FABRIZIO DE ANDRE...

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  1. tomiva57
     
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    Volume 8


    Da Wikipedia



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    « La canzone più importante che abbia mai scritto è forse "Amico fragile", sicuramente quella che più mi appartiene. È un pezzo della mia vita: ho raccontato un artista che sa di essere utile agli altri, eppure fallisce il suo compito quando la gente non si rende più conto di avere bisogno degli artisti. »

    (Fabrizio De André in un'intervista.)


    Volume 8 (1975) è l'ottavo album registrato in studio di Fabrizio De André.

    La pubblicazione dell'album venne anticipata da quella del 45 giri La cattiva strada/Amico fragile, a novembre 1974.


    Il disco

    Con questo album si rinsalda e si definisce meglio la coppia di autori De André-De Gregori: quest'ultimo collabora alla stesura dei testi e delle musiche di quattro canzoni (Le storie di ieri è interamente sua, così come l'intera musica di Canzone per l'estate) di questo che è uno degli album musicalmente più complessi del cantautore genovese.
    « ..mi aveva proposto di lavorare insieme dopo avermi conosciuto in un locale di Roma, il Folkstudio.
    Passammo quasi un mese da soli nella sua bellissima casa in Gallura, davanti ad una spiaggia meravigliosa dove peraltro credo che non mettemmo mai piede: in quel periodo avevamo tutti e due delle storie sentimentali assai burrascose ed era più o meno inverno. Fabrizio beveva e fumava tantissimo e io gli stavo dietro con un certo successo. Giocavamo a scacchi, a poker in due: ogni tanto prendevo il suo motorino e me ne andavo in giro per chilometri. Al mio ritorno spesso lo trovavo appena alzato che girava per casa con la sigaretta e il bicchiere e la chitarra in mano e che aveva buttato giù degli appunti, degli accordi. Era uno strano modo di lavorare il nostro: non ci siamo mai messi seduti a dire «Adesso scriviamo questa canzone». Semplicemente integravamo e correggevamo l'uno gli appunti dell'altro, certe volte senza nemmeno parlarne, senza nemmeno incontrarci magari, perché lui dormiva di giorno e lavorava di notte e io viceversa.
    Le musiche ci venivano abbastanza facilmente - Fabrizio era un eccezionale musicista - e le registravamo su un piccolo registratore a pile.
    Così vennero fuori La cattiva strada, Canzone per l'estate, Oceano... »

    (Francesco De Gregori, 1975)

    Amico fragile e Giugno '73 sono gli ultimi due brani che vedono De André come autore unico di musica e testo: si tratta, non a caso, di due pezzi sentitamente autobiografici, il primo sulla difficoltà di comunicazione e il secondo sulla fine di una storia d'amore.
    Nell'ambito della ristampa in edizione limitata delle versioni in vinile è stato pubblicato nel 2010 un disco 33 giri con vinile di colore bianco da Sony RCA (numero di catalogo 88697673961)


    Le canzoni
    La cattiva strada


    La prima traccia del disco è giocata sul contrasto tra la parte musicale, una leggera ballata acustica costruita solamente su tre accordi, ed il testo estremamente allusivo e di difficile interpretazione («Alla parata militare sputò negli occhi ad un innocente, e quando lui chiese: «Perché?», lui gli rispose: «Questo è niente, e adesso è ora che io vada». E l'innocente lo seguì, senza le armi lo seguì, sulla sua cattiva strada.»). L'uomo, senza alcuna imposizione morale, impara il giusto sempre dopo aver sbagliato e mette la gente di fronte all'errore per smuoverne la coscienza.

