Per amore mio è un album di Roberto Vecchioni pubblicato nel 1991. Il disco è dedicato al personaggio Sancho Panza del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.
Tracce
Horses Tema del soldato eterno e degli aironi (seconda voce di Andrea Mirò) Che dire di lei Lamento di un cavaliere dell'ordine di Rosacroce (Cip e Ciop) Piccolo pisello (a Ghigo) Piccole donne crescono Algeri Per amore mio (gli ultimi giorni di Sancho P.) Tommy Quelli belli come noi (con Francesco Nuti)
Lamento di un cavaliere dell'ordine di Rosacroce (Cip e Ciop)
Video
Piccolo pisello (a Ghigo) Piccolo pisello mio figlio di cento madri buffo lì su quelle scale con gli slip a quadri guarda che nessuna donna mai ti canterà nessuna ti capirà forse ti amerà finché parlerai ameranno le tue parole ma se muovi un dito diranno dove vuoi arrivare e diranno che ti alzi senza un motivo che fai male perchè sei vivo e sei cattivo. Cosa sognerai la notte quando avrai paura piccolo pisello mio piccola avventura forse sognerai che è dolce quella tua rugiada che ti nasce dentro e poi non sa la strada. Piccolo pisello mio che fai pipi stanotte e sei orgoglioso di te per aver fatto a botte tutto quello che farai lo farai per lei per esser bello agli occhi suoi anche se non lo sai. cosa sognerai la notte quando io non ci sarò piccolo pisello mio cosa ti lascerò.
Scusa se ti chiedo scusa se non sono lo stesso, come quei giorni che amavo i sogni tuoi, tu però te lo ricordi te l'avevo detto portati dietro l'acqua perchè faremo tardi portati dietro l'acqua perchè faremo tardi.
Io non voglio morire per un'altra canzone, Algeri dietro le mie spalle che non cambia mai troveremo carovane senza più ricordi portati dietro l'acqua perchè faremo tardi perchè faremo tardi.
Com'eri bella quella sera nel mio cuore l'ultima sera che finisce il primo amore. Com'eri bella che nemmeno ti guardavo e così bella che nemmeno ti parlavo. com'eri bella quella sera nel mio cuore.
Forse tutta la mia mente è diventata sabbia, eravamo noi, ricordi, quelli della rabbia, non voltarti perché non rivedresti Algeri, portati dietro l'acqua perché faremo tardi.
Tommy era lì davanti e sorrideva ma sul quel piatto di riso mi lasciava per non farsi capire parlò dei denti e che avevo bisogno di altri appuntamenti. Se l'hai messo vicino a un assassino toglilo di lì Signore. Tommy non aveva niente da sognare aveva già passato tutto il suo avvenire nel suo giardino degli alberi incrociati dove i dolori non sono segnati. Notte lunga notte breve notte impossibile per la neve notte nera come il mare notte che correvo senza mai arrivare. Ora facciamo due conti io e te Signore quel giorno Tommy tirò una corda al cielo poi non si vide più non c'era niente così metterla al collo gli sembrò divertente ma Tommy è smarrito così piccino che non puoi abbracciarlo... almeno. Fa che sia una notte breve. Fa che l'inverno gli sia lieve quando poi sarà il momento digli che io c'ero e non ho fatto in tempo. Dagli un attimo di madre contro i tuoi regolamenti fallo, tanto chi ti vede toglilo dai miei che ne ho già avuti tanti.
Quelli belli come noi (con Francesco Nuti) Stavamo svegli tutta notte per niente con una stella di fronte con i ciclisti appiccicati sui tappi al mare e un tuffo al cuore per due occhi distratto amore. Hanno sognato con la prima Ferrari dietro gli occhiali di Ascari e cento lire per tre dischi e per dirle amore e diventare rossi in faccia senza più parole e sono quelli belli come noi che non cambieranno mai con il fegato a Pinot l'Attesa di Godot e il cuore di Pierrot e invece quelli brutti come voi non ci fregheranno mai sempre svegli a colazione sempre pronti a un'emozione che non proverete mai Sulla seicento ci volevan provare gli si incastrava la Zip birra Peroni e la Pasta del Capitano quando John Wayne non era poi tanto americano un due tre c'è la figlia del re che vuol stare con te una notte sola un due tre la più bella che c'è domattina ti taglierà la gola e che fa Quelli belli come noi hanno donne che non sai fan l'amore in un sorriso lontano ed indeciso che non capiresti mai. Quelli belli come noi non dimenticano mai quella prima volta che... e quell'altra volta se... e poi finalmente te!
