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ZIALAILA.
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Domenico Purificato
Nel dopoguerra fu protagonista a Roma del neorealismo, immortalando nelle sue tele gente del popolo, figure e scene campestri della vita quotidiana.
È stato direttore dell'Accademia di Brera di Milano fino al 1980
La pittura di Purificato ha il colore del tempo in cui essa avvenne, e i suoi dipinti sono pieni di calore e di fiato ancora fresco dell’aria nativa
I volti dei suoi personaggi, quando segnati di drammatica intensità, quando addolciti dal paesaggio che li circonda, sanno interpretare il clima sociale con l’intimo turbamento che deriva dalle umane vicende.
I suoi quadri, quei ritratti di umili donne dagli sguardi sereni o di pacati contadini dall'aria mesta, ma depositari di un antico segreto, il segreto della semplicità, di una dignità del vivere conquistata con la fatica di un onesto lavoro e nella speranza di un domani migliore.
“La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta” in cui Menico Purificato illumina in modo simbolico il passaggio tra le due culture della sua terra d’origine, da quello borbonico a quello sabaudo, unendo storia e leggenda, festa e destino.
Gli domando se c'è rassegnazione nella malinconia di quegli sguardi, nell'atteggiamento dimesso dei suoi soggetti? "I miei modelli vengono dalla terra dove sono cresciuto, quella Ciociaria marittima dove l'arancio fiorisce - come direbbe Goethe - anticipando gli aranceti calabresi e siciliani. Da ragazzo, al mio paese, sono stato a contatto con l'umanità degli operai, dei contadini, gente onesta che la malaria e l'immensa fatica hanno invecchiato anzitempo: questa gente mi ha ispirato, poiché ognuno di noi si porta dentro il carattere della propria terra… ma i drammi non hanno incrinato la speranza e, per questo, i miei personaggi non sono dei 'vinti', non c'è rassegnazione in loro ma l'accettazione consapevole e dignitosa della propria condizione, la fiduciosa certezza in un domani migliore. Certo, gli atteggiamenti di quei contadini, di quei pescatori sono umili e dimessi, ma sono costoro che possiedono uno straordinario segreto, il segreto della semplicità e della comprensione fra gli uomini: io mi sono sempre battuto per questi valori, credendo che l'Arte non debba esprimere l'angoscia esistenziale, ma i significati migliori del vivere al di là del tempo, anche dei brutti tempi come quello attuale".
E a Fondi, la sua Musa, il suo paese dell’anima che ha ispirato tutta la sua opera pittorica, Purificato dedica una “Filastrocca d’amore” in vernacolo:
“Quante you sole sponta ‘ncoppe’ a Funne
Te pù scurdà lu reste de yu munne
yu sole ‘ncoppe a Funne è n’ata cosa
Pure de’mmerne fa cresce le rose….
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