PIERANGELO BERTOLI

biografia, discografia, new, foto, ecc...

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    Eppure soffia ….. ancora







    E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
    la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
    uccelli che volano a stento malati di morte
    il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

    un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
    il falso progresso ha voluto provare una bomba
    poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita
    invece le porta la morte perché è radioattiva

    Eppure il vento soffia ancora
    spruzza l'acqua alle navi sulla prora
    e sussurra canzoni tra le foglie
    bacia i fiori li bacia e non li coglie

    Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
    ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
    ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
    e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario

    e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
    così copriranno di fango persino i pianeti
    vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
    i crimini contro la vita li chiamano errori

    Eppure il vento soffia ancora
    spruzza l'acqua alle navi sulla prora
    e sussurra canzoni tra le foglie
    bacia i fiori li bacia e non li coglie

    eppure sfiora le campagne
    accarezza sui fianchi le montagne
    e scompiglia le donne fra i capelli
    corre a gara in volo con gli uccelli

    Eppure il vento soffia ancora!!!



    Eppure soffia ancora



    Il 7 ottobre 2002, esattamente 10 anni dopo Augusto Daolio il mitico fondatore dei Nomadi, ci ha lasciato Pierangelo Bertoli.
    Ho amato le sue canzoni sin dall'inizio, posso dire di essere cresciuto con le sue frasi poetiche, forse a volte con rime troppo baciate, condite però quasi sempre da melodie ariose e mai banali.
    Cantava la rabbia dell'emarginazione, della discriminazione e dell'oppressione, costretto com'era sulla sua carrozzella dalla maledetta poliomielite. Ma cantava pure la voglia di libertà e di emancipazione, di quel riscatto che parte dal basso, come nella storiella raccontata nel brano "L'autobus" una delle sue prime composizioni, in cui i passeggeri, dapprima "seduti ed assonnati…. chiusi in un silenzio ch'è frutto di oppressione" poco alla volta prendono coscienza dei loro problemi e cominciano a raccontare le loro storie personali, fatte di "abusi compiuti dal padrone".Aveva iniziato a scrivere canzoni nel 1966, a ventiquattro anni, ma il suo primo contratto discografico lo firmò con Caterina Caselli solo dieci anni dopo, con la pubblicazione del 33 giri "Eppure soffia", con l'omonima canzone diventata subito un inno dei primi eco-pacifisti italiani, un raro esempio di come si possa scrivere un testo capace di sposare la rabbia per la guerra e l'inquinamento alla dolcezza di versi come "…eppure il vento soffia ancora, spruzza l'acqua alle navi sulla prora, e sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori li bacia e non li coglie…".
    Nel 1977 scrive "la luna è sotto casa ma non la prenderò, non cerco la fortuna che un giorno mi lasciò, non mi appartiene il sogno, non cerco falsità, la vita è una battaglia fatta per la verità…..io ho una cosa grande, lotto per la libertà".
    Ma il successo arriva nel 1979 con "A muso duro", forse la sua canzone più "avvelenata" per citare il suo conterraneo Guccini: "…ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario, i falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario…."Da allora Bertoli ha sempre alternato dolci ballate romantiche ad arrabbiate canzoni politiche, come "Certi momenti" in cui canta "…credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare, poi cado coi piedi per terra e scoppia la folgore e il tuono, non credo alla vita pacifica, non credo al perdono…" in solidarietà ad Anna, che ha deciso di abortire.Nel 1991 fu sul palco "scomodo" di Piazza San Giovanni a cantare con Gino Paoli contro la guerra del Golfo, la guerra santa del petrolio…Nel 1992 cercò di dare una salutare sveglia all'addormentata Italia di Sanremo, cantando "Italia d'oro", parlando di mafia e tangenti: pochi giorni dopo un certo Mario Chiesa veniva colto in flagrante con una mazzetta e cominciava Tangentopoli.
    Ho poi un ricordo personale molto forte di lui.
    Agosto 1995, Manduria, provincia di Taranto. Pierangelo è lì per cantare a latere di una manifestazione contro la mafia e la violenza. Sale sul palco, mentre un giovane del posto, per intrattenere un po' la gente che già affolla la piazza, suonicchia qualcosa sul piano elettrico, qualcosa che ricorda i Pooh… Anch'io salgo sul palco per fare delle foto, guardo Pierangelo, lo saluto facendo una smorfia a metà tra il dolore e la solidarietà (penso che non sia facile per lui accettare uno che fa i Pooh prima che canti lui!)….e invece lui mi guarda e dice "vabbè…non fa niente..". Dopodichè gli chiedo il permesso di fotografare e di rimanere sul palco…..permesso accordato. Finisce che, dopo un'ora di scatti continui, tra colore e bianco e nero, tra "A muso duro" e "Pescatore", scendo dal palco visibilmente frastornato dai watt dell'amplificazione e con la voglia matta di tornare tra gli "umani" per godermi il concerto dal basso. Gli amici mi accolgono quasi da eroe e mi chiedono quale sia la canzone che voglio ascoltare….è "Rosso colore" e loro attaccano in coro, in quaranta….e Pierangelo allora intona "Caro amico la mia lettera ti giunge da lontano, dal paese dove sono a lavorare…". Ricordo che quella calda sera d'agosto indossavo proprio una maglietta rossa….indossavo, è proprio il caso di dirlo, perché qualcuno me la tolse e iniziò a lanciarla per aria tra la gente. E il cielo sembrò colorarsi davvero di "Rosso, colore dell'amore…".
    Il più bel necrologio Pierangelo se l'è scritto da solo proprio con gli ultimi versi della sua canzone più bella, "A muso duro": "….e non so se avrò gli amici a farmi il coro, o se avrò soltanto volti sconosciuti, canterò le mie canzoni a tutti loro e alla fine della strada, potrò dire che i miei giorni li ho vissuti".
     
