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Il capolavoro
Si svegliò, guardò nell'alba e l'alba
era lì senza memoria;
camminò la terra ormai da anni
senza tempo e senza storia:
e fin dove gli occhi andavano
non un suono, non un fiore
rise e raddrizzò le sagome
dei suoi alberi in cartone;
strinse in tasca i semi inutili
come il torto e la ragione:
nel cervello già sfumava l'ombra
e con l'ombra ci viveva...
s'infilò come abitudine
l'ago, quello di ogni sera
e i fantasmi ritornarono
per tenerlo vivo ancora
"Dormi ora, dormi piano:
sei bambino sui sentieri,
l'orzo cresce, l'aria è buona
proprio come ieri;
dormi, forse c'è qualcuno
dormi, forse non sei solo;
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro,
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro"
Ma il silenzio dei fantasmi intorno
si riempì con un rumore
e un cavallo appena nato un giorno
lo guardò senza capire;
annusò quel poco d'alba
fece un passo ma cascò.
Cercò per valli e giorni e mesi
l'erba e l'erba non trovò:
e sudò per farlo stare in piedi
ci provò e ci riprovò
qualche favola degli uomini
Ogni sera gli inventò:
ma era disperato e inutile
dargli fiato vicino,
era come allontanarsi un po'
la pistola di un mattino...
"Dormi ora, dormi Piano,
che le stelle vanno via;
dormi, ti alzerai domani
cosa vuoi che sia?
Dormi e tornerà la neve
dormi, il grano sarà d'oro;
dormi e vivi tu sei l'ultimo capolavoro:
tu sei l'ultimo Possibile capolavoro"
Il castello
E se passate fate piano
che Fata dorme dal mattino
che l'uomo per la guerra le partì
e dietro la collina si sbiadì
e nel castello sopra il fiordo,
la luce sfiora per ricordo
le coppe che restarono così;
e il vento smuove le vetrate
e a volte un'eco di risate
un tempo risuonavano da lì
ma non passateci d'aprile
che non potreste più vedere
le rose come quando lui era qui;.
E quando c'era lui le sale
erano piene mille sere
di gente e luci e scherzi di buffoni,
e feste fino all'alba e poi canzoni;
e lui stringeva fra le dita
la pietra verde della vita
e chi partiva sempre ritornò
tornò anche un figlio trovatore
scappato senza far rumore
per altre luci che poi non capì
e un drago fatto con la paglia
bruciava all'alba sulla soglia
perche il dolore non entrasse lì.
Tu che ne sai che passi e guardi
di Fata e tutti i suoi ricordi
del sogno che ha battuto la realtà?
La polvere si è fatta antica
e sul sentiero c'è l'ortica
ma Fata non ci crede e non lo sa.
Ha fretta e l'abito è sgualcito
ma è la gran sera che ha aspettato
e il conto della sabbia è fermo già
e lui che bussa e lui che torna qua,
e si riaccendono le luci
ad una ad una stanze e voci
e servi e cani ancora tutti là:
è lui, sorride sulla porta
è lui, lo stesso di una volta
ma chiede scusa e non l'abbraccerà;
ha gli occhi stanchi, è sempre bello
ma tiene addosso quel mantello
che non si toglie e non si toglierà.
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:32. -
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L'estraneo
Lontano, lontano
qualcuno mi darà la mano
lontano, lontano...
Dai dottori di Smirne ho imparato
il triangolo e il libro della vita
scorreva piano fra le dita;
coi mercanti di Tebe ho giocato
tutti i sensi di scacchi e di pedine
coi chicchi bianchi e le palline;
e dai profughi celti ho visto segni
per capire le stelle e aprire un velo
e far salire menhir al cielo.
Sotto i portici di Toledo
ho preso un bimbo sero per la mano
e mi portavano lontano i suoi occhi;
e correvo nelle mille sere,
con i dadi fermi nel bicchiere
e intorno amore, amore, amore, amore...
E in un attimo di Granada
ho ucciso per due volte uno stesso uomo
e non chiedevano perdono i suoi occhi...
e correvo nelle mille sere,
con i dadi fermi nel bicchiere
e intorno amore, amore, amore, amore...
E il mio vecchio che sa la verità
guarda il tramonto dalla collina:
da qualche punto lontano
suo figlio tornerà.
E ho imparato le mille posizioni
fra le gambe di donne e di bambini
le loro bocche come fiori
e ho giocato le cento rivoluzioni
la mia rabbia e le cento delusioni
che son mille e son tante
e son belle e son sante il giorno dopo.
E provai ogni droga più che vino,
il linguaggio del bruco e l'assassino
e a saper tutto senza parole.
E in una sera di Gerusalemme
dal vecchio ebreo che contrattava gemme
ho visto un dio che mi veniva incontro
e ho provato tutto per scappare,
ma lui insisteva: "Dài, fatti salvare,
ho tanto amore, amore, amore...".
E in un cortile di Gerusalemme
che aveva scelto lui da chissà quanto
mi abbracciò e baciò e stava delirando,
e aver capito tutto in un istante
fu come morir le morti tutte quante
e non volere essere più niente, niente, niente...
E il mio vecchio che sa la verità
guarda il tramonto dalla collina:
da qualche punto lontano
suo figlio tornerà.
10/03/2011 - intervista
Vecchioni: "Canto per gli italiani:
anche se non lo sanno
sono tutti uguali"
Roberto Vecchioni salirà sul palco di piazza VittorioIl cantautore protagonista della Notte Tricolore
GUIDO TIBERGA
Ipocriti, frustrati, incostanti, malfidenti, mammoni, buffonari, insicuri, irresponsabili. Ecco chi sono gli italiani».
Roberto Vecchioni, è proprio sicuro di voler venire a cantare in Piazza Vittorio? Sa, la chiamiamo «Notte Tricolore»...
«Sicuro? Sono orgoglioso di cantare per l’Unità. Io sono fiero di essere italiano. Molto fiero».
Che cos’è? Una crisi di autostima? Davvero si sente ipocrita, frustrato, incostante eccetera eccetera? In fondo ha appena vinto Sanremo... «Ma l’italiano non è solo quella roba lì, l’italiano va al di là: ci sono cose che a forza di passare dal sangue dei nonni sono arrivate fino a noi».
Per esempio?
«La capacità di muoverci, di difenderci, di trovare sempre soluzioni ingegnose».
La mitica furbizia italiana?
«La mitica cultura italiana. Il nostro talento logico, che anche se meno coltivato, è pari a quello artistico: il piacere per le cose sensibili, il culto del sublime. Sono sempre stati nostri, fin dai tempi dei greci e dei latini. Abbiamo inventato generi letterari di ogni tipo, abbiamo inventato la pittura, l’urbanistica. Nessuno le ha mai fatte come noi. Abbiamo inventato pure le canzoni...»
Beh, adesso non esageri.
«Guardi che non scherzo. Le prime canzoni napoletane, le villanelle, sono state portate ovunque. Il mondo ha imparato a cantare da Napoli, seicento anni fa».
Qualcuno potrebbe dirle che Napoli è Napoli, e il Nord è il Nord. Lei che cosa risponderebbe?
«Che dentro siamo tutti uguali. La gioia di vivere e di esprimersi non sono roba da meridionali. Ce l’abbiamo tutti: un torinese in vacanza sembra un sudista: è l’ambiente, il triangolo industriale, che non gli lascia il tempo di tirar fuori il suo essere italiano. E i meridionali al Nord? Lontani dal sole lavorano più di tutti: ci sono pugliesi che hanno fatto Milano. E’ il posto dove viviamo che ci fa diversi, non la nostra indole. Siamo tutti entusiasti, pronti a fare del bene, pieni di fantasia per la vita».
Allora perché c’è gente che appena vede il Tricolore protesta?
