La cicoria/Ninna nanna è il primo singolo del cantautore italiano Domenico Modugno.
Le canzoni
Il disco venne pubblicato sul formato 78 giri, anche se in seguito le due canzoni furono ristampate pochi mesi dopo dalla casa su 45 EP[non chiaro].
Modugno è autore del testo e della musica di entrambe le canzoni, e le esegue da solo, accompagnandosi con la chitarra, in La cicoria canta insieme a lui Franca Gandolfi.
I due brani ottennero un riscontro commerciale molto basso, e per questo motivo l'edizione originale di questo disco è considerata una rarità discografica: le registrazioni però sono reperibili in alcuni album pubblicati successivamente dalla RCA Italiana, dopo il raggiungimento del successo da parte di Modugno.
Mentre Ninna nanna non fu mai reincisa, il cantautore invece registrò nuove versioni di La cicoria in seguito, di cui la più curiosa è quella del 1962, intitolata Cicoria twist e contenuta nel 33 giri Domenico Modugno.
Entrambe le canzoni sono direttamente legate alla tradizione popolare: del resto la prima esperienza musicale di, come egli stesso ha dichiarato, fu la musica dei cantastorie
La cicoria
Descrive nel testo una famiglia intera di contadini intenta a mangiare cicoria: « 'U patri voli cicuera, 'a matri vole cicuera, 'u figghiu vole cicuera, 'a figghia vole cicuera »
La cicoria era un cibo considerato povero e molto diffuso presso i contadini, ed ogni strofa è separato da un ritornello non sense, secondo una modalità molto usata nella musica folk: « Iuni matri, iuni patri, iuni mangi iu, 'a ciuè »
Come ricordato, la canzone è cantata insieme a Franca Gandolfi che effettua la doppia voce in controcanto sulla melodia del testo cantato da Modugno.
Ninna nanna
La canzone è tratta dal film "Carica eroica" di De Robertis, dovendo interpretare il ruolo di un soldato siciliano che deve far dormire un bambino, Modugno cantò una canzone popolare di San Pietro Vernotico, Ninna nanna che, rielaborata, è la canzone che si trova sul lato B di questo disco, e che Modugno aveva già eseguito varie volte in trasmissioni radiofoniche, ottenendo anche l'apprezzamento di Frank Sinatra.
Infatti nel maggio 1953 Sinatra è ospite di una puntata di Radioscrigno, programma radiofonico ocndotto da Guido Notari, durante il quale Modugno esegue Ninna nanna, che viene molto apprezzata dal cantante americano, che chiede una registrazione della canzone.
Come La cicoria, anche Ninna nanna riprende alcune tematiche popolari sia nella musica che nel testo (che, nel tentare di convincere il bimbo a dormire cita elementi del folklore contadino del sud, come ad esempio lu mammone), è cantata nel dialetto di San Pietro Vernotico che, in alcune espressioni, ricorda il siculo, la canzone inizia: « Ninna nanna beddu miu dormi dormi nun chiangiri, ninna nanna... »
e che fu per questo motivo una delle cause dell'equivoco sul Modugno siciliano.
Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del 45 giri seguente Musciu niuru e Lu pupu nell'EP A72V 0035.
Musciu niuru/Lu pupu è il 2° singolo del cantautore Domenico Modugno.
Le canzoni
Modugno è autore del testo e della musica di entrambe le canzoni, cantante in dialetto salentino, e le esegue da solo, accompagnandosi con la chitarra. La copertina è standard forata al centro, come tutti i singoli delle epoca, raffigura un gruppo di persone che suonano e ballano, e verrà usata anche per alcuni dei 78 giri successivi.
Come tutte le prime incisioni di Modugno, i due brani ottennero un riscontro commerciale molto basso, e per questo motivo l'edizione originale di questo disco è considerata una rarità discografica, la registrazione di Musciu niuru venne comunque ristampata una prima volt anel 1959 dalla sottoetichetta RCA Camden con sul lato B Vitti 'na crozza, ed una seconda volta (con il titolo cambiato in Micio nero) nel 1961 dalla RCA Italiana, abbinata in un 45 giri a Ninna nanna, per sfruttare il successo ottenuto dal cantautore che, tra l'altro, nello stesso periodo aveva fatto uscire una reincisione della canzone per la Fonit proprio con il titolo di Micio nero.
