La «Decadancing» di Ivano Fossati, il fotografo di Genova di Massimiliano Lussana
(...) fra decadenza, parola soavemente tragica, e dancing, termine che evoca i balli estivi sul lungomare anni Sessanta. Insomma, qualcosa dove non ci sono il bianco o il nero manichei, ma tutte le straordinarie sfumature possibili di colori. In questo quadro, è arrivato ieri in radio e «nei negozi digitali» (sic, anno dopo anno, ci hanno scippato anche del piacere dei negozietti di musica con il vinile e le cassette) il primo singolo, che si intitola La decadenza e che è stato registrato fra Francia ed Inghilterra, come tutto l’album, che esce a tre anni di distanza da Musica Moderna. Il calore, quasi totalizzante, della voce di Fossati è straordinario. Quello di sempre. L’impronta musicale, però, è quasi a sorpresa, praticamente un ritorno al Fossati delle origini, quello che giocava con gli amici nei lunghi pomeriggi di piazza Galileo Ferraris a Marassi e che, una volta cresciuto, andava alla domenica pomeriggio con Emanuele Luzzati, Tonino Conte e gli amici del teatro della Tosse a suonare per «i matti» del «manicomio» di Quarto. Scoprendo che il concetto di «normalità» era niente più che un’ipotesi. Quindi, La decadenza. Che è un rhythm & blues di carta vetrata dedicato alla fuga dei giovani verso altri Paesi, in cerca di opportunità migliori rispetto a quelle che offre l’Italia. E, come si capisce già dal titolo, Ivano gioca fra la durezza del tema e l’ironia sottile che accompagna testi e musica, invitando a guardare all’Europa come una possibile soluzione per il futuro. Un concetto teorizzato con parole che vanno molto al di là della politica e dei facili luoghi comuni: «In questo clima da tardo impero - spiega Ivano - se la lingua che parliamo è in decadenza, se politica e morale sono già decadute, il lavoro manca e la cultura - la musica in particolare - ricopia se stessa fino allo sfinimento, i ragazzi guardano oltre le frontiere con speranza, e io non farei niente per trattenerli». Ecco, a mio parere si può discutere di quest’ultima parte. Se, davvero, sia il caso di non lottare per trattenere i propri ragazzi, anziché combattere con le unghie e con i denti per offrire loro le condizioni per rimanere. Ma, comunque la si pensi, Fossati, per l’ennesima volta, fotografa l’Italia. E, in particolare, fotografa Genova, che è quasi l’immagine elevata a potenza dei problemi dei giovani costretti ad emigrare per poter realizzarsi. Fra l’altro, Ivano è uno che ha le carte in regola per farlo perché, in passato, ha dimostrato una notevole generosità nel mettere la sua voce torrida al servizio dei colleghi. E non mi riferisco solo all’ultima partecipazione al disco di Anna Oxa, in grado di nobilitare l’intero album, o agli scambi di voci e testi con Adriano Celentano, con De Andrè e De Gregori di cui dicevamo prima o con Teresa De Sio, che è la voce della Volpe in una delle più belle canzoni fossatiane, ma anche all’ingresso improvviso in canzoni di artisti meno conosciuti: dai Quintorigo ai Solis Sing Quartet, passando per Pacifico con cui ha duettato in A poche ore. La canzone procede lenta, diesel, finché entra Ivano, che scardina ogni convenzione musicale e linguistica. E così, fra sapori di erbe provenzali, dove ha una casa; aria del porto di Marsiglia, forse ancor più mediterraneo di quanto lo siano le vie di Sottoripa e di Caricamento; e profumi della casa di Leivi, dove il Tigullio più rude domina sul mare, circondato dal verde selvaggio, quasi in un riassunto della Liguria in un paese, Fossati continua a scattare le sue fotografie di parole. E, anche stavolta, lo scatto è a fuoco.
Ivano Fossati conclude la propria carriera con "Decadancing"
L’autunno sarà una stagione di importanti ritorni e di grandi addii nel mondo della musica. Ivano Fossati ha infatti dichiarato alla stampa che il suo nuovo album, “Decadancing”, sarà l’ultimo tassello della sua carriera. La decisione del cantante non è stata per nulla impulsiva. Negli ultimi tre anni aveva infatti attentamente meditato sul proprio futuro, ben sapendo da tempo che al compimento dei suoi sessant’anni la sua vita avrebbe preso una direzione diversa.
Ecco le sue parole: "Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto fino ad ora. Ho pensato che la mia vita di artista sarebbe stata, d'ora in poi, quella di rappresentare me stesso".
Trascinare stancamente la propria carriera sarebbe stato dunque inutile. Quella di Fossati ci appare come una decisione saggia e ponderata, anche in vista del suo desiderio di dedicarsi a nuovi progetti, che esulano dalla musica.
Accanto al suo ultimo album, in tutti i negozi dal 4 ottobre, sarà disponibile in libreria “Tutto questo futuro”, opera in cui il cantautore racconta se stesso compiendo un lungo e dettagliato viaggio attraverso i ricordi, in un excursus che tocca sia la sua vita personale che la carriera, in quella che a Fossati è sembrata la maniera migliore di dire addio alle scene.
1. Preludio (Paura) (3:39) 2. Movimento I (Egoismo) (4:31) 3. Movimento II (Dubbio) (3:26) 4. To Satchmo, Bird and Other Unforgettable Friends (Dolore) (5:38) 5. Sequenza I e II (Ipocrisia - Verita ) (3:36) 6. Johnnie Sayre (Il perdono) (4:48) 7. Favola o storia del Lago di Kriss (Liberta) (4:22) 8. Dolce acqua (Speranza) (5:49) 9. Jesahel (4:05)
Delirium: Dolce acqua (1971)
Centocinquantamila lire (sue giù 80 euro). Questo fu il costo che, alla fine degli anni '60, il giovane Ivano Fossati dovette sostenere per dotarsi di una chitarra elettrica e di un amplificatore semiprofessionali comprati da "Ramella" in Via San Luca a Genova.
Fu probabilmente con quella attrezzatura che si presentò al "Christie's" e si unì alla band dei "Sagittari" dopo una breve esperienza con i Garybaldi.
I "Sagittari" erano un gruppo anomalo: con il loro nome originale giravano le balere di tutta Italia e con quello di "Delirium" portavano avanti un discorso rock che si concretizzò commercialmente nel 1971 con un contratto per la Fonit-Cetra ed un 45 giri di successo ("Canto di Osanna", scritto dallo stesso Fossati).
Da lì a poco arrivò anche il primo album "Dolce Acqua".
Come per tutti i lavori dell'epoca, anche quello dei Delirium era cervellotico e complesso: "tutto ciò che poteva essere semplice veniva complicato sulla falsariga dei King Crimson" (cit. Fossati). Vero. verissimo.
In ogni caso il quintetto genovese, formato in maggioranza da grandi appassionati di Jazz, riuscì magicamente a tradurre la propria ingenuità giovanile in un lavoro straordinariamente organico e comunicativo sospeso tra rock, jazz e diversi espedienti sonori.
"Dolce Acqua" si presentò di fatto come la risultante musicale di un gruppo solidissimo e coeso: ogni carenza strumentale veniva perfettamente bilanciata dall'entusiasmo collettivo. Ogni singola intuizione, pare venisse discussa e sviluppata collegialmente col risultato di vedere premiate tutte le singole personalità artistiche presenti.
Qualunque trucco utilizzato (dal "Leslie" autocostruito con le scatole delle lavatrici agli anellini di metallo montati sulle corde della chitarra in modo da ottenere il suono del Sitar) veniva esaminato in comune e inserito nelle composizioni nella migliore maniera possibile. Risultato? Un album eccellente per sonorità, conflittualità ed in parte per innovazione.
Su quest'ultimo punto occore però precisare che, anche lo stesso Fossati nel suo libro "Di acqua e di respiro" (Arcana Editrice, 2005) ammise una qualche somiglianza con "John Barleycorne" dei Traffic, ma poco importò allora perché un sound del genere, nell'Italia del 1971, non si era mai sentito.
L'incisione del disco è pressocchè perfetta: gli strumenti sono tutti chiari e bilanciati, ottima la dinamica e tutte le frequenze sono proporzionate ben distinte.
La trama musicale non esclude alcun aspetto della band: dall'onnipresente flauto di Fossati (con una voce impostata ma ancora pastosamente di gola) alla vulcanica batteria di Peppino Di Santo. In più, emergono gli ampi ed importanti interventi della chitarra di Mimmo Di Martino. Fluido ma più discreto il basso di Marcello Reale e ancora lontane la tastiere di Ettore Vigo, quasi a voler sottolineare l'aristocrazia dell'intero sound.