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  2. tomiva57
     
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    GRAZIE LUSSY...ANCH'IO L'ADORAVO ..L'ADORO







    Sono li gia' le quattro e stanno li
    finestrini socchiusi su strade indifese dai loro pesanti HP
    E cosi' anche il sabato e' andato cosi' chi ha bevuto ballato,
    qualcuno ha imbarcato il piu' scemo le ha prese e ha una faccia cosi'
    Ombre dure adatte all'ora l'autoradio intanto va
    Rythm and blues per pestare coi piedi di piu'
    mentre il polso cammina tiriamo mattina tenendoci su coi
    Sogni di rock'n'roll
    Sogni di rock'n'roll
    Loro hanno sogni di rock'n'roll e guai a chi li sveglia
    Sogni di rock'n'roll
    e fanno Sogni di rock'n'roll
    Sogni di rock'n'roll
    Sogni di rock'n'roll sognando al meglio
    E poi c'e' come al solito c'e' quello che
    che non tiene mai l'alcool e allora gli tocca accostare
    finche' ce n'e'
    Ora via a pedinare una morbida scia
    una traccia evidente talmente invitante
    da perderci il fiato e che sia quel che sia
    E le casse sono zeppe i suoni son violenti ma:

    Sogni di rock'n'roll
    Sogni di rock'n'roll
    Loro hanno Sogni di rock'n'roll e guai a chi gli sveglia
    Sogni di rock'n'roll
    e fanno Sogni di rock'n'roll
    Sogni di rock'n'roll sognando al meglio
    cosa c'e'?
    C'e' che tanto benzina ce n'e'
    uno fa il batterista poi c'è il chitarrista tu basso lui voce tastiere gli idioti del playback fan
    playback fan
    playback fan
    sogni di rock'n'roll
    sogni di rock'n'roll
    sogni di rock'n'roll
    e guai a chi gli sveglia
    loro hanno sogni di rock'n'roll
    (e così siamo qui siamo qui siamo qui già le 4 e siam qui siamo qui finestrini socchiusi su strade indefese dai nostri pesanti hp)



