Francesco Guccini

BIOGRAFIA, DISCOGRAFIA, NEWS, FOTO, ETC...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  2. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Folk beat n.1 è il titolo del primo album del cantautore italiano Francesco Guccini, pubblicato nel marzo 1967.

    Il 33 giri figura peraltro con il solo nome di "Francesco" nella discografia ufficiale dell'artista, come tutte le sue prime incisioni.


    Il disco

    Insieme a Guccini (che si accompagna con la chitarra ritmica), suonano Antonio Roveri (alla chitarra solista) e Alan Cooper (armonica e chitarra ritmica). L'album - registrato allo studio Basilica di Milano nell'estate del 1966 - fu prodotto da Odoardo "Dodo" Veroli; la fotografia di copertina è di Guido De Maria.

    Le canzoni già edite

    Il disco contiene tre canzoni già note che Guccini aveva scritto in precedenza per l'Equipe 84 (Auschwitz e L'antisociale) e i Nomadi (Noi non ci saremo), più alcune canzoni inedite. Guccini infatti, aveva fatto parte, tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta di una serie di gruppi da uno dei quali, i Gatti, nacque poi l'Equipe 84, formazione dalla quale il futuro cantante-poeta-scrittore, originario di Modena ma cresciuto a Pavana (sull'appennino tosco-emiliano), rimase escluso perché in quel periodo appunto in servizio di leva.
    Una volta congedato, Guccini preferì dedicarsi agli studi universitari pur scrivendo, per diletto, canzoni che piacquero all'Equipe 84 che volle interpretarle (Auschwitz, L'antisociale, È dall'amore che nasce l'uomo e Per un attimo di tempo), e ai Nomadi (Noi non ci saremo).
    Non essendo Guccini ancora iscritto alla SIAE, quei pezzi furono così depositati da altri autori: Maurizio Vandelli da solo per È dall'amore che nasce l'uomo e Per un attimo di tempo, ed in coppia con il maestro Iller Pattacini (che si firmava Lunero), per Auschwitz, e al maestro Francesco Anselmo, che arrangiava i dischi per la Vedette, e Pantros (pseudonimo di Armando Sciascia discografico dell'Equipe 84) per L'antisociale.
    Il successo che queste canzoni ebbero portò la casa editrice La voce del Padrone a proporgli di firmare un contratto per scrivere canzoni ricevendo uno stipendio mensile: la prima firmata completamente da Guccini sarà, sempre nel 1967, Dio è morto.

    Inediti e fortuna

    A parte le citate Auschwitz e L'antisociale, tutte le altre canzoni di Folk beat furono invece firmate da Tony Verona per i testi e dal maestro Mansueto Deponti (che usava lo pseudonimo di Pontiack) per le musiche, pur essendo tutte scritte da Guccini.
    Le vendite del disco furono abbastanza inconsistenti (circa 500 copie, all'epoca, che sono ovviamente cresciute di numero negli anni seguenti, con il crescere della popolarità di Guccini) ed il riscontro commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermò Guccini.
    In ogni caso l'uscita di Folk beat gli procurò la sua prima apparizione televisiva: Caterina Caselli il 1 maggio 1967, poco dopo l'uscita del disco, lo invitò al programma televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in quest'occasione, che rappresentò il suo debutto televisivo, cantò Auschwitz; nella stessa puntata, tra l'altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora sconosciuto, Franco Battiato.
    La cantante di Sassuolo presentò "Un giovane nuovo cantante che viene dalla mia regione, l'Emilia: Francesco", dopodiché un giovane e sbarbato Guccini venne intervistato dalla Caselli (dicendo, tra le altre cose, di essere l'autore di Auschwitz e Noi non ci saremo), e infine cantò.

    Il disco, pubblicato su etichetta La voce del padrone (numero di catalogo: psq 027) fu ristampato nel 1970 dalla Columbia (numero di catalogo: 3C064-17326)


    LATO A

    1. Noi non ci saremo - 5:15
    2. In morte di S.F. - 3:41
    3. Venerdì santo - 4:19
    4. L'atomica cinese - 2:37
    5. Auschwitz (Canzone del bambino nel vento) - 4:40

    LATO B

    1. Talkin' Milano - 5:30
    2. Statale 17 - 3:12
    3. Il 3 dicembre del '39 - 3:44
    4. La ballata degli annegati - 2:28
    5. Il sociale e l'antisociale - 5:33

    Brani



    Noi non ci saremo

    Brano molto conosciuto, per essere stato l'anno precedente un grosso successo dei Nomadi; la versione di Guccini, acustica, ha il testo completo (i Nomadi avevano accorciato la canzone tagliando alcune strofe per consentirne l'incisione su 45 giri) e racconta la rinascita della vita sulla terra dopo un'esplosione nucleare.
    La canzone è stata incisa nel 1995 dai C.S.I. in un album tributo ad Augusto Daolio, Tributo ad Augusto, ed in seguito è stata inserita nella loro raccolta Noi non ci saremo Vol. 1.