Nell'incisione per l'album del 1972 Tutto Modugno il titolo venne nuovamente cambiato in Gatto nero. Lu pupu, invece, non venne mai ristampato, né reinciso da Modugno.
Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del 45 giri precedente La cicoria e Ninna nanna nell'EP A72V 0035.
La donna riccia/Lu pisce spada è il 3° singolo del cantautore Domenico Modugno.
Il disco
Il disco fu stampato all'epoca dalla casa contemporaneamente in 78 e 45 giri.
Modugno è autore del testo e della musica di entrambe le canzoni, e le esegue da solo, accompagnandosi con la chitarra.
I due brani ottennero un riscontro commerciale molto basso, e per questo motivo l'edizione originale di questo disco è considerata una rarità discografica: con il successo di Modugno e la riscoperta della sua produzione precedente, anche queste due canzoni vennero rivalutate, e lo stesso cantautore li reincise entrambi in più occasioni, arricchendole con altri strumenti.
Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del 45 giri seguente La sveglietta/La barchetta dell'ammuri nell'EP A72V 0036.
La donna riccia
Fa parte del filone di Modugno più ironico e umoristico: è da notare che, in questa versione, la canzone ha una strofa in più, quella dell'intermezzo che recita: « Poi la incuntrai e le parlai le dissi «Senti bedda mia te vogliu beni dei ricci e dei capricci nun me ne importa niente torna a me...» »
(da notare che tutte le reincisioni successive di Modugno saranno prive di questi versi)
La canzone ha avuto moltissime cover: da ricordare la versione di Renato Carosone (arricchita dalle vocine accelerate tipiche delle incisioni del cantautore partenopeo).
Lu pisce spada
Il brano sul lato b, Lu pisce spada (ma in alcune reincisioni Modugno lo ha intitolato U pisci spada) invece si riallaccia ai brani di Modugno più direttamente legati alla tradizione popolare e dei cantastorie, che furono del resto la sua prima esperienza musicale, come egli stesso ha dichiarato: « Una notte, quando avevo tre anni, fui svegliato da un suono bellissimo, che solo in seguito decifrai come il canto di un carrettiere: fu la mia prima esperienza musicale, quella per me fu la "musica" per molto tempo. Per questo ho iniziato a cantare con quelle canzoni: il cantastorie stava dentro di me, non era una scelta precisa. »
La storia narrata è nota: è la tragica storia d'amore di due pesci spada; la femmina è stata catturata durante la mattanza, ed incita il maschio a fuggire, ma il pesce si lascia catturare per morire insieme a lei.
Modugno ha spesso riferito in interviste di essersi ispirato ad una storia vera, letta in un giornale; all'inizio dell'esecuzione Modugno ripete le frasi tipiche dei pescatori (Ddà jè, pigghia la fiocina, accidilu).
Al contrario di La donna riccia, questa canzone non ha avuto riesecuzioni da parte di altri autori, fatta eccezione per il gruppo, anch'esso siciliano, dei Tinturia, forse per via dell'interpretazione, così legata ai moduli espressivi di Modugno, e dei siciliani Marta sui Tubi.
La sveglietta/La barchetta dell'ammuri è il 4° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Modugno è autore del testo e della musica.
La prima canzone è più famosa della seconda, ha avuto anche molte reinterpretazioni, come quella di Renato Carosone (con le tipiche vocine accelerate); venne inoltre reinciso da Modugno in svariate occasioni, di cui due con il passaggio alla Fonit Cetra (una versione da solo con la chitarra ed una accompagnato dal gruppo). Anche questo singolo all'epoca ebbe un riscontro commerciale basso, quindi la versione originale di questo vinile è molto rara. Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del 45 giri precedente La donna riccia/Lu pisce spada nell'EP A72V 0036.
Video
La sveglietta
Allegra tarantella di una persona che ha comprato una sveglietta per 10.000 lire, ma non lo fa mai dormire perché suona molto presto, e che addirittura gli vuole bene, e che non può mai lasciare.
