Bei tempi (1985) è un album del cantautore Roberto Vecchioni che si avvale della collaborazione di Michelangelo Romano.
Il disco
Come in Hollywood Hollywood anche qui si coglie un nuovo modo di concepire, oltre all'amore, anche l'arte; inoltre si analizza a fondo il rapporto tra la realtà e il sogno, tema molto caro a Vecchioni. Importante è anche la figura della donna che è dipinta come l'altra faccia della medaglia dell'uomo e non è stretta in ruoli stereotipati. Esempio calzante di questo tema è Piccolo amore dove la donna è narrata nel suo fare quotidiano e l'amore è riportato a un aspetto terreno e non ideale [...Piccolo amore, piccolo amore/che pena quelli con un grande amore...]. Figura femminile forte è invece Fata stanca di attendere l'uomo partito per la guerra se ne va via. Il brano è un ideale seguito de "Il castello", (in Calabuig...) dalla identica melodia, l'arrangiamento quasi uguale, e le medesime immagini poetiche. Come racconta lo stesso Vecchioni in Voci a San Siro, La mia ragazza è dedicata a Daria Colombo, la sua seconda moglie, e parlando di lei nel finale la paragona al suo lavoro « la mia ragazza è il mio mestiere » ...volendo indicare l'impegno necessario a portare avanti un rapporto di coppia, impegno simile a quello che si mette in un'attività professionale. In Millenovantanove, e in Gaston e Astolfo che ne è il prologo, uno stornello cantato da Ornella Vanoni, Vecchioni affronta invece il tema del doppio, ovvero il conflitto tra il Dr. Jekyll e il Mr. Hyde che c'è in ognuno di noi. Lo fa descrivendo i due guerrieri al tempo delle crociate che sono anche amanti, o meglio il pensiero di uno dei due che al ritorno dalla guerra rimprovera all'altro di aver scordato l'amore che li legava. I due guerrieri sono di carattere diversissimo, rissoso e spaccone il primo quanto sensibile il secondo. I due rappresentano parte della stessa personalità di Vecchioni, due parti eternamente in conflitto. Tenerli in equilibrio dovrebbe essere il segreto per una vita felice. La tematica del doppio è spesso ricorrente nelle canzoni di Vecchioni, oltre che in questo album, la possiamo trovare in Parabola (con il dualismo tra i fratellastri Poeta e Ragioniere), in Canzonenoznac (storia di due personaggi che vengono presentati nel testo come nemici e che credono di essere diversi ma in realtà sono la stessa persona), Montecristo [...c'è al mio posto...un manichino...], Milady [...sono io in tournée, quello a casa è un altro me stesso] e in molte altre canzoni. Anche in Livingstone (che riprende il tema musicale di Canzone in cerca d'autore) un apparente triangolo amoroso ci riporta invece allo sdoppiamento di personalità dove si ritrova l'esploratore David Livingstone, scomparso nella giungla e poi ritrovato, e il vivere borghese rappresentato dalla vita mondana di Riccione. Anche qui partecipa Ornella Vanoni che canta un verso in lingua tedesca.
Tracce
LATO A
Bei tempi - 4:57 Livingstone - 3:12 La mia ragazza - 4:56 Piccolo amore - 4:40
LATO B
Gaston e Astolfo (La vera storia di) - 2:30 Millenovantanove - 6:26 Fata - 5:56 Fratel coniglietto - 3:02
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Bei tempi
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Livingstone
(Freulein darf ich mit sie glukich sein?) (Signorina posso essere felice con lei?) Lo so può succedere a tutti di passare un'estate a Riccione però lui non era previsto col costume da bagno arancione E corre col pallone di gomma ma lo sa che è in età da marito e in fondo basterebbe una donna per dimenticare un amico Che brutta gente senza cuore che brutta gente senza onore che poi ti passa anche la voglia di cantare gente che è meglio non sapere gente che è meglio non vedere meriterebbe di soffrire per amore ma di un amore quello vero ma di un amore quello che È lei con quegli occhi sinceri che gli stira camicie e pensieri gli brucia la sua vena migliore e lui ride beato d'amore ed io non riesco a dormire e ogni notte lo sento cantare.
