Marche ... Parte 2^

ANCONA..UNA ROTONDA SUL MARE..JESI E SUOI CASTELLI…LE GROTTE DI FRASSASI …E INFINE MACERATA

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  1. tomiva57
     
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    Osimo


    Osimo


    « [...] quei tramonti, quei culori
    del celo, de la tera fino a Ancona
    Che è un bucchè stracarico de fiori
    Quant'è i paesi che je fa curona.
    Quessa è l'Osimo nostra. E no' saremo
    Senza Testa, a sentì quelli de fora?
    Làsseli dì! Se qui ce rimanemo,
    È segno che ce l'émo più de lora! »

    (Monsignor Carlo Grillantini dal sonetto Osimo è bello...)


    Osimo è un comune italiano di 34.715 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche.


    Comune di superficie medio-grande, Osimo si estende su un territorio collinare. Il suo centro storico sorge su due colline affiancate, la più alta delle quali, su cui sorge il Duomo della città, si chiama Gòmero. L'avvallamento fra le due colline, un tempo visibile nella linea del centro storico, è stato pareggiato sempre più ad ogni rifacimento del manto.

    Il terreno è abbastanza fertile e favorisce l'agricoltura. A circa 3 km scorre il fiume Musone. A poca distanza si trova anche la costa adriatica, con Portonovo ed i comuni di Sirolo e Numana. Le stazioni sciistiche più vicine si trovano a circa 100 km nel comune di Ussita.

    Appena fuori le mura del centro storico di Osimo sono riconoscibili due quartieri:

    Borgo San Giacomo, a nord-ovest di Osimo;
    Borgo Guarnieri (prima detto Filello): situato a sud del centro storico, appena fuori porta Musone. Il Borgo è costituito da una serie di casette un tempo tutte uguali, fatte costruire nel Cinquecento dalla nobile famiglia Guarnieri per le persone addette al suo servizio.



    Le origini del nome

    Attualmente esistono due ipotesi sull'origine del toponimo "Osimo". Alcuni storici, tra i quali il Grillantini, sostengono che il nome derivi dal termine greco "αὑξάνω", confermato poi dal latino "augeo" e poiché i due verbi hanno il signioficato di accrescere, gli studiosi ritengono che Osimo debba significare "accrescimento", intendendo così quel fenomeno per cui una località, grazie alla sua favorevole posizione geografica, subisce nel tempo uno sviluppo dal punto di vista urbanistico, economico, sociale e culturale.
    Secondo l'altra ipotesi, sostenuta da storici quali il tedesco Radke e Gino Vinicio Gentili[5], il toponimo avrebbe un'origine umbro-sabina (quindi legata alle genti picene), analoga al celtico "Uxama", che significa "alta", "elevata": il nome starebbe pertanto ad indicare la posizione geografica su cui sorge l'abitato, che un tempo si presentava molto più scoscesa e di difficile accesso rispetto ad oggi.
    Nel dialetto locale di campagna la città si chiama Òsemo (o Òsemu); oggi gli osimani e gli abitanti della zona la chiamano comunemente Òsimo.


    Le testimonianze archeologiche più antiche attestate nel territorio di Osimo provengono dalla bassa valle del fiume Musone e del suo affluente di destra Fiumicello: si tratta di numerosi oggetti di selce scheggiati, ritrovati unitamente con ossa di animali e corna di cervo, che si datano al Paleolitico superiore (40.000-12.000 anni fa). Nel IX secolo a.C. sul colle di Osimo e sull'altura di Monte S. Pietro si stanziarono i Piceni, che diedero vita a due insediamenti distinti con relative necropoli.

    Con la battaglia di Sentinum (odierna Sassoferrato) del 295 a.C., i Romani iniziarono la conquista del Piceno, coinvolgendo anche Osimo: nel 174 a.C. si ha testimonianza, attraverso un passo dello storico Livio, che i censori Q. Fulvius Flaccus e A. Postumius Albinus appaltarono le mura urbiche e decisero la costruzione di tabernae (botteghe) attorno al foro. Considerata l'inespugnabilità dell'abitato e la sua posizione centrale rispetto l'area picena, i Romani decisero inoltre, nel 157 a.C., di dedurvi una colonia, iscrivendone i cittadini nella tribù Velina.