All'ascolto l'album appare talmente omogeneo da non porre in particolare evidenza alcuno dei brani in scaletta. Per 45 giri promozionale, chissà perchè, vennero scelti la soave ballata "Dolce Acqua" e l'orecchiabile "Favola o storia del lago di Kriss" in cui si narra di un lago che voleva rompere i suoi argini per conoscere il mondo circostante.
Un anno dopo "Dolce Acqua, è la volta del "boom" planetario di "Jesahel" (1972) successo che , stranamente, mina alle fondamenta la coesione della band anzichè rinforzarla.
Per ironia della sorte quel trionfo (due milioni di copie vendute) spinse Fossati ad abbandonare il gruppo (diventato sempre più desideroso di ripetere quel successo a scapito della qualità) lasciando il gruppo a maturare un nuovo sound che non avrebbe mancato di riservare bellissime sorprese.
Case bianche baciate da un sole che luce non ha Strano sole Treni cosmici partono e non ritornano più Da quel sole La paura che ormai corre dentro di me che so. Resterà di noi solo un grande falò. Ombre calde che bruciano l'aria al di sopra di noi Da quel sole Mani fredde si aprono dalle rovine di noi A quel sole La paura che ormai corre dentro di me che so. Resterà di noi solo un grande falò. Il silenzio e la luce ora stanno tornando lassù Strano sole Anche se siamo polvere al vento ora scaldi anche me Strano sole Primavera se mai passerai per di qua, lo sai Porterai con te anche un poco di me.
(Perdono) Padre tu non sai l'angoscia del momento in cui la ruota di quel treno fu su di me e ti chiedo perdono.
Mentre mi portavano giù per la collina vidi ancora la scuola che saltavo per salire a giocare sui treni e pregai di vivere tanto da provare il conforto di chiedere perdono a te che ancora non sapevi.
Dopo venne la tua voce le tue lacrime grandi mi bagnarono il viso e mai io l'avrei fatto più.
Treno…
Padre tu non sai l'angoscia del momento in cui la ruota di quel treno fu su di me ma ti chiedo perdono.
(Libertà) Notte chiara di luna piena notte chiara sul lago di Kriss notte chiara di primavera passa un'ombra sull'acqua di Kriss. Forse il vento caldo di primavera fa da guida all'ombra che va la luna accende fuochi d'argento sull'acqua calda del lago di Kriss. "O tu che puoi camminare sull'acqua rimani un poco a parlare con me" l'ombra si ferma ed ascolta la voce parla allora gran lago di Kriss. "Da mille anni sto fra queste rive non vedo che gli alberi intorno a me il mondo e il prato l'alba e l'imbrunire. E la mia preghiera l'affido a te fa che io possa vedere il mondo degli uomini e le donne e il mare più profondo le terre più lontane che potrò scoprire la luce più abbagliante che potrò vedere sto da mille anni fra queste rive e la mia preghiera l'affido a te." Luna chiara nel cielo scuro è calda la notte sul lago di Kriss. Risponde l'ombra con la voce del vento "Vecchio lago tu non sai che cosa vuoi! da mille anni stai fra queste rive il mondo non è ciò che credi tu. Inghiottirebbe il mare più profondo le terre più lontane bruciano la luce più abbagliante vedi tu ogni giorno è pace ciò che senti intorno a te." Notte cupa di cielo scuro cala la luna su lago di Kriss l'ombra è svanita dissolta nel buio torna il silenzio sull'acqua di Kriss.
Il grande mare che avremmo traversato Da Wikipedia
Il grande mare che avremmo traversato è un album musicale di Ivano Fossati uscito nel 1973.
Il disco
L'album segna l'esordio come solista di Ivano Fossati (anche se, in realtà, c'è già stata qualche mese prima l'incisione della canzone Beati i ricchi, inserita nella colonna sonora del film omonimo). Dopo aver lasciato i Delirium, Fossati continua le sue sperimentazioni in questo disco ricco di atmosfere che spaziano tra musica di ispirazione brasiliana ed elementi jazzistici. Il disco ha una struttura unitaria, come era tipico per gli album di quell'epoca, sia musicalmente che riguardo ai testi che esprimono un certo pessimismo istintivo.
Tra i musicisti presenti è da segnalare la presenza del noto contrabbassista jazz Marco Ratti; la musica della canzone La realtà e il resto è opera del chitarrista dei Gens, Mauro Culotta.
Tracce
Testi e musiche di Ivano Fossati tranne dove diversamente indicato.
Il grande mare che avremmo traversato (parte prima) – 1:32 Jangada – 5:05 All'ultimo amico – 4:35 Canto nuovo – 2:17 Il pozzo e il pendolo – 2:48 Vento caldo – 4:38 Da Recife a Fortaleza – 3:52 La realtà e il resto – 4:15 (Fossati – Culotta) Riflessioni in un giorno di luce nera – 3:20 Il grande mare che avremmo traversato (parte seconda e finale) – 3:20
Con il mare proprio sotto casa mia il mio destino in fondo quale vuoi che sia ho scelto la mia vita libera può darsi che non torni più del mio ricordo fanne un po' quel che vuoi tu ho scelto la mia vita libera può darsi che non torni più del mio ricordo fanne un po' quel che vuoi tu.
E tutto il tempo in cui non ho vissuto gli anni passati a guardare che tornava e chi no quelli non li ricordare quelli non ci sono più apri un po' gli occhi resti solamente tu quelli non li ricordare quelli non ci sono più apri un po' gli occhi resti solamente tu.
Quando il volo dei gabbiani mi accompagnerà il vento la mia vela sempre più grande renderà quando sarò già lontano e non potrai vedermi più apri gli occhi allora sarai solo tu quando sarò già lontano e non potrai vedermi più apri gli occhi allora sarai solo tu.
Il giorno che la voce del vento si farà lontana forse sui capelli avrò tutto il bianco del sole ormai se avrò voglia di tornare certamente lo farò spero tanto che non ti ritroverò se avrò voglia di tornare certamente lo farò spero tanto che non ti ritroverò.
Generosa la pioggia generosa sia che la notte dei pensieri porta via infinito il rimpianto quando avremo capito che non tutto sarebbe finito.
Tormentoso il cammino sotto un cielo nero ma che l'uomo diventi uomo vero siano dolci le parole se non capiremo a cantare il dolore torneremo.
Non si muore d'amore ma si muore di fame penseremo a chi vive come un cane per un giorno di ricchezza non ci venderemo ci sarà tanto asfalto di meno.
Nel momento in cui le braccia si vorranno fermare non avremo noi stessi da odiare generosa la pioggia generosa sia che la notte dei pensieri porta via.
Mattino senza sole sono qui a pensare la mia più grande colpa è stata non capire al mondo vivi bene solo senza cuore.
L'amore non è cosa che si può inventare l'amore non è cosa che si può inventare.
Mattino senza sole di un grigio malato la vera fregatura è quella d'esser nato poi d'esser cresciuto in mezzo a quella gente.
Che pure volendo non sa darti niente che pure volendo non sa darti niente.
Ancora a pensare fuori s'alza il vento se avessi un vero amico ne sarei contento c'è gente che ha qualcuno sempre accanto.
Ma spesso poi l'inganna ogni momento ma spesso poi l'inganna ogni momento.
Giorno di luce di luce nera ha termine il mio viaggio tra la gente non sincera la gente che mi apprezza se parlo di denaro.
Che persino sperare mi costa caro che persino sperare mi costa caro.
Però mi sento intorno un'aria di pace mentre mi richiudo nel mio mondo che tace da sempre c'è chi lotta e chi non se la sente.
Vedo tornare il sole ma non cambia niente vedo tornare il sole ma non cambia niente vedo tornare il sole ma non cambia niente vedo tornare il sole ma non cambia niente…
(Parte seconda e finale) Guardo laggiù il mare oltre la città il mare e rimango a pensare cosa c'è più in là del mare.
Ora vedo al mia vita sono un uomo di città che ha perduto la partita che non ce la fa.
Ma dentro me c'è una barca che non parte ma dentro me c'è un uomo che non sa che bisogno c'è di partire per poi non pensare che a tornare che bisogno c'è di partire per poi non pensare che a tornare.
Partire qui davanti me c'è il mare ce la potrei fare.
Poco prima dell'aurora è un album musicale di Ivano Fossati e Oscar Prudente uscito nel 1973.
