Questo è il momento più eccitante della creazione i musicisti sono pronti i microfoni in posizione una voce il nastro gira una luce registrazione stai per entrare in un altro mondo presa diretta con quello che hai dentro fra poco si vedrà che cosa sai fare il tuo talento e le tue qualità la musica come l'amore è un divertimento quando si complica invece diventa un tormento ed al piacere allora subentra la noia e davvero la noia&127; si affaccia la fatica del tuo ruolo da tanto in alto ch'eri ti senti al suolo senza intellettualismi dagli sfogo al tuo talento alle tue qualità chissà se è rock o no chissà se è rock o no chissà se è rock o no ho sempre amato Jagger e gli Stones i Beatles un po' meno insieme ai Beach Boys forse perchè hanno il nome che comincia per B da Paul McCartney ho imparato a cantare da Ray Charles ad emozionare da Dylan a dire quello che mi pare e dal poeta ad alleviar l'umanità chissà se è rock o no chissà se è rock o no chissà se è rock o no
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La tua felicità Tu non credevi che esistesse però la cercavi nutrivi molti dubbi è vero però ci provavi giravi il mondo per trovarla qua e là la tua felicità e traversavi mari e monti in ogni situazione e tutto quello che vedevi era una lezione adesso fai girare il nastro eccola qua la tua felicità chiamala risponderà chiamandola per nome la tua felicità senza timore chiamala per nome non soffocare ciò che è naturale in te canta insieme a me il piatto della conoscenza sarà sempre pieno il seme sparso intorno a te darà per frutto il sereno ogni viaggio nuovo porterai il sorriso migliore che hai chiamala risponderà chiamandola per nome la tua felicità basta cercarla arriva chissà come sia benedetto mille volte chi ti dà un po' di felicità chiamala ecco che arriva quando tendi al bene la tua felicità
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Hi-fi Un'ora di relax con l'alta fedeltà le luci basse per cominciare un posto comodo la cuffia stereo il disco ha fatto pochi giri e già si insinua il piacere hi-fi hi-fi una canzone nuova un nuovo trentatrè parole e musica da assaporare chitarra elettrica chitarra acustica e un batterista che ci sa fare si sente proprio che si vuol divertire conosce bene il suo strumento e sa come farti godere hi-fi hi-fi la melodia fa miracoli si sa hi-fi hi-fi basso profondo e asciutto piano che regge tutto un eco strano per riscaldare il suono l'organo mugola la voce miagola e la sequenza non accenna a fermare il movimento deve continuare il giro magico non si può spezzare e lentamente a poco a poco aumenta sempre più il piacere hi-fi hi-fi hi-fi hi-fi se lo desideri tu lo rimettiamo su per me è una gioia assecondare i tuoi grilli delizie di un pomeriggio un poco ipnotico pieno di fragole pesche ciliege e mirtilli hi-fi hi-fi la melodia fa miracoli si sa hi-fi hi-fi
<slow motion lento movimento ferma un attimo di gioia o di infelicità il volo di un gabbiano il salto di un delfino l'uomo che cade nel momento supremo l'anima sospesa di un nuovo stupore slow motion la notte di Babbo Natale l'orecchio teso per sentirlo arrivare si estrae la fortuna l'uomo è sulla luna slow motion per chi ha vinto quello che fuori di sè il veleno ha respinto slow motion quando il sole tramonta slow motion quando s'infrange l'onda d'inverno davanti alla forza del mare il respiro rallenta per poterla captare sogno di fronte all'immensa platea intorno al mondo in solitario cento metri in apnea slow motion fatemi rivedere l'uomo che vince contro ogni parere slow motion slow motion slow motion lento movimento ferma un attimo di gioia o di infelicità il volo di un gabbiano il salto di un delfino l'uomo che cade nel momento supremo
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Una montagna Il tipo inizia sorridente e fa ho qui il segreto della serenità che poi non è un segreto veramente ma un altro modo di attegiar la mente continua allegro sullo stesso tono lo sai cos'è cattivo e cos'è buono che cosa è brutto e invece cosa è bello quello che stabilisce il tuo cervello una montagna può sembrare un uomo se lo decidi disteso calmo ad osservare il cielo se tu vuoi così il controluce di un gabbiano in volo se lo decidi può dissipare in un momento il velo se tu vuoi così niente di misterioso amico mio questa è una cosa che ho provato io ne ho constatato un grande giovamento lo posso garantire al cento per cento scaccia quell'ombra scura che hai sul viso non sai quanto fa bene un bel sorriso prima a te stesso e poi a chi ti sta intorno finisce il buio ed incomincia il giorno una montagna può sembrare un uomo se lo decidi disteso calmo ad osservare il cielo se tu vuoi così il controluce di un gabbiano in volo se lo decidi può dissipare in un momento il velo se tu vuoi così dentro di noi c'è un libro bianco e nero che io mi fermo a leggere ogni tanto quando non son sicuro del sentiero perchè è lì che è scritto tutto quanto non voglio adesso esagerare tanto mi basta che ti piaccia l'argomento ti vedo già più sciolto e contento rimani in onda e segui mentre canto una montagna può sembrare un uomo se lo decidi disteso calmo ad osservare il cielo se tu vuoi così il controluce di un gabbiano in volo se lo decidi può dissipare in un momento il velo se tu vuoi così dentro di noi c'è un libro bianco e nero che io mi fermo a leggere ogni tanto quando non son sicuro del sentiero perchè è lì che è scritto tutto quanto