    Oceano
    « ..Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era Alice di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli...
    L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era Volume ottavo. Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po' fricchettone [...]. E allora io prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano; piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno: «Francesco, perché Alice guarda i gatti?»
    Lui mi guarda con un occhio aperto e l'altro chiuso... Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama Oceano, e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. È la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere. »

    (Cristiano De André, 1995)

    Nancy [Seems So Long Ago, Nancy]

    Nancy è la traduzione del brano di Leonard Cohen Seems So Long Ago, Nancy, dall'album Songs from a Room del 1969. L'artista canadese, di cui De André aveva già interpretato altri pezzi (Suzanne, Joan of Arc), scrisse il testo ispirandosi alla storia vera di una giovane suicida di Montréal. La canzone era già stata tradotta l'anno precedente da Claudio Daiano, che l'aveva pubblicata nel suo album Io come chiunque (sulla pista di Cohen), dedicato a traduzioni di Cohen.

    Le storie di ieri .

    Le storie di ieri è totalmente scritta e composta da De Gregori, che la inserisce anche nel suo disco Rimmel, sempre del 1975, con lievissime modifiche nel testo. Il brano tratta, con toni lievi ed immagini evocative, un argomento spinoso come la scelta dell'ideologia fascista e la sua trasformazione nel MSI dopo la caduta ufficiale. La canzone, a registrazione già effettuata, venne scartata dalla RCA Italiana, la casa discografica a cui era allora affiliato De Gregori; la registrazione è tuttavia reperibile su bootleg.

    Questa versione presenta il testo originale del brano in cui è presente un riferimento a Giorgio Almirante ("Almirante ha la faccia serena"). Nel 1974 De Gregori e Fabrizio De André si ritirarono per quasi un mese in Gallura, nella tenuta del cantautore genovese; dalla proficua collaborazione nacque la traduzione italiana di "Desolation Row" di Bob Dylan ("Via della Povertà"), pubblicata lo stesso anno nell'album misto Canzoni, e l'album Volume VIII, nel quale Fabrizio inserì la sua interpretazione di "Le storie di ieri", la prima ad essere pubblicata.

    In questa incisione il nome "Almirante" venne sostituito con la locuzione "il gran capo"; vi sono inoltre altre due minime differenze nel testo ("una scritta nera" e "il bambino nel cortile si è fermato").

    Giugno '73
    « Io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati. »


    Canzone molto malinconica ed autobiografica, che tratta della fine di un amore.
    « Questa canzone l'ho scritta per una ragazza di nome Roberta, con la quale ho vissuto due anni, fra la mia prima moglie e la Dori. Tutti credono che sia stata scritta per Dori, invece no. »

    (Fabrizio De André)


    Lo stile della canzone sembra quasi epistolare, sul modello della celebre canzone Famous Blue Raincoat di Leonard Cohen, che De André tradurrà per Ornella Vanoni col titolo La famosa volpe azzurra.

    La narrazione oscilla tra il dolce e l'ironico sull'incapacità del cantautore di stare vicino ad una donna della buona società, dai costumi un po' mondani e - a tratti - frivoli. Alla fine, dopo i versi ironici sulla madre di lei che storce il naso alla professione del cantautore e a cui De André aveva regalato una gazza parlante con la speranza che le insegnasse almeno a salutarlo, Fabrizio si congeda con dolcezza dal suo amore per seguire gli amici, che lei giudicava ineleganti, perché «il loro viaggio porta un po' più lontano».

    Dolce Luna

    Tratta della storia di un marinaio, che, costretto a terra, rimpiange il tempo passato in mare fra storie di corsari e la sua balena Dolce Luna, dalla quale egli spera che possa nascere un figlio «con due occhi normali ed il terzo occhio inconfondibile e speciale» che abbia «quella mia voglia di mare».

    Nel testo si fa riferimento a un'«esca dalle lunghe gambe»: è una citazione del titolo di una poesia di Dylan Thomas, Ballad of the Long-legged Bait, contenuta nella raccolta del 1946 Deaths and Entrances. L'ultima strofa è recitata in un simil-tedesco che si presume sia senza senso compiuto.