«Sta parlando della Lega?».
Direi di sì...
«Il discorso è complicato: nella Lega ci sono alcuni, non tutti, che sentono di dover dimostrare che appartengono a un’altra cultura. Ma non sono tutti così: Maroni, per dire, è diverso».
Vecchioni, la bandiera...
«La bandiera non si tocca».
Qualche tempo fa, patria e bandiera erano cose «di destra». Lei avrebbe detto questa frase nel Sessantotto?
«Il Sessantotto ci ha dato molte cose buone, ma anche qualche errore. E poi avevamo un alibi: i tempi del fascismo erano vicinissimi. Avevamo paura che amare troppo la bandiera o parlar troppo bene della patria ci facesse cadere nel qualunquismo dei nostri padri e dei nostri nonni».
Oggi i giovani sono diversi?
«Loro si battono come dannati per avere risposte da un’Italia che non gliele sa dare».
Ma si sentono italiani?
«Nessuno si sente italiano, se glielo chiedi a bruciapelo. Ma poi, se lo fai ragionare, alla fine ti dà ragione. Si riconosce nella grandezza del passato. A un ragazzo devi insegnare la storia, devi fargli capire che cosa vuol dire essere italiano».
Che cosa dirà dal palco ai torinesi?
«Che siano fieri di quello che hanno fatto per l’Unità, ma che non credano di essere gli unici. Cavour è stato lungimirante, ma c’erano pure gli altri: la borghesia intellettuale del Sud, gli scriteriati come Pisacane o i garibaldini che combatterono e persero contro il Papa a Mentana. Sa chi è stato davvero il primo re italiano?»
Vittorio Emanuele II?
«Federico II, il nipote del Barbarossa battuto dai Legnanesi. Dalla Sicilia, seicento anni prima del Risorgimento, ha inventato l’arte e la cultura italiana».
fonte:la stampa.it
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:33. -
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Robinson, come salvarsi la vita
Da WikipediaRobinson (1979) sottotitolo come salvarsi la vita è un album del cantautore Roberto Vecchioni
Il disco
L'album nasce in un periodo molto confuso per il cantautore: il rapporto con la moglie Irene è in crisi da tempo, ha rotto il contratto con la vecchia casa discografica, la Philips, per passare alla neonata Ciao Records, ed inoltre viene anche accusato di spaccio sostanze stupefacenti dal giudice istruttore di Marsala, l'accusa si riferisce ad un episodio avvenuto durante una serata alla Festa dell'Unità di Marsala, nel 1977, quando il cantautore avrebbe offerto uno spinello ad un ragazzo quattordicenne.
A seguito delle ammissioni del ragazzo Vecchioni venne arrestato e rilasciato dopo alcuni giorni, il ragazzo in seguito ritrattò ma il processo proseguì per qualche anno, per concludersi alla fine con la sua assoluzione.
L'uscita del disco, che doveva essere pubblicato in giugno, venne fatta slittare (a causa di queste vicende) all'autunno; inoltre dalla disavventura Vecchioni trasse l'ispirazione per scrivere due canzoni di questo disco, Lettera da Marsala e Signor giudice, quest'ultima un attacco alla magistratura e alle lacune del sistema giudiziario che il cantautore aveva sperimentato in prima persona visto che il giudice che lo aveva fatto arrestare era poi partito il giorno dopo per le vacanze al mare, e solo dopo un mese interrogò, al suo ritorno, Vecchioni. L'episodio è citato nei versi iniziali della canzone: «Signor giudice le stelle sono chiare per chi le può vedere magari stando al mare...».
Crediti
Le registrazioni furono effettuate negli studi GRS Sound di Milano (il tecnico del suono è Bruno Malasoma), allo studio Fontana sempre di Milano (tecnico del suono: Pino Ciancioso) e negli Stone Castle Studios di Carimate (il tecnico è Allan Goldberg).
I testi e le musiche sono tutti di Vecchioni, tranne che per Luci a San Siro (che è reincisa senza la prima strofa), la cui musica è di Andrea Lo Vecchio, le edizioni musicali delle canzoni sono di proprietà delle Edizioni Babajaga, mentre gli arrangiamenti sono di Mauro Paoluzzi (tranne per gli archi in Mi manchi e Lo stregone e il giocatore, arrangiati dallo stesso Vecchioni).
Robinson è il primo di una serie di dischi di Vecchioni con la copertina disegnata da Andrea Pazienza (è apribile e illustra una serie di disegni) le foto interne invece sono opera di Maria Pia Giarrè.
Artista
Roberto Vecchioni - voce
I musicisti
1. Mauro Paoluzzi - Batteria in Luci a San Siro, percussioni, chitarra elettrica e chitarra acustica
2. Walter Calloni - Batteria (tranne Luci a San Siro)
3. Stefano Pulga - Tastiere
4. Oscar Rocchi - Tastiere in Vorrei
5. Terry James - Pianoforte in Luci a San Siro
6. Carlo Coccioli - Chitarra acustica in Mi manchi e Lo stregone e il giocatore
7. Lucio "violino" Fabbri - Violino
8. Dino D'Autorio - basso
9. Fulvio Massi - basso
10. Claudio Pascoli - sax r fiati
11. Marivana Viscuso - voce in Roland - Chanson de geste e Lettera da Marsala
Tracce
LATO A
1. Signor giudice (un signore così così)
2. Roland - Chanson de geste, chanson sans geste
3. Mi manchi
4. Luci a San Siro
5. Come salvarsi la vita
LATO B
1. Lettera da Marsala
2. Robinson
3. Lo stregone e il giocatore
4. Allonsanfàn
5. Vorrei
Signor giudice
Signor giudice
Le stelle sono chiare
Per chi le può vedere
Magari stando al mare
Signor giudice
Chissà chissà che sole
Si copra per favore
Che le può fare male
Immaginiamo che avrà
Cose più grandi di noi
Forse una moglie
Troppo giovane
E ci scusiamo con lei
D'importunarla così
Ma ci capisca
In fondo siamo uomini così così
Abbiamo donne abbiamo amici così così
Leggiamo poco leggiamo libri così così
E nelle foto veniamo sempre così così
Signor giudice
Lei venga quando vuole
Più ci farà aspettare
Più sarà bello uscire
Signor giudice
Si compri il costumino si mangi l'arancino
coi suo pomodorino
Noi siamo tanti siam qua, già la chiamiamo papà
Di quei papà
Che non si conoscono
Quel giorno quando verrà giudichi senza pietà
Ci vergognamo tanto d'essere uomini
così così
Sogniamo poco sogniamo sogni così così
Abbiamo nonne abbiamo mamme così così
E quasi sempre sposiamo mogli così così
Se ci riusciamo facciamo figli così così
Abbiamo tutti le stesse facce così così
Viaggiamo poco, vediamo posti così così
Ed ogni sera ci ritroviamo così così
Signor giudice noi siamo quel che siamo
Ma l'ala di un gabbiano può far volar lontano
Signor giudice qui il tempo scorre piano
Ma noi che l'adoriamo coi tempo ci giochiamo
L'ombra sul muro non è una regola
Però ci fai l'amore per abitudine
Lei certamente farà quello che è giusto
Per noi che ci fidiamo e continuiamo
A vivere così così così
Sappiamo poco sappiamo cose così così
Ci accontentiamo perchè noi siamo così così
A casa nostra ci sono quadri così così
E se c'è sole è sempre sole così così
Sogniamo poco sogniamo sogni così così
E nelle foto veniamo sempre così così
Ed ogni sera ci ritroviamo così così
Mi manchi
Così a distanza d'anni aprì la mano
E aveva tre monete d'oro finto
Forse per questo non sorrise
Forse per questo non disse "ho vinto"
Richiuse il pugno, roba di un minuto
Per non sentirlo vuoto
E mi manchi.