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E già
E' già che la verità è solo un'immaginazione che una certezza propria non ha ti puoi avvicinare e questo servirà ma è sempre un'interpretazione finchè il contrario non accadrà guardi l'immagine che è dentro di te per cercare la tua verità usando il metodo scientifico osservazione analisi esperimento davvero immagina immagine e già non è che uuhm immaginazione dopo che hai visto il mondo chissà se è rotondo così sembra in fotografia pieno di posti strani ma ancor di più gli umani molto al di là di ogni fantasia e già che la verità è solo un'immaginazione che una certezza propria non ha è il tuo rapporto con la verità niente è definitivo per te provi e riprovi non ti fermi mai e intanto aggiungi tagli e sintetizzi e già che la verità è solo un'immaginazione che una certezza propria non ha ti puoi avvicinare e questo servirà ma è sempre un'interpretazione finchè il contrario non accadrà
Mogol racconta Lucio un Battisti per amico
Al Teatro della Corte, il paroliere racconterà, tra aneddoti e curiosità, la strada percorsa con l'indimenticabile cantante
di LUCIA MARCHIÒ
Con Lucio Battisti ha formato il più formidabile duo creativo italiano. Complice la stima reciproca, il senso della parola libertà applicata alla musica, fors'anche i comuni intendimenti sulla cultura popolare. Al Teatro della Corte, Giulio Rapetti - noto a tutti come Mogol, autore delle canzoni più belle di Battisti - racconterà, tra aneddoti e curiosità, gli oltre cinquant'anni di carriera come autore di testi e la strada percorsa con l'indimenticabile Lucio. L'evento, Mogol, Lucio Battisti... Pensieri e Parole, assomma ai ricordi anche la musica con alcuni dei più quotati musicisti italiani: molte delle celebri canzoni realizzate dal sodalizio artistico "Battisti-Mogol" saranno infatti eseguite dal gruppo musicale Rosa Scarlatto Group, i cui componenti sono docenti del Cet (Centro Europeo Tuscolano), la scuola per autori, musicisti e cantanti fondata a Terni da Mogol.
Non solo: la storica 'feat band' Custodie Cautelari guidata da Ettore Diliberto salirà sul palco con tre chitarristi d'eccezione, Alberto Radius (Formula 3), Ricky Portera (già con Lucio Dalla e fondatore degli Stadio) nonché Maurizio Solieri (autore di Vasco Rossi) per proporre insieme altri cinque brani scritti da Mogol e portati al successo da Battisti. Il tutto per beneficenza: il profitto della serata - ideata dal dottor Guido Schiroli, dirigente sanitario chirurgia-protesi al San Martino e Piero Ghisolfi, ristoratore a San Michele di Pagana legato da amicizia di vecchia data con Mogol - sarà devoluto alla Onlus 'Man in the Mirror', che si occupa di lotta alla leucemia.
Mogol, cosa vedremo e soprattutto ascolteremo?
"Una serata con un buon gruppo vocale e strumentale in cui avrò modo di spiegare cose della cultura popolare che stiamo vivendo e che abbiamo vissuto, e qualche aneddoto".
Cultura popolare: per alcuni l'hanno rovinata i talent-show.
"Auspico un ritorno della cultura popolare di qualità, alla promozione non legata al profitto, una volta il dee jay passava le canzoni in radio mosso esclusivamente dalla passione, non dai centri di potere promozionali. Non è possibile che certi capolavori rimangano sconosciuti. La cultura popolare dovrebbe essere protetta dal Governo, c'è una legge del '67 sui fondi per il sovvenzionamento delle attività liriche e musicali da rispolverare ".
La libertà nella musica...
"Non ci può essere libertà quando le case discografiche non sperimentano, producono e investono più nei dischi di un artista in attesa che maturi, come facevamo noi con la Numero Uno, l'etichetta fondata da me e Lucio. Quando scrivemmo Pensieri e parole un discografico ci disse "Questa è la fine della carriera di Battisti". Invece restammo mesi in classifica ".
È interessato anche alla lirica?
"Si, anche se una opera lirica importante arriva ogni vent'anni ho un progetto insieme a Gianni Bella che ne cura le musiche e Giuseppe Fulcheri il libretto, a me le liriche. La Capinera, tratta dal romanzo di Verga. Ci vogliono però un sacco di soldi".
Sfatiamo leggende metropolitane. Lei e Lucio...
"Ci siamo lasciati quietamente, senza tragedie. C'era una grande stima reciproca tra noi. Io pensavo che lui fosse un musicista straordinario, lui pensava che io fossi un grande poeta. Nessun panno sporco, solo il desiderio di imboccare strade diverse".
Quali canzoni le piacciono più di tutte?
"Non so... Pensieri e Parole, La canzone del sole, Il mio canto libero, penso siano tutte degne, non ne ho una preferita".
Don Giovanni è il 16º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel marzo del 1986 dall'etichetta discografica Numero Uno.