    In età altomedievale, la città continuò a rivestire grande importanza all'interno del Piceno. il suo ruolo strategico è messo in evidenzia dal fatto che vi si svolsero alcuni momenti importanti della guerra detta "greco-gotica" (535-553), ovvero quella parte della complessa campagna militare attraverso cui l'imperatore romano d'Oriente Giustiniano volle riaffermare la presenza imperiale nel Mediterraneo occidentale. Nel 727-728 la città fu conquistata dai Longobardi guidati dal re Liutprando, che ne fece, insieme ad Ancona, due ducati direttamente alle sue dipendenze, e poli nevralgici per il controllo delle mire espansionistiche del Duca di Spoleto.


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    Sacrario dei partigiani (Cimitero maggiore)

    Nel 774 il re longobardo Desiderio minaccia papa Adriano I, che chiede aiuto al re dei Franchi Carlo Magno, il quale sconfigge il nemico ed annette i territori longobardi al regno franco: inoltre, tenendo fede alla promessa del padre Pipino, dona l'Esarcato e la Pentapoli (al cui interno rientra Osimo) al papa, territori che andranno poi a formare il nucleo del nascente Stato della Chiesa.

    Agli inizi del XII secolo la città fu una della prime a diventare libero comune, acquisendo grande importanza all'interno della Marca: durante il lungo periodo di lotta tra Guelfi e Ghibellini, Osimo si trovò spesso a parteggiare per i secondi, gesto che gli costò caro visto che perse la cattedra vescovile per ben due volte: la prima intorno alla metà del Duecento e la seconda nella prima metà del XIV secolo, a seguito della rivolta dei fratelli Lippaccio e Andrea Gozzolini, in occasione della quale fu anche privata del titolo di città. Questo indebolì molto Osimo, che andò incontro ad un lungo periodo di instabilità, durante il quale fu sottoposta al dominio di signorie straniere: i Malatesta di Rimini (1399-1430), inviati direttamente dal papa, e poi il condottiero Francesco Sforza (1433-1443), mandato da Filippo Maria Visconti, duca di Milano, per indebolire il potere papale. Negli anni 1486 e 1487 la città fu presa dal capitano di ventura Boccolino di Guzzone, che la dovette poi cedere alle truppe alleate del papa.

    Dal 1500 circa, la città tornò definitivamente sotto lo Stato Pontificio, godendo di un lungo periodo di pace e prosperità che ha lasciato molte tracce, come i meravigliosi palazzi che abbelliscono il centro storico. Fu anche fervente centro culturale, grazie all'istituzione del Collegio Campana, che richiamò illustri insegnanti ed allievi, divenuti poi famosi, come i papi Leone XII e Pio VIII.

    Durante l'occupazione napoleonica, Osimo fu sottomessa dai francesi ed entrò a far parte del Dipartimento del Musone: venne poi restaurato il Governo Pontificio, che ebbe vita breve perché ben presto molti abitanti, guidati dal conte Francesco Fiorenzi, imbracciarono le armi e combatterono per l'indipendenza dell'Italia nella famosa battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860).

    Dopo i bombardamenti di Ancona dell'ottobre 1943, Osimo assunse il ruolo di capoluogo di regione in quanto tutti gli uffici statali vennero trasferiti in città fino alla sua capitolazione. Osimo venne liberata dai partigiani della V div. Garibaldi Marche il 6 luglio 1944 ma la dura Battaglia del Musone durò fino al 18 luglio successivo. Secondo il generale polacco Anders la battaglia che dipanò nelle campagne tra Osimo e Filottrano fu la più cruenta per l'esercito polacco dopo quella di Montecassino. L'abbattimento della Linea difensiva tedesca "Edith" lungo il fiume Musone permise l'occupazione del porto di Ancona, cosa questa che accelerò l'assalto alla Linea Gotica trovandola impreparata.

