FABRIZIO DE ANDRE...

biografia, discografia, new, foto, ecc...

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  1. tomiva57
     
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    De André nella memoria collettiva


    « De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano »

    Gli estimatori di Fabrizio De André ammirano il coraggio morale e la coerenza artistica con cui egli, nella società italiana del dopoguerra, scelse di sottolineare i tratti nobili ed universali degli emarginati, affrancandoli dal "ghetto" degli indesiderabili e mettendo a confronto la loro dolorosa realtà umana con la cattiva coscienza dei loro accusatori Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa ed umida del carruggio di Via del Campo, prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto frequentata la notte. È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per diseredati, disertori, bombaroli ed un'infinità d'altre figure. Nella sua antologia di vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiunse risultati poetici che oggi gli vengono ampiamente riconosciuti.

    La discografia di De André è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed intensità. Viene ora riassunta in postume ricostruzioni filologiche, curate dalla moglie e da esperti tecnici del suono che si sono riproposti l'obiettivo di mantenere, nei nuovi supporti, le sonorità dei vecchi LP in vinile. Sino ad ora sono state realizzate due raccolte, entrambe in triplo CD, titolate In direzione ostinata e contraria e In direzione ostinata e contraria 2.

    Alcuni fra i maggiori cantanti e cantautori italiani, nel marzo del 2000, hanno ricordato Fabrizio De André con un concerto celebrativo, al teatro Carlo Felice di Genova, interpretando i suoi maggiori successi. Di quel concerto è stato realizzato un doppio cd, dal titolo Faber, pubblicato nel 2003, i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza.

    La Premiata Forneria Marconi ha eseguito, e tutt'ora esegue concerti nei quali reinterpreta le canzoni di De André, in cui si ricorda la proficua collaborazione tra il gruppo e il cantautore.

    A Genova, in Via del Campo, dove l'intrico di viuzze si fa congestionato come in una Qasba mediorientale, nel negozio di dischi di Gianni Tassio, ora acquisito dal comune di Genova è esposta la chitarra con la quale, probabilmente, De André ha studiato i testi delle canzoni di "Crêuza de mä". Lo strumento, la "Francisco Esteve" n. 097, venne messo all'asta in favore di Emergency dalla famiglia poco tempo dopo la sua morte ed acquistato dai negozianti del capoluogo ligure, dopo una serrata lotta al rialzo con alcuni facoltosi collezionisti: i commercianti genovesi arrivarono a sborsare 168 milioni e 500 mila lire, per aggiudicarsi la chitarra di De André.

    Il ricavato venne utilizzato da Emergency per la costruzione dell'ospedale di Goderich, località alla periferia di Freetown, capitale della Sierra Leone, struttura sanitaria moderna ed unica in tutto il Paese, dove i pazienti vengono curati gratuitamente e dove un reparto si chiama, appunto, "Via del Campo".

    Ora il negozio di via del Campo, nei luoghi dove il cantautore avrebbe voluto trascorrere i suoi ultimi anni, si è trasformato in una sorta di museo, e chi vi passa davanti può ascoltare sommessamente le note delle sue canzoni; inoltre, vi si trovano esposte in vetrina le copertine originali di tutti i suoi dischi.

    Su iniziativa della moglie Dori Ghezzi e di Fernanda Pivano è nata la Fondazione Fabrizio De André Onlus che si occupa di mantenere viva la memoria del cantautore. Molte sono le iniziative promosse, moltissimi i gesti di stima e di amore che tutta Italia porge ogni anno alla memoria di Fabrizio.

    Omaggi

    Con 2004 Crêuza de mä, rivisitazione di Crêuza de mä (con l'aggiunta di due inediti dello stesso periodo e di Mégu megún, tratto dall'album successivo Le nuvole) Mauro Pagani ha reso omaggio al collega con cui ha spesso collaborato.

    L'anno successivo Morgan ha inciso Non al denaro, non all'amore né al cielo, remake dell'omonimo album di Fabrizio De André, pubblicato nel 1971.

    A dicembre del 2008 Massimo Bubola pubblica l'album Dall'altra parte del vento, in cui rivisita 11 canzoni scritte in collaborazione con il cantautore genovese.