Il disco
Questo disco è il primo di Lucio Battisti che si basa sui testi del paroliere Pasquale Panella. Battisti pubblicò quest'opera dopo ben quattro anni di silenzio (l'album precedente, E già, risaliva al 1982), operando una nuova svolta rispetto al suo modo di cantare e comporre dopo la parentesi sperimentale del precedente album, contraddistinto da sonorità interamente elettroniche e da testi non più scritti da Mogol. L'elemento di maggior novità del disco è infatti rappresentato dai singolari testi di Pasquale Panella, ricchi di doppi sensi e giochi di parole, che rendono enigmatica e ingarbugliata la comprensione del "tema" delle canzoni, impegnando l'ascoltatore alla riflessione. Anche per quanto riguarda la musica, Battisti muta rotta rispetto all'album precedente, scrivendo melodie più compiute e simili ai suoi classici, ariosi canoni, i cui arrangiamenti rappresentano una felice sintesi tra sonorità elettroniche e tradizionali, col ritorno di archi e sassofoni. Inizialmente Lucio Battisti autorizzò la stampa su vinile e su musicassetta, ma la proibì su compact-disc, in quanto diffidente circa la resa delle sue canzoni su questo strumento di riproduzione da lui giudicato "freddo".[senza fonte] Battisti autorizzò la ristampa dell'album su CD solamente a otto anni di distanza, nel 1994. Della versione su CD esiste una prima versione, di cui sembra che siano state vendute circa 3000 copie, che contiene due errori: l'immagine di copertina ridimensionata rispetto a quella dell'LP e all'interno un libretto con i testi dei brani; dato che Battisti voleva che l'immagine di copertina non fosse ridimensionata ed era contrario alla presenza dei testi, questa versione fu subito ritirata dal mercato e rimpiazzata con una senza errori. La prima versione, oggi, ha un valore collezionistico di circa 150 €.
Successo
Nonostante la radicale rottura con ogni forma metrica, gli schemi informali e i testi anticonvenzionali, l'album ebbe un buon successo: fu il 3º album più venduto in Italia del 1986, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il primo posto; solo nel primo mese furono vendute 250 000 copie.
Tracce
Tutti i brani sono di Panella-Battisti.
Lato A
Le cose che pensano – 4:25 Fatti un pianto – 4:55 Il doppio del gioco – 4:14 Madre pennuta – 4:28
Lato B
Equivoci amici – 3:53 Don Giovanni – 3:40 Che vita ha fatto – 4:01 Il diluvio – 6:24
Inediti
Per questo disco fu registrata un'altra canzone, Il gabbianone o Gabbianone, che però non venne mai pubblicata.
da Wikipedia foto: qpratools.com
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Le cose che pensano In nessun luogo andai per niente ti pensai e nulla ti mandai per mio ricordo Sul bordo m'affacciai d'abissi belli assai Su un dolce tedio a sdraio amore ti ignorai invece costeggiai i lungomai M'estasiai. ti spensierai m'estasiai, e si spostò la tua testa estranea che rotolò Cadere la guardai riflessa tra ghiacciai sessanta volte che cacciava fuori la lingua e t'abbracciai Di sangue m'inguaiai Tu quindi come stai Se è lecito che fai in quell'attualità che pare vera Come stai, ti smemorai ti stemperai e come sta la straniera, lei come sta Son le cose che pensano ed hanno di te sentimento. esse t'amano e non io come assente rimpiangono te Son le cose prolungano te La vista l'angolai di modo che tu mai entrassi col viavai di quando sei dolcezza e liturgia orgetta e leccornia La prima volta che ti vidi non guardai da allora non t'amai tu come stai (ah come stai) Rimpiangono te son le cose, prolungano te certe cose
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Fatti un pianto
Dal monte ventoso dei miei sentimenti sfoglio all'aria una rosa ricettario l'inizio è già indiziario: (.Lei si sciolse e poi si tolse lo chignon" E calva d'amore. lustro sguardo da biliardo boccia sul tappeto il suo pallino E. ((La stecca del peccato" C'è tanta nuda verità Fatti un pianto (o ..) Fatti un pianto (o.. ) Da un chilo di affetti un etto di marmellata Se sbatti un addio c'esce un'omelette Le cosce dorate van fritte Coi sorrisi fai croquettes E tu dici ancora che non parlo d'amore Batte in me un limone giallo basta spremerlo Con lacrime salate agli occhi tuoi ben condita amata t'ho Dai piangete (o ..) Dai cantate (o ..) E dai che ne ho sete Parole d'amore . Grosse lacrime sciocche Sono uova alla coque E dai e dai (o. . ) Fatti un Pianto Lacrimoni che sono lenzuola (o.. ) Da strappare da calare giù Fatti un pianto E li perdutamente qualcuno che ti sfugga o che salga su Per intanto qualche vento qualche tentativo fa
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Il doppio del gioco
Son lenti affluenti i suoi pianti a dirotto Son diamanti striscianti che il silenzio hanno rotto La vetrina con acqua è lei che si incrina e che sbrina via Ride a fiore del pianto come piove contro sole Giura In concreto di non fare mai più l'agente segreto Ed io mai che Io sospettai fosse un'altra o due o sei che il doppio giocò se scherzai con lei E ne parlò, certo che ne parlò e che saziò i gusti di chi vide o intuì non visto gli opposti su un ponte e brume su un fiume con molte schiume L'ha sempre saputo e l'ha sempre ignorato ed il doppio del gioco l'ha molto moltiplicato Ed io mai che lo sospettai quante volte con lei scambiai Me ne parlò. spesso me l'indicò "Li vedi. stanno scambiando C'è un centro sopra il ponte E loro si vanno incontro E' li che si sfioreranno" E' finta e lei già s'incrina (già s'incrina) E l'agente segreto (segreto, segreto) come ondeggia come ondeggia come ondeggia Si diffonde si diffonde si diffonde (onde, onde)