La mia ragazza La mia ragazza è alta e ha lunghi sguardi duri si voltano a guardarla per i suoi occhi scuri si mangiano le mani quelli che non ce l'hanno che l'hanno conosciuta e non la rivedranno La mia ragazza ha un figlio e lunghe calze nere si mette un dito in bocca prima di far l'amore si muove come il mare fra l'Africa e la Spagna voi non ci crederete la mia ragazza sogna. Amore mio che sogni amore ballerino che corri sopra il filo ed io cammino legato al tuo sorriso cammino sopra il fuoco prendi una carta che ti insegno un gioco Amore come il vento amore divertente che corri sui pensieri della gente qualcuno ti ha sorriso qualcuno dice che la mia ragazza è la mia ragazza è La mia ragazza è bella bella che non ragiono bella che più ci parlo e più mi sembra un uomo si mangiano le mani quelli che non ce l'hanno che l'hanno conosciuta ma non la rivedranno Amore mio che sogni amore ballerino tu corri sopra il filo ed io cammino capelli neri neri capelli rosso fuoco gira la carta che cambiamo gioco Gira la carta e sogna il vento e la fortuna la mia ragazza vola sulla luna ma chi l'ha vista giura che rassomiglia a me la mia ragazza è la mia ragazza è il mio mestiere è il mio mestiere
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Piccolo amore
Piccolo amore piccolo amore che pena quelli con un grande amore quelli con la pistola in mano se guardi un altro oppure ci lasciamo che bella novità la prossima carezza che verrà Piccolo mondo dove ti prendo e piccolo tornare sorridendo piccolo letto dove puoi dormire che è un altro modo poi di far l'amore e stare insieme a te con tutta la dolcezza che c'è in me Ma in fondo son parole che il giorno che ti ho perso chissà che cada a pezzi l'universo e non farei che dire e non saprei che fare di tutti i giorni che ti ho detto amore Di tutti i giorni che ti ho detto amore di tutti i giorni che ho pensato amore di tutti i giorni che ho inventato amore sognato amore cantato amore di tutti i giorni che ti ho detto amore di tutti i giorni che ti ho scritto amore piccolo amor non c'è niente al mondo più grande in fondo di questo amore Che piano piano muove i tuoi capelli e si risveglia nei tuoi occhi belli e che ogni giorno come fosse il primo si guarda intorno come un bambino Piccolo amore piccolo amore che bravi quelli con un grande amore verrà l'inverno e chi ci vuol male per noi non sarà niente di speciale e se ci lasceremo sarà per poco sai ci rivedremo Ma queste son parole che il giorno che ti ho perso chissà che cada a pezzi l'universo e non farei che dire e non saprei che fare di tutti i giorni che mi hai detto amore Di tutti i giorni che ti ho detto amore di tutti i giorni che ho pensato amore piccolo amore non c'è niente al mondo più grande in fondo di questo amore che muove l'aria e muove i tuoi capelli e si risveglia nei tuoi occhi belli e che ogni giorno come fosse il primo si guarda intorno come un bambino.
Ippopotami (1986), è il 16° album di Roberto Vecchioni. L'album vede come autori, oltre a Vecchioni, anche lo stesso produttore: Michelangelo Romano.
Il disco
È sicuramente uno dei dischi meno riusciti di Vecchioni e, probabilmente, il disco che, con il suo insuccesso commerciale, ha contribuito al divorzio artistico tra Vecchioni e Michelangelo Romano. L'idea della traccia che dà il nome all'album è quella di polemizzare contri gli "ippopotami", ovvero i trasformisti, gli yuppy, gli uomini in carriera. Le tre sottotracce facenti parte della traccia Nel regno di Napoli trattano il modo diverso di concepire la vita e di esprimersi dei nobili rispetto al popolo. La lingua francese e il dialetto napoletano si mescolano rappresentando rispettivamente la nobiltà e la miseria.
Musicisti
Demo Morselli - fiati Amedeo Bianchi - fiati Mauro Paoluzzi - pianoforte e tastiere varie, basso, sintetizzatore, drum concept, chitarra elettrica e chitarra folk I piccoli cantori - voce
Tracce
Nella prima edizione dell'album, le ultime tre tracce erano presenti solo nella cassetta abbinata all'LP.