    Canzone per l'estate

    Al contrario di La cattiva strada, Oceano e Dolce luna, firmate insieme sia per il testo che per la musica, Canzone per l'estate è invece firmata da De André solo nel testo, insieme a De Gregori, mentre la musica è interamente del cantautore romano (che la reinciderà con alcune piccole modifiche nel testo nel suo album Amore nel pomeriggio del 2001).

    Il protagonista del pezzo è un benestante che pur avendo già tutto quello a cui si può aspirare (molti soldi, una bella famiglia felice) si accorge che pur con la sua «tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente» non è felice, che «non riesce più a volare», che ha smesso di sognare. Il dramma del protagonista è quello di essersi chiuso in una realta' che non sente a pieno, che ha castrato i suoi sogni e i suoi desideri, ha rinunciato a sé stesso e non riesce più a volare. La capacita' di volare si ha invece quando si è "aperti" e "disponibili", quando si hanno ancora dei sogni, quando non si abdica alle proprie idee, quando si ha il coraggio di vivere a pieno cio' che si è.

    Sono evidenti le inflessioni stilistiche di De Gregori, sia nelle immagini poetiche che nella metrica volutamente imperfetta.

    Amico fragile

    Una delle canzoni più celebri ed amate di De André, tratta della frivolezza e dell'inconsistenza culturale dell'alta società, dove non c'è spazio per un ragionamento, una discussione, ma solo per il divertimento fine a se stesso. È però anche una delle canzoni in cui De André espone di più se stesso a feroci autocritiche consegnandoci un autoritratto inquieto e sofferto.
    « Pensavo è bello che dove finiscano le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra. E poi seduto in mezzo ai vostri "arrivederci" mi sentivo meno stanco di voi, ero molto meno stanco di voi. Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta fino a vederle spalancarsi la bocca, potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli di parlare ancora male ad alta voce di me, potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo con una scatola di legno che dicesse "perderemo". »


    Raramente De André è protagonista delle sue canzoni. Addirittura in Hotel Supramonte, che parla del suo rapimento in Sardegna, i versi sono molto discreti e lirici, quasi come se cercasse di eliminarsi dalla narrazione. Invece in Amico Fragile, De André parla in prima persona, è al centro della canzone e dà il suo punto di vista sulla società che frequenta e su se stesso. Emerge, anzi, s'impone una visione senza filtri che oscilla dalla più cupa rassegnazione alla feroce ironia, dalla malinconia di chi si sente "la minoranza di uno" al riscatto della sua condizione di artista, ma soprattutto di uomo libero.
    « Stavo ancora con la Puny, la mia prima moglie, e una sera che eravamo a Portobello di Gallura, dove avevamo una casa, fummo invitati in uno di questi ghetti per ricchi della costa nord. Come al solito, mi chiesero di prendere la chitarra e di cantare, ma io risposi -«Perché, invece, non parliamo?». Era il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, aveva detto che il diavolo esiste sul serio. Insomma a me questa cosa era rimasta nel gozzo e così ho detto: «Perché non parliamo di quello che sta succedendo in Italia?». Macché, avevano deciso che dovessi suonare.
    Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, ho insultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto Amico fragile. La Puny mi ha stanato alle otto del mattino, non mi trovava né a letto né da nessuna parte, ero ancora nel magazzino che finivo di scrivere. »

    (Fabrizio De André)
    « Il narratore di Amico fragile, "evaporato in una nuvola rossa", osserva con il distacco e l'immaginazione di chi è "più curioso", "meno stanco" e "più ubriaco" i "luoghi meno comuni e più feroci", la diplomazia dei rapporti, le convenzioni del mondo in cui è immerso. Amico fragile da un lato sembra rifiutare qualsiasi ipotesi conciliativa, di comprensione, di accettazione delle contraddizioni e dei limiti umani e sembra voler evadere in uno spazio onirico, ricercando l'obnubilamento del sé; d'altro canto, ribadisce ancora una volta la funzione "infinitante" del canto ed esprime comunque la volontà di mettersi in gioco e in discussione così come continua ad affermare il valore della libertà e della ricerca. Amico fragile forse è l'elogio della sconfitta di chi ha scelto nello stesso tempo il ruolo dell'inquisitore e dell'eretico, del sacerdote e della vittima sacrificale, del moralista e del libertario. »