E la ragazza fece op-là una sera
E fu un op-là da rimanerci incinta
Vestì di bianco ch'era primavera
E nella polaroid sorrise convinta
Fecero seguito invitati misti
e dodici antipasti
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi
E quando dodici anni fa dal bagno
Gli disse "è tardi, devo andare..."
Pensò che si trattasse di un impegno
Non dodici anni senza ritornare
Da allora vinse quasi sempre tutto
E smise di pensare
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi
Ma finchè canto ti ho davanti
Gli anni sono solo dei momenti
Tu sei sempre stata qui davanti.
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:30. -
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Vecchioni sta sulle palle, Vecchioni annoia, Vecchioni deqquà e dellà. Vecchioni è un professore, Vecchioni ha messo su boria, Vecchioni rifà se stesso.
Di Giò con Giò
di Leon Ravasi
Lo Smeraldo apre lo sipario, scalca un concerto al solito autocelebrativo, e in effetti sarebbe stupido negare che il prof non sa come lavorare "lungo un facile vento di sazietà...": Vecchioni Roberto conosce perfettamente i meccanismi del gioco e dei sentimenti di chi compra i suoi dischi, sa come toccarli e quando-quanto premerli. L'ultimo disco trasuda mestiere, è vero. Il concerto gronda mestiere, altrettanto da riconoscere. Però, però.. Però questo cazzuto "lanciatore di coltelli" nel mestiere non si "imbroglia le dita" ma lo porta a passeggio ancora bello (l'ultimo disco è, bello), proprio perché il suo mestiere, come dice quella canzone, è la sua ragazza e minchia, lui è uno che l'amore lo striglia giù duro.
Ancora prima che si apra il sipario mi sento risuonare dentro le solite musiche. Non è una “Viola d’inverno”, per fortuna, ancora non l’ho sentita mai. Ma è la storia di Celia de la Cruz, quella di Mariù, la musica degli Anni. Un percorso minimalista individuale. Hai visto mai che si coincida?
"..forse non lo sai ma pure questo è amore.."
“Parlami d’amore/ parlami d’amore Mariù”
Vecchioni fa il drammatico, il saccente, il barone.. Sì, però quel suo stile così uguale a sè stesso, quando ti prende le viscere, non te le molla. Che la Passione in cui intinge gesti e parole sia in parte calcolata è chiaro, uno dopo trentanni-e-deppiù di carriera il mestiere se lo trova nelle tasche e lui è uno che le mani le mette e le esce di tasca in continuazione, la farina dell'esperienza (quella il cui colore conosciuto anche ai muri ne dipinge le canzoni) spolvera le dita, è inevitabile.
Buio in sala. Puntuale come un orologio il prof! Suona la campanella e lui comincia. E come prima cosa ti lancia un coltello proprio in mezzo alla figura. Non è vestito esattamente come “Il padre” dei “Sei personaggi in cerca d’autore” come l’ultima volta che l’ho visto dal vivo, ma, diciamo così, nessuna concessione all’estro. Ma è lì pronto, a lato del palco a lanciare i suoi pugnali diritti verso il cuore, perché Vecchioni si commuove e sa commuovere. Perché si sente che è vero e non finge.
Ma Vecchioni è bravo e lo rimane.
Ma bravo, in fondo, ha sempre saputo di esserlo. Forse più di quanto sia.
Le tematiche sono sempre quelle, e allora? La grande storia dell'Amore è di poterne parlare all'infinito, senza tornare a noia quando uno è saputo di parole. E lui lo è. Eccome se lo è. Non è ermetico come nei primi album? Vero, però le robe, spesso, se le sai dire con millimetrica semplicità - e ci credi... - si sentono più di cento metafore ad incrocio carpiato. "..figlio so che devi colpirmi a morte e colpire forte.." ".. forse t'avrei fatto pure piangere di più ma non hai scherzato neanche tu.." E perché, ebbene menefrego, a me uno che c'ha ancora voglia di parlare con convinzione dei sogni fa piacere, e tanto. "..sogna ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore.."
No, le tematiche non sono più quelle. È quella solo l’attitudine. La capacità di trarre lezioni generali da episodi minimi, di continuare a svisare dal particolare all’universale e, viceversa, dall’universale al particolare. In un continuo viaggio andata e ritorno cielo-terra. Dove il terminale terreno di dio è lui, il Vecchioni stesso. Ma è un dio buono, che accetta di parlare con un Vecchioni buono. Persino la morte si ammansueta tra le sue braccia, tra le corde della sua chitarra. E a suo figlio parla come parlerebbe se fosse li’. La Figlia se l’e’ dimenticata tra le ruote del carro del tempo. Troppo grande per dedicarle ancora una Ninna nanna. E’ l’ora del figlio: “parliamoci da uomo a uomo”.
Perché, proviamo a dirla tutta, Vecchioni è come Milano. Una città che molti dicono "mi fa cagare", ma a quelli cui piace slacciarle le stringhe, ustrega.. piace sul serio. Per i tram sgangherati, per i binari lucenti sotto la pioggia, per quell'appannaggio di specchio che fanno i navigli quando capolinea il sole, per quel vecchio grigio che non significa solo smog. Vecchioni è come il ferro per terra, colore scuro, ruggine del tempo, l'odore acre e freddo di quando si bagna, il rischio di taglio..
Ma perche’ Vecchioni e’ Milano e sa di Milano. Nato da un padre napoletano, ma formatosi e fermatosi quasi per sempre in citta’. Vecchioni e’ Milano quasi piu’ di Jannacci. O meglio, Jannacci e’ “una” Milano, particolare. Una citta’ che quasi non c’e’ piu’. Quella delle case di ringhiera, dell’immigrazione giovane, di Vincenzina e delle sue fabbriche. E Vecchioni e’ la Milano di ora e di sempre. Anche il centro, anche i suoi vezzi e vizi. Ma rigorosamente una Milano e Milano 1. Con Milano2 e dintorni il professore non ha niente da spartire e ci tiene a farlo sapere, a rendercelo chiaro. A spiegarci che bisogna resistere e reagire. E non smettere mai di essere vivi. Nemmeno quando sai che sta per iniziare a suonare la tua “Viola d’inverno”.
Vecchioni sa, e a volte scoccia sentirsi dire quello che si è. Perché quando parte è come se ti sorprendesse in un abbraccio un vecchio(ni) amico. E le foto in biancoenero fanno effetto.
Lo spettacolo punta quasi tutto sul nuovo disco, come e’ logico. Sullo sfondo uno schermo propone filmati tratti dalla fase di registrazione e progettazione del disco che si interrompono con dei bizzarri “stop a seguire”, come quelli che tentava Ciccio Graziani con un pallone tra i piedi. La regia della moglie Daria Colombo (ora regista anche dei “Girotondi” della sinistra autoconvocata) ogni tanto zoppica incerta. Le colonne che minacciano di fare del Grande Vecchio un busto al Pincio, sono da urlo (“NOOOOO! Le colonne no!”) e le idee sceniche per altro non abbondano. Ci pensa lui, il Grande Vecchio, e fa tutto lui. Come Mazzola con i nove tocchi in area contro il Vasas (sara’ stato il Vasas? Mah, memoria mia!). Stoppa, dribbla, alza la palla, palleggia, controlla e via segnare fino a una conclusiva (e inevitabile) “Luci a San Siro” con Mauro Pagani ospite al violino (che ha suonato anche in “Shalom” e “Samarcanda”).
