Francesco Guccini

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    Canzone Della Vita Quotidiana


    Inizia presto all' alba o tardi al pomeriggio,
    ma in questo non c'è alcuna differenza,
    le ore che hai davanti son le stesse, son tante,
    stesso coraggio chiede l' esistenza..

    La vita quotidiana ti ha visto e già succhiato
    come il caffè che bevi appena alzato
    e l' acqua fredda in faccia cancella già i tuoi sogni
    e col bisogno annega la speranza
    e mentre la dolcezza del sonno si allontana,
    inizia la tua vita quotidiana...

    E subito ti affanni in cose in cui non credi,
    la testa piena di vacanze ed ozio
    e non sono peggiori i mali dei rimedi,
    la malattia è la noia del lavoro:

    fatiche senza scopo, furiose e vane corse,
    angosce senza un forse, senza un dopo,
    un giorno dopo l' altro il tuo deserto annuale,
    con le oasi in ferragosto e per Natale,
    ma anno dopo anno, li conti e sono tanti
    quei giorni nella vita che hai davanti..

    Ipocrisie leggere, rabbie da poco prezzo,
    risposte argute date sempre tardi,
    saluti caldi d' ansia, di noia o di disprezzo
    o senza che s' incrocino gli sguardi,

    le usate confidenze di malattie o di sesso
    dove ciascuno ascolta sol se stesso:
    finzioni naturali in cui ci adoperiamo
    per non sembrar di esser quel che siamo.
    Consolati pensando che inizia e già è finita
    questa che tutti i giorni è la tua vita...

    Amori disperati, amori fatti in fretta,
    consumati per rabbia o per dovere
    che spengono in stanchezza con una sigaretta
    i desideri nati in tante sere,

    amori fatti in furia, ridicolo contrasto,
    dopo quei film di fasto e di lussuria,
    rivincita notturna dove, per esser vero,
    l' uno tradisce l' altro col pensiero:
    son questi che tu vedi, che vivi e che hai d' attorno
    gli amori della vita d' ogni giorno...

    Le tue paure assidue, le gioie solitarie,
    i drammi che commuovon te soltanto,
    le soluzioni ambigue, i compromessi vari,
    glorie vantate poi di tanto in tanto,

    i piccoli malanni sempre più numerosi,
    più dolorosi col passar degli anni,
    la lotta vuota e vana, patetico tentare
    di rimandare un poco la vecchiaia...
    E poi ti trovi vecchio e ancor non hai capito
    che la vita quotidiana ti ha tradito...








    Canzone Per Piero




    Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo,
    venticinque anni son tanti e diciamo un po' retorici che sembra ieri.
    Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
    io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.

    Ma d' illusioni non ne abbiamo avute, o forse si, ma nemmeno ricordo,
    tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.

    Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
    fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
    Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
    su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.

    Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
    a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.

    Dopo l'inverno e l' angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,
    liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
    Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
    come l' avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.

    Il mio Leopardi, le tue teologie: "Esiste Dio ?" Le risate più pazze,
    le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.

    Poi quell' amore alla fine reale tra le canzoni di moda e le danze:
    "E' in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare."
    Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
    sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l' estate.

    Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo
    nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand' io vado a letto.

    Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso
    più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
    E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
    ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male...





     
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  2. tomiva57
     
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    Canzone delle ragazze che se ne vanno



    Le strade sono aperte ed il momento viene sempre: sapessi quante volte l'ho vissuto!
    Stagione di canzoni, di facili emozioni: un' altra volta ancora abbiamo chiuso.
    T' invidio perchè ancora hai molte pagine da aprire
    di un libro che ho già letto e che tu devi ancor scoprire,
    ma quando capirai che cerchi un libro che non c'è,
    allora ti ricorderai di me...

    C'è Shangri-La che attende perchè il nodo che ti prende per te c'è ancora tutto da inventare.
    Vedrai questi tuoi giorni in un minuto di ricordi e quanti giorni hai ancora da incontrare.
    Invidio i tuoi paesaggi che non so e non vedrò mai,
    rimpiango le ragioni per cui ancora piangerai,
    ma quando piangerai te stessa e ciò che è dentro in te,
    allora ti ricorderai di me...

    Già Superman non vola sui tuoi sogni della scuola, Mandrake e Wiz son solo falsi maghi, cosmogonie segrete che credevi ormai complete si stan riempiendo adesso di presagi.
    Già temi che il giullare getti maschere e casacca
    e mostri il vero volto dietro al velo della biacca,
    ma quando vedrai meglio quello che dicevo a te,
    allora ti ricorderai di me...

    Ma eroi, profeti, miti, santi, bambole e banditi ti rapiranno ancora tante volte
    o tu li aspetterai e non verranno mai, per una aperta chiudi cento porte.
    Ed io chi sono stato nelle fantasie che vivi?
    Poeta od ubriaco nei racconti per gli amici,
    ma quando picchierai la testa contro ai tuoi perchè
    allora ti ricorderai di me...

    Le ore sono andate e le parole consumate attendon le parole che verranno.
    Castelli e primavere che hai creduto di vedere non sai se son durante un' ora o un anno.
    Son pronti i tuoi misteri: chiama ciò che non conosci,
    già corri dove ho corso, verso nuove strade e voci,
    ma se vorrai capire tutto questo che cos' è,
    allora ti ricorderai, allora ti ricorderai, allora ti ricorderai di me...




    Canzone delle situazioni diffidenti



    Andammo
    i pomeriggi cercando affiatamento,
    scoprivo gli USA e rari giornaletti.
    Ridesti nel vedermi grande e grosso coi fumetti,
    anch' io sorrisi sempre più scontento.
    Poi scrissi il nome tuo versando piano sulla neve
    la strana cosa che sembrava vino,
    mi aveva affascinato il suo colore di rubino:
    perchè lo cancellasti con il piede?
    La scatola meccanica per musica è esaurita,
    rimane solo l' eco in lontananza,
    ma dimmi cosa fai lontana via nell' altra stanza,
    ma dimmi cosa fai della tua vita.
    O sera, scendi presto! O mondo nuovo, arriva!
    Rivoluzione, cambia qualche cosa!
    Cancella il ghigno solito
    di questa ormai corrosa mia stanca civiltà che si trascina.
    Poi piovve all' improvviso sull' Amstel, ti ricordi?
    Dicesti qualche cosa sorridendo;
    risposi, credo, anch' io qualche banalità
    scoprendo il fascino di un dialogo tra i sordi.
    Tuo nonno era un grand' uomo,
    famoso chissà cosa, di loro si usa dire "è ancora in gamba".
    Mi espose a gesti e a sputi quella "weltanshauung" sua stramba
    puntando come un indice una rosa.
    Malinconie discrete che non sanno star segrete,
    le piccole modeste storie mie,
    che non si son mai messe addosso il nome di poesie,
    amiche mie di sempre, voi sapete!
    Ebbrezze conosciute già forse troppe volte:
    di giorno bevo l' acqua e faccio il saggio.
    Per questo solo a notte ho quattro soldi di messaggio
    da urlare in faccia a chi non lo raccoglie.
    Il tuo patrigno era un noto musicista,
    tuo padre lo incontravi a qualche mostra.
    Bevemmo il tè per terra e mi piaceva quella giostra di gente nelle storie tue d' artista.
    Mi confidasti trepida non so quale segreto dicendo "donna" e non "la cameriera".
    Tua madre aveva un forte mal di testa quella sera: fui premuroso, timido, discreto.
    E tu nell' altra stanza che insegui i tuoi pensieri, non creder che ci sia di meglio attorno:
    noi siamo come tutti e un poco giorno dopo giorno sciupiamo i nostri oggi come ieri.
    Ma poi che cosa importa?
    Bisogna stare ai patti: non voglio il paradiso né l'inferno.
    Se a volte urlo la rabbia, poi dimentico e mi perdo nei mondi dentro agli occhi dei miei gatti.
    Uscimmo un po' accaldati per il troppo vino nero, danzammo sulla strada, già albeggiava.
    Sembrava una commedia musicale americana, tu non lo sai, ma dentro me ridevo...
     