La barchetta dell'ammuri
Questa canzone è interpretata dall'autore insieme alla futura moglie Franca Gandolfi; venne anche cantata da Modugno durante la trasmissione radiofonica Amuri...amuri... (trasmesso dal secondo canale radiofonico alle 22, in cui eseguiva una canzone in ogni puntata, proponendo brani che inciderà in seguito) e, pur non essendo mai stata reincisa dal cantante è uno dei brani ai quali era più legato, come ebbe modo di dichiarare («Ricordo una canzoncina, incisa anche su disco e cantata in coppia con Franca. Si chiamava La barchetta dell'amore, semplicissima ma carina: a volte le cose improvvisate sono le migliori. Allora ne potevo comporre anche dieci al giorno. Nel 2005 la canzone è stata stampata in cd, nella raccolta Domenico Modugno - Serie Platinum De Luxe edita dalla Butterfly.
Lu mago delle rose/Cavaddruzzu è il 5° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
E uno dei singoli meno conosciuti del primo periodo del cantautore, all'epoca ebbe un riscontro commerciale bassissimo.
Le due canzoni, entrambe in dialetto brindisino, sono molto particolari, riflettendo le tematiche e le sonorità tipiche delle canzoni dei cantastorie, la musica della canzone Cavaddruzzu verrà, anni dopo, riutilizzata da Modugno per quella della strofa di La gabbia, tramite una canzone intermedia, intitolata Un soldato e registrata nel 1969 con l'arrangiamento di Ruggero Cini (questa versione rimarrà inedita fino al 1997, quando sarà inclusa nel CD L'arca di Modugno).
Entrambe sono molto rare, in quanto non furono più reincise da Modugno.
Nelle versioni uscite nello stesso anno su EP A72V 0037 (insieme ai due brani pubblicati nel singolo successivo, Sirinata a 'na dispittusa e Scarcagnulu), uno dei titoli è leggermente diverso: infatti Lu mago delle rose diventa Lu magu delle rose; inoltre in copertina vi è una scritta, Prodotto Radio Televisione Italiana, che probabilmente fa riferimento a qualche apparizione televisiva o radiofonica di Modugno in cui aveva presentato i quattro brani.
La seconda canzone è stata ristampata nel 1997 in CD nel disco L'arca di Modugno la prima non è mai stata ripubblicata.
Sirinata a 'na dispittusa/Scarcagnulu è il 6° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Modugno è l'autore sia del testo che della musica.
Il disco all'epoca ebbe un successo molto mediocre, e anche questa versione del singolo è rara. La prima canzone è quasi sconosciuta, mentre la seconda fu spesso reincisa da Modugno, ed è presente anche nell'antologia Tutto Modugno del 1972
Il primo brano è una canzone d'amore in sanpietrano (San Pietro Vernotico), una serenata ad una ragazza dispettosa.
Lu scarcagnulu è invece, nella tradizione popolare del Salento e del Brindisino, un folletto dispettoso, che disturba i sonni dei contadini e specialmente dei bambini (in alcune zone della Puglia viene anche chiamato Scazzamurrieddhru o Lu lauru); la canzone racconta le imprese di uno di questi folletti.
Sempre nel 1954 queste due canzoni furono pubblicate insieme a quelle del 45 giri precedente Lu magu delle rose e Cavadduruzzu nell'EP A72V 0037; in copertina vi è una scritta, Prodotto Rdio Televisione Italiana, che probabilmente fa riferimento a qualche apparizione televisiva o radiofonica di Modugno in cui aveva presentato i quattro brani.
Lu minaturi/Nina e lu capurale
Lu minaturi/Nina e lu capurale è il 7° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Modugno è l'autore sia del testo che della musica.
Il singolo ebbe all'epoca un successo discreto, la prima canzone di questo disco è molto più nota dell'altra e fu stampata contemporaneamente dalla casa l'anno successivo anche su 45 EP[non chiaro], inoltre è reperibile nell'antologia Tutto Modugno (in una reincisione) e in molte altre cover del cantautore.