    In morte di S.F.

    Così racconta Franco Ceccarelli dell'Equipe 84: "Eravamo al Festival Nazionale dell'Unità a Ferrara. Pochi minuti prima di salire sul palco qualcuno ci viene a dire che Silvana, una della compagnia del bar Grande Italia, era morta in un incidente stradale. Davanti a noi c'erano cinquantamila persone che aspettavano, e non sapevano che Silvana era una nostra amica e che se n'era andata". Alla morte di Silvana Fontana Francesco Guccini dedicherà uno dei suoi pezzi più noti delle origini, In morte di S.F..
    In morte di S.F. fu poi ridepositata dopo l'iscrizione di Guccini alla Siae con il testo a suo nome (la musica rimase invece intestata a Deponti) con lievi modifiche e soprattutto con il titolo cambiato (per consentirne il rideposito) in Canzone per un'amica; incisa nel 1968 dai Nomadi; anche Guccini, nelle incisioni dal vivo, userà sempre questo titolo.
    Silvana viene descritta come una ragazza allegra che affronta un viaggio in autostrada col suo fidanzato accanto in una giornata d’estate. Viene messo in evidenza il dramma di come una giornata di vacanza possa tramutarsi in una giornata di morte. Guccini si domanda cosa abbia provato quando la macchina è uscita di lato e sopra un’altra è finita, quando la vita le è fuggita via. Ma non vuole soffermarsi troppo sulla disgrazia e vuole lasciare una speranza: sperare che Silvana possa, magari da lassù, ancora ascoltare le sue canzoni e sorridere, come ha sempre fatto prima.

    Venerdì santo

    È l'unica canzone d'amore presente nel disco; l'autore traccia un parallelo tra la sua storia d'amore e la morte di Cristo che viene celebrata nel periodo primaverile. Si può avere ragione di credere che il cantante descriva uno dei suoi primi amori, dato che ne parla anche nel suo libro "Cittanòva Blues".

    L'atomica cinese

    In "L'atomica cinese" viene narrata l’esplosione di una bomba nucleare che si alza precisamente in Mongolia occidentale creando una nuvola spettrale che oltrepassa i campi della Cina, il fiume Giallo, la Muraglia e va coprendo tutto e tutti: copre un continente, corre verso il mare, oscura il cielo e prosegue senza limiti, i gabbiani precipitano in acqua, i pesci sono “cadaveri d’argento” nelle reti dei pescatori, le onde sembrano fermarsi, si sente solo il silenzio di un cielo che non è mai stato così livido. Poi a un certo punto le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade, sopra le case e le strade, sugli alberi che muoiono, sulle mandrie che la bevono, sui campi che si seccano, e sui cuccioli degli uomini: è una pioggia velenosa che uccide lentamente, sicuramente “una pioggia senza arcobaleno”.

    Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)

    Canzone già conosciuta nella versione dell'Equipe 84 (cantata una strofa a testa da Vandelli e da Sogliani), pubblicata nel 1966 come lato B di Bang bang e poi inserita nello stesso anno nell'album Io ho in mente te.

    Talkin' Milano

    Talkin' blues improvvisato, cantato, in italiano ed inglese, una strofa a testa da Guccini e da Alan Cooper. Il titolo (e in parte il testo) contengono un chiaro riferimento al Talkin' New York di Bob Dylan.

    Statale 17

    Classico blues, il cui titolo ricalca la dylaniana Highway 61 Revisited. Il protagonista della canzone sta facendo l'autostop sulla Strada Statale 17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico per cercare di raggiungere qualcuno (probabilmente l'amata), ma non riesce ad ottenere passaggi e cammina col dubbio che lei ormai non lo aspetti più. Si mette in particolare evidenza come caldo terribile della giornata metta a dura prova il protagonista al quale addirittura si bruciano i tacchi delle scarpe sull’asfalto. Nella versione incisa in Album concerto Guccini, prima di cantare, fa notare come discorsi espressi in lingua americana abbiano più spessore e forza d’attrazione sul pubblico rispetto a discorsi di uguali contenuti ma espressi in italiano; porta il seguente esempio: “Quella sera partimmo John, Dean ed io sulla vecchia Pontiac del ’55 del padre di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson.” ; “Quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant'Anna Pelago”. Guccini osserva come il discorso non suoni allo stesso modo e come ironicamente gli americani “ci fregano con la loro lingua”.