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  3. tomiva57
     
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    Via Paolo Fabbri 43



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    Via Paolo Fabbri 43 (1976) è il settimo album di Francesco Guccini.

    Via Paolo Fabbri 43, oltre ad essere il titolo di una canzone e dell'album, è l'indirizzo di quella che all'epoca in cui il disco fu pubblicato era l'abitazione di Guccini. La via è intitolata all'antifascista e partigiano Paolo Fabbri. Il cantautore trascorre ancora parte del suo tempo nella casa bolognese, sebbene usi ritirarsi sempre più frequentemente nell'altra abitazione che ha a Pàvana, presso Sambuca Pistoiese.


    Tracce
    Via Paolo Fabbri 43, a Bologna

    1. Piccola storia ignobile - 6:55
    2. Canzone di notte n. 2 - 4:59
    3. L'avvelenata - 4:41
    4. Via Paolo Fabbri 43 - 8:15
    5. Canzone quasi d'amore - 4:13
    6. Il pensionato - 4:26

    Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini
    Cover

    Nel 2009 Luca Carboni ha realizzato una cover di L'avvelenata nel suo album Musiche ribelli.

    Le canzoni
    Piccola storia ignobile

    «Piccola storia ignobile è una canzone sull'aborto. Era tanto che ci pensavo, avevo timore di dire cose non giuste, e non ho inventato allora un tema ed una storia, ma ho messo assieme tante storie che mi hanno raccontato cercando di ricavarne una storia tipica, esemplare.»

    Canzone di notte n. 2

    In questa canzone Guccini, nel "vestire una risata" si oppone ad ogni forma di potere che scelga di imporsi con la violenza e il ricatto morale. Dalle parole dell'autore: «Una canzone notturna, cioè pensata di notte e che contiene, mi accorgo, molti miei tic notturni, come il vino e gli amici. Questo non è un luogo comune, ma un tipo di ambiente e di vita, e soprattutto una certa Bologna.»


    Via Paolo Fabbri 43

    È una canzone che ci mostra un Guccini in presa diretta, senza il filtro della memoria, o del racconto di storie altrui, con un tono fortemente caustico e divertito. Sulla canzone dice «un gioco, una risata, una presa in giro, una canzone piena di cose e di scherzi, e l'ironia è soprattutto su di me, sui miei "se fossi, se facessi" che a volte forse sono solo scuse per non essere e non fare. La canzone vuole essere un invito a essere di più e a fare di più.»

    Canzone quasi d'amore

    Anche questa è per così dire un'invettiva: Guccini rivendica infatti nella canzone il diritto di non dover "cercare parole che non trovo", rivendica la scelta di non dover dire "cose vecchie con il vestito nuovo", non nasconde di saper raccontare solo "il vuoto che al solito ho di dentro". Nelle note di introduzione al disco dice: «non è una canzone d'amore, è un cercare di prendere coscienza del fare una canzone, del come e perché si usano certi temi ricorrenti piuttosto che altri, del come e perché si usano certe parole invece che altre».

    Il pensionato

    «Il pensionato è uno dei miei soliti ritratti di diversi, di emarginati perché ultimi residui di una cultura che sta scomparendo.»

    La critica al cantautorato italiano

    Nella canzone Via Paolo Fabbri 43 è contenuta anche una frecciata polemica verso alcuni colleghi - in particolare Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Fabrizio De André - attraverso la citazione del nome dei personaggi femminili di loro canzoni: Lilly (la piccola infelice), Alice e Marinella:

    «La piccola infelice [Lilly] si è incontrata con Alice / ad un summit per il canto popolare. / Marinella non c'era, fa la vita in balera, / ed ha altro per la testa a cui pensare».

    Molti anni dopo, quando De André era già scomparso, in un'intervista Guccini preciserà: «Quella su Fabrizio era una battuta amabile, e lui lo sapeva. Nulla di serio. Sulle altre due frecciatine, la cattiveria era, come dire, molto più sentita».

    Ma non è certo l'unica attenzione che Guccini dedica nell'album ai suoi colleghi. Ne L'Avvelenata scrive:

    «Colleghi cantautori, eletta schiera, / che si vende alla sera, per un po' di milioni, / voi che siete capaci, fate bene / a aver le tasche piene, e non solo i coglioni».

    E poi, nel 2000, replicherà in Addio:

    «Io, non artista, solo piccolo baccelliere, / perché, per colpa d'altri, vada come vada, / a volte mi vergogno di fare il mio mestiere».





    Via Paolo Fabbri 43


    Fra "krapfen" e "boiate" le ore strane son volate,
    grasso l' autobus m' insegue lungo il viale
    e l' alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia,
    scoppia il mondo fuori porta San Vitale
    e in via Petroni si svegliano,
    preparano libri e caffè
    e io danzo con Snoopy e con Linus
    un tango argentino col caschè!

    Se fossi più gatto, se fossi un po' più vagabondo,
    vedrei in questo sole, vedrei dentro l' alba e nel mondo,
    ma c'è da sporcarsi il vestito e c'è da sgualcire il gilet:
    che mamma mi trovi pulito qui all' alba in via Fabbri 43!

    I geni musicali preannunciati dai giornali
    hanno officiato e i sacri versi hanno cantati,
    le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono,
    son poeti, santi, taumaturghi e vati:
    con gioia e tremore li seguo
    dal fondo della mia città,
    poi chiusa la soglia do sfogo
    alla mia turpe voglia.... ascolto Bach!

    Se solo affrontassi la mia vita come la morte,
    avrei clown, giannizzeri, nani a stupir la tua corte,
    ma voci imperiose mi chiamano e devo tornare perchè
    ho un posto da vecchio giullare qui in via Paolo Fabbri 43!

    Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali,
    poi stremati fanno cure di cinismo,
    son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi
    solo se si parla di strutturalismo.
    In fondo mi sono simpatici
    da quando ho incontrato Descartes:
    ma pensa se le canzonette
    me le recensisse Roland Barthes!

    Se fossi accademico, fossi maestro o dottore,
    ti insignirei in toga di quindici lauree ad honorem,
    ma a scuola ero scarso in latino e il "pop" non è fatto per me:
    ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43!

    Jorge Luis Borges mi ha promesso l' altra notte
    di parlar personalmente col "persiano",
    ma il cielo dei poeti è un po' affollato in questi tempi,
    forse avrò un posto da usciere o da scrivano:
    dovrò lucidare i suoi specchi,
    trascriver quartine a Kayyam,
    ma un lauro da genio minore
    per me, sul suo onore, non mancherà...

    Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte,
    farei fuochi greci e girandole per la tua fronte,
    ma sai cosa io pensi del tempo e lui cosa pensa di me:
    sii saggia com' io son contento qui in via Paolo Fabbri 43!