Voci a San Siro (1992) è un minialbum del cantautore Roberto Vecchioni. L'album è allegato all'omonimo libro di Sergio Secondiano Sacchi per la Arcana Editrice. Il titolo prende spunto da una delle più belle canzoni del repertorio del cantautore Luci a San Siro.
Il disco
Il disco comprende quattro canzoni (di cui tre inedite ed una, Quello che non sai, già incisa da Andrea Lo Vecchio nel 1967) che Vecchioni ha scritto in tempi diversi e che fino al momento della pubblicazione del libro non avevano trovato collocazione negli album dell'artista. Le incisioni sono invece state effettuate per l'occasione. La canzone Waterloo è stata poi presentata al Club Tenco nell'anno 1997 e fa parte della raccolta Roba di Amilcare che, pubblicata nel 1999, contiene alcune delle interpretazioni che vari artisti hanno fatto nel corso degli anni nella rassegna canora.
Tracce
Addio alle armi (scritta nel 1990) Waterloo (Scritta nel 1974) Quello che non sai (Scritta nel 1967) Camion (Scritta nel 1973)
Il template sinottico
Video
Addio alle armi
Questo sarebbe il mondo che avevamo sognato, l'insulto che a vent'anni mi aveva innamorato, la consunzione rosa del cielo nella sera, la parola d'amore sospirata leggera. Io da questo strisciare e fingere poesia non conosco nessuno, nessuno è casa mia e ho guardato lontano cercando di vedere... Addio alle armi addio, addio alle armi, addio alle armi, solo non odiarmi addio alle armi, addio, addio alle armi. Questo sarebbe il mondo che volevo cambiare. Per poi farmene cosa, che non fosse giocare? Invenzione del freddo, e il sangue sempre rosso, la voglia di buttarvi tutto l'amore addosso. La palla di biliardo che perde tutti i punti per rompere la noia di essere vincenti, le campane di Barga che sussurrano: dormi... Addio alle armi addio, addio alle armi, addio alle armi, solo non odiarmi addio alle armi, addio, addio alle armi. Questo sarebbe il tempo che inventa la memoria, la fine di un amore che fa grande una storia, filosofi a incastrare sentimento e pensiero, partita che finisce da sempre zero a zero. Coglionate di "forse", di "poi si può cambiare" e l'inganno dei sensi che ti fanno impazzire, i figli, i figli forse solo per non finire... Addio alle armi addio, addio alle armi, addio alle armi, solo non odiarmi addio alle armi, addio, addio alle armi.
Video
Waterloo
Aspetterà, la gente aspetterà in fondo io son l'unico che torna mi guarderà con gli occhi di una mamma: dov'è mio figlio, l'hai visto a Waterloo? E gli dirò: ho combattuto anch'io, volavan basse, ma non colpivan Dio, ho preso in braccio più di un compagno andato e ho preso a botte finchè mi ha retto il fiato. Amica mia, stasera non ho poesia, amica mia, ma cosa credi che io sia? amica mia, almeno a te, a te non mentirò: son stato il primo a menar via da Waterloo. L'amore l'ho perduto per la via, di tante idee nessuna è casa mia, e adesso credo che gli uomini son buoni, gli asini volano e tre per tre fa sei. Non lo so, chi ha vinto non lo so, e non mi va nemmeno di saperlo che tanto qui si muore sempre noi, è Waterloo che non finisce mai. Amica mia, stasera niente poesia, amica mia, il tempo se la porta via, amica mia, volevo anch'io crederci ancora un po': morir per niente, però tra i fiori di Waterloo.