    Il 3 dicembre del '39

    Valzer di amaro umorismo; racconta la storia di un voltagabbana opportunista che con eccezionale tempismo riesce a trarre vantaggio da qualunque rivolgimento politico ("Io chiesa, nobili e terzo stato / sempre ho fregato solo per me"). Anche la madre è una sua degna compare. Al di là del contenuto immediato e letterale, la canzone contiene un'esplicita critica alla politica italiana durante l'ultima guerra mondiale e nel dopoguerra, politica ispirata al Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è (Giuseppe Tomasi di Lampedusa).

    La ballata degli annegati

    Canzone influenzata dai cantautori francesi, ma che li eguaglia o addirittura supera in tristezza e malinconia; il fiume racconta le storie delle persone che, per un motivo o per l'altro, sono morte tra le sue acque.

    Il sociale e l'antisociale

    Si tratta, in realtà, di due canzoni diverse, anche se unite in un'unica traccia; come ricordato, L'antisociale era già nota nella versione dell'Equipe 84 (lato B di Un giorno tu mi cercherai, cantata da Victor Sogliani), mentre Il sociale era inedita. Nel libro Francesco Guccini, Parole e Canzoni, edito da Einaudi, è lo stesso cantante che racconta come durante il servizio militare uno dei suoi superiori gli fece cantare al comando di distretto di Gorizia L'antisociale, un brano composto nel 1960 che lui apprezzava molto. Facile immaginare come il brano, a causa dei suoi contenuti, fu accolto e il gelo che cadde nella sala: "Tutti, educatamente, prestarono attenzione" - scrive Guccini. L'ufficiale "mi presentò in modo altisonante... La canzone fu accolta da un silenzio glaciale. Alla fine del brano non si sentiva nemmeno respirare. Avrei voluto morire". Da notare che spesso Guccini ha interpretato la canzone dal vivo con il testo originale (la versione su disco aveva subito alcune censure): questa versione è reperibile su alcuni bootleg.







    in morte s.f.




    venerdi' santo







    STATALE 17



    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:43
     
    Top
    .
  3. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  4. tomiva57
     
    .

    User deleted




    il sociale e l'antisociale

    Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
    non m'importa dei giudizi della gente.
    Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
    odio guerre ed armamenti in generale.
    Odio il gusto del retorico, il miracolo economico
    il valore permanente e duraturo,
    radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
    frigo ed auto non c'è "Ford nel mio futuro"!

    E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
    attenzione da me state alla lontana:
    non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
    poi alla fine sono sempre senza grana...

    Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
    i rumori, gli impegnati intellettuali.
    odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
    coi vestiti e le camicie tutte uguali
    che non sanno che parlare di automobili e di moda,
    di avventure estive fatte ai monti e al mare,
    Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego,
    mentre io mi metto quello che mi pare...
    Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
    non ho quello che si dice un posto al sole;
    non mi piaccion le gran dame, preferisco le mondane
    perchè ad essere sincere son le sole...

    Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
    odio il bravo e onesto padre di famiglia
    quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
    se mi metto a far l'amore con sua figlia...

    Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
    sulle scatole mi sta tutta la gente.
    In un'isola deserta voglio andare ad abitare
    e nessuno mi potrà più disturbare
    e nessuno mi potrà più disturbare
    e nessuno mi potrà più disturbare...

    Non amo viver con tutta la gente, mi piace solo la gente "bene":
    come si dice comunemente "bene si nasce non si diviene"...
    c'è chi nasce per le scienze o per le arti: io sono nato solamente per i party la lalalala...lalalala

    Amo oltremodo parlare male, fare il maiale con le ragazze,
    la Pasqua vado in confessionale e tutte quante per me vanno pazze
    perchè fra i "bene" poi non conta l'astinenza, basta ci sia soltanto l'apparenza la lalalala...lalalala

    Quindi non curo la mia intelligenza, la gente bene con questo non lega,
    ma alle canaste di beneficenza so sempre tutto sull'ultimo"Strega":
    l'intelligenza c'è sol coi milioni e ammiro i film di Monica e Antonioni la lalalala...lalalala

    Sono elegante ed è inutile dire che le mie vesti son sempre curate
    perchè senz'altro è importante vestire, perchè è la tonaca che fa il frate...
    In fondo poi due cose hanno importanza e sono il conto in banca e l'eleganza la lalalala...lalalala

    Andiamo matti per cocktail e feste, amo oltremodo le donne mondane:
    non fraintendete non parlo di "quelle", star con la gente più in basso sta male...
    non ho rapporti con i proletari... soltanto a tarda notte lungo i viali la lalalala...lalalala...lalalala

    Ma non trascuro la scienza umanista e si può dire che sono impegnato,
    anzi alle volte sono comunista, ma non mi sono sempre interessato:
    la lotta delle classi sol mi va per far bella figura in società la lalalala..lalalala...