    La piccola infelice si è incontrata con Alice
    ad un summit per il canto popolare,
    Marinella non c' era, fa la vita in balera
    ed ha altro per la testa a cui pensare:
    ma i miei ubriachi non cambiano,
    soltanto ora bevon di più
    e "il frate" non certo la smette
    per fare lo speaker in TV.

    Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello,
    avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello,
    ma anche i miei eroi sono poveri, si chiedono troppi perchè:
    già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43!

    Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati
    van scialando sulle strade bionde e fretta,
    personalmente austero vesto in blu perchè odio il nero
    e ho paura anche d' andare in bicicletta:
    scartato alla leva del jet-set,
    non piango, ma compro le Clark,
    se devo emigrare in America,
    come mio nonno, prendo il tram!

    Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli,
    farei con parole ghirlande da ornarti i capelli,
    ma madri e morali mi chiudono,
    ritorno a giocare da me:
    do un party, con gatti e poeti,
    qui all' alba in via Fabbri 43!




     
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  4. tappi
     
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    GRAZIE IVANA
     
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  5. tomiva57
     
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    Piccola Storia Ignobile




    Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,
    che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,
    che non merita nemmeno l' attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare,
    se tu te la sei voluta, a loro non importa niente,
    te l' avevan detto che finivi male...

    Ma se tuo padre sapesse qual' è stata la tua colpa rimarrebbe sopraffatto dal dolore,
    uno che poteva dire "guardo tutti a testa alta", immaginasse appena il disonore,
    lui che quando tu sei nata mise via quella bottiglia per aprirla il giorno del tuo matrimonio,
    ti sognava laureata, era fiero di sua figlia,
    se solo immaginasse la vergogna,
    se solo immaginasse la vergogna,
    se solo immaginasse la vergogna...

    E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione, buone scuole e poca e giusta compagnia,
    allevata nei valori di famiglia e religione, di ubbidienza, castità e di cortesia,
    dimmi allora quel che hai fatto chi te l' ha mai messo in testa o dimmi dove e quando l'hai imparato
    che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
    e di certe cose non si è mai parlato
    e di certe cose non si è mai parlato
    e di certe cose non si è mai parlato...

    E tua madre, che da madre qualche cosa l' ha intuita e sa leggere da madre ogni tuo sguardo:
    devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita, che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio.
    Però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta o dirle che provavi anche piacere,
    questo non potrà capirlo, perchè lei, da donna onesta,
    l' ha fatto quasi sempre per dovere,
    l' ha fatto quasi sempre per dovere,
    l' ha fatto quasi sempre per dovere...

    E di lui non dire male, sei anche stata fortunata: in questi casi, sai, lo fanno in molti.
    Sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa, ti ha lasciata, ma ti ha trovato l' indirizzo e i soldi,
    poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo e poi non sei neanche minorenne
    ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo:
    noi non siamo perseguibili per legge,
    noi non siamo perseguibili per legge,
    noi non siamo perseguibili per legge...

    E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo desiderando quasi di morire,
    presa come un animale macellato stavi urlando, ma quasi l' urlo non sapeva uscire
    e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi davvero sola fra le mani altrui,
    che pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
    di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
    di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
    di tuo padre, di tua madre e anche di lui?

    Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi, non vedo proprio cosa posso fare.
    Dirti qualche frase usata per provare a consolarti o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare".
    E' una cosa che non serve a una canzone di successo, non vale due colonne su un giornale,
    se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
    e i politici han ben altro a cui pensare
    e i politici han ben altro a cui pensare
    e i politici han ben altro a cui pensare...





    Canzone Quasi D'Amore



    Non starò più a cercare parole che non trovo
    per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
    per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
    e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo...

    O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
    o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
    io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
    non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...

    Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
    e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
    perchè siam tutti soli ed è nostro destino
    tentare goffi voli d' azione o di parola,
    volando come vola il tacchino...

    Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
    sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
    e di questa parola io quasi mi vergogno,
    ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno...

    Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
    e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
    a ricercare i visi che ti han dimenticato
    vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato...

    Tutto questo lo sai e sai dove comincia
    la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
    perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
    e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
    saggi, falsi, sinceri... coglioni!

    Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
    Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
    tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
    ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale...

    D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
    e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
    fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
    aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
    bere, leggere, amare... grattarsi!






    GLI ARTISTI PIU' AMATI NEI FORUM "NON UFFICIALI"



    Quali sono gli artisti italiani più apprezzati nei forum in Rete? È questa la domanda alla quale oggi cercheremo di dare risposta con la nostra nuova classifica dedicata ai forum “non ufficiali” in Rete.

    Le community on line sono il primordiale strumento di comunicazione nato agli albori del Web, prima che il 2.0 invadesse Internet con i vari Myspace, Youtube, Twitter e Facebook.
    È lì che i fan degli artisti musicali da sempre si confrontano, raccolgono opinioni e notizie, stringono amicizia condividendo la passione comune.

    E oggi, nonostante la presenza di numerosi e più performanti concorrenti, è un mezzo che viene ancora molto utilizzato.

    Oggi però sono diventati soprattutto luogo di aggregazione “privata” dei fan, rimanendo nel 2011 il modo migliore per leggere e commentare le notizie sui cantanti (o sulle band preferite) in un ambiente dove la partecipazione è più strutturata rispetto ad una Pagina Artista di Facebook.

    In questa prima nostra analisi dei forum on line, abbiamo deciso di partire da quelli realizzati in via non ufficiale su Forumfree e Forumcommunity, inseriti tra i primi mille nella classifica TopForum dei due circuiti.

    Di questi abbiamo selezionato quelli più attivi e con il maggior numero di iscritti.

    Si tratta soprattutto di forum non ufficiali (o riconosciuti come ufficiali di fatto in un secondo momento). Artisti da talent show, ma anche grandi della musica italiana e nomi nuovi del rap italiano
    Quindicesimo posto per Francesco Guccini (Il forum di Francesco Guccini) - Poco meno di mille iscritti sono quelli oggi presenti sul suo forum. Si distingue per una particolarità: gli utenti fanno un continuo lavoro di analisi dei testi del cantautore modenese confrontandosi su riferimenti e significati delle sue canzoni.


    * alessandro.alicandri
    * Lunedì 10 Gennaio 2011
     
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  6. tomiva57
     
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    L'Avvelenata


    Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
    credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
    va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
    chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...

    Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
    mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
    giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
    e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...

    Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
    però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
    io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
    vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...

    Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
    godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
    se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
    di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...

    Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
    io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
    Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
    io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!

    Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
    Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
    Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
    compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!

    Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
    voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
    Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
    un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!

    Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
    mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
    e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
    ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!






    Canzone Di Notte N. 2


    E un' altra volta è notte e suono,
    non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
    e voglio in questo modo dire "sono"
    o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
    o forse perchè ancora c'è da bere
    e mi riempio il bicchiere..

    E l' eco si è smorzato appena
    delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
    in cui ciascuno chiude la sua pena,
    in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
    a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
    a dir "Dove ho sbagliato?"

    Eppure fa piacere a sera
    andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
    e due canzoni fatte alla leggera
    in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
    il fatto che sei triste o che t'annoi
    e tutti i dubbi tuoi...

    Ma i moralisti han chiuso i bar
    e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
    è bello ritornar "normalità",
    è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
    Scusate, non mi lego a questa schiera:
    morrò pecora nera!

    Saranno cose già sentite
    o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
    e poi, voi queste cose non le dite,
    poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
    poi è bene essere un poco diffidente
    per chi è un po' differente...