    Nel 2009 il figlio Cristiano De André ha pubblicato l'album De André canta De André, in cui ripropone alcune canzoni del padre con nuovi arrangiamenti.

    Ad aprile 2010 la Premiata Forneria Marconi ha pubblicato A.D. 2010 - La buona novella, una rilettura con nuovi arrangiamenti e l'aggiunta di alcuni brevi intermezzi strumentali del 33 giri La buona novella del 1970.

    Patti Smith, per il nuovo album previsto per il 2010, prepara tre versioni in inglese di canzoni di De André: si tratta di Amore che vieni, amore che vai, Fiume Sand Creek e Una storia sbagliata (queste ultime due scritte con Bubola), e le traduzioni in inglese sono curate da Shel Shapiro. L'ex leade dei Rokes ha già inciso nel 2007 River Sand Creek nel suo album Storie, sogni e rock'n'roll.

    Tribute band

    Oltre agli artisti celebri, anche una lunga serie di cantanti meno conosciuti e, soprattutto, di gruppi giovanili, hanno registrato album composti principalmente o esclusivamente da canzoni di Faber, spesso con risultati apprezzabili. Nelle piazze e nei teatri di città e di provincia sono centinaia le rappresentazioni che, ogni anno, vengono dedicate a De André. Tra i più conosciuti interpreti e tribute band, ricordiamo Giorgio Cordini, i Khorakhanè e i Mercanti di Liquore, tutti comunque con una loro carriera ed un repertorio autonomi, oltre alle cover di De André.

    Premio

    In suo ricordo è stato istituito un apposito premio - il Premio Fabrizio De André.

    Fabrizio De André e la fede

    Nel concept album "La buona novella" (1970) De André ci fornisce la massima espressione della sua visione religiosa, effettuando una chiara antropologizzazione del divino. Nel concerto al teatro Brancaccio di Roma nel 1998 De André fece le seguenti dichiarazioni in merito:
    « Quando scrissi la Buona Novella era il 1969. Si era quindi, in piena lotta studentesca e le persone meno attente consideravano quel disco come anacronistico[...] E non avevano capito che la Buona Novella voleva essere un'allegoria: un paragone fra le istanze della rivolta del '68 e le istanze, spiritualmente più elevate ma simili da un punto di vista etico-sociale, innalzate da un signore, ben millenovecentosessantanove anni prima, contro gli abusi del potere, contro i soprusi della autorità, in nome di un egualitarismo e di una fratellanza universale. Quel signore si chiamava Gesù di Nazareth. E secondo me è stato, ed è rimasto, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Quando ho scritto l'album non ho voluto inoltrarmi in strade per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia. Poi ho pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo, il che è esattamente quello che ha fatto l'uomo da quando ha messo piede sulla terra »

    « Probabilmente ne "La buona novella" i personaggi del vangelo perdono un po' di sacralizzazione; ma io credo e spero soprattutto a vantaggio di una loro migliore e maggiore umanizzazione »


    L'atteggiamento tenuto da Faber nei confronti dell'uso politico della religione e delle gerarchie ecclesiastiche è spesso sarcastico e fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La ballata del Miché " e gli ultimi versi di "Bocca di rosa".
    « Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perché, secondo me, l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in ciò che ci circonda. La mia religiosità non arriva a ricercare il principio, che tu voglia chiamarlo creatore, regolatore o caos non fa differenza. Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica e questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà, magari dandogli i nomi che ho imparato da bambino, forse perché mi manca la fantasia per cercarne altri »

    Paternità delle canzoni

    Lungo tutta la propria carriera De André ha collaborato, sia per la parte musicale che per la parte testuale, con altri artisti: le canzoni di cui De André è l'unico autore sia del testo che della musica sono infatti otto. Complessivamente però i brani in cui figura contemporaneamente autore, non necessariamente unico, sia del testo che della musica sono 87. Ci sono inoltre alcuni casi particolari come La canzone dell'amore perduto, in cui la musica è tratta da un brano del XVII secolo di Georg Philipp Telemann, o La guerra di Piero e Si chiamava Gesù alla cui composizione ha lavorato anche Vittorio Centanaro, collaboratore di De André non iscritto alla SIAE (si veda l'intervista allo stesso Centanaro realizzata da Franco Zanetti e Claudio Sassi e riportata nel loro volume Fabrizio De André in concerto, 2008, Giunti Editore), o ancora Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, con il testo scritto da Paolo Villaggio, che però non ha firmato il deposito SIAE, o ancora Geordie, depositata in SIAE da De André a suo nome, pur essendo questo un brano tradizionale.

