Marche ... Parte 1^

IL MONTE TITANO..SAN MARINO..URBINO..PESARO E INFINE..GIUNGIAMO A FANO ...

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  1. tomiva57
     
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    pergola


    Pergola

    Pergola è un comune italiano di 6.667 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.


    Il territorio di Pergola risulta abitato fin dalla preistoria, come testimoniano reperti dell'età neolitica, del bronzo e del ferro. Diverse, inoltre, sono le tracce lasciate da successive popolazioni: umbre, etrusche e celtiche. L'epoca romana è invece ben documentata: il ritrovamento di tombe, vasi e suppellettili varie, sia in città (stazione ferroviaria) sia in diverse località quali Grifoleto, Ferbole, Valrea, Monte Santa Croce, Monterolo, Montesecco e Cartoceto, testimoniano una romanizzazione assai diffusa (nel suo territorio fu rinvenuto, nel 1946, il famoso gruppo archeologico dei bronzi dorati da Cartoceto di Pergola).

    Pergola

    Pergola nasce come libero comune nel 1234 per creare posti di lavoro e commercio alle popolazioni dei vicini castelli e di Gubbio, la città che aveva giurisdizione sul territorio, estremo lembo del confine nord orientale dell'Umbria e che lo aveva assorbito dall'antica Luceoli. Ecclesiasticamente invece, il fiume Cesano, fin da epoca longobarda, divideva la diocesi di Nocera posta nell'estremo nord del Ducato di Spoleto, da quella di Gubbio che era nell'esarcato di Ravenna. Il Gastaldato di Nocera nella sua parte estrema comprendeva Leccia, Morello,Percozzone, Serralta, S. Onofrio, il colle di Ferbole o degli Zoccolanti, Mezzanotte e Valrea; infatti la chiesa delle Tinte sarà costruita vicina al ponte, ma in diocesi di Nocera come gli Zoccolanti e Santa Maria del Ponte, vicina alla parrocchia di San Biagio. Dentro le mura della nuova città si determinò una singolare situazione ecclesiastica, perché la parrocchia di Santa Maria della piazza dipendeva dall'abate di Sitria, quella di San Marco dall'abate di Nonantola, quella di Sant'Andrea dall'Eremo di Fonte Avellana e quella di San Biagio dal vescovo di Cagli: la giurisdizione del vescovo di Gubbio era pertanto solo nominale. Nel quadro espansionistico del comune di Gubbio (compresso dalla presenza della potente città di Perugia) si inserisce la fondazione di Pergola ai danni in particolare della città di Cagli i cui territori già si estendevano proprio lungo la fertile vallata del Cesano. L'azione eugubina trova perfetta rispondenza anche nell'ottenuta concessione imperiale degli importanti castelli di Cantiano e Colmatrano la cui ubicazione (lungo la stretta vallata del Burano) a sbarramento della via Flaminia, era strategica per assicurare a Gubbio i necessari collegamenti. In pochi decenni il centro urbano si accresce di laboratori artigianali e diviene un importante luogo commerciale, a lungo conteso dalle signoria degli Sforza, Malatesta, da Montefeltro e Della Rovere. Con la conquista dei territori di Gubbio da parte dei Montefeltro, Pergola registra un fortunato periodo di espansione che, dopo la parentesi di Cesare Borgia, prosegue con i Della Rovere, dai quali Pergola ottiene statuti che le assicurano una più ampia libertà e un nuovo sviluppo sociale ed economico.