    Ma adesso avete voi il potere,
    adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
    gli dei, i comandamenti ed il dovere,
    purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
    ignorano quel tarlo mai sincero
    che chiamano "Pensiero"...

    Però non siate preoccupati,
    noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
    Gli anarchici li han sempre bastonati
    e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
    non scampa, fra chi veste da parata,
    chi veste una risata...

    O forse non è qui il problema
    e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
    e ognuno costruisce il suo sistema
    di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
    scordando che poi infine tutti avremo
    due metri di terreno...

    E un' altra volta è notte e suono,
    non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
    o forse per sentirmi meno solo
    o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
    che danno quell' ipocondria ben nota,
    poi... la bottiglia è vuota...


     
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  7. tomiva57
     
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    Il pensionato

    Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare,
    l' odore quasi povero di roba da mangiare,
    lo vedo nella luce che anch' io mi ricordo bene
    di lampadina fioca, quella da trenta candele,
    fra mobili che non hanno mai visto altri splendori,
    giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori,
    fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:
    mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani.

    Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina
    aprire la persiana, tirare la tendina
    e mentre sto fumando ancora un'altra sigaretta,
    andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta
    e poi lo incontro ancora quando viene l' ora mia,
    mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:
    "Buon giorno, professore. Come sta la sua signora?
    E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora..."

    Mi dice cento volte fra la rete dei giardini
    di una sua gatta morta, di una lite coi vicini
    e mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso,
    di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso...

    Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita,
    a tutti i volti visti dalla lampadina antica,
    a quell' odore solito di polvere e di muffa,
    a tutte le minestre riscaldate sulla stufa,
    a quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo,
    a come da quel posto si può mai vedere il mondo,
    a un' esistenza andata in tanti giorni uguali e duri,
    a come anche la storia sia passata fra quei muri...

    Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
    la vita, com'è fatta e come uno la gestisce
    e i mille modi e i tempi, poi le possibilità,
    le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
    e ancora mi domando se sia stato mai felice,
    se un dubbio l' ebbe mai, se solo oggi si assopisce,
    se un dubbio l' abbia avuto poche volte oppure spesso,
    se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso...

    Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo
    di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:
    non posso o non so dir per niente se peggiore sia,
    a conti fatti, la sua solitudine o la mia...

    Diremo forse un giorno: "Ma se stava così bene..."
    Avrà il marmo con l' angelo che spezza le catene
    coi soldi risparmiati un po' perchè non si sa mai,
    un po' per abitudine: "eh, son sempre pronti i guai" .
    Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:
    "Piacere", "E' mio", "Son lieto", "Eravate suoi parenti?"
    E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena:
    soltanto un' impressione che ricorderemo appena...








    Amerigo (album)


    Da Wikipedia

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    Amerigo (1978) è l'ottavo album di Francesco Guccini. Il titolo del disco deriva dal nome del noto esploratore Amerigo Vespucci, al quale viene accostato la storia del prozio del cantautore, Enrico Guccini.

    Tracce

    1. Amerigo - 7:03
    2. Libera nos Domine - 4:36
    3. 100, Pennsylvania Ave. - 6:35
    4. Eskimo - 8:18
    5. Le cinque anatre - 3:46
    6. Mondo nuovo - 5:12

    Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini, ad eccezione di Mondo nuovo (musica di Pietro Guccini).

    Tra i musicisti che partecipano all'incisione è da ricordare il chitarrista Gianfranco Coletta, fondatore con Ettore De Carolis dei Chetro & Co. e poi componente dapprima del Banco del Mutuo Soccorso e poi degli Alunni del Sole.







    Amerigo

    Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
    qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d' orzo.
    Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde
    in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo.

    Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
    o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola.
    Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio,
    un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola.

    Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe
    e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo,
    parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
    E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il fatalismo".
    Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
    e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina
    e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le Havre,
    e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina.

    L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata,
    l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il destino,
    l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata,
    l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.

    L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
    perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
    e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache,
    un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra.

    Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
    dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello
    e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino,
    l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.

    E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera,
    per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
    di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera,
    sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri.

    Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita,
    l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia sottile,
    l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita,
    e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per fucile.

    Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già vecchio,
    sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo
    e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio
    finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
    finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
    finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo...

    [ These are Amerigo Lyrics on www.lyricsmania.com/ ]


     
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  8. tomiva57
     
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    Libera nos domine

    Da morte nera e secca, da morte innaturale,
    da morte prematura, da morte industriale,
    per mano poliziotta, di pazzo generale,
    diossina o colorante, da incidente stradale,
    dalle palle vaganti d' ogni tipo e ideale,
    da tutti questi insieme e da ogni altro male,
    libera, libera, libera, libera nos Domine!

    Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
    dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
    dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
    da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
    da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
    dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
    libera, libera, libera, libera nos Domine!

    Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
    da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
    da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
    dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
    dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
    dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
    libera, libera, libera, libera nos Domine!

    Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
    dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
    da inferni e paradisi, da una vita futura,
    da utopie per lenire questa morte sicura,
    da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
    da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
    libera, libera, libera, libera nos Domine,
    libera, libera, libera, libera nos Domine...







    100 pennsylvania avenue

    La strada dalla Pennsylvania Station sembrava attraversasse il continente
    come se non tornasse più all' indietro, ma andasse sempre avanti ad occidente
    fra tombe in ferro-vetro, pianura, pali e gente.
    E indietro invece e in fretta ci tornai, ma in certi miei momenti forse oziosi
    mi chiedo dove sei e che cosa fai e come passi i tuoi giorni noiosi,
    io che non ti risposi in questa casa mia che sai e non sai.

    E immagino tu e lui, due americani sicuri e sani, un poco alla John Wayne,
    portare avanti i miti kennedyani e far scuola agli indiani:
    amore e ecologia lassù nel Maine.

    E là insegnare alla povera gente per poco o niente, vita quasi pia,
    fingendo o non sapendo proprio niente di quello che può ancora far la CIA,
    santi dell'occidente, per gli USA, e così sia...
    Mi ha detto chi t' ha vista là da poco che sei rimasta quella che eri allora,
    un po' più vecchia, ma quasi per gioco e forse solo appena un po' signora,
    vorrei vederti ora perchè il ricordo mi diventa fioco...

    E provo a immaginare in un momento per ridere di stare qui con te,
    ma sarebbe poi stato un cambiamento? Ci penso, ma non sento
    che un' altra ancora ha i soliti perchè...

    Però tu sai che è il gioco d' un istante perchè da allora già lo sentivamo
    che possibilità ce ne son tante per quei due tipi che allora eravamo:
    io son quasi importante, tu cosa sei, e chi siamo?
    Ma forse almeno tu hai conservato quell' ideale che avevamo in testa,
    probabilmente in te cenni ha lasciato,ogni cosa alla lunga mi molesta
    e cerco un' altra festa e poi le feste in fondo mi han stancato...

    Poi erano ideali alla cogliona fatti coi miti del '63,
    i due Giovanni e pace un po' alla buona, Ramblas di Barcellona,
    la prima crisi dura dentro in me...

    Io credo che sappiamo che è diverso se le cose son state poi più avare,
    le accetti, tiri avanti e non hai perso se sono differenti dal sognare
    perchè non è uno scherzo sapere continuare.
    E scusami se sono qui a pensare a te, alle tue parole e ai tuoi sorrisi,
    come il "Matto" fra carte da giocare può risolvere un attimo di crisi,
    anche se allora smisi, ora vado, e "via andare"...