Sogni d'oro - 5:18 Indiscreto - 1:41 Aimez-vous Chopin (Una serata normale) - 5:12 Oltre il giardino - 2:23 Chiari di Luna - 5:53 Ippopotami - 9:06 Notturno (parlato su base musicale) - 4:00 Nel regno di Napoli
Miseria e nobiltà - 3:10 L'oro di Napoli - 3:31 Le voci di dentro - 1:14
Cassetta allegata
Appunti, intervalli, prove, provini e frammenti - 7:30 Così lontani dalla riva - 2:48 E noi, le voci e le parole - 2:26
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Sogni d'oro
E ti saluto, perché sono stufo va avanti tu, mi vien da ridere stasera per aver scritto tante parole solo per dire:"Mi ricordo di un amore". Ninna oh, ninna oh, il mio bimbo a chi lo do? E arrivederci, è l'ora di scordarci di quelle donne che han pensato di lasciarci di quelle sere che c'è mancato il cuore di aver creduto o fatto credere o sognare. Ninna oh, ninna oh, il mio bimbo a chi lo do? E ti saluto per quello che hai voluto e ti saluto per il tempo che hai buttato per le tue mille contraddizioni e per il buffo coso che hai nei pantaloni. E buonanotte, e se non dormi bene cambia la posizione, il sonno poi ti viene domani è adesso, domani è già passato: scrivi una bella canzoncina per chi hai amato. Ninna oh, ninna oh, il mio bimbo a chi lo do? Lo daremo all'orco nero o alla fata se è sincero.
C'est un jour de joie que je viens de vivre c'est un jour d'ennui que je vais d'avoir: Le premier qui passe comme le dernier qui vient sont toujours deux jours que je sais d'aimer. Nous aurons deux jours: et voilà le vivre le premier en avril le dernier comme en hiver parmi le souris d'une femme qui va et qui vient parmi les enfants qui sommes nous memes. J'ai seulment deux jours: et voilà le vivre ce sont deux jours trop courts pour pouvoir chanter mais je suis un homme et je ne veux rien oublier ce sont tuojours deux jours que je sais d'aimer Nous aurons seulment des reves à vivre le premier c'est l'amour le dernier c'est ton amour mal joui comme un ami qui va et qui vient e joui vite pour n'etre pas nous memes.
(È un giorno di gioia che ho appena vissuto è un giorno di noia che sto per incontrare: il primo che se ne va così come l'ultimo che viene sono sempre due giorni che so d'amare. Noi avremo due giorni: e "voilà le vivre" il primo in aprile l'ultimo come in inverno fra i sorrisi di una donna che parte e che torna in mezzo a quei bambini che siamo proprio noi. Io ho solo due giorni: e "voilà le vivre" sono due giorni troppo brevi per poter cantare ma io sono un uomo e non voglio dimenticare niente sono sempre due giorni che so d'amare. Noi avremo soltanto sogni da vivere: il primo è l'amore l'ultimo il tuo amore goduto male come un amico che viene e va e goduto in fretta per non essere noi stessi).
Milady, pubblicato nel 1989 dalla CGD, è un album del cantautore Roberto Vecchioni. Le edizioni musicali dei brani sono le Babajaga - Hippo
Tracce
LATO A
Alessandro e il mare - 5:06 Poesia scritta in un bar - 3:53 Certezze - 4:37 Mariù - 3:53
LATO B
Milady - 3:56 "Leonard Cohen" - 3:17 Gli anni - 3:44 Polo sud - 8:44
Roberto Vecchioni: Milady
Opera recensita da AJM dibaser.it
Artisti collegati: Roberto Vecchioni «"E non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcunon non è mai…»
Gli anni 80 del professore milanese si chiudono così, con un disco in bianco e nero. Dalla copertina alle otto canzoni e all'umore che le caratterizza.
