ROBERTO VECCHIONI

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    Saldi di fine stagione


    Da Wikipedia

    Saldi di fine stagione, pubblicato nel 1972, è Il secondo album inciso dal cantautore Roberto Vecchioni.


    La storia del disco

    Il secondo album di Vecchioni viene seguito un po' di più in fase di realizzazione, ed infatti vi sono dei sensibili miglioramenti sia negli arrangiamenti che nel modo di cantare; i musicisti sono gli stessi del primo disco, con l'aggiunta di due componenti dei Nuovi Angeli (il gruppo per il quale Vecchioni ha scritto due grossi successi in quel periodo, "Donna Felicità" e Singapore"), Mauro Paoluzzi e Paki Canzi: questi ultimi due collaboreranno in molti dischi successivi del cantautore e Paoluzzi diventerà anche arrangiatore di molti di essi.
    Le tematiche ripetono quelle di Parabola: il doppio è qui rappresentato da "Aiace", dove ritorna la storia antica (già ripercorsa da Vecchioni in "La battaglia di Maratona"), il ricordo e la nostalgia per l'amore di Adriana riaffiora in "Archeologia", mentre "La leggenda di Olaf", ispirata al mito di Ippolito, il figlio di Teseo, si collega con le canzoni di Vecchioni in cui vengono raccontate delle storie (da "Parabola" a "Samarcanda").
    "I pazzi sono fuori" riprende una musica che Renato Pareti aveva scritto per un altro testo di Vecchioni, intitolato "Giramondo" ed inciso pochi mesi prima da Leonardo.
    La già citata "La leggenda di Olaf" era già stata incisa l'anno prima da Michele, e viene reincisa nello stesso anno da Ornella Vanoni.
    La copertina del disco è opera di Luciano Tallarini
    Nelle ristampe su cd il brano "La tua assenza" è sostituito da La farfalla Giapponese (5:08, in realtà inciso due anni dopo su 45 giri con altri musicisti).

    I musicisti

    * Tullio De Piscopo: batteria
    * Gigi Cappellotto: basso
    * Massimo Luca: chitarra
    * Franco Cerri: chitarra
    * Sergio Parisini: tastiere
    * Mauro Paoluzzi: batteria, chitarre
    * Paki Canzi: tastiere




    Tracce

    LATO A

    1. Archeologia - 5:50 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    2. Aiace - 3:44 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Renato Pareti
    3. Per tirare avanti - 3:50 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    4. La leggenda di Olaf - 5:04 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Andrea Lo Vecchio

    LATO B

    1. Fratelli? - 3:59 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    2. La tua assenza - 4:37 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    3. Ragazzo che parti, ragazzo che vai - 3:58 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    4. I pazzi sono fuori - 4:43 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Renato Pareti




     
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    Seconda parte dedicata all'album "DI RABBIA E DI STELLE"



    BRANO NUMERO 4

    O AMORE AMORE AMORE

    Tipica canzone di Vecchioni, melodica, con spunti francesi poco di "testa" e molto di "pancia", assolutamente struggente.





    O AMORE AMORE AMORE

    Dove vanno a finire i tuoi pensieri
    quando la mia mano lentamente inutilmente ti accarezza
    dove vanno a finire i tuoi sorrisi, quelli di ieri,quando ti perdi in una incontentabile tristezza

    io non capivo, non sentivo, non leggevo, non vedevo mai
    quello che avevi in cuore
    quello che avevi in cuore
    ma cosa avevi in cuore

    e dove andavo a finire io cercandomi da solo
    un acchiappa farfalle nelle notti cattive
    con questa scusa del cazzo che tu cammini e io volo
    e invece no! la vita non si canta ma si vive.