    Non voglio far felice proprio adesso tua madre che odiò l' italiano istrione
    quando disse a tuo padre che era un fesso lui e il liberal-progresso
    e urlò "rivoluzione!".

    Son cose spero che perdonerai com' io ti ho perdonato ormai a quest' ora,
    come se fossi solo un piantaguai, il "but I love him" che gli urlasti allora,
    così ti canto ancora in questa casa mia che sai e non sai...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_..._ave_42623.html





     
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  9. tomiva57
     
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    Eskimo

    " Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
    l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
    Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
    la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman la maturità...

    Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
    io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perchè,
    ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
    potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...

    Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
    non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
    Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
    inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...

    E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
    lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
    bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
    tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!

    Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
    credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o a Carnevale.
    Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
    ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò...

    Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
    e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
    Perchè mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
    perchè fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me...

    Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel sessantotto,
    scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
    tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
    contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...

    E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
    tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
    e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai,
    quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai...

    Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
    un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
    L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
    vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!

    E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
    che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può...
    E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
    per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'Hi-Fi...

    Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perchè
    se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
    Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
    sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità...

    Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent' anni è tutto chi lo sa,
    a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
    oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
    di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu...

    E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
    come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
    Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
    giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...

    Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
    io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
    ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
    ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai..."









    Le cinque anatre

    Cinque anatre volano a sud: molto prima del tempo l'inverno è arrivato.
    Cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato, contro il sole velato...

    Nessun rumore sulla taiga, solo un lampo un istante ed un morso crudele:
    quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere ed una preda cadere...

    Quattro anatre volano a sud: quanto dista la terra che le nutriva,
    quanto la terra che le nutrirà e l' inverno già arriva e l' inverno già arriva...

    Il giorno sembra non finire mai; bianca fischia ed acceca nel vento la neve:
    solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve e con un volo ormai greve...

    A cosa pensan nessuno lo saprà: nulla pensan l'inverno e la grande pianura
    e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura, con un gridare che dura...

    E il branco vola, vola verso sud. Nulla esiste più attorno se non sonno e fame:
    solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare, verso il sud che ora appare...

    Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo arrivare,
    ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare, che bisognava volare,
    che bisognava volare, che bisognava volare







    Mondo nuovo


    Una versione casalinga Piano-Voce di una bellissima e poco conosciuta canzone di Guccini.


    Corre veloce, ma in che senso
    il nostro tempo sconosciuto e strano
    e i nostri occhi spaventati
    guardano ciò che ci circonda
    e non sanno credere ad un tecnico sortilegio che
    pian piano e indifferente ci rapina
    e ci trascina verso una realtà
    che non vedremo mai (fra entità sconosciute e computers)
    che non vedremo mai (fra le schede cifrate e le città)
    che non vedremo mai...

    E corre l' uomo confuso verso
    ciò che neanche lui capisce,
    chi ha programmato la sua vita
    non sa chi sia e dove; ma che
    importa, se solo questo lo fa
    già dubitare del suo equilibrio
    e aperta è già la strada oscuramente
    verso una nuova realtà
    che non capirà mai ( fra entità sconosciute e computers )
    che non capirà mai ( fra le schede cifrate e le città )
    che non capirà mai...

    E non sapremo perchè e come
    siamo di un' era in transizione
    fra una civiltà quasi finita
    ed una nuova inconcepita.
    Se quasi nessuno ormai più crede,
    quale mai sarà la nuova fede,
    quali mai saran le nuove mete
    che spegneranno la nostra eterna sete
    di poter essere sé...

    Anche se poi qualcuno soccomberà
    io non so dire chi fra noi due sarà
    quest' uomo nuovo
    che avvince anche me
    nel mondo nuovo che
    noi non vedremo mai ( fra entità sconosciute e computers )
    noi non vedremo mai ( fra le schede cifrate e le città )
    noi non vedremo mai...




     
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  10. tomiva57
     
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    Album concerto
    Da Wikipedia

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    Album concerto (1979) è il nono album di Francesco Guccini ed è registrato dal vivo insieme ai Nomadi, che con questo sono al loro ottavo album.
    « Ci siamo ritrovati insieme e abbiamo cominciato a parlare di quello che facevamo, di quello che abbiamo fatto, e ci siamo accorti che tante canzoni fatte tanti anni fa erano ancora, o almeno spero, per noi molto attuali, e quindi ci siamo detti: perché non rifarle? »

    (Francesco Guccini)


    Oltre a Guccini (voce e chitarra) e ai Nomadi - Augusto Daolio (voce); Beppe Carletti (tastiere); Umbi Maggi (basso); Chris Dennis (violino e chitarre); Paolo Lancellotti (batteria) - nel disco hanno suonato Jimmy Villotti e Juan Carlos Biondini (chitarre).

    Il disco è stato registrato dal vivo nel novembre 1979 al Kiwi di Piumazzo e al Club 77 di Pavana.

    Tracce

    1. Canzone per un'amica - 4:13
    2. Atomica - 3:04
    3. Noi non ci saremo - 3:27
    4. Per fare un uomo - 2:26
    5. Primavera di Praga - 4:25
    6. Dio è morto - 2:32
    7. Canzone del bambino nel vento (Auschwitz) - 5:32
    8. Noi - 3:50
    9. Statale 17 - 5:58






    Canzone per un'amica

    Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva
    la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...

    Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava,
    non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...

    Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano
    poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...

    Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita,
    quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...

    Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa,
    quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...

    Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte:
    sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...

    Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
    spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...

    Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
    voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...


    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...mica_42856.html





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    intervista Francesco e Augusto

    L'atomica

    Si è levata dai deserti in Mongolia occidentale
    una nuvola di morte, una nuvola spettrale che va, che va, che va...
    Sopra i campi della Cina, sopra il tempio e la risaia,
    oltrepassa il Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va, e va, e va...

    Sopra il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli,
    sopra le bandiere rosse, sui ritratti dei profeti,
    sui ritratti dei signori
    sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori...

    Sta coprendo un continente, sta correndo verso il mare,
    copre il cielo fino al punto dove l' occhio può guardare e va, e va, e va...
    Sopra il volo dei gabbiani che precipitano in acqua,
    sopra i pesci che galleggiano e ricoprono la spiaggia e va, e va, e va...

    Alzan gli occhi i pescatori verso un cielo così livido,
    le onde sembra che si fermino, non si sente che il silenzio
    e le reti sono piene
    di cadaveri d'argento...

    Poi le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade
    sopra i tetti delle case, tra le pietre delle strade,
    sopra gli alberi che muoiono, sopra i campi che si seccano,
    sopra i cuccioli degli uomini, sulle mandrie che la bevono,
    sulle spiagge abbandonate una pioggia che è veleno
    e che uccide lentamente, pioggia senza arcobaleno
    che va, che va, che va, che va, che va!

