IVANO FOSSATI

Biografia.Discografia. news..Foto...Ecc...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  2. tomiva57
     
    .

    User deleted








     
    Top
    .
  3. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  4. tomiva57
     
    .

    User deleted


    La «Decadancing» di Ivano Fossati, il fotografo di Genova
    di Massimiliano Lussana

    (...) fra decadenza, parola soavemente tragica, e dancing, termine che evoca i balli estivi sul lungomare anni Sessanta. Insomma, qualcosa dove non ci sono il bianco o il nero manichei, ma tutte le straordinarie sfumature possibili di colori.
    In questo quadro, è arrivato ieri in radio e «nei negozi digitali» (sic, anno dopo anno, ci hanno scippato anche del piacere dei negozietti di musica con il vinile e le cassette) il primo singolo, che si intitola La decadenza e che è stato registrato fra Francia ed Inghilterra, come tutto l’album, che esce a tre anni di distanza da Musica Moderna.
    Il calore, quasi totalizzante, della voce di Fossati è straordinario. Quello di sempre. L’impronta musicale, però, è quasi a sorpresa, praticamente un ritorno al Fossati delle origini, quello che giocava con gli amici nei lunghi pomeriggi di piazza Galileo Ferraris a Marassi e che, una volta cresciuto, andava alla domenica pomeriggio con Emanuele Luzzati, Tonino Conte e gli amici del teatro della Tosse a suonare per «i matti» del «manicomio» di Quarto. Scoprendo che il concetto di «normalità» era niente più che un’ipotesi.
    Quindi, La decadenza. Che è un rhythm & blues di carta vetrata dedicato alla fuga dei giovani verso altri Paesi, in cerca di opportunità migliori rispetto a quelle che offre l’Italia. E, come si capisce già dal titolo, Ivano gioca fra la durezza del tema e l’ironia sottile che accompagna testi e musica, invitando a guardare all’Europa come una possibile soluzione per il futuro.
    Un concetto teorizzato con parole che vanno molto al di là della politica e dei facili luoghi comuni: «In questo clima da tardo impero - spiega Ivano - se la lingua che parliamo è in decadenza, se politica e morale sono già decadute, il lavoro manca e la cultura - la musica in particolare - ricopia se stessa fino allo sfinimento, i ragazzi guardano oltre le frontiere con speranza, e io non farei niente per trattenerli».
    Ecco, a mio parere si può discutere di quest’ultima parte. Se, davvero, sia il caso di non lottare per trattenere i propri ragazzi, anziché combattere con le unghie e con i denti per offrire loro le condizioni per rimanere.
    Ma, comunque la si pensi, Fossati, per l’ennesima volta, fotografa l’Italia. E, in particolare, fotografa Genova, che è quasi l’immagine elevata a potenza dei problemi dei giovani costretti ad emigrare per poter realizzarsi.
    Fra l’altro, Ivano è uno che ha le carte in regola per farlo perché, in passato, ha dimostrato una notevole generosità nel mettere la sua voce torrida al servizio dei colleghi. E non mi riferisco solo all’ultima partecipazione al disco di Anna Oxa, in grado di nobilitare l’intero album, o agli scambi di voci e testi con Adriano Celentano, con De Andrè e De Gregori di cui dicevamo prima o con Teresa De Sio, che è la voce della Volpe in una delle più belle canzoni fossatiane, ma anche all’ingresso improvviso in canzoni di artisti meno conosciuti: dai Quintorigo ai Solis Sing Quartet, passando per Pacifico con cui ha duettato in A poche ore. La canzone procede lenta, diesel, finché entra Ivano, che scardina ogni convenzione musicale e linguistica.
    E così, fra sapori di erbe provenzali, dove ha una casa; aria del porto di Marsiglia, forse ancor più mediterraneo di quanto lo siano le vie di Sottoripa e di Caricamento; e profumi della casa di Leivi, dove il Tigullio più rude domina sul mare, circondato dal verde selvaggio, quasi in un riassunto della Liguria in un paese, Fossati continua a scattare le sue fotografie di parole.
    E, anche stavolta, lo scatto è a fuoco.

    da:ilgiornale.it
     
    Top
    .
  5. tomiva57
     
    .

