venderei le reliquie nel tempio ma solo canzoni da Cappella Sistina E qualche indiscreto verrebbe al mio banco chiedendo notizie sull'illustre vicino quel dolce signore dall'abito bianco per loro sarebbe un mio coinquilino La gente vorrebbe sapere, curiosa se è un danno al mio sonno aver sempre la casa immersa tra gente entusiasta e chiassosa in specie domenica, anche piovosa Io risponderei "A me certo non stanca la gente fedele e l'aver compagnia. e in fondo vi dico in maniera anche franca io vivo da Papa..... e c'ho pure Maria"
E mentre andiamo, la strada scorre via certo è più lunga che di un'ave Maria non sarà questa la Brutta Compagnia ma da 10 anni è la meglio che ci sia sono tre tipi che più buffi non si può ma per suonare vanno bene anzichenò E poi sappiamo che, sì siamo felici di trovarci insieme qui Matteo che rompe: Prendiamo un caffettino Riziero aggiunge: mi scoppia il pistolino Michele soffre: Non ce la faccio più la schiena certo si spezzerà tra un po' faccio benzina mi fermerò laggiù tanto di certo staserà pioverà E quindi è meglio per noi se ci affrettiamo per anticipare un po' Andare e andar su e giù verso il concerto che ancora e sempre, sarà un'emozione in più da vivere con voi che state lì ad ascoltar ed a cantare per sognare insieme a noi E' bello andare e poi vada come vada ci laureiamo la cultura della strada città e paesi ci mostrano tesori di capitelli, di rosoni e di pitture affreschi in chiese dugentesche e di sculture che conserviamo dentro gli occhi e dentro i cuori Non ci perdiamo perciò Templi e teatri antichi o stile rococò Vediamo mari, laghi e boschi sconosciuti che certamente non avremmo mai veduti Grazie nostra professione che ci ammalia Noi conosciamo questa grande e bella Italia dialetti ed usi, i costumi ed i sapori che non avremmo mai pensato d'esser veri Che un giorno racconterò perché mi sembra bello farlo, anzichenò Ed alla via così....
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Autoritratto
Sì, sono il più grande dilettante della musica leggera uno con la faccia impertinente e una voce da balera Sono un buon cantante a modo mio uno vero - vivaddio - che non è voluto diventare un'azienda da sfruttare... Non vendo certo la mia merce in un concerto offro ai presenti la mia sensibilità... Forse sono pure un po' stonato forse a volte un po' squadrato seguo spesso il ritmo dell'orchestra in maniera un po' maldestra... Sono un artigiano impenitente questo è il tratto più evidente ogni verso è un po' della mia vita ogni nota l'ho vissuta. Penso che un fiore può far rima con amore le cose belle non invecchieranno mai Canto fuori dalla partitura, canto fuori anche dal coro batto quattro e parto con l'inciso quando penso che sia il caso... Non sono al servizio di nessuno del partito più opportuno ma non sono certo un qualunquista tanto meno un conformista Ho un mio concetto ed è quello che rispetto voglio cantare finché il pubblico vorrà. Quello mio è un ambiente di mandrilli di furbetti e coccodrilli che per arrivare al risultato qualche cosa hanno calato... Le ombre di quei nani starnazzanti li proiettano giganti credon d'esser grandi anche di più, forse pure un po' Gesù. Son narcisista un po' anarchico, idealista non vendo certo la mia cara libertà...