La strada che curva e l'insegna notturna Un Tir che si ritira Tutto il sole al Nadir E alte a prua chiome d'albero e zolle che non mi arenano Finita la storia e caduto l'impero di vivere dal vero ecco me di anni tre E' li che fui faraonico tra bumbe e tra rumbe tiepide Con tante madri e il tempo un laghetto coi pesci dei giorni E' il gamberetto del mio compleanno che torna li Fu molto dopo che dentro la pioggia vidi tra mille la goccia d'acqua mia prigionia Ho visto la neve nei vetri che agitai ma agitai le finestre e mai sfere da souvenir Guidai, l'accostai e sorpassai il tempo, l'obeso in limousine Ho usato penne più degli uccelli ma quando mai ho perso il sonno per scrivere solo "io volo" Madre pennuta il mio morbidio mia pelle d'oca, cuscino mio il mio Il vero è nella memoria e nella fantasia Non c'è storia e il tempo finge e poi commette l'ingenuità Non cancella mai le tracce sue VuoI esser preso, arreso, inchiodato li Ho visto un film normale ma con un bel finale Faccia a facci , fra tutt'e due che infine uno è Madre mia la gente che s'è alzata ma che dico la gente uno uscì
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Equivoci amici
Cassiodoro Vicinetti Olindo Brodi, Ugo Strappi Sofio Bulino. Armando Pende Andriei Francisco Poimò Tristo Fato, Quinto Grado Erminio Pasta. Pio Semi Ottone Testa. Salvo Croce Facoffi Borza. Aldo Ponche (o Punch) Uno andò saldato uno vive all'estro uno s'è spaesato uno ha messo plancia e fa il trans-aitante uno fa le more uno sta invecchiando perché è un nobile scotch Uno fa calzoni dai risvolti umani Uno ha un solo naso Uno ha mani e polsi Uno è su due piedi uno è calvo a onde uno si nasconde poi non sa in che vano sta Un viso ucciso dal pensiero Un tal con voce da uccelliera Un sostituto a sua insaputa e un misto storie e geografie Uno per uno li ricorda l'orchestra mentre si accorda la verità viene sempre a palla dolce chi era sei tu Il maestro solitario fischietta ariette d'oblio (sei tu) I dimenticati ce li ha tutti in testa Gli altri sono entrati Chi da se chi dalla finestra C'è il direttore, l'orchestra c'è apparecchiati sul buffè son mantecati i dimenticati Se il pasticcino ha un senino in se del maraschino effetto è Uno nel rinfresco pensa "E' peggio se esco" Un altro un altro deglutisce volentieri gradisce Non si capisce chi mangi chi Non gli rincresce grazie si, grazie si
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Don Giovanni Non penso quindi tu sei questo mi conquista L'artista non sono io sono il suo fumista Son santo, mi illumino ho tanto di stimmate Segna e depenna Ben-Hur sono Don Giovanni rivesto quello che vuoi son l'attaccapanni Poi penso che t'amo no anzi che strazio Che ozio nella tournè di mai più tornare nell'intronata routine del cantar leggero l'amore sul serio E scrivi Che non esisto quaggiù che sono l'inganno Sinceramente non tuo (sinceramente non tuo) Qui Don Giovanni ma tu dimmi chi ti paga
Che vita ha fatto a immaginarsela cosi colà la vita che vita ha fatto ad aspettarsela convinta che la vita c'è Che vita ha fatto, se torna a nascere non torna più, non sia mai Che vita ha fatto, ha pianto a piovere e sul pendio dello sgocciolio lei sdrucciolò Lei m'amò, tu l'amasti, io no I verbi non coincidono Che vita ha fatto, ma ben più rapida con lei duellò la vita Che vita ha fatto. metà sognandola metà in realtà se poi è realtà quel che in realtà sognò a metà Lei m'amò, tu l'amasti, io no I verbi la tradirono che c'entro io Che vita ha fatto a immaginarsela cosi colà la vita Come sta, come stai, come sto La voce coniugandoci s'allontanò
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Il diluvio Dopo di noi diluvierà non spioverà, va bene Noi la fortuna degli ombrellai Chili di liquidi dopo di noi Va bene, come vuoi. dopo di noi Diluvierà, non spioverà Dopo di noi: il diluvio Vittime fa l'ottima idea d'essere noi finali Straziante d'estri tristi annegherà la più assetata arsura nel frullio Un ingordo gorgo umido è l'addio Dopo di noi: non spioverà Dopo di noi: il diluvio Buona l'idea del tempestio tuona di già, stai buona Tuona di già, stai buona Piove con ghiaccia semplicità con truci gocce dal bel luccichio e piove, piove, piove, siamo annaffiatoi Dopo di noi il bello verrà finchè terrà l'ombrello
L'apparenza è il 17º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato il 7 ottobre 1988 dall'etichetta discografica Numero Uno.
Il disco
Questo disco è il secondo di Lucio Battisti che si basa sui testi del paroliere Pasquale Panella. L'album ripercorre le atmosfere del precedente Don Giovanni; i testi di Panella rimangono surreali e impalpabili, ma le melodie si fanno spesso più impervie e le canzoni diventano più difficili da memorizzare.
L'apparenza fu il 17º album più venduto in Italia nel 1988, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il secondo posto.
Copertina
La copertina dell'album è un disegno di Lucio Battisti stesso, come è in Don Giovanni e negli altri tre album successivi. È completamente bianca e raffigura il disegno stilizzato di una credenza.
Tracce
Tutti i brani sono di Battisti – Pasquale Panella.
Lato A
A portata di mano – 5:19 Specchi opposti – 4:21 Allontanando – 4:43 L'apparenza – 4:38 Lato B
Per altri motivi – 4:20 Per nome – 5:25 Dalle prime battute – 4:59 Lo scenario – 4:38
Inediti
Per questo album vennero composte altre due canzoni mai pubblicate (Il bell'addio e La pace), ma facilmente reperibili nella rete e nei circuiti P2P. Alcuni sostengono che questi due brani erano stati scritti con la tecnica usata in Don Giovanni, ovvero quella di scrivere prima la musica e poi i testi, e vennero scartati in seguito alla richiesta del paroliere di invertire il metodo.