    ci siamo dati appuntamento a un treno che aspettava noi
    e tu non c'eri più
    e io non c'ero mai
    non c'ero stato mai

    oh amore amore amore
    quante bugie abbiamo all'amore
    oh amore amore amore
    quante volte abbiamo tradito l'amore
    oh amore amore amore
    come dev'essere offeso e triste l'amore
    per come l'abbiamo trattato per quel che abbiamo fatto al nostro amore

    gli innamorati si nascondono tenendosi per mano
    e non calpestano nemmeno il segno delle loro ombre

    gli innamorati contano le stelle e sanno benissimo quante sono
    e conoscono per nome tutte le foglie gialle di novembre

    e tutto il resto non esiste non è stato non ci sarà mai
    il resto è vivere
    il resto è vivere
    è vivere

    oh amore amore amore
    quante bugie abbiamo all'amore
    oh amore amore amore
    quante volte abbiamo tradito l'amore
    oh amore amore amore
    quante volte avrei voluto dirti amore
    oh amore amore amore
    potrà mai perdonarci l'amore

    oh amore amore amore
    quante volte avrei voluto dirti amore
    oh amore amore amore
    potrà mai perdonarci l'amore

    BRANO NUMERO 5

    COMICI SPAVENTATI GUERRIERI

    Dall'omonimo romanzo di Stefano Benni, è dedicata ai giovani. Con la loro forza, i loro dubbi, le loro domande e con genitori che troppo spesso hanno come riposta il loro modo di aver usato il mondo: “Un mondo che avete storpiato/ingannato, tradito, massacrato”. Con Vecchioni che, ovviamente, si schiera dalla parte dei primi.





    COMICI SPAVENTATI GUERRIERI

    Hanno treni fermi e una stazione
    persa tra il cielo e il mare
    hanno la prima metà di una canzone
    l'altra metà da ritrovare

    Hanno le vostre fandonie nelle orecchie
    conoscono le vostre facce di culo
    madri piene di tranquillanti
    padri che vanno sul sicuro

    I ragazzi nascondono lacrime sospese
    come gatte gelose dei figli
    hanno un bagaglio di speranze deluse
    come onde che s'infrangono sugli scogli

    Hanno un mondo che avete storpiato ingannato tradito massacrato
    hanno un piccolo fiore dentro
    che c'è da chiedersi com'è nato

    e cercano di amare
    domani come ieri
    questi miei piccoli comici spaventati guerrieri
    e cercano di amare come uomini veri
    questi miei piccoli comici
    spaventati guerrieri

    non azzardatevi a toccarli mai
    non azzardatevi a giudicarli
    tirate via le vostre sporche mani
    non confondetevi coi loro sogni

    continuate a costruire un mondo perfetto
    dove potete specchiarvi
    i poeti non saranno anche nessuno
    ma hanno il potere di sputtanarvi

    e vorrebebro amare
    domani come ieri
    questi miei piccoli comici spaventati guerrieri
    e vorrebbero amare
    come uomini veri
    questi miei piccoli comici spaventati guerrieri

    e vorrebebro amare
    volare sui loro pensieri
    questi miei piccoli comici
    questi miei piccoli comici
    questi miei piccoli comici
    spaventati guerrieri

    BRANO NUMERO 6

    AMICO MIO

    Canzone dedicata a un amico che non c'è più, che ho adoperato per il mio omaggio a Pietro Taricone.





    AMICO MIO

    Amico mio,
    c'è la nebbia oggi su Milano,
    e vedessi com'è bello fuori,
    proprio come quando giocavamo,
    soltanto ieri.
    Amico mio,
    io ti tiro giù da questo letto
    e ce ne andiamo in giro a far gli scemi,
    come quando toccavamo a tutte
    il culo e i seni

    Uscirai con me da questa stanza
    perchè il tempo non ci frega mai
    e gli diremo forte alla speranza
    che non serve, che può anche andarsene, sai,
    e la faremo vedere a chi sta in cielo
    chi siamo noi

    Amico mio,
    vorrei scriverti una ninna nanna
    una lettera che sia per sempre
    o la favola che torna a casa
    la tua donna.
    Amico mio,
    non sei tu che non ci sei riuscito,
    sono gli altri che non hanno capito,
    sono gli altri che hanno abbandonato:
    tu sei il migliore.

    Ti terrò la mano questa sera
    senza chiederti se è presto o tardi,
    parlerai di noi la notte intera
    a rincoglionirmi di ricordi,
    e sarai lo stesso amico sempre
    finchè mi parli.