    (Grazie a Christian per questo testo)
     
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    grazie
     
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  4. tomiva57
     
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    Quando credi d'essere sola su un atollo in mezzo al mare
    Quando soffia la tempesta e hai paura di annegare
    Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
    Chiama, tu, chiama piano
    Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio
    Quando crolla il tuo universo tra le righe di un giornale
    Quando tutto intorno è perso e hai finito di sperare
    Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
    Chiama, tu, chiama piano
    Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio
    Quando il fuoco sembra spento e non pensi d'aspettare
    Quando il giorno resta fermo e decidi di volare
    Quando certa d'aver vinto sulla nube di veleno
    E il tuo cielo è già dipinto di un crescente arcobaleno
    Chiama, chiama piano Sai che non sarò lontano
    Chiama, tu, chiama piano
    Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio


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  5. tomiva57
     
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    Sono stato spesso tentato dai venti
    ma per i troppi anni non partirò più
    ti amo, amore mio
    ti amo e se mi senti qualcuno dei miei anni me lo prendi tu
    se mi guardi con quegli occhi che vedono lontano
    capirai che un giorno sarò stato bello anch'io
    sono stati troppi venti a prendermi la mano
    e ingannandomi mi han detto:Adesso tu sei mio
    mi piace restare immobile e guardarti dormire
    perchè se questo è un sogno non ti sveglierò
    per questo resto fermo quasi senza respirare
    ti vorrei regalare anche quello che non ho
    se il tempo fosse un gioco, un gioco per i grandi
    vorrei ricominciare la vita insieme a te
    e spendere i miei giorni per darti bei ricordi
    ricordi di una vita passata insieme a me
    se mi guardi con quegli occhi che vedono lontano
    capirai che un giorno sarò stato bello anch'io
    sono stati troppi venti a prendermi la mano
    e ingannandomi mi han detto:Adesso tu sei mio
    il mondo è adesso altrove, il mondo che non vuole
    che giudica severamente quelli come me
    ma se per un momento, per un solo istante
    avessero provato quello che provo io per te
    si fermerebbe il mondo, il mondo lì a guardare
    tu, che stai a dormire e forse sogni me.



     
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  6. tomiva57
     
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    Ho scritto una storia d'amore perche' mi portasse fortuna
    la solita storia melensa, un lui, una lei e la luna
    avevo con me la chitarra, decisi cosi' di cantarla
    il canto si alzo' pigramente, qualcuno grido' di piantarla.

    Ma certo, tu canta alla luna, coi gatti randagi e rognosi
    racconta di stupide fole e lascia che il mondo riposi
    Riposi di pace artefatta da gente che succhia il sudore
    racconta che il mondo e' felice, che importa la gente che muore?

    Racconta che lei era bella non dire che esiste il dolore
    non dire che siamo sfruttati, racconta una storia d'amore
    e dopo nascondi la testa perche' non arrivi una voce
    distogli i tuoi occhi dal mondo, ignora la bestia feroce

    Non dire di quanti bambini avranno una vita da cani
    non dire che siamo milioni, e abbiamo soltanto le mani
    racconta stucchevoli storie di principi ad otto cilindri
    nascondi miseria e violenza, insabbia, nascondi, dipingi

    Dipingi di storie marziane perche' sulla Terra e'diverso
    il popolo lotta e lavora e tante battaglie ha gia' perso
    ha perso, incassato e riparte, tu li' col tuo pezzo di carta
    ma ad ogni battaglia si schiera chi sta da una parte o dall'altra