Il disco
Il disco nacque dalla collaborazione tra Ivano Fossati e Oscar Prudente, e fu anticipato dal 45 giri E' l'aurora/L'Africa, pubblicato alla fine dell'anno precedente; poiché i due artisti appartenevano a due diverse case discografiche ( Fonit Cetra e Numero Uno) queste emissioni furono pubblicate con il marchio di entrambe le etichette, restando un caso anomalo ed unico nella storia della discografia italiana. Anche qui, come nell'album precedente di Fossati, è presente un filo conduttore esplicitato dai sottotitoli dei brani della seconda parte dell'album (il lato 2 del LP). Il brano del disco che ottenne più successo fu È l'aurora, mentre Apri le braccia era già stata interpretata l'anno prima da Adriano Pappalardo nell'album omonimo con il titolo Libera amore (successivamente, con un altro testo scritto da Cristiano Minellono ed il titolo cambiato in Mama Dodori, sarà cantata anche da Dori Ghezzi. L'unica canzone cantata dal solo Prudente è L'Africa. Dall'album viene tratto un 45 giri, contenente i brani Tema del lupo/Apri le braccia. In questo disco Fossati per la prima volta non si limita alla composizione delle musica, ma si occupa anche della gestione degli arrangiamenti insieme a Prudente; i musicisti sono quelli che avevano già suonato nei dischi precedenti di Prudente e molti, come Gianni Dall'Aglio (ex batterista dei Ribelli) e Claudio Pascoli, erano i turnisti abituali della Numero Uno. Il bassista Guido Guglielminetti collaborerà in molte altre incisioni di Fossati. Il brano Tema del lupo è stato interpretato anche da Al Foster col titolo Night of The Wolf ; probabilmente la versione di Foster è la più nota.
Tracce
Lato A
Testi e musiche di Ivano Fossati.
È l'aurora – 5:05 Prendi fiato e poi vai – 3:48 Ehi amico – 3:20 10 km dalla città – 3:50 L'Africa – 3:51
Lato B
Testi e musiche di Ivano Fossati tranne dove diversamente indicato.
Tema del lupo (Voglia di non aspettare) – 4:00 Lo stregone (Voglia di sapere) – 3:50 Apri le braccia (Voglia di amare) – 2:49 (Celano – Prudente) Gil (Voglia di terra) – 3:23
Video
Dieci km. dalla città
La notte sa di pioggia dieci chilometri dalla città coi vestiti bagnati il viaggio è finito ma la notte è lunga ancora.
Il buio non fa paura qualche rumore invece quello sì un cane ha abbaiato e il cuore è saltato la città non si vede ancora.
Dove va dove va la strada più grande e questa grande città (illuminata di vetrine di mille lampadine rincorre il sole che non ha).
Dove va dove va la strada più grande e questa grande città (illuminata di vetrine di mille lampadine rincorre il sole che non ha).
La notte ci ha lasciati solo alle porte della città delle case imbiancate porte sbarrate qui la gente dorme ancora.
Il primo autobus ci ha portato dove nessuno ha un po' di tempo mai una lunga frenata un'auto sfasciata poi ciascuno al suo posto ancora.
Come si fa come si fa a vivere tutti in una stessa città (respirando veleno nel metro di terreno che ti assegna la comunità).
Come si fa come si fa a vivere tutti in una stessa città (respirando veleno nel metro di terreno che ti assegna la comunità).
Sotto una pioggia di emozioni un uomo prima o poi non regge più senti dammi la mano so che faremo la tua corsa si ferma un'ora.
Hai poco tempo lo capisco conosco molte donne come te qualcuno ti piace amore veloce e poi la corsa riprende ancora.
Cosa fa cosa fa la donna più bella in questa bella città (cerca amori ed emozioni ma conta le stagioni perché sa che un giorno finirà).
Cosa fa cosa fa la donna più bella in questa bella città (cerca amori ed emozioni ma conta le stagioni perché sa che un giorno finirà).
Come si fa come si fa a vivere tutti in una stessa città (respirando veleno nel metro di terreno che ti assegna la comunità)…
Video
L'africa
Senti un po' dove vai io ti voglio e tu che cosa fai.
Resta qui se vuoi scelgo te puoi giocare per un'ora con me.
Bella casa vivi qui un momento e tu hai già detto sì.
Bevi un po' scalda sai poi nel buio non sai più che fai.
Ed io io sono l'Africa io sono un cielo dai voli liberi tempesta di mare e dopo nave che non torna più.
Tu chissà che donna sei ti leggo dentro cemento e nuvole sei bella però non sei foresta e non sei cielo no.
Tu no.
Vado ciao è giorno sai scendo in strada vedo e non vorrei.
Tu che fai e tu chi sei non pensarci e non ti pentirai.
Lo so che non sei acqua sai che la tua mente non ha volato mai ti parlerò sarà per poco ma ti aiuterò.
E poi io sarò l'Africa sarò il tuo cielo dai voli liberi tempesta di mare e dopo nave che non torna più.
(Voglia di sapere) Sono un uomo, sono terra, sono buona terra io davanti al fuoco non mi fermerò sono un nome, sono un canto, sono i vostri canti voi cercate la fortuna e non la porterò.
Vengo dal buio e corro nel tempo non temete troppo non mi fermerò sono un uomo, sono un'ombra, sono la mia ombra non chiedetemi le cose che non vi dirò.
Potrei darvi la dolcezza, darvi l'allegria mostrarvi quanta forza nel dolore c'è potrei dirvi della luna, dirvi della morte come la sua corte non assolve mai.
Ma è bene per l'uomo che vive qui in terra non sapere più di quel che un altro sa sono un uomo, sono terra, sono buona terra certamente il fuoco non mi fermerà.
Ma è bene per l'uomo che vive qui in terra non sapere più di quel che un altro sa.
Good-Bye Indiana è un album musicale di Ivano Fossati uscito nel 1975.
Il disco
Rispetto ai dischi precedenti si caratterizza per il diverso modo di cantare del cantautore genovese, che abbandona il tono più roco che lo aveva caratterizzato fino all'album precedente (e che aveva già abbandonato nel 45 giri Cane di strada.
Inoltre Good-Bye Indiana è suonato dal solo Fossati: le uniche collaborazioni sono quelle di Umberto Tozzi come collaboratore agli arrangiamenti, di alcuni coristi presenti nella title track e della cantautrice californiana Marva Jan Marrow ai cori; la Marrow inoltre firma i testi dei due brani cantati in inglese, Where is paradise? e Harvest moon.
Come di consueto, vi è anche uno strumentale, Azteca; Good-Bye Indiana invece, con i suoi 9 minuti e 58 secondi di durata, è la canzone più lunga incisa da Fossati.
Molto interessante è I treni fantasma, dove nella coda strumentale presente nella parte centrale della canzone Fossati improvvisa alcuni assoli variando lo strumento solista (dalla chitarra al sax); bella anche Storie per farmi amare.
La copertina è opera di Caesar Monti, mentre i tecnici del suono sono Plinio Chiesa e Giancarlo Janetti.
Le vendite dell'album sono state molto basse, e per questo motivo la quotazione della prima edizione in vinile è molto alta; successivamente la Fonit Cetra lo ristampò nella serie economica Pellicano, mentre la prima versione in CD è del 1989 e rispetta la grafica dell'LP.
Il poco riscontro avuto da questo disco fu uno dei motivi che portarono Fossati al cambiamento di casa discografica e al passaggio alla RCA Italiana, dove iniziò una collaborazione con Antonio Coggio.
Nessuna delle canzoni del disco è stata mai eseguita dal vivo dal cantautore genovese.
Tracce
Testi e musiche di Ivano Fossati tranne dove diversamente indicato.
Il grano e la luna – 3:13 Where Is Paradise – 5:44 (Marrow – Fossati) Azteca – 3:56 I treni fantasma – 6:03 Storie per farmi amare – 4:21 Harvest Moon – 5:02 (Marrow – Fossati) Good-Bye indiana – 9:58 (Fossati, Prudente)
Video
Il grano e la luna
Cambia la luna e non fa il grano ancora terra è questo il pane che ci dai? forse a nord potremmo avere miglior fortuna padre che ne pensi e tu che fai? certo il tempo cambia e noi diversi siamo ma anche il tempo ormai non conta più.
Io so che non c'è fortuna dove l'hai cercata tu il grano e la luna, Padre, sulla nostra terra non s'incontreranno mai più.
Cambia la luna e non fa il grano ancora terra è questo il pane che ci dai? forse a nord potremmo avere miglior fortuna padre che ne pensi e tu che fai? vedi passa il tempo e solo noi restiamo ma dimmi quanto ancora aspetterai.
Io so che non c'è fortuna dove l'hai cercata tu il grano e la luna, Padre, sulla nostra terra non s'incontreranno.
Non c'è fortuna dove l'hai cercata tu il grano e la luna, Padre, sulla nostra terra non s'incontreranno mai più.
Video
Where is paradise
Caravans of stolen idols cross desert fire and mountains white with frost dromedaries thirsty almost dumbling with fatigue searching for the man whose eyes are brimming with the sun.
Magic man is standing at the door dreaming of good days before the long bore picking off the bright wings of a bee held in his hands wishing he could still believe in good days yet to come.
Oh where is paradise? I need me there where's the road to paradise?
Broken are the altars of the kings chop them up to useful better things now ticket taker escaping of the pilgrims from the gate nailing in the harvest crate you feel the joy and pain.
Oh where is paradise? I need me there. where's the road to paradise? where, oh where is paradise?