La Pace
Di questo brano esiste una registrazione della sola base strumentale. Il testo di Panella, mai cantato da Battisti, è stato recitato dalla giornalista Maria Concetta Mattei nello speciale TG2 Dossier Le voci di Lucio andato in onda l'8 settembre 2000 a due anni dalla scomparsa del musicista.
da Wikipedia
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A portata di mano Dicendo abbiamo tempo ci giri intorno stemperi e riempi come dire centotre vasetti di liquido con colore diluito che certamente è meno previdente di una conservazione che alimenti tutti i tuoi seguenti spunti di appetito. Sono fluidi a vedersi c'è un piacere anche perché qualcosa si nota che manca e se ci fosse è come non avesse nome. Abbiamo tutto il tempo. E poi il discorso prende una piega architettonica nell'aria con le mani, si collega ai pianti rampicanti all'euforia da giardino ai pensili eccitanti. All'ornamentale destino. E tutto il tempo è vicino a portata di mano sul tavolino, sul ripiano su quanto ti è più caro. Ma se cominciassimo che ne dici se entrassimo nel vivo oltre la porta orale saliamo a perpendicolo la scala che nel muro si avvita. L'umido della parete nella mano s'asciuga sempre più parete che d'acciughe sale su nella rete in muratura. Saliamoli i gradini con le punte e pure sconoscendo se calziamo un'epoca, una storia, una leggenda in cui calati, risalendo siamo. E l'anta si spalanca. Dicendo abbiamo tempo tu intendevi dire il contrario vedevi necessario che quanto vai inventando oggi non te lo ritrovassi sempre vivido tra i piedi tale e quale esatto nel reale con i particolari talmente precisi un domani da non credere che i fatti siano intrisi di te così profondamente così com'è com'è vero avvengano in assenza di qualsiasi sostanza. Volevi invece dire prendi il tempo con me un po' interrogativa mentre la mano offriva abbiamo tutto il tempo aroma di caffè.
Specchi opposti Ero distratto tu ti davi da fare e non c'eri affatto oppure ti muovevi con un ronzio d'insetto che mi assopiva avevo le palpebre in bilico entravo nel ciclico avvertimento di caduta di mani per tornanti di caduta di sonno in blocchi pesanti. La distrazione questa effusione sgretolamento e spargimento della molto inutile attenzione ridotta a polvere. E debolmente io ti avvicinavo e ti accostavo, sbagliando i tempi, a memorabili esempi di abbandono di incontro ti ascolto capisco ma non molto intuisco però la giravolta degli oggetti. Tu aspetti di vedermi passare abbracciato a qualcosa che mi sta giostrando. Mi aspetti per salire mi stai stringendo i fianchi. Sei entrata nella stessa distrazione creata perché potesse accadere qualcosa e tutto succede quando tutto riposa. Quando l'attenzione per essersi sporta narcisista ai suoi sguardi rovina e se n'è accorta appena troppo tardi nostra fortuna. Ero distratto e fatta tu sei di svista. Se fossimo simpatici uno all'altra saremmo specchi opposti riflessi limpidi e inebetiti tra se stessi.
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Allontanando E poi di che parliamo di come per favore hai fatto se non ti dispiace replicarlo quel gesto quell'insieme di cose e di non cose che accadono una volta e quindi possono ripetersi a richiesta e non per caso in cambio ti rifaccio il mostro mi tolgo le foglie dalle dita il vento pettinato ritorno ai connotati riprendo i miei colori a mano libera e meglio puoi vedermi allontanando e poi di che parliamo trasvola sopra l'ultima papilla la farfalla e la lingua la spilla e ripeschiamo l'oh dello stupore col quale incorniciamo il fragile leggero di quel che non diciamo e poi di che parliamo di come sei tracciata appena su carta o traspari in filigrana trapassi le pareti solletichi anche l'aria ma un gesto un solo gesto ti torna solida un gesto che è richiesta e non è caso in cambio non invento niente mi butto di sotto o non mi butto mi sto distrattamente sfrenando dal mio posto proietto il bell'aspetto mi tramo intrecciami e puoi vedermi meglio allontanando e poi di che parliamo. Nel libro d'avventure saltiamo le parole e le figure.
Quindi facendo finta che non sai parlare ti metti un dito in bocca, l'anulare. Dirigi una quinta qualsiasi sposti tre vasi come le tre carte mi metti a parte di una confidenza senza vocali e senza consonanti tiri con gli occhi chiusi sull'atlante l'indice come un pulsante accende una nazione in cui mi sa che a quest'ora è notte piena o molto nuvoloso pieghi la schiena cali il tuo sipario di capelli sopra l'armamentario voluttuario quindi ti sollevi in mulinelli dall'indaco e il blu di Prussia profondissimi. Ti rilassi bussando tristemente assorta sopra una porta che non c'è per niente la spingi che era aperta mi racconti come un capogiro i fatti i posti pieni di respiro mi presenti un regalo ed attraverso ci vedo le tue mani contenenti lo scarti prima sciogli questi fiocchetti inestricabili ti imbrogli e fai cadere e credere in un danno incalcolabile e l'aria vulnerabile raccogli incolli l'invisibile e d'improvviso scrolli in gocce questa scena fai la feroce coi baffi che non hai da puma sulle guance gonfiate fai la precoce. Che scarica un gran volume d'indolenza incendiaria quindi sei l'avversaria di un arioso colosso pugilatore poi mormori indecenze senza parole a un confessore lo respingi in sequenza d'inseguimento infili il balcone ti scansi di lato fai la ricognizione se ha fatto centro il precipitato. Rientri con cavalli fragorosi e salti di delfini tra marosi.