    Il 10 novembre 1975 vi fu firmato il cosiddetto Trattato di Osimo che sanciva la cessione della Zona B dell'ex Territorio libero di Trieste, ovvero dell'Istria nord-occidentale alla Jugoslavia; oggi in parte alla Slovenia e in parte alla Croazia.

    Il 16 settembre 2006 Osimo ed alcuni comuni limitrofi, in particolare le frazioni di Aspio ed Osimo Stazione sono stati colpiti da una alluvione che ha causato ingenti danni alle industrie del luogo.

    Nel 2014 Osimo è stato sede della mostra "Da Rubens a Maratta" a cura di Vittorio Sgarbi.



    Monumenti e luoghi d'interesse


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    Duomo di San Leopardo
    . Dalla piazza del Comune, salendo per la via dell'Antica Rocca (conosciuta ad Osimo come la Costa del Domo), si arriva sulla sommità del colle Gòmero, sul quale sorge la Cattedrale di San Leopardo (più semplicemente chiamata Duomo), uno degli esempi più belli di architettura romanico-gotica delle Marche.
    L'originaria struttura, edificata a cavallo tra XII e XIII secolo, subì varie modifiche nel corso del tempo, senza mai perdere l'antica austerità, che si riflette ancora oggi nell'esterno (arricchito dal grande rosone e dai pregevoli portali in pietra) e nel maestoso interno a tre navate. All'interno della cattedrale è visitabile anche la cripta, costruita nel 1191 da Mastro Filippo, in cui sono custoditi i sarcofagi con le reliquie dei primi martiri (Sisinnio, Fiorenzo e Diocleziano, lapidati l'11 maggio 304 d.C. sotto l'imperatore Diocleziano) e dei santi vescovi osimani. Sempre all'interno è conservato presso la seconda Cappella a sinistra, Il Cristo in Pietà del Guido Reni. Nella prima cappella a destra, realizzata dall'architetto Costantini (autore della chiesa neogotica di Campocavallo), vi è un grande crocifisso ligneo del XII secolo, probabilmente gnostico, con la singolare caratteristica del Cristo di apparire a seconda della luce in forma maschile (faretto diretto) o in quella femminile (senza faretto con il lucernario a mezzogiorno). Adiacente alla cattedrale si trova il Battistero: l'edificio, di origine quattrocentesca, venne sottoposto a restauri agli inizi del Seicento per volere del vescovo Galamini. Degni di nota il pregevole soffitto a cassettoni lignei, opera dell'artista Antonio Sarti di Jesi, e il fonte battesimale in bronzo creato dai fratelli Pier Paolo e Tarquinio Jacometti di Recanati nella prima metà del XVII secolo.

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    Basilica di San Giuseppe da Copertino.

    La basilica, situata dietro la principale piazza del centro, conserva al suo interno le spoglie di San Giuseppe da Copertino, patrono di Osimo e santo protettore degli studenti. La chiesa era inizialmente intitolata a San Francesco d'Assisi; venne costruita, infatti, poco dopo la visita del santo in città, avvenuta nel 1220. Solo nella seconda metà del XVIII secolo, in occasione della canonizzazione di frate Giuseppe, si è cambiata la titolazione della chiesa. L'interno della struttura è stato allora totalmente rinnovato, conservando solo all'esterno l'austera semplicità dell'originario stile romanico-gotico. All'interno della basilica è possibile visitare la cripta (dove è custodito il corpo del santo) e le stanze, oggi adibite a museo, dove San Giuseppe trascorse gli ultimi anni di vita.

    Inoltre, nel secondo altare di sinistra si conserva una mirabile Madonna col Bambino e Santi di Antonio Solario (1503).


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    foto:luoghimisteriosi.it

    Chiesa di San Marco, situata nei pressi della Porta Vaccaro (accesso orientale al centro storico), è l'unica testimonianza di un complesso conventuale edificato agli inizi del XIV secolo, poi modificato nel corso del XV secolo dai frati domenicani. Il fastoso interno barocco, a navata unica, custodisce una solenne pala d'altare raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina da Siena, opera del Guercino. Sul secondo altare della parete sinistra si conserva l'unico frammento della chiesa antica: uno stupendo affresco rappresentante la Madonna col Bambino tra San Domenico e San Pietro martire, realizzato negli anni venti del Quattrocento da Pietro di Domenico da Montepulciano.