La prima canzone racconta con un semplice sottofondo di chitarra la terribile vita dei minatori con un toccante ritornello (Suda, suda, suda, suttu allu suli cucenti, cucenti) in riferimento ai supplizi che all'epoca questa gente subiva, costretti a lavorare 10 ore al giorno per pochi soldi.
La seconda parla dell'amore tra una ragazza e un caporale, fu stampata assieme alla prima su EP all'epoca, ma non sarà mai ristampata successivamente né reincisa, anche se alcune strofe centrali saranno riutilizzate nella canzone Mariti in città.
Cavaddu cecu de la minera/Ventu de sciroccu è l'ottavo singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Il singolo fu uno dei primi successi di Modugno, entrambe le canzoni sono legate al folkore salentino.
La prima canzone è conosciuta, parla della tragica storia di un cavallo diventato cieco e che viene spinto a morire sotto un sole rovente dopo il lungo buio della miniera. La canzone fu spesso ripubblicata da Modugno, ed è presente anche nell'antologia Tutto Modugno col titolo italianizzato Il cavallo cieco della miniera.
La seconda canzone è molto meno nota della prima, e parla del classico vento di scirocco di quelle terre, ma non fu mai ristampata né reincisa da Modugno.
Ninna nanna de lu puparu/Lu sciccareddu 'mbriacu Da Wikipedia
Ninna nanna de lu puparu/Lu sciccareddu 'mbriacu è il 9° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Uno dei singoli di Modugno che ebbero meno successo durante il primo periodo del cantautore, e quindi la versione originale di questo singolo è da considerarsi un rarità.
La prima canzone è una ninna nanna cantata da un burattinaio.
Lu sciccareddu 'mbriacu è la storia divertente di un asinello che non vuole camminare, anche se il padrone, arrabbiato, lo frusta, lo picchia e gli dà calci, finché non incontra un amico che gli suggerisce di dargli da bere un po' di vino, perché gli asini più il padrone si arrabbia e meno camminano, invece in questa maniera si dimentica di essere stato trattato male e cammina....solo che il padrone esagera, gli dà da bere un secchio intero di vino, ed alla fine l'asino ubriaco raglia per tutto il paese, sdraiandosi poi a terra e, alla fine, addormentandosi.
Vecchia chitarra/Lu tambureddu è il 10° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Il singolo all'epoca ebbe un riscontro commerciale basso, ma comunque le canzoni sono conosciute.
La prima canzone è meno nota della seconda, che fu spesso ristampata e reincisa da Modugno, e parla dei classici balli che organizzavano i pugliesi con i tamburi quando smetteva di piovere, è reperibile anche nell'antologia Tutto Modugno, in una reincisione.
Video
Lu tambureddu
Lu sceccu lagnosu/Lu tamburru de la guerra
Lu sceccu lagnosu/Lu tamburru de la guerra è l'undicesimo singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Le due canzoni non ebbero successo all'epoca, e quindi questo singolo è da considerarsi una rarità. La prima canzone parla di un asinello lamentoso, ed è scritta da Vincenzo D'Acquisto per il testo e da Carlo Concina per la musica.
La seconda, scritta invece da Modugno con un testo molto intenso, descrive il momento in cui ad una mamma che aspetta con ansia il ritorno del figlio soldato dalla guerra viene invece portata una camicia bianca con una macchia rossa ed un buco in petto; la madre muore di dolore, chiamando il figlio morto.
La seconda canzone verrà anche reincisa con il titolo in italiano nell'album Con l'affetto della memoria nel 1971, e successivamente inclusa nell'antologia Tutto Modugno.
Grillu 'nnammuratu/Datimi un paiu d'ali Da Wikipedia
Grillu 'nnammuratu/Datimi un paiu d'ali è il 12° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Fu il più grande fiasco di Modugno durante il periodo RCA, e quindi questa versione del vinile ad oggi è davvero introvabile.
La prima canzone racconta la storia d'amore di un grillo innamorato della luna, e l'idea fu riutilizzata vent'anni dopo in una canzone contenuta nell'antologia Tutto Modugno col titolo Lu grillu e la luna (con musica e testo diverso, solo la storia raccontata è la stessa).