"Milady" è un disco dal parto travagliato per via di controversie con lo storico produttore Michelangelo Romano, un disco che risente di un certo peso, quello delle difficoltà, le lontananze, gli anni, le riflessioni davanti allo specchio. E' un disco fortemente malinconico, triste per volere e costrizione assieme. Roberto sta lì davanti a se stesso e probabilmente beve un Cognac accompagnato dal consueto Toscano, si studia nei riflessi, guarda la propria vita e quello che ne fa parte, i figli che crescono e un giorno li accompagnerai a scuola e non saranno più davvero tuoi. Non scopre nulla di nuovo, e lo canta. "Passano gli anni passano, crescono i bimbi crescono" e Vecchioni impara che "il tempo è bellezza". Così, a tarda notte e con un Baileys al posto del Cognac, "Milady" pare davvero essere il suo specchio, fisso alla parete della camera da letto matrimoniale. "Leonard Cohen" è con ogni probabilità una delle sue migliori canzoni d'amore, dove nelle immagini sbiadite riemerge una nostalgica Venezia, "un albergo di quando mi ami, quando i figli non c'erano ancora ed io solo baciavo i tuoi seni". Strade silenziose in cui non possono correre automobili, una laguna verdastra sulle cui acque fredde galleggia il passato. "Ma è soltanto una scusa Venezia, ci saremmo capiti ugualmente".
Passati i 40 Vecchioni canta quella che è la sua compagna, la donna che lo ha scelto, capisce qual è il senso dello stare insieme nella vita, forse capisce anche dove sta l'amore vero. E si racconta nella sua doppia identità, cantautore costantemente in tour da un lato, padre di famiglia dall'altro: la canzone che dà il titolo al disco, "Milady", rappresenta il primo dei due volti cantato con fare rockeggiante che puzza di anni 80 lontano un chilometro mentre il secondo lo si trova in "Certezze", la quale suona a tratti come una filastrocca. Musicalmente non eccelso, specie negli arrangiamenti che paiono uguali in tutte le canzoni, il disco in questione diventa grande per la sua intimità esposta al pubblico, le sfumature grige che lo colorano di tinte malinconiche e di emozioni soffuse, oltre alla consueta vena poetica fra le più alte nella nostra musica. "Gli anni" vede aprirsi la scatola dei ricordi mentre continuano a cadere fogli dal calendario, "Alessandro e il mare" racconta di soldati e d'acqua, passione di sempre, Alessandro così grande fuori e così piccolo dentro mentre ricorda la fontana dei giardini, "Poesia scritta in un bar" nasce quasi per gioco e "Mariù" è forse il tasto più debole.
Chiude "Polo Sud", lunga e triste confessione di chi ha deciso di partire per dimenticare ma poi ha incontrato il nulla, la voce fredda canta una storia gelida prima che ci si dilunghi un po' troppo in fraseggi e coretti. A quasi tre mesi dal trionfo di Sanremo con una canzone senza infamia e senza lode, ascoltando "Milady" si capisce perchè qualche riconoscimento è stato sacrosanto darglielo, seppur nei momenti sbagliati (ci metto anche il Festivalbar di "Voglio una donna").
Nessuno stupore in questo disco, nessun colpo di scena, Vecchioni è quello di sempre. Ma qui un po' di più.
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Alessandro e il mare
Il tramonto era pieno di soldati ubriachi di futuro fra i dadi le bestemmie e il sogno di un letto più sicuro; ma quando lui usciva dalla tenda non osavano nemmeno guardare: sapevano che c'era la sua ombra sola davanti al mare. Poi l'alba era tutta un fumo di cavalli, gridi e risate nuove; dove si va, passato il Gange, Generale, parla, dicci solo dove: e lui usciva dalla tenda bello come la mattina il sole: come in una lontana leggenda, perduta chissà dove... tornava bambino, e tornava bambino, quando stava da solo a giocare nei viali di un immenso giardino; la fontana coi pesci dai riflessi d'argento, che poteva soltanto guardarla, mai buttarcisi dentro. Non un capello fuori posto mentre entrava a cavallo nel mare, e il cuore, il cuore gli batteva addosso come a una donna che si va a sposare; e tutti lo seguirono cantando senza nemmeno sospettare, e gli andarono dietro contenti di dover annegare. tornava bambino, e tornava bambino, quando stava da solo a giocare nei viali di un immenso giardino; la fontana coi pesci dai riflessi d'argento che poteva solo guardarla mai buttarcisi dentro. E mentre si voltava indietro non aveva niente da vedere; e mentre si guardava avanti niente da voler sapere; ma il tempo di tutta una vita non valeva quel solo momento: Alessandro, così grande fuori, così piccolo dentro.