    Così ha dichiarato Francesco De Gregori intervistato da Roberto Cotroneo:
    « Fabrizio è stato un grande organizzatore del lavoro altrui, perché le cose che realmente ha inventato, ha scritto, sono percentualmente molto poche rispetto a quelle che lui ha preso, o firmandole o senza firmarle. »

    (Francesco De Gregori)

    Nel complesso, De André è autore o coautore di tutte le canzoni originali da lui incise, con una sola eccezione: Le storie di ieri, scritta da Francesco De Gregori (che pure la incise quasi contemporaneamente a De André).



    Tutto Fabrizio De André



    « All'inizio ho voluto trasportare nella canzone dei temi che erano bagaglio esclusivo della letteratura in quella che era considerata, in Italia almeno, e a torto, un'arte minore quale la canzone. L'avevano fatto già prima di noi Kurt Weill o Bertolt Brecht in Germania, oppure Brassens e Brel in Francia »


    Il disco

    Si tratta di un'antologia di brani già pubblicati su 45 giri dalla Karim nel corso degli anni '60.

    Fu ristampato due anni dopo, nel 1968, dalla Roman Record Company e pubblicato con una copertina diversa e con il titolo La canzone di Marinella, come la canzone nota al pubblico di massa per via della cover portata precedentemente al successo da Mina.

    Conoscerà altre numerose ristampe con titoli e copertine diverse.


    LATO A

    1. La ballata dell'amore cieco (o della vanità) (1966) - 2:50
    2. Amore che vieni, amore che vai (1966) - 2:40
    3. La ballata dell'eroe (1961) - 2:40
    4. La canzone di Marinella (1964) - 3:11
    5. Fila la lana (1965) - 2:22

    LATO B

    1. La città vecchia (1965) - 3:21
    2. La ballata del Miché (1961, Fabrizio De André/Clelia Petracchi) - 2:44
    3. La canzone dell'amore perduto (1966) - 3:40
    4. La guerra di Piero (1964) - 3:25
    5. Il testamento (1963) - 4:06

    * Tutte le canzoni sono scritte da Fabrizio De André eccetto ove indicato.




    Volume I (Fabrizio De André)


    « "[...] Le ho scritte così, come mi hanno aggredito. Per incontenibile affiorare di memoria. [...] Talvolta il ricordo mi arrivava da molto lontano: dai balli a palchetto nelle campagne astigiane degli anni Cinquanta, dove un paio di labbra impiastricciate di viola, la cucitura di una calza di seta che scompariva nella "terra promessa", il balcone dipinto di verde della casa di mia nonna diventavano i particolari di una memoria diversa e più recente: dalle labbra di "Bocca di Rosa" alla disperata attrazione per la stanza semibuia di "Via del Campo". »

    (dalla postfazione di Fabrizio De André al saggio "La lingua cantata", Garamond, 1995.)

    Volume I (1967) è il primo album registrato in studio da Fabrizio De André per la Bluebell Records, ed il secondo della sua discografia complessiva, se si considera anche l'antologico Tutto Fabrizio De André pubblicato dalla Karim nel 1966 (che racchiudeva però incisioni realizzate in anni precedenti).


    Il disco


    Le prime nove tracce dell'album erano nuove, la decima, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, è un ri-arrangiamento del singolo del 1963.

    Questo disco viene pubblicato in mono dalla Bluebell nel maggio 1967 con la copertina marrone e con un'introduzione all'album scritta da Giuseppe Tarozzi, e poi ristampato in versione stereo quattro mesi dopo con una copertina fotografica con il viso di De André a colori in un cerchio e l'introduzione di Tarozzi sostituita con una scritta da Cesare Romana.