    More lyrics: http://www.lyricsmania.com/latomica_cinese...co_guccini.html



     
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  11. tomiva57
     
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    Noi non ci saremo

    Vedremo soltanto una sfera di fuoco,
    più grande del sole, più vasta del mondo;
    nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà
    fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    Poi per un anno la pioggia cadrà giù dal cielo
    e i fiumi correranno la terra di nuovo
    verso gli oceani scorreranno e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
    e in alto nel cielo splenderà l'arcobaleno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E catene di monti coperte di nevi
    saranno confine a foreste di abeti:
    mai mano d' uomo le toccherà, e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
    e in alto, lontano, ritornerà il sereno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E il vento d'estate che viene dal mare
    intonerà un canto fra mille rovine,
    fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
    fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
    e ancora la terra sarà popolata;
    fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
    gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
    ma noi non ci saremo...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...remo_42991.html








    Per fare un uomo

    E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
    la morte e la vita non cambiano mai:
    l' inverno è tornato, l' estate è finita,
    la morte e la vita rimangono uguali,
    la morte e la vita rimangono uguali...

    Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
    per fare un bimbo un' ora d'amore,
    per una vita migliaia di ore,
    per il dolore è abbastanza un minuto,
    per il dolore è abbastanza un minuto...

    E verrà il tempo di dire parole
    quando la vita una vita darà
    e verrà il tempo di fare l' amore
    quando l' inverno più a nord se ne andrà,
    quando l' inverno più a nord se ne andrà...

    Poi andremo via come fanno gli uccelli
    che dove vanno nessuno lo sa,
    ma verrà un tempo e quel cielo vedremo
    quando l' inverno dal nord tornerà,
    quando l' inverno dal nord tornerà...

    E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
    la morte e la vita non cambiano mai:
    l' estate è passata, l' inverno è alle porte,
    la vita e la morte rimangono uguali,
    la vita e la morte rimangono uguali...



    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...uomo_42815.html




     
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  12. tomiva57
     
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    Primavera di Praga

    Di antichi fasti la piazza vestita
    grigia guardava la nuova sua vita,
    come ogni giorno la notte arrivava,
    frasi consuete sui muri di Praga,
    ma poi la piazza fermò la sua vita
    e breve ebbe un grido la folla smarrita
    quando la fiamma violenta ed atroce
    spezzò gridando ogni suono di voce...

    Son come falchi quei carri appostati,
    corron parole sui visi arrossati,
    corre il dolore bruciando ogni strada
    e lancia grida ogni muro di Praga.
    Quando la piazza fermò la sua vita,
    sudava sangue la folla ferita,
    quando la fiamma col suo fumo nero
    lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
    quando ciascuno ebbe tinta la mano,
    quando quel fumo si sparse lontano,
    Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
    all'orizzonte del cielo di Praga...

    Dimmi chi sono quegli uomini lenti
    coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
    dimmi chi sono quegli uomini stanchi
    di chinar la testa e di tirare avanti,
    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,

    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga...










    Dio è morto

     
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  13. tomiva57
     
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    Canzone del bambino nel vento

    Son morto con altri cento,
    son morto ch'ero un bambino,
    passato per il camino
    e adesso io sono nel vento.
    E adesso sono nel vento.
    Ad Auschwitz c'era la neve,
    il fumo saliva lento,
    nel freddo giorno d'inverno
    e adesso io sono nel vento.
    E adesso sono nel vento.
    Ad Auschwitz tante persone,
    ma, ma un solo grande silenzio
    è strano non riesco ancora
    a sorridere qui nel vento.
    A sorridere qui nel vento.
    Io chiedo come può l'uomo
    uccidere un suo fratello
    eppure siamo a milioni
    in polvere qui nel vento.
    In polvere qui nel vento.
    E ancora tuona un cannone
    e ancora no no è contenta
    di sangue la bestia umana
    e ancora ci porta il vento.
    E ancora ci porta il vento.
    Io chiedo quando sarà
    che l'uomo potrà imparare
    a vivere senz'ammazzare
    e il vento si poserà.
    E il vento si poserà.
    Io chiedo quando sarà
    che l'uomo potrà imparare
    a vivere senza ammazzare
    e il vento si poserà.
    E il vento si poserà.
    E il vento si poserà.








    Noi

    Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
    e piove solo sabbia per le strade e sui muri
    c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
    che inizia non sai dove e passa cento porte.

    Noi che lasciamo tutto,
    noi per volare in alto,
    noi per cercare una città

    dove i cieli non sono così scuri e le strade hanno suoni
    e vedi sogni e immagini nelle strade e sui muri.

    Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
    e piove solo sabbia nelle strade e sui muri
    c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
    che inizia non sai dove e passa cento porte.

    Noi che lasciamo tutto,
    noi per volare in alto,
    noi per cercare una città

    che non ha tempo, ma solo prati verdi e il cielo a vibrazioni
    e la pioggia a canzoni esiste solo... nana nanana
    esiste solo... nana nanana
    esiste solo... nana nanana
    esiste solo... nana nanana
    esiste solo...














    Statale 17




     
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  14. tomiva57
     
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    Metropolis (album)


    Da Wikipedia




    Metropolis (1981) è il decimo album di Francesco Guccini.
    Il disco

    Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini ad eccezione di Venezia (Biggi - Alloisio) e Milano (Poveri bimbi di) (Guccini - Alloisio - Guccini).

    Venezia e Lager erano già state incise nel 1979 dall'Assemblea musicale teatrale, nell'album Il sogno di Alice.

    Gli arrangiamenti dell'album sono curati da Ettore De Carolis, ex componente del complesso psichedelico Chetro & Co..

    Tracce

    LATO A

    1. Bisanzio - 5:14
    2. Venezia - 4:06
    3. Antenòr - 5:19

    LATO B

    1. Bologna - 4:41
    2. Lager - 3:46
    3. Black-out - 3:56
    4. Milano (Poveri bimbi di) - 4:53



    Bisanzio

    Bisanzio è la prima traccia del Concept-album
    Metropolis del 1981,che affronta diversi temi, tutti dannatamente
    attuali, e lo fa seguendo il filo conduttore della "Citta'".
    Si tratta di un album poco conosciuto e come purtroppo
    spesso accade nel mondo della musica
    anche uno dei migliori dell'artista.
    Si parte subito con una delle piu' brillanti composizioni
    di Guccini:Bisanzio appunto,utilizzando in senso metaforico,
    il contesto storico della caduta di questa città. Il testo è deliziosamente metaforico, l'autore si cala
    nei panni di Filemazio ed osserva il cielo per trarne
    un oroscopo, "per divinar responso", senza riuscirvi.
    Lo smarrimento del "protomedico, matematico,
    astronomo, forse saggio" è evidentemente applicabile
    alla vita stessa dell'autore che come "Bisanzio" forse
    "non è mai esistita".
    A confermare l'estensione della profonda ed amara
    riflessione Guccini aggiunge:
    "c'è freddo sulla torre o è l' età mia malata,
    confondo vita e morte e non so chi è passata"
    L'arrangiamento della canzone è incredibilmente
    coinvolgente, a tratti addirittura epico.
    Poesia, genio, o piu' semplicemente "Guccini".

    Testo:
    Anche questa sera la luna è sorta
    affogata in un colore troppo rosso e vago,
    Vespero non si vede, si è offuscata,
    la punta dello stilo si è spezzata.
    Che oroscopo puoi trarre questa sera, Mago?

    Io Filemazio, protomedico, matematico, astronomo, forse saggio,
    ridotto come un cieco a brancicare attorno,
    non ho la conoscenza od il coraggio
    per fare quest' oroscopo, per divinar responso,
    e resto qui a aspettare che ritorni giorno

    e devo dire, devo dire, che sono forse troppo vecchio per capire,
    che ho perso la mia mente in chissà quale abuso, od ozio,
    ma stan mutando gli astri nelle notti d' equinozio.
    O forse io, forse io, ho sottovalutato questo nuovo dio.
    Lo leggo in me e nei segni che qualcosa sta cambiando,
    ma è un debole presagio che non dice come e quando...