    Nel 1631, con il passaggio allo Stato Pontificio, il centro conosce un lungo periodo di decremento demografico e di difficoltà economiche, compensate solo in parte dal ciclico rifiorire dell'industria tessile e conciaria. È nei secoli XVII e XVIII che Pergola raggiunge la sua massima espansione economica tanto che papa Benedetto XIV con la Bolla "Romanum decet Pontificem" del 18 marzo 1752, la eleva al grado di Città e le concede la nomina di un laureato ecclesiastico a Vicario generale vescovile. A conferma dell'importanza raggiunta, nel 1796 viene istituita la Zecca, che batterà moneta fino al 1799. Nel 1797 Pergola viene occupata dalle truppe francesi e diviene parte del Regno Italico. In questo periodo è spogliata di preziose opere d'arte custodite nelle chiese, nei monasteri, nei palazzi pubblici e privati. L'Ottocento si apre con la restaurazione pontificia, un breve rifiorire dell'economia ma anche nuovi fermenti politici e civili. Nel 1819 il papa Pio VII elevò Pergola a diocesi autonoma, unita solo nella persona del vescovo a Cagli, con episcopio, uffici di cancelleria e seminario propri. Il vescovo doveva risiedere sei mesi a Pergola, sei mesi a Cagli.

    Il 14 marzo del 1831, durante le sollevazioni dei comitati rivoluzionari di Bologna e delle Romagne, fu il primo delle Marche e uno dei primissimi comuni italiani a innalzare nel palazzo municipale il tricolore

    L'8 settembre 1860 Pergola è la prima città delle Marche ad insorgere contro il Regno Pontificio, favorendo l'annessione della regione al Regno d'Italia e guadagnandosi la Medaglia d'Oro per "benemerenze acquisite durante il periodo del Risorgimento Nazionale". La raggiunta unità si accompagna però a nuove difficoltà sociali ed economiche, fugate dall'apertura della ferrovia Fabriano-Pergola-Urbino (distrutta nell'ultimo tratto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale), la scoperta delle miniere di zolfo di Percozzone e Cabernardi (1877-1886), la realizzazione della raffineria del minerale a Bellisio Solfare, che sosterranno l'economia pergolese fino alla metà del Novecento. Oggi Pergola è famosa soprattutto per la produzione vitivinicola e per ospitare i Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, un gruppo statuario di origine romana, unico al mondo, probabilmente risalente al 50 a.C.


    Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola


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    I bronzi dorati da Cartoceto di Pergola

    Inaugurata nel 1999, la struttura è ospitata nel quattrocentesco ex convento di San Giacomo. Attrattiva principale è sicuramente il gruppo statuario di origine romana dei Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, più volte salito alla cronaca, anche nazionale, per la contesa fra la cittadina pesarese e il Museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona.

    Oggi il gruppo, di origine romana, probabilmente risalente al 50 a.C., fa bella mostra di sé nella sala realizzata con soluzioni tecnologiche all'avanguardia, dove una "tenda d'aria" garantisce il microclima ideale per la conservazione di queste statue uniche al mondo.

    La struttura museale ospita inoltre una pinacoteca con quadri e opere lignee, una sezione numismatica, una sezione romana ed una sezione di arte contemporanea con opere grafiche del maestro e concittadino Walter Valentini.



    Cappella del Palazzolo

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    Situato lungo viale Dante, all'imbocco della città venendo da Fabriano, il piccolo edificio sacro custodisce una serie di affreschi riconosciuti dalla critica come "uno dei momenti più alti della pittura a fresco del Quattrocento marchigiano" tanto che fino alla fine dell'Ottocento si riteneva che l'opera fosse di Raffaello. La parete di fondo è dominata dall’"Ascensione di Cristo tra i Santi Secondo e Sebastiano", opera di Lorenzo D’Alessandro, dove la figura di Cristo si eleva in un’affollata scena tra la Madonna, gli apostoli e due giovani santi: Secondo (patrono della città di cui tiene in mano il modello) e Sebastiano. Sulle vele, purtroppo in parte rovinate, è possibile leggere solo due dei quattro evangelisti. Il dipinto, in basso a destra, è datato 148., con l’ultima cifra quasi scomparsa che potrebbe essere un 3 o un 9. Sulla parete destra sono visibili altri affreschi con l’"Annunciazione, la Trinità e la Madonna con il bambino in trono", sicuramente di un altro pittore, in passato attribuiti a Bernardino di Mariotto, considerato l’erede di Lorenzo, oggi più cautamente al "Maestro del Palazzolo".