Di politica si parla un po’, perché Vecchioni è di sinistra e noi pure (sto Governo ha proprio risvegliato, inutile cianciare). Mentre lo stomaco girola e la lacrimuccia aspetta "Luci a SanSiro" (stando lilì sul bordo anche in qualche altra occasione), distolgo l'occhio dall'uomo in camicia e gli guardo intorno: Lucio Bardi alla chitarra.. Pietro Cantarelli alle tastiere e fisarmonica.. Claudio Fossati alla batteria.. Mauro Pagani al violino (hah!).. Sulla balconata s'appollaia Maurizio Viola con la sua photomachine.. Evabbè, stamo proprio a casa. Tanto più che dopo l'intervallo si rinizia con "L'Inter ha vinto il derby". E allooooraaa!
"..luci a San Siro di quella sera che c'è di strano siamo stati tutti là.."
“..Milano mia, portami via. Ho troppo freddo schifo e non ce la faccio piu’…”. -
tomiva57.
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Come salvarsi la vita
Salvarsela con un Martini
salvarsela con i cretini
salvarla quando gira il vento
giurare il falso incrociando le dita
però salvarsela la vita.
Salvarla con le figurine
salvarla con le patatine
con il rimorso di arrivare
soltanto quando la nave è partita
però salvarsela la vita
Lettera da Marsala
Lettera da marsala
ad un'ipotesi di donna
che non ricorda più in che posto sia
lettera da marsala
per dirle che la penso sempre
ma non è proprio tutta 'a vita mia
e fuori ci sarà qualcuno
('a vita mia m'a porto 'n pietto)
qualcuno fuori ascolterà
('o core mio fa oilì oilà)
mica saremo tutti...
Lettera da marsala
solo tre righe di biglietto
il resto l'ho pensato ma non l'ho scritto
lettera da marsala
a un amicizia ch'è finita
ma che m'mporta io canto e chesta è 'a vita
la vita mia m'a porto 'n pietto
(e fuori ci sarà qualcuno)
o core mio fa oilì oiià
(mica saremo tutti qua)
e nun va rongo pe' dispetto
'sta libertà...
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:34. -
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Robinson
Il bambino segue un sogno
l'avventura fuori dal cortile
onda piena nelle notti chiare
la sorpresa di una fata
che dal niente fa una palizzata
una nave persa fra le stelle
quando il grillo dal camino canta e non si sa dov'è
ma l'eroe sorride ed è con te
quando il vento ha il suono di una voce dentro l'albero
e la luna fa sognare io da grande sarò
come Robinson, Robinson, Robinson...
L'orologio dei trent'anni
batte colpi che non lascian segni
e non ne ha lasciati il tuo fucile;
qui la notte è solo vento
roba consumata, è un fuoco finto,
chi non dorme aspetta le astronavi
qui l'amore passa e passa il tempo di cantarselo
nel cortile chi ti aspetta più?
Sotto il cielo, sulla spiaggia, un vecchio mago zingaro
e la luna fa pensare; " io da grande sarò
come Robinson, Robinson, Robinson..."
Ma il bambino sulla nave non ha fantasia
quando torna crede di andar via
ora chiude a chiave la sua roba per difenderla
ha il fucile nella mano
e dallo specchio gli sorride
Robinson, Robinson, Robinson...
Lo stregone e il giocatore
Quando arrivò lo fece molto piano
e il vecchio con la mente era lontano
e poi neppure il cane si svegliò,
non abbaiò, rimase immobile.
Così pensò che fosse qualche amico,
o una rondine, o lo spirito dei lupo,
o il vento, perchè il vento
quando entra è svelto più di una lucertola.
E niente più da perdere
e niente da aspettare
gli disse: "Appendi pure il tuo cappello
facciamo finta di giocare".
Gli anziani gliel'avevan raccontato:
portava i dadi e il gioco era truccato
ma t'incantava il fondo di un sorriso,
su quel viso ancora giovane.
E poi sentì ululare forte il lupo
e quando aveva già quasi perduto,
vide che sulla luna gli sfuggì
la sua vita e se ne innamorò.
"Io sono un vecchio inutile
puoi prendere di meglio
tu dammi ancora un giorno
e in cambio ti darò
mio figlio".
Vorrei
Tu sei bella anche se non ridi
sai cadere quasi sempre in piedi
io non ho la giacca ed il coltello
ma sul muro il tuo sorriso è bello.
Io vorrei
rivederti per tutte le sere
che ho guardato
la tua foto in un vaso di mele.
Non ti ho mai voluto tanto bene
vedi, quasi quasi ti conviene;
ti ho mai scritto lettere d'amore
quando stavi sveglia ad aspettare?
Sì lo so
che poi sei ritornata, lo so
ma qui dentro
io continuo a vederti partire...
Io vorrei
fare a pezzi il ricordo di un treno
i tuoi treni
e quell'uomo che vedi e che tieni...
Io vorrei
ammazzarlo per farti tornare
sulle scale
con la voglia di ricominciare.
Hai ragione, forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano.
Io vorrei
rivederti per fare l'amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire.
Io vorrei
fare il cambio con te per scoprire
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali.
E vorrei contare i tuoi capelli
fino all'ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare.. -
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Montecristo (album)
Da WikipediaMontecristo (1980) sottotitolo Una città senza donne è un album del cantautore Roberto Vecchioni
Il disco
Il periodo di confusione discografica per Vecchioni continua: dopo un solo album Robinson, come salvarsi la vita inciso per la Ciao Records torna alla Philips per incidere questo disco, ma la Ciao Records, appellandosi all'inadempienza del contratto, fa causa al cantautore, e vince la causa, il disco viene ritirato dal commercio e furono distrutti i master analogici originali, cosa che ha reso impossibile, finora, la ristampa in CD.
Il singolo
Dall'album fu tratto il seguente singolo a 45 giri:
* Montecristo/La città senza donne (Philips, 6025 272)
Le canzoni
Rispetto al precedente, musicalmente vi è una svolta quasi rock, specialmente in alcuni brani come La strega, L'anno che è venuto e la title track. Le registrazioni furono effettuate negli Stone Castle Studios di Carimate, il tecnico del suono è Allan Goldberg.
I testi e le musiche sono tutti di Vecchioni, tranne che per La città senza donne e L'anno che è venuto (le cui musiche sono scritte da Vecchioni insieme a Mauro Paoluzzi) e Reginella (di cui è cantata, insieme ad Eugenio Finardi, solo una strofa ed il ritornello), celebre canzone napoletana scritta per il testo da Libero Bovio e per la musica da Gaetano Lama.
Al termine di quest'ultimo brano vi è la registrazione di un coro di bambini che recita alcuni versi della canzone popolare toscana E cinquecento catenelle d'oro, fatta conoscere al grande pubblico da Caterina Bueno; per la precisione si tratta dei versi:
« E cinquecento catenelle d'oro hanno legato lo tuo cuore al mio e l'hanno fatto tanto stretto il nodo che non si scioglierà né te né io, ed hanno fatto il nodo così forte che non si scioglierà fino alla... »
...manca nella versione di Vecchioni la parola conclusiva, che è morte.
Crediti
Le edizioni musicali delle canzoni sono di proprietà delle Edizioni Babajaga (tranne che per Reginella, edizioni musicali La Canzonetta), mentre gli arrangiamenti sono di Mauro Paoluzzi.
La copertina (che si apre in tre parti e raffigura il cantautore mentre tenta di scappare da una torre), ideata da Michelangelo Romano e da Andrea Pazienza, è disegnata, come per il precedente album, dallo stesso Andrea Pazienza, così come i disegni interni e quelli della camicia. Nell'interno è presente una dedica: A Betta, Eva (la mamma), Irene (la prima moglie), Francesca (la figlia primogenita), Gloria, Grazia e Theodora.