    Non si può dire che sia clericale, come Boccaccio amo rider dei frati,
    ma ossequio sempre lo zio cardinale e vado a messa nei dì comandati.
    Il mio credo vi dico brevemente: pensare a ciò che può dire la gente la lalalala...lalalala...lalalala

    La gente "bene" è la mia vera patria, la gente "bene" è il mio unico Dio,
    l'unica cosa che ho sempre sognata, la sola cosa che voglio io...
    è solo essere un bene sempre ed ora e tutto il resto vada alla malora la lalalala...lalalala
    la lalalala...lalalala...

    ....sono passati gli anni ..ma non è cambiato niente..




    Due anni dopo


    Da Wikipedia

    Due anni dopo (1970), è il secondo album di Francesco Guccini che sulla copertina del disco continua a figurare semplicemente come "Francesco".

    Tracce

    LATO A

    1. Lui e lei - 3:12
    2. Primavera di Praga - 3:38
    3. Giorno d'estate - 3:47
    4. Il compleanno - 3:31
    5. L'albero ed io - 2:54
    6. Due anni dopo - 3:43

    LATO B

    1. La verità - 3:21
    2. Per quando è tardi - 3:31
    3. Vedi cara - 4:58
    4. Ophelia - 2:26
    5. L'ubriaco - 2:33
    6. Al trist - 3:41

    Tutte le canzoni sono dello stesso Guccini; la chitarra acustica è suonata (oltre che dallo stesso Guccini) da Deborah Kooperman.

    Le canzoni
    Lui e lei

    Una canzone semplice che parla dell'amore di due giovani che, inizialmente, riescono a sconfiggere la routine di tutti i giorni che una lunga storia può comportare (i silenzi riempiti da sospiri ); ma poi la vita di coppia perde inevitabilmente la sua poesia per essere inglobata nella noia (i silenzi riempiti da pensieri pieni d'ira).

    Primavera di Praga

    La canzone narra delle rivolte scoppiate a Praga, del giovane Jan Palach che si diede fuoco sulla piazza vecchia (morendo tra le fiamme per difendere la libertà dell'uomo come già era accaduto a Jan Hus, condannato al rogo a Praga 530 anni prima) e della speranza che questa rivolta portò in quanti in occidente militavano nei partiti comunisti.

    Giorno d'estate

    Una giornata tediosa trasformata in una deliziosa poesia, summa della cultura gucciniana non è esente da citazioni ungarettiane e sensismo dannunziano; già incisa due anni prima dai Nomadi.

    Il compleanno

    Dura critica al sistema emotivo borghese e alle sue convenzioni. Descrive una festa di compleanno sottolineando anche i problemi adolescenziali: le prime delusioni amorose.

    L'albero ed io

    Con questa canzone (ispirata ad una poesia di Edgar Lee Masters) Guccini immagina un'ipotetica sepoltura che desidererebbe sotto un grande albero; l'albero è il simbolo della continuità della vita e il pensiero che le sue radici assorbano la salma che vi sta ai piedi sembrano rendergli nuova vita e completa simbiosi con la natura nonché un innalzarsi quasi prepotente, come scrive lo stesso autore, "verso quel cielo che chiaman di dio".

    Due anni dopo

    Summa assoluta di un vissuto giovanile deludente: sono gli anni di Modena. In attesa di trasferirsi a Bologna (Canzone omonima nell'album Metropolis) e reduce da Pavana (di cui si narra anche in Radici dall'album omonimo e soprattutto in Amerigo: «Pavana un ricordo lasciato tra i castagni») racconterà tale periodo anche in Piccola Città dall'album Radici. Il testo è di stampo crepuscolare.

    La verità

    Solitarie e malinconiche visioni campestri in una città arsa dalla calura estiva che dal nichilismo risalgono a "cogliere un po' di verità". Quella verità mai totalmente afferrabile, ma sempre quantomeno intuibile sotto la polvere di immagini che ricalcano la quotidianità.

    Per quando è tardi

    Per il ciclo delle canzoni notturne una ballata metropolitana amara trasudante smog, alcool e delusione; anche questa già incisa due anni prima dai Nomadi.