    Se mai ti dovesse colpire la luce di un bel sentimento
    se un giorno dovesse arrivarti la voce portata dal vento
    allora persino la luna avrebbe un suo giusto decoro
    invece di spandere nebbia racconta di me che lavoro

    invece di spandere nebbia racconta di me che lavoro

     
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  7. tomiva57
     
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    Avrei voluto dedicarti una canzone
    con le parole della televisione
    tutti quei fiori e quei discorsi complicati
    che al cine fanno nei locali raffinati.
    Ma mi sembra di commettere un reato
    perch? per dirti che sono innamorato
    perch? per dirti cosa penso in fondo al cuore
    non c'? motivo che mi finga un grande attore.
    Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
    per dirti ti vorrei sposare, ? giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
    Non voglio chiuderti in nessun mondo fatato
    e non ho voglia di tornare nel passato
    io so, potremmo avere il mondo nelle mani
    se siamo forti e fiduciosi nel domani.
    Avremo un posto dove andare a lavorare
    e avremo figli da allevare e da curare
    e tanto amore tanta gente come noi
    e avremo un mondo, un mondo nuovo intorno a noi.
    Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
    per dirti ti vorrei sposare, ? giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
    La vera vita non si alleva in una serra,
    chiedo il tuo amore, che ? nutrito dalla terra,
    perch? ? cresciuto con la pioggia e con il sole
    e sa capire anche queste mie parole.
    Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
    per dirti ti vorrei sposare, ? giusto dirlo, dirlo in modo naturale




     
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  8. tomiva57
     
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    Caccia alla volpe
    (P.A.Bertoli-M.Piccoli)

    Suoni di passi nella via, lui bussa alla porta
    Ed entra in fretta dentro al cuore della notte
    Fuori che importa che ora è, c'è un buco nel tempo
    Quando una certezza lo fa vivere due volte
    A volte si cambia lo scenario per acquistare un pezzo di inutilità
    Dimenticando il tempo che non tornerà
    L'aveva conosciuta quando il treno parte
    E ci si sente liberi di impomatarsi il cuore, di liberare uno sguardo forte
    Lei raccoglieva il duello e le schermaglie
    Giocava molto bene e come una volpe nascondeva il suo tesoro tra le sterpaglie
    Lui fuori dalla tana ad aspettare che uscisse con quella testa bionda tra le foglie rosse
    Desiderando forte che non gli sfuggisse
    Coi sensi appesi al vento, la sente già accanto
    Fra le betulle e il sole è un'altra sera che viene
    E sempre l'ultima occasione che perdi e allora

    Fuoco, le mira alla fronte
    Fuoco, si spara alla volpe si apre la caccia questa notte
    Fuoco, agli occhi di giaccio
    Fuoco, tra i rami di vischio
    Col cuore non perde le sue tracce

    La trova, la perde, la ritrova, ci lascia la carne e la paura
    Ma sa che non basterà una notte per avere la sua pelle o le sue tracce
    Ripensa ai suoi anni spesi male a guardare la luna col cannocchiale
    Distante dal gusto della vita, ma adesso lei gli canta tra le dita
    Scende la nebbia, che silenzio, come se il bosco fosse spento
    Una manciata di nevischio copre le tracce sul percorso
    Meglio tornare, meglio andare, mette alle spalle il suo fucile
    Eppure quegl'occhi di nascosto seguono sempre le sue mosse
    E sente che il vuoto torna ancora, col tempo diventa una preghiera
    E più che sparare a lei che ama, spara alla rabbia d'esser solo
    E torna di nuovo il tempo che il tuono si fa violento
    E vuol sentire cantare un'altra età della sua gola
    E il suo profumo nella notte gli fa strada, ricarica ancora e prende la mira e

    Fuoco, le mira alla fronte
    Fuoco, si spara alla volpe si apre la caccia questa notte
    Fuoco, agli occhi di giaccio
    Fuoco, tra i rami di vischio
    Col cuore non perde le sue tracce.










    Rosso colore dell'amore è un album di Pierangelo Bertoli pubblicato il 28 settembre 1973.