Musicisti
1. Walter Calloni - Batteria (tranne L'anno che è venuto)
2. Beppe Sciuto - Batteria (in L'anno che è venuto)
3. Mauro Paoluzzi - Polymoog, Chitarra elettrica e chitarra acustica, mandolino (in Reginella)
4. Mike Frazer - Tastiere
5. Sandro Centofanti - Pianoforte, piano elettrico Fender
6. Lucio Dalla - sax (in La strega)
7. Dino D'Autorio - basso (tranne L'anno che è venuto)
8. Massimo Spinosa - basso (in L'anno che è venuto)
9. Claudio Pascoli - sax (nei fiati)
10. Eugenio Finardi - voce (in Reginella e in Montecristo)
11. Antonello Venditti - voce (in Montecristo)
Tracce
LATO A
1. La città senza donne - 3:30
2. Ciondolo - 9:01
3. Montecristo - 4:45
4. Reginella (e cinquecento catenelle d'oro) - 2:43
LATO B
1. L'anno che è venuto (via dalla pazza folla) - 4:30
2. Canzone da lontano - 9:38
3. La strega - 5:42
4. Madre - 4:43
5. La città senza donne (finale) - 2:07
La città senza donne
Stavolta parto davvero
Con un vento leggero
Che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
Dove vado lo sanno
Solo le stelle.
Una città senza donne
Una città senza amori
E senza fortuna
Una città senza tempo
Una città senza musica
E senza luna
Amore amore lontano
Amore del quinto piano
E ballerino
Sei solo un'ombra sul cuore
Se ti penso di sera
Ma ci dormirò...
Mi porto dietro soltanto
II tuo fischietto d'argento
Io, poi, le cose le perdo
II giorno che mi hai sorpreso
II giorno che mi hai deluso
Nessun altro ricordo
Amore dietro la porta
Amore con la valigia
Ti senti solo?
Amore fotocopiato
Amore parli d'amore
Oppure no
Amore troppo vicino
Amore che sei lontano
Solo un anno e un giorno
Sei come un'ombra sul cuore
Silenziosa e leggera
Ma mi abituerò
Amore senza rimorsi
Amore all'ultimo piano
E ballerino
Mi giuri forse domani
Se diventi lontana
Ti avrò vicino
Amore se lo volessi
Amore, amore a due passi
Mi sento solo...
Dal giorno che mi hai sorriso
Al giorno che mi hai deluso
Ma mi abituerò.
Una città senza donne
Una città senza amori
E portafortuna
Una città senza tempo
Una città senza musica
E senza luna.
Stavolta parto davvero
Quanto vento stasera
Che mi soffia alle spalle
C'è solo un'ombra sul cuore
Silenziosa e leggera
ma ci dormirò.
Ciondolo
E tintinnò, da dove non si sa, lei lo portava al
piede
E tintinnò dietro di lui che la vide e le sorrise
Poi si trovò ad appendere i quadri alle cornici
E a decidere se erano meglio i topi o gli amici
Da navigante prese barca ma non andò lontano
A chi intendeva "Hai due sette solamente" disse
"Era un'altra mano"
A chi intendeva "Ricordi" disse "Non ho più
monete
Le ho spese tutte in baci perugina nelle ore liete"
E se qualcuno lo chiamava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo fermava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io
E cambiò faccia e sussurri e maniera di fare
l'amore
Fece la punta al suo coltello per difendere il suo
soffio al cuore
Tirò col naso dove si sa che ha sede l'intelligenza
Per annusare molto meglio la gente con più
pazienza
E ogni volta che una donna gli diceva "E' ora che
io vada"
Le regalava i sassolini per farle ritrovare la
strada
Ma le infilava nella tasca la foto di un altro uomo
Perchè chiedesse indifferentemente scusa o
perdono
E se qualcuno lo chiamava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo fermava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io
E i pompieri dì Milano ogni tanto lo vanno a
cercare
Per quello scherzo della casa da cui disse "Me ne
voglio andare"
E se non fosse per questo avrebbe avuto la
coscienza pura
E non avrebbe mai avuto odore di magistratura
Ma aveva scritto tante buone parole da meritarsi
un santuario
E poi reggeva i palloni sul naso in un modo
straordinario
Sapeva ridere quando non succedeva proprio
niente
E una ragazza sarda lo trovò persino intelligente
E se qualcuno lo fermava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo chiamava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io
E tintinnò da dove non si sa, lei lo portava ai
piede
E tintinnò nella sua testa da sbronzo un martedì
di fine mese
E tintinnò come la prima volta che lei venne a
letto
Quel suo ciondolo, ciondolo d'oro, maledetto
E allora prese molto bene la mira perchè era un
entusiasta
E lo fece nel preciso momento di calare la pasta
E lo fece tirando, tirando dritto nel naso
Perchè sparire a tutti sembrasse proprio un caso
se qualcuno lo ha chiamato
se qualcuno lo ha fermato
se qualcuno lo ha parlato
e se qualcuno lo ha deluso
non sono io non sono io
non sono io non sono io
non sono io
Montecristo
Visto dall'alto mi sembrava un paradiso in mezzo
a quei sentieri
Di tutto mi aspettavo tranne che una spiaggia di
carabinieri
Ci han chiuso dentro tutti tranne l'avvocato
Che si porta a letto la sua scimmia
Chissà in che mari ne ha lanciati di messaggi
Chiusi bene dentro la bottiglia
Sorrido sempre sto aspettando che mi cresca il
mio primo dentino
Non apro più gli armadi per non incontrare quelli
di torino
Da un po' di tempo c'è al mio posto
Quando viene gente un manichino di cartone
Così lui ascolta gli altri e io mi posso
Dedicare in pace alla masturbazione
Montecristo Montecristo Montecristo...
Il tuo ritratto me lo tengo stretto stretto
con la mano sopra il cuore
0 grande amore solo amore
per fortuna mio finito amore
Nella mia cella non si stava tanto male
C'era il frigo con le noccíoiine
Ed ogni tanto mi veniva a visitare per studiarmi
Un gruppo di bambine
Hanno sparato cento volte
in cento posti ad ottime persone
Sinceramente non mi ha mai colto
una crisi di disperazione
Sono sconvolto dagli insetti
Che continuano a far figli tutti a casa mia
Per non parlare della piccola cinese
Che mi ha dato solo un bacio e via
Montecristo Montecristo Montecristo...
Oggi ho scavato un buco
che non porta in nessun posto come ieri
Ho messo sotto terra il frigorifero
ed un po' dei tuoi pensieri
Le ballerine di provincia ballano
Due volte al giorno senza fantasia
E tu mi vieni a dire che quel rosso
Nei miei occhi è stata solo malattia
Il vento non ha mai sfiorato i tuoi capelli
(che sciocchezza è questa?!?)
Al vento, s'è un po' serio,
certe idee non vengono neanche in testa
E il vecchio intanto mi diceva:
"fuggi dentro il sacco, fuggi, questa è una
prigione"
e il vecchio mi diceva: "fuggi che ti faccio ricco
questa si ch'è un'occasione!"
Montecristo Montecristo Montecristo...
Disco del 1980 per il cantautore milanese Roberto Vecchioni, , l'album è stato rippato da me dal vinile originale che fu' all'epoca ritirato dal commercio e furono distrutti i master originali analogici per una causa persa dall'artista con la Ciao Records per inadempienza del contratto cosa che ha reso impossibile, finora, la ristampa in CD..
Copertina di Michelangelo Romano e Andrea Pazienza disegnata da Andrea Pazienza.
In questo brano omonimo dell'album le voci sono di Eugenio Finardi e Antonello Venditti. Distributed by Tubemogul.
fonte:milestones2011
Da: canzonenelsole
Per la serie "dolce fruscio del caro, vecchio vinile"....Da MONTECRISTO(1980)L'ultimo brano del lato A con il superbo mandolino di Mauro Paoluzzi e la partecipazione straordinaria di Eugenio Finardi.