La seconda canzone non fu mai ristampata in questa versione, ma venne reincisa da Modugno con un altro testo ed il titolo cambiato in Notte chiara, ed inserita nella commedia musicale Rinaldo in campo, divenendo uno dei motivi più noti del cantautore.
Entrambi questi brani sono stati stampati in CD in L'arca di Modugno.
Lu marzianu/Attimu d'ammuri
Video
Attimu d'ammuri
Lu marzianu/Attimu d'ammuri è il tredicesimo singolo di Domenico Modugno
Il disco
Questo singolo all'epoca non ebbe un grande successo; mentre la seconda verrà spesso reincisa dal cantautore, la prima no.
Pugliese nascosto, ma solo "per fame"..Modugno tra i grandi della Treccani "Mi sono finto siciliano e napoletano per mangiare, per sopravvivere. Perché chiunque se andava via di qua lo faceva per bisogno. A quei tempi, mi serei finto giapponese se ce ne fosse stato bisogno". Domenico Modugno "pugliese segreto" entra tra i grandi italiani dell'enciclopedia Treccani, proprio mentre la sua terra con un concerto-evento ne celebra le origini. Il meglio della musica italiana, Capossela, Cristicchi, Turci, Nada, Donà, Servillo, Silvestri e tanti altri si trovano stasera sul palco del Petruzzelli per un omaggio al 'cantattore' che apre la quattro giorni di Medimex, la prima fiera mercato della musica del Mediterraneo. La pugliesità rinnegata di Modugno si svela anche nelle pagine del Dizionario biografico degli italiani, curate da Riccardo D'anna, nel 75esimo volume (Miranda - Montano), pubblicato dall'Istituto della enciclopedia italiana Treccani. "Quella delle sottaciute origini pugliesi del Modugno - si legge nella biografia dell'artista - che a lungo preferì farsi credere 'siciliano' per meglio divulgare la sua immagine, fu una vexata quaestio destinata ad accompagnarlo nel corso degli anni. Sicché, alle rimostranze, talvolta anche accese, dei conterranei, il Modugno giustappose di fatto una 'meridionalità' come categoria dello spirito, senza distinzioni, se, come diplomaticamente affermò più volte, si considerava pugliese di nascita, siciliano d'amore e napoletano d'adozione". E fu Fulvio Calmieri, direttore dei programmi Rai a suggerirgli di sfruttare la sua vena schietta e popolare e, soprattutto, di farsi credere siciliano per meglio veicolare la sua immagine all'estero, oltre che in Italia.
Domenico Modugno è nato a Polignano a mare, il 9 gennaio 1928 ed è morto a Lampedusa, il 6 agosto 1994. Si diploma nel '52 al Centro sperimentale di cinematografia, e comincia a lavorare alla radio, imponendosi un anno dopo con la trasmissione 'Amuri amuri'. La sua carriera artistica si è da sempre dipanata sul doppio binario della canzone e della recitazione. Fu, secondo D'anna, il primo cantautore italiano a tutti gli effetti, sia in chiave folk sia nel percepire il polso della società contemporanea. Vincitore di quattro Festival di Sanremo, scrisse moltissime canzoni di successo, destinate a fare epoca e a scavare un solco nella storia della musica leggera italiana: Vecchio frack (1955), Lazzarella (1957), Piove (1959), Addio addio (1962), Tu sì 'na cosa grande (1964), Dio, come ti amo (1966), Meraviglioso (1968), La lontananza (1970). Un discorso a parte merita Nel blu, dipinto di blu, con la quale Modugno vinse Sanremo nel '58 e grazie alla quale divenne uno degli italiani più conosciuto e celebrato di sempre: Volare, come è universalmente nota, vendette 22 milioni di dischi nei primi 12 mesi e praticamente altrettanto nei cinquant'anni successivi (negli Stati Uniti furono acquistate anche 60.000 copie al giorno). Questa canzone, che Modugno aveva scritto con Franco Migliacci ma che cantò solo per non aver trovato alcun cantante disposto a interpretarla, "segnò per l'Italia l'entrata nell'era moderna della musica leggera, divenne in breve compendio di un'epoca, cifra di un paese in piena rinascita che si proietta in avanti, con la guerra alle spalle". "Si dice sempre che nel '58, Nel blu, dipinto di blu, segnò la Rinascita dell´Italia - racconta la moglie - direi che il nostro era un 'Sogno possibile' nella vita così come nella musica. Che non sia solo un ricordo - avverte - ma un'esigenza di tutti: sollecito futuro". (repubblica)
Magaria/Vitti 'na crozza è il quattordicesimo singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Il disco ebbe all'epoca un successo discreto.