    Vedi cara

    Canzone suggestiva e profondissima in cui la crisi del rapporto con la futura moglie Roberta - in seguito alla quale ed all'innamoramento per una sua allieva americana, Eloise Dunn (alla quale anni dopo dedicherà 100, Pennsylvania, ave), Guccini lascerà per sei mesi l'Italia (e Roberta) per gli Stati Uniti - è il pretesto per un viaggio introspettivo che ci parla delle gioie taciute e delle lacrime trattenute, della necessità di crescita interiore dell'autore che contrasta con il soddisfacimento per la propria condizione della compagna, che scambia le sue ansie per sintomi di tradimento perpetrato o desiderato ("Non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa").

    Ophelia

    Ispirandosi ad una poesia di Arthur Rimbaud dallo stesso titolo, descrive la morte del personaggio shakespeariano (Ophelia, nell'Amleto, si annega dopo essere impazzita). Anche questa canzone era già stata interpretata due anni prima dai Nomadi. Canzone dalle parvenze quasi metafisiche, Ophelia è uno dei capolavori di questo album.

    L'ubriaco

    La canzone prelude a pietre miliari come Canzone delle osterie di fuori porta. Ballata popolaresca, narra con delicatezza la serata di un alcolista; dal testo si evince che si tratta di un ex-cantante (o, comunque, di un ex-artista): forse un presagio o un timore d'inizio carriera dello stesso Guccini riguardo al proprio futuro o un'allusione a qualche sua conoscenza.

    Al trist

    Si tratta di una trasposizione in dialetto modenese degli stereotipi del blues degli schiavi afroamericani (il titolo stesso è una possibile traduzione dell'inglese blue, e significa il triste, ma il vocabolo nei dialetti emiliani ha anche la connotazione di incapace, poco atto allo scopo, di cattiva qualità). Gli stilemi del blues originale vengono ricondotti, quasi mai letteralmente ma in modo sostanzialmente corretto e fedele all'originale, agli elementi della cultura contadina e paesana: la primavera secondo il calendario, anche se fuori piove a dirotto; il non potere uscire a spasso con l'amata anche se è domenica perché non si ha il vestito nuovo (il vestito della festa, importantissimo nella tradizione popolare contadina); il padre dell'amata che chiede al protagonista quando si deciderà a sposarla; la madre dell'amata che gli comunica che lei l'ha lasciato per uno più ricco di lui (tér andéda via con un ch'al gh'à più sòld che mé, che significa eri andata via con uno che ha più soldi di me); e infine il protagonista che cammina da solo lungo la strada completamente bagnato come un pulcino per la pioggia.

    Della canzone esiste una versione, uscita sempre nel 1970, in genovese cantata da Michele.




    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:45
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline
    grazie
     
    Top
    .
  6. tomiva57
     
    .

    User deleted




    L'Albero Ed Io


    Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo,
    non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà.
    Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio;
    voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio.

    Ed in inverno nel lungo riposo, ancora vivo, alla pianta vicino,
    come dormendo, starò fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino.
    E a primavera, fra mille richiami, ancora vivi saremo di nuovo
    e innalzerò le mie dita di rami verso quel cielo così misterioso.

    Ed in estate, se il vento raccoglie l'invito fatto da ogni gemma fiorita,
    sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita.
    E così, assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l'albero e io
    sempre svettanti, in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio

     
    Top
    .
  7. tomiva57
     
    .

    User deleted




    Due Anni Dopo


    Visioni e frasi spezzettate si affacciano di nuovo alla mia mente,
    l'inverno e il freddo le han portate, o son cattivi sogni solamente.

    Mattino verrà e ti porterà
    le silouhettes consuete di parvenze;
    poi ti sveglierai e ricercherai
    di desideri fragili esistenze...

    Lo specchio vede un viso noto, ma hai sempre quella solita paura
    che un giorno ti rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura.

    E ancora non sai se vero tu sei
    o immagine da specchi raddoppiata;
    nei giorni che avrai però cercherai
    l'immagine dai sogni seminata...

    L'inverno ha steso le sue mani e nelle strade sfugge ciò che sento.
    Son trine bianche e neri rami che cambiano contorno ogni momento.

    E ancora non sai come potrai
    trovare lungo i muri un' esperienza;
    sapere vorrai, ma ti troverai
    due anni dopo al punto di partenza...

    E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto;
    non sai però se sono vere o sono dentro all' anima soltanto;

    nei sogni che hai, sai che canterai
    di fiori che galleggiano sull'acqua.
    Nei giorni che avrai ti ritroverai
    due anni dopo sempre quella faccia...