    Le due edizioni del disco differiscono anche per il testo di Bocca di Rosa: il paese di San Vicario viene modificato in Sant'Ilario nella seconda versione, mentre la strofa "Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno / ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno" fu modificata (dietro "cortesi pressioni dell'Arma dei Carabinieri") in "Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri / ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri".

    Si delinea in questo album quello che sarà lo stile musicale[1] di De André, un abbinamento di melodie semplici e allo stesso tempo ricercate con la chitarra e un testo poetico con soggetti spesso tratti ai margini della società.

    I singoli

    Quasi tutte le canzoni dell'album all'epoca furono stampate anche su 45 giri e vennero prodotti i seguenti singoli:

    * Preghiera in gennaio/Si chiamava Gesù
    * Bocca di Rosa/Via del campo
    * Caro amore/Spiritual
    * La canzone di Barbara/Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers

    Si noti inoltre che i primi due singoli riportavano sulla copertina solo il nome, Fabrizio, come lo faceva la Karim negli anni precedenti, mentre gli altri due singoli riportano anche De André.

    Le varie ristampe del disco

    Non sono però finite qui le traversie del disco: infatti nel 1970 la Produttori Associati, etichetta nata dalle ceneri della Bluebell, ristampa il disco sostituendo Caro amore con La stagione del tuo amore, registrata appositamente qualche mese prima per un 45 giri, con produzione e arrangiamenti di Gian Piero Reverberi (numero di catalogo: PA/LP 39).
    Il vinile rosso della ristampa dell'album

    Si noti che Caro amore (testo di De André e musica dal secondo tempo del Concerto de Aranjuez di Joaquín Rodrigo), venne tolta dal disco per l'esplicita richiesta del compositore spagnolo, che non approvava il testo inserito da De André sulla sua musica.

    Questa versione del disco ha la copertina uguale alla seconda versione Bluebell, con gli spigoli però appuntiti e non arrotondati: per alcune copie, però la Produttori Associati utilizza alcune copertine dell'edizione Bluebell (evidentemente avanzate) coprendo con un adesivo bianco con la nuova sequenza dei brani la sequenza originale.

    Vi fu infine un'ulteriore ristampa a cura della Dischi Ricordi nel 1978, con la stessa sequenza della Produttori Associati (numero di catalogo: SMRL 6236).

    Il 23 ottobre 2009 è uscita un'edizione a tiratura limitata in vinile colorato rosso (Sony RCA LP 886975997510), ma con un errore: in copertina, infatti, è segnalata la presenza del brano Caro amore, ma in realtà, al suo posto vi è La stagione del tuo amore.

    Preghiera in gennaio

    De André dichiarò di averla scritta al ritorno dal funerale di Luigi Tenco amico cantautore di De André morto suicida nel gennaio 1967[3]. Tratta appunto il tema del suicidio ma anche della pietà poiché la Chiesa non solo condanna il suicidio ma ripudia, illecitamente, il suicida. "Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero(...)perché non c'è l'Inferno nel mondo del buon Dio(...)l'Inferno esiste solo per chi ne ha paura!"

    Marcia nuziale

    Traduzione di un brano di Georges Brassens, cantautore contemporaneo a De André La marche nuptiale incisa nel 1956, che diventa qui Marcia nuziale.

    A tal proposito, va ricordato che De André considerò sempre Georges Brassens come un maestro e fonte di ispirazione, come testimoniano altre canzoni del cantante genovese ispirate all'artista francese e alla sua opera.

    Spiritual

    Un vero e proprio spiritual che parla di Dio in cui De André canta con voce "nera", tipica degli afroamericani.

    Si chiamava Gesù

    La storia di Gesù raccontata da De André in maniera molto avanguardista e che alla fine considera lui come un essere umano e morì come tutti si muore, come tutti cambiando colore e che non lo considera proprio un eroe non si può dire che sia servito a molto, perché il male dalla terra non fu tolto. Questo è un punto molto controverso, perché d'altronde scrive anche: "non si può dire non sia servito a niente perché prese la terra per mano" e nonostante il punto di vista ateo mostra un gran rispetto ed ammirazione verso Gesù. Lo dice lui stesso pubblicamente in diverse occasioni.

    Il coautore della musica di questa canzone era Vittorio Centanaro, ma nel disco fu accreditata solo a De André in quanto Centanaro non era iscritto alla Siae.