    (Ezio Alberione, in Fabrizio De André. Accordi eretici, p. 110)
    « Amico fragile è una canzone completamente autobiografica alla quale Fabrizio è sempre stato molto attaccato, riproponendola in tutti i suoi concerti, con un arrangiamento a volte leggermente modificato ed il finale che diventa spesso: "per raggiungere un posto che si chiamasse / Anarchia" invece dell'originale "Arrivederci".

    Nacque in un momento di rabbia e di alcol, dopo una serata in compagnia di persone con le quali avrebbe voluto discutere di ciò che stava succedendo in Italia in quel periodo; in particolare le dichiarazioni di Paolo VI sull'esistenza del diavolo e sugli esorcismi. La gente insisteva perché lui suonasse anche quella sera; così, evaporato in una nuvola rossa, se ne andò a rintanarsi dove non poteva essere disturbato e compose questa canzone in una sola notte.
    È la riflessione sulla fragilità dei rapporti umani, ma, nello stesso tempo, sulla necessità di averne e quindi sul senso di vuoto che nasce quando questi vengono meno o restano superficiali. Il risultato è una dichiarazione di amore-odio di un borghese pentito alla propria gente. »

    (Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 109-110)

    Musicalmente il pezzo è giocato su quattro accordi: due sul verso mentre altri due introducono il ritornello. Una chitarra folk accompagna la voce del cantautore con un rapidissimo arpeggio, creando un'atmosfera onirica e quasi sospesa (molto simile alla tecnica che verrà usata ne La domenica delle salme, del 1990); il ritornello è impreziosito da un riff divenuto molto celebre.

    Lo stile inconfondibile con il quale è suonata la chitarra folk è mutuato da Leonard Cohen, stile che lo stesso Cohen considera il suo punto di forza come chitarrista e che contraddistingue molte delle sue canzoni, tra le quali The Stranger Song e Avalanche.

    Il 2 marzo 2000 si è tenuto un concerto in ricordo di De André dal nome Faber, amico fragile, dove il cantautore emiliano Vasco Rossi, tra gli altri, si è esibito proprio con questo brano, che nove anni dopo ha inserito nel suo album intitolato Tracks 2 - Inediti & rarità.

    Tracce

    LATO A

    1. La cattiva strada (testo e musica di Fabrizio De André e Francesco De Gregori) - 4:33
    2. Oceano (testo e musica di Fabrizio De André e Francesco De Gregori) - 3:11
    3. Nancy (Testo italiano Fabrizio De André - Testo originale e musica di Leonard Cohen) - 3:57
    4. Le storie di ieri (testo e musica di Francesco De Gregori) - 3:15

    LATO B

    1. Giugno '73 (testo e musica di Fabrizio De André) - 3:31
    2. Dolce Luna (testo e musica di Fabrizio De André e Francesco De Gregori) - 3:25
    3. Canzone per l'estate (testo di Fabrizio De André e Francesco De Gregori; musica di Francesco De Gregori) - 5:21
    4. Amico fragile (testo e musica di Fabrizio De André) - 5:29














    Nota di De Gregori riguardo la canzone e De Andrè:

    "Abbiamo scritto questa canzone, Fabrizio ed io, nel '74 o forse addirittura nel '73. Lui stava preparando il disco che poi si sarebbe chiamato Volume VIII e mi aveva proposto di lavorare insieme dopo avermi conosciuto in un locale di Roma, il Folkstudio.
    Passammo quasi un mese da soli nella sua bellissima casa in Gallura, davanti ad una spiaggia meravigliosa dove peraltro credo che non mettemmo mai piede: in quel periodo avevamo tutti e due delle storie sentimentali assai burrascose ed era più o meno inverno. Fabrizio beveva e fumava tantissimo e io gli stavo dietro con un certo successo. Giocavamo a scacchi, a poker in
    due: ogni tanto prendevo il suo motorino e me ne andavo in giro per chilometri. Al mio ritorno spesso lo trovavo appena alzato che girava per casa con la sigaretta e il bicchiere e la chitarra in mano e che aveva buttato giù degli appunti, degli accordi. Era uno strano modo di lavorare il nostro: non ci siamo mai messi seduti a dire "Adesso scriviamo questa canzone". Semplicemente integravamo e correggevamo l'uno gli appunti dell'altro, certe volte senza nemmeno parlarne, senza nemmeno incontrarci magari, perché lui dormiva di giorno e lavorava di notte e io viceversa.

    Le musiche ci venivano abbastanza facilmente - Fabrizio era un eccezionale musicista - e le registravamo su un piccolo registratore a pile.
    Così vennero fuori "La cattiva strada", "Canzone per l'estate", "Oceano".
    Lui aveva scritto da solo "Amico fragile" e poi aveva voluto inserire nel suo disco "Le storie di ieri" che la RCA (la mia casa discografica di allora) si era rifiutata di farmi incidere sulla "Pecora".
    E' difficile pensare a Fabrizio come uno che non c'è più: quando se n'è andato non ci vedevamo da parecchio tempo. Credo di averlo sentito al telefono circa un anno prima che morisse ed aveva la sua solita bella voce, l'intelligenza correva sul filo.

    Fabrizio era un uomo generoso e bellicoso, facile da amare e difficilissimo da andarci d'accordo. Uno dei ricordi più belli che conservo di lui è quando andammo all'Idroscalo di Milano sulle montagne russe del Luna Park, insieme a Dori: scendemmo felici e ubriachi con lo stomaco in bocca e andammo a finire la serata chissà dove.
    Ho messo la nostra canzone in questo disco non per fargli un omaggio (Non ne ha bisogno e non so se gli piacerebbe). E' solo una buona canzone che oggi, dopo tutti questi anni, sento un po' più mia.

    GIUGNO '73




    Volume 8 e' il disco sicuramente piu' complesso di tutti, realizzato da Fabrizio a 4 mani con De Gregori, quando De Gregori ancora era lui...i tempi del disco della pecora, insomma. Le storie di ieri, addirittura, e' tutta di De Gregori, che la canta anche in Rimmel, mi sembra. E Nancy e' una traduzione di Cohen.
    E' un disco di sogni, di illusoni spezzate, di amara consapevolezza della nostra (intesa come degli uomini) incapacita' di ritagliarci una condizione che ci aggradi in questo mondo. La scelta provocatoria della cattiva strada come inizio non e' casuale: la strada cattiva, le scelte all'apparenza errate, sono una sorta di "ultima spiaggia", che spesso molti intraprendono, magari inconsciamente, per cercare di contrastare il tempo che passa.