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    Chiesa di San Filippo. Nei pressi dei giardini pubblici di Piazza Nuova si trova la piazza San Filippo, dove sorgono l'omonima chiesa in stile barocco ed il Palazzo della nobile famiglia Acqua.

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    foto:santuariocampocavallo.com

    Il Santuario della Vergine Addolorata di Campocavallo è situato a circa tre chilometri da Osimo in direzione sud, nella frazione omonima; la chiesa, in laterizio, di stile neo-rinascimentale lombardo, fu costruita nel 1893 per volere di Don Giovanni Sorbellini su progetto di Costantino Costantini e venne consacrata nel 1905. Venne dedicata alla Vergine Addolorata in seguito ad un prodigio avvenuto nel 1892.


    Architetture



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    Palazzo Comunale. Il complesso del palazzo comunale è costituito da tre corpi distinti, edificati in varie epoche. L'edificio principale, che si affaccia sulla Piazza del Comune, presenta una facciata in cotto rosso movimentata da tre piani di finestre incorniciate entro elementi in pietra (opera dell'architetto militare Pompeo Floriani di Macerata). I lavori per la costruzione durarono a lungo: una delibera dell'8 agosto 1457 evidenzia la volontà dell'amministrazione di voler realizzare una nuova sede, ma verrà completata solo nel 1678.

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    Torre Civica comunale

    Accanto al lato orientale del palazzo svetta la torre civica, di epoca duecentesca e acquistata dal Comune nel 1366: l'altezza attuale risale ad una modifica del 1538. Alla base, costituita da uno zoccolo in pietra che riutilizza materiale lapideo preso da precedenti costruzioni, si apre una porticina sopra la quale sono visibili le misure in ferro del braccio, del coppo e del mattone, affisse nel XVIII secolo. L'ultimo corpo ad essere realizzato è quello rivolto verso Piazza Boccolino: la struttura venne costruita in seguito alla demolizione del Palazzo del Governatore e della chiesa di Santa Maria della Piazza, detta della Morte perché vi aveva sede la confraternita omonima, che aveva il compito di accompagnare in chiesa le salme di coloro che morivano in città e di assistere i condannati a morte nelle ultime ore di vita. La parte più interessante del complesso comunale è senz'altro l'atrio, dove ha sede il Lapidarium: la raccolta comprende statue, epigrafi, bassorilievi di epoca romana ed elementi architettonici provenienti da edifici medievali e rinascimentali. Le sculture, che rappresentano personaggi romani in toga e in seminudità eroica, hanno tutte la particolarità di essere acefale: questa loro caratteristica ha dato luogo ad un nomignolo attribuito agli abitanti di Osimo, chiamati appunto "i Senza Testa". All'interno dell'atrio sono conservati anche pezzi d'artiglieria, tra cui una bombarda quattrocentesca, varie palle in pietra ed un carro militare della prima guerra mondiale: la bombarda, il cui originale è conservato oggi al Museo Storico Nazionale dell'Artiglieria di Torino, è chiamata "Misbaba", mentre in dialetto "Cannò de Figo".


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    Palazzo Campana

    Palazzo Campana. L'imponente edificio, un tempo di proprietà della nobile famiglia Campana (estintasi alla fine del XVII secolo), nel 1718 venne destinato a sede di Collegio e Seminario, comportando una serie di modifiche alla struttura originaria. La notevole fama raggiunta dall'Istituto (vi studiarono anche i futuri papi Leone XII e Pio VIII e il triumviro della Repubblica Romana Aurelio Saffi), costrinse la curia a prendere in esame progetti di ampliamento, che furono affidati ad Andrea Vici, allievo di Luigi Vanvitelli. Nel nuovo corpo di fabbrica, edificato sul lato occidentale dell'originario edificio, il Vici ideò ed eseguì su tre piani il teatrino, il refettorio e la cappella, seguendo un identico disegno di forma ellittica.
    Oggi il palazzo è sede dell'Istituto Campana per l'Istruzione Permanente; nell'ala ovest sono inoltre ospitati la Biblioteca Comunale "Francesco Cini" e l'Archivio Storico Comunale. Nell'ala orientale dell'edificio, in locali già adibiti a granaio e forno, è situato il Museo Civico (inaugurato nel 2000), ampliamento dell'originaria Civica Raccolta d'Arte del 1980. Nel 2002, all'interno di alcune sale attigue alla cappella ideata dal Vici, è stata inaugurata la Sezione Archeologica del Museo Civico.