    User deleted




    
    Ivano Fossati conclude la propria carriera con "Decadancing"


    L’autunno sarà una stagione di importanti ritorni e di grandi addii nel mondo della musica.
    Ivano Fossati ha infatti dichiarato alla stampa che il suo nuovo album, “Decadancing”, sarà l’ultimo tassello della sua carriera. La decisione del cantante non è stata per nulla impulsiva. Negli ultimi tre anni aveva infatti attentamente meditato sul proprio futuro, ben sapendo da tempo che al compimento dei suoi sessant’anni la sua vita avrebbe preso una direzione diversa.

    Ecco le sue parole: "Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto fino ad ora. Ho pensato che la mia vita di artista sarebbe stata, d'ora in poi, quella di rappresentare me stesso".

    Trascinare stancamente la propria carriera sarebbe stato dunque inutile. Quella di Fossati ci appare come una decisione saggia e ponderata, anche in vista del suo desiderio di dedicarsi a nuovi progetti, che esulano dalla musica.

    Accanto al suo ultimo album, in tutti i negozi dal 4 ottobre, sarà disponibile in libreria “Tutto questo futuro”, opera in cui il cantautore racconta se stesso compiendo un lungo e dettagliato viaggio attraverso i ricordi, in un excursus che tocca sia la sua vita personale che la carriera, in quella che a Fossati è sembrata la maniera migliore di dire addio alle scene.

    Marta Albè

    da.wellme.it
     
    Top
    .
  6. tomiva57
     
    .

    User deleted


    DOLCE ACQUA


    jpg


    1. Preludio (Paura) (3:39)
    2. Movimento I (Egoismo) (4:31)
    3. Movimento II (Dubbio) (3:26)
    4. To Satchmo, Bird and Other Unforgettable Friends (Dolore) (5:38)
    5. Sequenza I e II (Ipocrisia - Verita ) (3:36)
    6. Johnnie Sayre (Il perdono) (4:48)
    7. Favola o storia del Lago di Kriss (Liberta) (4:22)
    8. Dolce acqua (Speranza) (5:49)
    9. Jesahel (4:05)






    Delirium: Dolce acqua (1971)

    Centocinquantamila lire (sue giù 80 euro). Questo fu il costo che, alla fine degli anni '60, il giovane Ivano Fossati dovette sostenere per dotarsi di una chitarra elettrica e di un amplificatore semiprofessionali comprati da "Ramella" in Via San Luca a Genova.

    Fu probabilmente con quella attrezzatura che si presentò al "Christie's" e si unì alla band dei "Sagittari" dopo una breve esperienza con i Garybaldi.

    I "Sagittari" erano un gruppo anomalo: con il loro nome originale giravano le balere di tutta Italia e con quello di "Delirium" portavano avanti un discorso rock che si concretizzò commercialmente nel 1971 con un contratto per la Fonit-Cetra ed un 45 giri di successo ("Canto di Osanna", scritto dallo stesso Fossati).

    Da lì a poco arrivò anche il primo album "Dolce Acqua".

    Come per tutti i lavori dell'epoca, anche quello dei Delirium era cervellotico e complesso: "tutto ciò che poteva essere semplice veniva complicato sulla falsariga dei King Crimson" (cit. Fossati).
    Vero. verissimo.

    In ogni caso il quintetto genovese, formato in maggioranza da grandi appassionati di Jazz, riuscì magicamente a tradurre la propria ingenuità giovanile in un lavoro straordinariamente organico e comunicativo sospeso tra rock, jazz e diversi espedienti sonori.