    C'e' l'uomo che sceglie di condividere delle idee con altri (Le storie di ieri) e si riscopre uomo grazie ad esse (nel dettaglio quelle fasciste), senza chiedersi se siano sbagliate, ma interessato solo del risultato concreto del suo benessere.
    C'e' il benestante di "Canzone per l'estate" che, dopo aver cercato di cambiare, di lottare, di dire la sua, si ritrova nella malinconica realta' di un mondo quotidiano fatto di famigliola, chiesa e felicita' dettata da regali materiali e non piu' da sentimenti.E "non riesce piu' a volare", ha smesso di sognare, di sperare, ha perso l'anima.
    Oppure l'amarezza del marinaio (Dolce luna) che ricorda le settimane passate in mare, fra storie di pirati e corsari e balene fantastiche, ora che la realta' lo incatena a terra e lo costringe a regolarsi con una famiglia, e lui, che sogna ancora quelle onde, spera che suo figlio possa nascere, come per sogno, per incanto, dal rapporto con una balena (il terzo occhio inconfondibile e speciale), e vivere in quel mare che tanto ha segnato la sua vita. Grande canzone, dolce luna, molto arcana.
    Personale ma sullo stesso tema dei sogni svaniti e' Giugno '73 che, l'ho letto da qualche parte, e' il racconto della storia fra De Andre' e la sua prima moglie, Enrica. Lui non era ben visto dalla famiglia, molto benestante e borghese, e cercava di ingraziarsi i suoi genitori pur sapendo che i
    "musicisti" non erano molto ben visti in quei tempi dai ceti elevati. Ma, nonostante tutto, l'ultima frase, "e' stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati", lascia trasparire una volonta' finale (presente anche in Dolce luna grazie al figlioletto in arrivo) di ottimismo.
    In fondo, pensandoci, il disco non e' pessimista, tutti i brani hanno in fondo una scintilla di lieto fine, o, almeno, di speranza per il futuro, al contrario, per esempio, di Tutti morimmo a stento, emblema della disperazione cosmica verso tutto.

    "Ma c'e' amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada"; una strada c'e' sempre, quell'amore, quei sogni tanto voluti da qualche parte si possono sempre trovare. Anche in "canzone per l'estate", quanto meno, non c'e' "piu' niente per potersi vergognare", come a dire il peggio e' alle spalle, ora sei libero di fare cio' che vuoi.

    Di Oceano, sono onesto, qualsiasi cosa la direi senza un minimo di convinzione.
    E' tanto bella quanto arcana, forse anzi proprio per questo e' bella.
    Forse e' la paura per il futuro di due innamorati, che pensano a quando l'amore li lascera', e guardano al domani con paura sempre crescente, con l'impossibile speranza che il domani non arrivi mai.....forse ma forse......:-)) Miarrendo, su Oceano mi arrendo.

    Amico fragile, per me, e' la piu' bella canzone di Fabrizio. E' la storia di un uomo, lui, che si rende conto grazie ad un episodio (una cena con degli amici borghesi, borghesi non nel senso politico dell'accezione, ma nel senso culturale, cioe' di persone che, diciamo hanno come unico scopo il materiale, il concreto, e raramente sognano e fantasticano), di come il destino di alcuni uomini, dei fragili, dei sognatori, di quelli che danno ancora un valore alle emozioni, sia destinato al macero, di come ormai questo mondo non lasci piu' spazio al valore di un pensiero, di un ragionamento che non sia banale, frivolo, dei "Come stai" detti non perche' ce ne freghi qualcosa, ma perche' l'educazione imponga di chiederlo.
    Il vuoto che circonda i fragili.
    Questa canzone Fabrizio la scrisse una notte, di ritorno da quella cena, in uno sgabuzzino per non essere disturbato.
    Ma forse questa amarezza era dovuta solo al fatto che era molto, ma molto piu' ubriaco di noi.
    E, visto come la penso, credo di esserlo anch'io.

    red







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    Léon
    De André Fabrizio


    "Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita, debba in qualche modo incominciare una chitarra”.


    Nato dalla collaborazione con il cantautore romano Francesco De Gregori, Vol.8 è forse il disco più ermetico di Fabrizio De Andrè, il più frammentario e il più incline all’esplorazione-sperimentazione. I toni della ballata aprono le luci sulla Cattiva strada, percorsa da un personaggio misterioso – che incarna il fato o un fato avverso. Per De André sono spesso identici - che incontra un’umanità quasi distratta - nel bene e nel male -, di passaggio sulla sua via: è la via della vita. Militari, innocenti, regine, piloti, giovani alcolizzati e gli immancabili giurati; per tutti c’è un amore o l’illusione che lo sia, ma non conviene seguir l’immagine che svanisce (la proiezione del desiderio o dell' inganno?): “Ad un processo per amore / baciò le bocche dei giurati / e ai loro sguardi imbarazzati / Rispose adesso è più normale / adesso è meglio / adesso è giusto, giusto, è giusto che io vada/ ed i giurati lo seguirono / a bocca aperta lo seguirono / sulla sua cattiva strada”.
    Splendida nelle sue rarefatte e dolci atmosfere, nel suo propagarsi come un soffio nell’aria, l’incantevole Oceano, dedicata all’allora piccolo Cristiano (il cantautore Cristiano De Andrè, primogenito di Fabrizio), in cui il duo De Gregori-De Andrè si eleva per intuizione poetica e fluidità narrativa: “Ed arrivò un bambino con le mani in tasca/ ed un oceano verde dietro le spalle/ disse vorrei sapere quanto è grande il verde/ come è bello il mare/ quanto dura una stanza/ è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male”.