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    Palazzo Gallo


    Palazzo Gallo. L'edificio, situato lungo il corso principale della città, venne fatto costruire come residenza privata da Antonio Maria Gallo, vescovo della diocesi di Osimo, nel primo ventennio del XVII secolo. La facciata si presenta a tre piani, contrassegnati ognuno da undici grandi finestre ornate da cornici in pietra d'Istria e alla cui base corre una fascia di pietra con funzione di marcapiano. Il piano nobile si compone di varie sale, tra le quali spicca il salone dei ricevimenti, il cui soffitto è stato affrescato da Cristoforo Roncalli (detto il Pomarancio) nel 1614. L'affresco, che copre l'intera superficie della volta, è suddiviso in riquadri incorniciati in stucco bianco e oro zecchino, ornati da candelabri con teste di putti a rilievo: nello spazio centrale è raffigurato il Giudizio di Salomone, compreso tra due grandi figure allegoriche (la Sapienza Umana e la Sapienza Divina). Oggi il palazzo è sede dell'Unicredit.
    Fonte Magna, il cui nome è attribuito al passaggio di Pompeo Magno ad Osimo durante la guerra civile contro Cesare, in realtà deve il suo appellativo al fatto di essere una delle più importanti fonti di approvvigionamento idrico della città. La fonte riveste grande importanza nel panorama archeologico marchigiano, in quanto è uno dei pochi monumenti citati da fonti storiche: Procopio di Cesarea nel suo De Bello Gothico[8] ne dà un'accurata descrizione, narrando come l'architettura fosse al centro della tattica utilizzata da Belisario (comandante dei Bizantini) che voleva espugnare la città allora in mano ai Goti.
    La struttura, come si presenta oggi, è composta da un tratto di muro in calcestruzzo, che presenta a varie altezze incavi probabilmente destinati all'alloggio della decorazione o del sistema portante della copertura; a fianco due vasche, una più alta ed una più bassa con la parte sommitale inclinata come lavatoio, probabilmente realizzate nel XIV secolo. A lato delle vasche sono collocati sei gradini, affiancati, in posizione più elevata, da una struttura interpretata come pozzo. Fonta Magna appartiene ad una delle tipologie più frequenti di fontane monumentali: quelle ad esedra semicircolare; con ogni probabilità aveva una copertura a volta e decorazioni architettoniche all'interno. Dallo studio del tipo di opera cementizia utilizzata nella realizzazione, la fonte si può datare tra I secolo a.C. e il I secolo d.C.