    La canzone di Barbara

    Anche questa canzone fu pubblicata su 45 giri all'epoca con un differente mixaggio e alcuni pezzi di chitarra tagliati.

    Via del Campo

    « Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior »


    È una delle canzoni più note e apprezzate di De André. Via del Campo era uno dei vicoli più malfamati nella Genova degli anni sessanta, perché rifugio di prostitute, travestiti e gente povera, ossia quegli "ultimi" ai quali il cantautore genovese ha sempre prestato particolare attenzione nei suoi brani. De André evoca la figura di una prostituta e dell'"illuso" che le rivolge una proposta di matrimonio che non verrà mai accettata:
    « Via del Campo ci va un illuso a pregarla di maritare, a vederla salir le scale, fino a quando il balcone è chiuso. »


    In questa canzone, ispirata in parte alla figura del travestito genovese Mario Doré, in arte "Morena", De André esprime la sua solidarietà per quei ceti sociali a cui, vessati e derisi dai benpensanti, è preclusa ogni possibilità di riabilitazione.

    La musica di Via del Campo è quella della canzone di Enzo Jannacci La mia morosa la va alla fonte, che faceva parte di uno spettacolo teatrale del 1965 e che lo stesso Jannacci incluse nel 1968 nell'album Vengo anch'io. No, tu no, ma che De André riteneva essere una ballata medievale riscoperta da Dario Fo.

    Caro amore

    La canzone utilizza come base musicale, per il testo originale di De André, parte del movimento Adagio del Concerto de Aranjuez del 1939 di Joaquín Rodrigo.

    La stagione del tuo amore

    La canzone è un'affettuosa serenata ad una signora che si sta affacciando alla terza età. Con una melodia che trasmette una forte sensazione di nostalgia, De André cerca di acquietare le paure che si manifestano con i primi cambiamenti del corpo portati dall'invecchiamento. Il messaggio, ribadito dal ritornello, è che seppure il tempo non ci permetta di vivere per sempre le nostre gioie ed i nostri dolori, questi rimangono comunque con noi, impressi nei ricordi. Inoltre, nonostante il ricordo delle passate emozioni ci provochi nostalgia, la vita continua ad offrircene di nuove.

    Bocca di Rosa

    « C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l'uno né l'altro, lei lo faceva per passione »

    (da "Bocca di Rosa", "Volume I", 1967)

    Bocca di Rosa è una delle canzoni più famose di Fabrizio De André, nonché quella che, come ha dichiarato in un'intervista televisiva concessa a Vincenzo Mollica, il cantautore genovese considerava più cara e più vicina al suo modo di essere.

    A testimonianza di quanto questa canzone sia entrata nell'immaginario collettivo, si può citare il fatto che l'espressione "bocca di rosa" è entrata nel linguaggio comune, essendo usata - se pur erroneamente - come eufemismo di prostituta; erroneamente in quanto, in realtà, come si afferma nel testo, Bocca di rosa l'amore non lo faceva "per professione", ma "per passione".

    La canzone racconta la vicenda di una donna forestiera che con il suo comportamento passionale e libertino sconvolge la quiete del "paesino di Sant'Ilario". Viene presa di mira la mentalità perbenista e bigotta della popolazione, che non tollerandone la condotta riesce alla fine a farla espellere dalle forze dell'ordine. Il testo risulta infatti particolarmente duro e sprezzante nei confronti delle donne cornificate («l'ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso»), il cui atteggiamento è contrapposto in negativo a quello di Bocca di rosa («metteva l'amore sopra ogni cosa»). Alla forzata partenza di Bocca di rosa assistono commossi tutti gli uomini del borgo, i quali intendono «salutare chi per un poco portò l'amore nel paese». Alla stazione successiva la donna viene accolta in modo trionfale e addirittura voluta dal parroco accanto a sé nella processione.

    Il testo di Bocca di Rosa ha due varianti, entrambe del 1967, le cui differenze sono:

    1. il paesino di «Sant'Ilario», un sobborgo di Genova effettivamente esistente, venne modificato nell'immaginario «San Vicario».
    2. i versi che in origine recitavano «Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno / ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno» vennero modificati (dietro "cortesi pressioni dell'Arma dei Carabinieri") in «Il cuore tenero non è una dote di cui siano colmi i carabinieri / ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri».