La prima canzone è di Modugno, la seconda invece, famosissima, è accreditata come canto popolare siciliano del 1800 (ma in realtà venne scritta dal maestro Franco Li Causi per quel che riguarda la musica, che accompagna un testo che lo stesso Li Causi aveva ascoltato recitato da un anziano minatore, Giuseppe Cibardo Bisaccia, e venne proposta nel film Il cammino della speranza di Pietro Germi del 1950), riadattato da Modugno solo con la chitarra: queste incursioni di Modugno nel folklore siciliano convinsero sempre di più il pubblico che lui venisse da quella regione. La prima canzone fu reincisa nel 1972, la seconda non fu mai più reincisa da Modugno, ma venne ristampata dalla RCA Italiana in molte antologie.
Mese 'e settembre/Nisciuno po' sapè è il quindicesimo singolo di Domenico Modugno.
Il disco
È il secondo singolo di Modugno (dopo La donna riccia/Lu pisce spada) ad essere stato stampato contemporaneamente sia a 78 che 45 giri.
In entrambi i formati il disco ebbe un riscontro commerciale molto basso, e quindi è molto raro. Si tratta inoltre delle prime due canzoni del cantautore in dialetto napoletano, scritte con Riccardo Pazzaglia. La prima canzone ebbe meno successo della seconda, che venne reincisa tre anni dopo e pubblicato come retro di Nel blu dipinto di blu, e che ha un inizio a detta di molti più siciliano che napoletano.
Vecchio Frack/Sole, sole, sole
Vecchio Frac/Sole, sole, sole è il 16° singolo di Domenico Modugno. In alcune stampe la canzone sul lato B è intitolata E vene 'o sole, si tratta però dello stesso brano con il titolo diverso.
Il disco
Il singolo ebbe leggermente più successo dei precedenti, ma fu soprattutto in seguito che i due brani verranno rivalutati: soprattutto la prima canzone, una delle più amate di Modugno.
Nel 1960 il disco verrà ristampato da una sottoetichetta della RCA Italiana, l'RCA Camden.
Video
Vecchio Frac
Un brano molto intenso, suonato da Modugno con un accompagnamento di chitarra che funge anche da parte ritmica (battendo la mano sulle corde), è la storia (narrata anche attraverso metafore) di un uomo in frac che all'alba si suicida, e di cui chi canta la canzone ignora da dove venga e chi sia.
Modugno esegue "Vecchio frac" e, mentre fischia, percuote la cassa della chitarra
Come lo stesso Modugno ha raccontato più volte, questa canzone è ispirata alla vicenda del principe Raimondo Lanza di Trabia (marito dell'attrice Olga Villi) che, all'età di 39 anni, nel novembre del 1954 si era suicidato, gettandosi dalla finestra del suo palazzo in via Sistina a Roma.
Domenico Modugno in frack nel film Appuntamento a Ischia di Mario Mattoli del 1960
Fu la prima delle due canzoni di Modugno in italiano durante il primo periodo RCA (la seconda fu Musetto, incisa pochi mesi dopo).
La censura
Il cantautore con questo brano ebbe i primi problemi con la censura per il verso «Adieu, adieu, adieu, addio al mondo, ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato, ad un attimo d'amore che mai più ritornerà» e che fu trasformato in «ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor» poiché la commissione di censura sosteneva che parole che alludessero a contatti fisici erano da considerarsi immorali.