    Chiesa di Santa Maria delle tinte

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    Realizzata in mattoni con cupola ottagonale, si trova nell'antico quartiere dove operavano i tintori e i lanaioli della città. Fu proprio la loro corporazione, nel 1700, a commissionare la realizzazione. L'interno è ricco di fregi e statue in stucco bianco. Custodisce tele del pittore senigalliese Giovanni Anastasi, di Giovanni Francesco Ferri e altre opere di Scuola Veneta e Baroccesca.


    Chiesa di Sant'Andrea

    Fortemente danneggiata dal terremoto del 1997, la chiesa è stata riaperta alla fine del 2008 dopo i lavori di consolidamento. Appartenuto in origine ai monaci di Fonte Avellana, l'edificio si trova lungo Corso Matteotti ed è fiancheggiato dalla torre civica, un'alta torre che si rifà alla precedente di epoca medievale. L'interno, ad una facciata, è caratterizzato dagli altari barocchi dorati. Fra i dipinti di rilievo Sant'Andrea, la Madonna col Bambino e Santo Vescovo opera di Palma il Giovane e lo Sposalizio di Santa Caterina di Claudio Ridolfi.



    Chiesa di San Francesco

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    Situata nell'omonima via, fu eretta in stile gotico nel XIII secolo, dalla facciata asimmetrica in conci, sopraelevata in epoca successiva, possiede ancora un notevole portale trecentesco. L'interno ad un'unica navata, sovrastato da una cupola, ha un aspetto cinquecentesco. Notevole il patrimonio artistico conservato. Nel primo altare sinistro si trova il dipinto, "Riposo dalla fuga in Egitto", firmato da Giovanni Antonio Scaramuccia. L'ultimo altare di destra l'"Annunciazione" della bolognese Lavinia Fontana, sull'altare di fronte la "Madonna in gloria e Santi" di Antonio Viviani (fra i più apprezzati allievi di Federico Barocci). Nella parte sinistra del presbiterio si trova un Crocifisso del 1300 attribuito al pittore Mello da Gubbio. Custodisce inoltre importanti statue lignee fra cui l'icona del "Cristo Morto", particolarmente venerata dai pergolesi, il "San Nicola da Tolentino" del 1685, Del 1692 la statua dell'"Immacolata", scolpita da Giacomo Piazzetta e decorata dal pittore pergolese Giovan Francesco Ferri. Fra gli ultimi quadri restaurati da citare, infine, la settecentesca tela raffigurante l'evangelista San Marco, opera del viterbese Domenico Corvi. Da questa chiesa proviene l'Immacolata Concezione di Carlo Crivelli (National Gallery, Londra).


    Chiesa di San Giacomo

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    Risalente al XII secolo, sulla strada verso Sassoferrato, fu rimaneggiata nel XIV ed infine nel XVIII venne trasformata al suo interno; della prima costruzione restano il portale e una finestra murata nella facciata, un altro portale, finestre e due monofore, tutti murati, sul fianco destro. L'interno è costituito da un'unica navata, di forme barocche. Notevoli sono il Crocifisso medievale e il fastoso altare maggiore in legno dorato adorno di un polittico le cui lunette appartengono ad un altro polittico di arte marchigiana del 1400; in una nicchia sulla sinistra si trova parte di un affresco raffigurante la Crocifissione forse di Lorenzo D'Alessandro da San Severino. Nell'annesso convento delle agostiniane ha sede il museo dei bronzi dorati e della città di Pergola.