    Me ne andavo l' altra sera, quasi inconsciamente,
    giù al porto a Bosphoreion là dove si perde
    la terra dentro al mare fino quasi al niente
    e poi ritorna terra e non è più occidente:
    che importa a questo mare essere azzurro o verde?

    Sentivo i canti osceni degli avvinazzati,
    di gente dallo sguardo pitturato e vuoto...
    ippodromo, bordello e nordici soldati,
    Romani e Greci urlate dove siete andati...
    Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...

    Città assurda, città strana di questo imperatore sposo di puttana,
    di plebi smisurate, labirinti ed empietà,
    di barbari che forse sanno già la verità,
    di filosofi e di eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere...
    Fortuna e età han deciso per un giorno non lontano,
    o il fato chiederebbe che scegliesse la mia mano, ma...

    Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile,
    segreto e ambiguo come questa vita,
    Bisanzio è un mito che non mi è consueto,
    Bisanzio è un sogno che si fa incompleto,
    Bisanzio forse non è mai esistita
    e ancora ignoro e un' altra notte è andata,
    Lucifero è già sorto, e si alza un po' di vento,
    c'è freddo sulla torre o è l' età mia malata,
    confondo vita e morte e non so chi è passata...
    mi copro col mantello il capo e più non sento,
    e mi addormento, mi addormento, mi addormento...

    _Billo91montefiascone










    Venezia

    Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
    la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
    che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
    che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera...

    Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
    è morta di parto gridando in un letto sudato d' un grande ospedale;
    aveva vent' anni, un marito, e l' anello nel dito:
    mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti...

    Venezia è un' albergo, San Marco è senz' altro anche il nome di una pizzeria,
    la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
    Stefania d' estate giocava con me nelle vuote domeniche d' ozio.
    Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.

    Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
    però non ti puoi risvegliare con l' acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
    il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
    c'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo la sirena di Mestre...

    Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
    Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
    Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
    vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale...

    Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
    del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
    Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
    può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...ezia_42874.html



     
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  15. tomiva57
     
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    Antenor

    Si chiamava Antenòr e niente, si chiamava Antenòr e basta
    perchè per certa gente non importa grado o casta,
    importa come vivi, ma forse neanche quello,
    importa se sai usare bene il laccio od il coltello...

    Antenòr uscì di casa, uscì di casa quella sera,
    garrivano i suoi pensieri come fossero bandiera,
    ma gli occhi erano fessura e il viso tirato a brutto,
    come all' età in cui credi d'aver fatto quasi tutto...

    Un cavallo nitrì, ma quando? Una donna rise, ma dove?
    La luna uno scudo bianco, un carro le stanghe in alto,
    chitarra, ozio, parole, chitarra, ozio, parole,

    la pampa un ricordo stanco, un mare quell'erba nera,
    può darsi fosse romantico, ma lui non lo sapeva,
    ma lui non lo sapeva, ma lui non lo sapeva...

    Quella donna rideva ad ore, quella luna solo uno sputo
    e per quel cavallo non avrebbe speso anche un minuto,
    è difficile far rumore sulle cose che ci hai ogni giorno,
    le tue braghe, il tuo sudore e l'odore che porti attorno...

    La cantina era quasi vuota, scarsa d' uomini e d' allegria:
    se straniero l' avresti detta quasi piena di nostalgia.
    Nostalgia ma di che cosa, d' un oceano mai guardato,
    di un' Europa mai sentita, d' un linguaggio mai parlato?

    Antenòr chiese da bere e scambiò qualche saluto,
    calmo e serio danzò tutto il rituale ormai saputo
    uomo e uguale coi suoi pari quasi pari con gli anziani,
    come breve quella sera, come lunghi i suoi domani.

    Proprio allora qualcuno entrando nella luce da dentro al buio
    lo insultò appena sussurrando, ma sembrava che stesse urlando
    come per uno schiaffo, come per uno sputo...

    Antenòr lo guardò sorpreso, lo studiò e non lo conosceva
    e il motivo restò sospeso fra la gente ferma in attesa
    e lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva.

    Poi sentì di una donna il nome, già scordato o non conosciuto
    quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto;
    guardò gli uomini per cercare occhi, dialogo, spiegazione,
    ma se non trovò condanne, non trovò un'assoluzione...

    Antenòr uscì di fuori bilanciando il suo coltello
    per danzare malvolentieri passi e ritmi del duello:
    una donna non ricordata ed un uomo mai visto prima
    lo legavano tra loro come versi con la rima.

    Fintò basso e scartò di lato, quanti sguardi sentì sul viso
    si sentì migliore e stanco, si sentì come un sorriso
    che serata tutta al contrario, proprio niente da ricordare,
    puntò il ferro contro il viso, vide il sangue zampillare.

    Tutto quanto era stato un lampo, Antenòr respirava forte
    fece il gesto di offrir la mano, guardò l'altro e capì pian piano
    che tutto era stato invano, che l'altro cercava morte

    e capì che doveva farlo, farlo in fretta perchè non c' era
    un motivo per ammazzarlo, l' altro cadde e non rispondeva
    e lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva.

    Antenòr lo guardò cadere, sentì dire "la colpa è mia",
    sentì dire "è stato un uomo", sentì dire "fuggi via!"
    La giustizia disse "bandito", ma un poeta gli avrebbe detto
    che era come l' Ebreo errante, come il Batavo maledetto...

    Quante volte ci è capitato di trovarci di fronte a un muro,
    quante volte abbiam picchiato, quante volte subito duro,
    quante cose nate per sbaglio, quanti sbagli nati per caso,
    quante volte l' orizzonte non va oltre il nostro naso,

    Quante volte ci sembra piana, mentre sotto gioca d'azzardo,
    questa vita che ci birilla come bocce da biliardo,
    questa cosa che non sappiamo, questo conto senza gli osti,
    questo gioco da giocare fino in fondo a tutti i costi...










    Bologna


    Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
    col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
    Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale,
    Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana...

    Bologna per me provinciale Parigi minore:
    mercati all' aperto, bistrots, della "rive gauche" l' odore
    con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l' assenzio cantava
    ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.

    Però che Bohéme confortevole giocata fra casa e osterie
    quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie...
    Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
    e i vecchi "imberiaghi" sembravano la letteratura...
    Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
    cullati fra i portici cosce di mamma Bologna...

    Bologna è una donna emiliana di zigomo forte,
    Bologna capace d' amore, capace di morte,
    che sa quel che conta e che vale, che sa dov' è il sugo del sale,
    che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita...

    Bologna è una ricca signora che fu contadina:
    benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina,
    che sa che l' odor di miseria da mandare giù è cosa seria
    e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perchè sa la paura.

    Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio
    dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio
    e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
    confusi e legati a migliaia di mondi diversi?
    Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente,
    cantando canzoni che è come cantare di niente...

    Bologna è una strana signora, volgare matrona,
    Bologna bambina per bene, Bologna "busona",
    Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
    rimorso per quel che m' hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...ogna_42961.html








    Lager

    Cos'è un lager?
    E' una cosa nata in tempi tristi, dove dopo passano i turisti,
    occhi increduli agli orrori visti... "non gettar la pelle del salame!"...
    Cos'è un lager?
    E' una cosa come un monumento e il ricordo assieme agli anni è spento,
    non ce n'è mai stati, solo in quel momento, l' uomo in fondo è buono, meno il nazi infame!
    Ma ce n'è, ma c'è chi li ha veduti o son balle di sopravvissuti?
    Illegali i testimoni muti, non si facciano nemmen parlare!
    Cos'è un lager?