    Il disco

    Si tratta dell'album di esordio del cantautore emiliano, inizialmente uscito come vinile (come supplemento al n° 5 di Mezzo cielo, rivista del movimento politico Lega del Vento Rosso, di cui Bertoli all'epoca faceva parte, e che pubblicava alcuni dischi di musica militante come allegati alla rivista), ristampato come musicassetta l'anno successivo (ed allegato al n° 30 del 14 settembre 1974 della rivista Servire il popolo), ed infine stampato sotto forma di CD nel 2006.

    Molte delle canzoni sono state poi reincise in diverse versioni negli album successivi: Festa, con un testo diverso, è diventata Cent'anni di meno (pubblicata in Certi momenti), mentre Rosso, Rosso colore e Rosso colore dell'amore sono diventate un'unica canzone contenuta in Il centro del fiume; inedite negli album successivi sono rimaste Ho trovato l'amore e Marcia d'amore.
    L'autore, che viene qui (come negli altri primi dischi fino ad A muso duro) chiamato "Angelo Bertoli", si è avvalso della collaborazione dei musicisti del Canzoniere Nazionale del Vento Rosso.
    In copertina vi è un disegno (di autore non precisato), mentre sul retro vi è una foto di Bertoli ed un commento dell'autore al disco, curiosamente scritto in italiano e in tedesco; anche la track-list è riportata nelle due lingue.
    Il disco contiene un inserto con tutti i testi delle canzoni, gli spartiti ed alcune note biografiche su Bertoli; vi è inoltre scritto che le canzoni del disco facevano parte di uno spettacolo omonimo presentato in varie tappe a Milano, Bologna, Roma, Napoli, Fasano (BA), Belmonte (PA) e in Sardegna (non sono specificate le località dell'isola dove si tennero i concerti).
    I testi e le musiche sono firmati tutti da Bertoli, e la cosa è strana, poiché alcune di queste canzoni reincise vennero firmate da altri autori (come Marco Dieci e Alfonso Borghi).

    La ristampa in cd del 2006 è stata curata dall'American Records (numero di catalogo AMR 111).
     
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    Roca Blues
    Il disco

    Inizialmente uscito come vinile (e a nome Angelo Bertoli), è stato pubblicato sotto forma di CD nel 2001.
    I brani sono firmati dallo stesso Bertoli per quel che riguarda i testi, e da Marco Dieci (che ha anche realizzato gli arrangiamenti dei brani) per le musiche.
    Il batterista Gianni Bertoli è il fratello del cantautore, e negli anni '60 era stato musicista di Caterina Caselli.
    Nella copertina del disco vi è un affresco del 1500 raffigurante Sassuolo; sul retro oltre alla tracklist vi è una foto del cantautore con la moglie Bruna.
    Tutte le canzoni sono state poi stampate con arrangiamenti diversi o in diverse versioni negli album successivi, tranne "Il prato"; "Dell'uomo" ha avuto, nella reincisione nel disco Certi momenti, il titolo cambiato in "E poi", mentre "Nina nana" è diventata "Alete e al ragasol" nell'album S'at ven in meint.






    Eppure soffia
    L'album

    Il disco riprende alcune canzoni già incise nei dischi precedenti più alcuni nuovi brani (Sera di Gallipoli, Cristalli di memoria, Racconta una storia d'amore, Povera Mary, È nato si dice).

    È il primo pubblicato per una grossa casa discografica: il contratto con la CGD era stato procurato a Bertoli da Caterina Caselli, moglie del titolare della casa discografica, che conosceva il fratello del cantautore, Gianni, batterista nel suo gruppo.

    Gli arrangiamenti sono opera di Marco Dieci.

    Come raccontò il cantautore, le registrazioni iniziarono il 4 ottobre del 1976, ed il 5 novembre, giorno del suo compleanno, Bertoli si recò a rinnovare la carta d'identità, che venne inserita sulla copertina del disco[1]; ma poiché anche questo disco, come i precedenti, uscì a nome Angelo Bertoli, "Pier" risulta vistosamente cancellato.