Oh, I need me there where's the road to paradise? where, oh where is paradise I need me there where's the road to paradise?
Video
Storie per farmi amare
La ferrovia mi corre in testa il treno vola sulla costa È triste che piova quando è festa ma sto bene.
Ho sempre posto nella mente per fatti di strada e cose grandi non faccio troppa differenza se sto bene.
E l'anima si perde giocando con il mondo e canta per la gente ancora ed io sto bene, bene ancora amato e calpestato perduto e ritrovato voluto e dimenticato ci credi a un uomo mai finito?
Il treno che mi corre nella testa non si ferma sulla costa ma prosegue sopra e sotto il mare intorno alle paure a nuove terre da vedere a stagioni sempre chiare quante notti ad inventare storie per farmi amare.
La ferrovia mi scoppia in testa c'è un treno vola sulla costa è triste che piova quando è festa ma sto bene.
Ho sempre posto nella mente per fatti di strada e cose grandi non faccio troppa differenza se sto bene.
E l'anima si perde giocando con il mondo e canta per la gente ancora ed io sto bene, bene e ancora amato e calpestato perduto e ritrovato voluto e dimenticato ci credi a un uomo mai finito?
Il treno che mi corre nella testa non si ferma sulla costa ma prosegue sopra e sotto il mare intorno alle paure a nuove terre da vedere a stagioni sempre chiare quante notti ad inventare storie per farmi amare.
E ancora il treno e ancora nella testa con il vento della costa ed insieme verso il mare fermi un'ora e poi volare via.
La casa del serpente è il quarto album di Ivano Fossati, il primo pubblicato per la RCA Italiana, pubblicato dall'etichetta discografica RCA Italiana nel 1977.
Del brano che dà il titolo al disco è stata fatta una cover ad opera di Mina, contenuta nell'album Caterpillar del 1991.
Tracce
Lato A
Testi e musiche di Ivano Fossati.
Stasera io qui – 2:16 Matto – 4:46 Non ti riconosco più – 5:09 Manila 23 – 5:05
Lato B
Testi e musiche di Ivano Fossati.
La casa del serpente – 4:54 Anna di primavera – 3:58 Non può morire un'idea – 4:25 La vedette non c'è – 4:15
Video
Stasera sono qui
Qui questa sera di nuovo io qui mi ricordo, ci sono già stato poi mi sono perduto poi m'hanno fregato.
No il motore non l'hanno fermato e vi giuro che ci hanno provato non è mica servito se io questa sera son qui e vi dico che c'è una ragione la mia storia è una buona canzone ed io no non potevo lasciarla finire così ed io no non potevo per questo stasera son qui.
Vuoi? una stella vicina, vuoi un'emozione un po' bambina, vuoi qualche cosa che non si afferra la carrozza del vento vuoi?
Io sono qui.
Video
Matto
Matto è qui in città che sporche cose fa tutta la notte a bere e all'alba qualcuno inciamperà nel matto che abbraccerà l'asfalto di città brutto, brutto affare che la pioggia sistemerà matto, è qui in città e adesso che farà tutta la notte a bere qualcuno a casa non tornerà sospetto ma lui sarà in mezzo alla città faccia in giù che il tram a quell'ora non passa più ma uno così che fa? che aspetterà? forse una donna ce l'ha e allora perché non ci sta? ma è matto ah, già e adesso cosa si fa lui non sa che cosa vuol dire è ancora notte notte, paura notte, niente è sicuro notte, sonno leggero rumore che salta al cuore ma è solo un gatto, signore dorma ancora due ore ciò di cui ha paura può essere tutto non certo un gatto e lui è là in mezzo a questa città faccia in giù ubriaco che non si regge più.
Notte, notte fantasia paura, malattia castelli di fortuna e di malinconia notte, un numero vincente un wiskhy che non sa di niente con una che non va.
Notte, paura notte, niente è sicuro notte, sonno leggero rumore che salta al cuore ma è solo un gatto, signore notte, freddo sudore brutto tiro davvero pensare che il cielo fuori è quasi chiaro meravigliosa città e lui è là che abbraccia il cielo a stento abbraccia il mondo che sente attraversargli la mente fa una smorfia ridendo al primo tram che sta partendo.
Notte, notte fantasia paura, malattia castelli di fortuna e di malinconia notte, un numero vincente un wiskhy che non sa di niente con una che non va.
Video
Non ti riconosco più
E quasi quasi ho paura io quasi quasi ne soffro io quasi quasi mi vergogno fammi bere, ne avrò bisogno io con la rabbia in gola non ci sto guarda su, mi senti o no c'è qualcosa che ti devo dire non fare finta di non capire dov'è caduto padrona mia il nostro volo di fantasia le nostre ansie liberate le sento ritornate ma un giorno più freddo nella vita lo so non vuol dire che è finita ma io non so ricominciare io getto tutto a mare e penso pure che è colpa mia io vengo a dirti che vado via e quasi quasi mi vergogno ma un uomo non è di bere che ha bisogno.
Non ti riconosco più cambi sai no sei più tu non è amore che ci lega oramai è paura e ci frega già da tempo sai oltre l'ansa del torrente c'era il ponte e noi non ne sapevamo niente non ti riconosco più non ti riconosco più.
E quasi quasi mi vergogno ma un uomo non è di bere che ha bisogno.
Non ti riconosco non ti riconosco più.
Cambi sai no sei più tu non è amore che ci lega oramai è paura e ci frega già da tempo sai oltre l'ansa del torrente c'era il ponte e noi non ne sapevamo niente non ti riconosco più non ti riconosco più.
Video
Manila '23
Un posto per il vecchio pazzo c'è non fa questioni e lava la sua roba la luce qui si spegne alle ventitré non sarà mai come nei bar di Manila.
Un posto per il vecchio c'è la maglia con su scritto "Casa del marinaio" non lo decidi mica da te ti trovi un copertone al posto del cuore, oh no, no e che finisse così sembrava impossibile ma sono qui.
E Lola e Linda e il bar dei negri e lo squalo bianco e me che adesso ho più paura e Lola e Linda e lontano e caldo '23 e l'acquavite, la notte sulla spiaggia e latte la mattina.
A me resta una conchiglia di lei che ne sarà?
Un posto per il vecchio c'è ha una conchiglia che gli schiaccia il cuore non lo decidi mica da te ti senti a posto un po' come un fiore in un bordello di Hong-Kong e che finisse così sembrava impossibile ma sono qui.
E poi la guerra e tornammo in tanti, tutti quelli come me la moglie nuova è stanca ha un figlio grande che non mista a sentire e allora un posto c'è per ciò che resta di un marinaio con una conchiglia che gli sta schiacciando il cuore.
E Lola e Linda e e Lola e Linda danzatrici da caffè la moglie bianca, il tempo una conchiglia che mi schiaccia il cuore.
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La casa del serpente
Tu lo chiami amore e non lo vedi eppure lo chiedi col falso pudore che ha chi provoca l'amore e non ne da tu che dici amore in quale amore credi tu in punta di piedi che vegli la tua libertà se c'è amore non è te che prenderà.
Io so soltanto che con te ho aspettato qualche cosa che non è arrivato ma stare a corto di pazzia mi toglie l'allegria, la voglia di mandare il sangue al cuore di mandare sangue al cuore io so soltanto che con te ho aspettato e che il tempo mio non è bastato.
Ma la casa del serpente ha i suoi colori il sole ne sta fuori non sfiora la fragilità di chi fa della paura una sua serenità.
Io so soltanto che con te ho aspettato qualche cosa che non è arrivato ma stare a corto di pazzia mi toglie l'allegria, la voglia di mandare il sangue al cuore di mandare sangue al cuore e la casa del serpente avrà sempre il suo colore.
Io so soltanto che con te ho aspettato qualche cosa che non è arrivato.
Io so soltanto che con te ho aspettato.
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Anna di primavera
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Non può morire un'idea
Lo vedi com'è? finisce che qualcosa non va da sé a morire ti resta dentro si muove con te cammina respira la tua forza e sulla pelle scrive il nome che ti dà lo vedi com'è lo vedi? un uomo non va da sé a morireu si fa pensiero si nutre di te e parla di te ti compera la mente fa saltare le difese tacere le tue accuse ti dà respiro giusto un'ora poi ritorna ancora e ancora vive con te vive tace dentro te ma vive e se vive è di te se muore è di te e parla di te e cresce l'abitudine a un'idea che in fondo vuoi che viva e vive con te vive si apre dentro te poi vive e aspetta da sé il tempo migliore per crescere ancora finisce col tuo giorno e ricomincia quando tu non puoi mandarla via.
Non può morire un'idea La fai morire e vive, vive, vive Tace in te Vive in te.
Vive con te vive tace dentro te ma vive e aspetta da sé il tempo migliore per crescere ancora.