    E ancora: “Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini / e non ficcare il naso negli affari miei / e non venirmi a dire preferisco un poeta / preferisco un poeta ad un poeta sconfitto / ma se ci tieni tanto puoi baciarmi ogni volta che vuoi”.

    La triste ballata di Nancy, messaggera e dea dell’amor notturno e nascosto - le prostitute erano un universo amato, difeso e perennemente cantato da Fabrizio -, orienta la terza traccia dell’album; malinconica ma piena di vita, d’umano slancio per chi ha da dar qualcosa ai tanti che apprezzan felici: un barlume, sia pur fuggevole, nel grigiore (mesto, malinconico, cinico o spocchioso che sia) che li accompagna: “E dove mandi i tuoi pensieri adesso / trovi Nancy a fermarli / molti hanno usato il suo corpo / molti hanno pettinato i suoi capelli / e nel vuoto della notte / quando hai freddo e sei perduto / è ancora Nancy che ti dice – amore / sono contenta che sei venuto”.

    Le storie di ieri, quarta traccia dell’album, è scritta da Francesco De Gregori e cantata in maniera avvolgente dal cantautore genovese, che trasferisce nell’infanzia frammenti, immagini e suggestioni proprie al cantautore romano e qui condivise sulle corde sublimi della poesia: “E il bambino nel cortile sta giocando / tira sassi nel cielo e nel mare / ogni volta che colpisce una stella / chiude gli occhi e si mette a sognare / chiude gli occhi e si mette a volare”.

    Ma l’adulto che ricorda si ritrova sempre negli occhi del bambino, sfuma il richiamo della memoria nel vivo riappropriarsi del tempo sospeso tra il senso di ciò che si era e l’attesa del divenire: “Ma il bambino nel cortile si è fermato / si è stancato di seguire aquiloni / si è seduto tra ricordi vicini, i rumori lontani / guarda il muro e si guarda le mani”.

    Giugno ‘73 sembra essere un canto destinato ad un’amante, scritto da De Andrè per qualche amore passato, del reale o dell’immaginario (più probabile del reale), cui egli dona i suoi versi per esorcizzare ogni forma di rimpianto. Qualsiasi amore vissuto fino in fondo, sembra dirci il nostro, qualsiasi viva passione, qualunque conseguenza comporti, non va mai rinnegata. Meglio averla vissuta, sempre e comunque. Qualora si possiede un dono come il suo, ancor meglio cantarla: “E tu aspetta un amore più fidato / il tuo accendino sai io l’ho già regalato / e lo stesso quei due peli d’elefante / mi fermavano il sangue / li ho dati a un passante / Poi il resto viene sempre da sé / i tuoi “Aiuto” saranno ancora salvati / io mi dico è stato meglio lasciarci / che non esserci mai incontrati”.

    Dolce Luna e Canzone per l’estate, le tracce sei e sette, sono ambedue pezzi costruiti dal duo De Andrè-De Gregori sull’onda della sperimentazione parole-musica, l’uno dai toni più scanzonati (più nella melodia che nel testo) e l’altro più rassegnati e disincantati.