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Poesia scritta in un bar
Poesia scritta in un bar sopra l'onda dei mar butta male corsar: la luna è piena Tutti quelli che dan tutti questi che san caravan caravan l'aria è serena Tu mi cerchi di dir jo no quiero entendir voglio solo tenir la mia cabeza Strette strette le man per fermare ma invan i pensieri che van con la cerveza Sono stata puttana coi miei dieci mariti uno per settimana ma li ho tutti traditi non ho fatto godere mai l'amore a nessuno mi son fatta pagare dieci per uno Dove cresce il limon lì c'è l'uomo che è bon canta tante canzon e un po' si incazza Dove cresce il milion lì c'è l'uomo che è bon, gli altri tutti coglion: l'è un'altra razza Si potrebbe anche far quasi come aspettar tanto sono una star e chi m'ammazza? Poesia scritta in un bar sul Martini a versar basterebbe trovar una carezza. Sono stata puttana coi miei dieci mariti uno per settimana ma li ho tutti traditi non ho fatto godere mai l'amore a nessuno mi son fatta pagare dieci per uno Sono stata puttana coi miei dieci sorrisi uno per settimana e li avevo decisi non li ho fatti godere mai per niente a nessuno ma li ho fatti pagare uno per uno.
Passano gli anni passano crescono i bimbi crescono Ritorni come un brivido su questo palcoscenico però ti sento timida, timida Tu che tenevi tutti i fili del cuore con due mani così lievi che sentivo dolore solo un po'... Non ti ho più vista piangere Non ti ho più vista ridere eri una voce fragile, fragile Abbiamo smesso d'inventare parole senza mai trovare quella che voleva dire vivere, vivere Milady non lasciarmi mai, ti voglio bene come sei, Milady madre amante e figlia, la sola che mi rassomiglia; Milady smettila di bere, ti spacco in testa quel bicchiere, sei vecchia e sembri un bambina, e vesti ancora da regina, Milady goccia su una foglia Milady... io non ne ho più voglia... Sono cambiato? Dimmelo; sei tu diversa? Parlami, sei sempre stata piccola, piccola: Io ti perdevo e mi sentivo vincente, ma non c'è¨ stato mai verso di cambiarti con niente come te; non ti ho venduto l'anima, lasciami in pace, lasciami come mi sento stupido, stupido: Voglio una storia d'amore più vera, una donna che mi parla e che mi aspetta la sera vattene, vattene Milady non lasciarmi mai, senza di te cosa farei, Milady cipria sotto gli occhi, Milady persa negli specchi; Milady non hai voce e canti, in un teatro a fari spenti, Milady bolla di sapone, e ballerina di balcone: Milady il tempo è un soldatino che scrive lettere a nessuno Milady non lasciarmi mai, ti voglio sempre come sei, Milady strada di Parigi, Natale con i tre re magi; Milady ho perso la tua spilia Milady, Dio, come sei bella
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"Leonard Cohen" C'è soltanto un albergo a Venezia è l'albergo di quando mi ami quando i figli non c'erano ancora ed io solo baciavo i tuoi seni quando i fogli volavano in alto quando tutto quel poco era molto perché ti amavo oh se ti amavo quanto ti amavo E la gente sorride a Venezia si ricorda di quando passavi coi pensieri che avevano fretta e le gambe che non le mostravi ricorda che c'era anche un uomo due occhi di un altro mattino Perché ti amava se ti amava quanto di amava c'è un vecchio cortile a Venezia dove vanno a finire i ricordi se hai voglia di quella carezza ci porto perché sono verdi gli alberi di quella sera la luna che c'era e non c'era Perché mi ami e non mi ami quanto mi ami Ho imparato che il tempo è bellezza ho imparato anche a fare l'amore noi due siamo rimasti a Venezia ci saremmo capiti ugualmente Perché ti amo Oh se ti amo Quanto ti amo