PIERANGELO BERTOLI

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  1. tomiva57
     
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    L'AUTOBUS
    (A.Borghi - P.A.Bertoli)

    Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati
    corron con poca voglia gli ultimi arrivati
    ognuno prende posto in fondo al suo cantone
    si chiude in un silenzio che è fatto di oppressione
    e gli operai sull'autobus son pronti per partire
    le donne i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare.
    Svoltato il primo angolo il sole ci colpisce
    la luce cambia i visi e gli occhi ci ferisce
    e sembra che le bocche non vogliano parlare
    che stare in quel silenzio sia un fatto naturale
    lento cammina l'autobus il viaggio è cominciato
    ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato.
    Ma certo non è vero, Maria non può tacere
    si arma di un sorriso che non sa trattenere
    e parla a poco a poco con chi le sta più accanto
    e poi alza la voce: ora il silenzio è infranto
    viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito
    il muro del silenzio è stato demolito.
    Siam tutti un po' sorpresi colpiti svergognati
    come se a quel silenzio fossimo rassegnati
    la maschera del viso si scioglie come cera
    la nostra faccia adesso diventa quella vera
    spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi
    e porta all'apertura del cuore dei viaggianti.
    Le idee prendono forma, ti escono dai denti
    e vanno a stuzzicare le orecchie dei presenti
    si parla del lavoro, del misero salario
    dei furti e degli abusi che compie il propietario
    e l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove
    dal fondo della mente qualcosa ora si muove
    Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare
    assieme alla certezza che adesso si può fare
    e l'allegria sorprende i pigri ad origliare
    che anche se non parlano restano ad ascoltare
    l'autista è come noi, parla con il vicino
    è nuovo in questo giorno l'autobus del mattino.
    Le donne i vecchi e i giovani non dico son già uniti
    ma è come se lo fossero di più ogni minuto
    perchè in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto
    c'è dentro sempre un unico identico nemico
    ognuno adesso parla di sè con il vicino
    è un unico pensiero l'autobus del mattino
    Il prezzo della carne, la misera pensione
    i figli sulla strada della televisione
    e dei disoccupati e della repressione
    gli affitti delle case, un'altra occupazione
    e l'autobus ribolle di giusta ribellione
    si parla dei soprusi compiuti dal padrone.
    E se ne va il silenzio, parliamo forte tutti
    la colpa è del governo, "massa di farabutti"
    ci esplode dal di dentro la voglia di cambiare
    insieme alla certezza che adesso si può fare
    l'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante
    che bel mattino è questo: domani sarà raggiante!





    A muso duro


    A muso duro è il quarto album realizzato da Pierangelo Bertoli per la CGD pubblicato nel 1979 musicalmente arrangiato da Gianfranco Monaldi.

    L'album contiene otto brani:

    * A muso duro - racconta il difficile rapporto con la discografia e la determinazione di Bertoli a scrivere canzoni secondo il suo stile, con schiettezza senza nulla concedere alla logica del mercato e dell'immagine
    * Dietro me - canzone scritta per Bertoli da R. Borghetti, è una ballata di grande impatto emotivo che racconta l'emozione, l'entusiasmo, le aspettative di un padre che attende la nascita del suo primo figlio
    * Non finirà - è uno sguardo discreto e partecipe sulla vita di una prostituta che, stanca, si illude di potere essere un giorno compresa ed accettata dalla società che pure la emargina. - Questa la prima canzone interamente composta da Bertoli nella primavera del 1966
    * L'autobus -
    * Cose -
    * Filastrocca a motore -
    * Scoppiò un sorriso - è una ballata che ricorda come lo scorrere abitudinario e defatigante della quotidianità possa essere sconvolto e illuminato dall'irrompere di sorrisi improvvisi e genuini
    * Srotolando parole -







    FILASTROCCA A MOTORE
    (M.Dieci - P.A.Bertoli)

    Poi l'auto fu spinta per l'ultimo tratto di strada da fare
    rimase lì ferma e quelli che sanno al vanno a guardare
    un tempo lontano aveva portato schiavisti e gerarchi
    poi nella vecchiaia restava a giocare coi bimbi nei parchi
    nessuno la odiava ma in fondo le stavano tutti alla larga
    poi fu trasformata e vecchia rimase soltanto la targa.

    La usarono ancora la misero a vendere stoffe ai mercati
    salì sopra i monti andò dentro ai fiumi viaggiò in mezzo ai prati
    poi perse dei pezzi qualcuno aggiustò quello che si poteva
    cambiò ancora mano e giunse in città che la neve cadeva
    il nuovo padrone la andava a trovare e poi la puliva
    oliava il motore, a volte l'avviava ma non ci saliva.

    A volte è importante sapere che conti, che vali qualcosa
    ma essere niente è come un marito a cui manca la sposa
    e l'auto soffriva ma tutti pensavano fosse contenta
    del resto capire è un fatto difficile e a volte spaventa
    così chi guardava pensava che è comodo stare in pensione
    godere il riposo e farsi servire da tante persone.

    Il tempo passava scomparve l'inverno, tornò primavera
    e poi un mattino la misero in moto andando alla fiera
    e in mezzo alle altre così tra i rottami del tempo già usato
    fu preda all'angoscia e desiderò d'esser morta in passato
    a sera tornando un camion sbandò la investì sul davanti
    strappò quasi tutto, fu il vecchio chassis che salvò gli occupanti

    E mentre moriva schiacciata dal peso di quella motrice
    sul nastro d'asfalto allora scoprì d'esser quasi felice.

     
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50 replies since 29/9/2010, 10:54   2070 views
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