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Per altri motivi
Ah! questa poi sento di star per vivere e nello stesso momento tremila riluttanti col lunghissimo mento e i denti scricchiolanti avidamente tremila debuttanti sfondano contemporaneamente le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente perché non c'erano segnali di divieti. Ah! questa poi sento di star per vivere e i villini camminano dopo i pranzi con l'inquilino in bocca stuzzicante anzi tutte le belle pancione dovrebbero fregiarsi di un balcone. Ah! come sono triste mi mangerei oltre il pasto le liste dei vini se fossero di sfoglie coi croccantini al posto delle scritte. Avrei una voglia, un taglietto d'affetto. Cosa sento ma niente. Un affetto non si prova s'indossa direttamente. Ah! come siamo vivi come tutto accade per tutt'altri motivi. Mettiti nei tuoi panni dove sei più aleatoria. Siamo nella preistoria ecco una frase che durerà. Sapessi tu come me ne ricordi un'altra della quale non ho alcun ricordo perché non avemmo motivi nemmeno di disaccordo anzi come i lati di un triangolo isoscele non avemmo motivo di conoscerci. Ma sento un tepore carnale che cresce sarà un saldatore che al naso mi unisce. Ah! come sono vivace come uno che tace e ci si domanda chi ha fiatato ed ognuno si voltò dall'altro lato credendo di aver pronunciato lui stesso quella frase chi ha parlato è l'autista che pronuncia il discorso più lungo che esista. Al ritorno la strada restò sola e le corsie incontrandosi non dissero nemmeno una parola. Ah! questa poi sto per vivere di fresco e me ne esco uno da una parte uno dall'altra la Commedia dell'Arte. Ah! come sono vivace come uno che tace.
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Per nome Ha un nome molto bello che se me lo ricordo lo chiamo quel bel nome. E lei starà non in qualche foresta ma in qualche bestiola che colta sul fatto si volterà di scatto mostrando i suoi tre quarti stupefatti e gli inzuppati come dolci nel latte bianchi degli occhi con il tocco sopra d'amarena. Per nome ma non tanto per davvero starà leggendo un libro nel pensiero e infilerà un segnale nel sospeso. Ha un nome molto bello, molto illeso che se me lo ricordo si apre un fico golosamente arreso se lo dico. E lei starà misurando con calme sequenze di palmi su sé quanto dista la gola fatalista da tutta la tastiera del costato. Avrà accordato il respiro con l'arco della dorsale e sembra l'obiettivo del suo cruciale sbarco. Per nome quell'alone protettivo che la dimenticanza ha rinforzato la punta della lingua m'ha aggredito. Ha un nome molto bello, smemorato. Starà guardando molto da vicino qualcosa che da qui non l'indovino. E lei starà.
Dalle prime battute riconosce il posto ridente labbriforme costa ilare quando vede scendere l'umorista turista che alle prime bracciate dell'orchestra riconosce il posto. Dai primi segni di vita e alla vista dell'insigne pietra mistica, ad un attento esame superficiale riconosce l'artistica località banale. Tu come scendi dal predellino t'informi sui movimenti del mattino l'entrata dell'ossigeno e il preserale andantino e su chi mai diriga dal braccio abile e il viso impronunciabile uscirai all'aperto così come ti trovi senza nessun preavviso come la faccia di un dado che abbia una probabilità sola su sei su come sei o come le altre cinque di cui una la più opposta e quella più nascosta è quella che tiene i piedi in terra e sulla quale poggi. Che tempo fa oggi dici guardando attorno sapendo che fa un tempo ogni giorno. Sul predellino sali sapendo che durano soltanto i finali e tutti i posti intanto prima dei saluti dici tu sono loro i turisti e per finire non esistono più. Ti sta partendo la cartolina da te si ritaglia il fine rettangolino. Sfogliate ti salutano le tue vedute dissuase tornate verso casa di contro un limpido smalto così incrinabile.
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Lo scenario
Dici che non capisci ma io so che tutti capiscono tutto e t'intestardisci io sarei un panno nero nel salottino scuro non c'è acqua né fuochino che fuori lo trascini quel detrito e lì l'incendi abbrustolito. Diventi malevola come se io fossi una persona. Diventi, come i tutti che capiscono, sincera ossia dici come sarei se fossi l'immagine a somiglianza del tuo rancore o malessere d'essere sincera, parlando di te. Dici che non capisci eppure quel che dici è tutto vero di più quando inveisci quando pesantemente costruisci periodi che speri d'odio ma ad ogni affondo ti si scopre un po' il corpo. Diventi simpatica simile tu ossia con sentimento e parli sempre d'altro di quel tossico che bevi lo stai dicendo con le stesse parole di tutti. Forse è questo che tu non vorresti riuscire a capire: che favorevole è come essere contro e in mezzo c'è una zona di silenzio difficile anche un po' recalcitrante dove un parere vale quello che vale è l'ombra trasparente o niente che traspare silenziosamente tutti tra sé e sé pensano le stesse cose. Dici che non capisci e questo ti convince a non capire però non ci riesci non ti sai trattenere e ti dispiace ti dispiaci tu. Avendo voglia tempo e la serata adatta tutto è dimostrabile soprattutto il contrario con un'abile manipolazione dello scenario. Mentre è un combattimento quello che dici sono nemmeno abili mosse tra quello che dici e come vorresti che fosse.
La sposa occidentale è il 18º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato il 10 ottobre 1990 dall'etichetta discografica CBS (poi Sony Music Entertainment).