    Amico mio,
    siamo qui accecati in un abbaglio,
    e ogni tanto si apre un o spiraglio,
    e in un canto di miseria grande
    ci batte il cuore;
    amico mio,
    tu mi hai lasciato quasi niente e tanto,
    di avere riso insieme e avere pianto,
    e altre sciocchezze che facciamo noi uomini
    ogni tanto.

    E non c'è stata mai una donna al mondo
    che io abbia amato quanto ho amato te,
    come non c'è nessuna cosa al mondo,
    che non farei perchè restasso con me,
    ma sta sicuro che dovunque tu vada
    io scoprirò dov'è.

    Amico mio,
    tu volerai sopra una nave a vela,
    ti accenderai come una stella a sera,
    e sarai sempre tu, il tuo viso
    e la tua voce
    e di lassù mi indicherai col dito,
    dicendo a tutti "quello, è il mio amico"
    e quando tutti mi vedranno allora
    sarai felice.

    Edited by family - 15/11/2010, 12:39
     
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    L'uomo che si gioca il cielo a dadi


    Da Wikipedia

    L'uomo che si gioca il cielo a dadi, pubblicato nel 1973, è il terzo album inciso dal cantautore Roberto Vecchioni; in realtà si tratta di un'antologia comprendente alcune canzoni degli album precedenti, l'omonima canzone presentata da Vecchioni al Festival di Sanremo nell'edizione del 1973 e pubblicata qualche mese prima su 45 giri con il suo lato B (Sono solamente stanco di morire), ed un solo brano inedito, Il fiume e il salice.
    All'interno del disco vi è una presentazione scritta dal musicologo Vincenzo Buonassisi.
    L'album, oltre allo stesso Vecchioni, vede la presenza come autori dei collaboratori abituali del cantautore, Andrea Lo Vecchio e Renato Pareti.
    L'uomo che si gioca il cielo a dadi




    Tracce

    LATO A

    1. L'uomo che si gioca il cielo a dadi - 3:46
    2. Luci a San Siro - 4:18
    3. Sono solamente stanco da morire - 2:46
    4. I pazzi sono fuori - 4:34
    5. Povero ragazzo - 3:23

    LATO B

    1. Il fiume e il salice - 3:44
    2. La tua assenza - 4:37
    3. Io non devo andare in Via Ferrante Aporti - 2:25
    4. Archeologia - 4:23
    5. Fratelli? - 3:59






     
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    ROBERTO VECCHIONI: «LA SCUOLA ITALIANA FA SCHIFO MA VOI POTETE VOLARE LO STESSO SE NON DIMENTICATE DI ESSERE UOMINI»


    NOTO – Sale sul palco, si toglie la giacca ed esclama: «Eliminiamo questa ufficialità che non serve a nulla». Si presenta così ai ragazzi di Volalibro il professore-cantautore Roberto Vecchioni, che con il suo fare autentico e fuori dagli schemi, indossando un paio di blue jeans e una camicia casual, spiazza immediatamente l’uditorio di Volalibro 2010, entrando in confidenza con il numeroso pubblico presente (ieri pomeriggio) nell’Aula Magna del seminario vescovile di Noto.

    Subito il colloquio – moderato dal giornalista Andrea Lodato – si apre con un lungo monologo come atto d’amore per la Sicilia «che è madre di tutte le culture» e verso il popolo e i ragazzi siciliani «che sono tra i più avanti di tutta Italia, anche se purtroppo non hanno spesso i mezzi per dimostrarlo». Sul palco Vecchioni è un perfetto padrone di casa: senza concedere spazi alle formalità aggredisce la platea, inondandola di riflessioni sulle parole e sul valore della lingua, «vero ponte comunicativo per gli uomini». Tra considerazioni personali sulla società attuale, sulla scuola contemporanea e sulle nuove generazioni, le citazioni di autori di ogni epoca si susseguono: «Io non posso adirarmi con un mio affine e neppur sentirmi a lui nemico.
    Siamo nel mondo per reciproco aiuto, come piedi, come mani, come palpebre, come i denti di sopra e di sotto in fila; in conseguenza è contro natura ogni azione di reciproco contrasto.
    Ed è contrasto l’ira e la reciproca avversione». Le parole tratte dai pensieri di Marco Aurelio introducono il dialogo paterno – e fraterno al tempo stesso – che il cantautore intreccia con i ragazzi. «Il mondo non va a caso, agisce secondo delle logiche ben precise che gli uomini tessono. Non si può sconoscere una cosa e possederla, è un assurdo pensiero. Come si fa, ad esempio, ad amare senza conoscere? I tuoi figli, tua madre, la tua compagna: li ami quando li conosci. Conoscere è amare, conoscere è vivere».