La mia banda suona il rock è un album musicale di Ivano Fossati uscito nel 1979.
Tracce
Testi e musiche di Ivano Fossati.
La mia banda suona il rock – 3:53 Di tanto amore – 4:18 Limonata e zanzare – 3:46 Vola – 4:16 Passa il corvo – 2:11 Dedicato – 4:31 ...e di nuovo cambio casa – 4:32 La crisi – 4:05 Il cane d'argento – 5:15
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La mia banda suona il rock
La mia banda suona il rock e tutto il resto all'occorrenza sappiamo bene che da noi fare tutto è un'esigenza.
È un rock bambino soltanto un po' latino una musica che è speranza una musica che è pazienza.
È come un treno che è passato con un carico di frutti eravamo alla stazione, sì ma dormivamo tutti.
E la mia banda suona il rock per chi l'ha visto e per chi non c'era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera.
Oh, non svegliatevi oh, non ancora e non fermateci no no oh, per favore no.
La mia banda suona il rock e cambia faccia all'occorrenza da quando il trasformismo è diventato un'esigenza.
Ci vedrete in crinoline come brutte ballerine ci vedrete danzare come giovani zanzare.
Ci vedrete alla frontiera con la macchina bloccata ma lui ce l'avrà fatta la musica è passata
È un rock bambino soltanto un po' latino viaggia senza passaporto e noi dietro col fiato corto.
Lui ti penetra nei muri ti fa breccia nella porta ma in fondo viene a dirti che la tua anima non è morta.
E non svegliatevi oh, non ancora e non fermateci no no, per favore no.
La mia banda suona il rock ed è un'eterna partenza viaggia bene ad onde medie e a modulazione di frequenza.
È un rock bambino soltanto un po' latino una musica che è speranza una musica che è pazienza.
È come un treno che è passato con un carico di frutti eravamo alla stazione, sì ma dormivamo tutti.
E la mia banda suona il rock per chi l'ha visto e per chi non c'era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera.
Oh, non svegliatevi oh, non ancora e non fermateci no no no ah, per favore no.
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Di tanto amore
E magari morirò di tanto amore magari no chi lo può dire?
Un anno e più non è uno scherzo può renderti diverso un anno è la fotografia di te stesso che vai via.
E lei è lei, non può cambiare dolcissima e immortale. presto, dov'è la mia faccia più dura che non veda che ho paura.
E mentre andrò dovrò pensare tu non sei uomo da piegare quante ne ho avute, quante ne ho volute e poi dimenticate.
C'è chi mi odia per gli amori da un'ora e chi mi cerca ancora e non sa che avrei bisogno stasera più che d'altro d'una preghiera.
Perché so perché lo so.
Di tanto amore morirò di questo amore morirò avrò la faccia più dura
ma una parola e morirò ha i suoi motivi la paura dovrei saperlo già da un po'.
Ehi come stai sapore amaro di appuntamenti a cui mancavo di pensieri sempre i più buoni cancellati dalle intenzioni.
Estate di corsa temporali d'agosto e poi cambiare ad ogni costo ehi come stai, sapore amaro di una fine sicura.
perché so perché lo so.
Di tanto amore morirò di questo amore morirò avrò la faccia più dura
ma una parola e morirò ha i suoi motivi la paura dovrei saperlo già da un po'.
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Limonata e zanzare
Oh, mamma sì che dice bene ha sempre sostenuto che alterarsi non conviene.
E ha ponti d'argento sia pure fra denti d'oro un caso interessante e non unico di età dell'oro.
Però conosce il profumo per farsi valere e va in crociera per non perdere il suo giro e detesta il mare.
Poco da fare limonata e zanzare lei non si annoierà.
A Genova nel '70 per l'alluvione non fui tra quelli che spalavano il fango troppa confusione.
Così seduto su una postuma ed inutile ragione sostengo ch'ero poco impegnato e mamma troppo poco coglione.
Poco da fare limonata e zanzare lei non si annoierà.
Oh, mamma sì che mi vuole bene lascia spesso che io guidi il suo Mercedes fin dal parrucchiere.
Sa che ho dei problemi perché sto sulla quarantina con la paura della solitudine che s'avvicina.
Oh, mamma sì che dice bene ha sempre sostenuto che alterarsi per amore non conviene.
No no no.
Poco da fare limonata e zanzare io non mi annoierò.
Poco da fare limonata e zanzare io non mi annoierò.
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Vola
Nell'universo della mia pazzia ho una nuova teoria per me la gente vola.
So cos'è che non va disabitudine alla realtà come dire sono solo.
Io dopo di te non sono morto né guarito ma ci ho provato, era un mio diritto e non è servito.
E mi sono vestito come un idiota vestito che avevo in testa nessuno m'ha invitato alla sua festa.
La gente vola vola ed io sto troppo giù l'amore vola e vola ed io mi sento, mi sento giù.
L'amore vola e vola e tu non c'eri già più.
Nel rovescio della mia vita una prova innocente chiamare amore un amore qualunque a cui di me non gliene frega niente.
E ma non scoppia il cuore non mi sento affogare non ho voglia di bere, né di parlare perché non ho amore di cui parlare e penso che forse, davvero la gente.
Vola vola ed io sto troppo giù.
L'amore vola e vola ed io mi sento mi sento giù.
L'amore vola vola e tu non c'eri già più.
Nel sottoscala della mia ragione c'è la speranza che tu ritorni E' solo un tarlo, consuma i giorni ma chi può dirlo? Forse anche il mio amore
Vola ed io mi sento già più su.
Vola e vola e tu non ci sei più.
L'amore vola e vola ed io mi sento già più su.
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Passa il corvo
Passa il corvo e il merlo no questa notte non dormirò.
Taci amore qualcosa c'è ma non chiedermi che cos'è.
Lascia il corvo all'inferno va che ti resti la libertà.
Piega quello che piega te ma non chiedermi che cos'è.
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Dedicato
Ai suonatori un po' sballati ai balordi come me a chi non sono mai piaciuto a chi non ho incontrato chissà mai perché ai dimenticati ai play-boy finiti e anche per me.
A chi si guarda nello specchio e da tempo non si vede più a chi non ha uno specchio e comunque non per questo non ce la fa più a chi ha lavorato a chi è stato troppo solo e va sempre più giù.
A chi ha cercato la maniera e non l'ha trovata mai alla faccia che ho stasera dedicato a chi ha paura e a chi sta nei guai dedicato ai cattivi che poi così cattivi non sono mai.
Per chi ti vuole una volta sola e poi non ti cerca più dedicato a chi capisce quando il gioco finisce e non si butta giù ai miei pensieri, a come ero ieri e anche per me.
E questo schifo di canzone non può mica finire qui manca giusto un'emozione dedicato all'amore lascia che sia così ai miei pensieri a come ero ieri e anche per me.
Ai miei pensieri a come ero ieri e anche per me.
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E di nuovo cambio casa
E di nuovo cambio casa di nuovo cambiano le cose di nuovo cambio luna e quartiere come cambia l'orizzonte, il tempo, il modo di vedere cambio posto e chiedo scusa ma qui non c'è nessuno come me.
E stasera sera do a lavare il mio vestito per l'amore cambio donna e cambio umore stasera e stasera voglio uscire che mi facciano parlare voglio ridere e voglio bere io stasera cambio amore è tutto qui.
Ma sapere dove andare è come sapere cosa dire come sapere dove mettere le mani e io non so nemmeno se ho capito quando t'ho perduta qui fioriscono le rose ma dentro casa è inverno e fuori no.
E vendo casa per un motore la soluzione è la migliore un motore certamente può tirare la mia fantasia un po' danneggiata e da troppo parcheggiata e poi cambiare casa come cambiano le cose così.
E gira, gira e gira, gira si torna ancora in primavera e mi trova che non ho concluso niente io l'amore l'avevo in mente ma ho conosciuto solo gente e posso solo andare avanti fintanto che nessuno è come me.
E gira, gira e gira, gira si torna ancora in primavera e scopro che non ho capito niente e allora io stasera do a lavare il mio vestito per l'amore cambio donna e cambio umore cambio numero e quartiere fintanto che nessuno è come me.
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La crisi
Non esco di casa no e no fuori c'è la crisi.
C'è la crisi e per Natale cosa mi regalerò?
Alla stazione di servizio si dice che manco già da un po'.
Io no, io no non esco di casa no fuori c'è la crisi.
La crisi ci aspetta giù al portone studia dove andiamo.
La crisi ci segue come un granchio e non ci molla più.
Al supermercato la cassiera già da un po' chiede di me.
Io no, io no no non esco di casa no fuori c'è la crisi.
Avevo un bel figlio e un bel televisore mangiati dalla crisi.
E se continua per Natale cosa mi regalerò?
Oh, mamma, mamma io sto bene e non telefonare più.
Va tutto bene più che bene oh, solo c'è la crisi.