    Il centro del fiume

    Il centro del fiume è un album di Pierangelo Bertoli pubblicato nel 1977.

    Quando Caterina Caselli decide di aprire una nuova casa discografica, l'Ascolto, ottiene di poter girare il contratto di Pierangelo Bertoli dalla CGD alla nuova etichetta: contatta poi Franco Ceccarelli, ex chitarrista dell'Equipe 84 e lo coinvolge nella realizzazione del nuovo disco del cantautore come arrangiatore; Ceccarelli coinvolge nel lavoro di arrangiamento anche i musicisti.
    Presto però il progetto subisce un cambiamento: si decide infatti di separare le canzoni in dialetto da quelle in italiano, e di tenerle da parte per un disco totalmente in sassuolese da pubblicare qualche mese dopo quello in italiano.
    Il lavoro di Ceccarelli è ben fatto, e le canzoni vengono rivestite di suoni che lasciano comunque in evidenza i testi: il risultato è Il centro del fiume, sicuramente uno dei dischi migliori incisi da Bertoli.
    Sono solo due le canzoni già conosciute, Vedere il quartiere e Rosso colore (in realtà è ottenuta unendo tre brani del primo album Rosso colore dell'amore); gli altri brani sono tutti inediti.
    Da evidenziare, tra i musicisti, la presenza di Mauro Pagani.
    La copertina è opera di Cesare Monti, e raffigura un operaio al lavoro; all'interno vi è una presentazione del disco scritta da Giancarlo Governi.
    I tecnici del suono che hanno registrato il disco sono Enzo Maffione e Antonio Pisanello.



     
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  12. tomiva57
     
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    L'AUTOBUS
    (A.Borghi - P.A.Bertoli)

    Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati
    corron con poca voglia gli ultimi arrivati
    ognuno prende posto in fondo al suo cantone
    si chiude in un silenzio che è fatto di oppressione
    e gli operai sull'autobus son pronti per partire
    le donne i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare.
    Svoltato il primo angolo il sole ci colpisce
    la luce cambia i visi e gli occhi ci ferisce
    e sembra che le bocche non vogliano parlare
    che stare in quel silenzio sia un fatto naturale
    lento cammina l'autobus il viaggio è cominciato
    ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato.
    Ma certo non è vero, Maria non può tacere
    si arma di un sorriso che non sa trattenere
    e parla a poco a poco con chi le sta più accanto
    e poi alza la voce: ora il silenzio è infranto
    viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito
    il muro del silenzio è stato demolito.
    Siam tutti un po' sorpresi colpiti svergognati
    come se a quel silenzio fossimo rassegnati
    la maschera del viso si scioglie come cera
    la nostra faccia adesso diventa quella vera
    spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi
    e porta all'apertura del cuore dei viaggianti.
    Le idee prendono forma, ti escono dai denti
    e vanno a stuzzicare le orecchie dei presenti
    si parla del lavoro, del misero salario
    dei furti e degli abusi che compie il propietario
    e l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove
    dal fondo della mente qualcosa ora si muove
    Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare
    assieme alla certezza che adesso si può fare
    e l'allegria sorprende i pigri ad origliare
    che anche se non parlano restano ad ascoltare
    l'autista è come noi, parla con il vicino
    è nuovo in questo giorno l'autobus del mattino.
    Le donne i vecchi e i giovani non dico son già uniti
    ma è come se lo fossero di più ogni minuto
    perchè in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto
    c'è dentro sempre un unico identico nemico
    ognuno adesso parla di sè con il vicino
    è un unico pensiero l'autobus del mattino
    Il prezzo della carne, la misera pensione
    i figli sulla strada della televisione
    e dei disoccupati e della repressione
    gli affitti delle case, un'altra occupazione
    e l'autobus ribolle di giusta ribellione
    si parla dei soprusi compiuti dal padrone.
    E se ne va il silenzio, parliamo forte tutti
    la colpa è del governo, "massa di farabutti"
    ci esplode dal di dentro la voglia di cambiare
    insieme alla certezza che adesso si può fare
    l'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante
    che bel mattino è questo: domani sarà raggiante!