    teatro
    foto:comune.osimo.an.it/

    Il Teatro la nuova Fenice fu costruito tra il 1773 e il 1785 su progetto di Cosimo Morelli (1733-1812). Abbattuto nel 1885 per ragioni statiche, venne rifatto tra il 1887 e il 1892, su disegno di Gaetano Canedi (1836-1889). Sede di importanti stagioni liriche e di prosa, rappresentazioni di concerti, balletti, oggi il teatro splende come un tempo.
    Le Grotte. Il sottosuolo di Osimo è percorso da una fitta rete di gallerie, cunicoli ed ambienti sotterranei scavati a più livelli, spesso collegati tra loro verticalmente mediante pozzi o camini percorribili tramite tacche o pedarole. Scarse sono le fonti scritte e rari i documenti che contengono notizie di tali grotte che pure costituiscono una notevole realtà storica. Questo incomprensibile silenzio si deve probabilmente a ragioni di segretezza derivanti dalla necessità di salvaguardare nascondigli e vie di fuga indispensabili alla difesa e alla sopravvivenza di un'intera comunità in situazioni di pericolo e di emergenza.
    L'uso di queste cavità è comunque riconducibile a quattro principali tipologie individuate secondo le loro diverse caratteristiche: si riconoscono infatti grotte realizzate per scopi difensivi riconoscibili lungo tutta la rete ipogea, cunicoli idraulici a servizio di cisterne e fonti, ambienti particolari costituiti da sale circolari presumibilmente frequentate per scopi rituali o come luoghi di riunione, ed infine grotte che rivelano tracce di uso abitativo presenti soprattutto nel versante meridionale del colle nei pressi di Porta Musone. Molteplici e differenti sono le rappresentazioni che si ritrovano all'interno delle grotte: dai bassorilievi di carattere religioso custoditi all'interno delle Grotte del Cantinone, ai simboli legati alla presenza dei cavalieri Templari e del Sovrano Militare Ordine di Malta, come la "triplice cinta" e la croce a otto punte, visibili all'interno delle Grotte Simonetti. Un caso a sé costituiscono le grotte sottostanti Palazzo Campana: all'interno si trovano infatti due gallerie le cui pareti e volte sono piene di bassorilievi con allegorie di significato esoterico.

    Antica precettoria templare di SAN FILIPPO DE PLANO (fraz. Casenuove). Il sito è attualmente adibito ad agriturist. Nel Medioevo, l'Ordine Templare vi si stanziò nel 1167 e lo tenne fino al 1317, anno in cui passò in proprietà all'Ordine di Malta (cfr. "Cabreo dei beni della Commanderia di San Filippo e Giacomo di Osimo"). Fu il più importante stanziamento templare della Marca Anconitana (cfr. Gabriele Petromilli: "I Templari della Marca Centrale. Storia, Mito, Iniziazione". Edizioni Aratron, 1983)
    La Gironda è una scultura collocata al centro della rotatoria Mindolo; è alta più di 9 metri ed è lavorata in bronzo e ferro corten. Venne realizzata dallo scultore ed ex avvocato Franco Torcianti tra il 2006 e il 2007. Presenta alla sommità due figure femminili che sembrano aprire in volo un portale decorato con cuspidi e sbalzi.


    Architetture miliari

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    foto:http://members.xoom.virgilio.it/

    Porta San Giacomo era l'ingresso settentrionale alla città. La struttura, incorporata nella Rocca Pontelliana (fatta realizzare da papa Innocenzo VIII nel 1487), presenta sui conci dell'arco la scritta "Vetus Auximum".


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    Porta Musone

    Porta Musone. Situata lungo il tratto meridionale delle mura, in età medievale era denominata "Caldararia" per la presenza nella zona di alcune botteghe di calderai e stagnai. La struttura alla base presenta elementi romani (grandi blocchi di arenaria, con cui sono state realizzate anche le mura urbiche), su cui in epoca medievale è stato appoggiato un torrione di difesa. L'arco, anticamente, costituiva l'ingresso in città dalla diramazione della via Flaminia (la strada consolare che collegava Roma a Rimini attraverso Fano) che, staccandosi dal percorso principale all'altezza di Nuceria Camellaria (Nocera Umbra), conduceva fino ad Ancona passando proprio per Osimo.
    Porta Vaccaro si apre sul lato orientale della cinta muraria. Probabilmente il nome deriva dal fatto che, in un luogo poco distante, si svolgeva un tempo il mercato bovino. In origine la struttura era formata da un solo fornice, poi nel 1937 venne ampliata con l'aggiunta ai lati di due passaggi pedonali: per questo motivo oggi la porta è comunemente detta "Tre archi".

    Ville d'epoca

    Il territorio osimano è incredibilmente ricco di ville patrizie, casini di caccia e residenze estive nobiliari. Fra queste le principali sono villa Briganti-Bellini, villa Bigatti (già Frampolli), villa Blasi, villa Borromei, villa Leopardi-Dittaiuti (a Monte Santo Pietro), villa Egidi, villa Fiorenzi (a Monte Cerno), villa Frampolli, villa Gallo, villa Honorati, villa Montegallo, villa Nappi, villa Orsi Fagioli (Cont'Orsi), villa Santa Paolina, villa Simonetti, villa Sinibaldi e villa ex Zoppi.