Un brano che visivamente ho sempre associato a Gustav Klimt
REGINELLA (e cinquecento catenelle d'oro)
(Lama - Bovio)
Reginè quanno stive cu mmico,
nun magnave che pane e cerase
nuie campavamo 'e vase - e che vase! -
tu cantave e chiagnive per me...
e 'o cardillo cantava cu ttico:
"reginè 'o vo bene a stù re"
T'aggio voluto bene a te...
Tu m'aie voluto bene a me!
Mo nun 'nce amammo cchiù!
A 'e vvote, tu, distrattamente, pienze a me!
(e cinquecento catenelle d'oro
hanno legato il tuo cuore con il mio
e l'hanno fatto così stretto il nodo
che non lo scioglierà ne tu ne io
e l'hanno fatto un nodo così forte
che non si scioglierà fino alla...)
piano:MIKE FRAZER
voce: EUGENIO FINARDI
chitarra acustaica, mandolino, sintonizzatori: MAURO PAOLUZZI
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:28. -
tomiva57.
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L'anno che è venuto
Caro amico non scrivermi, vado via
Da stasera non abito a casa mia
Il disordine arriva già fino al tetto
Qui restare significa finire matto
Sento voglia di vivere la mia vita
La sua faccia di rimmel si è scolorita
Per le antiche scale c'è un poeta nuovo
Troppo giovane per dire "mi sento solo..."
Lei ritorna tardissimo dal dentista
Io la spio dietro i sacchi dalla mia finestra
Ha due gambe da musica giapponese
E una bocca ch'è buona per tutte le scuse
Bella la sua testa da assassina
Da senza sogni, da malandrina
Ha cambiato tutto cambierà mariti
Cambieranno i suoi amici travestiti
E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è venuto
E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è passato
E l'anno che è passato
E' solo un anno che se n'è andato via...
Caro amico non scrivermi vado via
Da bambino giocavo con la nostalgia
Oggi lascio da autentico gentiluomo
E pensandoci bene, poi, forse non l'amo...
Belle le sue calze, bello il suo balcone
Il suo letto, la sua conversazione
Non avrò più paura di farmi male
E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è venuto
E l'anno che è venuto
solo un anno che è passato
E l'anno che è passato
E' solo un anno che ho vissuto
E l'anno che è passato
E' solo un anno che se n'è andato via.
Canzone da lontano
Il passero ti seguirà
non sarai piccola sempre, piccola sempre
ma ti seguirà, ti seguirà
il falco ti difenderà
non sarai debole sempre, debole sempre
ma ti difenderà, ti difenderà
"Lontano" mi chiedi,
"Ma dov'è questo lontano?"
Lontano è un paese che non ti dò la mano
com'è lontano questo lontano...
La volpe ti incanterà
le volpi vestono bene, le volpi parlano bene
ma non le ascolterai, non le ascolterai
e il vento ingarbuglierà
i tuoi pensieri, l'amore e i tuoi capelli
e ti cambierà, ti cambierà.
Lontano vuoi dire che
domani non ritorno
lontano vuo, dire sempre un altro giorno
com'è lontano questo lontano.
La luna ti sorveglierà
quando avrai sonno e nel sonno avrai paura
e ti passerà, ti passerà
e il grillo ti racconterà
che mi assomigli negli occhio e nelle stelle
e gli crederai, gli crederai.
E quando ti sento dire:
"Fa presto che ti aspetto"
quando so che mi pensi andando a letto
non è lontano questo lontano.
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:35. -
.
grazie ivana . -
tomiva57.
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La strega
È vestita d'argento e di sonaglierre
ma se bussa alla porta non farla entrare
è venuta per farti dimenticare
un uomo, un ricordo, un amore...
Con le ali di porpora e d'amaranto
voi farfalle volatele tutte incontro
lei che vive di notte, di dentro e di fuori
è grigia: non sopporta i colori.
Chi la ferma la strega sulla strada di casa
di casa mia?
Chi la ferma la strega sulla porta di casa
dic asa mia?
Chi la brucia la strega, chi la caccia di casa
chi la caccia via?
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa
casa, casa, casa, casa mia...
Principessa, va bene che donna è bello
ma il mio letto è diverso dal tuo castello
non ti pungere ancora con l'arcolaio
non bere, non mangiaaaare le mele.
Principessa, quei giorni sono lontani
non ricordi nemmeno i sette nani
questa strega vuol farti dimenticare
un uomo, una storia, un dolore...
Chi la ferma la strega sulla strada di casa
di casa mia?
Chi la ferma la strega,chi la salva la sposa
la sposa mia?
Chi la brucia la strega, chi la caccia di casa
via da casa mia?
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa
casa, casa, casa, casa mia...
Gatto, gatta, gattini, restate all'erta
aspettatela tutti sulla mia porta
accendetele gli occhi come tizzoni
di luce, non sopporta la luce...
Sette anni di lacrime che ho versato
sette paia di scarpe che ho consumato
sette boschi di querce che ho attraversato
da solo, per poterla incontrare...
Chi la ferma la strega sulla strada di casa?
La fermo io!
Chi la ferma la strega sulla porta di casa?
la brucio io!
Chi la ferma la strega, chi la caccia di casa?
La caccio io!
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa
casa, casa, casa, casa mia...
Madre
Da: milestones2011
Disco del 1980 per il cantautore milanese Roberto Vecchioni, , l'album è stato rippato da me dal vinile originale che fu' all'epoca ritirato dal commercio e furono distrutti i master originali analogici per una causa persa dall'artista con la Ciao Records per inadempienza del contratto cosa che ha reso impossibile, finora, la ristampa in CD..
Hai sorriso e da quel giorno sono imperatore
E di tutto il mondo signore
Con un bacio mi hai insegnato
Che le stelle là fuori
Cadono quando se ne vanno i peggiori
E ogni stella che è caduta mi ha portato via
Mi ha salvato la fantasia
La fantasia
Ogni buco ogni nascondiglio e galleria
Mi ricordano che tu sei mia
Mi hanno detto che un giorno
Hai sognato sotto un uomo
E questa forse non te la perdono
Il nostro incontro è una corda di funivia
La nostra storia è solo roba tua
E roba mia...
Sono qui con questa mezza voglia di svegliarmi
Sto pensando a quando eri bambina
Alle cose che hai visto
Prima di vedermi
E se adesso sono uguali a prima...
Le avrò detto "T'amo" a questa di Siracusa
Spero di non averla delusa
Delusa
Le altre mi hanno dato quello che si può immaginare
Tranne il modo di poter scappare
C'era il sole e mi parlavano
Del tuo ritorno
E ho sentito freddo tutto il giorno
Ma non c'è giorno così lungo che non venga sera
Non c'è sera come questa che non sia leggera
Leggera...
Forse avresti dovuto farmi nascere vecchio
Per tornare lentamente bambino
Avrei avuto meno ombre
Da temere la notte
E più voglia di aspettare il mattino
Forse, o forse dovevi farmi nascere sempre
Ogni volta che facevi l'amore,
Che facevi l'amore.
La città senza donne
Stavolta parto davvero
con un vento leggero
che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
dove vado lo sanno
solo le stelle.
Una città senza donne
una città senza amori
e senza fortuna
una città senza tempo
una città senza musica
e senza luna.
amore amore lontano
amore del quinto piano
e ballerino
sei solo un'ombra sul cuore
se ti penso di sera
ma dormirò...
Mi porto dietro sontanto
il tuo fischietto d'argento
io, poi, le cose le perdo:
il giorno che mi hai sorriso
il giorno che mi ha deluso
nessun altro ricordo
Amore dietro la porta
amore con la valigia
ti senti solo?