Nelle versioni successive Modugno cantò sempre la versione originale. Inoltre in uno dei primi versi all'inizio della canzone la versione originale era «chi mai sarà quell'uomo in frac», poi trasformata in «di chi sarà quel vecchio frac» per dissimulare il tema del suicidio, evitando di sottolineare il contrasto tra l'uomo in frac e il vecchio frac che galleggia da solo sotto i ponti nel finale della canzone.
Reincisioni
La canzone fu reincisa in seguito 5 volte da Modugno (6 se si considera una versione inedita pubblicata postuma nell'album Io, Domenico Modugno "Inedito").
Cover
Tra le reinterpretazioni sono da ricordare quella incisa dall'amico-nemico Claudio Villa nel 1963 nell'album Claudio Villa canta Modugno, quella realizzata da Enrico Ruggeri, che la incise dapprima dal vivo nel 1984 nell'album Presente, e poi, qualche mese dopo, in studio nella compilation Festivalbar 1984. L'ultima cover è stata realizzata, invece, nel 2008 ed appartiene al gruppo italiano dei Tiromancino in duetto canoro con i Negramaro.
Video E vene 'o sole (o Sole sole sole)
Canzone allegra in napoletano che parla del sole, del mare e dell'amore, una delle più significative e tra le prime di Modugno in quel dialetto; il testo è di Riccardo Pazzaglia (mentre Vecchio frack è scritto interamente dal cantautore pugliese).
Cantu d'amuri/Tempu d'estati è il diciassettesimo singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Il singolo fu stampato all'epoca contemporaneamente sia a 78 che 45 giri.
Penultimo singolo di Modugno durante il periodo RCA, ebbe un riscontro commerciale bassissimo e forse questo contribui al suo successivo divorzio artistico da quella casa discografica. Per questo motivo quindi le canzoni sono oggi molto rare.
Entrambe le canzoni non furono mai più ristampate né reincise da Modugno.
Musetto/Io, mammeta e tu Da Wikipedia
Musetto/Io, mammeta e tu è il 18° singolo di Domenico Modugno.
Il disco
Fu l'ultimo singolo di Modugno per la RCA Italiana, infatti passerà qualche settimana dopo la pubblicazione del disco alla Fonit, che non si era ancora fusa con la Cetra. Le due canzoni ebbero un buon successo, soprattutto la seconda, inoltre il singolo fu stampato dalla casa contemporaneamente a 78 che 45 giri.
Musetto
La prima è una canzone molto romantica e soft in cui Modugno parla ad una ragazza un po' snob, dicendole che è più bella senza trucco; come ha raccontato lo stesso cantautore, la canzone gli era stata ispirata dalla moglie Franca Gandolfi.
Modugno in seguito disse: « "Musetto" non è una canzone reazionaria o conservatrice: è piuttosto un gioco, uno scherzo."Musetto" è mia moglie: volevo che non si truccasse più e che non si tagliasse i capelli, perché a me piaceva così. Era la paura di perdita dell'originalità e la conservazione della bellezza. E poi le dicevo "Non usare parole come roast-beef o frappé, non americanizzarti anche tu". Non è simpatico nemmeno ora che i giovani amino tanto tutto ciò che sa di estero. Era una canzone contro la moda dell'americanizzazione »
(Domenico Modugno, 1979)
Fu la seconda ed ultima canzone del primo periodo RCA di Modugno incisa in italiano (la prima era stata Vecchio Frack); "Musetto" partecipò alcuni mesi più tardi al Festival di Sanremo, interpretata da Gianni Marzocchi e si classificò all'ottavo posto; venne in seguito incisa anche dal Quartetto Cetra, che ne propose anche una divertente parodia in televisione.
Io, mammeta e tu
La seconda canzone, una delle più note di Modugno, è stata scritta per il testo da Riccardo Pazzaglia, e racconta le divertenti vicende di due ragazzi che non possono godere del loro amore, per via della megera mamma di lei che li segue dappertutto; è stata spesso reincisa dal cantautore, a volte aggiungendo personaggi della famiglia e brani recitati.
Dalla canzone venne tratto un omonimo film (con lo stesso Modugno e con un'irresistibile Tina Pica), diretto da Carlo Ludovico Bragaglia. Verrà anche reinterpetata da Renato Carosone e da Massimo Ranieri.