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    foto:comune.osimo.an.it

    LA VILLA DI MONTEGALLO


    Un altro nucleo importante della frazione San Biagio attorno al quale si sono svolti alcuni dei momenti più significativi della vita sociale e religiosa della comunità è stato quello della Villa di Montegallo, da cui prende il nome una buona parte del territorio della frazione.
    La Villa, di grande valore architettonico, situata lungo la strada che porta ad Offagna, è sicuramente una delle più rinomate del territorio provinciale di Ancona.
    Da circa trent'anni è proprietà del Conti Bonaccorsi di Macerata, dopo essere appartenuta ai Conti Soderini e ancor prima ai Carafa D'Adria.
    Fin dall'inizio del XIII secolo sul luogo della Villa sorgeva una casa, appartenuta anche al bellicoso Capitano di ventura Boccollno di Guzzone, che partecipò alla famosa "Battaglia del porco."
    Attraverso varie vicende, l'edificio passò poi in proprietà agli Armellini di Perugia, ai Bentivoglio di Gubbio e ai Franciolini di Jesi, finchè nel 1592 fu venduta al Cardinale Antonio Maria Gallo, che diede il nome alla Villa, elevata poi a Contea nel 1759 da Papa Clemente XIII.

    I discendenti del Cardinale, già a partire dal 1750, diedero, inizio ad ampi lavori di restauro e abbellimento che si intensificarono tra il 1784 e il 1789.
    Tali trasformazioni, consistenti nell'aggiunta di quattro ali avanzate a forma leggermente concava e perfettamente uguali, permisero, sul fronte della dimora, lo snodarsi di una ricca scalinata, prospiciente una graziosa aiuola circolare, mentre sul retro, la costruzione di una ampia terrazza con loggiato sottostante, che si affaccia su un giardino all'italiana.
    A ricordo del completamento del detti lavori, venne posta sul frontone della Villa una lapide con questa scritta: "Comes Bernardinus Gallus A.D. MDCCXCII" cioè: "il conte Bernardino Gallo nell'anno del Signore 1792."
    Lo stile architettonico è di gusto barocco e qualcuno ha avanzato l'ipotesi che si tratti di una prova effettuata da allievi del celebre Vanvitelli.
    Nell'ambito della Villa c'è una chiesetta di stile settecentesco, attorno alla quale per tanti anni si è svolta la vita religiosa del contadini abitanti la zona.
    In detta cappella, vennero, con grande partecipazione di popolo, ripetute tutte le feste più significative già celebrate nella chiesa parrocchiale di San Biagio, inoltre vi fu celebrata tutte le domeniche la Santa Messa.
    La piccola chiesa, dedicata al monaco benedettino San Gallo Abate, (morto a San Gallo, in Svizzera, città fondata dal suddetto il 16 ottobre 646) è di forma circolare, con un unico altare e venne costruita a spese del conte Gallo, verso la fine del secolo XVIII, su disegno di Andrea Vici (1744 - 1815).

    La scelta del Santo abate come titolare di questa chiesetta non si deve alla devozione dei fedeli, poichè in quelle parti San Gallo è sconosciuto, ma ad una combinazione di parole. Cosi abbiamo: Gallo il monte, Gallo il proprietario della villa e chiesa, Gallo il Santo titolare del piccolo tempio.

    fonte: comune.osimo.an.it

    VILLA SINIBALDI

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    - L'impianto dell'edificio risale al Settecento
    - Nei primi anni del Novecento Giuseppe Sinibaldi in occasione delle suo nozze fa delle modifiche al corpo centrali e fa costruire due nuove ali laterali adibite rispettivamente a limonaia e scuderia insieme alle due torrette.
    - Nel 1819 Gaetano Sinibaldi acquista per 11.000 scudi dal Conte Nappi Manuele la casa utilizzata come casino di caccia e circa cinquanta ettari di terreno.