Amore fotocopiato
amore parli d'amore
oppure no
amore troppo vicino
amore che sei lontano
solo un anno e un giorno
sei come un'ombra sul cuore
silenziosa e leggera
ma mi abituerò
Amore senza rimorsi
amore all'ultimo piano
e ballerino
mi giuri forse domani
se diventi lontana
ti avrò vicino
amore se lo volessi
amore, amore a due passi
mi sento solo...
dal giorno che mi hai sorriso
al giorno che mi hai deluso
ma mi abituerò.
Una città senza donne
una città senza amori
e portafortuna
una città senza tempo
una città senza musica
e senza luna.
Stavolta parto davvero
quanto vento stasera
che mi soffia alle spalle
c'è solo un'ombra sul cuore
silenziosa e leggera
ma ci dormirò.
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:37. -
tomiva57.
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Hollywood Hollywood
Hollywood Hollywood (1982) è un album del cantautore Roberto Vecchioni.
LATO A
1. Hollywood Hollywood - 6:00
2. Ricetta di donna Fellini 8 1/2 - 2:44
3. Dentro gli occhi - 4:07
4. Sestri Levante - 4:33
LATO B
1. Parigi (o cara) - 7:00
2. Hollywood Hollywood - 1:00
3. Casa dolce casa - 5:20
4. Morgana (luce di giorni passati) - 4:30
Sestri Levante
Poi Forse quest'inverno sarà freddo
e ci sarà la neve
e conterò ordinatamente i figli
quelli persi in teatro
quelli lasciati agli altri
mi curerò le zampe dalle schegge di vetro
farò più lunghi i passi
per non guardare indietro.
Parlerò con le stelle
parlerò con le stelle
parlerò con le stelle.
E la ragazza andava via leggera
che pareva volare
si portò via ordinatamente i sogni
a ogni passo piccina
così bene lontana
guardandola di schiena
pensai: "È la prima volta
che lei sta con un altro
e che non me ne importa"
e ho finito di amarla
oggi ho smesso di amarla
ho finito di amarla.
Darei unn soldino per un tuo pensiero
se pesasse una piuma
ed è un po' poco quando in altri tempi
ti ho promesso la luna
e l'ho presa fra i denti:
così ho detto ai soldati
che non c'è più battaglia
molti scrivono a casa
qualcuno se la squaglia.
Ma faranno l'amore
ma faranno l'amore
ma faranno l'amore.
Io èerderò i capelli lentamente
vicino a qualche donna
lei sarà lei d'estate fra la gente
come un granchio di sabbia
felice finalmente
e guardandola uscire dall'ultimo concerto
pensai che forse è meglio
per lei avermi perso
oggi a Sestri Levante
oggi a Sestri Levante
oggi a Sestri Levante
Ricetta di donna Fellini 8 ½
Costano, le donne costano,
più dei gioielli,
dei motori e delle lacrime,
ballano, le donne ballano,
ma quelle vere sono rare e non ritornano
puoi farle piangere, ma non rimpiangere
Robert Robert Robert Robert
Robert Robert Robert Robert
Robert Robert Robert Robert
Robert Robert Robert Robert
Dentro gli occhi
Noi ci ritroveremo ancora insieme
davanti a una finestra.
ma molte molte lune in là
e poche stelle in meno
e forse sarai stanco per la corsa del topo
probabilmente vecchio per inventare un nuovo gioco
dimmi come t'inganni
e quando avrò i tuoi anni?
Lei ci avrà già lasciato
in fondo a qualche data
probabilmente a maggio
ma lei per te sarà meno di un'ombra
l'ombra di un'altro viaggio
perchè i ricordi cambiano
come cambia la pelle
e tu ne avrai di nuovi e luminosi
come le stelle
e comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi
E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
e non verranno i pirati
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare.
E non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro land rover,
con le loro toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte le botte
anche a quelli
e adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.
E i nostri figli se ne andranno per il mondo
come fogli di carta
sopra lunghi stivali silenziosi
e li avremo già persi
ed una incontrerà tutti quelli
che io sono già stato
e ci farà l'amore
come in un sogno disperato
scriverà sui cerini
parole da bambini.
E le parole invece tu
le mischierai tutte dentro un cappello
alla tua età scrivere una canzone
non sarà più che quello
e non so che farai, chi vedrai,
se crederai a qualcuno,
se ci sarà una donna con te
o forse - meglio - nessuno
ma comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi.
E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
e non verranno i pirati
ad abbordare la nave
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare
e non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro land rover,
con le loro toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte
le botte anche a quelli.
E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.
Parigi ( o cara)
Per cercare le stelle chiuse nella tua mano
quante volte nel buio io l'ho stretta ma piano
trovai forse mille forse più
forse più forse più parole
cantai così tanto
che la notte gridò che così non vale
non è più amore
e il sole di maggio ricomincia a bruciare
non aspetto i tuoi passi, non le guardo le scale
e quando partivi senza più
senza più senza più tornare
e adesso ritorni e ora che ora che ora che mi parli
sai che mi perdi
Parigi Parigi
Parigi Parigi è lontana
ma oramai ci so arrivare
io la vedo e tra un momento
la potrò toccare
Parigi Parigi
Parigi Parigi è vicina,
è una stella nella sera
dove fuggono i ricordi di una notte scura
e vanno via
Fino a quando mi lasci fino a dove mi aspetti
sono tanti i miei giochi per passare le notti
ma dopo ogni notte riapro e richiudo la porta
e fuori è già l'alba,
non c'eri e non c'è nessun'altra
eri la sola, e cammina cammina solo per i tuoi occh
li vedevo vicini ma era un gioco di specchi
ma forse era in sogno forse fu forse fu forse fu in sog
ma forse era vero quello che quello che quello che
sognavo
ed io non c'ero
Parigi Parigi è lontana
è una luce Sopora il mare,
è l'amico che hai lasciato
e che ti sa aspettare
Parigi Parigi Parigi
Parigi è un momento, una stella nella sera
dove fuggono i ricordi di una notte scura
e vanno via
Parigi Parigi Parigi
Parigi è lontana
è una stella nella sera
E il tuo viso che mi manca non mi fa paura
Parigi Parigi Parigi
Parigi è vicina e oramai ci so arrivare
io la vedo e tra un momento la potrò toccare
Robert Robert Robert Robert
Cruscion, le san mon, le poul var,
mon mart, trasart, bodleir, jarry,
è tempo di riaccendere le steile consigliere
la sopra le lamiere della tour eiffeil
Robert, metrò, bistrou, gigolò,
Rimboud veleggerà sul tetto della città
Nuvola artificiale di alluminio
E costruiremo riformatori più grandi e luminosi
i delinquenti di oggi saranno i dirigenti di domani
Tiscion, le san mon, le vui fan,
la prima volta che mi uccisi, là,
sulle lamiere della tour eiffeil
lo feci solamente per far rabbia alla mia amante
ormai son solo al mondo e se muoio anche io
non avrò più nessuno
Robert Robert Robert Robert
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:40. -
tomiva57.
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Casa dolce casa
Al terzo piano c'era scritto
"Vado e torno" proprio sulla soglia.
Entrava gente ed ogni tanto
uno chiedeva: "Sì, ma tu chi sei?"
Ed io coi fiori in una mano
e dentro l'altra sempre la bottiglia
pensavo: "Guarda com'è bello
stare tutti insieme, noi".
Ma venne l'uomo del destino
e da quel giorno non staccò il cappello.
Vide la donna, poi la casa
e di tutt'e due s'innamorò.
Misero insieme un grande sogno
in due vetrine ed era tanto bello
che lei mi disse: "Adesso è meglio
che tu vada, per un po'..."
Casa, dolce casa mia
dove passa qualcuno e fa l'amore
io cantavo e tu restavi ad ascoltare
casa, dolce casa mia
non ricordo nemmeno più chi sei
io che ti camminavo al buio senza lei.