    Sono mille e mille occhiaie vuote, sono mani magre abbarbicate ai fili,
    son baracche, uffici, orari, timbri e ruote, son routine e risa dietro a dei fucili,
    sono la paura, l' unica emozione, sono angoscia d' anni dove il niente è tutto,
    sono una pazzia ed un' allucinazione che la nostra noia sembra quasi un rutto,
    sono il lato buio della nostra mente, sono un qualche cosa da dimenticare,
    sono eternità di risa di demente, sono un manifesto che si può firmare...

    E un lager, cos'è un lager?
    Il fenomeno ci fu. E' finito! Li commemoriamo, il resto è un mito!
    l'hanno confermato ieri giù al partito, chi lo afferma è un qualunquista cane!
    Cos'è un lager?
    E' una cosa sporca, cosa dei padroni, cosa vergognosa di certe nazioni,
    noi ammazziamo solo per motivi buoni... quando sono buoni? Sta a noi giudicare!
    Cos'è un lager?
    E' una fede certa e salverà la gente, l' utopia che un giorno si farà presente
    millenaria idea, gran purga d' occidente, chi si oppone è un giuda e lo dovrai schiacciare!
    Cos'è un lager?

    Son recinti e stalli di animali strani, gambe che per anni fan gli stessi passi,
    esseri diversi, scarsamente umani, cosa fra le cose, l' erba, i mitra, i sassi,
    ironia per quella che chiamiam ragione, sbagli ammessi solo sempre troppo dopo,
    prima sventolanti giustificazioni, una causa santa, un luminoso scopo,
    sono la furiosa prassi del terrore sempre per qualcosa, sempre per la pace,
    sono un posto in cui spesso la gente muore, sono un posto in cui, peggio, la gente nasce...

    E un lager...
    E' una cosa stata, cosa che sarà, può essere in un ghetto, fabbrica, città,
    contro queste cose o chi non lo vorrà, contro chi va contro o le difenderà,
    prima per chi perde e poi chi vincerà, uno ne finisce ed uno sorgerà
    sempre per il bene dell'umanità, chi fra voi kapò, chi vittima sarà
    in un lager?

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...ager_42825.html








    Black-out

    La luce è andata ancora via, ma la stufa è accesa e così sia,
    a casa mia tu dormirai, ma quali sogni sognerai
    con questa luna che spaccherà in due le mie risate e le ombre tue,
    i miei cavalli ed i miei fanti, il tuo Hesse sordo ed i tuoi canti,
    tutti i ghiaccioli appesi ai fili, tutti i miei giochi e i tuoi monili,
    i campanili, i pazzi, i santi e l'allegria.

    E non andrà il televisore, cosa faremo in queste ore?
    Rumore attorno non si sente, gochiamo a immaginar la gente,
    corriamo a fare gli incubi indiscreti, curiosi d' ozi e di segreti,
    di quei pensieri quotidiani che a notte il sonno fa lontani
    o che nel sogno sopra a un viso diventan urlo od un sorriso,
    il paradiso, inferno, mani, l' odio e amore.

    Avessi sette vite a mano in ogni casa entrerei piano
    e mi farei fratello o amante, marito, figlio, re o brigante
    o mendicante o giocatore, poeta, fabbro, Papa, agricoltore.
    Ma ho questa vita e il mio destino, e ora cavalco l'appennino
    e grido al buio più profondo la voglia che ho di stare al mondo:
    in fondo è proprio un gran bel gioco a far l'amore tanto e non bere poco.

    E questo buio, che sollievo, ci dona un altro medioevo,
    io levo dall' oscurità tutta la nostra civiltà,
    velocità di macchine a motore, follia di folla e di rumore
    e metto ritmi più lontani, di bestie, legni, suoni umani,
    odore d'olio e di candele, fruscìo di canapi e di vele,
    il miele, il latte, i pani e il vino vero.

    Ma chissà poi se erano quelli davvero tempi tanto belli
    o caroselli che giriamo per l' incertezza che culliamo
    in questa giostra di figure e suoni, di luci e schermi da illusioni,
    di baracconi in bene o in male, di eterne fughe dal reale
    che basta un po' d' oscurità per darci la serenità,
    semplicità, sapore, sale e ritornelli.

    Non voglio tante vite a mano, mi basta questa che viviamo,
    comuni giorni intensi o pigri, gli specchi ambigui dei miei libri,
    le tigri della fantasia, tristezza ed ottimismo ed ironia.
    Ma quante chiacchiere stavolta, che confusione a ruota sciolta,
    lo so che è un pezzo che parliamo, ma è tanto bello, non dormiamo,
    beviamo ancora un po' di vino, che tanto tra due sorsi è già mattino.

    Su sveglia e guardati d' attorno, sta già arrivando il nuovo giorno,
    lo storno e il merlo son già in giro, non vorrai fare come il ghiro...
    Non c'è black-out e tutto è ormai finito e il vecchio frigo è ripartito,
    con i suoi toni rochi e tristi scatarra versi futuristi...
    Lo so siam svegli ormai da allora, ma qualche cosa manca ancora...
    finiamo in gloria amore mio che dopo, a giorno fatto, dormo anch'io...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...-out_42827.html








    Milano -poveri bimbi

    Quando son nato io pesavo sei chili,
    avevo spalle da uomo e mani grandi come badili.
    Quando son nato io eran davvero tempi cupi
    e le mie strade erano piene di iene e di lupi.
    Quando son nato io la morte stringeva la vite
    e la gente del mondo ingoiava cordite...

    Poveri bimbi di Milano, coi vestiti comprati all' Upim,
    abituati ad un cielo a buchi che vedete sempre più lontano.
    Poveri bimbi di Milano, così fragili, così infelici,
    che urlate rabbia senza radici con occhi tinti e con niente in mano.
    Poveri bimbi di Milano, derubati anche di speranza,
    che danzate la vostra danza in quello zoo metropolitano.
    Poveri bimbi di Milano, con fazzoletti come giardini,
    poveri indiani nella riserva, povere giacche blu questurini...

    Quando son nato io c' era la fame nera
    e la vita d' ognuno tirava il lotto ogni sera.
    Quando son nato io le città erano cimiteri
    e la primavera sbocciava sopra ai morti di ieri.
    Quando son nato io alla fine ci fu gran festa
    e l' uomo si svegliò dal sonno, aprì gli occhi e rialzò la testa...

    Poveri bimbi di Milano dall' orizzonte sempre coperto,
    povera sete di libertà costretta a vivere nel deserto.
    Poveri bimbi di Milano dalle musiche come un motore,
    col più terribile dei silenzi la solitudine del rumore.
    Poveri bimbi di Milano, figli di padri preoccupanti
    con un esistere da nano e nella mente sogni giganti.
    Poveri bimbi di Milano, numerosi come minuti,
    viaggiatori di mete fisse, spettatori sempre seduti...

    Quando son nato io, come capita a tutti,
    il tempo uguale e incurante imponeva i suoi frutti.
    Quando son nato io nel rogo di San Silvestro
    si bruciava il passato e il peccato col resto.
    Quando rinasceremo, come il sogno d' un uomo,
    bruceremo il futuro in piazza del Duomo...

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...i_di_42828.html



     
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