    "Dolce Acqua" si presentò di fatto come la risultante musicale di un gruppo solidissimo e coeso: ogni carenza strumentale veniva perfettamente bilanciata dall'entusiasmo collettivo. Ogni singola intuizione, pare venisse discussa e sviluppata collegialmente col risultato di vedere premiate tutte le singole personalità artistiche presenti.

    Qualunque trucco utilizzato (dal "Leslie" autocostruito con le scatole delle lavatrici agli anellini di metallo montati sulle corde della chitarra in modo da ottenere il suono del Sitar) veniva esaminato in comune e inserito nelle composizioni nella migliore maniera possibile.
    Risultato? Un album eccellente per sonorità, conflittualità ed in parte per innovazione.

    Su quest'ultimo punto occore però precisare che, anche lo stesso Fossati nel suo libro "Di acqua e di respiro" (Arcana Editrice, 2005) ammise una qualche somiglianza con "John Barleycorne" dei Traffic, ma poco importò allora perché un sound del genere, nell'Italia del 1971, non si era mai sentito.

    L'incisione del disco è pressocchè perfetta: gli strumenti sono tutti chiari e bilanciati, ottima la dinamica e tutte le frequenze sono proporzionate ben distinte.

    La trama musicale non esclude alcun aspetto della band: dall'onnipresente flauto di Fossati (con una voce impostata ma ancora pastosamente di gola) alla vulcanica batteria di Peppino Di Santo. In più, emergono gli ampi ed importanti interventi della chitarra di Mimmo Di Martino.
    Fluido ma più discreto il basso di Marcello Reale e ancora lontane la tastiere di Ettore Vigo, quasi a voler sottolineare l'aristocrazia dell'intero sound.

    All'ascolto l'album appare talmente omogeneo da non porre in particolare evidenza alcuno dei brani in scaletta. Per 45 giri promozionale, chissà perchè, vennero scelti la soave ballata "Dolce Acqua" e l'orecchiabile "Favola o storia del lago di Kriss" in cui si narra di un lago che voleva rompere i suoi argini per conoscere il mondo circostante.


    delirium_05

    Un anno dopo "Dolce Acqua, è la volta del "boom" planetario di "Jesahel" (1972) successo che , stranamente, mina alle fondamenta la coesione della band anzichè rinforzarla.

    Per ironia della sorte quel trionfo (due milioni di copie vendute) spinse Fossati ad abbandonare il gruppo (diventato sempre più desideroso di ripetere quel successo a scapito della qualità) lasciando il gruppo a maturare un nuovo sound che non avrebbe mancato di riservare bellissime sorprese.

    DA:BLOGSPORT.COM




    Preludio

    Case bianche baciate da un sole che luce non ha
    Strano sole
    Treni cosmici partono e non ritornano più
    Da quel sole
    La paura che ormai corre dentro di me che so.
    Resterà di noi solo un grande falò.
    Ombre calde che bruciano l'aria al di sopra di noi
    Da quel sole
    Mani fredde si aprono dalle rovine di noi
    A quel sole
    La paura che ormai corre dentro di me che so.
    Resterà di noi solo un grande falò.
    Il silenzio e la luce ora stanno tornando lassù
    Strano sole
    Anche se siamo polvere al vento ora scaldi anche me
    Strano sole
    Primavera se mai passerai per di qua, lo sai
    Porterai con te anche un poco di me.



    Sequenza e ipocrisia





    Jonnie Sayre


    (Perdono)
    Padre tu non sai l'angoscia del momento
    in cui la ruota di quel treno fu su di me
    e ti chiedo perdono.

    Mentre mi portavano giù per la collina
    vidi ancora la scuola che saltavo
    per salire a giocare sui treni
    e pregai di vivere tanto da provare il conforto
    di chiedere perdono a te
    che ancora non sapevi.

    Dopo venne la tua voce
    le tue lacrime grandi
    mi bagnarono il viso
    e mai io l'avrei fatto più.

    Treno…

    Padre tu non sai l'angoscia del momento
    in cui la ruota di quel treno fu su di me
    ma ti chiedo perdono.