    La la la la...


     
    Top
    .
  8. tomiva57
     
    .

    User deleted




    Primavera Di Praga


    Di antichi fasti la piazza vestita
    grigia guardava la nuova sua vita,
    come ogni giorno la notte arrivava,
    frasi consuete sui muri di Praga,
    ma poi la piazza fermò la sua vita
    e breve ebbe un grido la folla smarrita
    quando la fiamma violenta ed atroce
    spezzò gridando ogni suono di voce...

    Son come falchi quei carri appostati,
    corron parole sui visi arrossati,
    corre il dolore bruciando ogni strada
    e lancia grida ogni muro di Praga.
    Quando la piazza fermò la sua vita,
    sudava sangue la folla ferita,
    quando la fiamma col suo fumo nero
    lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
    quando ciascuno ebbe tinta la mano,
    quando quel fumo si sparse lontano,
    Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
    all'orizzonte del cielo di Praga...

    Dimmi chi sono quegli uomini lenti
    coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
    dimmi chi sono quegli uomini stanchi
    di chinar la testa e di tirare avanti,
    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,

    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga...

     
    Top
    .
  9. tappi
     
    .

    User deleted


    grazie
     
    Top
    .
  10. tomiva57
     
    .

    User deleted




    La Verità


    La voce triste del silenzio abbraccia gli angoli del tempo,
    si è fatto giorno, ed è già sera e dove è andata primavera?
    I camions corrono lontani, mi tengon fermo le tue mani.
    Le fughe sono ormai finite sulle autostrade ormai ingiallite,
    risate a vuoto si sono spente sui visi noti della gente.
    Le frasi storiche son dette, le mani nobili son strette,
    la mia canzone è morta già, qualcuno forse ascolterà
    cercando assieme a me la verità...

    Un suono triste di chitarra si sta spargendo lento in aria,
    vorrei capire i miei pensieri, in sogni all'alba veritieri.
    Nell'aria stanca della sera c'è un'illusione che par vera,
    si son perduti anche i rumori in forme vaghe di colori.
    Non sappiam più che cosa dire, ma non c'è niente da sentire,
    ogni discorso si è perduto nell'urlo dolce di un minuto
    e mentre l'ora se ne va, lontana sembra la città
    e forse cogli un po' di verità...

    Parole a vuoto son passate nel cielo breve dell'estate,
    la saga falsa degli amori è già finita come i fiori.
    Ma i venditori di illusioni han già cantato le canzoni,
    le sale buie splenderanno e i nuovi amori nasceranno.
    Nelle auto in corsa lungo i viali risplendon simboli sociali,
    la corsa solita riparte, il tempo mescola le carte,
    la mano ancora passerà e c'è chi perde o vincerà,
    ma in quattro re non hai la verità...

    Le spiagge morte, all'improvviso, si sono aperte in un sorriso,
    si è sparso piano nella brezza un dolce odore di tristezza.
    Il tamburino ha già suonato, ma il suo ricordo si è spezzato
    e un vento denso di paura ha già percorso la pianura.
    Il cavaliere morirà, il suo scudiero non saprà,
    parole vuote come occhiaie si seccano sulle pietraie
    e mentre il corvo volerà e l'acqua in pioggia ricadrà
    nel nulla sfuma ormai la verità
    nel nulla sfuma ormai la verità
    nel nulla sfuma ormai la verità
    nel nulla sfuma ormai la verità...


    (Grazie a Roberta per questo testo)


     
    Top
    .
  11. tomiva57
     
    .

    User deleted


     
    Top
    .
  12. tomiva57
     
    .

    User deleted




    Ophelia


    Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia,
    la piccola Ophelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza,
    nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni,
    nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, di veglia e di sonno.

    Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti
    ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore.
    Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato,
    nei guizzi che la trota fa cambiando di colore?

    Perchè hai indossato la veste più pura, perchè hai disciolto i tuoi biondi capelli?
    Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi, non belli?
    Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia?
    Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi o lo sa sol la tua dolce pazzia?

    Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere,
    ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto...
    Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo,
    ma forse sai e lo dirai con magiche parole...
    Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo,
    ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi...
    Ophelia, lalalalalalala.....

    Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia,
    la piccola Ophelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza,
    nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni,
    nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, di veglia e di sonno.

    Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti
    ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore.
    Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato,
    nei guizzi che la trota fa cambiando di colore?

    Perchè hai indossato la veste più pura, perchè hai disciolto i tuoi biondi capelli?
    Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi, non belli?
    Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia?
    Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi o lo sa sol la tua dolce pazzia?

    Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere,
    ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto...
    Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo,
    ma forse sai e lo dirai con magiche parole...
    Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo,
    ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi...
    Ophelia, lalalalalalala.....

     
    Top
    .
  13. tomiva57
     
    .

    User deleted




    L'Ubriaco


    Appoggiato sulle braccia, dietro al vetro d' un bicchiere,
    alza appena un po' la faccia e domanda ancora da bere.
    I rumori della strada filtran piano alle pareti,
    dorme il gatto sulla panca e lo sporco appanna i vetri.

    Cade il vino nel bicchiere poi nessuno più si muove
    e non sai se fuori all'aria ci sia il sole oppur se piove.
    E quell'uomo si ricorda e, per uno scherzo atroce,
    quasi il vino gli dà forza, l'illusione gli dà voce.

    E si alza sulle gambe, sbarra gli occhi e poi traballa,
    come con i riflettori sopra il gesto delle braccia..
    La la la la la la ..

    Ma si ferma all'improvviso e ricade giù a sedere,
    torna l'ombra sul suo viso, torna il vino nel bicchiere.
    E lontano, oltre, nel tempo, una folla misteriosa
    è scattata tutta in piedi, grida: "Bravo, bene, ancora!"

    Son tornati i riflettori sul suo viso e sulle mani,
    si alza e accenna ad un inchino per quei pubblici lontani.
    E più forte tra quei muri quella voce ora si è alzata
    e fa tintinnare i vetri e rimbalza sulla strada...
    La la la la la la ..La la la la la la ..

    Appoggiato sulle braccia, dietro al vetro d' un bicchiere,
    alza appena un po' la faccia e domanda ancora da bere.
    I rumori della strada filtran piano alle pareti,
    dorme il gatto sulla panca e lo sporco appanna i vetri.

    Cade il vino nel bicchiere poi nessuno più si muove
    e non sai se fuori all'aria ci sia il sole oppur se piove.
    E quell'uomo si ricorda e, per uno scherzo atroce,
    quasi il vino gli dà forza, l'illusione gli dà voce.

    E si alza sulle gambe, sbarra gli occhi e poi traballa,
    come con i riflettori sopra il gesto delle braccia..
    La la la la la la ..

    Ma si ferma all'improvviso e ricade giù a sedere,
    torna l'ombra sul suo viso, torna il vino nel bicchiere.
    E lontano, oltre, nel tempo, una folla misteriosa
    è scattata tutta in piedi, grida: "Bravo, bene, ancora!"

    Son tornati i riflettori sul suo viso e sulle mani,
    si alza e accenna ad un inchino per quei pubblici lontani.
    E più forte tra quei muri quella voce ora si è alzata
    e fa tintinnare i vetri e rimbalza sulla strada...
    La la la la la la ..La la la la la la ..


     
    Top
    .
  14. tomiva57
     
    .

    User deleted


    L'isola non trovata




    L'isola non trovata è il terzo album di Francesco Guccini ed è anche l'ultimo inciso sotto il solo nome di battesimo. È stato pubblicato nel dicembre del 1970.

    Il disco

    Tutte le canzoni sono dello stesso Francesco Guccini: alcune di esse sono tra le più popolari dell'autore, che le riprenderà anche in album successivi in versioni dal vivo (L'isola non trovata, Il frate, Un altro giorno è andato); una di queste, Un altro giorno è andato, era già stata pubblicata due anni prima su 45 giri (il lato B era Il bello), in una versione molto diversa musicalmente, con l'accompagnamento del gruppo beat dei Bad Boys e del tastierista dei Nomadi Beppe Carletti, mentre la versione inserita nell'album è acustica, con le due chitarre suonate da Guccini e da Deborah Kooperman.

    Si tratta di un disco molto particolare nel panorama della musica italiana, sia per le sonorità e gli arrangiamenti, sia per le tematiche sottese ai testi, raramente trattate in questo modo in altri album, anche dello stesso autore.
    Le musiche che accompagnano i brani sono in qualche caso dolci e suggestive (come in Asia, o nella canzone che dà il titolo all'album, L'isola non trovata) in altri semplici e ritmate (Il frate, Un altro giorno è andato), alle volte malinconiche e intrise di suggestioni blues (Il tema, L'uomo), con l'utilizzo di moltissimi strumenti diversi (basso elettrico, chitarra, sintetizzatore) ma anche effetti sonori come rumori di animali, effetti ideati per la maggior parte da Vince Tempera, arrangiatore per molti dischi di Guccini, che in questo inizia la sua collaborazione con il cantautore e che suona le tastiere; gli altri musicisti del disco sono Ellade Bandini alla batteria, Ares Tavolazzi al basso (entrambi membri, con Tempera, del complesso The Pleasure Machine), Franco Mussida della Premiata Forneria Marconi alle chitarre, Victor Sogliani dell'Equipe 84 ai cori e la già citata Deborah Kooperman alla chitarra folk.