    La versione originaria è stata recuperata nella raccolta ufficiale In direzione ostinata e contraria, uscita postuma nel 2005.

    Il personaggio di Bocca di Rosa viene riproposto con una caratterizzazione diversa in Un destino ridicolo, libro di narrativa scritto a quattro mani da De André e Gennari.

    Ispirata secondo alcuni al brano Brave Margot (1952) dello stesso Brassens, fu pubblicata su 45 giri con la versione originale della prima stampa, con Via del campo come retro.
    La stazione menzionata nel testo, Genova Sant'Ilario, è attualmente soppressa.
    Esiste una versione live della canzone, suonata dalla Premiata Forneria Marconi con lo stesso De André alla voce nell'album Fabrizio De André in concerto - Arrangiamenti PFM. Una versione roccheggiante del gruppo Skiantos è stata incisa nel 2004 nel CD Rarities. Della canzone sono state eseguite anche svariate cover da artisti come: Peppe Barra, i Mercanti di liquore, Roberto Vecchioni, Ornella Vanoni, Anna Oxa, L'Aura e Mario Incudine.

    Alla canzone è dedicato un intero saggio di Andrea Podestà, edito da Zona nel 2009: Bocca di Rosa. Scese dal treno a Sant'Ilario. E fu la rivoluzione, ISBN 978 88 95514 83 3

    L'ispiratrice di "Bocca di rosa" sarebbe morta - secondo il quotidiano Il Secolo XIX[6] - a Sampierdarena il 14 giugno 2010 all'età di 88 anni[7]. Notizia smentita seccamente da Dori Ghezzi e Paolo Villaggio.

    La morte

    La musica è di Georges Brassens per il brano Le verger de Roi Louis, ma il testo è assolutamente autonomo e originale di De Andrè,
    Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers [modifica]
    Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers.

    Nuovo arrangiamento del brano pubblicato dalla Karim nel 1963, scritto con Paolo Villaggio.


    LATO A

    1. Preghiera in gennaio (Fabrizio De André/Gian Piero Reverberi[8]) - 3:28
    2. Marcia nuziale (Fabrizio De André/Georges Brassens) - 3:10
    3. Spiritual (Fabrizio De André/Gian Piero Reverberi[9]) - 2:34
    4. Si chiamava Gesù (Fabrizio De André/Vittorio Centanaro[10]) - 3:09
    5. La canzone di Barbara (Fabrizio De André/Gian Piero Reverberi[11])) - 2:17

    LATO B

    1. Via del Campo (Fabrizio De André/Enzo Jannacci[12]) - 2:31
    2. Caro amore (Fabrizio De André/Joaquín Rodrigo) - 3:57[13]
    3. Bocca di Rosa (Fabrizio De André/Gian Piero Reverberi[14]) - 3:05
    4. La morte (Fabrizio De André/Georges Brassens) - 2:22
    5. Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (Fabrizio De André/Paolo Villaggio) - 5:21









    La Morte


    La morte verrà all'improvviso
    avrà le tue labbra e i tuoi occhi
    ti coprirà di un velo bianco
    addormentandosi al tuo fianco
    nell'ozio, nel sonno, in battaglia
    verrà senza darti avvisaglia
    la morte va a colpo sicuro
    non suona il corno né il tamburo.

    Madonna che in limpida fonte
    ristori le membra stupende
    la morte no ti vedrà in faccia
    avrà il tuo seno e le tue braccia.

    Prelati, notabili e conti
    sull'uscio piangeste ben forte
    chi ben condusse sua vita
    male sopporterà sua morte.

    Straccioni che senza vergogna
    portaste il cilicio o la gogna
    partirvene non fu fatica
    perché la morte vi fu amica.

    Guerrieri che in punto di lancia
    dal suol d'Oriente alla Francia
    di strage menaste gran vanto
    e fra i nemici il lutto e il pianto

    davanti all'estrema nemica
    non serve coraggio o fatica
    non serve colpirla nel cuore
    perché la morte mai non muore.








     
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62 replies since 29/9/2010, 21:26   3489 views
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