E cambio strada, cambio gioco
cambio modo di restare insieme.
La donna indiana innamorata
per sei mesi in volo mi portò
poi chiese: "Caro, ti dispiace
se ti tolgo dalla porta il nome?"
Ed io con la bottiglia in mano
le risposi: "Non lo so".
E lei cantava e le passava
quella strana luce dentro gli occhi.
"Vivremo sempre insieme"
stava già per dire ed io pensai:
"Nessuna donna può fermare
quelli fatti come noi, my darling"
volto il cavallo e addio per sempre nel tramonto
non pensarmi più.
Casa, dolce casa mia
quante notti eravamo io e te da soli
e nel silenzio io scrivevo e tu ascoltavi.
Casa, dolce casa mia
t'allontani nel sole in un momento
e adesso, amica mia, tu sei soltanto vento.
Casa, nuova casa mia, dove
forse qualcuno sta aspettando
noi due faremo un viaggio
grande intorno al mondo.
Casa, vecchia casa mia
se la notte qualcuno fa l'amore
fa' pure finta di dormire insieme a me
Morgana
E come sempre arrivo al solito posto
a raccontarle quello che non ho visto
e come sempre questo giorno è passato
e non ricordo come e quando sia stato
lei nel fuoco si vede e non si vede
non conosco i suoi anni ma sorride:
è la sua mano come un velo sottile
e mi piega il capo per farmi bene
e come tutte le altre volte nel letto
fa l'amore, mi addormenta sul petto
mi accarezza alla luce di una fiamma
e mi canta una strana ninna nanna.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
sono giorni, sono sogni
tu ritorni ma non torni mai.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
ora dormi, che se dormi
mentre sogni forse tornerai.
Ho un solo tempo quando il cielo è già scuro
e sono un servo, un saltimbanco, un guerriero
ma non ricordo le figure del giorno
ed ogni volta è sera quando mi sveglio
oggi ho quasi vent'anni e sono biondo
l'altra volta quaranta e l'altra cento
e mi risveglio mentre sono a cavallo
e sfioro gli alberi aggrappato al suo collo
e le racconto sempre un'altra mia vita
e lei fa finta che non l'abbia inventata
ora è piena di luci la capanna
e lei canta una vecchia ninna nanna.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
sono giorni, sono sogni
tu ritorni ma non torni mai.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
ora dormi, che se dormi
mentre sogni forse tornerai
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:41. -
tomiva57.
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Il grande sogno (album)
Da WikipediaIl grande sogno è un album di Roberto Vecchioni, pubblicato del 1984 dall'etichetta discografica CGD.
Tracce
1. Il grande sogno (I)
2. Lettera da Marsala
3. Signor giudice
4. Mi manchi
5. Dentro gli occhi
6. La città senza donne
7. Samarcanda
8. Calle mai più
9. Ridi Laura
10. A.R.
11. Ulisse e l'America
12. Pagando, s'intende
13. Il grande sogno (II)
14. Canzone in cerca d'autore
15. Carnival
Il grande sogno
E naviga, naviga, musica naviga va
tienimi forte stasera qualcuno verrà
ma perché in questa notte di luna tu dimmi perché
vado in giro a pescare ricordi e a scordarmi di te
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù
voglio Pepita Moreno la diva del jazz
voglio ballarle sul seno nell'atrio del Ritz
voglio tutto, lo voglio stanotte, ne voglio di più
voglio subito, lo voglio adesso, puoi darmelo tu?
E voglio la donna che ride, la voglio di più
noi due soli nell'alba dorata dei mari del sud
e fatine dagli occhi turchini, zecchini per me
e portamele tutte nell'isola che adesso c'è
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù
Mamma mia, ma che notte di stelle stanotte per noi
canta tu, canto io, l'importante è non smettere mai
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle e di idee
sempre quelle, però sono belle perchè sono mie
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù
Mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?
Guardami, parlami, aspettami, canto per te
per te che adesso mi ascolti e sei pazza di me
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?
Lettera da marsala
Lettera da marsala
ad un'ipotesi di donna
che non ricorda più in che posto sia
lettera da marsala
per dirle che la penso sempre
ma non è proprio tutta 'a vita mia
e fuori ci sarà qualcuno
('a vita mia m'a porto 'n pietto)
qualcuno fuori ascolterà
('o core mio fa oilì oilà)
mica saremo tutti...
Lettera da marsala
solo tre righe di biglietto
il resto l'ho pensato ma non l'ho scritto
lettera da marsala
a un amicizia ch'è finita
ma che m'mporta io canto e chesta è 'a vita
la vita mia m'a porto 'n pietto
(e fuori ci sarà qualcuno)
o core mio fa oilì oiià
(mica saremo tutti qua)
e nun va rongo pe' dispetto
'sta libertà...
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:23. -
tomiva57.
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Calle mai più
Correvano i bambini
si sentivano tranquillamente stonare i violini
le mogli degli artisti
i giovani leoni
e gli ottimisti
da quando cambio casa
io parlo con le scimmie e i pappagalli
e noto con sorpresa
che meno penso e più divento bello
Da piccolo ero grande
e riconosco modestamente che le ho pensate tutte
ma desso non fa niente
se vinco, perdo, prendo e do le botte
rimangono dei figli
gli lascerò la strada per un sogno
e molti, molti fogli
di queste cose non c'è bisogno
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
Ridi Laura
Ridi Laura per i giorni
ridi Laura per i giorni che ho vissuto e che hai giocato
ridi Laura per le notti
ridi Laura per le notti che ho bevuto e che mi hai parlato
ridi Laura per l'amico che sta fermo e non ti aspetta più
ridi Laura per le cose che io dico
ridi solo tu.
Ancora,
per una minuto ancora,
per i tuoi occhi ancora,
ancora,
in qualche stanza ancora,
finché sorridi ancora.
Ancora,
per una minuto ancora,
per i tuoi occhi ancora,
ancora,
in qualche stanza ancora,
finché sorridi ancora
Edited by tomiva57 - 27/5/2012, 08:42. -
tomiva57.
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Vecchioni sbarca a Partanna per la Notte dei sapori e dei musei
Palermo, 3 set. - (Adnkronos) - Dopo il successo della serata inaugurale giovedi' scorso con oltre 20mila presenze a Partanna (Trapani) in occasione del concerto dei Matia Bazar, 'TerraMare', la kermesse enogastronomica in programma fino a domenica prossima, oltre che nella cittadina della Valle del Belice, anche a Castelvetrano e Mazara del Vallo, cerca il bis e punta su un cantautore d'eccezione.
Sara', infatti, Roberto Vecchioni ad impreziosire la 'Notte dei Sapori e dei Musei', in programma stasera a Partanna. A partire dalle 21 lungo Corso Vittorio Emanuele una lunga isola pedonale accogliera' i visitatori accompagnandoli in un viaggio tra i piatti tipici e i prodotti della terra e del mare. Tra una prelibatezza e l'altra si potra' assistere a momenti di intrattenimento musicale o visitare i luoghi d'arte della citta', il Museo e l'area archeologica di contrada Stretto.
Alle 24 l'appuntamento e' in piazza Falcone-Borsellino con il concerto, ad ingresso gratuito, di Roberto Vecchioni e della sua band, a cura dell'assessorato regionale al Turismo. Il cantautore-professore, reduce con 'Chiamami ancora amore' dal trionfo di Sanremo, incantera' il pubblico, ripercorrendo oltre 50 anni di carriera per una lunga notte all'insegna del divertimento e della buona musica. Vecchioni ricevera' simbolicamente il testimone dai Matia Bazar, che giovedi' sera hanno emozionato fan di tre generazioni tra vecchie hit e nuovi successi. Oltre due ore di grande musica per un vero e proprio ''viaggio del cuore''.
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