    La gemma dell’album, tra le canzoni più amate dal suo pubblico e da De Andrè stesso, è l’ultima traccia del disco, la criptica Amico fragile, scritta dal cantautore genovese (per sua testimonianza) in preda ai fumi dell’alcol (una massiccia dose a suo dire) e dopo una serata di fin troppo “borghese” compagnia. Mal digerita. “Amico Fragile è un pezzo di vita mia” - dice il musicante-poeta. Talmente fuggevole, aggiungo io, da non necessitare spiegazioni o esemplificazioni, ma solo da ascoltare con l’ausilio dello stereo e godendo di questi versi unici: “Evaporato in una nuvola rossa / in una delle molte feritoie della notte / con un bisogno d’atttenzione e d’amore troppo / ‘Se mi vuoi bene piangi’ per essere corrisposti / valeva la pena divertirvi le serate estive / con un semplicissimo “Mi ricordo”...
    E regalare a piene mani oceani / ed altre ed altre onde ai marinai in servizio / fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli / senza rimpiangere la mia credulità / perché già dalla prima trincea / ero più curioso di voi / ero molto più curioso di voi. / E poi sospeso tra i vostri ‘Come sta’ / meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci / tipo ‘Come ti senti amico, amico fragile / se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te’...”

    Lavoro complesso, ma allo stesso tempo superbamente armonico, album di passaggio e congiunzione tra De André passato e De André futuro, Vol.8 è, come detto, il frutto della collaborazione di due grandi poeti in musica. Domina il verso, la ricerca musico-poetica, a volte essenziale, altre sperimentalmente metamorfica; sempre suggestiva e dalle cadenze d’accompagno per una mente che vi favoleggia su, che si libera e si disperde, che consuma mezz’oretta di disco quasi senza accorgersene. Scritto e musicato dai i due cantautori sotto costante ispirazione alcolica. La critica storse la bocca, parlò di crisi d’ispirazione per Fabrizio, non accorgendosi o accorgendosi molto tardi - come al solito - della bellezza che sprigionano queste otto tracce rimaste nell’immaginario per il loro essere altro rispetto alle precedenti e successive produzioni, ma sempre in linea con la ricerca estetica del cantautore genovese. Qui, con De Gregori, ai vertici più alti tra le opere dei grandi parolieri in musica e della tradizione cantautoriale. Altro che crisi d’ispirazione: siamo in un regno dove vince la bellezza.

    Curiosità: Una versione de “Le storie di eri” è contenuta nel LP Rimmel(1975), una di “Canzone per l’estate” nel LP Amore nel pomeriggio (2001), ambedue di Francesco De Gregori.



    La cattiva strada







    Oceano

    Quanti cavalli hai tu ceduto alla porta
    tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
    la notte non ha bisogno
    la notte fa benissimo a meno del tuo concerto
    ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo.

    Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
    ed un oceano verde dietro le spalle
    disse "Vorrei sapere, quanto è grande il verde
    come è bello il mare, quanto dura una stanza
    è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male "

    Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini
    e non ficcare il naso negli affari miei
    e non venirmi a dire "Preferisco un poeta,
    preferisco un poeta ad un poeta sconfitto"

    Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta che vuoi.

    Altri testi su: http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_...eano_33109.html







    La spiegazione di Oceano è stata fornita da Cristiano De André, che all'epoca della lavorazione dell'album aveva circa otto anni, ti riporto una sua dichiarazione risalente al 1995, e che puoi trovare a questo indirizzo:

    www.viadelcampo.com/html/volume_8…

    "Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era "Alice" di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli... L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era "Volume ottavo". Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po' fricchettone, era un grande e lo è tuttora, è una persona che stimo moltissimo, non soltanto a livello artistico, ma anche umano... E allora io prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano; piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno: Francesco, perché Alice guarda i gatti? Lui mi guarda con un occhio aperto e l'altro chiuso... Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama "Oceano", e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. E' la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere"
     
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62 replies since 29/9/2010, 21:26   3489 views
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