    Il filo conduttore del disco è il concetto di tempo, come esplicitato ne Il tema: tempo passato dell'infanzia dell'uomo e dell'umanità intera ne La collina (ispirata ad un brano de Il giovane Holden di Jerome David Salinger), che riecheggia i miti dell'età dell'oro perduta "nelle nebbie della storia", ma anche il tempo "sprecato" e consumato da un individuo che ha (forse) gettato via la propria vita (Il frate, un giovane spretato che Guccini aveva conosciuto e a cui dedicò poi questa canzone).
    C'è un'elegia del tempo che se ne va e non risparmia nulla e nessuno (Un altro giorno è andato), una Canzone di notte che genera una serie di amare riflessioni sul destino dell'uomo, la sua coscienza, la realtà e il sogno partendo dalla descrizione di una notte passata a "cantare, maledire e [...] versare il vino, [...] pianger, ridere e giocare". C'è con Asia il tentativo di recuperare un tempo mitico e fascinoso, una commistione del passato e del presente del grande continente visto con gli occhi degli antichi esploratori che vi vedevano il luogo della meraviglia e del mistero, mescolando fonti che vanno da Marco Polo (esplicitamente invocato nel testo) ai racconti medievali alle avventure del Prete Gianni.
    L'isola non trovata, che da' il titolo all'album e lo "racchiude" idealmente (la canzone è stata divisa in due parti, una posta all'inizio e una alla fine del volume) allude, in modo non troppo velato, ad un luogo mitico che rappresenta simbolicamente tutto quello a cui l'uomo (durante la sua vita) e l'umanità (nel corso della storia) aspirano e non potranno mai raggiungere: potrebbe essere la pace, la felicità, la verità, il bene, ... Il testo della canzone prende spunto dalla poesia La più bella di Guido Gozzano.

    Tracce

    LATO A

    1. L'isola non trovata - 2:43
    2. L'orizzonte di K.D. - 3:00
    3. La collina - 3:40
    4. Il frate - 5:00
    5. Un altro giorno è andato - 4:11

    LATO B

    1. Canzone di notte - 5:04
    2. Il tema - 4:19
    3. L'uomo - 5:23
    4. Asia - 5:12
    5. L'isola non trovata - 0:54





    L'Isola Non Trovata


    ...Ma bella più di tutte l' isola non trovata,
    quella che il Re di Spagna s' ebbe da suo cugino,
    il Re di Portogallo, con firma suggellata
    e "bulla" del pontefice in Gotico-Latino...

    Il Re di Spagna fece vela
    cercando l' isola incantata,
    però quell' isola non c'era
    e mai nessuno l'ha trovata:
    svanì di prua dalla galea
    come un' idea,
    come una splendida utopia,
    è andata via e non tornerà mai più...

    Le antiche carte dei corsari
    portano un segno misterioso
    e ne parlan piano i marinai
    con un timor superstizioso:
    nessuno sa se c'è davvero
    od è un pensiero,
    se, a volte, il vento ne ha il profumo
    è come il fumo che non prendi mai!

    Appare, a volte, avvolta di foschia,
    magica e bella,
    ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via,
    tingendosi d'azzurro, color di lontananza...

    Il Re di Spagna fece vela cercando l'isola incantata...

    ...Ma bella più di tutte l' isola non trovata,
    quella che il Re di Spagna s' ebbe da suo cugino,
    il Re di Portogallo, con firma suggellata
    e "bulla" del pontefice in Gotico-Latino...

    Il Re di Spagna fece vela cercando l' isola incantata,
    però quell' isola non c'era e mai nessuno l'ha trovata:
    svanì di prua dalla galea come un' idea,
    come una splendida utopia, è andata via e non tornerà mai più...

    Le antiche carte dei corsari portano un segno misterioso
    e ne parlan piano i marinai con un timor superstizioso:
    nessuno sa se c'è davvero od è un pensiero,
    se, a volte, il vento ne ha il profumo è come il fumo che non prendi mai!

    Appare, a volte, avvolta di foschia, magica e bella,
    ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via,
    tingendosi d'azzurro, color di lontananza...

    Il Re di Spagna fece vela cercando l'isola incantata...


     
    Top
    .
  15. tappi
     
    .

    User deleted


    grazie
     
    Top
    .
87 replies since 30/9/2010, 10:33   7209 views
  Share  
.