Va tutto bene più che bene solo solo un po' di crisi.
Oh mamma mamma io sto bene e non telefonare più.
Va tutto bene più che bene solo c'è la crisi.
Va tutto bene più che bene solo un po' di crisi.
Va tutto bene solamente non ce la facciamo più.
...sempre attuale...
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Il cane d'argento
E passa il vento e passa il mare e resta il blu.
Ho centosei forse un po' amare passioni in più.
Senti il cane d'argento dal pendio sulla collina forse aspetta me.
E passa il vento e passa il mare e forse il blu.
Io non saprei come cambiare non voglio più.
Senti il cane d'argento che sorveglia la mia vita che vorrà da me?
Resta di più dicevo voglio sentirmi male.
oh, resta di più oppure non mi dimenticare.
Resta di più perché ho perduto il senso roba di poco che io ritrovi quello che sento, che sento.
Ma passa il vento e passa il mare perfino il blu.
Ho centosei anche un po' amare passioni ma è già di più.
Senti il cane d'argento dalla notte alla collina so che aspetta me.
Panama e dintorni è un album musicale di Ivano Fossati uscito nel 1981.
Tracce
Testi e musiche di Ivano Fossati.
Panama – 5:10 La costruzione di un amore – 5:21 J'adore Venise – 4:06 Boxe – 4:20 La Signora cantava il blues – 4:34 Stazione – 5:13 Questa guerra come va? – 3:38 Se ti dicessi che ti amo – 5:53
Recensione di: dosankos
Ascoltando “Panama”, brano traino dell’album uscito a inizi 1981 “Panama e dintorni”, mi son chiesto più volte il significato del termine “Mamacita” e nella mia innocente ignoranza, ho sempre avuto la convinzione che fosse un bizzarro nome femminile. Il protagonista in viaggio sull'apatica imbarcazione che lo trasportava verso il punto di congiunzione delle due Americhe, ne aveva invece ben donde di pronunciare questo termine, nei confronti di qualche avvenente signorina di passaggio per il mondo. E’ in pratica un modo come un altro per dare un apprezzamento un po’ colorito a una piacente ragazza; come dire “Bella f…a”. “Panama” in odor di reggae, ma retta da un’ossatura indiscutibilmente pop, con percussioni molto marcate, mi ha sempre affascinato molto, soprattutto per l’ambientazione stressante e annoiata, nella quale si celano un manipolo di personaggi non identificabili, compreso il marpione di fama e rango sicuramente poco attendibile. Una lunga e interminabile traversata che inizia a Londra dove questo anonimo trafficante di esplosivi, corrompe il Capitano della nave per far trasferire dall’Europa la sua discutibile merce a qualche squadra di guerriglieri rivoluzionari sudamericani, o come li chiama lui “fuoriusciti”.
Fossati in quest’opera si avvale degli arrangiamenti del tastierista soul-jazz americano Steve Robbins, che collaborerà nei decenni successivi con artisti del calibro di Robert Palmer, Sting, Irene Cara e gli Special E.F.X.
Coglie l’occasione per reinterpretare magistralmente, la lenta ballata “La costruzione di un amore”, scritta nel 1978 per l’allora compagna Mia Martini. Pregevoli venature rock vengono manifestate nei brani “J’adore Venice”, altro celebre pezzo che verrà magnificamente stravolto 12 anni dopo in versione jazz, nel live “Carte da decifrare” e in “La signora cantava il blues”, titolo usato nella propria autobiografia dalla celebre interprete statunitense degli anni ‘40 e ‘50 Billie Holiday, alla quale il brano è dedicato. “Boxe” e “Questa guerra come va?”, sostenuti da melodie leggere e di più facile presa, sono brani più riflessivi nel quale i protagonisti si confrontano con le difficoltà della vita, mentre “Stazione” ricalca sobriamente quel pop malinconico usato in altri suoi brani negli anni ‘70 e ci catapulta in un surreale contesto metropolitano, in cui gli individui sono costretti a vivere sottoterra, perché “Chi ha visto sopra dice che a Roma non si arriva più, che non è meglio fuori, tanto che è tornato giù“. “Se ti dicessi che ti amo”, è la classica canzone d’amore contorniata da sprazzi di progressive, con un prolungato assolo di flauto, che ci accompagna verso il finale dell’album.
“Panama e dintorni” si scosta di qualche passo, dando l'idea a udito di un prodotto più curato, dal precedente più trasognato e disinvolto “La mia banda suona il rock”, in cui Fossati godette della consacrazione con la ripudiata title track, da lui ritenuta pesante denigratoria ombra di altri suoi capolavori futuri, meno commerciali. Queste opere ancora lontane, tracceranno un impronta più concreta dando modo alla sua voce di sposarsi perfettamente con quel personale stile più elegante e raffinato. Un Fossati questo del 1981, non ancora maturo, ma certamente rodato, artefice di un più che dignitoso lavoro, che da il via alla delineazione della quadratura del cerchio, unendo saggiamente un particolare linguaggio introspettivo a intelligenti e fresche sonorità, tra le più innovative in Italia nei primi anni ‘80.
E’ esaltante come i nostri storici cantautori negli anni ‘70 e ‘80, a differenza di quelli di più recente anagrafe, abbiano spesso affrontato con minuziosità e stravaganza, tematiche relative al viaggio o ambientazioni in località di qualsiasi posizione geografica, come a voler comunicare che la concezione di allontanamento anche solo metaforica, possa essere un affascinante modo per venir fuori dalle angosce e dalla monotona quotidianità che l’esistenza ci propina. Penso a “L’isola non trovata”, “Amerigo” o “Argentina” di Guccini, “Rimini” di De André, “Titanic” e “Viaggi e miraggi” di De Gregori, “Sudamerica” e “Genova per noi” di Conte, “Washington” di Dalla, “Sestri Levante” o “Polo Sud” di Vecchioni, “Messico e nuvole” di Jannacci. Se ne potrebbero citare a iosa, ma concludo qui con la speranza di non veder mai affievolire la fiaccola di questi poeti maledetti del nostro tempo, dalla straordinaria capacità di saper andare oltre e di poter condurci ovunque.
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Panama
Di andare ai cocktails con la pistola non ne posso più piña colada o coca cola non ne posso più
Di trafficanti e rifugiati ne ho già piena la vita oh maledetta traversata non sarà mai finita, ma
Vedete a nove nodi appena si è un punto fisso nel mare che sa di nafta e lo nasconde con l'odore del té e dell'erba da fumare.
Oh mamaçita Panama dov'è ora che stiamo in mare sull'orizzonte ottico non c'è si dovrà pur vedere signori ancora del té il nostro porto di attracco darà segno di sé.
Quando a Londra il comando di questa galera mi sembrò un affare un comandante per quanto giovane dovrebbe stare in mare
La compagnia non fece storie no no no e lo credo bene portare esplosivo ai fuoriusciti mica a tutti conviene.
Oh mamaçita Panama dov'è ora che stiamo in mare sull'orizzonte ottico non c'è si dovrà pur vedere signori ancora del té il nostro porto di attracco darà segno di sé.
Della francese che si sente sola non ne posso più sta a proravia di un camerire che invece guarda giù
Con l'ambasciata portoricana è al quinto mambo stasera chissà le facce sapessero di agitarsi su una polveriera.
Di andare ai cocktails con la pistola non ne posso più piña colada o coca cola non ne posso più
Signori un ultimo té il nostro porto di attracco non dà segno di sé.
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La costruzione di un amore
La costruzione di un amore spezza le vene delle mani mescola il sangue col sudore se te ne rimane
La costruzione di un amore non ripaga del dolore è come un'altare di sabbia in riva al mare
La costruzione del mio amore mi piace guardarla salire come un grattacielo di cento piani o come un girasole
Ed io ci metto l'esperienza come su un albero di Natale come un regalo ad una sposa un qualcosa che sta lí e che non fa male
E ad ogni piano c'è un sorriso per ogni inverno da passare ad ogni piano un Paradiso da consumare
Dietro una porta un po' d'amore per quando non ci sarà tempo di fare l'amore per quando vorrai buttare via la mia sola fotografia
E intanto guardo questo amore che si fa piú vicino al cielo come se dopo tanto amore bastasse ancora il cielo
E sono qui e mi meraviglia tanto da mordermi le braccia, ma no, son proprio io lo specchio ha la mia faccia
Sono io che guardo questo amore che si fa più vicino al cielo come se dopo l'orizzonte ci fosse ancora cielo
E tutto ció mi meraviglia tanto che se finisse adesso lo so io chiederei che mi crollasse addosso
E la fortuna di un amore come lo so che può cambiare dopo si dice l'ho fatto per fare ma era per non morire
Si dice che bello tornare alla vita che mi era sembrata finita che bello tornare a vedere e quel che è peggio è che è tutto vero perché
La costruzione di un amore spezza le vene delle mani mescola il sangue col sudore se te ne rimane
La costruzione di un amore non ripaga del dolore è come un'altare di sabbia in riva al mare
E intanto guardo questo amore che si fa piú vicino al cielo come se dopo tanto amore bastasse ancora il cielo
E sono qui e mi meraviglia tanto da mordermi le braccia, ma no, son proprio io lo specchio ha la mia faccia
Sono io che guardo questo amore che si fa grande come il cielo come se dopo l'orizzonte ci fosse ancora cielo
E tutto ció mi meraviglia tanto che se finisse adesso lo so io chiederei che mi crollasse addosso
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J'adore Venise
Al terzo doppio whiskey quasi le gridai: “J'adore Venise” un'occhiata da dietro la spalla so non vuol mai dire no mi voltai verso il buio dietro il vetro indovinavo casa mia, ma nemmeno un motivo per andare via.