    Calde le raccomandazioni contro le lusinghe che la società dell’immagine offre: «Non fidatevi dei paradisi meravigliosi, della felicità regalata con poco sforzo, offertavi dalla pubblicità. Il principio del “voglio tutto e subito” è lo slogan ufficiale. Ma questo mondo che corre e consuma non vi lascia il gusto della conquista, del domani, del sogno. Questo è il senso che vi dovrebbe instillare la scuola, anche se adesso non ve ne accorgete, ma quando avrete bisogno, quando vi salteranno addosso, ritroverete delle cose che avete incamerato in precedenza».

    Una lunga riflessione viene poi riservata al mondo della cultura e in particolare dell’istruzione: «La scuola italiana è cambiata tantissimo, sempre in peggio. Ho visto i tentativi dei ministri: i tentativi di cambiare senza riuscirci. Ma c’è una base fondamentale: l’istruzione a qualunque livello è la cartina al tornasole della civiltà di un popolo. Non esiste nel mondo un sistema di istruzione che oggi faccia così schifo come quello italiano. Da cosa dipende? Dai tagli all’istruzione, perché giudicata facoltativa. Gli insegnanti sanno benissimo di quanti e quali bisogni avete. E queste capacità e sensibilità sono premiate con l’elemosina, non con stipendi proporzionati alle responsabilità enormi che i docenti hanno nei confronti dei giovani. Sarà sempre così finché la scuola italiana non diventerà una priorità». I minuti si accavallano, ma la platea non lo molla e Vecchioni si concede con trasporto, raccontando i ricordi di gioventù, il percorso professionale all’interno della scuola, le avventure con Francesco Guccini, il rapporto di amicizia viscerale con Alda Merini: «Mi svegliava nel cuore della notte, dettandomi delle poesie. Ne conservo molte inedite e lo farò gelosamente per sempre».

    Il saluto, infine, si è tinto ancora una volta d’affetto per l’Isola e di ironia verso i ragazzi che gli hanno chiesto di cantare e di continuare a rispondere alle domande: «Non temete, cari ragazzi, tanto tornerò presto. Ho pensato bene che d’ora in poi metà della mia esistenza la passerò in Sicilia, l’altra metà del resto d’Italia».

    14 novembre 2010
    da: il giornale di pachino
     
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    Il re non si diverte


    Da Wikipedia

    Il re non si diverte, pubblicato nel 1973, è il quarto album inciso dal cantautore Roberto Vecchioni.


    Il disco

    I testi e le musiche dell'album, per la prima volta, sono tutti composti da Vecchioni.
    Da questo album inizia la collaborazione con il produttore Michelangelo Romano che si concluderà nel 1989, e che chiama a suonare nel disco due musicisti del gruppo di Alan Sorrenti, Mario D'Amora e Tony Esposito (citato nel disco come Antonio Esposito), mentre le chitarre sono suonate da Massimo Luca, già presente nei precedenti dischi di Vecchioni.
    È l'ultimo album inciso per la Ducale; dopo un 45 giri, La farfalla giapponese, che parteciperà con scarsa fortuna al Festivalbar del 1974, Vecchioni passerà alla Philips.
    Il re non si diverte fu registrato nel mese di novembre del 1973 negli studi GRS Sound di Milano; la copertina è opera di Mario Convertino, e raffigura una fotografia di uno scimpanzé all'interno di una cornice ovale, su sfondo bianco; le foto interne al cantautore e ai musicisti sono di Mario Vivona.
    Le canzoni sono tutte edite dalle Edizioni musicali Chappell.
    Così Vecchioni giudicò il disco a qualche anno dalla pubblicazione:
    « Registrammo "Il re non si diverte" con una sola idea chiara: fare delle cose completamente diverse da quelle che avevo fatto prima, e in questo senso il disco è pienamente riuscito, perché, se prima era tutto scritto e previsto, ora c'era molto spazio per l'improvvisazione, o addirittura per la confusione. Alla fine è venuto fuori uno strano miscuglio, "Il re non si diverte" è un disco riuscito per metà, ma è stato il primo passo nella ricerca di una mia identità discografica e musicale. »