    Chiesa di Santa Maria di Piazza


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    La chiesa sorge in prossimità del Municipio ed è la più antica di Pergola. La tradizione vuole la chiesa anteriore alla nascita della stessa città a cui, si suppone, diede anche il nome (in origine il tempio era chiamato Santa Maria della pergola). Si narra che fu fondata da San Romualdo nel primo decennio del secolo XI e dipendeva dall'Abbazia di Sitria che era poco lontana dal Catria e da Isola Fossara. Nel tempo l'edificio ha subito molteplici modifiche tanto che della primitiva struttura romanico-gotica ne sono rimaste poche tracce. Nel corso dei restauri per i danni causati dal terremoto del 1997 sono emersi alcuni frammenti di pitture dietro l'altare maggiore. Sgomberata la parete dall'altare, è emerso un affresco di grandi dimensioni. La pittura, presentata nel 2004 in occasione della mostra "Tardogotico e Rinascimento a Pergola", fu allora ascritta a Giovanni Antonio da Pesaro operante nella Bottega dei Bellinzoni di Parma. Dopo i lavori di restauro del marzo 2007, il restauratore Andrea Fedeli propende per una diversa attribuzione. La parte sinistra del dipinto sarebbe di Scuola Giottesca, risalente alla fine del Trecento; la sezione destra, posteriore di alcuni decenni, di Scuola Veneta, pur mantenendo tutti gli stilemi della cultura trecentesca. È molto probabile che i lavori furono iniziati da un primo pittore a cui è subentrato un secondo artista dando all'opera la visione attuale, inserendo le decorazioni e completando la parte destra. Nel progetto iniziale vi dovevano essere l'Albero della vita e la Crocifissione. Sul lato sinistro del dipinto sono raffigurate le pie donne, la Maddalena, la Madonna e l'apostolo San Giovanni, al centro il Cristo crocifisso fra i due ladroni, a destra San Giovanni Battista e Sant'Atanasio. Il dipinto è avvolto da una decorazione di medaglioni, attorniati da fronde arboree, contenenti le sibille ed i profeti. La decorazione ha forma di arco delimitando, probabilmente, la parete dove in origine doveva arrivare la chiesa. Il segmento centrale è andato quasi completamente perduto quando, con il cambiamento della liturgia, l'affresco è stato in parte distrutto per far posto alla nicchia dell'altare. Di questa sezione ne è rimasto il volto del Cristo, ritrovato alcuni anni fa e, dopo i lavori di restauro, riposizionato al centro dell'affresco.

    Duomo

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    Intitolata a Sant'Andrea apostolo è la con-cattedrale della diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. Costruita nel 1819 e completata nel 1841, ha un campanile in stile romanico sino alla cella campanaria. L'interno è a tre navate suddivise da pilastri con un profondo presbiterio e la presenza di diversi altari lignei dorati.

    - See more at: http://www.movingitalia.it/pergola/turismo...h.dc48HDsS.dpuf


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    Chiesa dei Re Magi


    È posta di fronte al duomo della città. Risale al 1600 ed è quello che rimane di un'altra chiesa anticamente molto più grande. È un piccolo gioiello artistico. Sull'altare in marmo spicca la tela dell'"Adorazione dei magi", opera del pisano Aurelio Lomi, mentre lo stupendo apparato decorativo, in stile barocco, è stato realizzato da Tommaso Amantini, originario di Urbania. Fra i pezzi pregiati una Vesperbild (pietà) del primo decennio del Quattrocento, in gesso duro interamente policromato, che sembra legarsi ai modelli praghesi e viennesi. Come molte altre opere è oggi custodito nel museo cittadino.


    Chiesa di San Marco

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    Di stile romanico, era un Priorato dell'Abbazia di Nonantola; fu costruita con il primo nucleo storico della città per poi essere completamente rifatta nel 1776. L'altare maggiore custodisce la tela "Madonna del Carmelo e Santi" di Giovanni Francesco Guerrieri.


    Chiesa di San Rocco


    Posta esattamente di fronte alla Chiesa di San Marco è da tempo sconsacrata ed adibita a magazzino comunale. Fu costruita nel 1528 in seguito ad un voto sciolto per la scampata peste. È sormontata da uno stupendo soffitto ligneo a cassettoni, opera di artigiani locali. Custodiva una statua in legno policromo di San Rocco (datata 1528) proveniente dalla bottega del Maestro di Magione, oggi esposta al Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola.


    Episcopio

    L'edificio si trova proprio accanto al Duomo, in via Don Minzoni, ed è di rilevante interesse perché custodisce le opere d'arte provenienti dalle chiese soppresse.