Una calza di seta sull'abat-jour, “J'adore Venise” una musica lenta ti tira su e vivi un po' di più giusto ai piedi del letto un giornale: “la questione d'Algeria” ma nemmeno un motivo che io ricordi per andare via.
E tre bottiglie in fila e quattro poi e le risate che cavolo di nome avessi quella notte non ricordo più sentivo che finiva e il giorno ce l'avevo addosso già e sembravo qualcuno in un altro posto ma stavo ancora la.
I motivi di un uomo non sono belli da verificare il problema è concedersi un po' del meglio e un po' di più lei venne alla finestra io le dissi: “mi sa che il buio se ne va” così calmo e seduto pareva proprio stessi ancora la.
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Boxe
Già dal primo round abituarsi al tappeto segna un po' la faccia ma il pubblico è discreto di questo riflettevo io lavoro nella benzina.
Cosa ne farò come l'amerò come ne diventerò più vecchio prova dello specchio peccato per l'allegria.
Ma io sono un treno non potrò essere un uomo io lascerò che parli e che dica io le darò fiori mica pezzi della mia vita.
Oh no, eh no.
Qualcosa che corre più di me e un uomo non va così lontano si sveglia e poi corre più di me da tempo era già vicino.
Rocky Marciano non conobbe il tappeto io ho segni dappertutto ma il pubblico è discreto non sono lui non come l'alcool non è benzina.
Ma io sono un treno son fin troppo un uomo io lascerò che parli e che dica tra fiori e cioccolata e sono storie della mia vita.
Già lo so.
Qualcosa che corre più di me e un uomo non va così lontano si sveglia e poi corre più di me da tempo era già vicino.
Qualcosa che corre più di me e un uomo non va così lontano si sveglia e poi corre più di me da tempo era già vicino.
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La signora cantava il blues
Fermare il treno nessuno qui sa come si fa le campagne fuggono dritte sta aumentando la velocità controllore controllore cosa devo fare metti che uno sente odore della sua città per esempio è in quel posto che ho perduto la serenità.
Prevedere il treno nessuno qui sa come si finirà è un inverno probabile anche troppo e non ci aiuterà e il guidatore il guidatore che dovrebbe fare lui subisce la tensione che c'è di qua gioca a carte in corridoio e perde con molta dignità.
Ma aspettando le colline la signora cantava il blues aspettando che in salita rallentassimo un po' di più forse per gettarsi giù.
A capire il treno non senza una ragione ci rovescerà e il candidato riformista del vagone in coda lui sì si salverà ma tutti gli altri un po' stanchi guardano col naso ai vetri la gelata di febbraio che se ne va del raccolto, padre, lei dice bene si vedrà.
Ma aspettando le colline la signora cantava il blues aspettando che in salita rallentassimo un po' di più aspettando le colline la signora cantava il blues aspettando le colline anche se non ce ne sono più per gettarsi giù.
Amare il treno ma se nessuno qui sa come si finirà le campagne sfuggono dritte e sta aumentando la velocità controllore controllore cosa devo fare metti che uno sente odore della sua città in quel posto per esempio ci ho perduto la serenità.
Aspettando le colline la signora cantava il blues aspettando che in salita rallentassimo un po' di più aspettando le colline la signora cantava il blues aspettando le colline anche se non ce ne sono più per gettarsi giù.
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Stazione
Stazione sotterranea Firenze da quanto tempo siamo qua la radio non dice niente mi sa che per quest'anno non ci si fa e sto sorridendo amore che m'aspettavi a cena mesi fa qui manca la luce per ore a causa dell'umidità e mister Franchini chissà com'è finito qua con quei suoi disuguali bambini chissà la moglie come sarà ci s'organizza il lavoro mancano l'acqua e l'elettricità nessuno lo dice ancora ma insomma non è che non va.
In stazione in stazione in stazione.
Chi ha visto sopra dice che a Roma non si arriva più che non è meglio fuori tanto che è tornato giù seimila chilometri di gallerie non rendono ottimista neanche me però la gente qui non fa pazzie e c'è da chiedersi perché ma un italo-americano beveva perché soffriva quaggiù adesso ha un'altra donna e i figli non li cura più e credo che sto cambiando anch'io.
In stazione in stazione in stazione.
E adesso è primavera o almeno il calendario dice che lo è ma al popolo dell'eterna sera non piacciono più troppi perché e sto sorridendo amore si dice che il traffico riprenderà lo sai chi ci frega amore l'umidità.
In stazione in stazione in stazione in stazione.
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Questa guerra come và?
Quante strade ha fatto la piogga quanti chilometri ha fatto con lei il suo figlio più duro e testardo non fare che il cielo ti pieghi e la vita come va? bene, bene o male va.
Quanti anni aspettando l'ore quanto tempo pur di stare con lei il suo figlio più battuto e bastardo non fare che il cielo ti pieghi e la vita come va? bene, bene o male va.
Sì, siamo in guerra ormai.
Quanto a lungo può una donna sbagliare i suoi sogni per stare con te il suo uomo più cattivo e bugiardo non fare che il cielo ti pieghi e la vita come va? bene, bene o male va.
Siamo in guerra ormai.
Questa guerra come va? bene, bene o male andrà.
Siamo stanchi ormai.
E la vita come va? bene, bene o male va.
Siamo in guerra ormai.
Se ti dicessi che ti amo
Caso per caso della vita mi sono ritrovato in te e la mia porta che era già una ferita l'ho aperta solo per te.
Se ti dicessi che ti amo non mi faresti andare via dietro al mio cuore è già tutta pazzia ed è già il meglio che ho.
L'amore poi sembra ciò che ti frega ma nello specchio che hai di te la sera il diavolo alla sedia ti lega e fa pazzie di te.
L'idea di un ponte sulla strada era venuta pure a me ti crolla un ponte sulla vita e non sai mica perché.
Caso per caso della vita mi sono ritrovato in te e la mia porta che era già una ferita l'ho aperta solo per te l'ho aperta solo per te l'ho aperta solo per te.
E' un periodo segnato da voci di ritiri e pause di riflessione per la musica italiana, in particolare per alcuni dei suoi esponenti più carismatici: fra questi c'è di sicuro Ivano Fossati, che ha annunciato qualche settimana fa la chiusura di una carriera quarantennale. Ci vorrebbero interi libri (che infatti non mancano) per raccontare di una strada che va dal prog dei Delirium all'affermazione di un cantautore dal profilo del tutto singolare, passando per la scrittura di capisaldi destinati ad altre voci; di getto mi vengono in mente “Pensiero stupendo”, “E non finisce mica il cielo” e “Non sono una signora”, per tacere della storica sintonia artistica con Fiorella Mannoia. Poter vantare oltre a tutto ciò la firma congiunta su un intero album di Fabrizio de André è al di là degli aggettivi.
L'ultimo disco di Ivano Fossati – presumibilmente l'ultimo in tutti sensi, dunque – s'intitola “Decadancing” e porta dentro di sé come spesso accaduto di recente il punto di vista del cantautore sul mondo contemporaneo. La generale decadenza è origine del lamento verso una china pericolosa presa dall'uomo in un momento di flessione (economica e morale) di cui ormai anche i telegiornali ci informano quotidianamente. A rendere la situazione ancor più insopportabile, come ben evidenziato dal calembour del titolo, è la sensazione che si continui a ballare spensierati mentre tutto va a rotoli; l'immagine di un dancing popolato ma in disfacimento è immediata ed efficace.
Dopo "La decadenza", come singolo è stata scelta “Quello che manca al mondo”, vera e propria invocazione a fermarsi per un secondo a guardare davvero quello che ci circonda. A ben vedere le cose che Ivano Fossati ritiene latitare al momento sono le più semplici e forse le più umane, da un ritorno a valori più significativi alla sobrietà, addirittura al silenzio (e forse questo è un link che riporta all'inizio dell'articolo).