    A muso duro


    A muso duro è il quarto album realizzato da Pierangelo Bertoli per la CGD pubblicato nel 1979 musicalmente arrangiato da Gianfranco Monaldi.

    L'album contiene otto brani:

    * A muso duro - racconta il difficile rapporto con la discografia e la determinazione di Bertoli a scrivere canzoni secondo il suo stile, con schiettezza senza nulla concedere alla logica del mercato e dell'immagine
    * Dietro me - canzone scritta per Bertoli da R. Borghetti, è una ballata di grande impatto emotivo che racconta l'emozione, l'entusiasmo, le aspettative di un padre che attende la nascita del suo primo figlio
    * Non finirà - è uno sguardo discreto e partecipe sulla vita di una prostituta che, stanca, si illude di potere essere un giorno compresa ed accettata dalla società che pure la emargina. - Questa la prima canzone interamente composta da Bertoli nella primavera del 1966
    * L'autobus -
    * Cose -
    * Filastrocca a motore -
    * Scoppiò un sorriso - è una ballata che ricorda come lo scorrere abitudinario e defatigante della quotidianità possa essere sconvolto e illuminato dall'irrompere di sorrisi improvvisi e genuini
    * Srotolando parole -







    FILASTROCCA A MOTORE
    (M.Dieci - P.A.Bertoli)

    Poi l'auto fu spinta per l'ultimo tratto di strada da fare
    rimase lì ferma e quelli che sanno al vanno a guardare
    un tempo lontano aveva portato schiavisti e gerarchi
    poi nella vecchiaia restava a giocare coi bimbi nei parchi
    nessuno la odiava ma in fondo le stavano tutti alla larga
    poi fu trasformata e vecchia rimase soltanto la targa.

    La usarono ancora la misero a vendere stoffe ai mercati
    salì sopra i monti andò dentro ai fiumi viaggiò in mezzo ai prati
    poi perse dei pezzi qualcuno aggiustò quello che si poteva
    cambiò ancora mano e giunse in città che la neve cadeva
    il nuovo padrone la andava a trovare e poi la puliva
    oliava il motore, a volte l'avviava ma non ci saliva.

    A volte è importante sapere che conti, che vali qualcosa
    ma essere niente è come un marito a cui manca la sposa
    e l'auto soffriva ma tutti pensavano fosse contenta
    del resto capire è un fatto difficile e a volte spaventa
    così chi guardava pensava che è comodo stare in pensione
    godere il riposo e farsi servire da tante persone.

    Il tempo passava scomparve l'inverno, tornò primavera
    e poi un mattino la misero in moto andando alla fiera
    e in mezzo alle altre così tra i rottami del tempo già usato
    fu preda all'angoscia e desiderò d'esser morta in passato
    a sera tornando un camion sbandò la investì sul davanti
    strappò quasi tutto, fu il vecchio chassis che salvò gli occupanti

    E mentre moriva schiacciata dal peso di quella motrice
    sul nastro d'asfalto allora scoprì d'esser quasi felice.

     
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  13. tomiva57
     
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  14. tomiva57
     
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    Certi momenti


    Da Wikipedia

    Certi momenti è un album di Pierangelo Bertoli pubblicato nel 1980.

    Tracce

    1. Cent'anni di meno - 3:51
    2. Canzoncina - 3:35
    3. Pescatore [1] - 4:09
    4. Fer l'amaur - 4:19
    5. I poeti - 3:17
    6. In fondo - 3:54
    7. Certi momenti - 4:40
    8. Riflusso - 5:45




    Edited by tomiva57 - 9/11/2010, 18:10
     
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  15. tomiva57
     
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    Edited by tomiva57 - 19/11/2010, 07:55
     
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50 replies since 29/9/2010, 10:54   2066 views
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