    Porta del Morto

    La struttura urbanistica medievale di Pergola, oltre ai numerosi luoghi di culto ed a torri o resti di torri, conserva numerosi esempi di "Porta del Morto"; la cosiddetta Porta del Morto è una stretta apertura ad arco acuto, ricavata a fianco dell'ingresso principale dell'abitazione; si presenta con la soglia sopraelevata dal livello stradale di circa 80-90 centimetri. Durante l'epoca medioevale la Porta del Morto restava murata ed era aperta e riaperta solo per far passare la salma del familiare. Era diffusa nel Centro Italia ed attualmente se ne trovano testimonianze, oltre che a Pergola, a Gubbio, Fabriano, Cortona, Assisi e Città di Castello.

    La rocca

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    Imponente manufatto di particolare interesse, che ha visto l'intervento del celebre architetto senese Francesco di Giorgio Martini.


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    Municipio

    Sempre nel corso, si erge il grandioso edificio del XVIII secolo, aperto da un alto porticato. Entrando, sul primo ballatoio dello scalone, in una nicchia era murata la statua di San Secondo (oggi conservata al Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola) di scuola Umbra del 1400. Nella sala consiliare si trovano una pala d'altare robbiana risalente al 1500, una Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Ubaldo, tela di maniera del Barocci, oltre a numerosi quadri che ritraggono personalità locali. Da segnalare inoltre una tela dipinta dal pittore bolognese Giulio Cesare Procaccini raffigurante Bestabea al bagno.

    Teatro

    L'edificio si trova in via Angel dal Fuoco, soprannome di Angelo da Pergola, condottiero del 1400, cui è anche intitolato il teatro, del 1696, dopo un lungo lavoro di restauro, è stato riaperto al pubblico nel 2002 con uno spettacolo di Valeria Moriconi.


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    Il teatro è contenuto all’interno del vecchio fabbricato che nel secolo XVII ospitava i magazzini del Monte di Pietà, detti anche dell’Abbondanza.
    Lo fece erigere l’Accademia degli Immaturi, ritendo ormai insufficiente lo spazio del salone del Palazzo Comunale dove già dalla metà del ‘500 venivano allestite recite di commedie.
    Tale teatro, inaugurato nel 1696, fu originariamente denominato ‘Teatro della Luna’ e nel 1723 vide rinnovata la propria dotazione scenica ad opera di Francesco e Ferdinando Bibiena.
    Quando nel 1752 Papa Benedetto XIV elevò Pergola al grado di "città", si giudicò opportuno ricostruire il teatro: ciò che avvenne fra il 1754 e il 1758 ad opera dell’architetto bolognese Raimondo Compagnini che si avvalse di Giuseppe Torreggiani e del pergolese Giovan Francesco Ferri per il nuovo corredo scenico.

    La sala ebbe certamente a subire in seguito più di una modifica, ma nel complesso presenta ancora l’originaria fisionomia datale dal Compagnini: pianta ad U circondata da tre ordini di palchi (44 in totale) e sovrastante loggione a balconata aperta con soffitto impostato sulle murature perimetrali.
    I parapetti sono a fascia continua, interrotti da paraste solo ai lati del proscenio che presenta un architrave piano, sorretto ai lati da quattro mensoloni.
    L’intera struttura è a mattoni, comprese le pareti divisorie dei palchi, e alquanto modesti sono gli elementi decorativi, palese frutto di un rinnovamento effettuato forse all'inizio del nostro secolo.

    Manomesso dagli sfollati nel corso del secondo conflitto mondiale e spogliato di tutti i suoi arredi e scenari, compreso il sipario (raffigurante una veduta di Pergola), dipinto dal pergolese Beniamino Barbanti nel 1860 quando il teatro fu dedicato al capitano di ventura Angelo Dal Foco o Angelo da Pergola, lo stesso è stato lasciato per più decenni in stato di completo abbandono e solo dopo un crollo parziale del tetto registrato nel 1981 è iniziata la progressiva opera di recupero. Il Teatro è stato riaperto nel dicembre 2002 ed è oggi tornato alla sua attività.
    fonte:provincia.pu.it




    fonte: wikipedia.org.
    - agriturismiurbino.com.
    - .le-marche.com.
    - comuniverso.it/
    - lavalledelmetauro.org
    - valcesano.com




     
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