La canzone è da annoverare fra quelle in cui il cantautore genovese meglio riesce a legare un messaggio profondo alla sua musicalità, come d'altronde spesso succede in questo disco che ci permette di congedarci dall'artista avendo nelle orecchie un buon esempio delle sue capacità. Che questo sia motivo di lenimento del dispiacere o agisca come sale sulla ferita sta ad ognuno deciderlo.
Per salutare di persona il proprio pubblico, Ivano Fossati si è imbarcato recentemente nell'ultima tournée che durerà almeno fino a fine febbraio: sarà l'occasione perché un ampio e generalmente silenzioso pubblico possa ringraziare di tutto uno degli artisti più schivi della nostra scena, ma non per questo meno amato. Sergio Cadeddu-musicsite.it
Per niente facili uomini così poco allineati li puoi chiamare ai numeri di ieri se nella notte non li avranno cambiati
Per niente facili uomini sempre poco allineati li puoi pensare nelle strade di ieri se non saranno rientrati
Sarà possibile sì incontrarli in aereo avranno mani e avranno faccia di chi non fa per niente sul serio
Perché l'America cosí come Roma gli fa paura e il Medio-Oriente che qui da noi non riscuote nessuna fortuna
Sarà la musica che gira intorno quella che non ha futuro Sarà la musica che gira intorno saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro. Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio e che si ferma ancora ad ogni lampione o fa una musica senza futuro o non ha capito mai nessuna lezione Sará che l'anima della gente funziona dappertutto come qui Sarà che l'anima della gente Non ha imparato a dire ancora un solo sì Sarà la musica che gira intorno quella che non ha futuro Sarà la musica che gira intorno saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro. Per niente facili uomini così poco allineati li puoi chiamare ai numeri di ieri se nella notte non li avranno cambiati Per niente facili uomini sempre poco affezionati li puoi tenere fra i pensieri di ieri se non ci avranno scordati Sarà la musica che gira intorno quella che non ha futuro Sarà la musica che gira intorno saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro.
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Milano
Milano è una città di frontiera io da Roma non ci passo più è già tanto che corra la mia vita su e giù. Nessuna illusione per ora il male che ci ha presi cammina ancora si fa sentire specialmente alle gambe specialmente ora. Milano è una città del futuro e chi ci vive non sa come sta però stanno tutti insieme stanno tutti là. Milano è una città del futuro per me Milano se n'è andata già ha imbarcato tutta quella gente e adesso chissà dove sarà. È che la vita ha un andamento strano per chi a quest'ora non dorme già per chi ha bisogno di un'altra mano mettiamo e per chi ce l'ha. Amore mio perduto in provincia Amore mio che dormi già l'amore che conta le stelle che tipo di amore sarà. Ma vedi, è viviamo già nel nostro futuro e chi ci vive non sa come sta però stiamo tutti insieme stiamo tutti qua, è che viviamo già nel nostro futuro e chi ci vive non sa come sta però stiamo tutti insieme stiamo tutti qua. Milano è una città di frontiera io da Roma non ci passo più è già tanto che corra la mia vita su e giù.
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Traslocando
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Ma che sarà questa canzone
Ma che sarà questa canzone forse un'altra fotografia forse un'altra malinconia da prendere e portare a casa che accende la luce delle scale guardate come sale insieme a me.
Ma che sarà questa canzone che mi tocca sulle labbra che mi dice "non è niente tutto quello che ti fa rabbia" e appoggia la guancia sul mio cuore e sanguina e non muore proprio come te come te. Ma che sarà questa canzone la previsione dell'indomani con la lista del ristorante sul cuore ma senza il cuore fra le mani qualcosa più facile da sentire che da inseguire specialmente qui. Ma che sarà questa canzone appesa a un angolo della bocca che cerca un modo più gentile per dire la sorte che le tocca e insulta il punto che fa più male perché sanguina e non vuole proprio come te come te. Ma che sarà questa canzone forse un'altra fotografia forse un'altra malinconia da prendere e portare a casa che accende la luce delle scale guardate come sale insieme a me insieme a me.
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Amore degli occhi
Amore degli occhi che occhi hai col tuo seno ferito dal tuo senso del pianto dopo aver corso e cercato tanto adesso che ci fai. E lo so tu vuoi me e hai paura di me e mi vorresti un altro uomo, e lo so tu vuoi me e hai paura di me e la parola giusta non è perdono perché non c'è mai perdono perché il rancore è più forte del perdono perché il rancore è più forte di un uomo, più forte è la malinconia più lungo l'inverno e la notte di più. Amore degli occhi che occhi avrai quando d'affanno e d'incanto fatto il giro del tempo dopo aver corso e cercato tanto ti risveglierai, nuove cose e persone danzeranno con te i nuovi ritmi della vita, sai già bene fin d'ora, ma saprai meglio allora che non è mai finita, perché non è mai finita perché se il rancore era un'altra vita se era un altro uomo più dolce è la malinconia più breve l'inverno e la notte di più.
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I ragazzi cattivi
I ragazzi cattivi fanno la sentinella a tutti gli angoli di tutte le città spirito di gatto e cuore di motocicletta i ragazzi cattivi decidono in fretta stanno fuori stanno fuori stanno fuori stanno fuori. I ragazzi cattivi stanno sempre dall'altra parte ma i segni sul loro cuore non sono quelli sulle tue carte non ti ridono in faccia ma non vogliono consigli i ragazzi cattivi, spesso, i tuoi figli stanno fuori stanno fuori stanno fuori stanno fuori. Ah non deve andar via facile stare fuori dal disegno degli altri per uno come te come te come te. I ragazzi cattivi e nessuno che li accompagna dritti nelle scarpe a fare il giro delle città oh, tempi di pioggia e denti stretti che fanno male i ragazzi cattivi i nomi da saltare. I ragazzi cattivi è tutta musica che batte il senso della proposta visto con gli occhi di chi sta giù è dire "rompo il contratto, che Dio salvi la regina" i ragazzi cattivi tutto come prima stanno fuori stanno fuori stanno fuori stanno fuori. Ah, non deve andar via facile stare fuori dal disegno degli altri per uno come te come te come te. Stanno fuori stanno fuori.
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Quante estati, quanti inverni Quante estati e quanti inverni lascierò che si posino come le foglie davanti alla mia casa ci hanno fatto un palazzo di cemento così alto che il vento in strada non lo sentiamo più non lo sentiamo più non lo sentiamo più.
Quante estati e quanti inverni l'anno prossimo saremo ancora qui a dirci le stesse cose aspetteremo l'autunno che ci ritrovi aspetteremo l'autunno che ci riprovi aspetteremo l'autunno che ci ristori aspetteremo l'autunno...
E sopra il mio amore ci hanno messo una croce ma era ancora vivo l'anno prossimo sarò qui davanti alla mia casa sotto quel palazzo seduto su quella croce seduto su quell'amore aspettando quell'amore. E sopra il mio amore ci hanno messo una croce ma era ancora vivo l'anno prossimo sarò qui davanti alla mia casa sotto quel palazzo seduto su quella croce seduto su questo amore aspettando questo amore. Quante estati e quanti inverni lascierò che si posino come le foglie davanti alla mia casa ci hanno fatto un palazzo di cemento così alto che il vento in strada non lo sentiamo più non lo sentiamo più non lo sentiamo più.
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Un milione di città
Abbiamo casa con dentro tutto e anche una macchina che va e carta rossa sul soffitto e idee di buona qualità.
Abbiamo i libri da spostare quando suona il telefono e portafogli da cercare se venisse il medico.
Abbiamo lettere d'amore da una decina di città abbiamo attacchi di dolore e documenti d'identità. Abbiamo il cuore con le ruote che non sai mai come gli va e tutto quello che ci serve dopo un milione di città. Ma una ragazza così italiana certe cose non le sa di tutto quello che ci serve dopo un milione di città.
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Tico Palabra
Tico Palabra, non è una fotografia è un guerrigliero per qualcosa che va via un capitolo da scordare di quest'antologia.
Tico Palabra, non ha niente da inseguire questa notte gira per la capitale con le ossa rotte dal vino e dall'amore. Però ha fortuna è un antico volatore un venditore nella luce della sera si distingue appena se si confonde bene. La stessa fortuna, amore dietro le persiane chiuse ha quella luna niente da sapere, niente niente questa notte nemmeno da cantare. E Tico Palabra, gratterà via dal portone quella luna noi non sentiremo e lui continuerà da solo così com'è abituato. Tico Palabra, non è una malinconia è un guerrigliero per qualcosa che va via un capitolo "fratello" di questa vita tua e mia.
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Cow boys
Ora che per poco perdevi anche il treno di stamattina l'unico che va bene per Modena Poi chi glielo spiega a quella vipera assassina e intanto non siamo più cow boys. Ore che è finita con tutto quel cinema americano e che dire il nome di Bologna non ci sembra strano Ora non ci rimane che parlarne al controllore che non ci prenda per che non ci prenda per Cow boys.