    Canto di Osanna


    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem.

    Dormi Regina, notte farà
    Gerusalemme non morirà.

    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem.

    Povero amico, sai che verrà
    chi in Galilea ti porterà.

    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem.

    Canta il suo nome finché potrai,
    Gerusalemme ritroverai.

    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem.

    Dormi Regina, notte farà
    Gerusalemme non morirà.

    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem.

    Osanna
    Osanna
    Osanna
    Jerusalem…







    Dolce acqua


    Verde prato
    dentro me
    la tempesta passata non è
    ma vedo
    dolce acqua.






    Favola o storia del lago di Kriss




    (Libertà)
    Notte chiara di luna piena
    notte chiara sul lago di Kriss
    notte chiara di primavera
    passa un'ombra sull'acqua di Kriss.
    Forse il vento caldo di primavera
    fa da guida all'ombra che va
    la luna accende fuochi d'argento
    sull'acqua calda del lago di Kriss.
    "O tu che puoi camminare sull'acqua rimani un poco a parlare con me"
    l'ombra si ferma ed ascolta la voce
    parla allora gran lago di Kriss.
    "Da mille anni sto fra queste rive
    non vedo che gli alberi intorno a me
    il mondo e il prato
    l'alba e l'imbrunire.
    E la mia preghiera l'affido a te
    fa che io possa vedere il mondo degli uomini
    e le donne e il mare più profondo
    le terre più lontane che potrò scoprire
    la luce più abbagliante che potrò vedere
    sto da mille anni fra queste rive
    e la mia preghiera l'affido a te."
    Luna chiara nel cielo scuro
    è calda la notte sul lago di Kriss.
    Risponde l'ombra con la voce del vento
    "Vecchio lago tu non sai che cosa vuoi!
    da mille anni stai fra queste rive
    il mondo non è ciò che credi tu.
    Inghiottirebbe il mare più profondo
    le terre più lontane bruciano
    la luce più abbagliante vedi tu ogni giorno
    è pace ciò che senti intorno a te."
    Notte cupa di cielo scuro
    cala la luna su lago di Kriss
    l'ombra è svanita
    dissolta nel buio
    torna il silenzio sull'acqua di Kriss.



    klicca sul titolo per visualizzare i video

    Edited by tomiva57 - 2/2/2012, 15:16
     
    Top
    .
  7. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Il grande mare che avremmo traversato
    Da Wikipedia



    AudioPreview-Cover-JPEG256x256



    Il grande mare che avremmo traversato è un album musicale di Ivano Fossati uscito nel 1973.


    Il disco

    L'album segna l'esordio come solista di Ivano Fossati (anche se, in realtà, c'è già stata qualche mese prima l'incisione della canzone Beati i ricchi, inserita nella colonna sonora del film omonimo). Dopo aver lasciato i Delirium, Fossati continua le sue sperimentazioni in questo disco ricco di atmosfere che spaziano tra musica di ispirazione brasiliana ed elementi jazzistici. Il disco ha una struttura unitaria, come era tipico per gli album di quell'epoca, sia musicalmente che riguardo ai testi che esprimono un certo pessimismo istintivo.

    Tra i musicisti presenti è da segnalare la presenza del noto contrabbassista jazz Marco Ratti; la musica della canzone La realtà e il resto è opera del chitarrista dei Gens, Mauro Culotta.


    Tracce


    Testi e musiche di Ivano Fossati tranne dove diversamente indicato.

    Il grande mare che avremmo traversato (parte prima) – 1:32
    Jangada – 5:05
    All'ultimo amico – 4:35
    Canto nuovo – 2:17
    Il pozzo e il pendolo – 2:48
    Vento caldo – 4:38
    Da Recife a Fortaleza – 3:52
    La realtà e il resto – 4:15 (Fossati – Culotta)
    Riflessioni in un giorno di luce nera – 3:20
    Il grande mare che avremmo traversato (parte seconda e finale) – 3:20
















    Il grande mare che avremmo attraversato (I parte)


    Guardo laggiù
    il mare
    oltre la città
    il mare
    e rimango
    a pensare
    cosa c'è più in là
    del mare.