Il disco
Questo disco è il terzo nato con la collaborazione tra Lucio Battisti e Pasquale Panella. In questo album si avverte l'aumentare delle atmosfere techno-dance (che d'ora in avanti non verranno più abbandonate) e l'assenza totale degli archi. A differenza dei due precedenti, e, come i due successivi, questa volta i surreali testi di Panella disegnano una sorta di concept album, incentrato su una figura femminile, la "sposa occidentale".
Successo
Con 400 000 copie vendute, La sposa occidentale fu il 34º album più venduto in Italia nel 1990, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il terzo posto.
Copertina
La copertina dell'album è completamente bianca con il disegno stilizzato di un quadro.
Tracce
Lato A
Tu non ti pungi più – 5:21 Potrebbe essere sera – 5:18 Timida molto audace – 5:10 La sposa occidentale – 5:30
Lato B
Mi riposa – 5:56 I ritorni – 5:20 Alcune noncuranze – 6:28 Campati in aria – 4:54
da Wikipedia foto: music-on-tnt.com
Video
Tu non ti pungi più
La lotta dei cuscini senza sonno che spiumano, che fanno zampilli di pollini che pullulano aggressivi, irsuti, istigatori di starnuti. Così tu te la spassi amoreggiando, e te la prendi comoda, con morbida ovvietà, sembrando tu un guanciale contro un altro che t'assale, il tutto in una schiuma, che coi talloni monti come l'uva. E come un muschio domestico stampato e quanto inutilmente rimboccato. Questo composto di onesta futilità mista a passione come un cialdone si sfa; sulle rovine, vorresti forse anche tu in bricioline come una reggia andar giù. Tu non ti pungi più, e la vaghezza non osa, vai molto oltre, tanto poi ti raggiungi. Impenni una montagna solidale e nel suo fianco falle, falle rudimentali, aperte come portali per i tuoi puntuali appuntamenti molto occasionali. E la pianura s'ingrossa: fra la cresta e la fossa, tu non ti pungi più, l'erba enorme cavalca bianca e verde cobalto, prendendo al volo forme di caduta e di salto, infine dorme come un binocolo nella custodia la tua vista. Se un santino ti visita e t'indora, ma rimandando a poi, perché dilegua, tu, perché ti accora, canonica lo fai languire prima e mormori un oramai come una preghierina. Oramai, ora cosa, ora che: perso per perso ohimè. Candida o perversa che non ti pungi più, raccolta o dissipata, esausta o fresca fresca, quasi niente per niente pungente pungente, ma rizzi e doni quel barbaglio alla Luna. Questo è quanto. Con una belva accanto, è questo il modo in cui fai la morosa: assumi pose inesplose, e non ti pungi più, non fai più la raccolta d'incanti ardenti ed arsi. Una vela è un sottile perché, un avvilito ohimè, e non si dorme bene ché lune piene tutte beate, mutevoli e brune, tutte toccanti.
Video
Potrebbe essere sera
Potrebbe essere sera, potrebbe essere una sera alabastrina, con le sue venature ed una serpentina fessura per passare dalla sera alla notte con la nostra piccina. Viola il colore della sera, l'ora nella quale tutto resta non tanto com'era, ma come sarà. Rinviate le schegge, s'infrangono come vetrate le saracinesche, come se non dovessero riprendersi più, risalire, riaprire un domani. E i viali vanno avanti in due filari, per pura educazione, così per cortesia non finisce la via, pur avendo diverse ragioni per fermarsi: cercare gli aggettivi catarifrangenti infranti e lucenti. Ma con l'educazione e con la cortesia, c'è da fare attenzione tra i viali e sulla via nell'ora in cui si avvera soltanto il colorito della sera. Viola paonazza, la ragazza è sola con suo grande sollievo per godere con me, si permette un coda, roteata all'intorno, se la mette, la leva: potrebbe essere sera. Le foglie fanno i compiti sui rami: i bilanci, i conti, la lettura con occhi castani, potrebbe essere sera. E tu potresti ridendo dire "Non ho spiccioli, resti d'inverno, né di primavere, davvero non ne ho, e non posso cambiare, scusate, né l'autunno, né l'estate." Viola, paonazza la ragazza è sola, passa e ripassa la linguetta rosa sopra il quesito del suo labbro squisito. E come resiste, ma come resiste al lamento ottimista di una felicità; si permette un rifiuto con il mento levato, più bellina più altera potrebbe essere sera. Come chi in sonno dicesse una frase così, giorno dopo giorno, un rumore così, a dissolvere a smorire un frase così "Non è così com'è, non è com'era" Tu cedi all'insistenza dolce e viola, seguendo la pendenza della sera.
Video
Timida molto audace Amato tanto così me lo ridici amato tanto. Timida molto audace la stessa diversa persona sei tu e per cambiare ti basta saperlo che non sei mai la stessa nemmeno a volerlo. I simboli non sai cosa siano un'ortensia non è nemmeno quella. Hai la pazienza di un'onda compresa la tendenza a soffermarti mai come fosse la fine. Non un dito notevole ma dieci impercettibili soprusi aperti come i mari e come i mari chiusi. Neri i tuoi neri sconvolti divampati imperi irrisolti e matematicamente rivolti a contenere zeri. Impensabili però malleabili ballabili mammelle abbracciate alle quali volteggi sotto il lampadario delle stelle inutilmente imitatrici dei tuoi denti. Prendi, e dagli spaventi tanto sentimentali tiri le diagonali dei sospiri violenti. Svegliata la mattina guardi nel posto accanto lo sfinito e per quanto respira o non respira. Sai che non si è mai la propria vita la tua ti serve appunto per certezza tu vivi e lasci vivere te stessa con un congedo, con una carezza sicura con la mano, sicura con la mano con la guancia perplessa. Sciolta come le braccia scomparirà la neve: per sempre se ne andrà e se dovrà ricadere sarà come un armadio che si sgancia e precipita dal cielo in tante schegge. E tuttavia, però comunque sia bellezza e compagnia non vanno bene non si legano insieme. Risentirai la neve risuonare dentro le risatine come un piacere che non sai trattenere. La neve tornerà come un pretesto dipinta e sempre finta e tu la irridi la lusinghi e la sfidi e la solleva il tuo sbuffo selvaggio.