La strada è lunga ancora io tiro via, via, via, dorme il compagno vicino, sogna ben altra compagnia. I fari di quest'ora mi fanno male e tiro via eppesa sul finestrino mi strizza l'occhio la Sophia ricordi almeno tu le lunghe strade che non finiscon più in mezzo a fiori che ho attraversato per anni insieme a te paesi in allegria, chilometri di noia. Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Fermiamoci mezz'ora il tempo della trattoria minestra calda e fagioli e il vino scalda l'ironia ho detto a tutti quanti stasera porto roba mia, in viaggio ascolto la radio c'è solo musica e poi via. Sei stufo almeno tu di queste strade che non finiscon più in mezzo a fiori che non ho mai il tempo di cogliere per lei lei non li ha chiesti mai, ma non è giusto sai. Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? Chi ti aspetta camion chi ti aspetta in fondo alla strada? C'è la donna mia, la famiglia mia, c'è casa mia, la vita mia...
Blumùn è il diciannovesimo album del cantautore italiano pop Roberto Vecchioni, il secondo pubblicato per la EMI, nel 1993. Il disco ha ottenuto un buon successo commerciale, raggiungendo la terza posizione della classifica italiana. Il brano "Paco" è dedicato al cane di Vecchioni, morto dopo aver dato tanto soddisfazione al proprio padrone.
Tracce
Blumùn Angeli Euridice Rossana Rossana (Berg e Rac) Paco Saggio di danza classica e moderna Gli amici miei Il mago della pioggia Tornando a casa Fammi vedere tu Blumùn (Reprise)
Rossana Rossana (Berg e Rac) Rossana, Rossana, non ce la faccio più a vivere col cuore dentro il naso; lontana, lontana bellezza che eri tu, lo specchio per sorridere di me Io sono quello di ieri che ti cantava nella notte, e ho nelle mani soltanto stelle rotte: l'ombra perduta tra i rami che non potevi mai vedere, mentre quell'altro saliva e ti faceva l'amore, l'amore, l'amore... Rossana, Rossana, il tempo vola e ah, non è più tempo di chiamarti amore; Rossana, Rossana, che brutta eternità desiderarti e non averti mai. Io sono l'altro di ieri che non cantava nella notte, aprivo solo la bocca, facevo finta forte; e ti ho bagnato d'amore che non ne ho più nessuna voglia: mentre quell'altro sognava, sognava dietro la soglia, sognava Rossana, Rossana, che fame, amore mio, ma quante bocche avevi e quante mani? vicina, vicina.. ancora e sempre più che bello fu distruggerci così Rossana, Rossana, adesso non lo so se ho vinto io o lui che ti sognava: Rossana, canzone che non ho scritto mai, ma ripeteva all'infinito te
Dormi dormi amico mio vecchio ladro di conigli, scopatore senza fine, zio e nonno dei tuoi figli; ti ho pescato in mezzo ai fiumi, con le spine nel sedere, navigante nei pattumi con gli amici di quartiere; mi sei morto cento volte e sei vivo non so come, sublimando come un'arte la rapina e l'evasione; sì lo so che c'era amore quando mi mettevi sotto, e che stavi sempre in piedi quando non andavo a letto... ma con quegli occhi da pazzo spalancati nella notte, a te andava soltanto di scopare e fare a botte: Dormi, ma perché non dormi mai? Pensavo: dormi, pure tu ti stancherai!": non dormivi mai Ma sei stanco e il tempo passa, fai fatica se ti chiamo, sulla tua poltrona rossa come un vecchio gentiluomo; come se volessi ancora far le corse contro il treno; come quando ti accorgevi dei miei passi da lontano; Stai tranquillo che abbiamo chiuso tutte le persiane; e bambini nessuno te li tocca, stanno bene: Dormi, sei stato un grande cane adesso dormi, hai fatto tutto bene: ora è il turno mio, resto sveglio io.