    E rivedo la mia vita
    sono un uomo di città
    ma non chiudo la partita
    perche non mi va.

    Partire
    qui davanti a me
    c'è il mare
    ce la potrei fare.










    Jangada









    All'ultimo amico



    Con il mare proprio sotto casa mia
    il mio destino in fondo quale vuoi che sia
    ho scelto la mia vita libera
    può darsi che non torni più
    del mio ricordo fanne un po' quel che vuoi tu
    ho scelto la mia vita libera
    può darsi che non torni più
    del mio ricordo fanne un po' quel che vuoi tu.

    E tutto il tempo in cui non ho vissuto
    gli anni passati a guardare che tornava e chi no
    quelli non li ricordare
    quelli non ci sono più
    apri un po' gli occhi resti solamente tu
    quelli non li ricordare
    quelli non ci sono più
    apri un po' gli occhi resti solamente tu.

    Quando il volo dei gabbiani mi accompagnerà
    il vento la mia vela sempre più grande renderà
    quando sarò già lontano
    e non potrai vedermi più
    apri gli occhi allora sarai solo tu
    quando sarò già lontano
    e non potrai vedermi più
    apri gli occhi allora sarai solo tu.

    Il giorno che la voce del vento si farà lontana
    forse sui capelli avrò tutto il bianco del sole ormai
    se avrò voglia di tornare
    certamente lo farò
    spero tanto che non ti ritroverò
    se avrò voglia di tornare
    certamente lo farò
    spero tanto che non ti ritroverò.









    Canto nuovo


    Generosa la pioggia generosa sia
    che la notte dei pensieri porta via
    infinito il rimpianto quando avremo capito
    che non tutto sarebbe finito.

    Tormentoso il cammino sotto un cielo nero
    ma che l'uomo diventi uomo vero
    siano dolci le parole se non capiremo
    a cantare il dolore torneremo.

    Non si muore d'amore ma si muore di fame
    penseremo a chi vive come un cane
    per un giorno di ricchezza non ci venderemo
    ci sarà tanto asfalto di meno.

    Nel momento in cui le braccia si vorranno fermare
    non avremo noi stessi da odiare
    generosa la pioggia generosa sia
    che la notte dei pensieri porta via.














    Il pozzo e il pendolo










    Vento caldo












    Da Recife a Fortaleza









    La realtà e il resto




    Tu
    non ti accorgi mai
    che mi stai parlando
    dall'eternità
    dei tuoi stupidi problemi
    i tuoi interrogativi
    di grande attualità.

    Tu
    con la tua dolcezza
    con il tuo volermi
    sempre qui
    non sai vedere mai
    quando volerei
    quando scoppierei.

    Io
    ma chi sono io
    o per meglio dire
    chi sarei
    forse un altro dei nessuno
    che in fondo vive bene
    e che non cambierà.

    Ma
    se mi libero un po'
    se mi lascio andare
    sento che

    potrebbe anche cambiare
    ma a pensarci bene.








    Riflessioni in un giorno di luce nera


    Mattino senza sole sono qui a pensare
    la mia più grande colpa è stata non capire
    al mondo vivi bene solo senza cuore.

    L'amore non è cosa che si può inventare
    l'amore non è cosa che si può inventare.

    Mattino senza sole di un grigio malato
    la vera fregatura è quella d'esser nato
    poi d'esser cresciuto in mezzo a quella gente.

    Che pure volendo non sa darti niente
    che pure volendo non sa darti niente.

    Ancora a pensare fuori s'alza il vento
    se avessi un vero amico ne sarei contento
    c'è gente che ha qualcuno sempre accanto.

    Ma spesso poi l'inganna ogni momento
    ma spesso poi l'inganna ogni momento.