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Vent'anni Vent'anni d'ore vissute chiedendo alla luna la buona fortuna perduta o fatata una storia mai nata improvvisa, argentata Vent'anni pieni di sole Di sere d'estate Di labbra salate Di lacrime amare Di cielo, di mare D'amore e di cuore E suonare e cantare canzoni Provare emozioni, guardando al domani Noi travolti da tutto l'amore Che può dare il mondo Vent'anni pieni d'affanni Di gioie ed inganni Speranze tradite Illusioni sfiorate Nel vento volate E rabbie ingoiate Anni di giorni radiosi E di Paradisi affamati di vita Affamati d'amore Saziati con odio con rabbia e furore Bei vent'anni passati a pensare Di esser moderni di essere eterni Che saremmo rimasti per sempre Padroni del mondo
E' proprio bello far questo mestiere dovunque vai trovi posto a sedere al ristorante ti fanno mangiare senza pagare chè averti è un onore Il mio mestiere è davvero divino dovunque arrivi ci passi per primo anche se tu non hai molta cultura la vita certo sarà meno dura (Coro) E allora voglio farlo anch'io e allora voglio farlo anch'io Il mio mestiere è grandioso e vincente sei venerato da un sacco di gente tutti scommettono sul tuo futuro che quasi quasi ci credi davvero Nel mio mestiere puoi fare i capricci sempre ragione c'hai quando bisticci tutti s'inchinano mentre cammini e sono pronti a baciarti le mani (Coro) Allora voglio farlo anch'io allora voglio farlo anch'io Nel mio mestiere s'incute rispetto tutti ti parlano con molto tatto e anche se tu ti chiamassi Gargiulo nessuno ti manderebbe a fa' un bagno Il mio mestiere è il più bello lo stesso anche se un giorno finisce il successo puoi riciclarti con molta attenzione presentatore di televisione (Coro) E allora voglio farlo anch'io e allora voglio farlo anch'io Il mio mestiere è davvero il più bello non è che occorra poi tanto cervello ha un solo punto che gioca a sfavore é che ogni tanto ci tocca cantare Nel mio mestiere si resta bambini coscienza poca ma tanti quattrini sarà la paga che il vero potere avrà concesso a chi ha fatto il giullare. (Coro) E allora non lo faccio più e allora non lo faccio più
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Le canzoni
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Alberghi Gli alberghi sono luoghi piuttosto misteriosi, ci si svolgono riti e culti fantasiosi. Ognuno ci si chiude con le proprie bugie le proprie solitudini, e le malinconie Chiusa a chiave la stanza, diventerà se stesso e ci si sbracherà, da solo col suo sesso....
Molte persone ci credono al buon Dio e son certi che ci sia Solo perché l'han pregato e poi centrato una ricca lotteria La teoria sembra giusta sai perché Va tutto bene se va bene, va da sé E Dio ci tiene la sua mano sulla testa soprattutto se vinciamo Tanti anni fa la pensavo anch'io così, dal successo ero baciato E una canzone chiamata Pregherò a quel tema ho dedicato Una ragazza non credeva in quanto che Lei non vedeva e si chiedeva: "Ma perché? Se Dio ci fosse veramente non mi avrebbe inferto tutte queste pene" Ma sì, ma sì, lodiamo il Signore Solo se a noi poi concede un favore Noi gli vogliamo un sacco di bene Devoti siamo quando questo conviene E in cambio di, tutto quanto ottenuto Gli promettiamo l'amore assoluto Ma poi la testa, voltiamo veloce Quando ci tocca portare la croce Per questo certi sostengono che Dio non esiste per davvero Perché se no, non farebbe più soffrire i suoi figli di sicuro La teoria sembra giusta sai perché? La nostra boria ci ha portato a pensar che Ci sia dovuto tutto e già su questa Terra noi vorremmo il Paradiso
Vedendo come certe cose si eran messe, anch'io mi sono allontanato "Chissà" -- dicevo -- "Non vuole più contatti e il portatile ha staccato Non mi ha più dato buone carte da un bel po' E la mia faccia ha trasformato in punching ball Mi ha fatto quasi venir voglia di tirare lo sciacquone sulla vita" Ma Dio non è un signor maggiordomo Che vive là relegato in un Duomo Che corre al nostro schioccar delle dita Quando per noi, si fa dura la vita E' lì, nascosta nel grande mistero La possibilità dell'esistenza del vero Se poi realmente fosse morto il buon Dio Certo il coltello l'ho brandito anche io.