In questa storia che diventa tempo in questo tempo che diventa amore, ho conosciuto ragazze ridenti fuggenti nel giro di poche ore, e con due ali di cera mi sono permesso di andare a toccare il sole; qualche sorriso di madre fa crescere in fretta fa bene alla pelle e al cuore. che è tutto da dimostrare; ho ereditato la terra che aveva mio padre, ovvero le sue parole; e guardo l'alba che insegue il tramonto, che insegue la notte per far l'amore; e sento te che mi riempi la stanza e la vita ché niente può farmi male, e penso Dove saranno gli amici miei, quelli del tempo che c'era lei? come vorrei... cosa darei... dove saranno gli amici miei? amore, amore, tienimi forte la mano e aiutami a ricordare: io sono un piccolo uomo sotto un piccolo vetro che non si può più spezzare; vorrei mandare in frantumi memoria, pensieri, almeno per un saluto; e avere ancora vent'anni, ancora tutto da dire per un minuto. E chiudo gli occhi più forte del tempo, però tu non mi lasciare; e all'improvviso li vedo: lontani, vicini, gli stessi di mille sere; e sento tutte le voci: la dolce, l'acuta, la tenue la disperata; e devo chiedere scusa a qualcuno, ricordo... ma forse è una puttanata, stasera Tornano tutti gli amici miei, forse non sono partiti mai: erano qui dentro di me e non l'avevo capito mai; tornano tutti gli amici miei, noi non ci siamo lasciati mai, e sono qui dentro di me, tornano tutti gli amici miei.
C'è solo un po' d'amore che mi è rimasto qui, e non so dove metterlo un amore così: vedessi come canta, vedessi come danza, vedessi quante volte si sposta, si muove per la stanza; e dice di conoscermi, di essere qui per me; di tanto in tanto mi ricorda qualcuno che non c'è: però mi sembra strano non rivederti più conosci questo amore tu? C'è un filo di dolore che mi hai lasciato qui, però non mi fa troppo male un dolore così: cammina con i passi lievi di un bruco sopra il cuore, se mi distraggo un attimo e ti risento dire: "Sali sul palco, muoviti, fagli vedere tu! dai, và là fuori e mangiali, fagli vedere tu" E allora adesso sbrigati, fammi vedere tu, come si fa per non pensarti mai più. Guarda se si può piangere, per un amico, poi, come nessuna donna al mondo mi ha fatto pianger mai! E vienilo a riprendere, non lo lasciare a me; è piccolo e mi chiede sempre di te.
Il cielo capovolto è un album di Roberto Vecchioni, pubblicato nel 1995 dall'etichetta discografica EMI.
Tracce
Le mie ragazze Dove? Le lettere d'amore (Chevalier de Pas) Il cielo capovolto (Ultimo canto di Saffo) Il tuo culo e il tuo cuore L'amore mio Il mio piccolo genio Piccoli stupidi Hotel dei giorni immobili Conversazione con una triste signora blu
Fernando Pessoa chiuse gli occhiali e si addormentò e quelli che scrivevano per lui lo lasciarono solo finalmente solo... Così la pioggia obliqua di Lisbona lo abbandonò e finalmente la finì di fingere fogli di fare male ai fogli... E la finì di mascherarsi dietro tanti nomi, dimenticando Ophelia per cercare un senso che non c'è e alla fine chiederle: "scusa se ho lasciato le tue mani, ma io dovevo solo scrivere, scrivere e scrivere di me..." E le lettere d'amore, le lettere d'amore fanno solo ridere. Le lettere d'amore non sarebbero d'amore se non facessero ridere. Anch'io scrivevo un tempo lettere d'amore anch'io facevo ridere; le lettere d'amore, quando c'è l'amore, per forza fanno ridere. E costruì un delirante universo senza amore, dove tutte le cose hanno stanchezza di esistere e spalancato dolore. Ma gli sfuggì che il senso delle stelle non è quello di un uomo, e si rivide nella pena di quel brillare inutile, di quel brillare lontano... E capì tardi che dentro quel negozio di tabaccheria c'era più vita di quanta ce ne fosse in tutta la sua poesia; e che invece di continuare a tormentarsi con un mondo assurdo basterebbe toccare il corpo di una donna, rispondere a uno sguardo... E scrivere d'amore, e scrivere d'amore, anche se si fa ridere; anche quando la guardi, anche mentre la perdi quello che conta è scrivere. E non aver paura non aver mai paura di essere ridicoli; solo chi non ha scritto mai lettere d'amore fa veramente ridere. Le lettere d'amore, le lettere d'amore, di un amore invisibile; le lettere d'amore che avevo cominciato magari senza accorgermi; le lettere d'amore che avevo immaginato, ma mi facevan ridere magari fossi in tempo se avessi ancora il tempo per potertele scrivere...