    Musicisti

    * Roberto Vecchioni - Voce
    * Massimo Luca - Chitarra elettrica, acustica e 12 corde
    * Mario D'Amora - Piano, celeste, Hammond, campane tubolari, vibrafono, clavicembalo, spinetta, eminent, campanelli
    * Antonio Esposito - Batteria, bonghi di legno e di coccio, tamburelli, nacchere, tablas, piatti, piattini, sonagli e aggeggi vari

    * All'interno della copertina è ringraziato «M., batterista di un famoso complesso che, capitato all'improvviso per salutarci ha ingaggiato con Toni il duello di bonghi in Giuda»

    Le canzoni

    Teatro

    Bel brano che racconta la storia di un attore di teatro e del suo rapporto con il pubblico

    Intervallo II

    Riprende la prima traccia, con una strofa in più; le due strofe sono separate da un assolo di chitarra elettrica che viene ripreso nel finale.

    Il re non si diverte

    La title track, con i suoi 9 minuti, è una delle più lunghe canzoni scritte da Vecchioni, e racconta la tragica vicenda di un re che manifesta la sua infelicità, che non viene capito da chi gli sta intorno (....allora perché se ha tutto il mio re/ stasera si è nascosto sotto il tavolo?).
    Il titolo è tratto da quello del dramma Il re si diverte di Victor Hugo (a cui si ispirò anche Francesco Maria Piave per il libretto dell'opera Rigoletto di Giuseppe Verdi).

    Giuda (Se non hai capito...)

    Come ha fatto in passato (Per la cruna di un ago) Vecchioni torna a parlare di religione, rivolgendosi direttamente a Gesù e parlandogli di Giuda Iscariota (...e ti serviva un uomo da usare e gettar via...).

    Messina

    La canzone viene così descritta da Vecchioni nelle note interne del disco: «Mettiamo in chiaro che non ho niente contro Messina: nella canzone omonima è rappresentato quel senso d'insicurezza, quel sentirsi fuori posto che molti proverebbero svegliandosi all'improvviso in un luogo estraneo, contrario alle proprie abitudini. Così come Messina avrei potuto dire Sidney o New York».
    Sicuramente la canzone non venne capita da Luciano Salce, che la inserì nella "Schif parade", classifica delle canzoni più brutte della settimana presentata all'interno del programma radiofonico I Malalingua.

    Ninna nanna

    Delicata canzone dedicata alla madre
    Sabato stelle

    Come racconta Vecchioni nelle note interne del disco, «In Sabato stelle è descritto un dialogo con una ragazza ricoverata in una casa di cura».

    Tracce

    LATO A

    1. Intervallo I - 0:40
    2. Teatro - 3:36
    3. Intervallo II - 2:46
    4. Il re non si diverte - 9:52

    LATO B

    1. Giuda (Se non hai capito...) - 3:42
    2. Messina - 3:30
    3. Ninna nanna - 2:52
    4. Sabato stelle - 7.18




     
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    Barbapapà (album)


    Da Wikipedia

    Barbapapà, pubblicato nel 1975, è un album del cantautore Roberto Vecchioni assieme al coro Le Mele Verdi (all'epoca formato solamente da bambine) che raccoglie le sigle dell'omonima serie televisiva.

    Tracce

    1. Ecco arrivare i Barbapapà
    2. Com'è divertente aiutare papà
    3. Chi ce l'ha un'idea?
    4. Il miglior amico degli animali
    5. Barbapapà rock
    6. La canzone dei Barbapapà
    7. La famiglia di Barbapapà

    * Tutte le canzoni sono di Vecchioni/Stokkermans/Geelen


     
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128 replies since 28/9/2010, 16:34   9947 views
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