    fonte: beniculturali.marche.it


    Villa Fiorenzi

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    L'edificio sorge ove in origine vi era il Castello di Castelbaldo, distrutto nel 1203. Nel maggio 1571 mons. Teodosio Fiorenzi provvide ad ampliare la residenza pastorale eseguendo notevoli lavori che lo videro per questo premiato da papa Pio V, di cui era segretario, con il titolo di conte di Montecerno ed abate di San Ubado, con diritto esclusivo di proprietà della zona.; intero bene - costruzione - secolo XVI - XVI ; L'edificio viene ristrutturato ed ampliato nella parte a mezzogiorno attorno al 1780/85, tali lavori compresero anche le stalle e le dipendenze.; intero bene - ristrutturazione - secolo XVIII - XVIII ; L'edificio attorno al 1935 venne ristrutturato, venne realizzata la loggia posteriore collegata alla sala della biblioteca, anch'essa modificata. I lavori furono commissionati dal conte Dino Fiorenzi.; intero bene - ristrutturazione - secolo XX - XX

    fonte: http://sirpac.cultura.marche.it/



    Musei


    Museo diocesano


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    Il Museo diocesano, allestito all'interno degli antichi appartamenti episcopali, raccoglie una serie di testimonianze che ben illustrano la storia della comunità osimana dall'epoca romana fino ai giorni nostri. Sono esposte opere di vario genere: dai manufatti marmorei di epoca medievale (come la lastra tombale di San Vitaliano dell'VIII secolo e il meraviglioso schienale di cattedra episcopale del XIII secolo) a dipinti di varie epoche, tra cui il polittico del 1418 attribuito a Pietro di Domenico da Montepulciano e una Madonna con Bambino e Santi realizzata nel 1585 da Simone De Magistris. Una sezione a parte è dedicata al cosiddetto "tesoro" della cattedrale, che raccoglie paramenti liturgici e argenti appartenuti ai vari vescovi: una menzione particolare merita il Reliquiario della Santa Croce attribuito a Gian Lorenzo Bernini, che secondo la tradizione conterrebbe una scheggia della Croce del Signore.

    Museo civico

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    Nel 1980 venne inaugurata la Civica Raccolta d'Arte che, solo venti anni dopo, nel 2000, verrà implementata e collocata definitivamente nell'ex granaio di Palazzo Campana, andando a costituire l'attuale Museo Civico. Molte opere provengono dalla civica raccolta, altre sono state recuperate da chiese in cattivo stato di conservazione, altre ancora (per lo più appartenenti alla sezione moderna) sono state donate da privati: coprono un arco temporale molto vasto, che va dal XIII secolo (come la scultura della Madonna con Bambino ed Angeli) fino al XX secolo, con le tele degli osimani Giovan Battista Gallo ed Elmo Cappannari, i disegni di Luigi Bartolini e le incisioni di Bruno Marsili (detto "Bruno da Osimo"). Tra le opere più importanti ci sono: L'Incoronazione della Vergine e Santi, polittico di Antonio e Bartolomeo Vivarini (1464), gli affreschi del XIV secolo di Andrea di Deolao de' Bruni (detto Andrea da Bologna), i dipinti di Claudio Ridolfi e un S. Francesco d'Assisi attribuito da Vittorio Sgarbi al Guercino.



    Sezione Archeologica del Museo Civico

    La raccolta, allestita all'interno di alcune sale di Palazzo Campana, conserva diversi reperti fondamentali per far luce sulle tappe cronologiche che scandiscono la storia millenaria della città. Le testimonianze più antiche sono costituite da una serie di manufatti litici ascritti al Paleolitico superiore; al periodo piceno risalgono le fibule, l'interessante morso di cavallo in bronzo (VIII secolo a.C.) e vari materiali ceramici tra cui una coppa di provenienza attica a figure rosse del 460 a.C. La sezione più interessante riguarda l'età romana, durante la quale il centro visse un periodo di grande splendore: ne sono prova la testa di vecchio, esemplare di un realismo estremo, la stele funeraria con coppia maritale (primi decenni del I secolo d.C., e la gran quantità di reperti provenienti sia dalla colonia che dall'area archeologica di Monte Torto, come lucerne, monete e ceramiche da mensa.


    fonte ove non indicato : wikipedia.org



    (ivana)
     
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