L'aereo rulla sulla pista sgombra, e il ruscelletto frulla, radente dentro l'ombra, dove, non visto, fa certune cose. Noiosa come sei, mi sei preziosa. Monotona ottimale, mi riposa la confidenza tua priva di varietà, la musica camusa che stempera le palpebre, le strugge in cere fuse e le sigilla su pagine non chiuse. Noiosa ti dimentichi di me, e siamo soli. E tu parli di noi senza abbandoni, e senza animazioni e con la correttezza di una traduzione che risuoni facile e fedele senza quelle inutili trappole e stili. Pratica, con te sei pratica, sfogliando un argomento prediletto, ma non sono petali: tu i fiori li divori, come i gialli: "La corolla assassina", "Il pistillo che sa". Ti appassioni stordita, tutta in punta di dita al variare dei fiori. E li divori, come una capretta illetterata ai titoli dei gialli fiorellini di ruchetta. Noiosa in un esilio, segnata dallo smalto, ti scusi se hai le mani che somigliano ad altro. Scavalli ed accavalli le gambe, d'un tratto, come i tergicristalli, e infatti ti schiarisci, traspare, che dentro l'idea chiara, vacillano i corpi giovinetti col tridente ad infilzare gli amori serrati, corazzati e profondi dei ricci di mare. La macchia tonda e dolce dei bicchierini, le scarpe decoltè, quel capogiro, che scossa agli orecchini, l'onda color dei vini, e cirri bronzini dei capelli infantili. Statica, ritorni statica, con lievi incrinature, serpeggiamenti dentro le strutture esce un amore mio, come un colombo, dalle feritoie, che viaggia tanto e tanto, ha già viaggiato tra le noie, si butta a capofitto, diventa un ruscelletto che frulla, radente dentro l'ombra, e la tua voce rulla sopra la pista sgombra. Roca, diventi roca, con una voce, poca, da ciceronessa che spiega com'è bella, com'è bella se stessa. I nostri tè si bevono da sé, molto corretti, e intanto è incominciata la sfilata di intere collezioni di biscotti.
Cosa succederà alla ragazza è il 19º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato il 6 ottobre 1992 dall'etichetta discografica Columbia.
Il disco
Quarto disco di Battisti basato sui testi del paroliere Pasquale Panella, Cosa succederà alla ragazza persevera nella strada intrapresa con il precedente La sposa occidentale. Questo disco infatti fa ricorso a ritmiche ed arrangiamenti ottenute con strumentazioni computerizzate, orientati verso la techno-music. Come il precedente album e il successivo rappresenta un concept album, con canzoni che raccontano, secondo lo stile poetico di Panella, la storia di una figura femminile, la ragazza del titolo.[senza fonte]
Copertina
La copertina del disco è completamente bianca con su scritto a mano l'acronimo del nome dell'album, ovvero C.S.A.R., acronimo che ricorda molto da vicino la parola russa CZAR (dal latino Caesar, oggi Zar e Kaiser)[senza fonte].
Successo
Cosa succederà alla ragazza fu il 57º album più venduto in Italia nel 1992, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il quinto posto e rimanendo in classifica per un totale di tredici settimane.
Tracce
Tutti i brani sono di Battisti – Pasquale Panella.
Lato A
Cosa succederà alla ragazza – 5:00 Tutte le pompe – 4:48 Ecco i negozi – 5:03 La metro eccetera – 4:14
Lato B
I sacchi della posta – 5:35 Però il rinoceronte – 5:51 Così gli dei sarebbero – 4:53 Cosa farà di nuovo – 4:56
La metro dei riflessi, gli sguardi verso il vetro, gli appositi sostegni verticali, le mani che fatali li discendono, e quelli orizzontali, in alto i polsi e gli orologi viaggiano da soli. La metro, i seduti di fronte sono semplicemente gli avanzati dal viaggio precedente che andava dove vanno tutti i presentimenti, eccetera. In un soffio di porta, fa l'ingresso la bella incatenata a testa alta; invece i viaggiatori sono entrati col capo chino, e l'umiltà dei frati. Bella incatenata dai sui stessi ormeggi: la cinghia della borsa, e stringhe mosce, e fasce di camoscio e stratagemmi dei morbidi tormenti d'organzino. Si fa la trigonometria, nei finestrini corrispondenti agli occhi alessandrini, di lei che guarda fissa un suo sussulto fuso nel vetro, che le ricorda tanto un suo sussulto. La metro piomba nella... galleria, come un eccetera eccetera, che continua tremante veranda di lettura, da un attico mittente, tutta giù a fendente. E più di tutti i giornali e i giornaletti ha successo una scritta: In caso di necessità rompere il vetro, e tutti i trasgressori saranno eccetera. La metro si avvicina alla stazione prossima e rallenta. I posti a sedere, ad occhio e croce: diciamo trentasei; le scale sono mobili, ma le pareti no, e fermi i corridoi; la folla passa e sale. La metro accelera, eccetera, eccetera, e puntini di sospensione.