    Giorno di luce di luce nera
    ha termine il mio viaggio tra la gente non sincera
    la gente che mi apprezza se parlo di denaro.

    Che persino sperare mi costa caro
    che persino sperare mi costa caro.

    Però mi sento intorno un'aria di pace
    mentre mi richiudo nel mio mondo che tace
    da sempre c'è chi lotta e chi non se la sente.

    Vedo tornare il sole ma non cambia niente
    vedo tornare il sole ma non cambia niente
    vedo tornare il sole ma non cambia niente
    vedo tornare il sole ma non cambia niente…







    Il grande mare che avremmo attraversato ( II parte)




    (Parte seconda e finale)
    Guardo laggiù
    il mare
    oltre la città
    il mare
    e rimango
    a pensare
    cosa c'è più in là
    del mare.

    Ora vedo al mia vita
    sono un uomo di città
    che ha perduto la partita
    che non ce la fa.

    Ma dentro me
    c'è una barca che non parte
    ma dentro me
    c'è un uomo che non sa
    che bisogno c'è di partire per poi
    non pensare che a tornare
    che bisogno c'è di partire per poi
    non pensare che a tornare.

    Partire
    qui davanti me
    c'è il mare
    ce la potrei fare.




    klicca sul titolo per visualizzare i video

    Edited by tomiva57 - 2/2/2012, 15:30
     
    Top
    .
  8. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Poco prima dell'aurora
    Da Wikipedia



    fossati2


    Poco prima dell'aurora è un album musicale di Ivano Fossati e Oscar Prudente uscito nel 1973.


    Il disco

    Il disco nacque dalla collaborazione tra Ivano Fossati e Oscar Prudente, e fu anticipato dal 45 giri E' l'aurora/L'Africa, pubblicato alla fine dell'anno precedente; poiché i due artisti appartenevano a due diverse case discografiche ( Fonit Cetra e Numero Uno) queste emissioni furono pubblicate con il marchio di entrambe le etichette, restando un caso anomalo ed unico nella storia della discografia italiana.
    Anche qui, come nell'album precedente di Fossati, è presente un filo conduttore esplicitato dai sottotitoli dei brani della seconda parte dell'album (il lato 2 del LP).
    Il brano del disco che ottenne più successo fu È l'aurora, mentre Apri le braccia era già stata interpretata l'anno prima da Adriano Pappalardo nell'album omonimo con il titolo Libera amore (successivamente, con un altro testo scritto da Cristiano Minellono ed il titolo cambiato in Mama Dodori, sarà cantata anche da Dori Ghezzi.
    L'unica canzone cantata dal solo Prudente è L'Africa.
    Dall'album viene tratto un 45 giri, contenente i brani Tema del lupo/Apri le braccia.
    In questo disco Fossati per la prima volta non si limita alla composizione delle musica, ma si occupa anche della gestione degli arrangiamenti insieme a Prudente; i musicisti sono quelli che avevano già suonato nei dischi precedenti di Prudente e molti, come Gianni Dall'Aglio (ex batterista dei Ribelli) e Claudio Pascoli, erano i turnisti abituali della Numero Uno.
    Il bassista Guido Guglielminetti collaborerà in molte altre incisioni di Fossati.
    Il brano Tema del lupo è stato interpretato anche da Al Foster col titolo Night of The Wolf ; probabilmente la versione di Foster è la più nota.


    Tracce

    Lato A

    Testi e musiche di Ivano Fossati.

    È l'aurora – 5:05
    Prendi fiato e poi vai – 3:48
    Ehi amico – 3:20
    10 km dalla città – 3:50
    L'Africa – 3:51




    Lato B

    Testi e musiche di Ivano Fossati tranne dove diversamente indicato.

    Tema del lupo (Voglia di non aspettare) – 4:00
    Lo stregone (Voglia di sapere) – 3:50
    Apri le braccia (Voglia di amare) – 2:49 (Celano – Prudente)
    Gil (Voglia di terra) – 3:23





    indiana